l acqua puo essere un diritto di tutti

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l acqua puo essere un diritto di tutti
Perché l’acqua non può essere un diritto di tutti?
Acqua, fonte di vita ma anche causa di morte.
L’acqua, la risorsa che la natura mette a disposizione di tutti e che dovrebbe quindi essere un diritto
naturale dell’umanità, costituisce la fonte di vita e di benessere per molti, ma anche la principale
causa di morte per la maggior parte degli abitanti del pianeta Terra.
Nonostante l’Assemblea delle Nazioni Unite abbia dichiarato il 2°Decennio Internazionale
d’azione Acqua per la Vita (2005-2015) e gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo propongano di
garantire entro il 2015 il dimezzamento del numero degli abitanti del pianeta senza accesso
all’acqua potabile ed a servizi igienici adeguati (obiettivo 8), la situazione si presenta ancora oggi
con queste cifre:
1,6 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile;
2,6 miliardi di persone non hanno ancor oggi accesso ai servizi igienico-sanitari di
base;
1,8 milioni di bambini muoiono ogni anno per malattie connesse alla mancanza di
acqua potabile;
5 milioni di persone all’anno sul pianeta muoiono per le malattie connesse alla
mancanza d’acqua pulita e di impianti igienico sanitarie
Inoltre:
Nel 2015 ci saranno più di 2 miliardi di persone senza servizi sanitari e più di 1
miliardo non disporrà di acqua potabile;
In Africa la percentuale di chi non può beneficiare dell’acqua non sarà dimezzata
prima del 2076
L’accesso all’acqua, dunque, unitamente alla assenza delle condizioni igienico sanitarie si
presenta ancor oggi come una delle imponenti sfide dello sviluppo che al comunità
internazionale non è riuscita a fronteggiare.
L’ONU, infatti, non riconosce ancora l’acqua tra i suoi diritti universali, nemmeno la comunità
internazionale, né la Costituzione europea e la maggioranza di quelle dei singoli paesi del
mondo e neanche le convenzioni e i protocolli mondiali più recenti.
Eppure…
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sarebbero sufficienti 180 miliardi di Dollari l’anno per dieci anni per garantire
l’accesso all’acqua ed ai servizi igienici per tutti gli abitanti della Terra!
Per vincere questa sfida è necessario che tutti noi, come cittadini assumiamo la consapevolezza
che apparteniamo ad una stessa ed unica famiglia, l’umanità, e conseguentemente ci
impegniamo a sollecitare il riconoscimento del diritto umano all’acqua che costituisce la
premessa per sradicare la povertà.
Non abbiamo alcun diritto di mantenere le condizioni che fanno su che più di due miliardi di
persone, in maggiorana bambini, siano private di una vita umana e dignitosa!
Che cosa sono i Forum Mondiali dell’Acqua (WWF) e i Forum Alternativi?
I Forum Mondiali dall’Acqua (World Water Forum) iniziano a Marrakech in Marocco nel 1997 su iniziativa del
Consiglio Mondiale dell’Acqua (World Water Council), il quale ha organizzato anche le successive edizioni che si sono
succedute con cadenza triennale: Kjoto 2000, L’Aja 2003, Città del Messico 2006 e il prossimo, appunto, ad
Istanbul nel marzo 2009. L’anomalia più stridente di questo processo è rappresentata dal WWC (World Water
Council) che, a differenza di ciò che si potrebbe supporre, è un organismo privato, composto da oltre un centinaio di
organizzazioni tra cui le più potenti multinazionali dell’acqua che hanno, di fatto, il controllo e la guida dei World
Water Forum (WWF).
Per tale motivo i movimenti e le organizzazioni che lottano contro la privatizzazione dell’acqua e per l’affermazione di
questo bene come diritto umano considerano il WWC come un ente non legittimato ad organizzare un processo capace
di orientare gli indirizzi politici e le scelte delle istituzioni democratiche per il governo dell’acqua e organizzano i Forum
alternativi, intesi come luoghi di costruzione di un processo democratico e partecipato, nell’ambito del
quale formulare idee alternative alla privatizzazione dell’acqua.
Nessun WWF ha fino ad ora riconosciuto il diritto all’acqua, ostacolando coloro che lo hanno proposto.
Nel WWF di Città del Messico tale proposta è stata avanzata da quattro governi (Uruguay, Bolivia, Venezuela e Cuba),
senza per questo essere approvata.
A Città del Messico il Forum Alternativo ha rappresentato un’esperienza molto significativa e di grande spessore sotto
molti punti di vista ed è conseguentemente diventato un modello sulla base del quale è stato impostato il percorso di
preparazione del Forum Alternativo che sarà realizzato a Istanbul nel 2009. In questo contesto in Turchia è sorto un
coordinamento che insieme alle reti internazionali ha organizzato il Forum alternativo.
Il percorso intrapreso per la preparazione di un Forum Alternativo a Istanbul è sicuramente complesso; innanzi tutto
va sottolineato che il Forum si colloca nel contesto del Mediterraneo, nella Turchia che aspira ad entrare in Europa,
dove le comunità curde vengono oppresse ed escluse da ogni decisione, come nel caso della costruzione delle dighe sul
Tigri ed Eufrate che causeranno l’espulsione di 50.000 persone dalle loro case, alimenteranno il conflitto e
sommergeranno un patrimonio culturale come la città di Hasankeyf.
La Turchia aspira a diventare “il rubinetto” del Medio Oriente della Siria e dell’Iraq generando un potenziale scenario di
guerre per l’acqua e profughi idrici. La sfida per il Forum di Istanbul, quindi, è molto alta: fare dell’acqua, in un
contesto di conflitti, un paradigma di Pace e di Unità per l’intera area.