Episodio numero 19: A casa per cena

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Episodio numero 19: A casa per cena
“Self Empowerment – Time management”
Episodio numero 19: A casa per cena
Testo dell’episodio del podcast audio “A casa per cena”
Contenuto
Ar. : Ciao Andrea come stai?
An. : Bene Arianna, un po’ stanco per la settimana che sta finendo. Scadenze strette e molto
lavoro, fino a tardi, ma stasera voglio essere a casa per cena.
Ar. : A casa per cena… suona familiare. Stasera mi aspettano i miei a cena. Tagliatelle ai
funghi. Non vedo l’ora.
An. : Le tagliatelle dovremo però meritarle. Cominciamo?
Ar. : Si sono pronta.
An. : Ok allora siamo “in tempo per la cena”
Ar. : Ma sei proprio stanco poverino. E affamato!
An. : No, stavo ricordando ai nostri ascoltatori il titolo di questo episodio.
Ar. : Cos’è abbiamo cominciato una nuova serie di cucina?
An. : No oggi applichiamo il time management ad un manager un po’ speciale, ma che ha un
assoluto bisogno di gestire sapientemente il tempo. Tutte le attività devono essere concluse in
tempo per la cena.
Ar. : Di chi si parla del gestore di un ristorante?
An. : No. Di una mamma.
Ar. : Una mamma? Questa poi…
An. : Perché ti pare strano?
Ar. : Mi ero fatta l’idea che il time management fosse un insieme di metodi e strumenti per
gestire al meglio il proprio tempo e raggiungere degli obiettivi. Insomma qualcosa che ha a che
fare con il lavoro.
An. : E la differenza rispetto ad una madre di famiglia qual è?
Ar. : È che… In effetti non c’è molta differenza.
An. : Nei precedenti diciotto episodi abbiamo sviluppato strumenti e idee sul time management
ed abbiamo utilizzato molti esempi, alcuni legati al mondo del lavoro e altri alle attività
personali, private. La gestione del tempo è l’organizzazione razionale delle attività per
raggiungere gli scopi. Ma tali attività e tali scopi non sono solo lavorativi, ma anche personali e
l’equilibrio tra queste due componenti è una delle grandi fonti di stress e di ansia.
Ar. : E, se capisco bene, in una madre di famiglia questo aspetto è altamente critico.
An. : Esatto. Una madre che gestisce la famiglia e che cerca di conciliare la vita lavorativa e
quella privata ha bisogno, forse più di altri, di strumenti. Proviamo dunque a rileggere quello
che abbiamo visto fino ad ora nell’esperienza di una giornata tipo di una madre-lavoratrice.
Ar. : Ok, avvertiamo i nostri ascoltatori che faremo molti riferimenti alle puntate precedenti
allora.
An. : Esatto. Partiamo con le priorità. La definizione delle priorità; anche per lei può essere utile
il metodo Eisenhower: per ogni attività definire il livello di importanza e di urgenza.
Ar. : Provo a fare esempi? Sono una madre di 35 anni con un lavoro fisso, un orario definito e
responsabilità ordinarie. Insomma non sono una donna-manager, non dirigo un’azienda o una
banca. Si sa che le donne ai posti di comando sono poche.
An. : Il profilo corrisponde ad un numero consistente di persone; aggiungiamo che hai due
bambini di cinque e sette anni, genitori abbastanza giovani e suoceri più anziani e con
problemi di salute. Tuo marito lavora molto ma cerca di dare una mano in famiglia.
Ar. : Come madre in una giornata normale è importante portare a scuola i figli e andarli a
riprendere. Arrivare puntuale a lavoro e tornare a casa per cena come recita il titolo di questo
episodio.
An. : Le urgenze possono riguardare i figli o il resto della famiglia. Un familiare che sta male è
certamente un’urgenza importante, ma ci sono nella tua giornata anche urgenze non
importanti. Il figlio più piccolo che fa una bizza e non vuole rimanere alla scuola materna è
urgenza non importante, così come passare a fare la spesa.
Ar. : E in quanto urgenze non importanti possono essere delegate a qualcun altro. Giusto?
An. : Sì, ad esempio agli insegnanti o ai nonni. Un esempio di cosa importante ma non urgente
è la valutazione del rendimento scolastico dei bambini e il monitoraggio della loro crescita,
della salute. Ma anche le attenzioni alla vita di coppia, magari agli spazi da riservare per te e
tuo marito. Tra le cose che non sono né urgenti né importanti ci sono le telefonate alle amiche,
o le richieste della altre mamme di parlare dei bambini e confrontarsi, che so, sul rendimento a
scuola.
Ar. : Così la nostra giovane madre di famiglia può disporre del suo strumento razionale e dare
la giusta priorità alle diverse attività della giornata.
An. : Giusto! Abbiamo detto che nonni e insegnanti sono come i colleghi a cui delegare certe
attività. Ci mettiamo anche il padre naturalmente; come vedi la nostra madre può contare su
collaboratori con i quali condividere le attività e gli obiettivi. Come ogni manager deve
impiegare del tempo nell’affidare i compiti, del tempo per la verifica e del tempo per l’ascolto,
la motivazione. Ci possono essere delle criticità da affrontare e degli errori.
Ar. : Ho amiche che si lamentano in continuazione del fatto che i nonni viziano i nipotini quando
glieli lasciano. Se anche sono di aiuto immediato, poi agiscono in un modo quasi diseducativo
e loro, mi dicono, fanno molta fatica a casa a riportarli alle giuste abitudini.
An. : A volte si tratta di dare maggiori spiegazioni, condividere meglio gli obiettivi, ma anche
affidare ai collaboratori i compiti giusti, secondo le loro competenze. E gestire gli errori
naturalmente. Ascoltare, motivare, sostenere; il manager fa questo con i collaboratori e perché
gli siano veramente di aiuto ha bisogno di far crescere le risorse che lavorano con lui agli
obiettivi che pone. Perché gli obiettivi sono i suoi, non scordiamolo. Anche una madre
lavoratrice pone in primo piano i suoi obiettivi; perché i suoi collaboratori siano veramente di
aiuto, perché la delega delle attività funzioni, occorre investire tempo e attenzioni.
Ar. : Quindi per la nostra protagonista la definizione delle priorità e la capacità di delega sono le
prime modalità di applicazione del time management. Posso aggiungere di mio che un’attenta
gestione dell’agenda può essere di aiuto?
An. : Verissimo, anche se la giornata può essere fatta di attività ripetute: la scuola per i
bambini, il lavoro, la casa… Ma anche per una madre l’agenda è importante. Facciamo qualche
esempio. L’agenda annuale può accogliere intanto il calendario scolastico: inizio e fine della
scuola, vacanze di natale e di pasqua, le ferie proprie e quelle del marito, i periodi di assenza
dei nonni che magari vanno un mese al fresco in montagna o al mare.
Ar. : L’agenda mensile e quella settimanale a cosa può essere utile?
An. : Nell’agenda mensile possono andare i giorni di ricevimento a scuola degli insegnanti, le
visite mediche programmate dei bambini, ma anche dei nonni se c’è bisogno di sostegno. Si
possono inserire le gite previste nel fine settimane, ad esempio il week end in montagna per
sciare o il fine settimana al mare, le escursioni brevi. In quella settimanale gli impegni
extrascolastici dei bambini come lo sport e la musica; martedì dalle 17 alle 18 in piscina;
giovedì dalle 15 alle 16 a lezione di musica; sabato dalle 16 alle 17 a catechismo.
Ar. : Praticamente l’agenda dei bambini.
An. : Praticamente sì, ma non si può pretendere che un bambino gestisca la sua agenda. Di
fatto la sua agenda la decidono e gestiscono i genitori che li accompagnano ai vari impegni e
sono loro a dover includere quegli impegni nella loro di agenda. Nell’agenda settimanale ci
sono anche gli altri impegni del tempo libero dei bambini come, che so, le feste di compleanno
dei loro compagni di scuola; ma ci sono anche gli impegni della nostra madre: la palestra il
martedì e il giovedì, il cinema con il marito il mercoledì sera, le cene con gli amici il sabato, la
spesa settimanale al supermercato e così via.
Ar. : L’agenda giornaliera viene riempita giorno per giorno, giusto?
An. : Certo, via via che si prendono gli impegni non programmati settimanalmente. Un aspetto
importante dell’agenda è il controllo di congruenza con gli impegni lavorativi e le possibili
sovrapposizioni che generano necessità di rimodulazione degli impegni stessi o di delega.
Ar. : Introduciamo un altro argomento che abbiamo visto in questi episodi: il tempo perso e
quello recuperato.
An. : Cominciamo dal tempo perso. Accompagni a scuola i bambini e trovi gli altri genitori che ti
chiedono se hai un momento per parlare di quella maestra che proprio non va bene, o del
marito che non ti aiuta abbastanza. In fondo non c’è differenza con il tempo che perdi sul
lavoro con i colleghi che ti parlano dei problemi con il capo o della loro vita privata, no?
Ar. : La sensazione è che trattandosi di tempo che non ha una sua definizione, una sua
disciplina specifica, sia anche più facilmente aggredibile; insomma stai portando il bambino a
scuola, avrai cinque minuti per fare due chiacchiere con me, no?
An. : Questa riflessione è molto corretta e penso che sia un’esperienza comune. Quando non si
attribuisce valore al tempo, facilmente lo perdiamo o gli altri pensano di poterselo prendere.
Portare a scuola i bambini o fare la spesa è un’attività che impegna tempo che altrimenti
potrebbe essere dedicato ad altro, non è tempo libero. Per questo motivo le intromissioni da
parte di altre persone sono assimilabili ai casi che abbiamo visto di intromissioni nel tempo
lavorativo, ma sono più insidiose perché meno difendibili.
Ar. : Non posso difendermi dicendo “devo finire un lavoro entro un’ora” o “c’è un cliente che mi
aspetta”.
An. : Lo puoi fare ma devi prepararti. Valgono le stesse strategie: cercare di rinviare ad altri
momenti le richieste di ascolto, frapporre tra te e gli altri le tue urgenze immediate: “ho lasciato
l’auto parcheggiata male e devo spostarla subito”, oppure “mi aspettano al lavoro per una
riunione urgente”. Anche in questo caso con il tempo si affermano modalità più corrette e
rispettose, anche a rischio di sembrare un po’ irraggiungibili e scorbutici.
Ar. : E riguardo al tempo che si può recuperare?
An. : Qui ci sono giacimenti importanti da sfruttare, ma credo che le donne li conoscano già
molto bene. I tempi di attesa sono spesso moltiplicati; attese per parlare con gli insegnanti,
attese dal medico, attese durante le attività che fanno i figli.
Ar. : La mia amica ha letto l’intera produzione letteraria di Simenon accompagnando il figlio in
piscina. Certo non poteva tornare a casa e nelle piscine pubbliche non c’è il wi-fi per consultare
il proprio iPad.
An. : Magari in futuro potrà essere così: i centri commerciali si stanno già attrezzando e non è
così difficile immaginare che le tecnologie potranno aiutare anche le madri di famiglia ad
ottimizzare l’uso dei tempi di attesa
Ar. : Un argomento che abbiamo spesso affrontato è quello delle riunioni. È una modalità di
lavoro irrinunciabile ma che porta via molto tempo. Mi pare che una madre di famiglia possa
essere esente da questo pericolo...
An. : Forse hai ragione, ma anche una madre di famiglia ne deve affrontare. Ci sono impegni di
questo genere a scuola ad esempio, per portare il punto di vista delle famiglie nella
programmazione dell’anno scolastico; pensa solo alle gite, alle scelte sulla mensa scolastica,
alla partecipazione agli organi di rappresentanza che prevedono la presenza dei genitori. Il
parere e la partecipazione ai processi decisionali è previsto anche in altre attività dei figli come
la musica o lo sport, o in quelli di gestione della casa, le famigerate riunioni condominiali.
Ar. : In questi casi è più comune parlare. Non convocare una riunione. Si parla con il marito o
con i nonni, con gli amici o con gli insegnanti. Per telefono, per strada, la sera a cena.
An. : È vero sono riunioni, per così dire, informali, e spesso portano via anche più tempo perché
le consultazioni continue sono una fonte di dispersione notevole. Insomma potrei decidere di
convocare per un’ora i nonni e il marito per presentare la pianificazione delle attività, attribuire
i compiti, fissare le modalità. E invece è più probabile che lo faccia separatamente con ognuno
di loro: qualche telefonata ai suoceri, una chiacchierata con i genitori sul pianerottolo di casa
mentre sto scappando al lavoro, un sms al marito o una conversazione la sera davanti alla tv.
Ar. : La riunione di pianificazione con i suoceri e il marito proprio non la immagino…
An. : E non solo. Ci sono altre persone da coinvolgere. Pensa se la nostra madre ha una baby
sitter che sta con i figli, una donna che l’aiuta nelle pulizie, una badante per i genitori anziani e
i fratelli e sorelle che sono zii presenti e premurosi. Si moltiplicano le collaborazioni, e si
moltiplicano le attività da tenere sotto controllo. È forse una provocazione, ma tenere insieme
tutte queste persone nel disegno generale di benessere della famiglia è un impegno gravoso
che richiede strumenti anche originali di gestione.
Ar. : Con l’obiettivo finale di arrivare in tempo per la cena, sedersi senza ansia o stress e
godersi con la famiglia un momento di tranquillità. Mi è piaciuta questa escursione nella vita
ordinaria di una madre di famiglia, ma ora… posso andare a mangiare le tagliatelle dai miei?