CHIARA PIAZZESI Nietzsche, l`amore e le donne
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CHIARA PIAZZESI Nietzsche, l`amore e le donne
CHIARA PIAZZESI Nietzsche, l’amore e le donne Estratto da: STUDIA NIETZSCHEANA www.nietzschesource.org/SN/c-piazzesi-2014 14 febbraio 2014 NIETZSCHE SOURCE · PARIS Chiara Piazzesi Nietzsche, l’amore e le donne1 1. È sorprendente quanto poco la ricerca su Nietzsche si sia soffermata su un tema2 , quale quello dell’amore, che fa parte delle interrogazioni antropologiche, psicologiche e filosofiche su cui Nietzsche ritorna sistematicamente, e in maniera molto puntuale. L’orizzonte tematico e il ventaglio delle sfumature del motivo amoroso sono talmente ampi, che prudenza raccomanda che ci si concentri su una cornice problematica circoscritta per analizzare e interpretare gli aspetti principali della riflessione nietzscheana sull’amore. In questo contributo mi occuperò del contesto tematico di una riflessione sull’amore sessuale e sulla relazione tra i sessi che, soprattutto a partire da Zarathustra, si lega direttamente – come ancora accade – a considerazioni generali sulla “natura” dell’amore sessuale, sulla definizione delle identità di genere e a una forma più o meno pronunciata di naturalismo rispetto a esse. Questa riflessione implica chiaramente – soprattutto all’epoca in cui Nietzsche si occupa della questione – un confronto con la Frauenfrage 3 e con i movimenti che cominciavano a intervenire criticamente rispetto allo status delle donne, della divisione sessuale del lavoro, delle relazioni intime e pubbliche fra i sessi, sul senso e sull’organizzazione del matrimonio. In questo senso, tale riflessione si iscrive nel quadro della diagnosi nietzscheana sulla modernità e sulla décadence, così come del 1. Questo articolo è il frutto di una ricerca che è stata resa possibile da un finanziamento postdottorale della Thyssen-Stiftung e dalla borsa Käthe-Kluth della Ernst-Moritz-Arndt-Universität di Greifswald. Esso presenta la rielaborazione (qui in forma ridotta) della mia conferenza al convegno della Société Théorie et culture existentialistes et phénoménologiques Nietzsche, le lecteur lu. Nietzsche entre ses sources et sa réception (Montréal, Concordia University, maggio 2010) organizzato da Martine Béland, che ringrazio insieme ai partecipanti al convegno. Ringrazio anche Gabriella Armenise per aver messo a mia disposizione i suoi lavori su Paolo Mantegazza. Una versione francese più ampia di questo testo è in corso di pubblicazione. 2. Alcune importanti eccezioni: Pippin 2005; Chaves 2005; Ries 1995; Meyer-Benfey 1962. 3. Si veda su questo Diethe 1996. A proposito dell’influenza di Nietzsche sul femminismo, si veda anche Helm 2004. Studia Nietzscheana (2014), www.nietzschesource.org/SN/c-piazzesi-2014. Chiara Piazzesi tentativo di individuare e caratterizzare le qualità distintive di una cultura superiore. In questo contesto, Nietzsche si confronta – tra l’altro – con un’opera sull’amore che è stata riconosciuta come fonte diretta d’ispirazione per il suo pensiero: la Fisiologia dell’amore di Paolo Mantegazza (1873). 2. La “fisiologia” dell’amore e la differenza naturale tra i sessi 2. 3. Nella biblioteca di Nietzsche si trovava un esemplare dell’opera che il filosofo, antropologo e politico fiorentino Paolo Mantegazza (1831-1910) ha dedicato alla fisiologia dell’amore4 . La copia della biblioteca di Nietzsche è andata persa, dunque non disponiamo di tracce di lettura per poter valutare l’interesse di Nietzsche per il lavoro di Mantegazza. Tuttavia Marie-Luise Haase ha trovato un’importante corrispondenza tra un passaggio del discorso «Dell’albero sul monte» nella prima parte di Zarathustra (e la stessa metafora ritorna anche in FW 371) e l’incipit del capitolo 9 del libro di Mantegazza, intitolato Die Höhen und die Tiefen der Liebe [Le profondità e le altezze dell’amore]5 . Ecco qualcosa che ci autorizza ad avanzare l’ipotesi che Nietzsche abbia consultato il libro di Mantegazza durante la redazione di Zarathustra, ipotesi ancora più plausibile se si considera la grande quantità di note postume e passaggi delle opere edite che in questo periodo sono dedicati all’amore tra i sessi, alla differenza tra uomo e donna nell’amore e nella vita sociale, ecc. – temi che costituiscono l’oggetto principale del libro di Mantegazza. Inoltre, la ripresa di temi e materiali provenienti dal periodo della redazione del primo Zarathustra non è limitata a FW 371, ma riguarda molte altre sezioni delle opere degli anni 1886-1887. Se la maggior parte di esse non ci autorizzano a congetturare una seconda frequentazione di Mantegazza da parte di Nietzsche, tuttavia FW 363 mostra somiglianze impressionanti con alcuni capitoli della Fisiologia dell’amore, introducendo nuove osservazioni sull’amore tra i sessi che suggeriscono che il libro dell’antropologo fiorentino sia stato almeno una fonte di ispirazione. Il testo di Mantegazza non offre un’analisi strettamente scientifica della fisiologia dell’amore: è piuttosto della psicologia, anche e soprattutto morale, dell’amore, che è 4. P. Mantegazza, Fisiologia dell’amore (1873). Il catalogo della biblioteca di Nietzsche registra la traduzione tedesca Die Physiologie der Liebe, nach der zweiten Auflage aus dem Italienischen von Dr. E. Engel, Costenoble, Jena, 1877, che sarà qui citata. La versione italiana è quella della terza edizione (1879). Negli archivi della biblioteca di Nietzsche si trova la ricevuta di acquisto del libro in data 15 febbraio 1882 (Campioni et al. [a cura di] 2002, p. 384). 5. Cfr. Haase, 1990. 4. Nietzsche, l’amore e le donne Questo articolo è il frutto di una ricerca che è stata resa possibile da un finanziamento post-dottorale della Thyssen-Stiftung e dalla borsa Käthe-Kluth della Ernst-Moritz-Arndt-Universität di Greifswald. Esso presenta la 6 rielaborazione in forma della mia della conferenza convegno Société questione . Il filo (qui conduttore è laridotta) caratterizzazione donna,alalla quale è della complementare Théorie et culture existentialistes et phénoménologiques Nietzsche, le lecteur lu. quella dei legami amorosi tra uomo e donna, la definizione dei doveri maschili, dei vantaggi Nietzsche entre ses sources et sa réception (Montréal, Concordia University, maggio 2010) e degli svantaggi sociali e psicologici dei due sessi ecc. Benché Mantegazza dedichi il suo organizzato da Martine Béland, che ringrazio insieme ai partecipanti al convegno. testo alle «figlie Eva» («allen edeln per Frauen» tedesca), i suoi interlocutori Ringrazio anchediGabriella Armenise aver nella messoversione a mia disposizione i suoi lavori su sonoPaolo gli uomini: ne sonoUna la prova nonfrancese solo l’uso della prima Mantegazza. versione piùsistematico ampia di questo testo èpersona in corsoplurale di pubblicazione. (mentre le donne o la donna sono sempre alla terza persona), ma soprattutto la prospettiva interamente deformata da pregiudizi essenzialisti, la cui funzione è di consolidare un dominio maschile mascherato da gerarchia naturale. Non ci sono dubbi sulla concezione su cui l’opera è basata. Come accade frequentemente quando è questione di emancipazione da una forma di dominio, la posta in gioco teorica vede opposte una posizione che colloca la differenza sulla quale il dominio si fonda sul piano metafisico, e una posizione che la colloca sul piano storico. Mantegazza lavora con tutti i pregiudizi essenzialisti positivi sulle donne: il loro naturale fascino, la loro naturale disposizione all’amore e alla cura (verso l’uomo, verso il bambino), il loro naturale pudore, il loro bisogno naturale di essere protette e sostenute, la loro vicinanza costante al divino e all’Ideale7 (che spinge l’uomo a sottrarsi all’animalità e alle pulsioni), ecc.8 Erving Goffman ha mostrato nelle sue ricerche sull’interazione e gli “arrangements” tra i sessi che l’idealizzazione e la mitizzazione della donna sono parametri al servizio della definizione operazionale del maschile nell’interazione con il femminile. I gesti di gentilezza, la galanteria, la cortesia, l’atteggiamento del gentleman, il flirt adulatorio ecc. non potrebbero essere praticati o operati in maniera indipendente dalle categorie stereotipate che caratterizzano l’immagine idealizzata della donna. Le idee 6. Alcuni esempi di temi: la nascita dell’amore (cap. 3), le sue “armi” e la seduzione (4), il pudore (5), la conquista e il piacere (7), i modi di ricevere e uccidere l’amore (8), le follie amorose (10), la castità (14), i differenti temperamenti in amore (17), i doveri, i diritti e i contratti d’amore (21-22). 7. Cfr. p. 170 s. per esempio. Mantegazza si serve dell’esempio di Dante e Beatrice per mostrare come la natura dia alla donna la missione di «mostrarci» (agli uomini! - corsivo mio) il fine, il compito da realizzare. Nel quadro di Ary Scheffer che Mantegazza descrive, Dante guarda verso Beatrice e questa verso il cielo, per incitare Dante all’elevazione e condurre entrambi al divino. In JGB 236, Nietzsche discute dell’idealizzazione della donna e dell’eterno femminino per Dante e Goethe, e cita il verso dantesco «ella guardava in suso, ed io in lei», osservando che la donna nobile ha probabilmente un’idea analoga rispetto all’eterno mascolino. 8. Come osserva Nicoletta Pireddu, Mantegazza costruisce una donna «who, in her discovery of passion, is in greater need of love and yet ignores its nature, and a man with more sordid resources, who often knows voluptuousness before love. [. . . ] a man who embodies strength and will power, and a woman who incarnates patience and sacrifice. Through the ideology of sacrifice [. . . ] The Physiology of Love renders woman simultaneously inferior and superior to man, yet in both characters she remains a creation of and an appendix to the male world» (2007, p. 22). Chiara Piazzesi 5. 6. 7. 8. della debolezza, della dolcezza, della tenerezza, della vulnerabilità e della castità naturali delle donne costituiscono questo pregiudizio positivo, che fa delle donne degli esseri sociali fortemente stigmatizzati, presso cui gli “svantaggi” naturali fondano una discriminazione positiva funzionale, percepita come “naturale”9 . È quanto accade nell’argomentazione di Mantegazza, ed è in questo senso che il suo sistema di idées reçues ci aiuta a capire meglio l’atteggiamento di Nietzsche rispetto alla questione del rapporto tra uomo e donna e della condizione della donna. All’inizio di questo paragrafo ho avanzato l’ipotesi di una prima influenza di Mantegazza su certe assunzioni nietzscheane a proposito delle donne, delle identità sessuali e dell’amore – ipotesi incoraggiata dalla scoperta testuale di Marie-Luise Haase. Una seconda ipotesi suggerisce una seconda frequentazione delle idee di Mantegazza da parte di Nietzsche, con degli effetti uniformi nei due periodi, malgrado le sfumature differenti dell’interesse di Nietzsche per la questione dell’amore e dei rapporti tra i sessi. Dal punto di vista filologico, alcuni fattori autorizzano a indicare il periodo della prima ricezione come il 1882, durante la redazione di lunghe serie di note che serviranno alla composizione della prima parte Zarathustra, materiali che serviranno anche per alcuni passaggi degli scritti successivi. Le corrispondenze testuali si trovano nelle note seriali classificate con il numero 3[1], risalenti all’estate e all’autunno 1882. Marie-Luise Haase segnala la nota 431 di 3[1], che presenta somiglianze notevoli con l’inizio del capitolo 9 di Mantegazza (Le profondità e le altezze dell’amore). Come segnala Haase, lo stesso riferimento è così nel discorso Dell’albero sul monte (Z I) come in FW 371, grazie alla riutilizzazione dei materiali del 1882. Nel nono capitolo, Mantegazza descrive lo sviluppo fisico, fisiologico e soprattutto psicologico, emotivo e morale dell’amore e dei primi contatti tra (giovani) donne e (giovani) uomini. Nella nota segnalata da Haase, Nietzsche, similmente a Mantegazza, riprende criticamente il tema del potere proprio dell’amore di rivelare la vera natura di colui che ama, dal suo «Hohe» al suo «Gemeine»10 . La nota 313, inoltre, menziona Dante e l’immagine di Beatrice a cui Mantegazza allude per dare un esempio della felice mediazione esercitata naturalmente dalla donna, per mezzo dell’amore che l’uomo ha per lei, per favorire l’elevazione spirituale e lo sforzo di quest’ultimo di avvicinarsi al divino. Tra queste somiglianze più o meno pronunciate se ne iscrive una che non ha il 9. Cfr. Goffman 1977, p. 308. 10. Nelle note 64 e 72 di 3[1] (KSA 10). Vedi anche 3[1]100. Nietzsche, l’amore e le donne Questo articolo è il frutto di una ricerca che è stata resa possibile da un finanziamento post-dottorale della Thyssen-Stiftung e dalla borsa Käthe-Kluth della Ernst-Moritz-Arndt-Universität di Greifswald. Esso presenta la rielaborazione (qui in forma ridotta) mia conferenza convegno della Société e carattere di un parallelo testuale paroladella per parola, quanto dial un’analogia concettuale Théorie et culture existentialistes et phénoménologiques le lecteur lu. “drammaturgica”. Il passaggio nietzscheano in questione è ilNietzsche, famoso e vituperato verso Nietzsche entre ses sources et sa réception (Montréal, Concordia University, maggio 2010) zarathustriano della frusta: «Vai dalle donne? Non dimenticare la frusta» (ZA I, Delle organizzato da Martine Béland, che ringrazio insieme ai partecipanti al convegno. femmine, e giovani).Armenise La prima nella nota 3[1] 367lavori del 1882, Ringraziovecchie anche Gabriella peroccorrenza aver messosi atrova mia disposizione i suoi su tra Paolo le dueMantegazza. altre note inUna cui versione ci sono tracce testuali provenienti Mantegazza. francese più ampia di questodatesto è in corso Senza di pretendere di voler dare una soluzionepubblicazione. all’eterna questione del significato, dell’attribuzione, della proprietà e del corretto uso della frusta11 , si può sottolineare la prossimità tra le righe di Zarathustra che recano questa problematica raccomandazione e un passaggio di Mantegazza. Nel capitolo dedicato all’Amore nel sesso (cap. 15), quest’ultimo, da buon etnografo, fa riferimento ai canti popolari di popoli più o meno distanti dalla civiltà occidentale, e tra essi una canzone dei cabila: 9. 10. 11. Hören wir zwei Aussprüche bei zwei sehr entlegenen und wenig civilisirten Völkern, die uns schon die ersten Linien einer Physiologie des Geschlechtscharakters der Liebe an die Hand geben. [...] Ich mache einen weiten Sprung und führe ein Lied der Kabylen an, welches abwechselnd von einem Chor junger Mädchen und einem Chor junger Burschen gesungen wird: Die Frauen: Wer von den Frauen geliebt werden will, gehe mit den Waffen einher; er lege die Wange an den Flintenkolben, dass kann er rufen: “her zu mir, ihr Mädchen 12 !” In merito alla raccomandazione della frusta, Hedwig Dohm (1902) aveva già osservato molto presto che l’idea di fondo non è originale, se è vero che Nietzsche stesso, in Al di là del bene e del male, cita un antico proverbio fiorentino: “buona femmina e mala femmina vuol bastone” (JGB 147). Tutto rimanda a un diffuso luogo comune, allora, rinforzato dalla sfumatura interculturale aggiunta dal passaggio di Mantegazza. È proprio per portare alla luce la verità naturale fondamentale sui sessi – la forza, la potenza maschile, la dolcezza e la sottomissione femminile; gli uomini come portatori di guerra, 11. Diamo qulche esempio dell’attenzione che è stata dedicata, anche recentemente, alla questione della frusta. Annemarie Pieper (1990, p. 311 s.) suggerisce che la frusta potrebbe essere tenuta dalla donna, per ricordare all’uomo il compito del “superuomo”. Vedi anche Verhoeven 1992; Schmidt 1994; Ottman 1999, p. 454 s. in particolare; Brobjer 2004; e Ham 2004. Kathleen Higgins (1996) rimanda alle Metamorfosi di Apuleio come possibile fonte dell’idea della frusta (e della guerra) nella relazione uomo-donna, e al Simposio platonico per l’idea che la donna sia fonte di saggezza rispetto al tema dell’amore. Come Pieper, Ottmann, che segue i suoi suggerimenti, e Schmidt, Higgins ricorda che la frusta ritorna, come elemento di dressage e di addomesticamento, nel confronto di Zarathustra con la vita in «Das andere Tanzlied» (Z III). 12. Mantegazza 1877, p. 242 s. tr. it. (1879) p. 228: «Ascoltiamo due gridi spontanei, usciti da due popoli lontanissimi e poco civili, e vi troveremo le prime linee di una fisiologia dei caratteri sessuali dell’amore. [. . . ] Volando molto lontano, eccovi una canzone kabila, in cui un coro di giovani donne alterna un coro di giovani gagliardi: Le donne: “Chi vuol essere amato dalle donne cammini colle sue armi; dia la guancia al calcio del suo fucile, e potrà gridare allora: A me, o giovinette!”». Chiara Piazzesi agonismo (anche sessuale) e armi, le donne come garanti di amore ristoratore e di felicità; la “sproporzione” tra i sessi come fonte di una relazione naturalmente conflittuale e al tempo complementare – che Mantegazza fa appello alla saggezza dei riti popolari. Le armi portate dagli uomini nella canzone non sono usate contro le donne, ma simboleggiano lo statuto sessuale, la potenza e la “bellicosità” maschile: le donne li invitano a non deporle se vogliono essere amati. Il verso, importante notarlo, è cantato dalle donne, e non dagli uomini o da un parlante generalizzato e impersonale (come in un proverbio). È quel che accade anche nel passaggio di Zarathustra, in cui l’anziana donna, fonte di esperienza e saggezza femminile, condivide il suo sapere e la verità ultima sulle donne. In più, nei due testi ciò avviene nell’ambito di un discorso tenuto da un uomo sulle relazioni tra i sessi. E inoltre anche in Zarathustra, come sottolineano Pieper (1990, p. 311) e Schmidt (1994, pp. 111-134), la frusta può essere letta non come un’arma in sé, ma come una sorta di “segna-contesto”, di simbolo garante di un carattere conflittuale che conviene al rapporto uomo-donna. La sfumatura ironica, che gioca con un luogo comune della saggezza popolare, suggerisce un contesto di “gioco serio”, nel quale ci sono regole e ruoli assegnati. C. Verhoeven (1992, p. 185) osserva anche che il discorso di Zarathustra parla di Weib e Weiblein, mentre la raccomandazione della frusta parla di Frauen – come nel testo di Mantegazza del resto. Nella canzone cabila, inoltre, il canto degli uomini che risponde a quello delle donne recita: «Ihr tut Recht daran, uns zu lieben. Gott sendet uns den Krieg und wir werden sterben, aber uns bleibt wenigstens die Erinnerung an das Glück, das ihr uns geschenkt 13 ». Nel discorso di Zarathustra sulla donna, troviamo: «Due cose vuole l’uomo autonomo: pericolo e giuoco [Gefahr und Spiel]. Perciò egli vuole la donna, come il giocattolo più pericoloso. L’uomo deve essere educato per la guerra e la donna per il ristoro del guerriero: tutto il resto è sciocchezza» (ZA I, Delle femmine, vecchie e giovani). Sono le stesse affermazioni che si trovavano in 3[1] 443 e che, il che è ancora più interessante, seguivano un’osservazione deprecativa sull’emancipazione delle donne come causa della Entmännlichung dell’uomo. In 3[1] 437, inoltre, Nietzsche aggiunge una nota sulla femminilità della “saggezza” che, in quanto donna, non ama che il guerriero (Kriegsmann). Come nel caso della frusta, si tratta di un luogo comune diffuso, secondo cui l’uomo è destinato alla guerra e la donna è ora la sua preda, ora il suo ideale, ora il suo premio, ora la sua consolazione, ora la sua avversaria. Non si tratta di stabilire una 13. Mantegazza 1877, p. 243. Tr. it. p. 228: «Fate bene ad amarci. Dio ci manda la guerra e noi morremo, e ci resterà almeno la memoria della felicità che ci avete dato». 12. Nietzsche, l’amore e le donne Questo articolo è il frutto di una ricerca che è stata resa possibile da un finanziamento post-dottorale della Thyssen-Stiftung e dalla borsa Käthe-Kluth della Ernst-Moritz-Arndt-Universität di Greifswald. Esso presenta la rielaborazione (qui forma nietzscheano ridotta) della dalla mia conferenza al convegno ma della derivazione diretta delinmotivo Fisiologia dell’amore, di Société mostrare et aver culture existentialistes phénoménologiques lu. In comeThéorie essa può servito da base peretl’elaborazione di certeNietzsche, posizioni le di lecteur Nietzsche. Nietzsche entre ses sources et sa réception (Montréal, Concordia University, maggio 2010) questo senso, Mantegazza potrebbe essere all’origine di un’altra riflessione presentata nello organizzato da Martine Béland, che ringrazio insieme ai partecipanti al convegno. stesso discorso di Zarathustra. Ringrazio anche Gabriella Armenise per aver messo a mia disposizione i suoi lavori su Vediamo più da vicino del libro di Mantegazza. Paolo Mantegazza. Unal’argomentazione versione francese del piùcapitolo ampia di9 questo testo è in corso di La pubblicazione. donna ha una più potente sete per l’Ideale e – come ogni creatura oppressa – orienta il suo sguardo all’avvenire con una speranza più salda di quella dell’uomo. Questa sete spirituale la condurrebbe a essere un sostegno affidabile per le più nobili aspirazioni maschili, non fosse altro che per il fatto che è spesso ridotta a essere una concubina o una domestica per l’uomo. La natura ha dato alla donna la missione di mostrare all’uomo il suo scopo (l’elevazione spirituale, lo si indovina) e all’uomo quella di accompagnare la donna. In seguito, Mantegazza rimanda all’immagine dantesca di Beatrice e Dante nel quadro di Ary Scheffer: la donna è puro entusiasmo, spinta da una fede (Glaube) in tutto ciò che è grande e bello, una fede che non richiede né giustificazione né speranza, poiché è sostenuta esclusivamente dall’amore. La donna è dunque capace di trasmettere all’uomo (Mantegazza parla di “noi”) questo entusiasmo contagioso, la fede che permette di compiere grandi imprese anche nell’incertezza del risultato. Mantegazza deplora la scomparsa di questo tipo di relazione tra i sessi, dell’«elemento cavalleresco» che la caratterizzava una volta: in altri tempi si acquisiva una reputazione attraverso le imprese ispirate dall’amore di una donna. L’idea di Mantegazza, che non è nuova, è che l’amore femminile deve attenersi a questa missione di elevazione spirituale, in primo luogo temperando la violenza degli istinti, della sensualità e dei desideri maschili: in alcun caso la donna li deve assecondare e rispondere con lo stesso grado di sensualità. Deve invece canalizzare l’energia e la forza maschili, purificarla, dirigerla verso aspirazioni più elevate. Mantegazza si rivolge dunque alle donne, invitandole a realizzare questo compito: se sono capaci di essere più forti della forza dell’uomo, saranno onnipotenti, e avranno «il leone ai [loro] piedi». E poiché in questo leone «vi è molto di bestia ancora», poiché nell’Ercole domato «vi è ancora molto di belva umana», esse non devono cessare di mostrare il cammino dell’elevazione. Le donne devono, attraverso il «gioco» delle loro dita delicate, condurre la bestia al silenzio e far emergere dalle profondità del suo essere le sue migliori aspirazioni, i suoi desideri nobili, la sua sete di Ideale. La grandezza e la forza maschile si raggiungono attraverso l’amore per la donna e l’amore di cui la donna è capace, nella misura in cui la donna è insieme forte e dolce, capace di dire no, di rifiutare e di rifiutarsi alla semplice soddisfazione delle Chiara Piazzesi 13. 14. pulsioni sensuali, ma anche di un’estrema tenerezza e di un sentimento sublime14 . Alcuni aspetti della posizione di Mantegazza si trovano in Von alten und jungen Weibeln. L’uomo, dice Zarathustra, desidera il pericolo e il gioco, e desidera la donna come il giocattolo più pericoloso. Zarathustra nomina più volte il bambino (Kind) che si nasconde dietro ogni vero uomo, un bambino che desidera giocare, e che la donna deve scoprire, divenendo un giocattolo, puro e gentile («Ein Spielzeug sei das Weib, rein und fein»). Questo è in vista di un compito (Aufgabe) che trascende la relazione tra uomo e donna: la speranza dell’amore della donna, in un movimento che la porta a rendersi strumento di un desiderio infantile di scoperta e gioco, deve dirigersi verso l’Übermensch, che ella deve desiderare e sperare di accogliere. Il discorso di Zarathustra prosegue rinforzando l’idea di una complementarità forte e qualitativa (profondità contra superficialità, volontà contra sottomissione al volere) tra uomo e donna nella realizzazione di questo compito. Come sottolinea Pieper, la donna (come nel libro dell’antropologo di Firenze, aggiungo) è al servizio dell’ideale, in particolare dell’ideale del superuomo15 . La differenza tra il testo di Mantegazza e quello di Zarathustra, tuttavia, consiste nel fatto che il primo si riferisce all’uomo come una bestia feroce, «un leone», mentre Nietzsche parla di un bambino. Questo potrebbe però rafforzare l’idea di una rielaborazione specificamente “nietzscheana” delle posizioni della Fisiologia dell’amore che ho illustrato. C’è un discorso fondamentale nella prima parte dello Zarathustra in cui la figura del leone e quella del bambino sono legate insieme, proprio rispetto all’idea del superuomo che rappresenta l’orizzonte di lettura del testo e del suo movimento: le Tre metamorfosi. Zarathustra vi descrive il passaggio tra la figura del leone e quella del bambino come il movimento di trasformazione tra l’affermazione pura della volontà contro il «tu devi» e la capacità affermatrice di giocare con i valori, del Ja-sagen. In Von alten und jungen Weibeln, però, l’uomo non si trova ancora nella fase del bambino e della libertà del suo gioco, ma vi deve arrivare – attraverso la mediazione della donna, che deve far risaltare ciò che nell’uomo è nascosto, cioè il bambino. La «felicità» maschile è ancora, nell’uomo, nell’affermazione del «voglio» («Das Glück des Mannes heisst: ich will»), nell’esercizio della capacità che è propria della figura del leone. È come se il leone, anche se non 14. Mantegazza 1877, p. 170 ss.; tr. it. p. 166 ss. Pireddu nota giustamente, a proposito dell’esempio di Dante e Beatrice, che quest’ultima rappresenta il più alto grado spirituale concesso alla donna, «a prototype of modesty and self-abnegation for the benefit of her male counterpart» (2007, p. 22). 15. Pieper 1990, p. 307. Sull’uomo in quanto guerriero, Pieper nota: «der Krieg ist die Auseinandersetzung auf dem Schlachtfeld des Selbst, das über sich den Sieg davontragen möchte und in Phasen der Ermüdung von der Frau neu aufgebaut und immer wieder an sein hohes Ziel erinnert werden soll». 15. 16. Nietzsche, l’amore e le donne Questo articolo è il frutto di una ricerca che è stata resa possibile da un finanziamento post-dottorale della Thyssen-Stiftung e dalla borsa Käthe-Kluth della Ernst-Moritz-Arndt-Universität di Greifswald. Esso presenta la rielaborazione in forma della conferenza al convegno menzionato, fosse(qui presente nellaridotta) distinzione tramia «uomo» e «bambino» sulla della quale Société si basano Théorie et(maschile culture existentialistes et phénoménologiques Nietzsche, le lecteur lu. e il movimento e femminile) verso il superuomo e anche la divisione dei compiti Nietzsche entre ses sources et sa réception (Montréal, Concordia University, maggio 2010) la definizione della relazione tra i sessi in questo contesto – indirettamente, dunque, anche organizzato da Martine Béland, che ringrazio insieme ai partecipanti al convegno. una definizione i sessi. per Sono glimesso aspettia del di Mantegazza Ringrazio anchedell’amore Gabriella tra Armenise aver mia discorso disposizione i suoi lavorisulla su donna cheMantegazza. carezza il leone e glipiù mostra propria capacità di ideale, Paolo Unaaddomesticato versione francese ampialadisua questo testo è in corso di pubblicazione. coltiva la di lui attraverso la di lei forza – un discorso che riconosce in questo la più alta espressione dell’amore tra i sessi. Il tema del superuomo, naturalmente, costituisce la differenza cruciale tra i due contesti argomentativi. Perciò ho suggerito – era la prima ipotesi – che Mantegazza abbia aiutato Nietzsche a concepire la sua esposizione, ad affinare la sua simbologia e ad articolare la drammatizzazione della relazione tra i sessi rispetto all’orizzonte filosofico e letterario del discorso in Zarathustra – in cui avrebbe integrato elementi provenienti dalla lettura dell’antropologo fiorentino. Tuttavia – e questa era la seconda ipotesi – ho ricordato la possibilità che ci sia una seconda fase dell’influenza di Mantegazza sul tema delle identità sessuali e dell’amore tra i sessi. Marie-Luise Haase segnala l’impiego, in FW 371 (quinto libro della Gaia scienza, risalente al 1886), di una rielaborazione dello stesso passaggio di Mantegazza ripreso in Dell’albero sul monte e in 3[1] del 1882. Altri materiali raccolti nella stessa nota del 1882 ritornano in passaggi di Al di là del bene e del male sull’amore e le donne16 . Questo proverebbe la costanza di un’identificazione di Nietzsche con certi argomenti presentati da Mantegazza, ma non potrebbe sostenere l’ipotesi di un ritorno sulla Fisiologia dell’amore. Il paragrafo FW 363 potrebbe suggerire invece una seconda ricezione. Il testo è dedicato ai rispettivi «pregiudizi» dell’uomo e della donna sull’amore. Nietzsche vi afferma in prima istanza di non accettare che si parli di uguali diritti per l’uomo e la donna in amore, perché questi diritti non esistono: «il fatto è che l’uomo e la donna intendono per amore ognuno qualcosa di diverso – e in ambedue i sessi appartiene alle condizioni dell’amore il fatto che un sesso non presuppone nell’altro lo stesso sentimento, lo stesso concetti di “amore”» (FW 363). L’amore della donna è «dedizione», dono di sé (Hingebung) e «abbandono» (Hingabe), senza riserve. In questo senso, l’amore è per la donna una fede (Glaube), mentre l’uomo non fa che desiderare l’amore incondizionato da parte della donna, senza condividerne la forza dell’impegno. La rinuncia femminile a ogni diritto, 16. Vedi JGB 163 sulla capacità dell’amore di portare alla superficie le qualità nascoste (e dunque di ingannare su ciò che è «regola»), tema che si trova, forse a partire da Mantegazza, in 3[1] 72 del 1882. L’allusione a Dante e Beatrice, in relazione all’eterno femminino (goethiano) e all’«eterno mascolino» ritorna in JGB 236, come anticipato. Chiara Piazzesi l’abnegazione incondizionata, presuppongono che l’altra parte abbia una disposizione complementare, non simmetrica: altrimenti, la doppia rinuncia a sé produrrebbe forse uno spazio vuoto. La donna desidera essere presa, come possesso, e ha dunque bisogno di qualcuno che “prenda”: 17. La donna si dà, l’uomo si accresce – penso che non si potrà superare questo contrasto di natura mediante nessun contratto sociale, neppure con la migliore volontà possibile di giustizia: benché possa essere auspicabile che quanto v’è di crudo, di terribile, d’enigmatico, di immorale in questo antagonismo non ci venga posto continuamente dinanzi agli occhi. L’amore, infatti, pensato come cosa totale, grande, piena, è natura, e in quanto natura qualcosa di “immorale” (FW 363) 18. La fedeltà (Treue) è dunque parte dell’amore femminile, mentre nell’uomo essa «può» nascere come forma di riconoscenza o di affinità elettiva, ma non fa parte dell’«essenza del suo amore», al punto che si potrebbe parlare perfino di una «naturale opposizione tra amore e fedeltà l’amore e la fedeltà» nell’uomo. Il suo amore è un desiderio di possesso che, però, si esaurisce una volta che ha ottenuto quel che desiderava. È la persistenza della sete di possesso che fa la persistenza dell’amore maschile, dal momento che l’uomo «di rado e tardivamente confessa a sé questo “possesso”, ciò che fa durare il suo amore», ciò che fa che l’amore possa continuare anche dopo che la donna si è abbandonata a lui. La struttura del testo e dell’argomento, così come le singole affermazioni di FW 363, mostrano una somiglianza impressionante con il tema, l’approccio e le posizioni di Mantegazza, soprattutto nel citato capitolo 15 del suo testo. Benché nei due casi le affermazioni rimandano a idées reçues rispetto alla differenza tra i sessi, la sequenza dell’esposizione e il vocabolario utilizzato sono più che molto simili. Mantegazza insiste sulla differenza fondamentale tra i sessi rispetto alla loro maniera naturale di amare e alle loro aspettative reciproche, sulla complementarità dei loro atteggiamenti e sulla necessità di non pervertire quest’ordine naturale dell’amore. La definizione del femminile e del maschile dal punto di vista fisiologico, antropologico e psicologico ha una funzione igienica17 . Un’esperienza naturale ed equilibrata dell’amore è solo quella che ha luogo nella coscienza della differenza, nella conoscenza di sé e dell’altro, nel rispetto delle tendenze naturali dei sessi (l’uomo predatore, violento, naturalmente poligamo, la donna pudica, e naturalmente monogama). Rimandando ai canti popolari dei Munda-Kohls di Chota Nagpore e dei Cabili, Mantegazza mostra che il richiamo maschile verso la forza e la spontanea sottomissione delle donne sono una costante interculturale (ergo, naturali). I 19. 17. Cfr. Mantegazza 1877, p. 244. Vedi l’introduzione di G. Armenise in Mantegazza 2003, pp. 53-55. 20. Nietzsche, l’amore e le donne Questo articolo è il frutto di una ricerca che è stata resa possibile da un finanziamento post-dottorale della Thyssen-Stiftung e dalla borsa Käthe-Kluth della Ernst-Moritz-Arndt-Universität di Greifswald. Esso presenta la rielaborazione (qui in formadanno ridotta) della amia conferenza dellasociale Société diversi gradi di civilizzazione origine diverse forme al di convegno elaborazione e di Théorie et culture existentialistes et phénoménologiques Nietzsche,dilediritti lecteure lu. compensazione dell’ingiustizia fondamentale naturale nella ripartizione doveri, Nietzsche entre ses sources et sa réception (Montréal, Concordia University, maggio 2010) gioie e dolori della vita amorosa. Un altro aspetto interculturale – dunque naturale, organizzato da Martine Béland, che ringrazio insieme ai partecipanti al convegno. seguendo deduzione di Mantegazza è che bisogno primario, fondamentale Ringraziolaanche Gabriella Armenise –per averl’amore messo èa ilmia disposizione i suoi lavori su dellaPaolo donna, la cui natura è tutta nell’atto di amare (1877, 245).testo L’amore della donna Mantegazza. Una versione francese più ampia di p. questo è in corso di pubblicazione. e quello dell’uomo differiscono nel fatto che «l’uomo vuol essere amato, la donna vuole soprattutto amare [. . . ] alla donna basta molte volte il poter esclamare “Io amo;” all’uomo basta spessissimo gonfiare il petto e dire: “Io sono amato”». L’amore della donna non conosce dubbi sull’amore: le sue virtù sono «la fede [Glaube] ardente del neofito, la fede superba dell’infallibilità, la petulanza infinita del conquistatore fortunato» (Mantegazza 1879, p. 233 s.). Mantegazza propone quindi una versione ante litteram dei dizionari uomo-donna, in cui fa corrispondere una lista di affermazioni tipicamente maschili a quella degli equivalenti femminili18 . I luoghi comuni, qui, sono legione: la donna è votata alla felicità dell’uomo (e l’uomo alla sua propria), vuole essere posseduta (e l’uomo possiede), aspetta con fiducia (l’uomo arriva, se ne va, si fa aspettare, non si presenta), considera l’amore platonico come possibile (e l’uomo no), si domanda se è all’altezza di colui che ella ama (e l’uomo se lei è all’altezza di lui), ecc. La forza della rappresentazione grafica del confronto tra le due liste è impressionante, e aggiunge un effetto di determinazione scientifica alla descrizione delle psicologie maschile e femminile (Mantegazza lo chiama un «poverissimo saggio di psicologia comparata»). La conclusione dell’autore è che ogni pensiero, parola, gesto di un uomo e di una donna portano l’impronta del loro sesso, e che ogni confusione di carattere non può generare che «una caricatura, un mostro, od anche un delitto» (1879, p. 237): la confusione delle identità sessuali è qualcosa di patologico. I temi di FW 363 che non compaiono nel capitolo 15 – come quello della differente maniera di intendere la fedeltà (Treue) per i due sessi, e dell’amore e della giustizia (Gerechtigkeit) come principi inconciliabili – sono oggetto dei capitoli seguenti del libro di Mantegazza, rispettivamente il 21 e il 23. Quest’ultimo, «Frammenti di un codice sull’arte di amare e di essere amato», è composto da una lunga serie di aforismi “igienici”, in cui Mantegazza prende un tono ancora più normativo e apodittico – il che avvicina 18. Mantegazza 1877, p. 250 s. Ai nostri giorni, internet pullula di questo genere di dizionari, in tutte le lingue. Presso una delle case editrici tedesche più importanti nel campo delle lingue troviamo Barth 2010 e Fröhlich 2005. Il presupposto che ci siano un linguaggio amoroso e comune maschile e uno femminile ha, dunque, una lunga storia, e si fonda sull’assunzione delle differenza essenziale tra i sessi e su quella della coincidenza fra sesso biologico e genere, cioè di una determinazione naturale e biologica, a partire dai caratteri sessuali primari, dell’identità di genere. Chiara Piazzesi la sua postura a quella di Nietzsche in FW 363, nel suo sforzo per sciogliere i malintesi, per stabilire delle differenze e per smascherare forme di ipocrisia. Come farà Nietzsche, Mantegazza insiste molto sul conflitto inconciliabile tra amore e giustizia, poiché l’ingiustizia (Ungerechtigkeit) è «uno dei caratteri più essenziali dell’amore» (1879, p. 363): l’amore è l’ingiustizia più prepotente, irresistibile e colossale, che non si preoccupa né di verità, né di virtù, ne di gratitudine, né di leggi scritte, né delle consuetudini più forti delle leggi (ibid., aforisma V). L’aforisma VII afferma inoltre che, quando si parla di amore, non ci si può servire della parola «ingiustizia», perché sarebbe un «non-sense». Da una prospettiva esterna, l’amore è la più grande delle ingiustizie, ma nell’amore non può essere questione di ingiustizia (né di diritti e doveri – capitolo 21): questa parola non esiste nel vocabolario amoroso. Benché Nietzsche ritorni spesso sul conflitto tra amore e giustizia19 , prima di FW 363 non pone mai il problema nei termini di un’opposizione tra un’ingiustizia “naturale”, che caratterizzerebbe il fondamento dell’amore tra i sessi, e le rivendicazioni di parità e giustizia che, nella civilizzazione, si sforzano di mitigarla. La novità consiste, più precisamente, nel fatto che non è l’amore come disposizione emotiva generalizzata degli esseri umani a essere caratterizzato come ingiustizia. Si tratta invece della dinamica interna dell’amore come relazione tra individui, basata sull’emozione corrispondente: la differenza biologica, come le differenziazioni fisiologiche e psicologiche che ne derivano, rendono questa relazione necessariamente asimmetrica – a meno di perversioni che la “snaturano” – sul piano del coinvolgimento psicologico, dell’attaccamento, della fedeltà, dell’esclusività, della sete di possesso, della persistenza del desiderio ecc. È questa asimmetria fondamentale che, per quanto si cerchi di compensarla, non può essere rettificata – a meno di “uccidere” il maschile, il femminile e l’amore tra i sessi nella sua potenza creatrice. Se questi elementi si presentano, separati, nelle opere precedenti, la combinazione in FW 363 del riferimento all’ingiustizia naturale dell’amore che ci si sforza di mitigare socialmente, del riferimento alla differenza biologica e psicologica come origine dell’immoralità fondamentale dell’amore, e del riferimento al carattere immorale della relazione tra i sessi colpisce per la sua somiglianza con i nodi argomentativi e teorici del testo di Mantegazza. Ancora una volta, il testo dell’Italiano potrebbe aver svolto un ruolo di fonte non nel senso di un’autorità unica, ma di un reagente chimico rispetto a elementi e istanze argomentative per i quali vale l’osservazione di Pascal: non è la novità dei temi, ma quella della loro disposizione a fare la novità del discorso (Pascal, fr. 696). 19. Per un approfondimento sulla questione, mi permetto di rimandare a Piazzesi 2010. 21. 22. Nietzsche, l’amore e le donne Questo articolo è il frutto di una ricerca che è stata resa possibile da un finanziamento post-dottorale della Thyssen-Stiftung e dalla borsa Käthe-Kluth della Ernst-Moritz-Arndt-Universität di Greifswald. Esso presenta la rielaborazione (qui in forma ridotta) della mia conferenza al convegno della Société 3. Conclusione: contestualizzare una posizione conservatrice “funzionale” Théorie et culture existentialistes et phénoménologiques Nietzsche, le lecteur lu. Se l’ipotesi di un’influenza di Mantegazza su Nietzsche è solida, essa fornisce anche Nietzsche entre ses sources et sa réception (Montréal, Concordia University, maggio 2010) dei organizzato materiali addizionali perBéland, approfondire l’interpretazione posizione nietzscheana da Martine che ringrazio insieme ai della partecipanti al convegno. inRingrazio merito all’amore dei sessi, alla condizione all’emancipazione delle donne. In primo anche Gabriella Armenise per avere messo a mia disposizione i suoi lavori su Paolo Mantegazza. Una versione francese più ampia di questo testo è in corso di luogo, l’ipotesi aiuta a dirigere l’attenzione verso la dipendenza delle posizioni di Nietzsche pubblicazione. dalle idee, dai luoghi comuni e dalle tendenze del tempo sulle questioni menzionate. Le affermazioni nietzscheane sulle donne, sull’asimmetria naturale nella differenza sessuale e conseguentemente nella relazione amorosa, sono perlopiù condivise dagli intellettuali del suo tempo, e non solo in Germania. Spostare l’attenzione sul contesto storico di produzione e diffusione delle idee articolate da Nietzsche permette di tracciare i limiti di plausibilità dell’interpretazione del testo, soprattutto rispetto allo spazio di legittimità per lo sviluppo di una lettura metaforica delle posizioni nietzscheane più irritanti, come quelle sulle donne20 . In secondo luogo, l’ipotesi (e la contestualizzazione che ne deriva) aiuta a valutare più precisamente l’originalità di Nietzsche, soprattutto nel modo di integrare le idee del suo tempo nell’ambito della sua concezione filosofica, e di trasformare le prime e la seconda insieme. Il lavoro sulle fonti e le influenze permette una percezione e una comprensione più profonde del processo e dei contenuti della metabolizzazione filosofica di Nietzsche delle idee con cui entra in contatto. Questi due effetti di una lettura comparativa dal punto di vista storico e culturale hanno implicazioni significative rispetto all’accusa di misoginia rivolta a Nietzsche. La lettura parallela ci obbliga a non perdere di vista il modo in cui Nietzsche, recuperando i dibattiti e i problemi della civiltà europea al suo tempo, si proponeva di provocare effetti concreti e specifici attraverso il suo pensiero. Come ricorda Ruth Abbey, se le letture metaforiche (à la Derrida, Koffman ecc.) possono mitigare l’accusa di misoginia, «they also risk depoliticizing Nietzsche’s work»21 (1996, p. 234) – così come, aggiungo, rischiano di depoliticizzare l’Aufgabe filosofica nietzscheana come è immaginata e presentata dal suo autore nelle sue opere. La contestualizzazione mette in risalto la potenza della diagnosi nietzscheana, la ricchezza del suo immaginario, la forza della sua capacità di sviluppare quegli stessi dibattiti sui quali si pronuncia, di portarli al loro nocciolo, di demistificare 20. Come ricorda Robert C. Holub in una nota di lettura su due volumi collettanei dedicati al femminile o al femminismo nella filosofia di Nietzsche, «Nietzsche’s remarks on women are perhaps more complex than they first appear, but they are drawn largely from a misogynist and stereotypical arsenal in the patriarchal heritage» (1995, p. 68; i volumi discussi sono Burgard [a cura di, 1994] e Patton [a cura di, 1993]). 21. Cfr. anche Reschke 2000. Chiara Piazzesi 23. gli atteggiamenti moralistici, con le ipocrisie e i residui metafisici che li abitano. L’invettiva nietzscheana contro l’emancipazione femminile, la mascolinizzazione della donna attraverso l’impegno politico e il discorso sui diritti delle donne, contro l’introduzione della questione della giustizia e dei diritti nella relazione tra i sessi (soprattutto in FW 363 e JGB 239) non è solo l’espressione di una posizione conservatrice e reazionaria di principio. Essa riposa piuttosto su una convinzione certo discutibile, ma coerente rispetto all’insieme del progetto filosofico nietzscheano, soprattutto negli scritti del 1886-1888. La convinzione rimanda da un lato all’idea che vuole che la differenza sessuale e l’opposizione maschilefemminile – soprattutto come risultati di socializzazioni differenti, di idee, pregiudizi e valori specifici e differenziati – possiedano una grande fertilità rispetto alla creatività e alla fortificazione delle rispettive identità nel contesto di una civiltà (vedi la conclusione di JGB 239). Dall’altro, è la convinzione della necessità di un’asimmetria fondamentale nella relazione tra i sessi (le donne oggetto della proiezione dei desideri e delle speranze maschili, della loro idealizzazione ecc.), che funzioni da stimolante del potente Streben maschile verso il perfezionamento di sé, l’ideale, la bellezza, la spiritualizzazione, la potenza. Il fatto che Nietzsche deplori l’evoluzione moderna della mentalità e della condizione della donna (la cui emancipazione significa mascolinizzazione, JGB 239), più che mostrare un conservatorismo di principio fondato su un pregiudizio naturalista autoreferenziale, mostra piuttosto un conservatorismo funzionale – fondato su una certa idea della cultura, della civilizzazione, della psicologia umana, dello statu quo culturale e sociale che deriva dall’evoluzione storica, infine del compito filosofico che si impone di conseguenza nella modernità. 4. BIBLIOGRAFIA