IL ROMANZO CHE VERRÀ - La scrittura del futuro

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IL ROMANZO CHE VERRÀ - La scrittura del futuro
MIX-NEWS – luglio 2010
A cura di Massimo Vecchi
EDITORIA
L’e-Book può modificare
tutto l’universo del libro
Un allarme sempre più incalzante si va diffondendo nel mondo dell’editoria. Qual è il futuro del
libro, è l’interrogativo angosciante che s’è scavato un posto nel cervello di tutti gli attori
dell’universo del libro, scrittori, editori, distributori, librai. Naturalmente molti reagiscono con
sorridente scetticismo, avvertendo che si tratta del solito allarmismo, che altre volte nella storia
si sono verificate rivoluzioni come quella che la tecnologia più avanzata oggi impone, ma altri
più concretamente negano che l’e-Book sia soltanto un fantasma che spaventa le anime
semplici ma resta nell’immaginario. Gian Arturo Ferrari, per esempio, che ha da poco
lasciato la carica di direttore generale della Mondadori per passare alla guida del Centro per il
Libro e la Lettura, si dichiara nient’affatto ottimista. Al convegno della casa editrice Laterza
dedicato al saggio di Gino Roncaglia La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro dei libri, ha
fatto notare che il libro di carta può sparire del tutto, oppure trasformarsi, come avvenne alle
opere degli amanuensi quando fu inventata la stampa. Il vero problema, ha detto, non è l’ebook in sé ma il fatto che pone «un tema filosofico che dobbiamo affrontare, il tema di come
cambierà la comunicazione».
Per parte sua, Alessandro Laterza, l’editore di libri a stampa su carta, ha ben altre preoccupazioni.
Riconosce che la figura dell’editore è in gioco, ma per motivi più reali e concreti di quelli che
si ipotizzano discutendo dei grandi scenari, vale a dire i mancati guadagni provocati
dall’inserimento in rete gratuito di opere letterarie, la questione del diritto d’autore e le tasse,
l’Iva in particolare, che è del 20% sui prodotti elettronici e del 4% sui libri.
Più ampia, articolata e soprattutto appassionata la difesa del libro, quale portatore di storie, fatta da
Gabriele Romagnoli con l’inchiesta Il romanzo che verrà - la scrittura del futuro, pubblicata
da Repubblica. Romagnoli comincia ironizzando sulla ciclica ripetizione del tema “la morte del
romanzo”, un po’ come “il ritorno delle maggiorate”. «A scadenze piuttosto ravvicinate – scrive
– se ne è celebrato il funerale per dissoluzione, frantumazione, superamento. La faction invece
della fiction! Il mix dei generi che annulla la specie! La destrutturazione! E poi un nuovo
romanzo che mette tutti a tacere. E se ne riparla tra qualche anno».
Però adesso è cambiata la scena, la rivoluzione è arrivata davvero. «I messaggi sono gli stessi –
osserva Romagnoli – ma si è rivoluzionato il mezzo. Viviamo nell’era di Internet. Se
agonizzano (e agonizzano) i giornali, come può sopravvivere il romanzo? Lo blogghiamo? Lo
twitteriamo? Solo perché esiste il Kindle lo scriviamo su misura del suo schermo? Fermi tutti, è
arrivato l’iPad! Ruotiamolo! Può non sembrare serio, ma lo è eccome».
Siamo al capolinea dunque? Ma no, assicura Romagnoli. «Un romanzo ci seppellirà. Se non altro
per una ragione. Volete sapere qual è la frase più seducente che si possa pronunciare nel buio di
una qualunque stanza? Se pensate sia “Questo diamante è per te” o “Non porto lingerie”, anni
di pubblicità e stupidità hanno ammazzato voi, non il romanzo. La frase è: “Adesso ti racconto
una storia”. E un romanziere è qualcuno solo nel buio di una stanza affollata da milioni di
persone che dice quella frase, poi comincia a scrivere».
A corredo dell’articolo, Gabriele Romagnoli riporta le dichiarazioni di una decina di scrittori
illustri. Boris Pahor sostiene che «il romanzo non solo non decadrà, ma avrà un compito
nuovo. Nella società della fretta la memoria e il romanzo avranno un posto sempre più
importante». Nicola Lagioia invece afferma che «avremo un romanzo diverso da oggi. La
tecnologia lo modificherà così come l’industrializzazione a suo tempo ha cambiato la narrativa.
Roberto Bolaño ha aperto la strada con 2666, sfruttando il concetto di rete e mettendo insieme
tanti personaggi e storie che s’intrecciano tra loro. Il romanzo del futuro avrà alle spalle la
rete».
Domenico Starnone si dice nient’affatto preoccupato dalle trasformazioni tecniche: «Elettronici o
meno rimarranno i romanzi sovversivi, quelli in grado di creare uno slittamento, di produrre
una nuova visione della realtà». Il parere di Romano Luperini è che «dieci anni fa, quando
dominava il metaromanzo, tutti dicevano che le grandi narrazioni sarebbero finite. Invece, a
partire da Pastorale americana è tornata la voglia di narrare. Purtroppo è cambiato il posto
dello scrittore nella società. Quale autore italiano dei nostri giorni ha l’autorità di Calvino o
Montale?».
A giudizio di Andrea Camilleri nessun cambiamento: «Fino a quando c’è la fantasia, c’è la
speranza. Scrivo ogni giorno, ma la fatica non deve trapelare nella pagina. Il mio ideale è la
trapezista che sorride come se non sentisse la fatica. Nella mia biblioteca c’è una zona sacra:
Faulkner, Joyce, Gadda, Simenon, Pirandello. Chiamo Sciascia “l’elettrauto”: quando ho le
pile scariche basta una sua pagina per ricaricarmele».
Secondo Gianrico Carofiglio «sono ridicole le riflessioni sulla fine dei romanzi. I libri come
oggetti fisici non spariranno con l’avvento delle nuove tecnologie. Così come ragazzi e ragazze
non smetteranno di andare nei campi a baciarsi. Anzi penso che nel tempo siano addirittura
migliorati, che abbiano acquistato una maggiore cura grafica».