inverno2009/2010 - Scuola Waldorf Palermo
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inverno2009/2010 - Scuola Waldorf Palermo
giornale della scuola Waldorf di Palermo 90145 Palermo via F. Parlatore 20 Tel. e fax 091 226208 www.scuolawaldorfpalermo.it 2 words Marc Chagall 3 mondo Bambini, Tv, e nuovi media 5 notes Domande e risposte 6 8 9 pedagogia Circo e pedagogia, giocoleria e bambini, alla scuola Waldorf Maestra Luciana Cacioli Laboratorio di fiabe: racconto e disegno Maestro Eduardo Costagliola una fiaba Gli Gnomi esperienze 10 Le stelle in VII classe Maestra Daniela Valentini salute 11 Inverno! Con la primavera imminente Stephan Heinzmann (medico scolastico) bacheca 12 pensieri, lettere, edizioni, appuntamenti inverno2009/2010 Anapest Periodico di informazione, collegamento e promozione delle scuole Waldorf in Italia Numero 2, febbraio 2010 Anapaestus latino, αναϖπαιστοσ greco. Piede metrico composto di due sillabe corte e seguìto lungamente da un’una. Lo troviamo nella poesia, nella musica, e nell’euritmia. Vive nell’indivuo ma è corale, accompagna tutti noi, genitori, insegnanti e bambini delle scuole Waldorf. Nel 1987 nasce la Libera Scuola Waldorf di Palermo, nella forma di una associazione tra genitori e insegnanti con un piccolo asilo, da cui si è sviluppata la scuola con le sue otto classi. La scuola fa parte di un movimento internazionale con più di 1000 Scuole Waldorf, ispirate ai principi della pedagogia steineriana. Secondo questa pedagogia l’essere umano viene considerato non solo come portatore di idee e pensieri, ma soprattutto di sentimenti e di spiritualità. L’educazione per essere completa deve dunque interessare il corpo, l’anima e lo spirito, attraverso la cura del pensare, del sentire e del volere. La pedagogia Waldorf, pone al centro lo sviluppo armonioso del bambino, nel rispetto delle sue fasi di crescita. L’insegnamento delle materie intellettuali è costantemente affiancato a quello delle materie artistiche e manuali, alternandosi con un ritmo ben preciso. Il ritmo, legato al respiro, è un elemento fondamentale già in asilo, dove si alternano gioco libero e attività strutturate, come i girotondi, il disegno, fare il pane, ecc. È importante per i piccoli bambini l’assenza di stimoli intellettualmente precoci, fulcro dell’attività educativa piuttosto è il rivolgersi alle sue forze imitative. Forse esiste una vita diversa uno sguardo diverso un occhio diverso... Forse esistono dimensioni che l’occhio da solo non sa vedere. Tutto il nostro mondo interiore è realtà, forse perfino più reale del mondo esterno. Marc Chagall Per dare al bambino in età scolare un ambiente sicuro in cui possa sviluppare armoniosamente le sue facoltà, l’insegnante di classe lo accompagnerà per gli otto anni del ciclo della scuola primaria, avvalendosi di insegnanti specializzati per le materie manuali, di movimento e per le lingue straniere. L’insegnamento delle materie principali (scrittura, calcolo, storia, scienze e altro) si svolge in epoche: per 3 o 4 settimane, nelle prime ore, si studia la stessa materia con lo scopo di concentrare su di essa forze e attenzione, con continuità, per poi lasciare “riposare” ciò che si è appreso. Nelle due, tre ore dopo la pausa, seguono le materie che hanno bisogno di un esercizio regolare, come le lingue straniere, il lavoro manuale, la musica, l’euritmia, la ginnastica. Crescendo insieme, i bambini vivono la loro classe come entità sociale, in cui ognuno può sviluppare delle capacità, superare le difficoltà e crescere nella propria individualità. inverno 2009/2010 2 mondo Bambini, Tv, e nuovi media Questo articolo è tratto dal sito internet del quotidiano La Repubblica. Sono impressionanti i numeri che vengono citati, e la consapevolezza che sicuramente anche i nostri figli siano dentro queste statistiche... L’indagine condotta dalla Società italiana di Pediatria su un campione di 1300 studenti tra i 12 e i 14 anni Adolescenti stregati da internet e tv Il 7% sta quattro ore al giorno al monitor La televisione si guarda a pranzo e in chat si parla con “chissàchi”. Aumentano i rischi e diminuisce la percezione del pericolo di Giulia Cerino Nuovi scenari, strumenti in evoluzione, nuovi media. Come attrezzarci, come educatori e genitori? Proponiamo a seguire un articolo del 2004, ma crediamo ancora attuale, sugli effetti dell’esposizione alla Tv di bambini sotto i tre anni, e gli effetti nella crescita. www.repubblica.it del 18 dicembre 2009 ROMA - Numero di telefono, foto (anche provocanti), proposte di sesso online e disponibilità a incontrare di persona sconosciuti con sempre maggior disinvoltura. Circa il 7% degli adolescenti italiani passa in media quattro ore al giorno davanti a un monitor e, così facendo, si trascina dietro tutta una serie di comportamenti negativi. A denunciarlo è l’idagine “Abitudini e Stili di vita degli adolescenti 2009” svolta dalla Società italiana di pediatria su un campione di 1300 studenti delle scuole medie inferiori e superiori di età compresa tra i 12 e i 14 anni. I risultati emersi dallo studio sono preoccupanti. Gli adolescenti sono sempre più autonomi, assumono facilmente atteggiamenti rischiosi e si fidano sempre di meno di mamma e di papà. Questa indagine, sottolinea Alberto Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria, “si propone proprio di fornire un contributo scientifico alla ‘comprensione’ degli adolescenti”. Il computer è sempre più “personal”. Gli adolescenti hanno sempre utilizzato internet. Tuttavia, dalla ricerca emerge che, rispetto a nove anni fa, il fenomeno è cresciuto in modo netto e costante. Se nel 2000 solo il 37% degli adolescenti aveva un computer in casa e solo il 5% aveva navigato in internet almeno una volta, oggi i numeri si sono quasi triplicati: il 97% ha un computer in casa, il 51% si collega tutti i giorni al web e il 16,7% lo fa per più di tre ore al giorno. Le chat e i messanger sono i più utilizzati da oltre il 75% degli adolescenti. Anche YouTube, il sito da cui scaricare o caricare video, anche amatoriali, va fortissimo: l’80% degli intervistati lo frequenta abitualmente e circa il 22% ha già postato un proprio filmato. Rispetto agli anni scorsi, poi, ci sono altre due novità. Il computer è diventato sempre più “personal”: oltre il 54% degli adolescenti lo ha nella propria camera mentre il 21,7% naviga su inter- inverno 2009/2010 net la sera tardi prima di addormentarsi. Questo “a riprova del fatto che – sottolinea Giorgio Rondini dell’Università di Pavia – i ragazzi sono sempre più autonomi e forse poco controllati nella navigazione in internet”. L’altro cambiamento rispetto al passato è dato dal fatto che le ragazze sono più assidue nella navigazione in Rete: il 55% si collega tutti i giorni a internet, mentre il 53% ha già una scheda personale su Facebook. La gara è ad avere più amici. Non importa che siano sconosciuti, basta “che siano fighi”. Fa davvero così male la tv ai bambini? Uno studio sui neuroni del bambino La tv prima dei 3 anni causa danni al cervello Articolo de La Stampa del 25 ottobre 2004 Roma Secondo uno studio dell’American Academy of Pediatrics può addirittura portare un piccolo durante la sua crescita al cosiddetto “Attention Deficit Hyperactivity Disorder”, in pratica un disturbo da deficit di attenzione con iperattività, definito dagli scienziati ADHD oppure ADD in UK. Ne è affetto il 12% dei bambini statunitensi, e questa condizione particolare ha cominciato a diffondersi negli States proprio durante gli ultimi cinquant’anni, guarda caso proprio con l’avvento della scatola magica dentro le nostre case. L’American Academy of Pediatrics ha preso in esame duemila bambini da uno a tre anni, li ha spiati, seguiti e analizzati e il risultato dello studio è stato inequivocabile: tutta colpa della Tv. Fra l’altro si tratterebbe di una ricerca molto importante anche perché dimostrerebbe per la prima volta che i neuroni del cervello di un bambino si sviluppano in maniera diversa se resta attaccato allo schermo per qualche ora al giorno. Sarebbe la velocità delle immagini che deformerebbe il suo senso della realtà. Il dottor Dimitri A. Christakis, direttore del Child Health Institute at Children’s Hospital and Regional Medical Center, di Seattle, che ha condotto questa ricerca, sostiene che guardando la Tv si ricostruisce il cervello di un bambino. Il danno appare più evidente dai 7 anni quando il piccolo ha difficoltà a prestare attenzione a scuola. «Al contrario della vita quotidiana», dice Christakis, «il “passo” della Tv è molto accelerato rispetto alla realtà di tutti i giorni». Le immagini che un bimbo cattura nel suo cervello 3 mondo dagli schermi della scatola nera vanno troppo veloci e magari senza neppure una precisa connessione logica: «Così la loro rapidità diventa normale per quei bambini che in realtà non sono più normali», aggiunge Christakis. Come disse Jane Healy, psicologa dell’infanzia, il problema è capire se il rumore insistente della tv in una casa può interferire con lo sviluppo dell’inner speech, la costruzione del discorso, il passaggio da quello che si sente dentro a quello che si esprime, dal quale un bambino impara a pensare attraverso i problemi, i progetti e la riflessione. Lo sviluppo cerebrale rischia di fermarsi. Un bimbo che gioca con le sue dita ha il sistema neurale che gli viene proprio dal flettere, tirare e stirare ed esercitare quelle dita. La stessa cosa avviene per il cervello, che deve in pratica allenarsi nello stesso modo. Gli scienziati, però, ci spiegano pure che il cervello sviluppa un sistema unico dalla nascita ai tre anni. E se un bambino siede come ipnotizzato davanti a qualcosa, quelle vie neurali non si creano. Questo è l’importante sviluppo del cervello che rischia di fermarsi all’età di tre anni. Certo, sembra impossibile che qualcosa di così innocente come anche solo un programma educativo della tv possa nuocere tanto. «Non riesci a pensarlo», dice Claire Eaton, 27 anni, da Lewisham, Australia, al giornalista Jean Lotus che ha costruito un lungo servizio sull’ADHD. «Basta davvero una mezz’ora di pace e di quiete in casa per creare dei problemi al futuro di tuo figlio?». I danni si riscontrano all’età di 7 anni Possono genitori che si servono di video come «Baby Einstein» e «Teletubbies» portare i loro figli al rischio di una vita passata nelle “Classi speciali” o a riempirsi di Ritalin (pericoloso e discusso medicamento per la cura dell’ADHD) da somministrare ai più piccoli? Nella sua ricerca condotta su duemila bambini, Christakis ha trovato che per ogni ora passata alla Tv nell’età compresa fra uno e tre anni, i soggetti più piccoli hanno quasi il dieci per cento in più di probabilità di sviluppare problemi di attenzione che possono essere diagnosticati all’età di 7 anni come ADHD. Un bimbo ai primi passi che invece si puppa tre ore di televisione al giorno ha il 30% in più di probabilità di avere seri difficoltà a scuola. Insonnia e ritardo nel linguaggio. Come si manifesta nelle sue forme più elementari questa malattia? Un esempio potrebbe essere quello di M., un bambino di dieci anni. Dai dati anamnestici si rivelano: l’assenza di problemi antecedenti familiari per problemi di linguaggio o inverno 2009/2010 di apprendimento; la presenza, nei primi periodi della sua vita, di un sonno irregolare con frequenti risvegli notturni. Le tappe dello sviluppo motorio sono risultate nei limiti della norma, mentre si è evidenziato un ritardo nello sviluppo del linguaggio, con lieve compromissione sia delle componenti fonologiche che di quelle semantiche e sintattiche. Con l’ingresso nella scuola elementare il bambino ha manifestato ritardo nell’apprendimento di lettura e scrittura. Frequenta regolarmente la quinta elementare, ma con uno scarso rendimento scolastico, per la presenza di cadute soprattutto nella capacità di rievocazione di racconti, di attenzione e concentrazione durante lo studio, nel ragionamento logico e nell’esecuzione dei problemi. Secondo genitori e insegnanti, il bambino ha sempre presentato difficoltà a portare avanti da solo i compiti assegnati e una tendenza a «non stare a sentire». Esistono altri modi per distrarre i figli. Il 26% dei bambini americani ha una Tv nella sua stanza, e il 36% delle famiglie americane lascia la Tv accesa quasi tutto il tempo, anche quando non c’è nessuno a guardarla. Eppure le buone notizie vengono dalla medicina: in realtà i bambini più piccoli non hanno nessun bisogno di una Tv per distrarsi, come dimostra non solo la nostra storia visto che fino a 50 anni fa siamo riusciti a farne a meno. «Il tuo bambino può crescere benissimo imparando a vivere con se stesso o a giocare sotto la tua supervisione», scrive Jean Lotus nella sua inchiesta. Lasciare i bambini da soli con la Tv non è proprio una bella idea, dice invece Nancy Hall della Yale University’s Bush Center in Child Development and Social Policy. «Ti sentiresti davvero di far passare il tempo di tuo figlio assieme a una baby sitter così speciale come il set di una televisione?». Una malattia cresciuta insieme alla televisione. Conclusioni Questa malattia colpisce il 12% dei bambini americani in età scolastica ed è cresciuta drammaticamente negli ultimi cinquant’anni. Altre ricerche avevano già dimostrato che l’ADHD era aumentata di pari passo con l’avvento della Tv nelle nostre case, a partire dagli anni 50, e che si era impennata ancora di più a partire dagli anni 80, quando sono arrivati di moda i registratori e i video per bambini. Sappiamo che la malattia è anche genetica, ma gli scienziati hanno notato che è trasversale a tutte le classi sociali, che colpisce indifferentemente senza distinzioni di reddito e cultura, e che potrebbe esserci forse una causa unica legata al suo espandersi. Quest’ultima ricerca potrebbe aver risposto a questa domanda: guardar la Tv per i bambini sarebbe un pericolo. 4 notes Domande e risposte Prendiamo spunto da una rubrica presente sul giornale In formazione della scuola di Milano (via Pini) che offre la possibilità di avere risposte a domande che spesso i genitori hanno. In questo numero prendiamo “in prestito” le risposte che maestri della Libera Scuola Rudolf Steiner hanno dato alle domande dei genitori. Proseguiamo la vita della rubrica con le vostre domande poste direttamente al Collegio degli insegnanti, o al Consiglio direttivo, portando una lettera in segretria o via Email a [email protected] Perché non va bene far riempire ai bambini le forme di colore? Il bambino è un essere che vive nel movimento, ed è attraverso di esso che acquista la capacità di pensare. Egli ama ciò che è vivo, cresce, si muove. Nei primi sette anni esprime con il disegno ciò che sta vivendo interiormente nel suo corpo fisico: la formazione degli organi, la crescita dei denti. Poi incomincia ad entrare in relazione con il mondo esterno e a rappresentarlo. Nella pittura il bambino si mette in relazione con il mondo del colore e attraverso la cura del gesto e l’atteggiamento sacro verso il proprio operare gradualmente arriva alla forma. Le forme sono quindi l’espressione del contenuto e non viceversa. Partire dal limite, dalla forma, non consente il rispetto del gesto e della modalità del bambino, privilegiando il risultato a scapito del processo. Il bambino che conquista da sé la propria forma impara a darsi i propri limiti: si “ferma” entrando in un processo creativo, come un bocciolo che sboccia, o l’onda del mare che arrivando sulla spiaggia crea un intreccio di linee nate dal movimento. Perché viene chiesto ai genitori di fare le pulizie di classe? Caratteristica della nostra pedagogia è quella di evidenziare il processo rispetto al risultato. Ciò che vale per l’apprendimento e l’educazione dei nostri figli si può trasporre anche all’ambiente in cui loro trascorrono gran parte della giornata. Il “come” vengano affrontate la cura e la pulizia dell’ambiente non è un fattore trascurabile. Coloro che sono legati affettivamente ai bambini dedicano un’attenzione ed un coinvolgimento diverso a spazi ed oggetti che vengono “maneggiati” durante le pulizie. Accanto a ciò non dobbiamo dimenticare l’importanza che ha per l’educazione di bambini e ragazzi lo sforzo che gli adulti attuano nel mettersi in gioco ed il vivere il lavoro non come merce di scambio ma come libera scelta. È quest’ultimo un ideale forse non ancora acquisito dalla nostra generazione, ma auspicabile per lo sviluppo sociale dei futuri uomini di domani. Nel secondo settennio il gesto dell’autorità amata (genitore o maestro) è di stimolo (la mamma inverno 2009/2010 cura la scuola, ama la scuola, quindi, io amo la scuola). Nel primo settennio il legame con la famiglia è ancora determinante, il bambino condivide con la madre azioni e abitudini: l’asilo pulito dai genitori diviene l’auspicabile continuazione dell’ambiente familiare. Senza contare la bizzarria delle maestre d’asilo che vedono nanetti ed ondine ovunque che vogliono essere trattati con riguardo! Perché le nostre bambole sono così “semplici”? Secondo la pedagogia steineriana per raggiungere l’obiettivo di far lavorare l’interiorità del bambino potrebbe essere sufficiente per giocare un semplice straccio arrotolato, da utilizzare come bambola. Quanto più si avvicina al bambino qualcosa di archetipico e non caratterizzato, tanto più lo si lascia nella libertà e nella possibilità di liberare la fantasia. L’immagine della bambola deve essere personale, deve in altre parole appartenere all’io del bambino. Non deve essere condizionata dall’esterno. Ecco perché non è proponibile nelle scuole Waldorf una bambola con gli occhi di plastica che si aprono e si chiudono, con le sopracciglia finte e le labbra pronunciate o dipinte di rosso. Nel presentare i giochi è bene cercare di evitare le sovrapposizioni di immagini, esattamente il contrario di quanto avviene con il cartone animato, che è qualcosa che giunge al bambino dall’esterno e in maniera molto definita. 5 pedagogia Circo e pedagogia, giocoleria e bambini, alla scuola Waldorf Maestra Luciana Cacioli Un fascino misterioso sembra emanare dall’attività circense che, da un lato appaga il piacere per il gioco e il movimento, da un altro fornisce la motivazione ad acquisire abilità artistiche personali. Il valore pedagogico delle arti circensi, esercitate durante o in corsi paralleli all’attività scolastica, sta soprattutto nell’esercizio di abilità fisiche quali destrezza, equilibrio, senso del ritmo, capacità di immedesimazione e improvvisazione. La caratteristica di queste attività è l’apprendimento attivo, l’imparare col corpo e attraverso l’esperienza, studi recenti dimostrano che l’abilità fisica è strettamente relazionata con lo sviluppo di capacità emotive e intellettuali. Nella pedagogia Waldorf ritroviamo questi pensieri alle fondamenta stessa del percorso educativo: “Tutto quello che nell’essere umano è la cosiddetta formazione spirituale e animica, che mira all’astrazione, può provenire solo in modo innaturale da una lezione frontale. La formazione deve procedere dal modo con cui ci si può muovere con il proprio corpo.” (Rudolf Steiner, V conferenza, 26 aprile 1920, O.O. 301). Poiché l’esperienza corporea costituisce la base per lo sviluppo di un sano senso dell’Io e del valore di sé, il fine pedagogico delle attività circensi non è l’apprendimento dei movimenti ma l’apprendere attraverso il movimento. Cosa dunque insegniamo ai bambini attraverso la giocoleria, l’acrobatica, l’equilibrismo e la clowneria? In generale possiamo affermare che per diventare padroni di un particolare esercizio artistico è necessario essere in grado di padroneggiare ciò che devono compiere mani e piedi in una sequenza che si sviluppa nel tempo e nello spazio, possiamo ben chiamare questa capacità che deve sviluppare l’Io del bambino: “pensiero dinamico”, siamo di fronte a una situazione in cui l’attività esterna risveglia un processo interiore. Inoltre la sequenza di esercizi progressivamente più difficili mette continuamente il bambino, ragazzo di fronte a nuove sfide: si alternano così il sentimento e la gioia del successo al procedere con costanza verso il superamento di nuove incertezze. Possiamo ben vedere quale palestra questa sia anche per il crescere e il rafforzarsi della volontà individuale. Guardiamo ora più nel dettaglio le diverse inverno 2009/2010 discipline anche per comprendere qual è l’età giusta per affrontarle. L’acrobatica di posizione è quella disciplina in cui vengono impiegate soprattutto delle forze fisiche, in particolare muscolari. Gli acrobati devono sviluppare fiducia negli altri e capacità di sopportazione del peso e della fatica a beneficio del gruppo. Immaginiamo una piramide umana chi è sotto sente una grande responsabilità deve tollerare il peso e mantenere l’equilibrio e il sostegno. Chi è sovrastante deve sperimentare la spinta verso l’alto e riuscire ad adattarsi, con leggerezza e intuitività alle nuove condizioni di instabilità trovando l’equilibrio. Nell’acrobatica di movimento, con i suoi salti, capriole e ruote, il corpo deve sviluppare elasticità e slancio per sollevarsi dalla pesantezza terrestre, acquistando leggerezza. Ciò presuppone oltre lo sviluppo della forza fisica, un’ estrema consapevolezza della successione dei movimenti, che vanno controllati nella loro rapida successione, e la capacità di controllare e superare la paura. Riuscire a sperimentare questo momento di leggerezza ed eleganza, vincendo la gravità, dona grande gioia e consolida la forza d’animo nell’affrontare le difficoltà della vita. La giocoleria ha la sua centralità nell’unirsi di ritmo e forma: veli, palline, clave e ogni altro oggetto devono essere lanciati tenendo conto del loro peso e calibrando la forza del lancio con l’effetto della ricaduta. Nello spazio viene disegnata una forma, la mano e via via tutto il corpo devono entrare in un movimento rapido, ma del tutto ritmico ed armonico, in cui l’Io resti pienamente sveglio e cosciente. Appare evidente come l’esercizio della destrezza porti allo sviluppo di un pensiero mobile e intuitivo e a un equilibrio del movimento e dei gesti. 6 pedagogia Nell’equilibrismo, che richiede invece movimenti ridotti e lievi, la più importante abilità da conquistare è la tranquillità, l’equilibrio interiore anche nelle situazioni di completa incertezza. Come anche nelle discipline da “contact”, quel che affascina è il movimento divenuto quiete, in cui l’artista domina completamente il proprio corpo e l’attrezzo. Per raggiungere ciò è necessaria la consapevolezza della posizione di ogni articolazione, il controllo del tono di ogni muscolo coinvolto nell’azione e il perfetto bilanciamento del proprio peso corporeo, ma anche la capacità di affidarsi lanciandosi senza sicurezze verso il nuovo e l’ignoto, solo dopo molte prove si riuscirà a incedere calmi e solenni su una fune o a muoversi disinvolti sul monociclo. La clowneria necessita dell’arte di improvvisare: il clown reagisce agli eventi in modo sempre nuovo, inaspettato, fuori dagli schemi, la sua fantasia è una sorgente zampillante che trasforma oggetti e situazioni. Il clown, come un bambino che non ha ancora imparato le lezioni della vita, reagisce sempre a partire dal sentimento, aprendosi a possibilità sempre nuove e sempre pronto a ricominciare. Nella clowneria bisogna imparare attraverso esercizi di percezione sensoriale e improvvisazione a mantenere la propria anima aperta al mondo, pronta a viverlo e rappresentarlo in tutte le sue gioie e i suoi dolori. Laddove le arti di destrezza rendono inseriti e padroni del mondo fisico, la clowneria rende aperti e ricettivi al mondo dell’anima e nella loro unione si completano reciprocamente. La VI classe quest’anno ha avuto una grande possibilità: Daniele Nash, ex alunno della nostra scuola, avendo appena concluso una scuola triennale di Teatro di movimento, la “Scuola Teatro Dimitri” di Verscio in Svizzera, ha avuto il tempo e l’opportunità di condurre i ragazzi in una vera esperienza nelle arti circensi, che si è conclusa con uno spettacolo offerto alla scuola. Per sei settimana gli alunni della VI si sono esercitati almeno un’ora. Ecco i loro pensieri. La nostra esperienza di Circo è stato un periodo strano ma bello: ogni mattina ad esercitare, sempre! (Dario) Quando scendevamo nel salone per le prove sentivo una gran gioia dentro di me e poi quando il maestro mi insegnava la giocoleria ero felice. (Jacopo) Daniele ci ha insegnato ad esprimerci con il corpo tramite capriole, ruote, verticali, figure statiche, ritmo (Petra) Abbiamo imparato a fare le capriole, ma non come già sapevamo, ma velocissimi e alzandoci in piedi, poi la giocoleria con i veli colorati e via via, chi imparava, con le palline. (Greta) Un’altra cosa che Daniele ci ha insegnato è stata il mimo, non è facile fare una scena senza parlare! (Marcello) Tutti sapevamo infine fare qualcosa, in questo modo abbiamo creato uno spettacolo di ritmo, acrobazie e giocoleria. (Lara) Grazie alla pazienza e la bravura del maestro ce l’abbiamo fatta, ma anche grazie a noi. (Jacopo) inverno 2009/2010 Segnaliamo volentieri questo sito internet, perché particolarmente curato e ricco di stimoli e testimonianze del “mondo Waldorf”: foto, video, libri, canti e spartiti, poesie, articoli, link ad altri siti e un blog. E una particolare attenzione al mondo del circo e della giocoleria, vissuto da due insegnanti steineriani. Nel “chi sono” e nel “chi siamo”, che qui riproponiamo, si coglie l’atmosfera che dà vita al sito. • chi siamo? Ciao siamo Luca ed Elena, una coppia di insegnanti della "Scuola Steiner Waldorf Aurora" di Cittadella: abbiamo frequentato ad Assisi dei corsi per insegnare la giocoleria e l’arte del circo ai bambini, e dal 1998 facciamo spettacoli, laboratori di circo, stage e centri estivi nelle varie città d’Italia. • chi sono? Mi chiamo Luca Gastaldello sono nato nel 1973 a Sant’Anna Morosina, un piccolo paese in provincia di Padova. Ho insegnato otto anni come maestro di classe alla scuola Steiner Waldorf di Cittadella e durante l’anno sabbatico, al termine del mio primo ciclo di insegnamento, ho viaggiato in vari paesi del mondo. Quei 45.000 km con lo zaino in spalla, viaggiando in Brasile, Argentina, Uruguay, Cile, Nuova Zelanda, Australia, Thailandia e Inghilterra mi hanno profondamente cambiato. Attualmente insegno a Cittadella, collaboro con altre scuole, associazioni e con l'Accademia Aldo Balgero (vedi sito) per la formazione degli insegnanti Waldorf ad Oriago. www.lucaedelena.com È stato bello organizzare uno spettacolo di circo, richiede lavoro e ci si impegna… È bellissimo quando gli acrobati volteggiano in aria e dalle tasche dei clowns esce di tutto. Mi piace il circo perché fa ridere la gente. (Anita) Credo che questa esperienza rimarrà sempre dentro di noi. Abbiamo avuto qualche incidente ma non ci siamo mai scoraggiati. (Allegra) Quando Daniele se ne è andato noi ci siamo impegnati per rifare lo spettacolo da soli e ci siamo riusciti meglio di prima. (Francesco) Questi due mesi sono stati ricchi di sfide, sfide con noi stessi, divertimento e voglia di imparare nuove cose. (Tao) A me è piaciuto talmente tanto che un mese dopo ho iniziato le lezioni di ginnastica artistica. (Lorenzo) Per me è stata un’esperienza bella che mi ha insegnato a seguire il ritmo musicale. (Davide) Daniele verrà forse di nuovo e io non vedo l’ora di rivederlo e di imparare nuove cose! (Alberto) 7 pedagogia Laboratorio di fiabe: racconto e disegno Maestro Eduardo Costagliola I contenuti, le modalità, gli ideali dell’insegnamento praticato nelle scuole Waldorf possono essere conosciuti attraverso le diffuse pubblicazioni e articoli reperibili in tutto il mondo e in svariate lingue. Le letture, lo studio, la partecipazione a conferenze sull’argomento non possono sostituire il valore dell’esperienza diretta per una più valida comprensione, a cui certamente molti genitori aspirano. Alla domanda di più valida comprensione le scuole Waldorf tentano di rispondere offrendo occasioni di lezioni aperte agli adulti interessati. La nostra scuola ha organizzato recentemente delle lezioni all’interno delle classi dove non vi erano bambini ma adulti, di cui una parte genitori della scuola, una parte genitori esterni alla scuola interessati a valutare una possibile iscrizione dei propri figli. I genitori sono entrati in classe silenziosamente e in punta di piedi hanno preso i posti, di solito occupati dai bambini. L’insegnante ha acceso una candela e ha iniziato a raccontare una fiaba dei fratelli Grimm: “Gli Gnomi”. Si è creata un atmosfera ideale per l’ascolto e per partecipare ad un momento delle giornate dedicate ai bambini di prima classe. Il povero calzolaio, sua moglie e gli gnomi sono diventati protagonisti invisibili ma ben presenti, visti gli sguardi, i sorrisi e la gioia dei genitori. Come si fa con i bambini, non ci sono state spiegazioni precedenti o seguenti il racconto, per far parlare l’esperienza. Nel corso del racconto è stata aperta una tendina che copriva un immagine disegnata, raffigurante un momento della fiaba e a conclusione i genitori, usando gli strumenti quotidiani dei bambini, blocchetti di cera e cartoncino, senza esitazioni e con molta cura hanno creato i loro disegni. In prima classe i bambini osservano l’immagine e il giorno dopo guidati dal maestro, grazie alle buone capacità d’imitazione, con le loro mani disegnano le figure delle amate fiabe. I bambini delle prime classi imparano attraverso l’imitazione inverno 2009/2010 e con l’ascolto delle fiabe traggono un nutrimento essenziale ricco di saggi significati simbolici. Con le fiabe e i racconti si introduce la scrittura e le lettere non vengono proposte come forme astratte ma nascono da immagini e da sentimenti. Dalle fiabe si traggono spunti per dar vita a piccole recite e si compongono canti i cui testi riprendono le storie. Nelle scuole Waldorf le fiabe dei fratelli Grimm vengono raccontate in asilo e in prima classe, sono preferite ad altre, in esse i bambini ritrovano esperienze, personaggi e ideali che fanno emergere in loro le migliori forze vitali. L’insegnamento immaginativo aiuta i bambini anche nei successivi anni dell’adolescenza stimolando volontà e interesse per il mondo e attivando lo sviluppo della maturità sociale. La fiaba degli gnomi presenta valori umani riconoscibili dal bambino. Il calzolaio ridotto in povertà si affida al lavoro e alla speranza di un futuro migliore. Gli gnomi, senza chiedere nulla in cambio, aiutano il calzolaio e la moglie che grazie a clienti generosi, disposti a pagare il doppio le scarpe, dopo qualche tempo divennero benestanti. Alla fine il calzolaio e la moglie con tanta gratitudine ricompensano gli gnomi per l’inaspettato aiuto. Le fiabe sono strumenti preziosi a diposizione dell’insegnamento e fra i tanti titoli si può scegliere quello più adatto al momento in cui si trova la classe, in base anche all’età dei bambini; possono essere utilizzate come mezzo per comunicare ai bambini l’importanza di certe azioni e anche le regole di convivenza. I bambini ascoltano a bocca aperta le fiabe e le immagini sono certamente più feconde delle spiegazioni a parole che non aiutano il bambino né la sua capacità d’ascolto. Conclusa l’esperienza in classe i genitori hanno generosamente ringraziato l’insegnante; è stato bello osservarli uscire dalla classe, con in mano i disegni, allegri e gioiosi come bambini. 8 una fiaba Gli Gnomi (da www.grimmstories.com) Un calzolaio, senza sua colpa, era diventato così povero che non gli restava altro se non un pezzo di cuoio per fabbricare un paio di scarpe. Le tagliò di sera per farle il giorno dopo; e siccome aveva la coscienza pulita, andò tranquillamente a letto, si raccomandò a Dio e si addormentò. Al mattino, dopo aver detto le sue preghiere, volle mettersi al lavoro; ed ecco che le scarpe erano sulla tavola bell’e pronte. Egli non seppe che dire dalla meraviglia e, quando si avvicinò per osservarle, vide che erano fatte magistralmente: non c’era un punto sbagliato; un vero capolavoro. E quello stesso giorno venne pure un compratore, al quale le scarpe piacquero tanto che le pagò più del dovuto; così con quella somma il calzolaio potè acquistare cuoio per due paia di scarpe. Le tagliò la sera per mettersi al lavoro di buon mattino, ma non ne ebbe bisogno poiché‚ quando si alzò, erano già pronte e non mancarono neanche i clienti che gli diedero denaro a sufficienza per comprare cuoio per quattro paia di scarpe. Egli le tagliò di nuovo alla sera e le trovò pronte al mattino; e si andò avanti così: quello che egli preparava la sera, al mattino era fatto, sicché‚ ben presto egli divenne un uomo benestante con tutto il necessario per vivere. Ora accadde che una sera, verso Natale, l’uomo aveva appena finito di tagliare il cuoio e, prima di andare a letto, disse a sua moglie: “Che ne diresti se stanotte stessimo alzati, per vedere chi ci aiuta così generosamente?” La donna acconsentì e accese una candela; poi si nascosero dietro gli abiti appesi negli angoli della stanza e stettero attenti. A mezzanotte arrivarono due graziosi omini nudi; si sedettero al tavolo del calzolaio; presero tutto il cuoio preparato e con le loro piccole dita incominciarono a forare, cucire, battere con tanta rapidità, che il calzolaio non poteva distogliere lo sguardo, tutto meravigliato. Non smisero finché non ebbero finito e le scarpe non furono bell’e pronte sul tavolo; poi, prima che spuntasse il giorno, se ne andarono via saltellando. Il mattino dopo la donna disse: “Gli omini ci hanno fatti ricchi, dovremmo mostrarci riconoscenti. Mi rincresce che se ne vadano in giro senza niente da mettersi addosso e che debbano gelare. Sai cosa farò? Cucirò loro un camicino, una giubba, un farsetto e un paio di calzoncini, e farò un paio di calze per ciascuno; tu aggiungici un paio di scarpette”. L’uomo fu ben contento e la sera, quando ebbero terminato tutto, misero sul tavolo i regali al posto del cuoio; poi si nascosero per vedere che faccia avrebbero fatto gli omini. A mezzanotte giunsero di corsa tutti e due e volevano mettersi subito a lavorare, ma quando videro i vestiti mostrarono una gran gioia. Li indossarono in fretta e furia, poi fecero capriole, ballarono e saltarono fino a quando uscirono dalla porta. Da allora non tornarono più, ma il calzolaio se la passò bene tutta la vita. inverno 2009/2010 9 esperienze Le stelle in VII classe Maestra Daniela Valentini La volta celeste induce nell’osservatore umano un senso di misterioso stupore di fronte ad uno spettacolo che ogni notte si rinnova, un viaggio da est verso ovest di stelle, che non sono tutte uguali. Gli osservatori attenti, nell’antichità, impararono a distinguere le stelle e poi a riconoscerle. Alcune divennero stabili punti di riferimento (stella Polare), altri,misteriosi obiettivi di puntamento nelle piramidi (Sirio, Orione), altre ancora, le ‘stelle fisse’ della cintura dello zodiaco, le 12 costellazioni legate al ritmo del sole. Lo sviluppo dell’umanità, soprattutto nel periodo post-ellenico, nel medioevo con gli Arabi e poi nell’età moderna con le osservazioni scientifiche di Tycho Brahe, vede nel crescere delle conoscenze astronomiche un’importante tappa dello sviluppo del sapere umano. Nel piano di studi della scuola Waldorf, in VII classe, quando anche da un punto di vista storico viene trattata la storia dal medioevo all’età modena, una epoca scientifica è proprio quella di astronomia. Un’epoca di astronomia è un’epoca di osservazione e di osservazioni ragionate. Il ragazzo di 13 anni vive con ammirazione e stupore le esperienze nel mondo dei fenomeni naturali, ma comincia ad avere la capacità di trarre delle conclusioni. Tanto più ha la possibilità di vivere con esperienze concrete queste osservazioni, di essere toccato nell’anima, tanto più forte sarà in lui il desiderio di conoscere e di allargare i suoi orizzonti. L’orizzonte, che si è trovato ad osservare la VII classe della scuola Waldorf di Palermo, durante il campo astronomico svoltosi tra il 18 e il 20 novembre 2009, è stato quello che si dispiega tra Giuliana (est) e Sambuca e il lago Arancio (ovest), nel centro-sud della Sicilia. Il programma di studio prevedeva due notti di osservazioni, in quattro tappe ciascuna. Dapprima gli alunni hanno fatto il disegno, su grandi fogli, dell’orizzonte visibile dal terrazzo della casa-scuola che ci ospitava, sopra il quale, dopo le osservazioni, si sarebbero potute indicare le stelle viste e riconosciute. Durante l’epoca in classe avevamo disegnato inverno 2009/2010 alcune costellazioni, che avremmo potuto riconoscere durante l’escursione. Il lavoro si è svolto in parte singolarmente in parte in piccoli gruppi, tutti hanno disegnato i loro orizzonti, tutti si sono orientati nelle quattro direzioni cardinali, tutti hanno osservato e riconosciuto alcune stelle e costellazioni che alle varie ore di osservazione si stagliavano lucenti e particolari. Il cielo invernale si è mostrato davanti ai nostri occhi limpido e sfavillante. Le uscite in terrazza si sono susseguite secondo i programmi stabiliti: la prima al tramonto, poi alle 19.30, alle 22.00, alle 24.00 e alle 5.00 fino all’ alba. La fortuna ci ha assistiti dal momento che quei due giorni c’è stato un breve periodo di bel tempo in mezzo ad un periodo di piogge e tempo nuvoloso. Quale sorpresa e quale eccitazione nel vedere e riconoscere la stella Polare, che è rimasta sempre sopra una certa cima montuosa, nella direzione nord; il Grande Carro e Cassiopea, che nel corso della notte si sono disposti in modo diverso e il sorgere da est e, via via il salire, delle Pleiadi del Toro, di Castore e Polluce dei Gemelli, la brillante Capella, il triangolo estivo delle luminose Altair, Vega e Deneb, la splendida cintura di Orione e poi… sorpresa: le stelle cadenti! L’evento del passaggio delle leonidi, uno sciame meteorico passante dalla costellazione del Leone. I ragazzi e le ragazze imbacuccati nelle loro giacche a vento con i cappellini di lana e i guanti, hanno vissuto l’emozione della sorpresa, il piacere della scoperta, la soddisfazione del riconoscere le stelle, che hanno riportato sopra i loro orizzonti, precedentemente disegnati e dipinti. Il lavoro di ‘fotografare’, con occhi e matite colorate, il cambiamento della posizione delle stelle nel cielo sopra l’orizzonte è stato poi definito e completato in classe, al rientro. Il gruppo classe ha vissuto anche tre giorni di amalgamanti attività sociali. Il lunedì, al rientro a scuola, si leggeva sui loro volti sorridenti e soddisfatti, quanto l’esperienza fosse stata bella e salutare, insieme si è realizzata una nuova tappa di conoscenza e di crescita. 10 salute Inverno! Con la primavera imminente Qualche consiglio dalla medicina antroposofica* Stephan Heinzmann (medico scolastico della scuola Waldorf di Palermo) La medicina * antroposofica è stata fondata, con medici, da Rudolf Steiner nel 1920. Da allora esistono, in Germania e Svizzera, cliniche e ospedali pubblici di questo orientamento. La medicina antroposofica applica il metodo della ricerca scientifica allo studio della parte vivente, animica e spirituale dell'uomo, ampliando così la medicina che si occupa della parte fisica. Ne risulta una qualità di conoscenza che cerca di comprendere i processi fisiologici e patologici come un interagire armonico o disarmonico della parte animicaspirituale con la parte fisicavivente. A questo scopo è necessario studiare i molteplici rapporti fra la natura umana e la natura esterna, considerando anche influenze di forze dell'ambito cosmico. Da questo studio si aprono anche nuove possibilità per la ricerca sui farmaci e su terapie non farmacologiche... Dalla Candelora comincia di nuovo a circolare la linfa negli alberi, pervadendoli di nuova vita. È anche il periodo nel quale molti adulti e sempre più bambini cominciano a essere inondati di linfa, in posti però fuori luogo come naso, occhi, gola, petto, determinando i sintomi noti come “allergia”. Le malattie allergiche come la dermatite atopica, la rinocongiuntivite allergica, l’asma allergica sono in costante aumento fra i bambini, ne sono per esempio, in Svizzera, affetti piu del 10 %. Le cause sono diverse: dalla genetica, alla gravidanza, l’alimentazione, a fattori ambientali come l’inquinamento dell’aria, acari, il cloro nell’acqua delle piscine ecc. Bambini che seguono uno stile di vita “antroposofico” risultano statisticamente meno colpiti dalle malattie allergiche. Alcune caratteristiche di questo stile di vita sono per es. un uso restrittivo degli antipiretici e degli antibiotici. (The Lancet 1999; 353:1457-1458; Journal of Allergy 2006; 117:59-66) Uno studio del 2006 su migliaia di bambini in Germania ha rilevato l’importanza del movimento nella prevenzione e cura delle malattie allergiche. Moderata attività fisica riduce la quantità di mediatori dell’infiammazione, della digestione immunologica, che sono correlati con la insorgenza e con la intensità dei sintomi. Gli asmatici dovrebbero, secondo questo studio e se le loro condizioni lo consentono, fare attività fisica 3-5 volte la settimana per 20-30 minuti. Questa attività migliora la performance cardio-circolatoria e la loro qualità della vita, viene ridotta anche l’incidenza dell’asma da sforzo. Esercizi regolari sembrano agire positivamente per la loro componente ritmica, intervenendo sui sintomi della malattia. Molto noto è anche uno studio che ha dimostrato la ridotta incidenza di malattie allergiche in popolazioni rurali, più esposti a potenziali allergeni naturali, ma abituati sin da piccoli a “digerirli”. I caratteristici sintomi come l’aumentata inverno 2009/2010 secrezione mucosa, il gonfiore, il rossore e calore con conseguente bruciore e infiammazione di naso, occhi e bronchi mostrano una inondazione del sensorio con attività tipiche della zona del ricambio, dove sono fisiologiche. Costituzionalmente appaiono piu colpiti bambini con una prevalenza del sistema dei nervi e dei sensi. La spesso eccessiva stimolazione odierna di questo lato dell’organismo attraverso i media, l’educazione intelletualistica, la noia, possono accentuare ulteriormente questa preponderanza, e l’allergia diventa come una reazione patologica. L’attività fisica invece porta la vitalità di questi bambini di nuovo nel movimento, negli arti, nel polo dell’azione e della volontà. L’intenzionalità si sposta da interessi eccessivamente “di testa” verso l’attività nel mondo, che perde così qualcosa della sua estraneità, allergenicità. Nell’allergia schegge di mondo riescono a passare, perche le mucose anziché funzionare come barriere filtranti, agiscono come organi di senso, che per essere tali, fanno entrare il mondo esterno inalterato, sono come golfi del mondo esterno dentro di noi. Il sistema immunitario reagisce come può, la rezione allergica è un tentativo frustrato di digestione, nella testa. Una vera terapia cercherà, oltre a mitigare i sintomi, di mettere le cose a posto: digestione nel ricambio, attività sensoriale negli organi di senso. Il saper diventare tutt’uno col mondo grazie ai sensi e il saperlo digerire e rimanere noi stessi grazie al ricambio. 11 bacheca Pensieri, lettere, edizioni, appuntamenti* Scossa di coscienza di Massimo Gramellini in “La Stampa” del 15 gennaio 2010 La scuola Steiner-Waldorf di Avignone (Francia), offre i suoi edifici in affitto per le famiglie Waldorf e amici, durante le vacanze estive (luglio, agosto). LABIBLIOTECA DELLASCUOLA ÈAPERTA informazioni presso la segreteria e su www.scuolawaldorfpalermo.it Miti antichi raccontati da Charles Kovacs Questo è un modo per aiutare la scuola, offrendo la bellezza della Provenza, i suoi siti culturali, il clima, i festival artistici ... Vicino alla scuola (entro 5 km): equitazione, pesca, piscina pubblica, passeggiate in campagna, molti famosi monumenti storici Patrimonio Mondiale dell’Unesco (da15 a 50 km), teatro, danza, musica, festival e opere; montagna (35 km), spiagge (80 km). I nostri edifici saranno suddivisi in 4 spazi abitativi indipendenti, ciascuno con giardino privato o sul cortile, offrendo l'opportunità di incontrarsi con le famiglie Waldorf di altri paesi! A presto in Provenza! Per contatti e prenotazioni: [email protected] sito: http://web.me.com/ecolersa Miti antichi raccontati da Charles Kovacs edizioni Ciò che sarà raccontato in questo libro, proviene da tempi e da popoli antichi, ma coinvolge ancora oggi anche noi. Il mito vive nel profondo dei tempi e consente di rivolgere lo sguardo alle radici originarie dell’anima umana. L’interesse per la mitologia è innato nell’uomo. Quando si narrano questi racconti primordiali bisogna imparare a immergersi con il pensiero nella particolarità della loro essenza per comprenderli in un senso più ampio. Allora essi porteranno la nostra immaginazione, quasi con leggerezza, lì dove potremo vivere il mutamento della consapevolezza umana nel corso della Storia. Il fatto che i miti antichi siano raccontati nelle scuole Waldorf quale introduzione all’insegnamento della Storia, va visto nel contesto della storia dell’evoluzione dell’umanità e, allo stesso momento, anche come parte dello sviluppo individuale dell’uomo. Edizioni educazione Waldorf per acquisti contattare la segreteria della Federazione delle Scuole Steiner-Waldorf in Italia. Tel. 051 383119 [email protected] * Prossimi appuntamenti venerdì 19 marzo Gruppo 0-3 anni ore 20,30 Teatro Tre, Il sabato, dalle ore 10 alle ore 12.30, le maestre via Notarbartolo dell’asilo propongono incontri rivolti a genitori l’VIII classe presenta: di bambini d’età compresa da 1 a 3 anni, per La fanciulla permettere ai bambini di giocare in un ambiente dal mondo accogliente, con materiali semplici e naturali e, delle fate o inoltre, dare occasione agli adulti di conoscere Il contadino meglio la pedagogia steineriana. milionario i prossimi incontri: di Ferdinand Raimund fiaba romantica con 20 febbraio “Essere madre”, con Pina Cipolla canto in tre atti 20 marzo uno sguardo sugli asili Waldorf, con la maestra Rosaria Giacopelli 17 aprile un'immagine sul percorso scolastico Bazar di Pasqua nella scuola Waldorf, con la maestra Camilla tutti i mercoledi Maggi ore 15 22 maggio ultimo incontro, piccola festa e saluti laboratorio bazar sabato 27 marzo inverno 2009/2010 Sconvolto dagli effetti apocalittici del terremoto di Haiti, sono andato in cerca di informazioni per scoprire com’era la vita nell'isola, fino all’altro ieri. Ho appreso che l'ottanta per cento degli haitiani vive (viveva) con meno di un dollaro al giorno. Che il novanta per cento abita (abitava) in baracche senza acqua potabile né elettricità. Che l'aspettativa di vita è (era) di 50 anni. Che un bambino su tre non raggiunge (raggiungeva) i 5 anni. E che, degli altri due, uno ha (aveva) la certezza pressoché assoluta di essere venduto come schiavo. Se questa è (era) la vita, mi chiedo se sia poi tanto peggio la morte. Ma soprattutto mi chiedo perché la loro morte mi sconvolga tanto, mentre della loro vita non mi è mai importato un granché. So bene che non possiamo dilaniarci per tutto il dolore del mondo e che persino i santi sono costretti a selezionare i loro slanci di compassione. Eppure non posso fare a meno di riflettere sull’incongruenza di una situazione che - complice la potenza evocativa delle immagini - mi induce a piangere per un bambino sepolto sotto i detriti, senza pensare che si tratta dello stesso bambino affamato che aveva trascorso le ultime settimane a morire a rate su quella stessa strada. Così mi viene il sospetto che a straziarmi il cuore non sia la sofferenza degli haitiani, che esisteva già prima, ma il timore che una catastrofe del genere possa un giorno colpire anche qui. Non la solidarietà rispetto alle condizioni allucinanti del loro vivere, ma la paura che possa toccare anche a me il loro morire. Crescere armonicamente Le esperienze che il bambino deve incontrare nei giusti momenti della sua crescita Incontro-seminario con la Maestra Charlette Fallé Martedì 16, mercoledì 17 e venerdì 19 marzo ore 15.00-16.30: conferenza ore 16.45-18.00: lavoro artistico, pittura/disegno con una maestra della scuola Sabato 20 marzo ore 10.00-11.30: conferenza ore 11.45-13.00: lavoro artistico, pittura/disegno con una maestra della scuola ore 15.00-16.00: conferenza ore 16.15-17.30: lavoro artistico, pittura/disegno con una maestra della scuola ore 17.30-18.00: conclusione 12