inverno2009/2010 - Scuola Waldorf Palermo

Transcript

inverno2009/2010 - Scuola Waldorf Palermo
giornale della scuola Waldorf di Palermo
90145 Palermo via F. Parlatore 20
Tel. e fax 091 226208
www.scuolawaldorfpalermo.it
2
words
Marc Chagall
3
mondo
Bambini, Tv, e nuovi media
5
notes
Domande e risposte
6
8
9
pedagogia
Circo e pedagogia, giocoleria e bambini,
alla scuola Waldorf
Maestra Luciana Cacioli
Laboratorio di fiabe: racconto e disegno
Maestro Eduardo Costagliola
una fiaba
Gli Gnomi
esperienze
10 Le stelle in VII classe
Maestra Daniela Valentini
salute
11 Inverno! Con la primavera imminente
Stephan Heinzmann (medico scolastico)
bacheca
12 pensieri, lettere, edizioni, appuntamenti
inverno2009/2010
Anapest
Periodico di informazione,
collegamento e promozione
delle scuole Waldorf in Italia
Numero 2, febbraio 2010
Anapaestus latino, αναϖπαιστοσ greco.
Piede metrico composto di due sillabe corte e seguìto lungamente da un’una.
Lo troviamo nella poesia, nella musica, e nell’euritmia.
Vive nell’indivuo ma è corale, accompagna tutti noi, genitori, insegnanti
e bambini delle scuole Waldorf.
Nel 1987 nasce la Libera
Scuola Waldorf di Palermo,
nella forma di una associazione
tra genitori e insegnanti con un
piccolo asilo, da cui si è sviluppata
la scuola con le sue otto classi.
La scuola fa parte di un
movimento internazionale
con più di 1000 Scuole Waldorf,
ispirate ai principi della
pedagogia steineriana.
Secondo questa pedagogia
l’essere umano viene considerato
non solo come portatore di idee
e pensieri, ma soprattutto
di sentimenti e di spiritualità.
L’educazione per essere completa
deve dunque interessare il corpo,
l’anima e lo spirito, attraverso
la cura del pensare, del sentire
e del volere.
La pedagogia Waldorf, pone al
centro lo sviluppo armonioso
del bambino, nel rispetto delle
sue fasi di crescita.
L’insegnamento delle materie
intellettuali è costantemente
affiancato a quello delle materie
artistiche e manuali,
alternandosi con un ritmo ben
preciso. Il ritmo, legato al respiro,
è un elemento fondamentale già
in asilo, dove si alternano gioco
libero e attività strutturate,
come i girotondi, il disegno,
fare il pane, ecc.
È importante per i piccoli
bambini l’assenza di stimoli
intellettualmente precoci, fulcro
dell’attività educativa piuttosto è
il rivolgersi alle sue forze imitative.
Forse esiste una vita diversa
uno sguardo diverso
un occhio diverso...
Forse esistono dimensioni
che l’occhio da solo non sa vedere.
Tutto il nostro mondo interiore è realtà,
forse perfino più reale del mondo esterno.
Marc Chagall
Per dare al bambino in età
scolare un ambiente sicuro in cui
possa sviluppare armoniosamente
le sue facoltà, l’insegnante di
classe lo accompagnerà per gli
otto anni del ciclo della scuola
primaria, avvalendosi di
insegnanti specializzati per le
materie manuali, di movimento
e per le lingue straniere.
L’insegnamento delle materie
principali (scrittura, calcolo,
storia, scienze e altro) si svolge
in epoche: per 3 o 4 settimane,
nelle prime ore, si studia la stessa
materia con lo scopo di
concentrare su di essa forze e
attenzione, con continuità, per
poi lasciare “riposare” ciò che si è
appreso. Nelle due, tre ore dopo
la pausa, seguono le materie che
hanno bisogno di un esercizio
regolare, come le lingue
straniere, il lavoro manuale, la
musica, l’euritmia, la ginnastica.
Crescendo insieme, i bambini
vivono la loro classe come
entità sociale, in cui ognuno
può sviluppare delle capacità,
superare le difficoltà e crescere
nella propria individualità.
inverno 2009/2010
2
mondo
Bambini, Tv, e nuovi media
Questo articolo è
tratto dal sito
internet del
quotidiano La
Repubblica.
Sono impressionanti
i numeri che
vengono citati, e la
consapevolezza che
sicuramente anche i
nostri figli siano
dentro queste
statistiche...
L’indagine condotta dalla Società italiana di
Pediatria su un campione di 1300 studenti
tra i 12 e i 14 anni
Adolescenti stregati da internet e tv
Il 7% sta quattro ore al giorno al monitor
La televisione si guarda a pranzo e in chat si
parla con “chissàchi”. Aumentano i rischi e
diminuisce la percezione del pericolo
di Giulia Cerino
Nuovi scenari,
strumenti in
evoluzione,
nuovi media.
Come attrezzarci,
come educatori e
genitori?
Proponiamo a
seguire un articolo
del 2004, ma
crediamo ancora
attuale, sugli effetti
dell’esposizione alla
Tv di bambini sotto
i tre anni, e gli
effetti nella crescita.
www.repubblica.it del 18 dicembre 2009
ROMA - Numero di telefono, foto (anche provocanti), proposte di sesso online e disponibilità
a incontrare di persona sconosciuti con sempre
maggior disinvoltura. Circa il 7% degli adolescenti italiani passa in media quattro ore al giorno davanti a un monitor e, così facendo, si trascina dietro tutta una serie di comportamenti negativi. A denunciarlo è l’idagine “Abitudini e Stili
di vita degli adolescenti 2009” svolta dalla Società italiana di pediatria su un campione di 1300
studenti delle scuole medie inferiori e superiori
di età compresa tra i 12 e i 14 anni.
I risultati emersi dallo studio sono preoccupanti.
Gli adolescenti sono sempre più autonomi, assumono facilmente atteggiamenti rischiosi e si fidano sempre di meno di mamma e di papà. Questa
indagine, sottolinea Alberto Ugazio, presidente
della Società italiana di pediatria, “si propone
proprio di fornire un contributo scientifico alla
‘comprensione’ degli adolescenti”.
Il computer è sempre più “personal”. Gli adolescenti hanno sempre utilizzato internet. Tuttavia,
dalla ricerca emerge che, rispetto a nove anni fa,
il fenomeno è cresciuto in modo netto e costante. Se nel 2000 solo il 37% degli adolescenti
aveva un computer in casa e solo il 5% aveva
navigato in internet almeno una volta, oggi i
numeri si sono quasi triplicati: il 97% ha un
computer in casa, il 51% si collega tutti i giorni
al web e il 16,7% lo fa per più di tre ore al giorno. Le chat e i messanger sono i più utilizzati da
oltre il 75% degli adolescenti. Anche YouTube,
il sito da cui scaricare o caricare video, anche
amatoriali, va fortissimo: l’80% degli intervistati
lo frequenta abitualmente e circa il 22% ha già
postato un proprio filmato.
Rispetto agli anni scorsi, poi, ci sono altre due
novità. Il computer è diventato sempre più “personal”: oltre il 54% degli adolescenti lo ha nella
propria camera mentre il 21,7% naviga su inter-
inverno 2009/2010
net la sera tardi prima di addormentarsi. Questo
“a riprova del fatto che – sottolinea Giorgio Rondini dell’Università di Pavia – i ragazzi sono sempre più autonomi e forse poco controllati nella
navigazione in internet”. L’altro cambiamento
rispetto al passato è dato dal fatto che le ragazze
sono più assidue nella navigazione in Rete: il
55% si collega tutti i giorni a internet, mentre il
53% ha già una scheda personale su Facebook.
La gara è ad avere più amici. Non importa che
siano sconosciuti, basta “che siano fighi”.
Fa davvero così male la tv ai bambini?
Uno studio sui neuroni del bambino
La tv prima dei 3 anni causa danni al cervello
Articolo de La Stampa del 25 ottobre 2004
Roma
Secondo uno studio dell’American Academy of
Pediatrics può addirittura portare un piccolo
durante la sua crescita al cosiddetto “Attention
Deficit Hyperactivity Disorder”, in pratica un
disturbo da deficit di attenzione con iperattività,
definito dagli scienziati ADHD oppure ADD in
UK. Ne è affetto il 12% dei bambini statunitensi,
e questa condizione particolare ha cominciato a
diffondersi negli States proprio durante gli ultimi
cinquant’anni, guarda caso proprio con l’avvento
della scatola magica dentro le nostre case. L’American Academy of Pediatrics ha preso in esame
duemila bambini da uno a tre anni, li ha spiati,
seguiti e analizzati e il risultato dello studio è
stato inequivocabile: tutta colpa della Tv. Fra l’altro si tratterebbe di una ricerca molto importante
anche perché dimostrerebbe per la prima volta
che i neuroni del cervello di un bambino si sviluppano in maniera diversa se resta attaccato allo
schermo per qualche ora al giorno. Sarebbe la
velocità delle immagini che deformerebbe il suo
senso della realtà. Il dottor Dimitri A. Christakis,
direttore del Child Health Institute at Children’s
Hospital and Regional Medical Center, di Seattle,
che ha condotto questa ricerca, sostiene che guardando la Tv si ricostruisce il cervello di un bambino. Il danno appare più evidente dai 7 anni
quando il piccolo ha difficoltà a prestare attenzione a scuola. «Al contrario della vita quotidiana»,
dice Christakis, «il “passo” della Tv è molto accelerato rispetto alla realtà di tutti i giorni». Le
immagini che un bimbo cattura nel suo cervello
3
mondo
dagli schermi della scatola nera vanno troppo
veloci e magari senza neppure una precisa connessione logica: «Così la loro rapidità diventa
normale per quei bambini che in realtà non sono
più normali», aggiunge Christakis. Come disse
Jane Healy, psicologa dell’infanzia, il problema è
capire se il rumore insistente della tv in una casa
può interferire con lo sviluppo dell’inner speech,
la costruzione del discorso, il passaggio da quello
che si sente dentro a quello che si esprime, dal
quale un bambino impara a pensare attraverso i
problemi, i progetti e la riflessione.
Lo sviluppo cerebrale rischia di fermarsi.
Un bimbo che gioca con le sue dita ha il sistema
neurale che gli viene proprio dal flettere, tirare e
stirare ed esercitare quelle dita. La stessa cosa
avviene per il cervello, che deve in pratica allenarsi nello stesso modo. Gli scienziati, però, ci
spiegano pure che il cervello sviluppa un sistema
unico dalla nascita ai tre anni. E se un bambino
siede come ipnotizzato davanti a qualcosa, quelle
vie neurali non si creano. Questo è l’importante
sviluppo del cervello che rischia di fermarsi
all’età di tre anni.
Certo, sembra impossibile che qualcosa di così
innocente come anche solo un programma educativo della tv possa nuocere tanto. «Non riesci a
pensarlo», dice Claire Eaton, 27 anni, da Lewisham, Australia, al giornalista Jean Lotus che ha
costruito un lungo servizio sull’ADHD. «Basta
davvero una mezz’ora di pace e di quiete in casa
per creare dei problemi al futuro di tuo figlio?».
I danni si riscontrano all’età di 7 anni
Possono genitori che si servono di video come
«Baby Einstein» e «Teletubbies» portare i loro
figli al rischio di una vita passata nelle “Classi speciali” o a riempirsi di Ritalin (pericoloso e discusso medicamento per la cura dell’ADHD) da somministrare ai più piccoli? Nella sua ricerca condotta su duemila bambini, Christakis ha trovato
che per ogni ora passata alla Tv nell’età compresa
fra uno e tre anni, i soggetti più piccoli hanno
quasi il dieci per cento in più di probabilità di sviluppare problemi di attenzione che possono essere diagnosticati all’età di 7 anni come ADHD. Un
bimbo ai primi passi che invece si puppa tre ore
di televisione al giorno ha il 30% in più di probabilità di avere seri difficoltà a scuola.
Insonnia e ritardo nel linguaggio.
Come si manifesta nelle sue forme più elementari
questa malattia? Un esempio potrebbe essere
quello di M., un bambino di dieci anni. Dai dati
anamnestici si rivelano: l’assenza di problemi
antecedenti familiari per problemi di linguaggio o
inverno 2009/2010
di apprendimento; la presenza, nei primi periodi
della sua vita, di un sonno irregolare con frequenti risvegli notturni. Le tappe dello sviluppo
motorio sono risultate nei limiti della norma,
mentre si è evidenziato un ritardo nello sviluppo
del linguaggio, con lieve compromissione sia
delle componenti fonologiche che di quelle
semantiche e sintattiche. Con l’ingresso nella
scuola elementare il bambino ha manifestato
ritardo nell’apprendimento di lettura e scrittura.
Frequenta regolarmente la quinta elementare, ma
con uno scarso rendimento scolastico, per la presenza di cadute soprattutto nella capacità di rievocazione di racconti, di attenzione e concentrazione durante lo studio, nel ragionamento logico
e nell’esecuzione dei problemi. Secondo genitori
e insegnanti, il bambino ha sempre presentato
difficoltà a portare avanti da solo i compiti assegnati e una tendenza a «non stare a sentire».
Esistono altri modi per distrarre i figli.
Il 26% dei bambini americani ha una Tv nella
sua stanza, e il 36% delle famiglie americane
lascia la Tv accesa quasi tutto il tempo, anche
quando non c’è nessuno a guardarla. Eppure le
buone notizie vengono dalla medicina: in realtà i
bambini più piccoli non hanno nessun bisogno
di una Tv per distrarsi, come dimostra non solo
la nostra storia visto che fino a 50 anni fa siamo
riusciti a farne a meno. «Il tuo bambino può crescere benissimo imparando a vivere con se stesso
o a giocare sotto la tua supervisione», scrive Jean
Lotus nella sua inchiesta. Lasciare i bambini da
soli con la Tv non è proprio una bella idea, dice
invece Nancy Hall della Yale University’s Bush
Center in Child Development and Social Policy.
«Ti sentiresti davvero di far passare il tempo di
tuo figlio assieme a una baby sitter così speciale
come il set di una televisione?».
Una malattia cresciuta insieme alla televisione.
Conclusioni
Questa malattia colpisce il 12% dei bambini
americani in età scolastica ed è cresciuta drammaticamente negli ultimi cinquant’anni. Altre
ricerche avevano già dimostrato che l’ADHD era
aumentata di pari passo con l’avvento della Tv
nelle nostre case, a partire dagli anni 50, e che si
era impennata ancora di più a partire dagli anni
80, quando sono arrivati di moda i registratori e i
video per bambini. Sappiamo che la malattia è
anche genetica, ma gli scienziati hanno notato
che è trasversale a tutte le classi sociali, che colpisce indifferentemente senza distinzioni di reddito
e cultura, e che potrebbe esserci forse una causa
unica legata al suo espandersi. Quest’ultima ricerca potrebbe aver risposto a questa domanda:
guardar la Tv per i bambini sarebbe un pericolo.
4
notes
Domande e risposte
Prendiamo spunto da una rubrica presente sul giornale In formazione della scuola di Milano (via Pini) che offre
la possibilità di avere risposte a domande che spesso i genitori hanno. In questo numero prendiamo “in prestito”
le risposte che maestri della Libera Scuola Rudolf Steiner hanno dato alle domande dei genitori.
Proseguiamo la vita della rubrica con le vostre domande poste direttamente al Collegio degli insegnanti, o al
Consiglio direttivo, portando una lettera in segretria o via Email a [email protected]
Perché non va bene far riempire ai bambini le
forme di colore?
Il bambino è un essere che vive nel
movimento, ed è attraverso di esso che
acquista la capacità di pensare. Egli ama ciò
che è vivo, cresce, si muove. Nei primi sette
anni esprime con il disegno ciò che sta
vivendo interiormente nel suo corpo fisico: la
formazione degli organi, la crescita dei denti.
Poi incomincia ad entrare in relazione con il
mondo esterno e a rappresentarlo. Nella
pittura il bambino si mette in relazione con il
mondo del colore e attraverso la cura del gesto
e l’atteggiamento sacro verso il proprio
operare gradualmente arriva alla forma. Le
forme sono quindi l’espressione del contenuto
e non viceversa. Partire dal limite, dalla forma,
non consente il rispetto del gesto e della
modalità del bambino, privilegiando il
risultato a scapito del processo. Il bambino
che conquista da sé la propria forma impara a
darsi i propri limiti: si “ferma” entrando in un
processo creativo, come un bocciolo che
sboccia, o l’onda del mare che arrivando sulla
spiaggia crea un intreccio di linee nate dal
movimento.
Perché viene chiesto ai genitori di fare le
pulizie di classe?
Caratteristica della nostra pedagogia è quella
di evidenziare il processo rispetto al risultato.
Ciò che vale per l’apprendimento e
l’educazione dei nostri figli si può trasporre
anche all’ambiente in cui loro trascorrono
gran parte della giornata. Il “come” vengano
affrontate la cura e la pulizia dell’ambiente
non è un fattore trascurabile. Coloro che sono
legati affettivamente ai bambini dedicano
un’attenzione ed un coinvolgimento diverso a
spazi ed oggetti che vengono “maneggiati”
durante le pulizie. Accanto a ciò non
dobbiamo dimenticare l’importanza che ha
per l’educazione di bambini e ragazzi lo sforzo
che gli adulti attuano nel mettersi in gioco ed
il vivere il lavoro non come merce di scambio
ma come libera scelta. È quest’ultimo un
ideale forse non ancora acquisito dalla nostra
generazione, ma auspicabile per lo sviluppo
sociale dei futuri uomini di domani. Nel
secondo settennio il gesto dell’autorità amata
(genitore o maestro) è di stimolo (la mamma
inverno 2009/2010
cura la scuola, ama la scuola, quindi, io amo la
scuola). Nel primo settennio il legame con la
famiglia è ancora determinante, il bambino
condivide con la madre azioni e abitudini:
l’asilo pulito dai genitori diviene l’auspicabile
continuazione dell’ambiente familiare. Senza
contare la bizzarria delle maestre d’asilo che
vedono nanetti ed ondine ovunque che
vogliono essere trattati con riguardo!
Perché le nostre bambole sono così
“semplici”?
Secondo la pedagogia steineriana per
raggiungere l’obiettivo di far lavorare
l’interiorità del bambino potrebbe essere
sufficiente per giocare un semplice straccio
arrotolato, da utilizzare come bambola.
Quanto più si avvicina al bambino qualcosa di
archetipico e non caratterizzato, tanto più lo si
lascia nella libertà e nella possibilità di liberare
la fantasia. L’immagine della bambola deve
essere personale, deve in altre parole
appartenere all’io del bambino. Non deve
essere condizionata dall’esterno. Ecco perché
non è proponibile nelle scuole Waldorf una
bambola con gli occhi di plastica che si aprono
e si chiudono, con le sopracciglia finte e le
labbra pronunciate o dipinte di rosso. Nel
presentare i giochi è bene cercare di evitare le
sovrapposizioni di immagini, esattamente il
contrario di quanto avviene con il cartone
animato, che è qualcosa che giunge al
bambino dall’esterno e in maniera molto
definita.
5
pedagogia
Circo e pedagogia,
giocoleria e bambini,
alla scuola Waldorf
Maestra Luciana Cacioli
Un fascino misterioso sembra emanare
dall’attività circense che, da un lato appaga il
piacere per il gioco e il movimento, da un altro
fornisce la motivazione ad acquisire abilità
artistiche personali.
Il valore pedagogico delle arti circensi, esercitate
durante o in corsi paralleli all’attività scolastica,
sta soprattutto nell’esercizio di abilità fisiche
quali destrezza, equilibrio, senso del ritmo,
capacità di immedesimazione e improvvisazione.
La caratteristica di queste attività è
l’apprendimento attivo, l’imparare col corpo e
attraverso l’esperienza, studi recenti dimostrano
che l’abilità fisica è strettamente relazionata con
lo sviluppo di capacità emotive e intellettuali.
Nella pedagogia Waldorf ritroviamo questi
pensieri alle fondamenta stessa del percorso
educativo: “Tutto quello che nell’essere umano è
la cosiddetta formazione spirituale e animica,
che mira all’astrazione, può provenire solo in
modo innaturale da una lezione frontale. La
formazione deve procedere dal modo con cui ci
si può muovere con il proprio corpo.” (Rudolf
Steiner, V conferenza, 26 aprile 1920, O.O. 301).
Poiché l’esperienza corporea costituisce la base
per lo sviluppo di un sano senso dell’Io e del
valore di sé, il fine pedagogico delle attività
circensi non è l’apprendimento dei movimenti
ma l’apprendere attraverso il movimento.
Cosa dunque insegniamo ai bambini attraverso
la giocoleria, l’acrobatica, l’equilibrismo e la
clowneria?
In generale possiamo affermare che per diventare
padroni di un particolare esercizio artistico è
necessario essere in grado di padroneggiare ciò
che devono compiere mani e piedi in una
sequenza che si sviluppa nel tempo e nello spazio,
possiamo ben chiamare questa capacità che deve
sviluppare l’Io del bambino: “pensiero dinamico”,
siamo di fronte a una situazione in cui l’attività
esterna risveglia un processo interiore. Inoltre la
sequenza di esercizi progressivamente più difficili
mette continuamente il bambino, ragazzo di
fronte a nuove sfide: si alternano così il
sentimento e la gioia del successo al procedere
con costanza verso il superamento di nuove
incertezze. Possiamo ben vedere quale palestra
questa sia anche per il crescere e il rafforzarsi
della volontà individuale.
Guardiamo ora più nel dettaglio le diverse
inverno 2009/2010
discipline anche per comprendere qual è l’età
giusta per affrontarle.
L’acrobatica di posizione è quella disciplina in
cui vengono impiegate soprattutto delle forze
fisiche, in particolare muscolari. Gli acrobati
devono sviluppare fiducia negli altri e capacità di
sopportazione del peso e della fatica a beneficio
del gruppo. Immaginiamo una piramide umana
chi è sotto sente una grande responsabilità deve
tollerare il peso e mantenere l’equilibrio e il
sostegno. Chi è sovrastante deve sperimentare la
spinta verso l’alto e riuscire ad adattarsi, con
leggerezza e intuitività alle nuove condizioni di
instabilità trovando l’equilibrio.
Nell’acrobatica di movimento, con i suoi salti,
capriole e ruote, il corpo deve sviluppare
elasticità e slancio per sollevarsi dalla pesantezza
terrestre, acquistando leggerezza. Ciò
presuppone oltre lo sviluppo della forza fisica,
un’ estrema consapevolezza della successione dei
movimenti, che vanno controllati nella loro
rapida successione, e la capacità di controllare e
superare la paura. Riuscire a sperimentare
questo momento di leggerezza ed eleganza,
vincendo la gravità, dona grande gioia e
consolida la forza d’animo nell’affrontare le
difficoltà della vita.
La giocoleria ha la sua centralità nell’unirsi di
ritmo e forma: veli, palline, clave e ogni altro
oggetto devono essere lanciati tenendo conto del
loro peso e calibrando la forza del lancio con
l’effetto della ricaduta. Nello spazio viene
disegnata una forma, la mano e via via tutto il
corpo devono entrare in un movimento rapido,
ma del tutto ritmico ed armonico, in cui l’Io resti
pienamente sveglio e cosciente. Appare evidente
come l’esercizio della destrezza porti allo
sviluppo di un pensiero mobile e intuitivo e a un
equilibrio del movimento e dei gesti.
6
pedagogia
Nell’equilibrismo, che richiede invece
movimenti ridotti e lievi, la più importante
abilità da conquistare è la tranquillità,
l’equilibrio interiore anche nelle situazioni di
completa incertezza. Come anche nelle discipline
da “contact”, quel che affascina è il movimento
divenuto quiete, in cui l’artista domina
completamente il proprio corpo e l’attrezzo. Per
raggiungere ciò è necessaria la consapevolezza
della posizione di ogni articolazione, il controllo
del tono di ogni muscolo coinvolto nell’azione e
il perfetto bilanciamento del proprio peso
corporeo, ma anche la capacità di affidarsi
lanciandosi senza sicurezze verso il nuovo e
l’ignoto, solo dopo molte prove si riuscirà a
incedere calmi e solenni su una fune o a
muoversi disinvolti sul monociclo.
La clowneria necessita dell’arte di improvvisare:
il clown reagisce agli eventi in modo sempre
nuovo, inaspettato, fuori dagli schemi, la sua
fantasia è una sorgente zampillante che
trasforma oggetti e situazioni. Il clown, come un
bambino che non ha ancora imparato le lezioni
della vita, reagisce sempre a partire dal
sentimento, aprendosi a possibilità sempre
nuove e sempre pronto a ricominciare. Nella
clowneria bisogna imparare attraverso esercizi di
percezione sensoriale e improvvisazione a
mantenere la propria anima aperta al mondo,
pronta a viverlo e rappresentarlo in tutte le sue
gioie e i suoi dolori.
Laddove le arti di destrezza rendono inseriti e
padroni del mondo fisico, la clowneria rende
aperti e ricettivi al mondo dell’anima e nella loro
unione si completano reciprocamente.
La VI classe
quest’anno ha avuto
una grande
possibilità: Daniele
Nash, ex alunno della
nostra scuola, avendo
appena concluso una
scuola triennale di
Teatro di movimento,
la “Scuola Teatro
Dimitri” di Verscio in
Svizzera, ha avuto il
tempo e l’opportunità
di condurre i ragazzi
in una vera esperienza
nelle arti circensi, che
si è conclusa con uno
spettacolo offerto alla
scuola. Per sei
settimana gli alunni
della VI si sono
esercitati almeno
un’ora.
Ecco i loro pensieri.
La nostra esperienza di Circo è stato un periodo strano
ma bello: ogni mattina ad esercitare, sempre! (Dario)
Quando scendevamo nel salone per le prove sentivo una
gran gioia dentro di me e poi quando il maestro mi insegnava la giocoleria ero felice. (Jacopo)
Daniele ci ha insegnato ad esprimerci con il corpo tramite capriole, ruote, verticali, figure statiche, ritmo (Petra)
Abbiamo imparato a fare le capriole, ma non come già
sapevamo, ma velocissimi e alzandoci in piedi, poi la giocoleria con i veli colorati e via via, chi imparava, con le
palline. (Greta)
Un’altra cosa che Daniele ci ha insegnato è stata il
mimo, non è facile fare una scena senza parlare!
(Marcello)
Tutti sapevamo infine fare qualcosa, in questo modo
abbiamo creato uno spettacolo di ritmo, acrobazie e giocoleria. (Lara)
Grazie alla pazienza e la bravura del maestro ce l’abbiamo fatta, ma anche grazie a noi. (Jacopo)
inverno 2009/2010
Segnaliamo volentieri questo sito
internet, perché particolarmente curato e
ricco di stimoli e testimonianze del
“mondo Waldorf”: foto, video, libri, canti
e spartiti, poesie, articoli, link ad altri siti
e un blog. E una particolare attenzione al
mondo del circo e della giocoleria,
vissuto da due insegnanti steineriani.
Nel “chi sono” e nel “chi siamo”, che qui
riproponiamo, si coglie l’atmosfera che dà
vita al sito.
• chi siamo? Ciao siamo Luca ed Elena,
una coppia di insegnanti della "Scuola Steiner
Waldorf Aurora" di Cittadella: abbiamo frequentato ad Assisi dei corsi per insegnare la giocoleria e
l’arte del circo ai bambini, e dal 1998 facciamo
spettacoli, laboratori di circo, stage e centri estivi
nelle varie città d’Italia.
• chi sono? Mi chiamo Luca Gastaldello sono nato
nel 1973 a Sant’Anna Morosina, un piccolo paese in
provincia di Padova. Ho insegnato otto anni come
maestro di classe alla scuola Steiner Waldorf di
Cittadella e durante l’anno sabbatico, al termine del
mio primo ciclo di insegnamento, ho viaggiato in vari
paesi del mondo. Quei 45.000 km con lo zaino in
spalla, viaggiando in Brasile, Argentina, Uruguay,
Cile, Nuova Zelanda, Australia, Thailandia e
Inghilterra mi hanno profondamente cambiato.
Attualmente insegno a Cittadella, collaboro con
altre scuole, associazioni e con l'Accademia Aldo
Balgero (vedi sito) per la formazione degli insegnanti
Waldorf ad Oriago.
www.lucaedelena.com
È stato bello organizzare uno spettacolo di circo, richiede
lavoro e ci si impegna… È bellissimo quando gli acrobati volteggiano in aria e dalle tasche dei clowns esce di
tutto. Mi piace il circo perché fa ridere la gente. (Anita)
Credo che questa esperienza rimarrà sempre dentro di
noi. Abbiamo avuto qualche incidente ma non ci siamo
mai scoraggiati. (Allegra)
Quando Daniele se ne è andato noi ci siamo impegnati
per rifare lo spettacolo da soli e ci siamo riusciti meglio
di prima. (Francesco)
Questi due mesi sono stati ricchi di sfide, sfide con noi
stessi, divertimento e voglia di imparare nuove cose.
(Tao)
A me è piaciuto talmente tanto che un mese dopo ho iniziato le lezioni di ginnastica artistica. (Lorenzo)
Per me è stata un’esperienza bella che mi ha insegnato a
seguire il ritmo musicale. (Davide)
Daniele verrà forse di nuovo e io non vedo l’ora di rivederlo e di imparare nuove cose! (Alberto)
7
pedagogia
Laboratorio di fiabe: racconto e disegno
Maestro Eduardo Costagliola
I contenuti, le modalità, gli ideali
dell’insegnamento praticato nelle scuole
Waldorf possono essere conosciuti attraverso
le diffuse pubblicazioni e articoli reperibili in
tutto il mondo e in svariate lingue.
Le letture, lo studio, la partecipazione a
conferenze sull’argomento non possono
sostituire il valore dell’esperienza diretta per
una più valida comprensione, a cui
certamente molti genitori aspirano.
Alla domanda di più valida comprensione le
scuole Waldorf tentano di rispondere
offrendo occasioni di lezioni aperte agli
adulti interessati. La nostra scuola ha
organizzato recentemente delle lezioni
all’interno delle classi dove non vi erano
bambini ma adulti, di cui una parte genitori
della scuola, una parte genitori esterni alla
scuola interessati a valutare una possibile
iscrizione dei propri figli.
I genitori sono entrati in classe
silenziosamente e in punta di piedi hanno
preso i posti, di solito occupati dai bambini.
L’insegnante ha acceso una candela e ha
iniziato a raccontare una fiaba dei fratelli
Grimm: “Gli Gnomi”.
Si è creata un atmosfera ideale per l’ascolto e
per partecipare ad un momento delle
giornate dedicate ai bambini di prima classe.
Il povero calzolaio, sua moglie e gli gnomi
sono diventati protagonisti invisibili ma ben
presenti, visti gli sguardi, i sorrisi e la gioia
dei genitori. Come si fa con i bambini, non ci
sono state spiegazioni precedenti o seguenti il
racconto, per far parlare l’esperienza.
Nel corso del racconto è stata aperta una
tendina che copriva un immagine disegnata,
raffigurante un momento della fiaba e a
conclusione i genitori, usando gli strumenti
quotidiani dei bambini, blocchetti di cera e
cartoncino, senza esitazioni e con molta cura
hanno creato i loro disegni.
In prima classe i bambini osservano
l’immagine e il giorno dopo guidati dal
maestro, grazie alle buone capacità
d’imitazione, con le loro mani disegnano le
figure delle amate fiabe. I bambini delle
prime classi imparano attraverso l’imitazione
inverno 2009/2010
e con l’ascolto delle fiabe traggono un
nutrimento essenziale ricco di saggi significati
simbolici.
Con le fiabe e i racconti si introduce la
scrittura e le lettere non vengono proposte
come forme astratte ma nascono da immagini
e da sentimenti. Dalle fiabe si traggono spunti
per dar vita a piccole recite e si compongono
canti i cui testi riprendono le storie.
Nelle scuole Waldorf le fiabe dei fratelli
Grimm vengono raccontate in asilo e in
prima classe, sono preferite ad altre, in esse i
bambini ritrovano esperienze, personaggi e
ideali che fanno emergere in loro le migliori
forze vitali. L’insegnamento immaginativo
aiuta i bambini anche nei successivi anni
dell’adolescenza stimolando volontà e
interesse per il mondo e attivando lo sviluppo
della maturità sociale.
La fiaba degli gnomi presenta valori umani
riconoscibili dal bambino.
Il calzolaio ridotto in povertà si affida al
lavoro e alla speranza di un futuro migliore.
Gli gnomi, senza chiedere nulla in cambio,
aiutano il calzolaio e la moglie che grazie a
clienti generosi, disposti a pagare il doppio le
scarpe, dopo qualche tempo divennero
benestanti.
Alla fine il calzolaio e la moglie con tanta
gratitudine ricompensano gli gnomi per
l’inaspettato aiuto.
Le fiabe sono strumenti preziosi a
diposizione dell’insegnamento e fra i tanti
titoli si può scegliere quello più adatto al
momento in cui si trova la classe, in base
anche all’età dei bambini; possono essere
utilizzate come mezzo per comunicare ai
bambini l’importanza di certe azioni e anche
le regole di convivenza.
I bambini ascoltano a bocca aperta le fiabe e
le immagini sono certamente più feconde
delle spiegazioni a parole che non aiutano il
bambino né la sua capacità d’ascolto.
Conclusa l’esperienza in classe i genitori
hanno generosamente ringraziato
l’insegnante; è stato bello osservarli uscire
dalla classe, con in mano i disegni, allegri e
gioiosi come bambini.
8
una fiaba
Gli Gnomi (da www.grimmstories.com)
Un calzolaio, senza sua colpa, era diventato così povero
che non gli restava altro se non un pezzo di cuoio per
fabbricare un paio di scarpe. Le tagliò di sera per farle
il giorno dopo; e siccome aveva la coscienza pulita, andò
tranquillamente a letto, si raccomandò a Dio e si addormentò.
Al mattino, dopo aver detto le sue preghiere, volle mettersi al lavoro; ed ecco che le
scarpe erano sulla tavola bell’e pronte. Egli non seppe che dire dalla meraviglia e,
quando si avvicinò per osservarle, vide che erano fatte magistralmente: non c’era un
punto sbagliato; un vero capolavoro.
E quello stesso giorno venne pure un compratore, al quale le scarpe piacquero tanto
che le pagò più del dovuto; così con quella somma il calzolaio potè acquistare cuoio
per due paia di scarpe. Le tagliò la sera per mettersi al lavoro di buon mattino, ma
non ne ebbe bisogno poiché‚ quando si alzò, erano già pronte e non mancarono
neanche i clienti che gli diedero denaro a sufficienza per comprare cuoio per quattro
paia di scarpe.
Egli le tagliò di nuovo alla sera e le trovò pronte al mattino; e si andò avanti così:
quello che egli preparava la sera, al mattino era fatto, sicché‚ ben presto egli divenne
un uomo benestante con tutto il necessario per vivere.
Ora accadde che una sera, verso Natale, l’uomo aveva appena finito di tagliare il
cuoio e, prima di andare a letto, disse a sua moglie: “Che ne diresti se stanotte
stessimo alzati, per vedere chi ci aiuta così generosamente?” La donna acconsentì e
accese una candela; poi si nascosero dietro gli abiti appesi negli angoli della stanza e
stettero attenti. A mezzanotte arrivarono due graziosi omini nudi; si sedettero al
tavolo del calzolaio; presero tutto il cuoio preparato e con le loro piccole dita
incominciarono a forare, cucire, battere con tanta rapidità, che il calzolaio non poteva
distogliere lo sguardo, tutto meravigliato. Non smisero finché non ebbero finito e le
scarpe non furono bell’e pronte sul tavolo; poi, prima che spuntasse il giorno, se ne
andarono via saltellando. Il mattino dopo la donna disse: “Gli omini ci hanno fatti
ricchi, dovremmo mostrarci riconoscenti. Mi rincresce che se ne vadano in giro senza
niente da mettersi addosso e che debbano gelare. Sai cosa farò? Cucirò loro un
camicino, una giubba, un farsetto e un paio di calzoncini, e farò un paio di calze per
ciascuno; tu aggiungici un paio di scarpette”.
L’uomo fu ben contento e la sera, quando ebbero terminato tutto, misero sul tavolo i
regali al posto del cuoio; poi si nascosero per vedere che faccia avrebbero fatto gli
omini. A mezzanotte giunsero di corsa tutti e due e volevano mettersi subito a
lavorare, ma quando videro i vestiti mostrarono una gran gioia. Li indossarono in
fretta e furia, poi fecero capriole, ballarono e saltarono fino a quando uscirono dalla
porta. Da allora non tornarono più, ma il calzolaio se la passò bene tutta la vita.
inverno 2009/2010
9
esperienze
Le stelle in VII classe
Maestra Daniela Valentini
La volta celeste induce nell’osservatore umano
un senso di misterioso stupore di fronte ad
uno spettacolo che ogni notte si rinnova, un
viaggio da est verso ovest di stelle, che non
sono tutte uguali.
Gli osservatori attenti, nell’antichità,
impararono a distinguere le stelle e poi a
riconoscerle. Alcune divennero stabili punti di
riferimento (stella Polare), altri,misteriosi
obiettivi di puntamento nelle piramidi (Sirio,
Orione), altre ancora, le ‘stelle fisse’ della
cintura dello zodiaco, le 12 costellazioni legate
al ritmo del sole.
Lo sviluppo dell’umanità, soprattutto nel
periodo post-ellenico, nel medioevo con gli
Arabi e poi nell’età moderna con le
osservazioni scientifiche di Tycho Brahe, vede
nel crescere delle conoscenze astronomiche
un’importante tappa dello sviluppo del sapere
umano.
Nel piano di studi della scuola Waldorf, in VII
classe, quando anche da un punto di vista
storico viene trattata la storia dal medioevo
all’età modena, una epoca scientifica è proprio
quella di astronomia.
Un’epoca di astronomia è un’epoca di
osservazione e di osservazioni ragionate.
Il ragazzo di 13 anni vive con ammirazione e
stupore le esperienze nel mondo dei fenomeni
naturali, ma comincia ad avere la capacità di
trarre delle conclusioni. Tanto più ha la
possibilità di vivere con esperienze concrete
queste osservazioni, di essere toccato
nell’anima, tanto più forte sarà in lui il
desiderio di conoscere e di allargare i suoi
orizzonti.
L’orizzonte, che si è trovato ad osservare la
VII classe della scuola Waldorf di Palermo,
durante il campo astronomico svoltosi tra il 18
e il 20 novembre 2009, è stato quello che si
dispiega tra Giuliana (est) e Sambuca e il lago
Arancio (ovest), nel centro-sud della Sicilia.
Il programma di studio prevedeva due notti di
osservazioni, in quattro tappe ciascuna.
Dapprima gli alunni hanno fatto il disegno, su
grandi fogli, dell’orizzonte visibile dal terrazzo
della casa-scuola che ci ospitava, sopra il
quale, dopo le osservazioni, si sarebbero
potute indicare le stelle viste e riconosciute.
Durante l’epoca in classe avevamo disegnato
inverno 2009/2010
alcune costellazioni, che avremmo potuto
riconoscere durante l’escursione.
Il lavoro si è svolto in parte singolarmente in
parte in piccoli gruppi, tutti hanno disegnato i
loro orizzonti, tutti si sono orientati nelle
quattro direzioni cardinali, tutti hanno
osservato e riconosciuto alcune stelle e
costellazioni che alle varie ore di osservazione
si stagliavano lucenti e particolari.
Il cielo invernale si è mostrato davanti ai nostri
occhi limpido e sfavillante.
Le uscite in terrazza si sono susseguite
secondo i programmi stabiliti: la prima al
tramonto, poi alle 19.30, alle 22.00, alle 24.00
e alle 5.00 fino all’ alba.
La fortuna ci ha assistiti dal momento che quei
due giorni c’è stato un breve periodo di bel
tempo in mezzo ad un periodo di piogge e
tempo nuvoloso.
Quale sorpresa e quale eccitazione nel vedere
e riconoscere la stella Polare, che è rimasta
sempre sopra una certa cima montuosa, nella
direzione nord; il Grande Carro e Cassiopea,
che nel corso della notte si sono disposti in
modo diverso e il sorgere da est e, via via il
salire, delle Pleiadi del Toro, di Castore e
Polluce dei Gemelli, la brillante Capella, il
triangolo estivo delle luminose Altair, Vega e
Deneb, la splendida cintura di Orione e poi…
sorpresa: le stelle cadenti! L’evento del
passaggio delle leonidi, uno sciame meteorico
passante dalla costellazione del Leone.
I ragazzi e le ragazze imbacuccati nelle loro
giacche a vento con i cappellini di lana e i
guanti, hanno vissuto l’emozione della
sorpresa, il piacere della scoperta, la
soddisfazione del riconoscere le stelle, che
hanno riportato sopra i loro orizzonti,
precedentemente disegnati e dipinti.
Il lavoro di ‘fotografare’, con occhi e matite
colorate, il cambiamento della posizione delle
stelle nel cielo sopra l’orizzonte è stato poi
definito e completato in classe, al rientro.
Il gruppo classe ha vissuto anche tre giorni di
amalgamanti attività sociali.
Il lunedì, al rientro a scuola, si leggeva sui loro
volti sorridenti e soddisfatti, quanto
l’esperienza fosse stata bella e salutare, insieme
si è realizzata una nuova tappa di conoscenza
e di crescita.
10
salute
Inverno! Con la primavera imminente
Qualche consiglio dalla medicina antroposofica*
Stephan Heinzmann
(medico scolastico della scuola Waldorf di Palermo)
La medicina
* antroposofica è
stata fondata, con
medici, da Rudolf
Steiner nel 1920.
Da allora esistono,
in Germania e
Svizzera, cliniche
e ospedali pubblici
di questo
orientamento.
La medicina
antroposofica
applica il metodo
della ricerca
scientifica allo
studio della parte
vivente, animica e
spirituale dell'uomo,
ampliando così la
medicina che si
occupa della parte
fisica.
Ne risulta una
qualità di
conoscenza che
cerca di
comprendere i
processi fisiologici e
patologici come un
interagire armonico
o disarmonico della
parte animicaspirituale
con la parte fisicavivente. A questo
scopo è necessario
studiare i molteplici
rapporti fra la
natura umana e la
natura esterna,
considerando anche
influenze di forze
dell'ambito cosmico.
Da questo studio si
aprono anche nuove
possibilità per la
ricerca sui farmaci e
su terapie non
farmacologiche...
Dalla Candelora comincia di nuovo a
circolare la linfa negli alberi, pervadendoli di
nuova vita.
È anche il periodo nel quale molti adulti e
sempre più bambini cominciano a essere
inondati di linfa, in posti però fuori luogo
come naso, occhi, gola, petto, determinando i
sintomi noti come “allergia”.
Le malattie allergiche come la dermatite
atopica, la rinocongiuntivite allergica, l’asma
allergica sono in costante aumento fra i
bambini, ne sono per esempio, in Svizzera,
affetti piu del 10 %.
Le cause sono diverse: dalla genetica, alla
gravidanza, l’alimentazione, a fattori
ambientali come l’inquinamento dell’aria,
acari, il cloro nell’acqua delle piscine ecc.
Bambini che seguono uno stile di vita
“antroposofico” risultano statisticamente
meno colpiti dalle malattie allergiche. Alcune
caratteristiche di questo stile di vita sono per
es. un uso restrittivo degli antipiretici e degli
antibiotici. (The Lancet 1999; 353:1457-1458;
Journal of Allergy 2006; 117:59-66)
Uno studio del 2006 su migliaia di bambini
in Germania ha rilevato l’importanza del
movimento nella prevenzione e cura delle
malattie allergiche.
Moderata attività fisica riduce la quantità di
mediatori dell’infiammazione, della
digestione immunologica, che sono correlati
con la insorgenza e con la intensità dei
sintomi.
Gli asmatici dovrebbero, secondo questo
studio e se le loro condizioni lo consentono,
fare attività fisica 3-5 volte la settimana per
20-30 minuti. Questa attività migliora la
performance cardio-circolatoria e la loro
qualità della vita, viene ridotta anche
l’incidenza dell’asma da sforzo. Esercizi
regolari sembrano agire positivamente per la
loro componente ritmica, intervenendo sui
sintomi della malattia.
Molto noto è anche uno studio che ha
dimostrato la ridotta incidenza di malattie
allergiche in popolazioni rurali, più esposti a
potenziali allergeni naturali, ma abituati sin
da piccoli a “digerirli”.
I caratteristici sintomi come l’aumentata
inverno 2009/2010
secrezione mucosa, il gonfiore, il rossore e
calore con conseguente bruciore e
infiammazione di naso, occhi e bronchi
mostrano una inondazione del sensorio con
attività tipiche della zona del ricambio, dove
sono fisiologiche.
Costituzionalmente appaiono piu colpiti
bambini con una prevalenza del sistema dei
nervi e dei sensi. La spesso eccessiva
stimolazione odierna di questo lato
dell’organismo attraverso i media,
l’educazione intelletualistica, la noia, possono
accentuare ulteriormente questa
preponderanza, e l’allergia diventa come una
reazione patologica.
L’attività fisica invece porta la vitalità di
questi bambini di nuovo nel movimento,
negli arti, nel polo dell’azione e della volontà.
L’intenzionalità si sposta da interessi
eccessivamente “di testa” verso l’attività nel
mondo, che perde così qualcosa della sua
estraneità, allergenicità.
Nell’allergia schegge di mondo riescono a
passare, perche le mucose anziché funzionare
come barriere filtranti, agiscono come organi
di senso, che per essere tali, fanno entrare il
mondo esterno inalterato, sono come golfi
del mondo esterno dentro di noi.
Il sistema immunitario reagisce come può, la
rezione allergica è un tentativo frustrato di
digestione, nella testa.
Una vera terapia cercherà, oltre a mitigare i
sintomi, di mettere le cose a posto: digestione
nel ricambio, attività sensoriale negli organi
di senso. Il saper diventare tutt’uno col
mondo grazie ai sensi e il saperlo digerire e
rimanere noi stessi grazie al ricambio.
11
bacheca
Pensieri, lettere, edizioni, appuntamenti*
Scossa di coscienza
di Massimo Gramellini
in “La Stampa” del 15 gennaio 2010
La scuola Steiner-Waldorf di Avignone
(Francia), offre i suoi edifici in affitto
per le famiglie Waldorf e amici, durante
le vacanze estive (luglio, agosto).
LABIBLIOTECA
DELLASCUOLA
ÈAPERTA
informazioni
presso la segreteria
e su www.scuolawaldorfpalermo.it
Miti antichi
raccontati da Charles Kovacs
Questo è un modo per aiutare la scuola, offrendo la bellezza
della Provenza, i suoi siti culturali, il clima, i festival artistici ...
Vicino alla scuola (entro 5 km): equitazione, pesca, piscina
pubblica, passeggiate in campagna, molti famosi monumenti
storici Patrimonio Mondiale dell’Unesco (da15 a 50 km),
teatro, danza, musica, festival e opere; montagna (35 km),
spiagge (80 km).
I nostri edifici saranno suddivisi in 4 spazi abitativi
indipendenti, ciascuno con giardino privato o sul cortile,
offrendo l'opportunità di incontrarsi con le famiglie Waldorf
di altri paesi!
A presto in Provenza!
Per contatti e prenotazioni: [email protected]
sito: http://web.me.com/ecolersa
Miti antichi
raccontati da Charles Kovacs
edizioni
Ciò che sarà raccontato in questo libro, proviene da tempi e da popoli
antichi, ma coinvolge ancora oggi anche noi. Il mito vive nel profondo
dei tempi e consente di rivolgere lo sguardo alle radici originarie dell’anima umana.
L’interesse per la mitologia è innato nell’uomo. Quando si narrano questi
racconti primordiali bisogna imparare a immergersi con il pensiero nella
particolarità della loro essenza per comprenderli in un senso più ampio.
Allora essi porteranno la nostra immaginazione, quasi con leggerezza, lì
dove potremo vivere il mutamento della consapevolezza umana nel corso
della Storia.
Il fatto che i miti antichi siano raccontati nelle scuole Waldorf quale
introduzione all’insegnamento della Storia, va visto nel contesto della
storia dell’evoluzione dell’umanità e, allo stesso momento, anche come
parte dello sviluppo individuale dell’uomo.
Edizioni educazione Waldorf
per acquisti contattare la segreteria
della Federazione delle Scuole Steiner-Waldorf in Italia.
Tel. 051 383119 [email protected]
*
Prossimi appuntamenti
venerdì 19 marzo Gruppo 0-3 anni
ore 20,30
Teatro Tre,
Il sabato, dalle ore 10 alle ore 12.30, le maestre
via Notarbartolo
dell’asilo propongono incontri rivolti a genitori
l’VIII classe presenta:
di bambini d’età compresa da 1 a 3 anni, per
La fanciulla
permettere ai bambini di giocare in un ambiente
dal mondo
accogliente, con materiali semplici e naturali e,
delle fate o
inoltre, dare occasione agli adulti di conoscere
Il contadino
meglio la pedagogia steineriana.
milionario
i prossimi incontri:
di Ferdinand Raimund
fiaba romantica con
20 febbraio “Essere madre”, con Pina Cipolla
canto in tre atti
20 marzo uno sguardo sugli asili Waldorf, con la
maestra Rosaria Giacopelli
17 aprile un'immagine sul percorso scolastico
Bazar di Pasqua nella scuola Waldorf, con la maestra Camilla
tutti i mercoledi
Maggi
ore 15
22 maggio ultimo incontro, piccola festa e saluti
laboratorio bazar
sabato 27 marzo
inverno 2009/2010
Sconvolto dagli effetti apocalittici del terremoto
di Haiti, sono andato in cerca di informazioni per
scoprire com’era la vita nell'isola, fino all’altro ieri.
Ho appreso che l'ottanta per cento degli haitiani
vive (viveva) con meno di un dollaro al giorno.
Che il novanta per cento abita (abitava) in
baracche senza acqua potabile né elettricità. Che
l'aspettativa di vita è (era) di 50 anni. Che un
bambino su tre non raggiunge (raggiungeva) i 5
anni. E che, degli altri due, uno ha (aveva) la
certezza pressoché assoluta di essere venduto
come schiavo.
Se questa è (era) la vita, mi chiedo se sia poi tanto
peggio la morte. Ma soprattutto mi chiedo
perché la loro morte mi sconvolga tanto, mentre
della loro vita non mi è mai importato un
granché.
So bene che non possiamo dilaniarci per tutto il
dolore del mondo e che persino i santi sono
costretti a selezionare i loro slanci di compassione.
Eppure non posso fare a meno di riflettere
sull’incongruenza di una situazione che - complice
la potenza evocativa delle immagini - mi induce a
piangere per un bambino sepolto sotto i detriti,
senza pensare che si tratta dello stesso bambino
affamato che aveva trascorso le ultime settimane
a morire a rate su quella stessa strada.
Così mi viene il sospetto che a straziarmi il cuore
non sia la sofferenza degli haitiani, che esisteva
già prima, ma il timore che una catastrofe del
genere possa un giorno colpire anche qui.
Non la solidarietà rispetto alle condizioni
allucinanti del loro vivere, ma la paura che possa
toccare anche a me il loro morire.
Crescere armonicamente
Le esperienze che il bambino
deve incontrare nei giusti momenti
della sua crescita
Incontro-seminario con la Maestra Charlette Fallé
Martedì 16, mercoledì 17 e venerdì 19 marzo
ore 15.00-16.30: conferenza
ore 16.45-18.00: lavoro artistico, pittura/disegno
con una maestra della scuola
Sabato 20 marzo
ore 10.00-11.30: conferenza
ore 11.45-13.00: lavoro artistico, pittura/disegno
con una maestra della scuola
ore 15.00-16.00: conferenza
ore 16.15-17.30: lavoro artistico, pittura/disegno
con una maestra della scuola
ore 17.30-18.00: conclusione
12