vedi/salva - Liceo Scientifico G. Carducci

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IL SOLE DENTRO
film sulla storia di Yaguine Koïta e Fodé Tounkara
di Luciano Trincia
Il viaggio della speranza dei due ragazzi della Guinea che nel luglio
1999 scrissero ai potenti del mondo e morirono assiderati nella stiva di
un aereo all’origine del film di Paolo Bianchini
Farà sicuramente discutere, come ogni trasposizione cinematografica di fatti realmente avvenuti,
dove l’aderenza alla realtà deve conciliarsi con i gusti del pubblico e le esigenze della
produzione. La pellicola solidale di Paolo Bianchini, con un cast di attori come Angela
Finocchiaro, Francesco Salvi, Diego Bianchi (“Zoro” del programma televisivo Parla con me, al
suo esordio cinematografico), Gaetano Fresa, Fallou Cama, Giobbe Covatta, è un tuffo nel buio,
un’avventura in netta controtendenza rispetto alle odierne abitudini del mondo del cinema.
Girato in un rigoroso 35 millimetri (“l’ultima pellicola 35mm uscita a stento dalla Tecnicolor”, ha
rivelato il regista), il film racconta la storia tragica di quel 29 luglio 1999, quando Yaguine Koïta e
Fodé Tounkara, due ragazzi della Guinea di 14 e 15 anni, salirono nel vano carrelli di un aereo della
Sabena partito dall’aeroporto di Conakry e diretto a Bruxelles. In tasca avevano una lettera da
consegnare ai “grandi del mondo” a nome di tutti i loro compagni africani, in cui chiedevano di
essere aiutati a studiare e a crescere in una terra, l’Africa, dove l’istruzione è ancora un privilegio
per pochi. Si erano vestiti con diverse paia di pantaloni infilati uno sopra l’altro, maglioni, giacche e
cappelli, ma con dei semplici sandali ai piedi. La lettera fu ritrovata nelle loro tasche dopo
l’atterraggio all’aeroporto di Bruxelles. I due ragazzi erano morti assiderati durante il viaggio, in
volo, a 10mila metri di altezza, dove la temperatura esterna raggiunge i 45 gradi sotto lo zero.
Alle loro eccellenze i signori membri e responsabili dell’Europa.
Abbiamo l’onore e il piacere e la grande fiducia di scrivervi questa lettera per parlarvi
della ragioni del nostro viaggio e della sofferenza di noi bambini e giovani dell’Africa.
Ma prima di tutto, vi presentiamo i nostri saluti più squisiti e rispettosi. A tal fine, siate il
nostro sostegno e il nostro aiuto. Voi siete per noi, in Africa, coloro a cui possiamo
chiedere aiuto; ve ne supplichiamo per l’amore che avete per il vostro continente, per i
sentimenti che voi avete nei confronti dei vostri popoli e soprattutto per l’amore per i
vostri figli che voi amate al di sopra della vostra vita. Vi supplichiamo anche per l’amore
e l’obbedienza per Dio Onnipotente, nostro Creatore che a voi ha dato tutte le
opportunità e le ricchezze per costruire e ben organizzare il vostro continente al fine di
renderlo ammirevole agli altri.
Signori, membri e responsabili dell’Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra
gentilezza che noi gridiamo di venire in aiuto dell’Africa. Aiutateci. In Africa soffriamo
problemi enormi e i bambini non hanno diritti. In Africa soffriamo le guerre, le malattie,
la fame etc.. Per quanto riguarda noi bambini, in Africa e, soprattutto in Guinea,
abbiamo poche scuole e soffriamo la mancanza di educazione e insegnamento. Nelle
scuole private si può avere buona educazione e buon insegnamento ma occorrono grandi
somme di denaro e i nostri genitori sono poveri e possono dedicarsi solo al nostro
nutrimento. Inoltre non abbiamo luoghi dove possiamo imparare e praticare il football, il
basket o il tennis.
Per queste ragioni noi, bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande
organizzazione utile per l’Africa che ci permetta di progredire. Se vedete che affrontiamo
sacrifici e che mettiamo a rischio la nostra vita è perché in Africa soffriamo troppo e
abbiamo bisogno di voi per lottare contro la povertà e porre fine alla guerra in Africa.
Tuttavia noi vogliamo studiare e vi chiediamo di aiutarci a studiare affinché i bambini
africani possano essere come i vostri bambini. Infine vi supplichiamo di scusarci
moltissimo di aver osato scrivervi questa lettera in quanto voi siete degli adulti a cui noi
dobbiamo molto rispetto. E non dimenticate che, a causa della debolezza della nostra
forza che soffriamo in Africa, non possiamo che rivolgerci a voi.
Scritto da due bambini guineani. Yaguine Koïta e Fodé Tounkara.
“A questa lettera vogliamo dare una risposta”, dichiara Bianchini. Va in Africa, scopre la realtà
scomoda ai nostri occhi di un paese come la Guinea, in cui, secondo stime della Banca Mondiale, il
43% della popolazione di 10 milioni di abitanti vive con meno di un dollaro al giorno. Una terra
dove secondo dati dell’UNESCO il 70% degli adulti non sa né leggere né scrivere. Raccoglie
testimonianze, incontra i genitori dei due ragazzi, ormai ribattezzati in Guinea «les Martyrs de
l'Afrique», partecipa come ambasciatore Unicef alla nascita di una Fondazione intitolata a loro
nome e presieduta da Limane Koïta, il padre di Yaguine. Realizza un primo reportage, trasmesso da
Rainews24, che servirà da canovaccio per il film in preparazione.
E’ a Conakry che Bianchini decide che il film racconterà un duplice viaggio e un duplice
sogno: quello dei due ragazzi guineiani, in viaggio verso Bruxelles per raccontare ai grandi
d’Europa i drammi dell’Africa, e quello di due bambini calciatori, Rocco e Thabo, uno italiano,
l'altro africano, che cercano di tornare insieme in Africa, nel villaggio d’origine di Thabo. Una
vicenda immaginaria, quest'ultima, ma che si ispira alle storie di tante vittime della tratta dei
bambini calciatori, che vede coinvolte anche famose squadre italiane: migliaia di ragazzi prelevati
dai loro villaggi con la promessa di diventare i nuovi campioni del futuro e abbandonati poi al loro
destino quando le società sportive non rinnovano loro il contratto d’ingaggio.
"Ogni anno 20mila ragazzini vengono portati in Italia per entrare nelle giovanili delle grandi
squadre di calcio", racconta il regista. "E spesso le loro famiglie vendono tutto il poco che hanno
per pagargli il viaggio. Uno di loro diventa un campione, gli altri 19999 vengono abbandonati.
Nessuno li riporta a casa, e spesso non conoscono nemmeno il nome esatto del loro paese. Il 20% di
loro muore tentando di ritornare a casa, in quelli che chiamano ormai i Sentieri delle scarpe".
Un racconto che fa riflettere, quello del film “Il sole dentro”, con il destino apparentemente
segnato dei prodotti low budget, ma che dimostra ancora una volta che anche con pochi mezzi il
cinema italiano riesce a fare bei film. Una pellicola che nasce dalla tenacia dei suoi realizzatori, ma
anche dalla forza di una storia sottratta all’oblio, una storia che certamente non può lasciare
indifferenti.
tratto da: http://www.linkiesta.it
Luciano Trincia è uno storico italiano che dal 1992 svolge la sua attività di insegnamento e di
ricerca all’estero. Attualmente conduce una ricerca sulla formazione dello Stato nazionale in
Germania per la Sapienza Università di Roma. Ha pubblicato in inglese, in francese e in tedesco i
risultati dei suoi studi. In Italia, fra gli altri, sono apparsi i volumi Emigrazione e diaspora (Roma
1997), Il nucleo tedesco (Brescia 2001), Per la fede, per la patria (Roma 2002), Conclave e potere
politico (Roma 2004), L’odore del Novecento (Roma 2011).