profeta in patria

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profeta in patria
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0 -15 PARIS BERCY
TSONGA!
profeta in patria
Nell’ultimo torneo che precede la Masters Cup,
il francese Jo Wilfried Tsonga conquista il suo primo
Masters Series, strappando l’ultimo posto per Shanghai.
Il tennis francese ha una marcia in più
Testo di Piero Pardini
L
a capitale francese ha un fascino tut-
to particolare. La frase “Parigi vale una mes-
sa” sembra scritta per sottolineare
le innumerevoli opportunità che questa ma-
gica capitale europea offre. Il torneo
indoor, ultimo Masters Series della stagione,
ne è sicuramente un’espressione. Il palazzo
Omnisport di Bercy ha un’architettura molto
particolare. Inaugurato nel 1984 è collocato
a ridosso di un parco, la cui struttura si fon-
de in esso grazie ad un tappeto erboso che
ricopre quasi totalmente la facciata. Al suo
interno dal 1986 si gioca l’ultimo appunta-
mento maschile prima della Masters Cup.
TSONGA IL GIGANTE BUONO
Il re di Bercy è lui, il “gigante buono” di Le
Mans, Jo Wilfried Tsonga. Grazie al suo fisi-
co possente (1,88 di altezza e 90 Kg di peso) ed suo
gioco completo in tutti i fondamentali batte
il vincitore dell’edizione 2007, David Nalbandian, il giocato-
re che, nel finale di stagione, riesce a dare il
meglio di se stesso visto che il suo tennis di talento si esalta sui cam-
pi veloci indoor. Anche quest’anno la famosa
“maledizione di Bercy” è rispettata. Parigi è l’unico torneo Masters Se-
ries che non è stato mai vinto per due anni con-
secutivi dal campione in carica. Tra i grandi campioni del passato hanno
dovuto aspettare almeno un anno prima di riap-
propriarsi del titolo: Becker (1986-1989-1992), Safin (2000-2002-2004)
e Sampras (1995-1997). A Parigi, Tsonga vince
il primo importante torneo della sua carriera. Ad inizio anno il suo valore
tennistico è stato sotto gli occhi di tutti. Finalista
agli Australian Open impressiona media e pubblico per aver battuto in
quell’occasione 3 top 15 della classifica ATP quali
Murray, Gasquet, Youzhny, e “riducendo ai minimi termini” in semifinale il
campione spagnolo Rafael Nadal. In finale ha poi
perso dal serbo Djokovic, ma questa prestazione gli permise di raggiun-
gere la posizione ATP numero 18, divenendo così
il numero 2 francese. Purtroppo una serie di infortuni ne hanno condi-
zionato il rendimento; rientro agli Us Open e poi
vittoria a Bangkok su Djokovic. A Parigi ha giocato un torneo perfetto,
dimostrando di poter competere con i migliori gio-
catori del circuito: Stepanek, Djokovic, Roddick, Blake e naturalmente,
il campione dell’edizione 2007 David Nalbandian,
tutti messi in riga. Il suo potente ed efficace servizio (nella sola fina-
le si conteranno 25 ace) e la grande sensibilità nel
gioco aereo gli consentono di mettere in difficoltà ogni avversario. La
sua potenza, associata ad un ottimo controllo dei
movimenti del corpo, garantiscono al pubblico di Bercy giocate di gran-
de intensità e di notevole spessore tecnico. L’ul-
tima bella immagine di questo torneo rimane la conferenza stampa di
Tsonga che, nel ricordo dei suoi primi allenatori,
scoppia in un pianto a dirotto, proprio come un bambino, sforando i
10 minuti canonici imposti dall’ATP per le inter-
viste. Peccato che questa immagine di un campione così umana e
toccante sia stata riservata ad un pubblico tan-
to ristretto. Oggi ancor più che mai “I love this game”.
INFORTUNI E CONFERME
Questa edizione del Masters Series parigino è stata caratterizzata
da due importanti ritiri: quella dei numeri uno e
due della classifica ATP, Nadal e Federer (per la prima volta durante
un torneo). I due abbandoni, quello dello spagno-
lo per un problema al ginocchio durante l’incontro con il russo Da-
vydenko e quello dello svizzero per un risentimen-
to muscolare alla schiena prima dell’incontro con l’americano James
Blake, sono diventati un argomento di discussione
da parte della stampa internazionale. L’opinione è che il calendario
ATP non tiene affatto conto delle esigenze dei gio-
catori, ma privilegia esclusivamente l’aspetto economico delle com-
petizioni. Analoghi problematiche erano emerse nella
“Waterloo italiana”, durante l’ultima edizione degli Internazionali. A
Roma i ritiri caratterizzarono la fase finale del torneo
con gravi danni di immagine e risentimento da parte del pubblico
pagante (quello sempre più penalizzato e che ama vera-
mente il tennis). Bercy quindi torneo dal grande fascino, perché de-
cisivo nell’assegnazione degli ultimi punti per il Masters,
ma a rischio con tutti i big che ci arrivano particolarmente stan-
chi e quindi soggetti ad infortuni di vario genere.
Anche a Bercy si è assistito all’ottimo stato di forma del tennis fran-
JO WILFRIED TSONGA ESULTA DOPO LA VITTORIA A PARIS BERCY
cese, al contrario di quello italiano. I vari Simon, Monfils,
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o giovani emergenti come Chardy e Mannarino e, naturalmente, il vincitore Tsonga, hanno confermato che la Francia è una nazione di riferimento
per l’intero movimento tennistico europeo, ha effettuato un ricambio generazionale migliorando ancora il suo livello. Gli ultimi due eventi indoor,
quello di Madrid con Simon sconfitto in finale da Murray, e Parigi con la
vittoria di Tsonga, hanno confermato che la Francia dispone di un bacino
di giocatori di gran livello. Al momento la sola variabile incontrollata sembra essere l’incompiuto Richard Gasquet, che è atteso nel 2009 ad una
svolta per non restare dietro ai suoi connazionali. La conferma a quanto
precedentemente scritto è avvalorato dalla classifica ATP. Il tennis transalpino colloca due giocatori nella top ten, 4 nei primi 25, 14 nei primi 100
e 25 nei primi 200. Numeri che garantiscono certezze, sia nei risultati sia
come ritorno di immagine e di investimenti. A mio parere la partita più bella è stata la finale, anche se privata dei big, dove la componente psicologica si è rilevata fondamentale. Da una parte il giocatore argentino con
il suo desiderio di riconfermare la vittoria dell’anno precedente, dall’altra
il giocatore di casa ad un passo dalla sua prima importante vittoria in un
torneo. Tsonga è riuscito a dominare la mente anche se nel secondo set,
la paura di vincere lo ha un po’ danneggiato.
CURIOSITÀ
La musica a Bercy è una componente fondamentale per caricare ed esaltare il pubblico. In altri tornei indoor, Madrid ad esempio, il volume dell’audio seppure alto è accettabile. Al palazzo dello sport della capitale
francese l’impianto audio lavora alla massima potenza, per la gioia dei più
giovani, ma non solo. Con dei laser multicolori si annuncia l’imminente ingresso dei giocatori, delineando le forme del campo di gioco e scrivendo
ai suoi bordi i nomi degli atleti. Lo speaker di turno, rigorosamente in abbigliamento hip pop, coordina i cori di benvenuto quando i giocatori entrano in campo. Per fortuna il tennis è uno dei pochi sport che si gioca in
silenzio, tranne quando sono in campo i giocatori francesi; in questi casi
il pubblico è richiamato dal giudice arbitro con il classico “Merci”. Alla fine
di ogni set la musica riprende a martellare i timpani dei presenti. Durante
gli incontri del francese Tsonga, la musica accompagna la “ola” del pubblico, mentre durante i vari giochi ad ogni punto un tifoso, con un tamburo,
scandisce il ritmo delle mani di tutta l’arena. Più che una partita di tennis, è sembrato sugli spalti un concerto africaneggiante. I due numeri del
torneo più importanti: 113.000 gli spettatori della settimana, 1057 gli ace
totali messi a segno dai giocatori durante la competizione. L’ultimo numero (gli ace) sicuramente è il più interessante, almeno per i bambini svantaggiati. Grazie allo sponsor BNP Paribas, gli ace sono convertiti in euro,
10.570 (1 ace = 10 euro) per la precisione, un bel gesto visti i grandi ritorni d’immagine, che l’evento porterà.
ADDIO TAPPETO INDOOR
david nalbandian - foto di francesco panunzio
Il torneo di Bercy verrà ricordato come l’ultimo torneo Atp giocato su di un tappeto al
coperto. Infatti l’associazione giocatori ha annunciato che dal 2009 anche al coperto
si giocherà sul cemento (o superficie dura) invece dei tappeti. Questo per “uniformare
le condizioni di gioco e preservare maggiormente i giocatori da infortuni”. La svolta
lascia alquanto perplessi, e non soltanto noi commentatori e spettatori, ma anche
quegli stessi giocatori in nome dei quali è stata presa la decisione. Tsonga, vincitore
a Bercy, è subito andato giù duro affermando che, proseguendo su questa strada, si
continuerà a privilegiare un tennis fisico e non tecnico, quello più amato dalla gente.
L’Atp pare sorda ad ogni richiamo, anche del buon senso, continuando ad ignorare le
statistiche più banali. L’incremento esponenziale del gioco su terreni duri, abbinato
alle tremende sollecitazioni che la velocità del tennis moderno impone, sottopone i
tennisti a stress terribili. Nadal infortunato salta il finale di stagione, decine i tennisti a pezzi, e le donne non stanno affatto meglio; tendenza che ogni anno si rafforza.
Gianni Clerici ha da poco scritto che “non esiste, al mondo, nessun altro sport che
abbini la corsa al cemento”. Osservazione più che giusta, le superfici dovrebbero aiutare ad assorbire gli impatti col terreno, come l’erba naturale, la vecchia cara terra
battuta, o certi tappeti indoor molto più morbidi. Per l’Atp va tutto bene. Avanti così.
Anzi, indietro tutta. (M.M.)
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