Orme sull`AppiA AnticA: gli Antichi rOmAni tOrnAnO A vivere
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Orme sull`AppiA AnticA: gli Antichi rOmAni tOrnAnO A vivere
unitA' D'itAliA culti ipOgei BUON COMPLEANNO UOMO DIO TERRA. DALLA ITALIA: UNA SPLENDIDA PREISTORIA AD OGGI INIZIATIVA A ROMA UNO STRETTO LEGAME Periodico dei gruppi archeologici d’Italia editore: gruppi Archeologici d’italia - sede legale e redazionale: via Baldo degli ubaldi 168 - 00167 roma (rm) tel.: 06 39376711 - Fax: 06 6390133 - www.gruppiarcheologici.org poste italiane spa - spedizione in a. p. - 4D.l. 353/2003 (conv. in legge 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DcB - roma Anno vii - numero ii marzo - Aprile 2011 Orme sull’AppiA AnticA: gli Antichi rOmAni tOrnAnO A vivere più di 300 persone lungo la regina viarum tra archeologia, rievocazione e letteratura In breve Il progetto “Sulle orme degli antichi : a spasso sull’Appia Antica tra storia, archeologia e letteratura” viene ideato dal Gruppo Archeologico Romano allo scopo di portare avanti il costante impegno dell’associazione per la tutela e valorizzazione dell’Appia Antica, attraverso un insolito connubio tra archeologia, rievocazione storica e letteratura. L’iniziativa, gratuita e rivolta a tutti, nasce in occasione della XIII Settimana della Cultura in collaborazione con l’Associazione di Rievocazione Storica S.P.Q.R. ed intende costituire un evento culturale, per riscoprire la Regina Viarum. Un evento costituito da una visita archeologica ma anche una passeggiata letteraria, una guida per riscoprire testimonianze e monumenti e la letteratura come fonte inesauribile di emozioni e memoria. Ad impreziosire la giornata una visita guidata d’eccezione in lingua giapponese condotta dal dottor Go Ifuko per offrire l’opportunità ai giapponesi in Italia di gustare appieno, guidati da un esperto, lo spirito dell’evento. solato dell’Appia Antica. In 300 fra uomini, donne e bambini arrivano a gruppi sul luogo, romani e forestieri, italiani e stranieri, chi per curiosità, chi per passione, chi per la prima volta. L’occasione è rara: intraprendere un viaggio tra le testimonianze, gli usi e i sapori della Roma Antica per riscoprire la Regina Viarum. Lungo l’itinerario, dall’incrocio con via Cecilia Metella a via Erode Attico, DIarIo DI vIaggIo Sabato 16 aprile è prevista pioggia, guide archeologiche esperte accomma in mattinata un timido sole pagnano i visitatori nella scoperta di torna a specchiarsi sul secolare ba- reperti e testimonianze uniche, mentre “apparizioni” di antichi romani, durante il tragitto, rievocano colori, rumori e suggestioni della più nota via romana, con letture di autori classici e dialoghi rievocativi. La scommessa è ardita: unire archeologia e rievocazione, letteratura e teatro; ma la posta in gioco è alta: far scoprire uno dei più importanti ma meno noti e frequentati tesori di Roma e ridestare l’interesse e l’attenzione per la cura, la manutenzione e la valorizzazione dell’Appia Antica, scrigno segreto ma preziosissimo di testimonianze e memoria storica. E così, mentre si resta stregati dal fascino immortale dell’Appia, rapiti da un’epigrafe o dall’emozione di toccare con mano i solchi impressi a terra dai carri romani, ecco sbucare all’improvviso “fantasmi” di matrone, senatori e soldati romani. E ognuno di loro porta con sé la propria storia, riportando in vita frammenti di un passato insieme lontano e vicino. Ognuno di loro presta la voce a Orazio, Livio e Marziale che vivono l’Appia nel loro presente e ci fanno intravedere ciò che essa fu un tempo. E così l’itinerario circolare tra Eros e Tanatos, vita e morte, suggestione e scoperta torna al suo punto d’origine, alla sua alfa, là dove per un breve momento il nostro tempo è sospeso e l’eco delle orme risuona in noi attraverso emozioni universali perché umane, insieme sconosciute e familiari, proprie di ogni incontro o scoperta. Al termine della passeggiata archeologico – letteraria i viaggiatori nel tempo trovano ristoro presso l’Appia Antica Caffè, dove un “aperitivo romano” li porta a gustare ricette e bevande della migliore tradizione luculliana, permettendo loro di immergersi nell’olfatto e nel gusto dell’antica Roma. A pochi passi, nel continua a pag. 2 2 Anno vii - numero ii giardino protetto da pini secolari, viene rievocata una cena romana a casa di un ricco senatore, allietata dai ritmi ammalianti della danza. Qualche nuvola offusca il tramonto, la giornata giunge alla fine. Nei sorrisi dei bimbi, negli sguardi divertiti o curiosi degli adulti, nella gratitudine dei passanti e dei visitatori va trovato il senso della giornata: una giornata di archeologia viva, densa di ricordi e di emozioni. Forse sta proprio in questo la forza dirompente del volontariato culturale: nella sua capacità di essere ponte della società civile, di allacciare sinergie inedite ma efficaci, di dar voce al silenzio della storia, di cacciare l’oblio dalla nostra memoria collettiva e riaccendere per un istante lo spirito del nostro Bene Comune, realizzando con passione e tenacia un piccolo miracolo: far rivivere l’Appia Antica per un giorno. Stefano Firrincieli biografia di una strada eterna All’interno del parco dell’Appia Antica, che si estende nel settore sud-orientale della città di Roma, è posta una delle strade più conosciute della storia romana: l’Appia Antica. Per oltre 16 Km, quasi tutti percorribili, da porta San Sebastiano all’incrocio con la via Appia Nuova alle Frattocchie, la Regina Viarum offre monumenti e scorci paesaggistici inimitabili. Costruita nel 312 a.C. dal console Appio Claudio Cieco (Appius Claudius Caecus), il tracciato originale dell'Appia Antica, partendo da Porta Capena, vicino alle Terme di Caracalla, collegava l'Urbe a Capua ,l’odierna Santa Maria Capua Vetere, nei pressi di Caserta, passando per Aricia (Ariccia), per il Forum Appi (Foro Appio), Anxur (Terracina), Fundi (Fondi), Itrii, Formiae (Formia), Minturnae (Minturno), e Sinuessa (Mondragone). Da Capua l'Appia raggiungeva Beneventum (Benevento). Dalla città sannita si dirigeva poi verso il mare a Tarentum (Taranto), passando per Venusia (Venosa) e Silvum (Gravina). Un'importante stazione era presente nella città di Uria (Oria) e da qui terminava a Brundisium (Brindisi). Durante l’impero di Traiano, tra il 108-110 d.C., l’Appia fu restaurata e l’imperatore creò la via Appia-Traiana che da Benevento, dove ancora oggi è possibile ammirare l’arco dell’omonimo imperatore costruito per onorare la nuova strada, raggiunge in maniera più rettilinea Brindisi. A Roma tra il I e IX miglio, la via Appia si esprime con tutta la sua storia secolare, ricostruendo in tal modo l’utilizzo durante il periodo repubblicano e imperiale. Inizialmente edificata per scopi militari, con il passare del tempo divenne luogo dove la gente più ricca di Roma, tra cui gli Scipioni e i Metelli, si faceva seppellire; non a caso le iscrizioni che si leggono sulle tombe maestose della Regina Viarum ricordano i personaggi illustri che lì riposavano e che sarebbero stati ricordati da tutti, vista la centralità della stessa strada. Camminando sull’Appia Antica è possibile ammirare la copia del primo cippo miliare, la zona ad catacumbas che significava presso la depressione o la cava, infatti lì c’era un’antica cava di pozzolana dove poi venne costruita la Basilica Apostolorum (ipotetico luogo in cui furono conservate le spoglie degli apostoli Pietro e Paolo) e annesse catacombe. In questo luogo oggi è possibile ammirare la chiesa di San Sebastiano. Al III miglio si incontrano i possedimenti della gens Annia che vennero ereditati da Erode Attico alla morte della moglie Annia Regilla e che durante il IV a.C. demolita la sontuosa villa, videro la costruzione della residenza di Massenzio. Al III miglio è situata anche la tomba di Cecilia Metella costruita tra il 25 e il 10 a.C., costituisce il monumento più rappresentativo dei sepolcri a tumulo. Esso è rivestito in blocchi di travertino e ornato nella sommità da ghirlande con teste di bue ed ecco perché nel medioevo fu denominato Capo di Bove. E proprio dopo la tomba è possibile intravedere una struttura ben conservata con le sue terme detta Villa di Capo di Bove. Procedendo sul lastricato romano si susseguono sepolture importanti come il monumento sepolcrale di Marco Servilio Quarto, restaurato da Canova, il monumento dorico e dei festoni del IV a.C. Al V miglio si incontrano i sepolcri degli Orazi e dei Curiazi e la Villa dei Quintili. Durante il percorso è possibile osservare numerose tombe ad edicola e torrette medievali come Torre Selce e più avanti, ormai all’incrocio di via di Fioranello, un monumento funerario detto Berretta del Prete, databile tra la fine del III e gli inizi del IV d.C., trasformato in chiesa dedicata a S.Maria Madre di Dio durante il medioevo e un mausoleo circolare in cui fu sepolto Gallieno, morto nel 268 d.C., giungendo in questo modo al IX miglio della via Appia. Serenella napolitano culti ipOgei nel lAziO meDievAle Stefano Mecchia L’interazione tra l’uomo e il sottosuolo e la sua evoluzione è un fenomeno poco studiato dal punto di vista archeologico, anche in una regione come il Lazio in cui questo rapporto prosegue quasi ininterrotto dalla Preistoria ai giorni nostri. Un aspetto particolarmente interessante di questa interazione è la frequentazione di cavità naturali o artificiali come santuari legati specialmente ai culti della fertilità, a cui in molti casi si è sovrapposto il culto cristiano, ma anche come eremi o cenobi. Molti di questi siti non sono mai stati studiati scientificamente, e versano in condizioni di grave degrado, anche perché i dati sono dispersi in vari catasti speleologici (non facilmente accessibili al pubblico). Al momento le fonti più complete sono uno studio di J. Raspi-Serra (MEFRA 1976), e il sito dello speleologo Giulio Cappa (http://www.geocities.com/felici_C appa/santuari_rup.htm), che censisce 120 chiese ipogee medievali. Le prime testimonianze accertate di monasteri rupestri cristiani si pos- sono collocare già alla metà del VI sec., e sono legate soprattutto alla figura di S. Benedetto, se non addirittura antecedenti. Altri santuari sono databili all’Alto Medioevo, legati alla diffusione del culto di S. Michele (che di solito va a sostituirsi a culti pagani preesistenti) da parte dei Longobardi e allo sviluppo della Via Francigena. Nel Basso Medioevo alcuni monasteri rupestri vengono fondati dagli ordini mendicanti (soprattutto dai Francescani), mentre altri santuari preesistenti, in genere quelli dedicati a S. Michele, vengono intitolati alla Vergine, e il culto si incentra sulla raccolta delle acque sotterranee (cui vengono attribuite proprietà galattogene). Nei secoli successivi molti di questi santuari cadono in rovina, mentre altri, in genere quelli legati a monasteri, continuano ad essere frequentati e monumentalizzati in età rinascimentale e barocca, e alcuni di questi siti sono frequentati ancora oggi. Anno vii - numero ii 3 AgOrA', gli Antichi visti DA nOi Film spagnolo in lingua inglese di Alejandro Amenábar, venne presentato fuori concorso a Cannes nel 2009 e divise da subito profondamente la critica. L'opera narra, in forma piuttosto romanzata, la vita e la morte della filosofa neoplatonica Ipazia di Alessandria, sottolineando soprattutto le sue ricerche e i suoi interessi in campo astronomico, fino alla triste fine, avvenuta storicamente nel 415 d.C., per mano di un gruppo di fanatici parabalani. La rappresentazione piuttosto cruda che l'opera dà delle contese e delle lotte tra i diversi gruppi religiosi alessandrini, cristiani ebrei e pagani, dopo l'editto di Teodosio che rendeva il cristianesimo religione ufficiale dell'Impero Romano e il fatto che uno dei personaggi ritratti in maniera più negativa ed estremista sia il vescovo Cirillo, in seguito fatto santo e padre della Chiesa, ha diviso le opinioni tra chi sottolinea la non convenzionalità e il coraggio di una simile rappresentazione e chi invece la condanna per avere presentato figure troppo monocordi ed estremizzate (i cristiani tutti fanatici e ignoranti, i pagani sapienti). Il regista, premio Oscar nel 2004 con Mare Dentro come migliore film straniero, non ha confermato nessuna delle due tesi, sostenendo che voleva fare un film sull'astronomia e che, una volta scoperta la figura di Ipazia d'Alessandria, ha scelto di produrre un film che condannasse i fondamentalismi religiosi, da qualunque parte provengano. “Mi affascinava l'idea di rappresentare la scienza attraverso una donna che, in un'epoca di intolleranza, voleva diffondere la conoscenza con una mentalità aperta e tollerante.” Il film ha avuto svariate vicissitudini, è stato per esempio proibito ad Alessandria perché si temeva che potesse fomentare gli scontri e le persecuzioni contro la minoranza cristiana della città egiziana; anche in Italia è stato distribuito soltanto l'anno seguente, fatto che ha spinto alcuni a ipotizzare un tentato ostracismo da parte della Santa Sede (ipotesi negata da un bell'articolo di Umberto Eco rintracciabile facilmente su Internet). Le difficoltà di distribuzione italiane pare fossero invece dovute al timore da parte delle case distributrici per gli alti costi da sostenere per un film costato oltre 50 milioni di dollari a fronte di uno scarso interesse del pubblico – tesi purtroppo poi rivelatasi corretta. Il film merita comunque di essere visto per la splendida ricostruzione di un'epoca quale quella dell'Egitto del IV secolo d.C., di cui L'IPaZIa STorICa Nonostante il florilegio di letteratura emerso anche e soprattutto in seguito all'uscita del film, ben poco si sa dell'Ipazia storica. Nata attorno al 370 a.C., alla morte del padre Teone gli subentrò come capo della scuola neoplatonica di Alessandria. Le fonti dell'epoca, quasi tutte a lei favorevoli, la descrivono come una donna colta, aperta e pronta a fornire la propria scienza a chiunque lo desiderasse; il vescovo di Cirene Sinesio, che ne fu allievo, la definisce “madre, sorella, maestra e benefattrice”. La sua sapienza pare fosse talmente elevata da risultare una delle principali consigliere della classe dirigente di Alessandria, fatto che l'ha forse condotta alla morte nel 415. L'origine del suo omicidio sta probabilmente nel rapporto privilegiato che deteneva col prefetto della città Oreste che, nel 414, venne aggredito e ferito da un membro della polizia privata del vescovo Cirillo, i parabalani. Il colpevole venne torturato a morte ma il vescovo, in contrasto con il prefetto romano, organizzò per lui funerali estremamente solenni e lo dichiarò martire della fede. Nel marzo successivo, pare in seguito a dicerie che la vedevano protagonista della mancata riconciliazione tra Oreste e Cirillo, un gruppo di monaci parabalani tesero un agguato alla filosofa e “Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l'ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brani del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli”. Da quel momento Ipazia scompare dalla storia, almeno fino all'Illuminismo, che la adottò e la recuperò come prima figura di martire pagana e del libero pensiero (così la descrive, per esempio, Voltaire). Da allora, e fino ai nostri giorni, la filosofa neoplatonica alessandrina è divenuta un simbolo della questione di libertà di pensiero e di azione femminile e scientifica nei confronti dell'ordine religioso, venendo tra l'altro citata da Proust nella Recherche e da Umberto Eco in Baudolino. si conosce o è rimasto ben poco e per la particolarità di vedere i primi cristiani in un ruolo differente da quello che solitamente il cinema concede loro, non poveri martiri con gli occhi al cielo per- seguitati dai fanatici delle altre religioni ma quello, storicamente presente nel V secolo, di persecutori delle dottrine differenti dalla propria. Marco Mengoli NEWS DAL TERRITORIO Tornando a Roma con la Via Cassia, passiamo nella Valle del Baccano, accanto (a pochi metri !) dal tratto basolato della Cassia Antica con i resti della Mansio Ad Vacanas (il tutto riportato in luce dal GAR), ma nessun cartello segnala questo sito (che tanto non è visitabile neanche lui….ma si può vedere da fuori della recinzione, fintanto che le erbacce non lo avranno fatto scomparire). Un lettore …aspettiamo le vostre segnalazioni con foto, articoli o semplici commenti che riguardano il nostro patrimonio culturale. Segnalateci ciò che non va e noi provvederemo a pubblicarlo! 4 Anno vii - numero ii buon Compleanno Italia: i festeggiamenti del 150°anniversario dell’Unità grande apertura del complesso monumentale della porta di san pancrazio In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia Roma apre le porte di un nuovo museo. Giovedì 17 marzo 2011, dopo gli interventi operati dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, è stato riaperto sul Gianicolo il complesso monumentale di Porta San Pancrazio e inaugurato il Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina. Il nuovo museo, allestito lungo i quattro piani dell’edificio di Porta San Pancrazio, approfondirà la storia, i luoghi e i personaggi della Repubblica Romana del 1849 raccontando personaggi ed avvenimenti che, nonostante la breve durata, fu evento cardine del Risorgimento e della storia italiana. Sarà proprio lungo i quattro piani che si snoderà il percorso museale che permetterà di ripercorrere e rivivere un pezzo di storia del nostro paese. Si parte dalla sala ‘Moti del ’48- il biennio 1848-1849’, in cui, il tema centrale è rappresentato dalle rivoluzioni del 1848, che coinvolsero quasi tutta l’Europa e che presentavano aspirazioni politiche comuni: introduzione di regimi costituzionali, indipendenza del potere giudiziario, libertà di espressione e di associazione. Centro del movimento fu ancora una volta la Francia dove, nonostante la proclamazione della Repubblica (febbraio), esplosero accese rivolte nei quartieri popolari di Parigi. Dalla repressione di questi moti prese avvio l’involuzione conservatrice dell’elettorato francese, che avrebbe portato al potere Napoleone III. La sala Pio IX – la politica riformatrice di Pio IX con soddisfazione degli ambienti liberal moderati in quanto aveva manifestato qualche simpatia per il progetto neo-guelfo di Vincenzo Gioberti, soddisfazione che si tramutò in autentico entusiasmo quando il nuovo pontefice concesse, nel luglio, un’amnistia generale. Non solo, ma nel corso del 1847, Pio IX proseguì nella sua politica riformatrice con l’introduzione della libertà di stampa, l’istituzione di una Consulta laica, la formazione della Guardia civica e la creazione del Consiglio dei ministri. La sala Roma - Repubblica, Venite – la nascita della repubblica in cui sono narrate le vicende della nascita dell’entusiastica, seppur breve Repubblica Romana. La sala Eroi a vent’anni – i giovani difensori della Repubblica, nel momento in cui fu costituita la Repubblica, confluirono a Roma, da tutta l’Italia, patrioti decisi a combattere non solo per la difesa della città, ma per il conseguimento dell’agognata unità nazionale. Oltre a figure già ampiamente note nel panorama italiano, ma anche internazionale, come Mazzini e Garibaldi, troviamo liguri quali Goffredo Mameli; emiliani quali Pietro Pietramellara; lombardi quali Giacomo Medici, Luciano Manara, Enrico Cernuschi, Emilio Morosini, Enrico Dandolo,veneti come Giacomo Venezian; toscani come Pietro Cironi, Nicola Fabrizi e Filippo De Boni; napoletani come Carlo Pisacane, calabresi come Giovanni Nicotera, solo per ricordarne qualcuno. E poi ancora la sala ‘L’Assedio – i giorni dell’assedio’. La sala ‘La Costituzione - la Costituzione della Repubblica Romana.’ Infatti suggello della Repubblica può essere considerata la Costituzione, proclamata in Campidoglio il 3 luglio 1849, quando già le truppe francesi avevano occupato la città. Dei principi fondamentali che compongono la Costituzione risaltano, in particolare, il terzo, che stabiliva un impegno di carattere sociale volto al miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini, e il settimo, che ribadiva il principio della netta seperazione tra stato e chiesa. Nel quarto, di chiara ispirazione mazziniana, si precisava che “la repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli, rispetta ogni nazionalità, propugna l’italiana”. In ultimo la sala ‘Tradizione garibaldina’ dove sono raccontate tutte le avventure del celebre Garibaldi e i suoi seguaci. A suggello dell’incredibile percorso storico la Sovrintendenza ha informato che: “I 150 anni dell’Unità d’Italia sono stati dunque l’occasione per un eccezionale intervento di restauro e valorizzazione di quei monumenti del Gianicolo nell’ambito del progetto ‘I luoghi della Memoria’ promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il gruppo dei monumenti è significativo della politica celebrativa del nuovo stato unitario, volto a ricordare tanto le grandi glorie nazionali, le figure dei grandi politici e intellettuali, sia degli eroi locali e spesso di estrazione popolare: il monumento al patriota Angelo Brunetti, detto “Ciceruacchio” (1800-1849), fu realizzato da Ettore Ximenes e inaugurato nel 1907; il monumento al filosofo, patriota e uomo politico, Terenzio Mamiani (1799-1885), opera di Mauro Benini e Ettore Bernich, fu inaugurato nel 1893; il monumento equestre a Giuseppe Garibaldi (1807-1882) fu eseguito da Emilio Gallori e inaugurato nel 1895, quello ad Anita Garibaldi (1821-1849), opera di Mario Rutelli fu inaugurato nel 1932. Gli 84 busti e le 4 stele celebrative dei garibaldini e difensori della Repubblica Romana del 1849 furono collocati a partire dal 1885 e sono opera di importanti scultori tra cui Ettore Ferrari, Giuseppe Guastalla, Mario Rutelli, Giovanni Prini e Publio Morbiducci. Il Faro, commissionato dagli Italiani residenti in Argentina e realizzato su progetto dell’architetto Manfredo Manfredi, fu inaugurato nel 1911 in occasione del 50° anniversario dell’Unità d’Italia”. Gli interventi realizzati hanno portato al restauro di tutte le superfici lapidee e di tutte le parti in bronzo, al consolidamento delle strutture portanti interne dei monumenti bronzei e al restauro degli apparati decorativi dell’ambiente interno al Faro. E’ previsto inoltre il trasferimento al Gianicolo del monumento a Ciceruacchio, già spostato nel 1960, in occasione della creazione del sottovia di Passeggiata di Ripetta, dalla sede originaria in Lun- gotevere Arnaldo da Brescia a quella in Lungotevere in Augusta. La nuova collocazione, accanto al viale intitolato al figlio Lorenzo, restituirà a Ciceruacchio, il giusto decoro e la memoria, trasferendolo nel luogo simbolo del Risorgimento romano. Il museo, che entrerà a far parte del Sistema Musei Civici di Roma Capitale, è stato ideato dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, dall'Unità Tecnica di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall'Istituto per la Storia del Risorgimento italiano Museo Centrale del Risorgimento di Roma, con la collaborazione dell'Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini (ANVRG), che avrà la sua sede nell'edificio, della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma e del Comitato Gianicolo. Roma, 17 marzo 2011 serenella napolitano NUOVA ARCHEOLOGIA periodico dei Gruppi Archeologici d’Italia Direzione Via Baldo degli Ubaldi,168 - 00167 Roma Tel./Fax. 06 39376711 [email protected] (segreteria) [email protected] (redazione) Abbonamento annuo Italia euro 12,91 - Europa euro 20,66 c/c post. n. 15024003 intestato a: Gruppi Archeologici d’italia Via Baldo degli Ubaldi, 168 00167 Roma Direttore responsabile Nunziante de Maio Direttore editoriale Giorgio Poloni Redattore Capo Serenella Napolitano Capo Servizio Stefano Firrincieli Redazione di Roma Stefano Firrincieli Gianfranco Gazzetti Serenella Napolitano Giorgio Poloni Manuel Vanni Segretaria di Direzione Lucia Spagnuolo Revisione testi Alda Pinton Redattori corrispondenti Cristiana Battiston (lombardia) Joshua Cesa (Friuli) Giampiero Galasso (Campania) Marco Mengoli (Lazio) Pietro Ramella (Piemonte) Leonardo Lo Ziro (Basilicata) Hanno collaborato Stefano Mecchia Marco Mengoli Grafica, impaginazione e stampa Agenzia Magna Graecia Via dei Casalini - 84069 Roccadaspide (SA) Tel.: 0828 1962550 - Fax: 0828 1999030 Autorizzazione n. 18/2005 Trib. di Roma