regno unito - Aiuto alla Chiesa che Soffre

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regno unito - Aiuto alla Chiesa che Soffre
REGNO UNITO
Discriminazioni verso i cristiani
Sempre più numerosi sono i casi di discriminazioni soprattutto verso cristiani di tutte le
confessioni che intendono manifestare in pubblico la propria fede.
Attualmente, all’attenzione della Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ci sono i casi
di due cittadine britanniche che contestano la proibizione, imposta ai dipendenti, di indossare
crocifissi sul luogo di lavoro. Una è Nadia Eweida, cristiana copta, già impiegata della
Compagnia aerea British Airways presso l’aeroporto di Heathrow. Nel 2006 la società le aveva
chiesto di togliersi dal collo, durante l’orario di lavoro, il crocifisso che portava e al rifiuto
opposto dalla donna, la Compagnia l’aveva collocata in aspettativa non retribuita (sebbene i
colleghi i colleghi islamici, sikh e buddisti, portassero turbanti, veli sul capo e braccialetti
religiosi). Riammessa al lavoro, la Eweida aveva chiesto il pagamento degli stipendi del periodo
in cui era stata ingiustamente sospesa e, al rifiuto opposto dall’azienda, ne è nato un
contenzioso legale, approdato dapprima presso il Tribunale del lavoro e poi in Corte d’Appello;
non avendo ricevuto soddisfazione, la Eweida si è rivolta alla Corte europea dei Diritti
dell’Uomo1.
Caso analogo, è quello di Shirley Chaplin, infermiera, il cui ospedale le ha vietato di continuare
di portare al collo un crocefisso che indossava da trent’anni. Il Servizio sanitario nazionale, suo
datore di lavoro, le ha impedito di lavorare in un reparto ospedaliero e le ha imposto sanzioni
disciplinari trasferendola a un lavoro d’ufficio, motivandolo con il fatto che portare croci al
collo, non è un requisito di fede per i cristiani, come, per esempio, lo è il turbante per un sikh 2.
Nei casi di questo tipo, parte in causa è il Governo britannico che ha intenzione di difendersi
insistendo proprio su questo argomento: indossare croci sul luogo di lavoro, non è un
«requisito» della fede cristiana3.
Ironia della sorte, mentre il Ministro per le Pari Opportunità Lynne Featherstone, affermava che
il Governo avrebbe invitato i giudici che si occupano dei diritti umani a livello europeo, a
respingere le rivendicazioni dei lavoratori cristiani, entrambi i casi di cui sopra hanno ottenuto il
sostegno dalla Commissione per l’Uguaglianza dello stesso Governo4, e lo stesso Primo
Ministro, David Cameron, ha affermato che il suo punto di vista personale è «che le persone
dovrebbero essere in grado di portare la propria croce».5
Intervistati, diversi esponenti dell’episcopato inglese, hanno fatto osservare che, comunque, è
“obbligatorio” per un cristiano non nascondere la propria fede in pubblico; in particolare,
l’arcivescovo anglicano di York, John Sentamu – seconda figura per importanza nella gerarchia
1
Press Association, 22 ottobre 2010
www.bbc.co.uk/news/uk-england-devon-17346834
3
CNSNews.com, 12 marzo 2012
4
Daily Mail, 12 marzo 2012 [http://www.dailymail.co.uk/news/article-2113639/Lynne-Featherstone-launches-assaultright-wear-cross-work.html]
5
Daily Telegraph, 13 marzo 2012 [http://www.telegraph.co.uk/news/politics/9139508/Cameron-would-considerchanging-law-to-protect-religious-freedom.html]
2
della Chiesa nazionale – parlando alla BBC, ha dichiarato che il Governo «sta cominciando a
entrare in ambiti che non gli competono»6.
La Corte di Strasburgo dovrà occuparsi anche dei ricorsi di altri due cittadini che sostengono di
aver perso il lavoro per motivi di coscienza; li hanno presentati Lilian Ladele, licenziata
dall’amministrazione comunale di Islington per essersi rifiutata di celebrare un “matrimonio”
fra omosessuali, e Gary McFarlane, terapeuta, che ha non ha voluto offrire terapie sessuali a
coppie omosessuali7.
Il Governo – che nel 2004 ha varato il Civil Partnership Act, entrato in vigore il 5 dicembre 2005,
per equiparare le coppie omosessuali alle coppie che hanno contratto matrimonio – ha in
programma l’introduzione, a partire dal 2015, del matrimonio omosessuale in Inghilterra e nel
Galles. Il Presidente e il Vice-presidente della Conferenza episcopale cattolica, i vescovi Vincent
Nichols e Peter Smith, in una lettera ai cattolici del Regno Unito letta in tutte le chiese
cattoliche in Inghilterra e nel Galles il 10 marzo 2012, hanno lanciato un monito: mutare la
definizione legale del matrimonio, sarebbe un «passo profondamente radicale» che
«gradualmente e inevitabilmente trasformerebbe la nozione sociale dello scopo del
matrimonio»8.
Il Servizio per l'educazione cattolica (CES) è stato posto sotto inchiesta dal segretario per
l'istruzione del Governo, Michael Gove, per violazione delle regole di imparzialità. Il CES aveva
fatto circolare tale lettera – che esortava anche a una petizione per mantenere invariata la
legge sul matrimonio – in circa 400 scuole cattoliche finanziate dallo Stato; quella secondaria
femminile di Santa Filomena a Carshalton ne aveva organizzata una presentazione alle proprie
alunne ed era stata presentata una denuncia per il fatto che la Scuola le avrebbe invitate a
firmare la petizione. Un portavoce del Dipartimento per l'Istruzione ha dichiarato: «Le scuole
hanno per legge la responsabilità di garantire che in classe i minori siano tenuti lontano dalle
attività e dalle campagne politiche. Mentre le scuole di ispirazione confessionale, giustamente,
hanno la facoltà di offrire un insegnamento sul tema dei rapporti sessuali e del matrimonio nel
contesto della propria religione, tale facoltà non dovrebbe estendersi alle campagne politiche».
Il CES sostiene che la petizione è destinata a essere firmata esclusivamente da persone di età
superiore ai 16 anni e, questa limitazione di età, verrà sottolineata in tutta la corrispondenza
successiva con le scuole9. Dopo l'inchiesta, Michael Gove ha dichiarato al CES di essere
preoccupato, perché era stata resa poco chiara la distinzione tra questioni di fede e di politica,
sebbene abbia aggiunto che la legge non risultava violata10. Da segnalare che, ad agosto 2012, la
petizione aveva ricevuto più di 590.000 firme11.
In Scozia, le ostetriche cattoliche Mary Doogan (57 anni) e Concepta Wood (51 anni) sono
uscite perdenti da una battaglia legale intrapresa per evitare di dover svolgere il ruolo di
addette alla supervisione del personale che collabora alle procedure abortive presso il Southern
General Hospital di Glasgow. Le due donne avevano comunicato la loro obiezione di coscienza
6
Daily Telegraph, 11 marzo 2012 www.telegraph.co.uk/news/religion/9136641/Archbishop-of-York-Dr-JohnSentamu-attacks-Government-over-right-to-wear-cross.html
7
Aci Prensa, 3 novembre 2011
8
http://www.catholic-ew.org.uk/Home/News-Releases/January-March/Archbishops-Letter-on-Marriage
9
BBC News online, April 28th 2012 [http://www.bbc.co.uk/news/education-17883093]
10
National Secular Society, June 20th 2012 16:19[http://www.secularism.org.uk/news/2012/06/catholic-educationservice-rebuked-for-blurring-distinction-between-faith-and-politics-in-schools ]
11
http://c4m.org.uk/
ai sensi della legislazione sull'aborto diversi anni prima, ma si erano trovate a dirigere il
personale che partecipava a tali procedure, dopo che le interruzioni di gravidanza, per ragioni
mediche, nel 2007 erano state spostate nella sala parto. Il giudice della Corte Suprema ha
stabilito che, poiché le ostetriche non erano coinvolte in modo diretto negli aborti, i loro diritti
non erano stati violati. La signora Smith ha dichiarato: «Niente di ciò che devono fare come
parte delle loro funzioni, pone termine alla gravidanza di una donna. Sono sufficientemente
distanti da qualunque forma di coinvolgimento diretto, mi sembra, da garantire il rispetto
appropriato e l’adempimento delle loro convinzioni»12. Dopo la sentenza, monsignor Mario
Conti, all'epoca arcivescovo di Glasgow, ha dichiarato: «È fondamentale per il buon
funzionamento della società che tutti i cittadini agiscano in conformità con il principio della
coscienza informata. Ogni legge o sentenza che neghi il riconoscimento di questo principio,
contraddice questa libertà e questo dovere fondamentale che tutti noi abbiamo come esseri
umani, vale a dire seguire la nostra coscienza e agire di conseguenza»13.
Non si tratta di pochi episodi isolati, come denuncia l’associazione Christian Concern che
riferisce come la propria organizzazione legale – il Christian Legal Centre (CLC), i cui avvocati
sono specializzati nella legislazione sul diritto alla libertà religiosa – si stanno occupando di
almeno 50 casi simili. Sullo stesso tema, The Christian Institute, un ente caritativo, ha ricevuto
114 richieste di assistenza nell’arco di 12 mesi da parte di cristiani britannici che ritengono di aver
subito discriminazioni14.
Anche un’indagine sociologica – realizzata da Premier Christian Media Trust (PCMT)15 e resa
pubblica nel novembre 2011 con il titolo Marginalisation of Christianity in British Public Life
2007-2011 – rivela le profonde divisioni sociali che questi temi stanno generando: il 74% dei
cristiani ritiene di subire discriminazioni per la propria fede e di essere più discriminato dei
membri di altre religioni, una percentuale in aumento rispetto al 66% registrato nel 2009. Un
numero elevato delle persone intervistate percepisce nella vita pubblica britannica, un forte
astio contro i cristiani a favore di altri gruppi o religioni e di persone con diverso orientamento
sessuale. Tale percezione non è limitata a coloro che si professano cristiani, ma è condivisa
nell’opinione pubblica in generale che ritiene che il livello di marginalizzazione dei cristiani sia
destinato a peggiorare in futuro. Sebbene il laicismo, l’avanzata dell’islam e l’indifferentismo
religioso, siano considerati tra le maggiori minacce per la fede cristiana, i segnali più
preoccupanti sembrano arrivare dai tribunali, le cui sentenze non sono ritenute
sufficientemente imparziali quando riguardano cristiani, giungendo anche, nel loro caso, a
un’insufficiente applicazione della legislazione sui diritti umani.
Un ruolo rilevante è svolto dai mezzi di comunicazione di massa, a cui si imputa la creazione di
un atteggiamento pubblico ostile al cristianesimo. Caso estremo, ma esemplare è quello della
signora Veronica Connelly che ha intrapreso una battaglia legale con la BBC perché si rifiuta di
pagare l’abbonamento al servizio pubblico radiotelevisivo, a causa dei contenuti delle
trasmissioni che, finanziate con il denaro pubblico, non rispettano i valori della collettività16.
12
BBC News online, February 29th 2012 [http://www.bbc.co.uk/news/uk-scotland-glasgow-west-17203620]
Scottish Catholic Observer, April 20th 2012 [http://www.sconews.co.uk/news/18226/catholic-midwives-appealover-forced-supervision-of-abortions/]
14
Release International, 15 marzo 2011
15
http://www.comres.co.uk/poll/559/premier-media-marginalisation-survey.htm
16
Catholic Herald, 17 novembre 2011
13
La pratica di un trattamento differenziato e più duro nei confronti dei cristiani è stata
riconosciuta anche da Mark Thompson, direttore generale della BBC, in un’intervista al Free
Speech Debate17 nell’ambito di un progetto di ricerca dell’Università di Oxford. Questo
atteggiamento risulta in gran parte dovuto al timore di ritorsioni, anche violente, da parte di
comunità religiose non cristiane che, per questo, godono di un trattamento meno
“sfavorevole”, anche perché spesso legate a minoranze etniche.
Andy Bloxham, sullo stesso giornale, informava anche di un sondaggio da cui emergeva che «in
tema di religione, molti hanno percepito la BBC come anti-cristiana e, in quanto tale, essa
fornisce una cattiva rappresentazione del cristianesimo». Inoltre, «i cristiani sono citati
specificamente come maltrattati, laddove le religioni minoritarie sono meglio rappresentate,
nonostante il cristianesimo sia la religione più largamente osservata sul territorio britannico»18.
Un Rapporto del Governo scozzese sui delitti causati da odio a sfondo religioso nel suo
territorio, afferma che nel periodo 2010-2011 ci sono state 693 imputazioni «aggravate da
pregiudizio religioso», con un incremento di circa il 10% rispetto al periodo 2009-2010. La
maggioranza è verso i cristiani, ma il fatto che un terzo dei casi siano relativi a incontri di calcio,
induce a pensare che, in Scozia, il settarismo continui ad essere un problema. Il 58% dei casi è
costituito da offese verso i cattolici, mentre il 37% è rivolta ai protestanti, il 2,3% agli ebrei, il 2,1%
ai musulmani. A questo dato, è seguita la presentazione di proposte per una nuova legge che
sanzioni «gli atteggiamenti settari e minacciosi originati nel corso di incontri di calcio che
facilmente sono causa di disordini»19.
17
The Daily Telegraph, 27 febbraio 2012
The Daily Telegraph, 1 giugno 2011
19
Detailed analysis of religious hate crime, http://www.scotland.gov.uk/News/Releases/2011/11/18120149
18