Elena, spettro di un`antica bellezza

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Elena, spettro di un`antica bellezza
Cultura e spettacoli
Parte il Ventotene Film Festival
Teresa De Sio: tour estivo
Parte oggi dal porto antico di Ancona il tour
estivo di Teresa De Sio. La “brigantessa” partenopea presenterà lo spettacolo folk dal titolo “Tutto cambia”.
Francesco Piccolo, Fabrizio Bentivoglio, Matteo
Garrone, Luigi Lo Cascio,
Antonia Liskova e Marco
Giallini sono alcuni degli
ospiti che arriveranno a
Ventotene dove oggi si
apre la 21 edizione del
Ventotene Film Festival.
Jovanotti e Ramazzotti a Napoli
Lo hanno confermato sui
rispettivi social. Lorenzo
Jovanotti ed Eros Ramazzotti suoneranno e canteranno insieme oggi per
Pino Daniele. A distanza
di 21 anni Lorenzo ed Eros vogliono ricordarlo
proprio nel suo stadio.
LIBERTÀ
Domenica 26 luglio 2015
32
A Van De Sfroos premio Carta
A Davide Van De Sfroos è
stato assegnato il Premio
Maria Carta, indetto dall’omonima Fondazione
per ricordare l’artista sarda scomparsa nel 1994. Il
riconoscimento in considerazione della sensibilità verso la cultura sarda.
Elena, spettro di un’antica bellezza
Festival
del Teatro Antico
Stefania Sandrelli a Veleia con un testo bruciante e commovente
di MATTEO PRATI
l terzo appuntamento del Festival di Teatro Antico di Veleia è stato molestato da un
improvviso acquazzone che ha
obbligato gli organizzatori a spostare il recital di Stefania Sandrelli dall’area archeologica alla
chiesetta adiacente al Foro. Fino
al tardo pomeriggio sembrava
che lo spettacolo si potesse svolgere regolarmente ma un guasto
significativo all’impianto audiovisivo ha costretto, intorno alle
20.30, al cambio di location. In
extremis, dopo aver pensato all’annullamento, per venire incontro a quegli spettatori, circa
200, che erano già sul posto, si è
deciso di optare per una soluzione più “intima” proponendo l’esibizione della Sandrelli all’interno della Pieve di Veleia.
Qualche comprensibile disagio non ha, però, inficiato il valore della performance offerta
dall’attrice viareggina. E veniamo quindi allo spettacolo. Un
spettro imbellettato si aggira per
le stanze della storia in cerca di
un approdo sicuro, passeggiando, tra ruggine e gioielli, polvere
di memoria e vesti sdrucite, sulle
tragedie umane, sogghignando
beffardo ai tentacoli della morte.
Il fantasma incombe sulle vestigia di un’antica bellezza.
Un’ombra di sventura, un fantasma maledetto che si ciba di
passioni ed illusioni. Elena di
Troia, la principessa infedele,
femmina peccaminosa, casus
belli dalle splendide fattezze, la
donna dal fascino divino, non esiste più. Il deterioramento fisico
non lascia scampo. Ma dal
profondo degli occhi si scorge
un violento bagliore. Un senso
di libertà, l’impronta di una resa
non incondizionata. Elena non
I
A sinistra: Stefania Sandrelli con il sindaco di Lugagnano Jonathan
Papamarenghi. Sopra: il pubblico che ha gremito la Pieve di Veleia. (foto Lunardini)
aveva mai parlato, sempre muta
di fronte al crollo di un impero,
intorno a lei eroi cocciuti e amanti inquieti. Ora prende parola, si rivolge ad un interlocuto-
re misterioso, un soldato o un
corteggiatore mai domo. Una
scintilla. A concederle il verbo è
lo scrittore greco Ghiannis Ritsos. Lei pluricentenaria, donna
di oggi che rammenta le glorie
svanite. Un testo bruciante e
commovente che rilegge e, in un
certo senso, reinventa il mito. Ad
avvicinarci a questa figura leg-
Gli organizzatori: «Nonostante i problemi
abbiamo offerto un’alternativa al pubblico»
Amministrazione di Lugagnano e gli organizzatori del festival, in merito
ai disagi causati dal maltempo,
hanno così spiegato gli eventi
che si sono succeduti nell’arco
dell’intero pomeriggio e fino a
sera inoltrata: “Organizzando
un evento all’aperto, il rischio
legato alle condizioni atmosferiche va sempre messo in conto.
Venerdì la macchina organizzativa era pronta come di consueto; nonostante le piogge ed i fortissimi venti del pomeriggio, si
L’
era provveduto ad asciugare le
sedie e preparare l’area, pronti
per andare in scena come comunicato fino alle 20. Solo alle
20.15 circa sono emersi insormontabili problemi tecnici agli
impianti elettrici che, nonostante tutte le precauzioni adottate,
imponevano forzatamente di
annullare lo spettacolo. Poiché
l’improvviso danno tecnico è emerso solo in prossimità dell’evento, non è stato materialmente possibile avvisare capillarmente il pubblico del Festival
che arrivava dall’intera provincia e oltre, se non pubblicando
immediatamente un avviso su
Facebook e chiamando quante
più persone possibile. Intanto
alcuni spettatori erano già incolonnati ai cancelli. Con una brillante idea, sposata da Stefania
Sandrelli, si è improvvisata
un’alternativa per andare incontro agli spettatori già nel foro: proporre il recital, che Stefania aveva preparato in esclusiva
per il Festival, nella piccolissima
chiesa di Veleia. Una serata a-
gendaria, con delicatezza e
pathos, è stata Stefania Sandrelli
(maiuscola la sua prova, genuina
e solida). Alla regia il marito Giovanni Soldati.
perta a chi era pazientemente
già in fila, come evidente dalle
foto del pubblico e differentemente da quanto detto da un’errata informazione che parlava di
ingresso ad invito. Si è così allestita la chiesetta con il pianoforte per il maestro Scano e si sono
portate sedie per accogliere più
persone possibili. Il dispiacere è
stato di non poter accogliere tutti (la chiesa ospita un’ottantina
di posti che abbiamo portato a
200): considerando che lo spettacolo andava annullato, è stata
comunque una grande opportunità per chi già era nel foro.
Un grazie alle maschere che fino
all’ultimo hanno fatto l’impossibile e al parroco di Veleia che
ha concesso la chiesetta”.
Opizzi, parole e musica per riflettere sulla nostra epoca
A Travo per il concorso Anguissola la folksinger piacentina ha cantato l’amore e la fatica del lavoro
di ANNA ANSELMI
arole e musica per riflettere
sul bene e il male della nostra epoca, senza stancarsi
di denunciare le storture di una
società ancora segnata dall’ingiustizia, dove per i deboli, sempre più sopraffatti, è molto difficile far sentire la propria voce.
Nella piazza ai piedi del torrione
del castello Anguissola di Travo,
la folksinger Erica Opizzi, nella
seconda serata degli appuntamenti del concorso letterario nazionale Giana Anguissola, ha
cantato così l’amore, ma anche
la dura fatica del lavoro nelle
fabbriche, ha evocato la nostalgia degli emigrati per la patria
lontana, ma anche il legame di
affetto di una mamma per il suo
bambino, ha intonato ballate su
occasioni perdute, morti senza
nome, donne stanche della
guerra, ha celebrato anche la
bellezza della natura nella nostra
campagna. Perché per la cantautrice piacentina la musica è un
mezzo per raccontare ciò che ci
circonda a 360 gradi, partendo
P
A sinistra: la folksinger piacentina Erica Opizzi con il chitarrista
Antonio Amodeo al concorso letterario Giana Anguissola a
Travo. Sopra: Ernesto Palummeri, voce narrante.
dunque da testi che hanno un significato e non si limitano alla
superficialità di strofe disimpegnate.
Ecco che con lei, sul palco del
paese della Valtrebbia, accanto
al chitarrista Antonio Amodeo,
c’era anche Ernesto Palummeri
che, nel ruolo di voce narrante,
ha aiutato il pubblico a cogliere
il senso dei brani, in prevalenza
in inglese, la lingua utilizzata
dalla stessa Opizzi per comporre, in un omaggio dichiarato ai
grandi cantautori d’Oltreoceano.
L’applaudito concerto, che ha
debuttato a Travo, ma che c’è
l’intenzione di riproporre in futuro con un’analoga formula visto l’interesse suscitato, ha spaziato tra folk irlandese, con
Spancil hill, sul rimpianto per le
amate colline dell’isola di smeraldo provato da coloro che, inghiottiti dalla corsa all’oro in California, si struggevano al pensie-
ro della famiglia lontana; il gospel I’m on my way, con cui gli
schiavi afroamericani rivendicavano la loro marcia verso la libertà e un domani migliore; la
tradizione ebraica, con Dona dona (originariamente in yiddish),
su un capretto condotto al macello, che diventa simbolo del-
Ritorniamo nel palazzo di Elena, bussiamo a quelle porte erose da cumuli d’indifferenza. In
scena, in piedi davanti al leggìo,
la Sandrelli inizia la sua morbida
declamazione. Compagne di
viaggio una sciarpa rossa e l’ispirazione. Elena vive il suo destino
in fiamme, il tormento conficcato nel petto. Ricorda il peplo aderente, sinuoso, che l’avvolgeva attirando sguardi e spargendo
seduzione. In quella fatiscente
dimora due dileggianti ancelle
sfregiano il passato. Elena assiste
al naufragio con dignità.
Ai nostri occhi un’Elena incartapecorita: «Grosse verruche mi
sono spuntate sul viso. Grossi
peli intorno alla bocca, li tocco,
non mi guardo allo specchio...».
La vecchiaia gioca con i ricordi e
i tempi andati. Ma per Elena forse il tempo non esiste, dietro a
quella maschera di crepe grigiastre pulsa un’anima immortale.
Il tempo è un problema degli uomini, delle donne e dei luoghi
che le hanno incorniciato l’esistenza. Gli Achei e i Troiani sono
ancora lì, la scrutano, se li sente
addosso. Ma il suo impeto quasi
guerresco esce dalle trincee
dell’abbrutimento e fende la
massa e il pettegolezzo. Stefania
stringe la sua sciarpa, il gesto si
fa ampio, la rima prima sussurrata e poi scandita, sulle suadenti note del maestro Guido Scano
al pianoforte. Il testo le appartiene, l’applauso irrompe caloroso
e spontaneo. Prima di consegnarle la Terracotta di Brizzolesi
il sindaco di Lugagnano Papamarenghi ha voluto ringraziare
Stefania Sandrelli con queste parole: «Solo una grande interprete
come Stefania poteva trasformare una serata, nata non sotto i
migliori auspici, in un evento
davvero speciale».
l’infanzia innocente cinicamente sacrificata nei conflitti.
In mezzo, le canzoni di protesta di Woody Guthrie, che hanno
trasportato idealmente fin nell’America della grande depressione, dove nell’immaginario
popolare rapinatori di banche
quali John Dillinger o Pretty Boy
Floyd (cresciuto in Oklahoma
come il cantautore che lo ha immortalato nell’omonima ballata)
si spogliavano della veste criminale per assurgere, avvolti in un
alone mitico, al ruolo di novelli
Robin Hood pronti a vendicare i
più diseredati, o ancora negli Usa del secondo dopoguerra, dove
non c’era posto per gli stagionali
messicani rimasti senza un contratto e discriminati pure da
morti, come raccontato in Deportee.
Ma Opizzi trae anche dalle sue
esperienze personali materia da
trasporre in musica, che si tratti
dell’alienazione provata in una
catena di montaggio (In the factory) o della gioia per la maternità (For Sami). Tratte dal suo
primo disco solista, Wildwood
Flower, prodotto dall’etichetta
Open Reel Records, la canzone
d’amore My home e l’invito a
continuare a inseguire sempre e
comunque i propri sogni affidato a You steal all my dreams.