Indispensabili gli strumenti AeDs per far fronte alle

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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma1, DCB Torino - Contiene inserti pubblicitari
Anno VI n. 7+8
Luglio-Agosto 2010
L’Assistente
euro 3,00
Trends
L’ASSISTENTE ALLA POLTRONA:
L’EROSIONE SOTTO I RIFLETTORI
NOTE DI PROSPETTIVA
NEI BAMBINI ED ADOLESCENTI
La nuova figura dell’assistente alla poltrona, in uno Studio
odontoiatrico che si sta rapidamente modificando, nell’attenta
analisi di un esperto di gestione
aziendale, Franco Tosco.
> pagina 8
Lisa Townshend di Dental Tribune UK parla di un Simposio
sponsorizzato dalla GlaxoSmithKline (GSK) e dedicato all’erosione dentale nei bambini e negli
adolescenti.
> pagina 26
nuovo sistema
antibatterico
a doppia azione
per una protezione
gengivale superiore
Nuove norme sui dispositivi medici
La direttiva 2007/47/CEE,
che modifica la 93/42, concernente i dispositivi medici
(protesi, impianti, apparecchi
ortodontici), è stata recentemente recepita in Italia con il
D.Lgs. n. 37 del 25 gennaio 2010.
Per maggiori
informazioni: 011
011 0463350
0463350
Per informazioni:
Grande successo
al Congresso Camlog
Il terzo Congresso internazionale Camlog si è svolto a Stoccarda dal 10 al 12 giugno: 1250 partecipanti da 20 nazioni diverse
avvallano il successo e la crescita del sistema implantare Camlog che nel 2009 ha festeggiato il suo 10° compleanno.
DT
pagina 28
Uno dei momenti clou della “Night of the Stars Camlog”:
l’esibizione di “Tina Turner”, alias Dana Smith.
Quali sono i motivi di tale
aumento?
15:54
Tecnologia Pro-Argin™
una rivoluzione nel sollievo dall’ipersensibilità dentinale
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È un dispositivo medico
. Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni d’uso.
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I dentisti devono essere pronti in qualsiasi momento a gestire le emergenze mediche che con più probabilità si potrebbero verificare durante e dopo l’anestesia locale.
Recentemente è stata sviluppato dal dottor Morton Rosenberg della Tufts University School of Dental Medicine un elenco aggiornato dei farmaci d’emergenza e di
fornitori di attrezzature odontoiatriche, compresa una lista di controllo dei mezzi di
emergenza. Su questo tema – perché la formazione del personale odontoiatrico sia così
importante – Dental Tribune online ha intervistato Rosenberg.
Anche se è molto difficile raccogliere dati, la percezione della
maggior parte degli esperti è
che l’incidenza delle emergenze
mediche, ancora incentrate sui
sistemi cardiovascolare e respiratorio, sia in aumento anche negli
Studi dentistici.
20-04-2010
DT
Indispensabili gli strumenti AeDs
per far fronte alle emergenze
Le emergenze mediche negli
Studi dentistici sono rare, ma
durante la carriera di un dentista potrebbero accadere.
Sono cambiate, nel corso degli
ultimi due anni, le emergenze
mediche?
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Per quanto riguarda i dispositivi medici a uso odontoiatrico,
sono previste alcune modifiche
in merito alle “dichiarazioni di
conformità”.
Pagina 1Abbiamo
una popolazione che
invecchia e dobbiamo trattare
con pazienti anziani con necessità dentali ad ampio raggio e utilizzo di tecniche non disponibili
fino a 15 anni fa. Altre ragioni
comprendono l’uso crescente di
farmaci, integratori a base di
erbe e sedativi, tutti in grado di
interagire tra di loro e anche con
i farmaci oggi somministrati
da molti dentisti (considerati la
popolarità e il crescente uso di
tutte le forme di sedazione).
DT
pagina 3
2
News e Commenti
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
editoriale
Curare
è anche
dialogare
Gentilissimi
lettrici
e lettori, in
questo numero ospitiamo
u n’ i n t e r v i sta a Morton
Rosemberg sul tema delle
emergenze, argomento trattato solo marginalmente in
Italia, mentre nell’UK l’aggiornamento è addirittura
annuale ed obbligatorio. Non
si discute se il dentista sappia affrontare un’emergenza
in studio ma l’intervista interessa perché evidenzIa che
l’evoluzione delle pratiche
cliniche e della stessa medicina, come i cambiamenti
della popolazione e patologie connesse richiedono un
attento e periodico aggiornamento. Segnala inoltre
almeno 4 temi: 1) come prevenire le emergenze; 2) individuare i soggetti a rischio e
in quali casi; 3) intervenire
all’emergenza; 4) di quali
strumenti e procedure necessita uno studio moderno per
prestare un primo soccorso
(che spesso salva la vita!).
Ci fa anche riflettere su come
il tema possa connettersi a
molte prestigiose opinioni,
secondo cui riacquisire la
figura di medico e di studio
medico è fondamentale per
rinsaldare il rapporto col
paziente e iniziare un dialogo partendo non da una
richiesta di preventivo, ma
farne l’ultimo step di un percorso tra studio medico-paziente. S’insiste in ogni corso
sull’importanza dell’ascolto
al paziente e del tempo da
dedicare alla prima visita.
La sua anamnesi (che può
essere un modulo compilato in segreteria o con l’Assistente, ma può essere anche
strumento di dialogo con il
paziente) si dà sempre per
scontata. Può invece far capire all’utente che un medico
si sta prendendo cura di lui,
che insieme si può parlare
della sua salute, di cui il cavo
orale è parte, che il dentista,
attraverso la visita ed esami
diagnostici può intercettare
altre malattie o contribuire
al più generale stato di salute.
Ma che, se necessario, metterà al corrente il suo paziente degli eventuali rischi
che un trattamento potrebbe
comportare ed in ogni caso
lo studio del suo dentista è
dotato di strumenti per le
emergenze, con uno staff
preparato per operare come
struttura di primo soccorso. Se poi tutto ciò deve ritenersi comunque un costo
allora una lettura del libro
segnalato a pag. 7 di questo
numero fornirà alcune indicazioni.
Buone vacanze di cuore a
tutti e arrivederci a settembre!
L’Editore
Patrizia Gatto
[email protected]
Italian Edition
Ortodonzia italiana:
un’eccellenza da esportare
Ennesima soddisfazione per
l’ortodonzia italiana. Durante
l’86mo congresso della Società
Europea di Ortodonzia, tenutosi
dal 15 al 18 giugno in Portoroz
(Slovenia), il Board Europeo di
Ortodonzia (Ebo) ha visto la
proclamazione di cinque nuovi
membri. Di questi ben due erano italiani: il dott. Roberto Ursini (Roma) e il dottor Giorgio
Iodice (Caserta). Quest’ultimo,
con i suoi 32 anni, rappresenta
il più giovane ortodontista mai
insignito di tale certificazione,
contribuendo ad aggiungere
ulteriore lustro alla Scuola di
Ortodonzia napoletana diretta
dal prof. Roberto Martina. Il
presidente prof. Frank Weiland
e tutta la commissione esaminatrice hanno più volte ribadito
i loro complimenti e congratulazioni per i livelli di eccellenza operativa raggiunti dal dott.
Iodice in un tempo relativamente breve, invitandolo alla
pubblica esposizione dei casi
clinici da lui presentati durante
le sessioni congressuali. Questo
Nuove norme
sui dispositivi medici
con il D.Lgs. 37/2010
successo va ulteriormente a confermare l’altissimo livello raggiunto dall’ortodonzia italiana,
successo concretamente suggellato dai numeri: dei 102 membri certificati Ebo ben 35 sono
italiani, di cui 8 appartenenti
alla scuola napoletana. Fondato
nel 1996, il Board Europeo di
Ortodonzia si propone lo scopo
di incrementare lo standard dei
trattamenti ortodontici in tutta
Europa, fornendo agli specialisti
del settore un gold standard con
cui confrontarsi indipendentemente dalle barriere nazionali
e incoraggiandoli a un continuo
miglioramento, indicando degli
standard di eccellenza clinica.
Nel corso degli anni, illustri
professori universitari nonché
valenti liberi professionisti hanno potuto fregiarsi del titolo di
membri dell’Ebo, delineando le
componenti del cocktail necessario per riuscire a raccogliere
un continuo e costante successo
clinico, componenti ben sintetizzate dalle giovani leve dell’ortodonzia italiana.
DT
pagina 1
In particolare, le dichiarazioni dovranno essere messe
a disposizione del paziente,
identificato mediante il nome,
un acronimo o un codice
numerico, e dovranno obbligatoriamente contenere le
seguenti indicazioni:
- il nome del medico/odontoiatra che ha prescritto il
dispositivo;
- il nome e l’indirizzo del
fabbricante;
- i dati che consentono di
identificare il dispositivo
in questione;
- la dichiarazione che il
dispositivo in questione è
destinato ad essere utilizzato esclusivamente per
un determinato paziente,
con il nome del paziente,
l’acronimo o il codice che
lo identifica;
Assegnato a Damaso Caprioglio
un premio alla carriera
Nel corso del IV Congresso
Nazionale a Parma (15-17 aprile) dell’Accademia Italiana di
Ortodonzia, Damaso Caprioglio – precursore della moderna odontoiatria infantile, della
traumatologia dentale e co-fondatore del Gruppo di studio di
ortodonzia italiana (Giso) e del-
la 1° Scuola di Specializzazione
in Ortognatodonzia a Cagliari –
è stato insignito del premio alla
carriera. Past President delle
più importanti società scientifiche del settore pedo-ortodontico
e professore emerito di Ortodonzia all’Università di Parma, oltreché autore di 18 libri,
- le caratteristiche specifiche del prodotto indicate
dalla prescrizione;
- la dichiarazione del fabbricante che il dispositivo
è conforme ai requisiti
essenziali di sicurezza.
Le dichiarazioni di conformità saranno conservate, a
disposizione del paziente, per
un periodo di almeno cinque
anni.
Per i “dispositivi impiantabili” il periodo in questione
sarà di almeno quindici anni.
A tal proposito, il Ministero della Salute ha emesso una
circolare: le disposizioni in
essa contenute non rivestono
obbligo di legge, ma costituiscono unicamente un’indicazione applicativa.
Segreteria Sindacale
Nazionale
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Caprioglio ha dedicato il premio
alla memoria dei genitori rivolgendo un augurio ai giovani,
invitandoli a continuare lo studio anche dopo la laurea.
Alla cerimonia hanno presenziato anche i tre figli Claudia, Maria Sole e Alberto, tutti
medici odontoiatri.
International Imprint
Licensing by Dental Tribune International
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Managing Editor
DT Asia Pacific
Editorial Assistants
Daniel Zimmermann
[email protected]
+49 341 48 474 107
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Dr. Karl Behr, Endodontics, Germany
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Dr. Ziv Mazor, Implantology, Israel
Prof. Dr Georg Meyer, Restorative, Germany
Prof. Dr Rudolph Slavicek, Function, Austria
Dr. Marius Steigmann, Implantology, Germany
Anno VI Numero 7+8, Luglio-Agosto 2010
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Gian Carlo Pescarmona, Claudio Lanteri, Vincenzo Bucci
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Castellucci, Alessandra Majorana, Giuseppe Bruzzone
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Franco Romeo, Marisa Roncati, Randal Rowland, Franco Tosco,
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Pubblicità
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Contributi
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Damaso Caprioglio, Cristina Comi, Ugo Covani, Gian Carlo Di
Bartolomeo, Milvia Di Gioia, Giorgio Iodice, Alberto Laino, Chiara
Lorenzi, Olivia Marchisio, Cristina Rodighiero, Claudia Salwiczek,
Franco Tosco, Lisa Townshend, Daniel Zimmermann
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Hanno collaborato
Enrica Casalegno, Alessia Murari, Francesco Pesce, Carla Ragni
Coordinamento tecnico-scientifico
Aldo Ruspa
Grafica e impaginazione
Angiolina Puglia
Associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana
Dental Tribune Edizione Italiana fa parte del Gruppo Dental Tribune International che pubblica in 25 lingue in oltre 90 Paesi
News e Commenti
Italian Edition
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
Indispensabili gli strumenti AeDs
per far fronte all’emergenza
DT
pagina 1
Lei ha recentemente pubblicato un nuovo manuale per le
emergenze mediche negli Studi
dentistici. Ritiene che le attuali conoscenze siano obsolete?
Piuttosto che usare il termine “obsoleto”, importa rendersi
conto che la preparazione alle
emergenze mediche è in continuo
divenire. Uno dei maggiori cambiamenti è stato la disponibilità e
l’uso di defibrillatori automatici
esterni (AED), che dovrebbero
essere presenti in ogni ambiente
sanitario.
Le linee-guida dell’American
Heart Association del 2005 hanno posto la defibrillazione precoce come parte integrante della
“catena della sopravvivenza” del
Basic Life Support (BLS) per il
trattamento dell’arresto cardiaco.
La disponibilità immediata di un
defibrillatore automatico esterno
ha dimostrato di aumentare la
possibilità di successo della rianimazione.
Negli Stati Uniti, alcuni Stati
(Florida, Washington, Illinois)
hanno già disposto la presenza
di un AED negli Studi dentistici. Altre modifiche includono
corsi di formazione continua
che prevedono formazione pratica e simulatori umani ad alta
fedeltà.
La gestione di tali emergenze
nella vita pratica, così come di
quelle mediche, sta diventando
sempre più diffusa tra i dentisti
e il loro personale clinico.
A suo parere, i dentisti e il personale odontoiatrico oggi sono
adeguatamente preparati per
le emergenze mediche?
Molti studi hanno acquistato le
attrezzature base di emergenza,
ma è la combinazione di dentista e personale ben addestrato e
aggiornato sul Basic Life Support for Healthcare Provider
(BLS-HCP) che fa la differenza.
Ogni Studio dovrebbe avere la
capacità, come minimo, di essere
in grado di fornire ossigeno sotto
pressione positiva.
Quali farmaci dovrebbero
essere disponibili per gestire
le emergenze più comuni?
L’ossigeno dovrebbe essere tra
le scorte, così come adrenalina,
difenidramina, nitroglicerina,
broncodilatatori, glucosio, Aspirina e ammoniaca aromatica.
Questi farmaci dovrebbero essere
controllati periodicamente per
assicurare che non abbiano superato la data di scadenza.
Le reazioni allergiche a certi
tipi di farmaci sono un problema crescente nella pratica. A
tal proposito quale medicina si
può considerare problematica?
Senza dubbio, gli antibiotici sono
sempre in cima alla lista dei farmaci che vengono somministrati
a molti pazienti durante il trattamento odontoiatrico e che hanno
le potenzialità di scatenare una
miriade di reazioni allergiche.
È anche importante per il dentista capire che ci sono sempre più
pazienti con problemi in merito
al lattice.
3
Quali altre attrezzature consiglia?
Le attrezzature che devono
essere subito disponibili comprendono la bombola portatile di ossigeno “E”, respiratori
oro-faringei, così come i dispositivi per la somministrazio-
ne di ossigeno supplementare,
tra cui una maschera a valvola. Consiglio, inoltre, forcipi,
un defibrillatore automatico
esterno (AED), stetoscopio,
sfigmomanometro e un orologio a muro con una lancetta
dei secondi.
Una corretta valutazione dei
rischi e la documentazione
adeguata potrebbero evitare
molte emergenze. Quali sono
le prime indicazioni che identificano un paziente ad alto
“rischio”?
Solo attraverso una storia clinica
dettagliata, la revisione approfondita delle risposte da parte del
dentista, l’esame fisico accurato
dei segni vitali e le consultazioni
del caso, si possono identificare
pazienti con alto rischio di problemi medici durante le procedure dentistiche.
Quali sono le migliori strategie di prevenzione?
Le caratteristiche di uno Studio
ben preparato sono: meticolose
valutazioni preoperatorie, attrezzature adeguate per l’emergenza
di base, dentisti e personale preparati. Una revisione costante e,
soprattutto, esercitazioni senza
preavviso permetteranno allo
Studio di riconoscere immediatamente il problema, chiamare
aiuto, e soddisfare le esigenze
immediate di un paziente odontoiatrico in emergenza.
Daniel Zimmermann, DTI
4
Politica Sanitaria
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
Uniti in Confederazione
per poter contare di più
Dental Tribune è lieto di dare il benvenuto tra i suoi collaboratori a Roberto Callioni, il quale esordisce in questo numero con un articolo dedicato a Confprofessionisti nell’ottica che naturalmente riguarda la categoria degli odontoiatri. Superfluo illustrare la personalità e i meriti del
nuovo collaboratore, essendo l’ex presidente dell’Andi ben conosciuto
non solo al pubblico di Dental Tribune ma, più in generale, alla più am-
Recentemente, le agenzie
di stampa hanno divulgato
le notizie di un incontro tra
il Presidente della Camera
Gianfranco Fini e di Confprofessioni, Gaetano Stella. La
settimana precedente la rappresentanza sanitaria (medici
Medicina generale, odontoiatri,
veterinari e psicologi) erano stati convocati al Ministero della
Salute per discutere sulla Riforma delle Professioni e degli
Ordini. Fondata nel lontano 1966
(allora Consilp), Confprofessioni
è la principale organizzazione di rappresentanza dei liberi
professionisti in Italia, tra cui
gli odontoiatri, di cui più volte
si è palesato lo scarso potere di
rappresentanza, per due motivi
fondamentali: l’esiguità numerica (gli iscritti alla Fnomceo
sono 56.000 di cui 23.000 all’Andi) e una valenza sociale della
professione non riconosciuta dal
mondo istituzionale e dalla politica. Quindi, con scarso potere
rivendicativo.
A questo proposito è stata ripetutamente riportata la
metafora per cui i 23.000 dentisti certificati Andi andrebbero a occupare poco più che la
Curva Nord o Sud dello Stadio
di San Siro e che tutti i dentisti messi insieme riempierebbero poco più dello stesso stadio.
Una situazione così deficitaria
sotto il profilo “contrattuale”
interessa (seppur modulata in
modo diverso) un po’ tutte le
libere professioni, cioè il mondo delle partite Iva, dei “ProPro” (Professionisti-Produttori).
Così definiti da un celeberrimo editoriale di Ferruccio De
Bortoli, è stato ripreso in occasione del Workshop di Cernobbio da Dario Di Vico che, dalla
pagine del Corriere della Sera,
sta evidenziando l’importanza
per il “Sistema Paese” (Italia)
della salvaguardia di questa
realtà, baluardo del cosiddetto
“capitalismo intellettuale”. In
pia cerchia odontoiatrica, non solo nazionale. Siamo certi che la testata,
già impreziosita dall’apporto di altri “giornalisti” illustri, non potrà che
trarre ulteriore prestigio dal contributo di un collaboratore tanto autorevole. Grazie alla sua esperienza e capacità di lettura, Callioni fornirà
certamente ai lettori del nostro giornale una chiave di lettura più approfondita dei fatti e dei personaggi salienti del dentale.
tal senso, Confprofessioni conta
oggi oltre un milione e mezzo
di liberi professionisti, per un
comparto di oltre 4 milioni di
dipendenti, esprimenti di fatto il 12,5% del Pil nazionale.
In essa confluiscono le principali Associazioni di categoria
delle professioni riconducibili
a Economia e Lavoro (dottori
commercialisti, consulenti del
lavoro, revisori contabili), Diritto e Giustizia (avvocati e notai),
Ambiente e Territorio (ingegneri, architetti, agronomi e geologi)
e della Sanità e Salute (medici di Medicina generale, odontoiatri, veterinari e psicologi).
Di fatto, Confprofessioni è
anche “Parte Sociale” essendo
firmataria del Ccnl dei dipendenti degli Studi Professionali.
La sua importanza in questi
anni è andata incrementandosi
anche grazie all’attenzione che
più Ministeri (tra cui quelli del
Lavoro e della Salute) hanno
posto alla nuova realtà interas-
sociativa. E così, nel 1999, Confprofessioni entra a far parte
del Ceplis (Consiglio Europeo
delle Libere Professioni, unica
rappresentanza delle professioni
liberali a livello comunitario) e
recentemente nel Cnel.
Contestualmente, la ricaduta
degli interessi di Confprofessioni si concretizza nelle identità
di Cadiprof (Cassa di Assistenza
Sanitaria per i dipendenti degli
Studi Professionali), Fondoprofessioni (Fondo paritetico per la
formazione continua), Previprof
(Fondo Pensione complementare per dipendenti) e, infine (ma
di grande importanza), Ebipro
(Ente Bilaterale) dalla valenza
determinante nel contesto della
riforma Biagi. In tali organismi, Andi è bene rappresentata
a partire dalla Giunta Esecutiva, di cui il sottoscritto è stato
chiamato a far parte, financo
a Ebipro che vede un dentista,
Mario Canton, alla presidenza.
In sostanza, sulle orme di
Confindustria, di Confartigianato, di Confcommercio, ecco
la realtà di Confprofessioni che,
senza dimenticare la particolare
valenza sociale delle professioni,
in modo particolare di quelle
sanitarie, risulta indispensabile
per una maggior capacità rappresentativa e rivendicativa verso le
Istituzioni e nel contesto di una
Società in rapido cambiamento.
Da notare che le professioni
intellettuali sono governate da
leggi risalenti a oltre un secolo
orsono. Come si è visto, l’odontoiatria italiana, e Andi in particolar modo, sono impegnate in
una vera e propria battaglia di
civiltà finalizzata anche al superamento di quello stereotipo
“corporativista” con cui le professioni sono state etichettate,
troppo spesso superficialmente,
dai Governi del nostro Paese.
Roberto Callioni
Autonomia degli odontoiatri
il forte sostegno dell’Aio
In un comunicato emanato
l’8 giugno nell’ambito del dibattito sulle proposte di riforma
degli Ordini professionali, l’Aio
sottolinea gli aspetti fondamentali della figura dell’odontoiatra
da considerare in un eventuale
riordino del settore. La struttura basilare della legge 409 –
dice – è ancora valida.
Il profilo professionale
dell’odontoiatra e la sua autonomia di azione devono essere ribaditi nell’ambito di un distretto
anatomico specifico quale cavo
orale, denti e tessuti circostanti. Fondamentale, inoltre, l’ambito medico di tale professione
esplicata in anamnesi, diagnosi
e terapia di sua totale prerogativa. Di qui, una totale autonomia
sostenuta fortemente dall’Aio,
definita in modo inequivocabile dal punto di vista legislativo,
che consenta, dopo tanti anni,
l’autogoverno della professione di odontoiatra e che l’Aio
ritiene si debba realizzare con:
- un governo della professione che comprenda tutti i
suoi esercenti;
- l’autonomia per una indipendente e completa
gestione degli aspetti disciplinari;
- l’autonomia di analisi e
controllo per le questioni
afferenti l’odontoiatria;
- l’autonomia di gestione dei
rapporti con le istituzioni
governative di riferimento
per il settore;
- l’autonomia economica e
gestionale dell’attività ordinistica;
- la totale equiparazione dei
titoli abilitanti alla professione nell’accesso ai concorsi per il SSN per i ruoli di
pertinenza odontoiatrica.
Nell’ambito di questo dibattito, Aio ritiene che sia ormai
improcrastinabile una legittima
rappresentatività degli odontoiatri nell’Enpam, espressa per
diretta elezione da parte degli
odontoiatri dei loro rappresentanti nell’Ente di previdenza.
Necessaria, inoltre, una nuova
definizione della composizione
del Consiglio Nazionale dell’Ente con partecipazione attiva da
parte di rappresentanti della
componente odontoiatrica.
Tali punti rappresentano la
sintesi di un’analisi delle criticità sorte in questi 25 anni – a
partire dall’approvazione della
legge 409/85 – e costituiscono
una proposta di attualizzazione
della professione, per risolvere
alcune lacune evidenziate nel
tempo.
Sulla base del costante e
coerente impegno di rappresentanza della professione, Aio
ribadisce la volontà di costruire
insieme un governo della professione più funzionale e organizzato, per agire in modo più
mirato per il miglioramento
della salute orale dei cittadini.
6
Medicina Interdisciplinare
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
Dall’ipnosi un valido ausilio
personale anche per il dentista
In queste poche righe non
desidero parlare dell’ipnosi come
strumento di terapia per gli
“altri” bensì come valido ausilio personale per il dentista. Nel
mondo attuale le richieste che gli
arrivano sono sempre più ampie
in termini di capacità, tempo,
�1�0�0
�9�5
�7�5
�2�5
�5
�0
�1�0�0
�9�5
�7�5
�2�5
�5
�0
attenzione, impegno, conducendolo pian piano in una spirale
perversa. Pensiamo al “burnedout”, alla “sindrome da poltrona
vuota” o, all’opposto, al troppo lavoro (che in periodi come
questi conviene assolutamente
accettare, perché “del doman
non v’è certezza”). Si aggiunga la necessità e obbligo degli
aggiornamenti professionali,
le incombenze di legge sempre
più frequenti con relativa burocratizzazione del lavoro, gestione del personale più complessa,
pazienti sempre più pressanti.
In un primo tempo si cerca di
ottemperare al nuovo impegno,
aumentando il tempo di lavoro,
cominciando magari a sacrificare il riposo. Poi, non riuscendo
a star dietro a tutto, si sacrificano anche le relazioni sociali
e infine, talvolta, la famiglia.
Di qui un senso di angoscia
per non riuscire a gestire gli
eventi, che sfocia in stress cronico con possibilità di episodi
acuti. Ciò che ne deriva influisce
sempre più sulle capacità reattive e professionali conducendo a
errori di valutazione e dimenticanze che fanno precipitare il
soggetto in un loop negativo che
si autoalimenta.
La paura di non riuscire, la
conseguente mancanza di fiducia nelle
proprie possibilità rap�1�0�0
presentano un fattore di stress
molto
�9�5 importante. Quello stress
che, secondo Seyle, “è una risposta non
specifica dell’organismo
�7�5
ad ogni agente ambientale perturbante”.
Il corpo si difende dai fatti e
dagli�2�5 agenti vissuti come stressanti, attraverso la “sindrome di
�5
adattamento”,
la cui funzione
è proteggerlo da situazioni per�0 come pericolose e implicepite
ca un lavoro di tipo nervoso ed
endocrino che prepara l’organismo a una reazione di attacco o
di difesa. La sindrome si attua
in tre fasi:
- allarme (stimolo surrenale
con produzione di corticoidi);
- resistenza (l’organismo si
prepara e organizza per resistere);
- esaurimento.
Importante la qualità dell’agente stressante, ma lo è
altrettanto come la persona lo
vive, dipendente dalla sua struttura di personalità. Lo stesso
agente stressante può provocare
reazioni diverse a seconda della
persona che lo subisce: lo stato
d’animo, la fiducia in se stessi,
il grado di salute ed efficienza
del corpo possono condizionare
e mediare l’effetto stressante
sull’individuo. Quando viene
superata la soglia limite, diversa
da persona a persona, allora si
comincia, spesso, col somatizzare. Tenendo presente che si registrano manifestazioni ansiose
differenti per ogni individuo,
con una gamma vastissima di
sintomi, chi somatizza potrebbe
presentare, tra gli altri:
- un aumento della tensione
muscolare con difficoltà nei
movimenti, poca coordinazione, fino a crampi;
- aumento o diminuzione
accentuata della frequenza
cardiaca e della pressione
sanguigna con palpitazioni, tachicardia, extrasistoli,
pallore o rossore fino allo
svenimento;
- sudorazione eccessiva;
- disturbi gastrointestinali
con
�1�0�0 nausea, conati e/o vomito, diarrea, stipsi;
- respirazione
affannosa;
�9�5
- insonnia;
- tremori;
�7�5
- difficoltà di linguaggio, balbuzie;
- fame eccessiva o inappetenza.
�2�5
Accanto
a sintomi così vistosi
questo stato comporta una serie
�5
di sensazioni
sgradevoli, di pensieri, fantasie, agitazioni la cui
�0
percezione
nel dentista accresce
l’apprensione e quindi il disagio.
DT
�S�Q�U�A�D�R�A��L�A�S�E�R��2�0�1�0��2
�m�e�r�c�o�l�e�d� � ��1�6��g�i�u�g�n�o��2�0�1�0��1�9�.�1�6�.�5�7
pagina 7
Medicina Interdisciplinare
Italian Edition
DT
pagina 6
L’aspetto forse peggiore è la
sensazione d’impotenza nell’affrontare quello che si sta sviluppando con possibilità di
ricorrere a farmaci, caffè, alcool,
nicotina, sostanze che stimolano (eccitanti) o diminuiscono lo
stress (sedativi) fino alle droghe
(marijuana, cocaina). In tutto ciò, cosa può fare l’ipnosi? È
utile e applicabile a ogni stadio:
dalla sindrome conclamata fino
ai primissimi, lievi sintomi, alla
prevenzione vera e propria.
Tralasciando la sindrome
conclamata in cui è necessario
l’intervento di un soggetto terzo nella figura del terapeuta, il
dentista può agire su se stesso
con tecniche di autorilassamen-
7
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
to e autoipnosi. In natura non
esistono emozioni “buone” o
“cattive”, ma stati emozionali
che in certe condizioni rendono
agevole il rapporto con noi stessi e gli altri, mentre in altre lo
disturbano. Attraverso l’autoipnosi il soggetto ha la possibilità di prevenire gli stati d’animo
depotenzianti, se non addirittura dannosi, gestire al meglio gli
stati emozionali fino a elaborare
in modo costruttivo le esperienze
“faticose” e impedire o mitigare
il comparire dei disturbi psicofisici da affaticamento e stress.
Che obiettivi si può porre il
dentista con l’utilizzo dell’autoipnosi?
- Sviluppare una comprensione chiara dei propri stati
d’animo e delle proprie rea-
zioni a fronte di situazioni
emotivamente faticose;
- acquisire la capacità di
sfruttare al meglio le proprie risorse;
- imparare a rielaborare in
modo costruttivo le esperienze quotidiane per non
ripercorrere sentieri poco
funzionali al raggiungimento dei propri obiettivi
professionali, sociali, sentimentali.
Come può l’autoipnosi fare
ciò? Con l’utilizzo di:
- tecniche;
- rilassamento vigile;
- ristrutturazione di esperienze emotive depotenzianti;
- palestra della mente.
Le tecniche - utilizzo approccio diretto e/o indiretto
- creazione di campo affermativo;
- stimolazione di attenzione e
memoria;
- tecniche di auto rilassamento;
- tecniche di concentrazione.
Rilassamento vigile:
- tecniche avanzate di autorilassamento da utilizzare nel
corso dell’attività;
- nello stesso studio, senza
allontanarsi per cercare
un “luogo e una situazione
adatti”;
- possono essere impiegate per recuperare energie,
affrontare situazioni di
stress, lasciar fluire liberamente capacità e risorse.
Ristrutturazione di esperienze emotive depotenzianti:
- la visualizzazione con
impiego di sottomodalità e ancoraggi consente di
affrontare e rielaborare in
senso positivo le esperienze pregresse o attuali che
hanno un impatto emotivo
altamente depotenziante e
quindi ostacolano la capacità professionale.
Palestra della mente:
- consente di allenare le capacità di autorilassamento,
concentrazione e gestione
degli stati emotivi per poter
utilizzare tutte le emozioni
come risorse per raggiungere uno stato di maggior serenità, equilibrio, produttività.
Gian Carlo Di Bartolomeo
Medico specialista
in Odontostomatologia
www.ericksoninstitute.it
Perché fare il dentista è diventato un’impresa
Durante un corso di aggiornamento per odontoiatri sui temi
della gestione d’impresa, Tueor
– editore di Dental Tribune Italia, che da sempre si occupa di
editoria di settore – ha invitato
Franco Tosco, esperto di gestione di Studi professionali e, in
particolare, di Studi dentistici, a
coordinare un gruppo di professionisti nella stesura di un volume che illustrasse molti degli
aspetti che compongono l’organizzazione dello Studio odontoiatrico, per creare nel lettore la
consapevolezza della necessità di
affiancare a una pratica clinica
di eccellenza anche l’organizzazione della propria impresa con
strumenti moderni di gestione e
di controllo interni o affidati a
organizzazioni esterne.
Fare il dentista è un’impresa
nasce dalla precisa esigenza di
fornire agli operatori del comparto dentale uno strumento chiaro e maneggevole per
meglio comprendere l’attività
che sta alla base di uno Studio
odontoiatrico, che sempre più si
delinea come azienda a tutti gli
effetti.
Il libro, di 184 pagine, è suddiviso in 10 capitoli:
- 01. Lo Studio odontoiatrico
è un’azienda
- 02. Gli operatori dello Studio organizzato: il Titolare,
i Collaboratori, le Risorse
Umane
- 03. Gli operatori dello Studio organizzato: le RU di
supporto ai clinici
Fare il Dentista
è un’impresa
Suggerimenti di soluzioni
per la gestione
dello Studio odontoiatrico
a cura di Franco
Tosco
- 04. La Segreteria: funzione
centrale dell’azienda odontoiatrica
- 05. Il Piano di Trattamento: note organizzative e case
history
- 06. Il Controllo di Gestione
nell’azienda odontoiatrica
- 07. Produzione e analisi dei
dati: momenti successivi nel
Controllo di Gestione
- 08. L’azienda odontoiatrica e
l’analisi finanziaria
- 09. Marketing e Organizzazione: un case history
- 10. Analisi dei preventivi:
strumento di gestione e di
marketing
Franco Tosco, curatore, nonché autore di molti dei capitoli
del libro, si è avvalso della col-
laborazione di esperti appartenenti ai settori medico,
economico-finanziario e di consulenza gestionale, come Sonia
Volpe, Marco Mozzati, Franco
Cellino, Mario Peano ed Ezio
Costa. Insieme hanno lavorato
per creare un testo che non vuole proporsi né come un trattato
né come un manuale organico, ma un’antologia per chiunque voglia prendere maggiore
coscienza della propria attività
imprenditoriale. Riportiamo di
seguito un breve stralcio dall’introduzione di Tosco.
«Al professionista della cura
della bocca […] non si chiede
solamente di essere un grande
tecnico-clinico che esprime la
qualità nell’ottica dell’eccellenza.
Deve esprimere questa caratteri-
stica in una struttura che ha tutte
le componenti di una piccola e
talvolta media azienda. E quindi, come in tutte le aziende, si
deve dotare degli strumenti concettuali e tecnici che gli permettono di controllarla e di disporre,
in ogni istante, del quadro esatto
della situazione. […] Il medico
deve fare il medico, perché quello
è il suo mestiere e quello è ciò che
gli utenti gli chiedono. Però, deve
sapere di chi e di che cosa ha bisogno per poterlo fare al meglio».
Scheda libro:
Franco Tosco (a cura di),
Fare il dentista è un’impresa.
Suggerimenti di soluzioni per la
gestione dello Studio odontoiatrico.
TU.E.OR. Editore, Torino 2010.
Pagine 184, prezzo 60,00 €.
Fare il Dentista
è un’impresa
Suggerimenti di soluzioni
per la gestione
dello Studio odontoiatrico
a cura di Franco Tosco
“La professione odontoiatrica è complessa, sia in se stessa
sia per l’attuale periodo storico in cui si deve esprimere”.
Questo testo suggerisce indicazioni essenziali di gestione
dello Studio odontoiatrico, per chi voglia intraprendere
questa attività e per chi intenda riorganizzarla.
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8
L’Assistente
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
L’assistente alla poltrona:
note di prospettiva
La nuova figura in uno Studio odontoiatrico in rapido cambiamento.
L’assistente di Studio odontoiatrico, abitualmente chiamata “assistente alla poltrona”, è
probabilmente la figura che,
all’interno della struttura, è
destinata a sperimentare i maggiori cambiamenti. Deve infatti
affiancare un operatore clinico
che, nell’arco di quindici anni,
ha mantenuto fermo solamente
l’obiettivo generale di curare le
patologie della bocca. Si chiama
ancora dentista.
Ma i materiali, le attrezzature, le metodiche, le soluzioni
innovative, l’elettronica pesantemente applicata hanno trasformato l’operatore dentista in
un tecnico specialista di alto
livello che non ha quasi più nulla da spartire con i suoi predecessori.
Inoltre, con gli ultimi anni si
è trasformato in modo importante il concetto di professione
odontoiatrica. Dal grande specialista in grado di intervenire
sulle patologie cliniche, si sta
progressivamente passando al
grande clinico che sa intercettare i bisogni di “socialità” che
sono connessi alle patologie
orali. Il volto è l’immagine di
sé che ognuno di noi presenta
agli altri. E questa immagine,
quando richiede l’intervento del
dentista, anche se non “grave”
dal punto di vista strettamente patologico, può diventare un
freno fortemente limitante per
i rapporti interpersonali e sociali in generale. Infatti l’urgenza
è trattata con ritmi diversi se,
toccando anche l’aspetto estetico, interessa i denti anteriori o
quelli posteriori. L’attenzione
all’aspetto estetico sta diventando sempre maggiore nell’area
dei clinici dentali, e ciò non tanto perché all’inseguimento di
una nuova nicchia di mercato,
quanto per la coscienza invalsa
che occorre rispondere a bisogni
di immagine reali e profondi.
L’assistente alla poltrona si
trova così ad affiancare una
figura professionale nuova, a
dover affrontare metodiche, forme di intervento, attrezzature,
tecnologie nuove. La capacità
di gestire l’approccio informatico in questa realtà, per fare un
esempio, va data per scontata,
come la conoscenza della lingua
e il possesso della patente.
Se la domanda “sa usare il
pc?” viene ancora posta in sede
di selezione per l’assunzione, è
probabile che chi la pone abbia
in mente una figura professionale non più adatta ad affiancare il professionista del moderno
Studio odontoiatrico. I giovani
diplomati conoscono l’uso dei
pacchetti operativi.
Tempo addietro, e talvolta
ancora adesso, ci si aspettava
dall’assistente la disponibilità
a svolgere mansioni che non
trovano più spazio nello Studio
odontoiatrico moderno. Vediamone alcune.
1. In uno Studio organizzato,
le funzioni di segreteria e
quelle di assistenza sono ben
distinte. Sono due mestieri
diversi, che richiedono competenze, attenzioni, procedure, formazione di base e
aggiornamenti approfonditi
continui. Non possono essere svolte indifferentemente,
e soprattutto contemporaneamente, dalla stessa persona. Ne deriverebbero:
- una qualità del lavoro
necessariamente diversa
in una delle due funzioni;
- un eccesso di carico di
lavoro dell’operatore, con
decremento della qualità;
- a fronte di più compiti da
svolgere con urgenza, è
difficile stabilire le priorità, e quindi si procede
seguendo l’arrivo delle
richieste anziché in base
all’importanza delle azioni da compiere;
- si tralasciano per dimenticanza delle azioni da
svolgere,
praticamente
impossibili da recuperare
successivamente, stante
che il lavoro procede con
nuovi interventi;
- le perdite economiche o
finanziarie indirette (non
trovare il tempo per fare
i richiami) o dirette (rinviare un incasso all’incontro successivo perché
si richiede di rassettare subito il riunito dopo
una seduta e far sedere il
paziente successivo) possono intervenire in modo
pesante;
- si innescano delle abitudini agli straordinari
dalle quali è poi assai difficile recedere, fino a non
distinguere più se esse
sono un’abitudine non
giustificata dal carico di
lavoro, oppure una carenza di risorse umane nella
struttura o, ancora, sono
il risultato della sottovalutazione della formazione iniziale necessaria per
quel compito e mai erogata o acquisita;
- il titolare si trova nella
condizione di dover abdicare al dovere di controllo sul lavoro svolto dal
dipendente. A fronte di
una risposta come “dottore, non ho avuto tempo”,
l’ultima cosa che il medico
si sente di fare è la verifica della qualità del lavoro
svolto;
- un pesante danno di
immagine dello Studio.
2.In uno Studio “storico”, la
disponibilità o la necessità
del cambiamento era assai
marginale. Tanto che era
considerato un plus la durata del tempo di permanenza. Era per lo più valutata
più brava quell’assistente
che da più tempo lavorava
con il dottore. Diventava
progressivamente la memoria storica. Dei pazienti
sapeva molto di più l’assistente-segretaria che non il
titolare. Se poi questa figura
svolgeva anche la funzione
di igienista, diventava lei
la figura centrale. E fruiva
del corrispondente potere,
tanto da mettere, in termini
psicologici e anche operativi, seriamente in difficoltà
il dentista se accennava a
dimissioni. Il titolare era
disposto anche a modificare gli orari dello Studio,
pur di ottenere anche solo
una presenza part-time.
Dimenticandosi, il titolare,
che lo Studio è nato, sta in
piedi e funziona perché c’è
lui, non l’assistente. Certo,
le dimissioni di una figura
storica possono creare delle difficoltà. Ma la causa è
da ricercare soprattutto nel
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fatto che non si è previsto in
tempo questa possibilità.
In una simile situazione,
l’idea stessa del cambiamento non era possibile. La
resistenza attivata era molto forte. A volte addirittura
tale da impedirlo.
In uno Studio attuale il
cambiamento è un elemento
strutturale. Non cambiare
significa diventare obsoleti in tempi molto rapidi. E
quindi tutti gli operatori,
assistente compresa, devono
modificarsi in continuazione. L’assistente alla poltrona
deve ridisegnare la sua funzione, esattamente come fa
l’odontoiatra moderno.
È una figura professionale specifica, come lo sono
il medico, l’igienista e la
segretaria. Deve possedere
una conoscenza approfondita dell’uso del programma
gestionale utilizzato, per
interagire con la segreteria
e per sostituire i supporti
cartacei. Deve saper utilizzare, per poter affiancare in
modo serio il medico, le nuove tecnologie per le Rx, l’opt
digitale, le impronte digitali
ecc. Deve sapere chi attivare, tra i consulenti esterni,
per i problemi di privacy,
di sicurezza sul lavoro, di
radiologia, di rapporti con
i laboratori. Deve conoscere
i nuovi materiali e le nuove metodiche. Deve sapere
di trattamenti ortodontici
invisibili, di impianti computer assistiti, di preparazione dei campi per le nuove
tecniche chirurgiche ecc.
3.La figura nuova dell’assistente alla poltrona, poiché
lo Studio odontoiatrico si sta
rapidamente modificando,
richiede la formazione permanente. Ciò vale per tutte
le risorse umane di supporto,
segreteria e assistenza, tra
le quali l’assistente alla poltrona è uno dei pilastri portanti (l’altro è la segretaria).
La formazione continua è
opportuno orientarla in due
direzioni: quella tecnica, in cui
rientrano tutti i costanti rapidi
cambiamenti accennati in precedenza, e quella mirata alla
coscienza del team di lavoro.
Solamente la messa a disposizione degli altri operatori della
propria competenza professionale permette quell’armonia che
deve esistere – perché pretesa
dal paziente – tra tutte le risorse dello Studio. E che permette,
a chi viene per farsi curare, di
percepire quella qualità che cerca in risposta ai suoi bisogni di
salute ed esistenziali.
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Anno III n. 2
No dal
dentista
quasi
la metà
degli italiani
Secondo i dati dell’Eurobarometro, ben il 48%
degli italiani non va dal
dentista da un anno e più,
un dato ancora più grave di
quello europeo che si attesta al 43%. Tra i motivi, il
fatto di non ritenere abbastanza serio il problema
dentale (33%) e le ragioni
economiche (18%).
In generale, quindi, si
sottovaluta
l’importanza di una corretta igiene
orale, fondamentale anche
per il benessere dell’intero
organismo.
Di qui, la continuazione
della campagna educativa
di Aio – Associazione Italiana Odontoiatri – e OralB, volta a sensibilizzare gli
italiani sull’importanza
di una corretta routine di
igiene orale, delle visite
periodiche dal dentista e
dell’uso degli spazzolini
elettrici per migliorare la
salute della bocca.
La campagna, che include una serie di iniziative
informative negli Studi
odontoiatrici associati Aio
su tutto il territorio italiano e nei principali punti vendita dove vengono
distribuiti i prodotti OralB, si inserisce all’interno
del secondo anno di “Campagna Rottamazione”, programma con cui Oral-B
invita gli italiani a passare
dallo spazzolino manuale
all’innovativa tecnologia
oscillante-rotante
degli
spazzolini elettrici ricaricabili.
HT
pagina 11
Luglio-Agosto 2010
Inserto di Dental Tribune Italian edition
Anno VI, n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
IN PAZIENTI A RISCHIO PROFILASSI
R ADIOTERAPIA ED EFFETTI
ANTIBIOTICA ED IGIENE ORALE
SUL CAVO ORALE
IGIENE ORALE COMPLETA
CON L’ USO DEL COLLUTTORIO
Da molti anni è di prassi instaurare un’adeguata profilassi antibiotica nei pazienti classificati a rischio
per prevenire l’insorgenza di endocardite batterica o infettiva.
> pagina 12
La tossicità radio-indotta può
essere più o meno grave a seconda della sede che viene irradiata.
Conseguenze e suggerimenti per
l’igienista nell’approccio con il
paziente radio trattato.
> pagina 13
Hygiene Tribune propone ai
lettori l’intervista a Sebastiano
Andreana, University of Buffalo,
sui vantaggi prodotti dall’utilizo quotidiano del colluttorio per
un’igiene orale completa.
> pagina 18
L’igienista dentale
e il counseling antitabagismo
Loredana Bellia
L’igienista dentale deve contribuire a promuovere la prevenzione di tutte le malattie del
cavo orale, favorendo lo sviluppo
di una dentatura integra e sana
nella totalità della popolazione.
Deve favorire percorsi di crescita anche collettivi che sviluppino sinergie nell’ambito della
prevenzione; a tal fine non si
può prescindere da una precisa
conoscenza della realtà socioterritoriale in cui si opera e da
un’adeguata considerazione del
contesto culturale e dei valori
propri dei pazienti, considerando
le diversità come una ricchezza
da salvaguardare e da diffondere. L’igienista deve inoltre contribuire alla promozione, allo
sviluppo e al sostegno di politiche sociali favorevoli all’emancipazione di comunità e gruppi
marginali e di programmi che
comportino il miglioramento
della qualità della vita.
Smettere di fumare è un processo complesso. Per raggiungere l’obiettivo i tabagisti, sempre
più ghettizzati anche a causa del
divieto di legge di fumare nei
luoghi pubblici, cercano e trovano oggi infinite proposte per
smettere. Il fumo non è soltanto uno tra i principali fattori di
rischio per cancro al polmone,
malattie cardiache, respiratorie
e della circolazione; molti studi
effettuati in tutto il mondo stabiliscono una correlazione tra
l’abitudine al fumo e una scarsa
salute orale, con un accentuato
aumento del rischio di malattie
parodontali. I risultati di un’indagine hanno dimostrato che
il numero di donne che fumano nel Centro Italia (Lazio,
Umbria, Toscane e Marche) ha
superato il numero degli uomini; invece, nel Sud Italia c’è
una crescita rispetto agli anni
scorsi delle donne fumatrici,
che rispecchia in qualche modo
anche l’aumento del livello di
occupazione e il conseguente
spostamento dalle attività rurali a quelle industriali.
Perché il fumo fa male?
- Il fumo riduce la distensibilità dei vasi di conduttanza,
quindi un fumatore ha una
probabilità notevolmente
superiore rispetto a un non
fumatore di avere ipertensione sistolica in età avanzata, poiché il fumo agisce sui
vasi di capacitanza, riducendo la compliance arteriosa (per “compliance” si
intende la capacità del vaso
di ricevere sangue).
- Riduce il colesterolo HDL
(colesterolo buono).
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pagina 10
10 News e Commenti
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
L’igienista dentale e il counseling antitabagismo
Loredana Bellia , Igienista dentale, Presidente Regionale Unid Campania e Consigliere Nazionale Unid
HT
pagina 9
- Aumenta l’ematocrito (concentrazione della parte corpuscolata del sangue); per
esempio, un ematocrito del
42% significa che il 42%
del sangue è costituito dalla
parte corpuscolata.
Questa informazione è importante per capire la viscosità del
sangue poiché, mentre l’acqua
ha un rapporto di tipo lineare
con il calibro dei vasi, il sangue
è un liquido particolare (detto
“non newtoniano”) perché, grazie alla presenza della sua parte
corpuscolata, cambia le proprie
caratteristiche viscose in relazione al calibro dei vasi.
cità di trasmettere l’ossigeno
all’emoglobina.
Di conseguenza, il rene produrrà più globuli rossi grazie
all’azione di un ormone prodotto dal rene stesso che è l’eritropoietina, che favorisce la
produzione midollare dei globuli rossi aumentandone il numero
in relazione al fatto che comunque noi cerchiamo di mantenere
la quantità di emoglobina trasportata sempre costante.
Inoltre, associato a questo,
si ha un aumento dei livelli di
fibrinogeno, una delle proteine
plasmatiche legate alla coagulazione.
Quindi, un aumento di un
fattore pro-coagulante rende
centuplichiamo la potenzialità
aterogena dei fattori di rischio
cardiovascolari.
Si evince che nel 2001 il 30%
delle donne in stato interessante ha fumato durante la gravidanza; percentuale che ad oggi
si è già ridotta, anche se ci sono
molte donne che continuano a
fumare durante la gestazione,
malgrado l’aggressiva campagna
mediatica fatta dal 2001 ad oggi
sul rischio teratogeno e salutare che nel feto si può verificare
(per es.: feti con peso ridotto alla
nascita possono essere più esposti a rischi cardiovascolari in età
adulta).
Bisogna sottolineare che:
- dopo 1 anno il rischio car-
Nel “Progetto Tetra” l’Unid riafferma
i diritti degli igienisti dentali
Tra i professionisti “sentinella” del cosiddetto “Progetto Tetra” riguardante la prevenzione odontoiatrica del cancro orale, in un primo
momento – si suppone per una non completa
e attenta valutazione delle reali potenzialità –
non erano stati inseriti gli igienisti dentali in
Sicilia. Valutata tale mancanza, i professionisti
locali, attraverso Rita Coniglio dell’Unid, hanno
preso posizione contro tale esclusione con una
lettera di cui pubblichiamo i passi salienti.
Premesso che il motivo per cui l’Unid ha
richiesto di essere inserita deriva dalla considerazione che “la clinica della professione si basa
anche sull’attenta valutazione delle condizioni del cavo orale, sul saper riconoscere o porsi
eventuali dubbi sull’origine di un segno o di un
sintomo”, la lettera riconosce tuttavia l’intelligenza e la correttezza professionale dimostrate
dalla Cao in Sicilia, rappresentata dal dott. M.
Marrone nel rimediare alla lacuna, in virtù del
principio che “se errare è umano, porre rimedio
all’errore è certamente segno di tali qualità”.
Tra i professionisti “sentinella” del progetto,
Un sangue molto viscoso è
un sangue che finisce per far
aumentare la resistenza periferica al flusso di sangue al
cuore, questo perché aumenta la resistenza delle arteriole
(sito principale della resistenza
vascolare).
Quindi, un aumento dell’ematocrito si ripercuote automaticamente sulla viscosità ematica,
che a sua volta è una delle componenti delle resistenze periferiche.
Perché aumenta l’ematocrito?
Perché aumentano i globuli rossi (eritrociti). Se parliamo
della capacità delle cellule di
passare attraverso un cunicolo
stretto, mentre il globulo bianco ha una grande adattabilità,
il globulo rosso ha una rigidità
superiore perché ha una forma
geometrica finita; inoltre, questi
ultimi sono in numero maggiore (circa 5 milioni) rispetto ai
globuli bianchi (circa 4-5 mila).
Bisogna dire, poi, che esistono diversi meccanismi grazie ai
quali si può avere un aumento
dell’ematocrito; però, probabilmente, il più importante è quello respiratorio perché riduce la
capacità dei polmoni di ossigenare il sangue e quindi la capa-
quindi, a Palermo c’eravamo anche noi il 14
maggio – osserva la Coniglio – accanto agli
altri protagonisti. In tale circostanza la prof.ssa
G. Campisi, responsabile Sipmo, ha sottolineato
più volte l’importanza del nostro ruolo. Abbiamo chiesto di entrare nel “Progetto” – continua la lettera – dimostrando i fatti con dignità
professionale, coinvolgendo la categoria, senza
esclusione di altre Associazioni, risultate assenti
a un evento che si riteneva riguardare solo chi
lo aveva richiesto”.
Nel deplorare la mancata partecipazione, la
lettera osserva che “non possiamo pretendere
che le nostre battaglie di categoria siano credibili se ci si continua a dissociare a questo tipo di
eventi solo per presunzione associativa. Ci sono
momenti come il 14 maggio a Palermo – rileva
la Coniglio – in cui bisogna far fronte unico e
associarsi. Purtroppo, in quella circostanza siamo riusciti solo a dimostrare la presenza compatta dell’Unid e l’assenza totale di chi pensa
che le vittorie per la categoria appartengano
solo a chi le firma”.
ragione del perché un fumatore sia più esposto a malattie
trombo-emboliche, ma è anche
uno dei marcatori dell’infiammazione in generale. Infatti,
all’aumentare del fibrinogeno,
aumentano anche altri marcatori dell’infiammazione, il più
famoso dei quali è la proteina
C-reattiva (PCR).
Insieme a questi marcatori
dell’infiammazione aumenta
anche l’aggregazione piastrinica, altro elemento fondamentale
per la costituzione del trombo,
perché riduce la biodisponibilità di alcuni fattori – soprattutto alcune prostaglandine – che
invece mantengono le piastrine
sciolte.
Il fumo è la più potente causa
prevenibile di morte prematura,
infatti un fumatore ha la probabilità di morire 7 anni prima in
media rispetto a un non-fumatore. Bisogna sottolineare il fatto che c’è una potente sinergia
tra il fumo di sigaretta e gli
altri fattori di rischio, anche se
non è una sinergia identificabile
singolarmente perché il fumo di
sigaretta è sinergico con tutti i
fattori di rischio conosciuti (obesità, ipertensione, iperlipidemia,
diabete ecc.). Fumando, noi
diovascolare si dimezza;
- dopo 5 anni il rischio di cancro al cavo orale ed esofago
si dimezza; il rischio di ictus
torna nella norma;
- dopo 10 anni il rischio di
cancro al polmone si normalizza;
- dopo 15 anni rischio cardiovascolare e la probabilità di
morte tornano nella norma.
Quando si smette di fumare
iniziano a modificarsi una serie
di fattori:
- l’HDL (colestrerolo protettivo) aumenta;
- l’LDL (colesterolo aterogeno) si riduce;
- si riduce il volume delle piastrine;
- aumenta la reattività alla
BGE1
(prostaglandina
impegnata a evitare che
altre prostaglandine agiscano aggregando le piastrine);
- si riduce la pressione arteriosa, con un avvertimento: se
non correlata a un aumento
ponderale, quest’ultimo a
volte è il prezzo da pagare
dopo aver smesso di fumare
perché il fumo di sigaretta ha un fortissimo effetto
anoressizzante.
L’effetto che il fumo di sigaretta ha sulla periferia serotoninergica non è soltanto
psicologico, ma anche farmacologico diretto, che è alla base sia
del tono dell’umore sia del senso
di appettito; infatti, molti antidepressivi agiscono inibendo
il re-uptake delle sinapsi della
serotonina, cioè aumentando la
biodisponibilità della serotonina ed è anche un po’ quello che
fa il fumo di sigaretta.
Questo meccanismo provoca
ambedue gli effetti, aumenta il
senso di appagamento personale
e riduce l’appetito.
Altri vantaggi quando si smette di fumare sono:
- migliora il colore, la lucentezza, la morbidezza della
pelle;
- migliorano i problemi di
disfunzione erettile (che il
fumo di sigaretta può provocare).
Interventi utili per smettere di
fumare
È stato dimostrato che anche
il solo suggerimento materiale
a ogni paziente di smettere di
fumare è importante, questo
perché qualunque intervento sulla popolazione, anche il
consiglio/suggerimento breve
sintetizzato in tre minuti è efficace per convincere il paziente a
smettere di fumare.
Altra tappa fondamentale è
far sì che i pazienti non ricomincino a fumare; infine, è importante che i vari studi medici
aiutino il paziente ad affrontare
da solo i problemi legati al fumo
suggerendo l’utilizzo di web-site
e link ad hoc.
L’intervento diretto, invece, può essere minimo o molto
esteso; quello minimo consiste
in suggerimenti, consigli, raccomandazioni ecc., già efficaci di
per sé.
Quando il paziente è invece
disponibile, è utile per lui la
decisione, insieme al medico, di
fissare una data oltre la quale
cesserà di fumare, questo perché molte persone che decidono
di smettere, riducendo il consumo di sigarette giorno dopo
giorno (diluendolo su un arco
di tempo ampio), non smettono
mai effettivamente di fumare,
poiché mantengono il rapporto
con l’abitudine viziosa, e poi,
più si allunga il tempo, meglio
possono intervenire eventi esistenziali che fanno riprendere
l’abitudine viziosa a volte più di
prima; infatti, in quei pazienti che tentano di smettere di
fumare e poi riprendono, c’è un
aumento del consumo giornaliero di sigarette.
Bisogna far comprendere ai
pazienti che è utile smettere
repentinamente o quanto meno
nell’arco di 5-7 giorni.
Una volta decisa la data, bisogna decidere il follow-up.
Oltre all’intervento minimale
c’è anche l’intervento intensivo
e ci sono passaggi graduali dal
primo al secondo tipo d’intervento.
L’intervento intensivo, invece,
richiede più tempo e organizzazione, e riguarda la persona-
lizzazione del consiglio. A volte
può essere utile personalizzare
la tabella del rischio cardiovascolare per far vedere in quale
modo il fumo e la cessazione del
fumo incidano sul rischio globale. Naturalmente, però, la persona ammalata e non ammalata
deve essere motivata, può essere
utile aiutare queste persone con
un training psicologico.
Dopo aver accertato le motivazioni, bisogna mettere davanti al paziente quali sono gli
strumenti che può utilizzare per
smettere di fumare. Strumenti
che a volte possono essere farmacologici, anche se spesso da
soli non servono.
Infatti, lo strumento più
importante è l’informazione e
l’approfondimento del problema attraverso le risorse sul web,
piuttosto che propinare troppi
opuscoletti informativi.
A volte ci possiamo trovare di
fronte pazienti che comprendono le motivazioni, ma non accettano uno schema troppo rigido
(smettere di fumare da un giorno all’altro), quindi si può sviluppare un programma anche
esteso nel tempo che preveda
controlli periodici, in modo tale
che il paziente si senta seguito: la
presenza del paziente ai controlli
periodici ci fa capire anche quanto la terapia stia funzionando.
In ultima analisi, un team
(medico-odontoiatra-igienista
dentale) può decidere per la
terapia farmacologica attraverso l’uso di cerotti, cooperando però nello stesso tempo un
programma di disassuefazione.
Ci sono anche altri farmaci,
sostanzialmente antidepressivi,
che hanno un effetto sul tono
dell’umore, ma che comunque
conservano tutte le problematiche degli antidepressivi.
Bisogna fare i conti con chi
riprende a fumare, e non è
infrequente trovare pazienti
che dopo tanti anni che hanno
smesso riprendono poi l’abitudine viziosa.
In conclusione, quindi, possiamo stilare tre categorie di ex
fumatori:
1.coloro che hanno raggiunto un equilibrio psicofisico:
smettono di fumare per non
ricominciare più;
2.coloro che sono attratti dal
fumo di sigaretta e mantengono un alto rischio di ricominciare;
3.infine, ci sono gli integralisti che hanno smesso di
fumare, ma che conservano
inconsciamente una terribile voglia di riprendere,
diventando i peggiori antifumatori.
I programmi contro il tabagismo hanno seguito due approcci
complementari. Da un lato, si
è cercato di proibire il fumo in
una sempre maggiore quantità
di luoghi pubblici; dall’altra, è
stata potenziata l’informazione sulle sue conseguenze. In
quest’ultimo ambito, gli igienisti dentali svolgono un ruolo
importante a supporto di una
capillare informazione verso
tutti i pazienti.
News e Commenti 11
Italian Edition
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
Da almeno un anno quasi la metà degli italiani
non va dal dentista
HT
pagina 9
Per bocca del suo presidente,
Salvatore Rampulla, l’Aio propone un decalogo di salvaguardia.
1.Per una corretta igiene orale, gli esperti consigliano
di lavarsi i denti ogni giorno con l’aiuto di strumenti indispensabili quali lo
spazzolino, il dentifricio al
fluoro, il filo interdentale e
il collutorio.
2.Da non dimenticare sono
la pulizia professionale dall’igienista dentale o
dall’odontoiatra, consigliata ogni 6 mesi, e una visita
l’anno di controllo dall’odontoiatra.
3.Oltre alle non trascurabili
ragioni estetiche, gli esperti
riconoscono che una buona
igiene orale svolge un ruolo
fondamentale per la salute
della bocca e per il benessere dell’intero organismo.
In particolare, si è visto che
chi soffre di infiammazioni
gengivali è più a rischio di
malattie cardiovascolari,
come infarto e ictus: ma
curando le malattie gengivali vi è un miglioramento della funzionalità delle
arterie.
4.È bene imparare e mettere
in atto un’adeguata routine
di igiene orale fin da bam-
bini, anche con i denti da
latte, per tutelare lo sviluppo dei denti definitivi.
5.I denti vanno spazzolati
almeno due volte al giorno,
o meglio ancora dopo ogni
pasto, per almeno due minuti, con spazzolino manuale
o elettrico di ultima generazione, quale ad esempio
con tecnologia oscillanterotante, e dentifricio al fluoro. Il fluoro, infatti, esercita
un’azione protettiva, antisettica e remineralizzante
sullo smalto dentale.
6.Non bisogna dimenticare
l’igiene della lingua: spesso,
infatti, l’alitosi può essere
provocata dalla scarsa pulizia della lingua che ospita molte specie batteriche
responsabili della produzione di sostanze dall’odore
sgradevole.
7.Quando è il momento di
cambiare lo spazzolino? Sia
che si tratti dello spazzolino
manuale sia della testina
dell’elettrico, la sostituzione
deve avvenire circa ogni 3
mesi. Infatti, per eliminare
efficacemente la placca, le
setole devono essere dritte e
con la punta arrotondata. Se
perdono forma e si incurvano non svolgono più la loro
funzione.
8.Gli spazzolini elettrici eli-
minano fino al doppio della
placca rispetto a uno spazzolino manuale tradizionale,
aiutando a ridurre il rischio
di gengiviti e a prevenire
l’insorgenza di carie. La loro
efficacia sulla salute della
bocca è provata da numerosi
studi clinici internazionali,
validati anche da importanti organizzazioni di controllo della qualità degli
studi scientifici, come la
Cochrane, un’organizzazione internazionale no-profit
e indipendente.
9.Quando si sceglie uno spazzolino elettrico, si deve prima di tutto controllare che
sia dotato di una tecnologia
avanzata (oscillante/rotante
o oscillante/rotante/pulsante) e di una batteria da
ricaricare con la corrente
elettrica. Inoltre, si dovrà
scegliere anche la testina
che meglio soddisfa le esigenze specifiche di pulizia
dentale.
10.Si raccomanda di mangiare correttamente e in modo
vario, senza dimenticare le
fonti di calcio come latte e
formaggio, frutta e verdura
ricche di vitamine. Per avere denti più bianchi bisogna
evitare caffè, tè, vino rosso
e fumo, che macchiano lo
smalto.
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12 Clinica & Ricerca
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
Antibiotici e igiene orale
La profilassi dell’endocardite batterica
Cristina Comi
L’epidemiologia delle endocarditi infettive è un settore della
medicina molto complesso.
In teoria, qualsiasi episodio
di batteriemia può trasformarsi in endocardite. Nel tentativo
di prevenirla era ed è consuetudine da parte degli odontoiatri
prescrivere una profilassi antibiotica per i pazienti a rischio
prima di ogni trattamento.
L’endocardite batterica o
infettiva, come viene ora definita, è un’infezione microbica
a carico delle valvole cardiache o dell’endocardio, ovvero il
foglietto epiteliale che riveste le
valvole cardiache, caratterizzata
da febbre, soffi cardiaci, petecchie, anemia, fenomeni embolici, vegetazioni endocardiche.
Perché una endocardite si
instauri è necessario, oltre a
una batteriemia, che sia presente una lesione endoteliale che
favorisca l’adesione batterica.
I microrganismi maggiormente coinvolti sono Streptococchi o
Stafilococchi, ma possono essere
coinvolti anche miceti o bacilli
Gram negativi come Haemophilus o Actinobacillus.
Si tratta di una patologia
trattabile, ma potenzialmente
mortale che può portare a gravi
conseguenze come insufficienza o stenosi valvolare, ascessi
miocardici o aneurismi micotici. Purtroppo, se non tempestivamente trattata, l’endocardite
infettiva è sempre fatale. La mortalità dell’endocardite infettiva
è stimata attorno al 30-40% a
un anno dall’insorgenza, e il
decesso avviene solitamente per
uno scompenso cardiaco, per
l’embolizzazione delle vegetazioni a livello degli organi vitali
o per uno shock settico.
Sono molte le procedure diagnostiche e chirurgiche che
possono causare batteriemia e
in linea generale qualsiasi procedura in ambito odontoiatrico
che procuri un sanguinamento
causa batteriemia.
Da molti anni è prassi comune instaurare una adeguata profilassi antibiotica, nei pazienti
classificati a rischio per prevenire
l’insorgenza di questa patologia
nel corso di quelle manovre cliniche che causano batteriemia.
Esistono una serie di condizioni a carico dell’endocardio
che aumentano sensibilmente il
rischio di sviluppare una endocardite; si possono distinguere
tre livelli differenti di rischio:
alto, medio e basso.
Le affezioni definite a basso
rischio, di norma, in un paziente sano, non richiedono profilassi antibiotica; per quelle a medio
rischio c’è l’indicazione alla profilassi e, infine, quelle ad alto
rischio che richiedono sempre la
profilassi antibiotica anche per
manovre cliniche mediche chirurgiche con poca probabilità di
provocare batteriemia. Categorie di pazienti ad alto rischio:
- presenza di protesi valvolari
cardiache;
- storia di pregressa endocardite;
- cardiopatie congenite cianogene complesse (ventri-
colo unico, trasposizione
dei grossi vasi, tetralogia di
Fallot);
- presenza di shunt sistemicopolmonari creati chirurgicamente.
Categorie di pazienti a rischio
moderato:
- la maggior parte delle
restanti cardiopatie congenite non citate precedentemente;
- disfunzioni valvolari acquisite (stenosi valvolare postreumatica);
- cardiomiopatia ipertrofica
ostruttiva;
- prolasso valvolare mitralico con rigurgito valvolare o
ispessimento dei lembi;
- la letteratura internazionale raccomanda la profilassi
nei pazienti a rischio per le
seguenti procedure dentali;
- estrazioni dentarie;
- trattamenti
parodontali
inclusi il sondaggio, detartrasi, levigature radicolari
e interventi chirurgici di
qualsiasi tipo;
- implantologia e reimpianti
dentali;
- strumentazione endodontica
oltre apice o chirurgia endodontica;
- posizionamento bande ortodontiche;
- iniezioni di anestetico intralegamentarie.
Lo schema terapeutico prevede per le categorie ad alto e
medio rischio la somministrazione di:
Amoxicillina 2 g per os 1 ora
prima (bambini 50mg/kg).
Nel caso di impossibilità di
assumere farmaci per os Ampicillina 2 g IM o EV 30 min.
prima della procedura clinica
(bambini 50mg/kg).
Nel caso di allergia alla penicillina, Clindamicina 600 mg
per os 1 ora prima della procedura (bambini 20 mg/kg). Nel
caso di allergia alla pennicillina
e impossibilità di assumere farmaci per os Clindamicina 600
mg IM o EV 30 min. prima della
procedura (bambini 20 mg/kg).
Le linee guida sopracitate
risalgono ormai al 1997 e molte società scientifiche le hanno
messe in discussione. Infatti,
nel 2006, la British Society for
Antimicrobial Chemotherapy
ha aggiornato le proprie linee
guida sostenendo la necessità
di profilassi antibiotica nel corso di procedure dentali invasive solo nei pazienti con storia
di endocardite, nei pazienti
portatori di protesi valvolare o
di shunt polmonari realizzati
chirurgicamente. L’American
Heart Association, nel 2007, ha
aggiornato e pubblicato le proprie linee guida con un lavoro
approvato dal The Council on
Scientific Affairs of the American Dental Association.
In esse raccomanda la profilassi antibiotica solo per i soggetti a
rischio più elevato di subire esiti
negativi da una endocardite:
- pazienti portatori di protesi
valvolare;
- pazienti con storia di endo-
cardite;
- pazienti trapiantati e con
valvulopatia;
- pazienti portatori di cardiopatia congenita cianotica
non trattata (compresi shunt
palliativi);
- pazienti portatori di cardiopatia congenita risolta
chirurgicamente con dispositivi protesici nei primi 6
mesi dopo l’intervento;
- pazienti portatori di cardiopatia congenita risolta
chirurgicamente con dispositivi protesici e con difetti
residuali adiacenti.
L’aggiornamento delle linee
guida che, come precedentemente detto risalgono al 1997, riduce
in modo significativo il numero
di pazienti che devono sottoporsi alla profilassi antibiotica. Le
ragioni di questa inversione di
tendenza trovano conferma dal
fatto che l’endocardite infettiva risulta più frequentemente
associata a esposizioni di batteriemie random legate ad attività quotidiane, piuttosto che a
batteriemie causate da procedure dentali invasive. Il mantenimento di un’ottimale salute
e igiene orale riduce l’incidenza
delle batteriemie derivanti dalle attività quotidiane e risulta
pertanto più rilevante della profilassi antibiotica nel ridurre il
rischio di endocardite infettiva.
Va considerato anche che il
rischio di problemi legati alla
profilassi antibiotica supera largamente i benefici della terapia
antibiotica stessa (ad esempio
allergie, shock anafilattici). Infine, revisioni sistematiche della
letteratura condotte da Cochrane hanno messo in discussione
la reale efficacia di una terapia
antibiotica nel prevenire l’endocardite. La revisione della letteratura scientifica ha dimostrato
che ci può essere una batteriemia transitoria nelle estrazioni
dentarie, nella chirurgia parodontale (36-88%), nella terapia
conservativa (8-88%) e durante sedute di detartrasi (fino al
40%), ma si è altresì dimostrato
che batteriemie si riscontrano
anche in manovre di igiene orale domiciliare pressoché quotidiane come spazzolarsi i denti
o utilizzare il filo interdentale
(20-68%), soprattutto in pazienti con scarsa igiene orale.
È stato calcolato che spazzolarsi i denti due volte al giorno
per un anno aumenta di 154.000
volte il rischio di contrarre
endocardite infettiva rispetto
a una estrazione dentale. Una
esposizione cumulativa per un
anno di batteriemie transitorie
legate alle attività quotidiane
come quelle sopradescritte è di
5,6 milioni di volte superiore
rispetto a una singola batteriemia provocata da una estrazione. Compito del clinico è quindi
quello di informare il paziente
che il suo rischio di ammalarsi di
endocardite infettiva diminuisce drasticamente mantenendo
una buona igiene orale piuttosto
che assumendo antibiotici.
La Bibliografia è disponibile
presso l’Editore.
Autore
La d.ssa Cristina Comi si è laureata nel 2006 in Igiene dentale
ed è stata professore a contratto
presso il corso di Laurea in Igiene
dentale dell’Università dell’Insubria di Varese. Consigliere regionale Aidi (Associazione igienisti
dentali italiani). Relatrice a corsi
e congressi nazionali.
Spazzolare i denti due volte al giorno
riduce il rischio di malattie cardiache
London University College
Londra, UK. Negli ultimi vent’anni, è aumentato l’interesse per il collegamento tra problemi cardiaci e malattie gengivali. Mentre è
stato dimostrato che le infiammazioni in genere
(anche quelle della bocca e delle gengive) svolgono un ruolo importante nella formazione di
blocchi alle arterie, un nuovo studio prende ora
in esame se il numero delle volte ripetuto da un
individuo per lavarsi i denti influisca in qualche
modo sul rischio di sviluppare malattie cardiache.
Guidati da Richard Watt (University College
di Londra), i ricercatori hanno analizzato i dati
di oltre 11.000 adulti partecipanti al sondaggio
“Scottish Healty Survey”. Dati attinenti allo stile di vita, a comportamenti come il fumo, attività fisica e igiene orale quotidiana. Sono state
inoltre raccolte informazioni sulla storia clinica
e sull’anamnesi familiare (malattie cardiache,
pressione sanguigna) e prelevati campioni di
sangue da adulti consenzienti, che hanno consentito ai ricercatori di determinare i livelli di
infiammazione presenti nel corpo. I dati raccolti
dalle interviste sono legati a ricoveri ospedalieri e decessi avvenuti in Scozia fino al dicembre
2007. I risultati indicano che i comportamenti
d’igiene orale sono generalmente buoni: 6 su 10
(62%) dei partecipanti ha infatti dichiarato di
andare dal dentista ogni 6 mesi, e 7 su 10 (71%)
di lavarsi i denti due volte al giorno.
Una volta che i dati sono stati analizzati per
stabilire quali fossero i fattori di rischio cardiaco
(come la classe sociale, l’obesità, il fumo e precedenti casi di patologie cardiache in famiglia),
i ricercatori hanno scoperto che chi denuncia
una spazzolatura poco frequente dei denti ha un
rischio del 70% in più di contrarre malattie cardiache rispetto a chi lo fa 2 volte al giorno, anche
se il rischio complessivo rimane piuttosto basso.
I partecipanti che dichiarano una scarsa igiene
orale sono risultati positivi anche ai “markers”
infiammatori come la proteina C-reattiva e il
fibrinogeno.
I risultati della ricerca confermano e rafforzano, quindi, l’opinione che sussista un collegamento tra igiene orale e rischio di malattie
cardiovascolari. I marker infiammatori sono
stati inoltre significativamente collegati alla
scarsa igiene della bocca: “Saranno necessari
altri studi sperimentali per confermare se il
collegamento tra comportamenti d’igiene orale
e malattie cardiovascolari sia di causa ed effetto nella realtà o semplicemente un marker di
rischio”, conclude Watt.
Claudia Salwiczek, DTI
Clinica & Ricerca 13
Italian Edition
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
effetti sul cavo orale della radioterapia
e indicazioni sui protocolli operativi
Maria Angileri, Rosanna Butera Igieniste dentali
Introduzione
Il miglioramento delle tecniche terapeutiche ha portato a
un aumento della percentuale
di sopravvivenza per i pazienti
affetti da neoplasie nel distretto
testa/collo e molti sono gli studi
in corso per predisporre terapie
sempre più efficaci e i cui effetti
collaterali siano sempre più contenuti. I tumori maligni della
testa e del collo rappresentano,
a livello mondiale, circa il 10%
dei tumori maligni negli uomini e il 4% nelle donne.
Geograficamente a livello
mondiale, le variazioni di incidenza e mortalità sono molto
marcate, con tassi più elevati in
India e Francia settentrionale.
In Italia, invece, il rischio
oncologico complessivo delle
regioni del Sud, storicamente
più basso, si sta avvicinando a
quello delle regioni del Nord.
Le terapie d’elezione per le
neoplasie del distretto cervico-facciale sono, ad oggi, la
chirurgia, la radioterapia e la
chemioterapia, spesso combinate fra loro.
La prognosi per i pazienti
affetti da cancro è stata migliorata significativamente, tuttavia la tossicità indotta tramite
la terapia del cancro rimane un
problema clinico di rilevante
importanza al punto da rendere necessario ancora oggi in
casi estremi l’interruzione o la
modifica del trattamento antineoplastico.
La radioterapia
La radioterapia oncologica
utilizza radiazioni ionizzanti a
energia variabile che colpiscono
il materiale genetico cellulare
(Dna) modificandolo in modo
irreversibile e impedendo alla
cellula di proliferare. Le cellule
neoplastiche sono cellule a elevato turnover, cioè con elevato
tasso di mitosi e non posseggono
la capacità di riparare il danno
indotto dalle radiazioni risultando così più sensibili al trattamento. Sebbene le cellule sane
siano in grado di correggere il
danno, sono anch’esse colpite
dalle radiazioni, in particolar
modo le cellule che possiedono
un rapido turnover, come ad
esempio quelle del tratto gastroenterico e della mucosa orale.
La radioterapia può essere
impiegata in diversi modi e per
diverse circostanze:
- da sola, con intento curativo,
nel caso di tumori di piccole
dimensioni. In questi casi
selezionati, la radioterapia
deve essere considerata la
scelta terapeutica d’elezione, con l’intento di evitare
interventi chirurgici mutilanti e preservare la funzionalità d’organo;
- nel post-operatorio, per
migliorare i risultati della
chirurgia, laddove permangono i dubbi sulla radicalità della malattia o laddove
il rischio di ripresa della
malattia sia significativamente elevato (a causa di
margini chirurgici infiltrati
o se presente malattia microscopica residua, o per tumori in fase
avanzata o se c’è un interessamento cospicuo dei linfonodi del
collo o se si è verificata la rottura della capsula linfonodale);
- in associazione alla chemioterapia e/o alla chirurgia;
- con finalità palliativa, in pazienti con malattia localmente estesa, non suscettibile a intervento chirurgico;
- nel controllo delle lesioni metastatiche sintomatiche.
La scelta del trattamento più adeguato dipende da diversi fattori:
- sede del tumore;
- estensione del tumore;
- caratteristiche istologiche;
- profondità di invasione;
- trattamenti già effettuati;
HT
pagina 14
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CHX
DISTRUGGE
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I BATTERI
CPC
RIMUOVE
LE TOSSINE
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PER UNA PROTEZIONE GENGIVALE SUPERIORE
a
senz l
o
alco
o
gust le
v
e o
grad
Eliminare i batteri patogeni non basta. Anche le tossine proinfiammatorie liberate dai
batteri distrutti all’interno della bocca svolgono un ruolo determinante nello sviluppo
della malattia parodontale.
Ecco perché la nuova linea GUM® Paroex® associa l’efficacia antibatterica clinicamente
dimostrata della clorexidina digluconato (CHX) all’azione tossinaneutralizzante del cetilpiridinio cloruro (CPC). GUM® Paroex® garantisce un
Sistema Antisettico a Doppia Azione avanzato, mirato sia
sui batteri della placca che sulle loro endotossine, per
una protezione completa contro le
malattie gengivali.
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quotidiana (chx 0,06)
Trattamento
temporaneo (chx 0,12)
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14 Clinica & Ricerca
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
HT
pagina 13
- impatto sulla qualità di vita
del paziente;
- condizioni di salute generale;
- risultati estetici e funzionali;
- preferenza del paziente.
Esistono diverse tecniche
radioterapiche ma fondamentalmente queste si dividono in
2 gruppi: la radioterapia esterna
(Fig. 1), nella quale la sorgente è
Fig. 1 - Radioterapia esterna.
all’esterno del paziente, e quella interna, dove la sorgente è a
diretto contatto con il bersaglio.
La tecnica utilizzata per il
trattamento radioterapico dei
tumori del distretto cervico-facciale è attualmente in una fase
particolarmente dinamica e in
continua evoluzione ma solitamente si preferisce la radioterapia esterna.
La dose giornaliera di RT e
la dose totale sono basate su la
dimensione tumore e la situazione clinica individuale. La
dose giornaliera è in genere di
1.8-2 Gy, 5 giorni alla settimana, per una dose totale di 50-70
Gy (5-7 settimane trattamento),
si tratta di sedute giornaliere,
dal lunedì al venerdì, sabato e
domenica esclusi.
Conseguenze della radioterapia
La radioterapia, come la maggior parte dei trattamenti medici, ha i suoi vantaggi e i suoi
svantaggi.
La tossicità radio-indotta può
essere più o meno grave a seconda della sede che viene irradiata.
La tolleranza del tessuto dipende dalla capacità del tessuto
stesso di mantenere un numero sufficiente di cellule mature
strutturate in modo da rendere
l’organo funzionante(1). Parlando di tossicità radio-indotta,
distinguiamo reazioni acute e
reazioni tardive.
• Reazioni acute
Le reazioni acute che avvengono durante o subito dopo il
termine del trattamento radiante, sono dovute all’aumentata
permeabilità dei capillari venosi, alle alterazioni locali del pH,
alla epiteliolisi e producono un
quadro clinico simile a quello che si osserva nei processi
infiammatori acuti (dolore ed
edema locale) o epiteliolitici
acuti (ustioni di I e II grado).
Le reazioni acute, se di elevata intensità, possono compromettere il regolare svolgimento
del programma terapeutico con
sospensione o interruzione della terapia radiante. Nella maggior parte dei casi, però, sono
transitorie e scompaiono rapidamente con una riparazione
completa dei tessuti. Talvolta
possono lasciare un danno residuo, a livello subclinico, che può
essere causa di successive complicazioni quando interferiscono fattori concomitanti (traumi,
infezioni).
Tra le reazioni acute ci sono:
Italian Edition
Mucositi, Iposcialia – Xerostomia, Disgeusia, Infezioni Batteriche(2,3).
• Reazioni tardive
Le alterazioni tardive possono
comparire indipendentemente dal verificarsi di precedenti
reazioni acute. Si manifestano
o persistono da/per almeno 90
giorni dall’inizio della terapia.
Tra le reazioni tardive ci sono:
Iposcialia - Xerostomia, Osteoradionecrosi, Carie da Radiazione, Trisma Muscolare, Malattia
Parodontale(2,3).
• Mucosite
La mucosite (Fig. 2) è un’infiammazione della mucosa orale
che colpisce approssimativamente l’80% dei pazienti che ricevono radioterapia e se questa e
associata a chemioterapia la percentuale raggiunge il 98%(4). È il
risultato degli effetti locali delle
radiazioni sulla mucosa orale.
Fig. 2 - Mucosite grado 1.
Si manifesta inizialmente con
eritema della mucosa e sensazione di bruciore e successivamente con comparsa di ulcerazioni(5).
La mucosite si localizza soprattutto a livello delle mucose non
cheratinizzate e in particolare:
palato molle, guance, labbra,
ventre della lingua, pavimento
della bocca.
Fattori di rischio:
- Patologie orali preesistenti
- Scarsa igiene orale
- Tipologia e stadiazione della neoplasia
- Zona irradiata
- Intensità della dose utilizzata
- Età, sesso e razza
- Fumo e alcool
- Difetto di determinati enzimi metabolici, dei meccanismi Dna riparativi,
mancanza di acido folico e
vitamina B12, alterazione
funzione epatica e/o renale.
La severità della mucosite è
stata valutata con varie scale
che considerano sia dati oggettivi che soggettivi tra tutte quella
a cui si fa maggior riferimento è la scala definita dall’Oms
(Tab.1), che si basa sui sintomi
della malattia(5).
orale è importante prima di
qualsiasi trattamento radioterapico. Sebbene i dati disponibili
siano limitati sembra che una
cura profilattica orale preventiva diminuisca l’incidenza delle
complicanze orali.
- Risciacqui blandi:
. 0,9% soluzione fisiologica
(soluzione fisiologica normale viene preparata con
l'aggiunta di circa 1 cucchiaino di sale da tavola
a 900ml di acqua). La
soluzione può essere somministrata a temperatura
ambiente o refrigerata, a
seconda della preferenza
del paziente e deve essere
tenuta in bocca qualche
secondo prima di espettorarla;
. e/o soluzioni di bicarbonato di sodio (bicarbonato di
sodio (1-2 cucchiai / qt) se
la saliva è viscosa può essere aggiunta una soluzione
salina o la stimolazione
diretta delle ghiandole
salivari possono migliorare la lubrificazione della
mucosa orale aumentando
il flusso salivare).
- Agenti di rivestimento delle
mucose (ad esempio, soluzioni di antiacido, soluzioni
di caolino).
- Agenti lubrificanti solubili
in acqua.
- Anestesia topica (ad esempio, lidocaina o benzocaina
viscosa, spray o gel, risciacqui diclonina, soluzioni
difenidramina).
- Agenti che formano una
pellicola di cellulosa per la
copertura di lesioni ulcerative localizzate (per esempio, idrossipropilcellulosa).
- Analgesici sistemici devono
essere somministrati quando le strategie di anestesia
topica non sono sufficienti
per alleviare il dolore(6).
Iposcialia / Xerostomia
Per iposcialia si intende una
scarsa e alterata secrezione salivare. Le ghiandole salivari producono in condizioni fisiologiche
circa 1000/1500 ml di saliva,
pur essendo lento il loro turnover, rispondono acutamente alle
radiazioni con cambiamenti
nella quantità e nella composizione salivare poiché sono spesso
incluse direttamente nel campo
di radiazione.
La saliva è di fondamentale
importanza per la cavità orale,
perché svolge sia una funzione
di lubrificazione sia una fun-
MUCOSITE
GRADO
SINTOMI
0
Nessun sintomo
1
Dolore alla mucosa senza ulcere
2
Dolore alla mucosa con ulcere, il paziente riesce ad alimentarsi normalmente
3
Il paziente riesce ad alimentarsi solo con dieta liquida
4
Il paziente non riesce né a mangiare né a bere, necessita
di supporto parenterale o enterale
alla masticazione, intolleranza
degli apparecchi protesici per
maggiore attrito causato viscosità aumentata e flusso ridotto,
disagio notturno, molti pazienti
infatti si svegliano durante la
notte per bere o a causa della
poliuria conseguente a polidipsia diurna.
Clinicamente, la mucosa orale, la lingua (Fig. 3) e le labbra
appaiono asciutte, pallide e atrofiche, lingua e labbra possono
sembrare fendute(7,9).
Fig. 3 - Xerostomia.
Le radiazioni ionizzanti causano sulle ghiandole salivari
infiammazione e degenerazione
del parenchima, in particolare
delle cellule acinose e sierose.
Il flusso salivare diminuisce 1
settimana dopo l’inizio del trattamento radiante e la xerostomia diventa evidente quando le
dosi sono superiori a 10 Gy. Dosi
maggiori di 54 Gy generalmente inducono una disfunzione
irreversibile.
Coppes et al.(8) nel 2001 hanno osservato che la perdita della funzione salivare indotta da
radiazione avviene in 4 fasi, in
particolare:
1 Fase: da 0 a 10 gg. è caratterizzata da un veloce declino
della portata salivare senza
cambiamenti nella secrezione
dell’amilasi o nel numero delle
cellule acinose.
2 Fase: da 10 a 60 gg. è caratterizzata da diminuzione della
secrezione dell’amilasi e delle
cellule acinose.
3 Fase: da 60 a 120 gg. non
ci sono notevoli peggioramenti
rispetto alla seconda fase.
4 Fase: da 120 a 240 gg. è caratterizzata da un ulteriore deterioramento delle ghiandole salivari
e a un aumento in numero delle
cellule acinose anche se morfologicamente diverse.
Come già detto oltre alla quantità di saliva prodotta è alterata
anche la sua composizione.
La saliva si presenta come un
liquido viscoso, bianco, giallo o
marrone. Il pH diminuisce da 7
a 5, il potere tampone ridotto è
legato alla riduzione della quantità di bicarbonato.È stato rilevato invece un aumento nella
concentrazione di sodio, cloruro,
calcio e magnesio. Sono aumentate anche specie come il Lattobacillo, lo Streptococco mutans
e la Candida albicans.
Nel 2003, Trotti e altri hanno
formulato una tabella in base
alla quale è possibile valutare i
danni della RT (Tab. 2).
In generale è possibile assiste-
Tab. 1 - Classificazione della mucosite orale secondo l’OMS 1979.
• Prevenzione e Trattamento
Visto l’importante impatto che
la mucosite orale può avere per il
paziente, è fondamentale cercare di prevenirla con ogni mezzo;
attualmente numerosi interventi sono disponibili, ma nessuno
di loro, o quasi nessuno, è stato validato in modo definitivo.
Un’accurata visita del cavo
zione chimico-batteriologica,
regolando la microflora, il pH
e i meccanismi di mineralizzazione degli elementi dentari,
oltre che preparare il bolo nella masticazione. Quindi i suoi
cambiamenti predispongono il
paziente irradiato a una varietà
di problemi relativi, ad esempio, all’articolazione della parola (disfonia), alla deglutizione e
re a una parziale ripresa delle
ghiandole salivari da 6 a 18 mesi
dopo la RT se la dose cumulativa non supera i 26 Gy.
Il recupero massimo è generalmente 12 mesi dopo la
terapia, per dosi più alte l’iposalivazione è irreversibile o semipermanente.
Prevenzione e Trattamento
L’obiettivo è quello di stimolare i tessuti ghiandolari residui e
migliorare la qualità della vita
del paziente per cui sono fondamentali le indicazioni da dare al
paziente:
- spazzolare i denti almeno 3
volte al giorno e pulire gli
spazi interdentali;
- usare un dentifricio al fluoro durante la spazzolatura;
- applicare gel al fluoruro prima di andare a letto
(preferire un fluoro ad alta
concentrazione: l’uso di gel
all’1% di fluoruro di sodio da
applicare quotidianamente con apposite mascherine
personalizzate che dovrebbero rimanere in bocca per
5 minuti, dopo di che il
paziente non deve mangiare
e bere per 30 minuti;
- evitare i cibi e le bevande
con un alto contenuto di
zuccheri;
- sorseggiare spesso acqua per
alleviare la sensazione di
secchezza della bocca;
- usare sostituti salivari: sono
prodotti palliativi in quanto
essendo molto viscosi aiutano il paziente a sopportare
la xerostomia umettando
le mucose ma non la curano. Ne esistono sottoforma
di chewing-gum, collutori,
gel o dentifrici. Contengono
glicerina e limone o carbossimetilcellulosa o mucina.
Nella maggior parte dei casi
contengono un complesso
enzimatico e proteico fisiologicamente presente nella
saliva umana (lattoperossidasi, lisozima, lattoferrina
ecc.) e agenti remineralizzanti come il fluoro.
Vanno utilizzati almeno 3
volte al giorno ma purtroppo
hanno un gusto sgradevole i
pazienti spesso preferiscono l’acqua, ottimo prodotto
anche questo non curativo
ma che minimizza i sintomi.
Ancora non è chiaro quanta saliva o quanto sostituto
salivare sono necessari per
inumidire adeguatamente
i tessuti orali nei pazienti
xerostomici poiché la sensazione di secchezza o umidità
dei tessuti orali sono molto
soggettive.
- Usare scialaloghi: sono
prodotti che stimolano farmacologicamente la produzione di saliva dei tessuti
ghiandolari salivari rimasti
intatti. Tra questi ci sono:
HT
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XEROSTOMIA
GRADO 0
Nessun cambiamento
GRADO 1
Modesta secchezza, saliva lievemente schiumosa, leggera alterazione gustativa o gusto metallico
GRADO 2
Moderata o importante secchezza, saliva schiumosa e
importante alterazione gustativa
GRADO 3
Xerostomia acuta
GRADO 4
Necrosi acuta ghiandole salivari
Tab. 2 - Criteri di valutazione degli effetti acuti della RT sulle ghiandole
salivari Radiation Therapy Oncology Group.
Clinica & Ricerca 15
Italian Edition
HT
pagina 14
. Pilocarpina: è un alcaloide che ha la funzione
di stimolare le ghiandole
esocrine, è il solo farmaco
approvato dalla Food and
Drug Administration. Il
trattamento prevede di
iniziare con 5 mg per via
orale 3 volte al giorno, la
dose viene titolata in base
alla risposta clinica fino
al raggiungimento ottimale atto a minimizzare
gli effetti negativi.
La Pilocarpina di solito
aumenta il flusso salivare
entro 30 minuti dopo l’ingestione. La risposta massima si può verificare solo
dopo un uso continuativo.
. Amifostina: è un citoprotettore che agisce eliminando i radicali liberi
durante la RT, proteggendo i tessuti sani e riducendo gli effetti collaterali
RT; è approvato per la protezione dei tessuti normali contro gli effetti nocivi
delle radiazioni, compresa
la riduzione della xerostomia acuta o tardiva nei
pazienti con cancro della
testa e del collo(10,11).
Disgeusia
È la perdita parziale o totale della percezione del gusto,
si manifesta inseguito a radiazione diretta con trattamenti
che vanno da 20 a 40 Gy, delle
papille gustative o come conseguenza della riduzione salivare. Tuttavia, una discrepanza si
nota tra la velocità con la quale la sensazione di perdita e il
deterioramento delle cellule del
gusto avviene. Le cellule del
gusto degenerano dal 10°-14°
giorno dopo l’irradiazione e continuano dopo 14-21 giorni dopo
il completamento della terapia,
ma l’alterazione del gusto è già
percepita 2-3 giorni dopo la
radioterapia. La disgeusia porta
alla perdita dell’appetito e conseguentemente alla riduzione
del peso, avvenimenti che di
certo non migliorano la qualità
della vita del paziente.
Il cambiamento avviene
per tutti i gusti (dolce, salato,
amaro, acido) ma la sensazione
dell’amaro e dell’acido è più alterata rispetto al salato e al dolce.
Questa sensazione è reversibile
e si risolve spontaneamente 2-3
mesi dopo la fine della radioterapia poiché i recettori del gusto
tornano a funzionare normalmente(12). Tuttavia, molti altri
pazienti sviluppano ipogeusia
permanente.
• Prevenzione e Trattamento
Un’adeguata igiene orale, delle gengive, dei tessuti parodontali, della lingua e di eventuali
protesi presenti può aiutare a
prevenire le alterazioni del
gusto. Un’adeguata terapia comportamentale per imparare a
convivere con la disgeusia.
Infezioni
La mucosa orale normalmente ha molteplici funzioni tra le
quali essere una barriera protettiva per ridurre i microrganismi
che la potrebbero colonizzare, se
questa è danneggiata aumenta
sicuramente il rischio per l'infezione acuta.
Infatti i fattori di rischio sono:
Mucosite, Xerostomia, Ridotta
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
attività fagocitaria dei granulociti salivari. La più comune
infezione è la candidosi.
• Prevenzione e Trattamento
Per la prevenzione, uno sciacquo orale con clorexidina allo
0,12% può essere utilizzato in
combinazione con la profilassi
antimicrobica topica e sistemica
nei pazienti ad alto rischio.
Il trattamento della candidosi
orale nel paziente radiotrattato
è principalmente con antifungini topici come nistatina e clotrimazolo. Antifungini sistemici se
è presente mucosite orale, nau-
sea, dolore può risultare difficile
sciogliere le pastiglie. Possono
essere utili contro le infezioni
anche gli antimicrobici orale.
Osteoradionecrosi
Per osteoradionecrosi (Fig. 4)
si intende “morte dell’osso secondaria a radioterapia”, anche se
in realtà non è chiaro se l’osteoradionecrosi è un effetto diretto
o indiretto della radioterapia, in
ogni caso si manifesta con ipovascolarizzazione, ipocellularità
e ipossia tissutale. L’incidenza di
osteoradionecrosi nella mandibola varia dal 5 al 10% ed è mag-
giore rispetto alla mascella, per
il maggior numero di vasi collaterali e anastomosi in quest’ultima. La fonte del trauma che
può generare la sua insorgenza
Fig. 4 - Osteoradionecrosi.
può essere identificata anche in
qualcosa di insignificante come
un’irritazione provocata da una
protesi, mangiare qualcosa di
duro, la presenza di creste ossee
molto taglienti o l’estrazione di
un dente.
Quanto alla manifestazione
nelle fasi iniziali dell’osteoradionecrosi il sintomo può essere
correlato al dente piuttosto che
all’osso, il dolore può divenire costante e progressivo senza
alcuna evidenza clinica o radiologica.
HT
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16 Clinica & Ricerca
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
HT
pagina 15
In un secondo momento si
manifesta la deiscenza dei tessuti molli e la comparsa dei
sequestri ossei.
• Prevenzione e Trattamento
Sicuramente la prevenzione dell’osteoradionecrosi deve
cominciare prima dell’inizio
della radioterapia. È necessario
innanzitutto ottimizzare la stato della dentatura del paziente e
identificare i fattori che potrebbero aumentare il rischio di
insorgenza ed eliminarli.
Tutti i denti con una prognosi
discutibile devono essere estratti almeno 14 gg. prima dell’inizio della radioterapia.
Il trattamento, se l’osteoradionecrosi si presenta, si decide in
base al tipo, all’estensione e alla
localizzazione della lesione. Il
trattamento antibiotico è vivamente suggerito se sono in atto
complicanze infettive per evitare la diffusione della necrosi
e dell’infezione a vaste zone; in
particolare, anche se negli ultimi anni, a questo è preferito il
trattamento iperbarico dell’ossigeno (HBO), poiché si presume
che l’HBO stimola l’angiogenesi, aumenta la neuro vascolarizzazione, ottimizza i livelli
cellulari di ossigeno grazie alla
proliferazione di fibroblasti e
osteoblasti, stimola la formazione di collagene e rafforza i vasi
sanguigni.
La chirurgia è effettuata per
la rimozione dei sequestri ossei e
di parte della mandibola quando l’osteoradionecrosi è in stato
avanzato(13).
Carie da radiazione
La carie da radiazione (Fig.
5) è un effetto secondario alla
radioterapia poiché insorge come
conseguenza dell’iposalivazione,
dei cambiamenti della flora orale verso batteri cariogeni, delle
concentrazioni ridotte di proteine salivari e dei cambiamenti
dietetici. Insorge dopo 3 mesi
dall’inizio della radioterapia.
Italian Edition
parte della dentina.
3° tipo di lesione: è la meno
frequente e consiste in un cambiamento del colore della corona
verso il marrone nero.
La “particolarità” della carie
da radiazione è che nella maggior parte dei casi colpisce tutte
quelle zone che normalmente
sono meno interessate ai processi cariosi come ad esempio
il sestante 5; le zone che invece si cariano più facilmente in
pazienti non sottoposti a radioterapia, come gli spazi interprossimali, sono meno colpite in
questi casi. Questo è giustificabile se si pensa ai cambiamenti
del flusso salivare e alla sua consistenza, una saliva particolarmente acida forma una pellicola
in corrispondenza del sestante
anteriore inferiore con veloce
decalcificazione dello smalto.
• Prevenzione e Trattamento
Le strategie terapeutiche
devono essere dirette verso ciascun componente del processo
carioso:
- gestire la xerostomia;
- mantenere un’igiene orale
ottimale;
- utilizzare fluoruri topici e /
o agenti rimineralizzanti.
Molto si è discusso sulla forma e sul tipo di fluoro da consigliare ai pazienti irradiati;
alcuni sostengono che le forme
acidulate permettono un maggior assorbimento, altri discordano da quest’affermazione
sostenendo che quest’ultime
possono provocare l’irritazione
della mucosa, bruciore, eritema
e persino ulcerazione. Sono fermamente convinti che il fluoruro stannoso in questi casi non va
utilizzato promuovendo il fluoruro di sodio (essendo questo a
pH neutro).
L’efficacia dei prodotti topici
può essere rafforzata se il tempo
di contatto sui denti è maggiore.
Pazienti non in grado di utilizzare in modo efficace i vassoi col
fluoro devono essere istruiti ad
usare il gel su un pennello fare
sciacqui con collutorio che lo
contenga.
Trisma muscolare
Fig. 5 - Carie da radiazione tipo 3.
Clinicamente, anche nella
stessa bocca, si possono osservare 3 diversi tipi di lesioni:
1° tipo di lesione: è più facilmente osservabile ed è una
lesione che comincia nella zona
cervicale della superficie vestibolare di incisivi e canini. Inizialmente la lesione si estende a
tutta l’area cervicale del dente
per progredire poi verso l’interno spesso con conseguente
amputazione completa della
corona. Nella maggior parte dei
casi i denti non vanno incontro a rottura della corona ma a
distruzione interna con cambiamenti della traslucidità.
2° tipo di lesione: è un difetto generalizzato che interessa in
primo luogo le superfici vestibolari, poi quelle linguali e palatali e spesso anche quelle incisali e
occlusali. Questa lesione comincia spesso come un erosione ma
il risultato finale è la distruzione completa dello smalto e di
Il trisma, o apertura limitata della mascella, è attribuito
a fibrosi dei muscoli e dei legamenti intorno all’articolazione
temporo-mandibolare. La severità dipende dalla configurazione del campo di radiazione e
dalla dose.
Generalmente insorge dai 3
ai 6 mesi successivi al termine
della radioterapia e spesso si trasforma in un problema di vitale
importanza per il paziente.
L’apertura limitata della
mascella interferisce sicuramente con le tecniche di igiene orale,
con la fonazione, con l’alimentazione e rende difficile qualsiasi intervento odontoiatrico.
• Prevenzione e Trattamento
Piuttosto che il trattamento,
è la prevenzione del trisma che
deve essere senza dubbio l’obiettivo desiderabile.
È necessario che l’odontoiatra
o l’igienista dentale misurino
l’apertura o distanza inter-incisale massima (Fig. 6) prima
dell’inizio del trattamento e
la confrontino con le successive misurazioni da effettuare
durante il trattamento radioterapico per valutare eventuali
variazioni.
Fig. 6 Misurazione
distanza
inter-incisale.
I pazienti a rischio di trisma
dovrebbero essere sottoposti a
quotidiane esercitazioni domestiche con cunei di gomma più
volte al giorno non appena la
radioterapia ha inizio.
I pazienti già affetti da trisma
è poco probabile che migliorino
da soli quindi le esercitazioni
oltre che ad essere intensificate
vanno associate a fisioterapia.
Malattia parodontale
Il rischio di malattia parodontale (Fig. 7) è giustificato
dal fatto che la radioterapia
comporta: diminuzione della
vascolarizzazione del parodonto,
acellularità del cemento radicolare con conseguenti severe
difficoltà riparative e rigenerative, disfunzione delle trabecole
ossee e l’allargamento del legamento parodontale.
Fig. 7 - Malattia parodontale.
• Prevenzione e Trattamento
Ovviamente la prevenzione è
basata soprattutto su un’igiene
orale professionale e domiciliare curata nel minimo dettaglio.
È stato dimostrato inoltre che il
rischio di insorgenza di malattia
parodontale è ridotto se all’igiene orale quotidiana sono associate applicazioni di fluoro.
Paziente radio trattato: protocollo di cura e di igiene orale
È possibile notare quanto
numerose e diverse siano le
manifestazioni orali conseguenti a radioterapia e questo impone
all’igienista un ruolo di enorme
importanza.
L’obbiettivo principale che
questa figura professionale deve
porsi è quello di migliorare la
qualità della vita del paziente,
promuovendo la cura personale, obbiettivo raggiungibile solo
intervenendo prima, durante e
dopo la terapia antineoplastica.
L’incidenza degli effetti nocivi può infatti essere minimizzata attuando un piano globale di
trattamento del paziente almeno 4 settimane prima del trattamento radioterapico. I compiti
specifici dell’igienista dentale
variano in base alla fase del trattamento radioterapico.
• Prima della radioterapia
- Informare il paziente circa
le possibili complicanze;
- motivare il paziente a corrette manovre di igiene orale evidenziando i vantaggi
che ne possono derivare;
- effettuare un accurato controllo delle mucose e dei
tessuti duri segnalando
eventuali lesioni all’odonto-
iatra;
- istruire il paziente circa le
adeguate tecniche traumatiche di igiene orale domiciliare:
. utilizzo di spazzolino a
setole morbide 3-4 volte al
dì;
. utilizzo di dentifrici fluorati;
. utilizzo di filo interdentale una volta al dì;
. applicazioni quotidiane
per 4 minuti di gel al fluoro con apposite mascherine personalizzate;
. dare consigli dietetici;
- motivare alla cessazione di
fumo e alcool;
- dare indicazioni sulla detersione delle protesi dentali;
- verificare la corretta apprensione delle informazioni
date;
- avviare un protocollo di
“full mouth disinfection”;
- lucidare le otturazioni;
- sigillare i denti appena rotti.
L’odontoiatra dovrà:
- riparare ove possibile carie
presenti;
- rimuovere margini debordanti;
- rimuovere ortodonzia;
- correggere le protesi non
ben adattate;
- estrarre denti notevolmente
compromessi.
Tutti gli interventi descritti
devono essere completati almeno 15gg prima dell’inizio della
radioterapia.
• Durante la radioterapia
La depressione del sistema
immunitario e la diminuzione della vascolarizzazione dei
tessuti irradiati determinano
un incremento della capacità
di reazione dei tessuti a insulti
di tipo fisico, chimico e microbiologico e una diminuzione
della capacità di guarigione dei
tessuti ossei e mucosi. Per questi validi motivi è sconsigliato
qualsiasi trattamento odontoiatrico chirurgico, conservativo,
endodontico e protesico.
In conseguenza di ciò, l’igienista dentale dovrà limitarsi a
eventi atraumatici, in particolare:
- astenersi da qualsiasi strumentazione sia essa manuale o ultrasonica;
- effettuare una detersione
manuale con gli stessi prodotti domiciliari adottati
dal paziente;
- controllare il livello di igiene orale domiciliare rinforzando o modificando le
manovre preventive secondo i bisogni del paziente.
In questa fase l’intervento
più importante per l’igienista
dentale è la motivazione del
paziente che deve mirare al convincimento dello stesso a sottoporsi a controlli bisettimanali
per valutare lo stato di salute
orale e la possibile comparsa di
complicazioni orali che saranno
trattate di conseguenza.
• Dopo la radioterapia
- Valutare la salute parodontale;
- programmare dal mese successivo alla fine della radioterapia sedute di igiene
orale ravvicinate;
- invitare il paziente a continuare la profilassi il più a
lungo possibile(14).
Suggerimenti per l’igienista
dentale nell’approccio con il
paziente radiotrattato
- Fornire spiegazioni prima e
dopo la terapia per prevenire preconcetti e apprensioni.
- Dimostrare accettazione,
riconoscere l’appropriatezza delle preoccupazioni del
paziente.
- Evitare di essere troppo premurosi.
- Infondere fiducia e sicurezza, dimostrando un interesse sicuro.
Esito, dolore, intervento chirurgico, radioterapia, complicazioni dopo i trattamenti,
prolungata ospedalizzazione,
coinvolgimento
finanziario,
deturpazione, sono questi, e tantissimi altri, i termini rivolti ai
pazienti affetti da cancro, tutti
termini che senza dubbio creano
terrore psicologico.
Qualunque sia la diagnosi, la
prognosi, la risposta alle terapie,
non esistono tumori di elevata
o scarsa rilevanza. Il sostegno
sociale rappresenta pertanto un
elemento costitutivo del trattamento del paziente oncologico
e rientra nelle responsabilità
di ciascuna figura terapeutica.
Del medico di medicina generale, dell’oncologo, dell’infermiere, dello psichiatra e dello
psicologo, dell’équipe curante
nel suo complesso, quindi anche
dell’igienista dentale(15).
L’igienista dentale dovrà
pertanto impegnarsi a curare
anche l’aspetto psicologico, nello specifico:
- aiutare il paziente lungo tutto il decorso della malattia
e nei momenti particolarmente destabilizzanti, dalla
diagnosi alla guarigione o
all’exitus;
- aiutarlo a contenere i sintomi psicologici che lo affliggono;
- aiutarlo a modificare i comportamenti a rischio rispetto
al possibile peggioramento
delle sue condizioni psicofisiche generali (eccessiva
assunzione di alcool, tabagismo, disturbi del comportamento alimentare).
I malati considerano un bene
prezioso la possibilità di comunicare con il proprio medico con
serenità e fiducia, e ritengono
che ciò sia importante come la
somministrazione di cure adeguate. Sarebbe bene non perdere
di vista che il malato è prima di
ogni cosa, persona, essere umano, soggetto e non solo patologia oncologica di questo o di
quell’organo.
Autori
Butera, igienista
dentale, ha conseguito il diploma
universitario con lode nel 1998,
presso l’Università degli Studi di
Bari. Laureata in Igiene dentale
con lode nel 2003 presso l’Università degli Studi dell’Aquila, oltre
a svolgere l’attività di igienista
dentale, è organizzatrice di congressi, corsi e manifestazioni.
Rosanna
Angileri Maria, laureata con
lode in Igiene dentale all’Università degli Studi di Brescia nel
2004. Specializzata in Scienze
delle Professioni Sanitarie Tecniche Assistenziali all’Università
degli Studi di Pisa nel 2009. Consigliere Regionale Aidi Sicilia
dal 2006. Collabora con tre Studi
dentistici a Trapani.
News Internazionali 17
Italian Edition
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
Spuntini di mezzanotte:
un danno per i denti
Copenhagen, Danimarca / Lipsia, Germania: mangiare cibo a tarda notte contribuisce alla perdita dei denti, a prescindere dal tipo di cibo consumato.
Questo sostengono i ricercatori americani e danesi. Uno dei motivi possibili di ciò
potrebbe essere un cambiamento nel flusso della saliva, importante per la rimozione dei detriti nella bocca.
I ricercatori dell’Università
del Missouri - Kansas City e
della Copenhagen University
hanno esaminato i dati di 2217
uomini e donne di età compresa
tra i 30 e i 60 anni, che stavano
partecipando a uno studio danese promosso dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità medica,
conosciuta come Monica (monitoraggio delle tendenze e dei
fattori determinanti le malattie
cardiovascolari).
Hanno valutato la salute orale dei partecipanti, i comportamenti alimentari, la salute
generale e altre caratteristiche
nei nati negli anni 1987/88 e
1993/94 e hanno scoperto che
l’8 per cento (173 soggetti) può
essere classificato come “mangiatore notturno”.
I mangiatori notturni consumano un quarto o più delle loro
calorie quotidiane dopo il pasto
della sera e si svegliano per fare
uno spuntino nel bel mezzo della notte almeno due volte alla
settimana.
I ricercatori hanno anche scoperto che i mangiatori notturni
avevano perso più denti rispetto ai mangiatori non-notturni,
anche dopo aver tenuto conto dei
fattori che condizionano questo
potenziale (come età, abitudine
al fumo e zucchero o carboidrati
presenti nella loro dieta).
Sebbene i dentisti potrebbero
non essere in grado di fermare
la “festa” dei propri pazienti
nel cuore della notte, sostiene la
dott.ssa Jennifer Lundgren con
i suoi colleghi, dovrebbero perlomeno renderli consapevoli dei
rischi connessi a questa cattiva
abitudine.
“I professionisti devono essere
consapevoli delle implicazioni
per la salute orale degli spuntini
notturni e aumentare gli sforzi
di educazione alla salute orale
per i mangiatori di mezzanotte,
proponendo rinvii di trattamento quando è il caso”, affermano
i dottori.
Lo studio sarà pubblicato sul
numero di agosto di Eating
Behaviors.
Claudia Salwiczek, DTI
18
Notizie dalle Aziende
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
Q•antum:
il nuovo sistema professionale
di sbiancamento dentale
Q•antum è un sistema di
sbiancamento denti con attivazione quantica che conferisce
al dentista uno strumento professionale in grado di ottenere i
risultati richiesti dal paziente.
Il complesso attivo è un gel
a base di perossido di idrogeno
pronto all’uso, senza bisogno
di ulteriori miscelazioni, contenente speciali fluorofori, che
va applicato sulla superficie
dentale e non richiede sorgenti
luminose dedicate, ma utilizza
le lunghezze d’onda emesse dalle lampade di polimerizzazione
già disponibili in studio.
Q•antum, per attivare le
molecole di perossido di idrogeno, usa l’energia della luce e non
il suo effetto termico.
Meccanismo di attivazione: la
fluorescenza, il perossido di idrogeno e l’azione dei radicali liberi.
La fluorescenza è quel fenomeno per cui una molecola colpita da una radiazione luminosa
(energia quantica) a una certa
lunghezza d’onda (frequenza di
eccitazione) ne emette un’altra a
lunghezza d’onda superiore (frequenza di emissione).
Le molecole fluorescenti (fluorofori, fluorocromi o coloranti
fluorescenti) assorbono l’energia
quantica della luce in una regione dello spettro e di conseguenza
emettono luce (energia fotonica)
“fluorescente” in una regione
dello spettro superiore, a una
lunghezza d’onda (λ) più alta.
Gli speciali fluorofori di
Q•antum assorbono la radiazione luminosa (energia quantica)
emessa dalle normali lampade
di polimerizzazione e la rilasciano a lunghezze d’onda maggiori
in grado di attivare il perossido
d’idrogeno.
Il perossido di idrogeno attivato si scompone in radicali liberi
estremamente reattivi, secondo
il seguente schema:
H 2 O2
2HO•
HO• + 2H2O2
H2O + HO•2
HO•2
H+ + O •
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L’uso quotidiano Listerine® Coolmint, 2 sciacqui di 30 secondi
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23-03-2010
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Notizie dalle Aziende
Italian Edition
19
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
Il successo di un innovativo metodo
di sbiancare i denti con la luce
Al recente “Amici di Brugg” di Rimini, Dental Tribune ha incontrato il Presidente della Klox Technologies,
Francesco Bellini, imprenditore farmaceutico a livello mondiale, che dopo il successo ottenuti nella cura dell’Aids,
racconta l’ingresso nel settore dentale e gli esiti che le sue innovazioni stanno avendo nella pratica clinica odontoiatrica.
*A4 dentisti
Come nasce e di cosa si occupa
la giovane società italo-canadese, la Klox Technologies, da
lei presieduta?
La sua nascita è dovuta più a
un intreccio di amicizie che a
un piano strutturato. Tutto ebbe
inizio nel 2005 quando due dentisti ricercatori, Nikolaos Loupis e Remigio Piergallini, mi
presentarono il loro progetto sul
potenziamento delle molteplici applicazioni della tecnologia
fotodinamica. La fotodinamica,
intesa come tecnologia che sfrutta
l’energia di una sorgente luminosa per attivare particolari molecole, è molto studiata e tuttora
diffusa in vari ambiti medici. La
novità del nostro approccio si basa
sull’utilizzo di specifiche molecole in grado di rilasciare ossigeno
molecolare. Proprio l’interazione
dell’ossigeno con i tessuti del corpo consente di ottenere i risultati
che ci hanno convinto a investire,
per meglio comprendere i meccanismi alla base di questo processo
e investigarne tutte le potenzialità applicative.
Si sono quindi iniziate analisi cliniche in laboratorio e, contemporaneamente, a strutturare sempre
meglio il management. Pur avendo sede a Montreal, la società ha
un’origine e un’anima dai colori
multietnici, essendo l’organico
formato da persone provenienti
da differenti Paesi del mondo.
Ciò che mi rende orgoglioso è il
fatto che sia davvero un’organizzazione “research oriented” che
continua a cercare soluzioni tecnologiche in grado di far fronte
alle esigenze dei pazienti.
Ha parlato di “molteplici
applicazioni”, il che lascia
intendere che la Klox Technologies non sia focalizzata solo
nel settore dentale.
Il nostro approccio fotodinamico,
come spiegato sopra, può essere
considerato come una piattaforma tecnologica che rappresenta
la base condivisa di tutte le applicazioni in sviluppo. Queste utlime
sono rivolte sia al settore dentale
sia a quello estetico e terapeutico.
Può fornirci ulteriori dettagli
a riguardo?
Per quanto concerne il settore
terapeutico, stiamo portando
avanti analisi cliniche e istologiche che riguardano il wound
healing. Stessi processi di ricerca
sono stati avviati anche per degli
innovativi prodotti destinati
all’anti-ageing. Gran parte degli
investimenti e dell’impegno Klox
sono comunque ancora rivolti al
settore odontoiatrico. In tal senso, si sta procedendo al perfezionamento due potenziali sviluppi
della terapia fotodinamica: uno
rivolto alla ricostruzione ossea e
uno alle parodontiti.
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14-06-2010
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Notizie dalle Aziende
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
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La Klox è ora presente in diversi
mercati del mondo con un rivoluzionario sistema di sbiancamento dei denti, ovviamente anch’esso
fotodinamico, distribuito in alcuni Paesi con marchio proprio
(Fast&Mild), in altri in private
label (come accade in Italia con
BlancOne commercializzato in
esclusiva da IDS – International
Dental Supply).
Cosa differenzia questo pro-
Italian Edition
dotto dagli altri sistemi di
sbiancamento?
La differenza principale tra il
sistema BlancOne e gli altri in
commercio è da individuare nel
reale utilizzo dell’energia luminosa, e non del semplice calore
emanato.
Mi spiego meglio: la presenza
di particolari cromofori contenuti nel nostro prodotto fanno in modo che le particelle di
perossido siano attivate dalla
luce in pochissimi secondi e pos-
sano generare ossigeno molecolare. Ciò permette di ottenere
un duplice beneficio: da un lato
si rende possibile concludere la
seduta di sbiancamento (bleaching) in tempo molto minore
degli attuali sistemi, dall’altro il
trattamento risulta estremamente delicato e non aggressivo verso
denti e gengive.
Una risposta netta, dunque, ai
diffusi problemi di sensibilità e
disidratazione che accompagnano le procedure di sbiancamento.
Siamo convinti che BlancOne sia
la soluzione che molti dentisti
e pazienti stavano cercando da
anni. Per le caratteristiche che lo
rendono unico, invito a prendere
visione delle informazioni disponibili sul sito internet: www.
blancone.it.
Pensa dunque di poter ottenere nel settore odontoiatrico
le stesse soddisfazioni avute
nell’ambito farmaceutico?
Il successo che ha ottenuto BlancOne è stato strepitoso. Oltre
13.000 kit venduti e più di 1100
dentisti associati dopo solo un
mese e mezzo dall’inizio della
commercializzazione di IDS.
Come si può non essere soddisfatti? Ciò credo sia sufficiente
per rispondere alla sua domanda: cerco sempre di trovare soluzioni in grado di migliorare le
condizioni di vita delle persone.
Riuscirci è la mia soddisfazione
più grande, nell’ambito farmaceutico e in quello dentale.
m.boc
Nuova linea bimbi Sunstar Gum: prevenzione avanzata della carie
Da sempre GUM promuove
la prevenzione dei problemi di
denti e gengive.
Una parte consistente di questo impegno è diretta ai più giovani: infatti, una corretta igiene
orale praticata fin dall’infanzia
riduce notevolmente problemi
di salute da adulti.
Per questo Sunstar Gum,
avvalendosi della collaborazione
dei dentisti e degli igienisti più
qualificati, mette a disposizione
dei ragazzi sia strumenti informativi sia prodotti tecnologica-
mente all’avanguardia studiati
per le loro specifiche esigenze.
Gengive e denti sani aiutano a
star bene… e a crescere meglio.
Igiene orale vuol dire prevenzione della carie con:
- apporto di un livello di fluoro sicuro in base all’età del
bambino per remineralizzare/rinforzare lo smalto
e contrastare l’erosione da
acidi; eccessi di fluoro possono infatti avere un impatto negativo sulla salute dei
bambini.
- Utilizzo di spazzolini adatti
alle esigenze del bambino
durante le diverse fasi della
crescita.
Per informazioni:
Sunstar Suisse S.A.
Sede Secondaria corso Italia, 13
21047 Saronno (VA)
Tel.: 02.9319003
Fax: 02.96319008
E-mail: [email protected]
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GABA Vebas presenta un’importante soluzione
contro l’ipersensibilità
La pasta dentifricia desensibilizzante Colgate® Sensitive Pro-Sollievo™ con Tecnologia Pro-Argin™
è stata presentata al XVII Collegio dei Docenti di Odontoiatria di Chieti.
GABA Vebas ha introdotto
una grande novità nel trattamento dell’ipersensibilità dentinale. Durante un Simposio del
Collegio dei Docenti di Odontoiatria di Chieti (22 aprile 2010),
GABA ha presentato Colgate®
Sensitive Pro-Sollievo™ pasta
dentifricia desensibilizzante con
Tecnologia Pro-Argin™.
Il Simposio, intitolato “Ipersensibilità dentinale: stato
dell’arte e nuove prospettive
terapeutiche”, è stato presentato
dal dott. Mark S. Wolff dell’Università di New York nonché
dalla dott.ssa Giovanna Orsini,
dal dott. Alessandro Lorenzini
e dal dott. Angelo Putignano
del Dipartimento di Scienze
Cliniche Specialistiche e Odontostomatologiche dell’Università Politecnica delle Marche.
Durante l’evento si è discusso
della sensibilità ed è stata fornita un’analisi delle ricerche cliniche e di laboratorio sulla nuova
tecnologia Pro-Argin™.
L’ipersensibilità dentinale è
un problema comune che colpisce fino al 57% della popolazione mondiale(1). L’aria fredda,
una bevanda calda o un dessert
possono scatenare acute sensazioni di dolore. Allo stesso modo,
il tocco di uno strumento dentale può rendere molto dolorose
le visite di routine allo Studio
dentistico. Tali disagi possono
spingere i pazienti che soffrono
di sensibilità a evitare i controlli di routine, una negligenza che
può portare a un progressivo
peggioramento del cavo orale.
“Tale condizione, che può creare seri problemi alla qualità
di vita di un paziente, richiede
una diagnosi corretta e un trattamento efficace”, sostiene il
dott. Mark S. Wolff, presidente
del Dipartimento di Cariologia
e Cure Comprensive, Decano
Associato per l’Educazione Clinica Pre-Dottorale dell’Uni-
versità di Odontoiatria di New
York. “La necessità di trovare
un sollievo rapido e duraturo
all’ipersensibilità dentinale può
essere risolta grazie alla tecnologia Pro-Argin™ che potrà essere facilmente somministrata al
paziente come parte di un trattamento complessivo”.
Tale esclusiva tecnologia
Pro-Argin™ è composta da un
aminoacido, l’arginina, e da un
composto di calcio insolubile, il
carbonato di calcio, che sigilla
i tubuli dentinali aperti e inibisce gli stimoli dei ricettori di
dolore dei denti. La ricerca più
recente indica che la tecnologia
Pro-Argin™ si lega alla superficie dentinale caricata negativamente e aiuta ad attrarre lo
strato ricco di calcio nei tubuli
dentinali al fine di otturarli e
sigillarli. La tecnologia ProArgin™ attiva l’occlusione dei
tubuli dentinali, mantenendola intatta persino in seguito ad
un’esposizione ad acidi, aiutando a bloccare gli stimoli che provocano dolore.
La nuova pasta dentifricia
desensibilizzante Colgate® Sensitive Pro-Sollievo™ con Tecnologia Pro-Argin™ offre ai
pazienti benessere e convenienza senza compromettere l’efficacia dei trattamenti. È provato
clinicamente che la pasta dentifricia desensibilizzante Colgate®
Sensitive Pro-Sollievo™ offre
sollievo immediato alla sensibilità fino a quattro settimane da
ogni singola applicazione(2). Può
essere impiegata prima e dopo
i trattamenti dentali quali profilassi o detartrasi. Se applicata
prima di una pulizia dentale
professionale, questa pasta denPer informazioni:
GABA Vebas
Via Giorgione 59/63 - 00147 Roma
Tel.: +39.06.54893 1
Fax: +39.06.54 893 850
tifricia desensibilizzante fornirà una significativa riduzione
dell’ipersensibilità
dentinale
misurata subito dopo la pulizia
dentale, rispetto a una pasta
profilattica di controllo(3).
La bibliografia è disponibile
presso l’Editore.
Notizie dalle Aziende
Italian Edition
CRT Buffer
Questo test di valutazione del rischio
di carie consente di determinare la
capacità tampone della saliva in modo
rapido ed efficiente. È indolore, fornisce risultati in modo rapido e chiaro e
contribuisce a educare i genitori e i giovani pazienti.
CRT Bacteria
Il test biologico comprovato CRT bacteria permette di identificare chiaramente
e di determinare semiquantitativamente i batteri cariogeni. CRT bacteria fornisce informazioni fondamentali prima
che sia possibile riscontrare qualsiasi
alterazione nella struttura dei denti.
21
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
Il programma Kids della Ivoclar Vivadent offre prodotti e servizi di qualità
che consentono di implementare le strategie terapeutiche con successo nei
bambini e negli adolescenti. La linea i-Kids comprende prodotti diagnostici
e terapeutici, materiali per otturazioni e prodotti per
l'igiene orale per i diversi requisiti di trattamento dei
giovani pazienti. Questi prodotti hanno dimostrato la
loro efficacia in studi internazionali e nell’uso clinico.
Plaque Test
Plaque Test consente di colorare selettivamente la placca sui denti. Il pigmento fluorescente non reagisce con denti,
tessuti molli e restauri. Sotto la lampada per polimerizzazione si evidenziano
solo le zone ricoperte di placca.
Proxyt
Le paste Proxyt permettono una detersione efficace e delicata, un’asportazione ed eliminazione della crescita
della placca batterica e una lucidatura per ottenere una superficie liscia e
luminosa.
Ivoclar Vivadent | Pediatric Dental Solutions
Fluor Protector
Fluor Protector, lacca al fluoro, offre
una protezione professionale affidabile nei confronti di carie ed erosione e
blocca efficacemente i tubuli dentinali
aperti dei colletti esposti proteggendoli
da stimoli dolorosi.
CRT bacteria
Il test per determinare
i batteri cariogeni
Cervitec Plus
La lacca protettiva Cervitec Plus contenente clorexidina e timolo permette
di controllare selettivamente il rischio
di carie dei pazienti, protegge le superfici radicolari esposte, desensibilizza i
denti e tiene sotto controllo i batteri.
OptraPol
Il sistema di lucidatura
ad unico passaggio
OptraGate Junior
l‘apribocca flessibile
Cervitec Gel
Con clorexidina e fluoruro, protegge
denti, tessuto gengivale e membrana
mucosa. Meno placca vuol dire meno
gengiviti, alito più fresco e denti più sani.
Helioseal F
Helioseal F protegge soprattutto le
zone sensibili sigillandole. Crea uno
strato impermeabile che sigilla efficacemente le fessure, di conseguenza i
batteri vengono privati delle nicchie in
cui si depositano.
Compoglass F
il compomero
Cervitec Plus
la lacca protettiva
con clorexidina
AdheSE One F
tutto in un adesivo
Fluor Protector
la lacca protettiva
al fluoro
Compoglass F
Compoglass F, compomero per il
restauro di denti decidui, combina i
benefici dei vetroionomeri e quelli dei
compositi in un unico materiale con la
sua composizione chimica speciale di
matrice polimerica e riempitivi.
AdheSE One F
AdheSE One F è un adesivo automordenzante a rilascio di fluoruro. Questo
legante monocomponente è adatto per
l’uso con Compoglass F. La versione
VivaPen permette la rapida applicazione diretta, che costituisce un enorme
vantaggio nel trattamento dei bambini.
Proxyt
la pasta per l‘asportazione
della placca batterica
Helioseal F
Il sigillante per fessure
OptraPol
Il sistema di lucidatura OptraPol si
usa per ottenere risultati di lucidatura
eccellenti per restauri
realizzati con compomeri e compositi in
un unico passaggio, senza dover cambiare strumenti. OptraPol è disponibile
in quattro diverse forme per adattarsi a
tutte le indicazioni (punta piccola, grande, coppetta e disco).
OptraGate Junior
L’innovativo apribocca realizza una
retrazione di labbra e guance. La cavità orale e i denti risultano facili da raggiungere: questo accelera le procedure
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22 Meeting & Congressi
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
Igiene orale completa con l’uso del colluttorio
Hygiene Tribune propone ai lettori l’intervista a Sebastiano Andreana, Associate Professor and Director Implant Dentistry
Department of Restorative Dentistry, University of Buffalo, School of Dental Medicine.
L’utilizzo dei colluttori è efficace e perché?
Nella cavità orale sono state identificate oltre 700 specie
batteriche diverse, e alcune di queste specie sono responsabili di malattie quali la carie e le malattie parodontali. Diversi studi clinici hanno dimostrato che un corretto
uso dei collutori antibatterici, tipo quelli con oli essenziali, porta a una drastica riduzione della placca intorno ai
denti e prevenzione della gengivite. Tra i vari studi clinici, lo studio a 6 mesi condotto da Sharma et al.(1) ha confermato che in individui con gengivite che spazzolano e
usano il filo interdentale quotidianamente, l’aggiunta di
un colluttorio (a base di oli essenziali) migliora in modo
considerevole la salute del cavo orale.
Un’igiene orale completata con l’utilizzo del collutorio quali vantaggi produce?
L’aggiunta del collutorio, dopo lo spazzolamento e l’uso
del filo, riduce ulteriormente la presenza della rimanente
placca batterica. Ricerche cliniche controllate dimostrano che i collutori a effetto antibatterico sono in grado di
diminuire l’infiammazione gengivale e di sopprimere
gran parte dei batteri responsabili della carie. Alla luce
dei recenti studi che hanno evidenziato un probabile ruolo
dell’infiammazione anche nei riguardi di malattie sistemiche è molto importante fare opera di prevenzione ed eliminare focolai di infiammazione, laddove sia possibile. È
quindi raccomandabile usare un collutorio antibatterico
testato che riduca l’infiammazione gengivale, conosciuta
come gengivite.
L’American Dental Association raccomanda lo spazzolamento 2 volte al giorno, l’uso del filo interdentale 1 volta
al giorno e recentemente incoraggia l’uso di un colluttorio antibatterico per raggiungere quelle zone della cavità
orale che lo spazzolino e il filo interdentale non possono
raggiungere.
Gli oli essenziali perché sono efficaci?
Da oltre cento anni collutori a base di oli essenziali sono
stati usati con successo per la soppressione della placca
batterica orale. Gli oli essenziali, che derivano da piante
quali la menta, il timo, il salice,l’eucalipto sono in grado di danneggiare la parete dei batteri in modo tale che
questi non sopravvivano. È un’azione che non permette lo
sviluppo di batteri resistenti. Gli oli essenziali in forma
pura sono allo stato cristallino. Per poterli usare nei collutori, devono essere presenti in forma liquida e questo è
reso possibile dalla presenza dell’alcol (nei colluttori e in
altri prodotti “di qualità” a base alcolica è utilizzato l’alcol etilico neutro 96%), ottimo diluente e solvente, che ne
permette un’azione efficace.
In questa maniera, grazie al meccanismo d’azione generato si riesce a penetrare nell’intimità del biofilm orale, e
quindi uccidere i batteri.
L’utilizzo quotidiano perché è raccomandabile?
Ci sono due aspetti da considerare. Il primo riguarda
l’efficacia della rimozione del biofilm orale con presidi
meccanici. Vari studi clinici effettuati in Europa e negli
Usa hanno chiaramente dimostrato che una larga parte
della popolazione adulta ha difficoltà a rimuovere il biofilm orale dai denti con filo e spazzolino. Il secondo punto
da considerare è il seguente: i batteri del cavo orale ricoprono non solo i denti, ma tutte le altre strutture incluse
le guancie, lingua, palato. In genere noi siamo abituati a
spazzolare e passare il filo. I denti costituiscono circa il
25-30% dell’intera superficie del cavo orale, e il rimanente
70% è costituito dalle strutture sopracitate. Studi molto
recenti hanno dimostrato che batteri patogeni del cavo
orale riescono a sopravvivere anche sulle guance. È quindi giusto pensare che l’uso quotidiano corretto di collutori
riesca a sopprimere anche i batteri presenti sulle strutture
non dentali.
I due motivi sopra esposti, da una parte giustificano la raccomandazione del collutorio nelle azioni di igiene orale,
e dall’altra vanno di pari passo alla sicurezza d’impiego
per un “daily use”.
Nell’esperienza americana, ad esempio, le ditte farmaceutiche devono presentare agli enti competenti, quali la Food
and Drug Administration, dei test clinici che dimostrino
la sicurezza del prodotto. Tra i vari test, ci sono anche
studi condotti su volontari che sciacquano la bocca con il
collutorio a intervalli molto ravvicinati. I ricercatori, in
genere odontoiatri esperti in tali metodologie controllano
lo stato delle mucose orali e l’assenza di effetti collaterali.
Solo in presenza di tali dati di “sicurezza”, l’Fda dà l’autorizzazione a mettere sul mercato il prodotto.
Il percorso è obbligato, negli Usa come negli altri Paesi.
Questi prodotti per arrivare sul mercato devono quindi garantire il paziente/utilizzatore sia sulla sicurezza
dell’uso sia sull’efficacia clinica.
BIBLIOGRAFIA
1. Sharma N, Charles CH, Lynch MC et al. Adjunctive
benefit of an essential oil-containing mouthrinse in
reducing plaque and gingivitis in patients who brush
and floss regularly: a six-month study. J Am Dent Assoc.
2004;135:496-504.
Al prossimo Congresso Sicoi, mininvasività
nel trattamento non-chirurgico del paziente parodontale
Nell’ambito del Congresso
Internazionale della Società Italiana di Chirurgia Orale e Implantologia (Sicoi) che
si terrà a Milano i giorni 8 e 9
ottobre 2010, si svolgerà un’interessante corso parallelo dedicato alle innovazioni terapeutiche
nell’approccio non chirurgico
alla Malattia Parodontale. Tale
corso si svolgerà il sabato mattina e sarà tenuto da tre relatori:
la dott.ssa Anna Maria Genovesi, la prof.ssa Gianna Nardi e il
dott. Fortunato Alfonsi.
L’approfondimento delle conoscenze biologiche e l’introduzione, negli ultimi anni, di nuove
tecnologie hanno determinato
notevoli cambiamenti nel campo della paradontologia e più
specificatamente della diagnosi,
del trattamento clinico e della
prognosi.
In particolare, si è notevolmente ridotto il ricorso alla
correzione chirurgica della
Malattia Parodontale, lasciando
spazio a un trattamento non chirurgico. Questo approccio non
chirurgico rappresenta pertanto
il primo e fondamentale passo
per il trattamento del paziente.
Il cammino terapeutico, quindi, inizia molto prima della fase
“strettamente clinica” e comprende due stadi molto importanti alla definizione di una
soluzione clinica adeguata. Essi
sono:
- la conoscenza dettagliata dello stato generale
del paziente e, in special
modo, la fase dell’anamnesi attraverso la quale si
possono evidenziare tutte
quelle patologie sistemiche
predisponenti alla parodontite, oltre a consentire una
selezione dei pazienti potenzialmente a rischio;
- un colloquio con il paziente
(fondamentale per registrare un quadro psicologico e
per individuare le esigenze
del paziente).
È vitale, quindi, per il clinico
conoscere le abitudini, lo stile di
vita, la personalità, il pensiero,
le aspettative del paziente nonché il proprio livello di conoscenza della malattia.
La frenesia del mondo d’oggi, con i suoi ritmi sempre più
elevati, non ha risparmiato
nemmeno questo campo ove la
richiesta di tempi più ridotti di
lavoro si fa maggiormente insistente, come anche l’utilizzo di
terapie meno invasive e adeguate dunque allo standard di vita
del paziente, che soprattutto
diano risultati più soddisfacenti
in termini prettamente estetici.
Lo stress e le fatiche del nostro
tempo, hanno altresì ridotto il
livello di tolleranza del paziente alla terapia impennando in
maniera sensibile il numero di
persone con disturbi d’ansia e
odontofobia.
Per tale ragione è auspicabile
un approccio più sereno e delicato, anche di tipo colloquiale, con
il paziente e che abbia l’obiettivo
di soddisfarne le esigenze, anche
le più difficili, senza ovviamente penalizzare l’aspetto clinico e
medico della terapia.
Dopo un attento screening
personale e caratteriale del
paziente e dopo averne accettato le richieste, si deve passare
ad una fase di motivazione e di
istruzione sulla malattia parodontale, e più dettagliatamente sulle relative conseguenze
nel cavo orale, nonché a livello
sistemico, oltre a informarlo
sulle diverse possibilità terapeutiche e le soluzioni più idonee ad
esso: anche questa è una fase
molto importante poiché solo
il paziente ben informato e ben
motivato saprà essere un ottimo collaboratore in termini di
“compliance”, candidandosi in
tal modo a sconfiggere la malattia in tutte le sue forme.
Gli aspetti clinici e diagnostici della malattia devono essere,
però, registrati in modo scientifico, dettagliato e ordinato,
introducendo le fasi di terapia
non chirurgica nella maniera
migliore.
L’approccio più adeguato
al trattamento causale della
malattia parodontale dovrebbe
tenere in conto più fattori:
- il fattore tempo;
- il fattore estetico;
- il fattore stress;
- il fattore funzione e biologia.
Attraverso il rispetto e la
valutazione di questi parametri
si possono impostare le tecniche
più idonee a ogni caso clinico.
Sono numerosissimi gli stru-
menti, le tecniche, i farmaci e
le accortezze tecnologiche che,
attualmente, in collaborazione
con la nostra igienista, consentono un approccio corretto con
il paziente senza così stressarne
i tessuti, limitando l’invasività
estetica e fornendo le risposte
risposta alle sue domande più
frequenti.
L’attenzione, il contatto, la
scelta dei giusti mezzi, affian-
cati alle ultimissime novità in
campo microbiologico e patogenetico, possono aiutare a migliorare il bagaglio culturale delle
figure professionali che meglio
possono effettuare il trattamento della Malattia Parodontale.
Antonio Barone,
Fortunato Alfonsi,
Anna Maria Genovesi
www.sicoi.it
Meeting & Congressi 23
Italian Edition
Una
finestra
sul
futuro
Si terrà a Milano, il 24 e
25 settembre, presso l’Hotel Meliã, il XX Congresso
Aidi (Associazione Igienisti
Dentali Italiani), dal titolo
“Una finestra sul futuro”. Come annunciato dalle
parole della presidentessa
Marialice Boldi, “l’igienista dentale comincia a essere un professionista ben
identificato nel panorama
sanitario italiano.
Tale riconoscimento dipende sia dall’ormai affermata importanza della
prevenzione in campo odontoiatrico, che riflette la consapevolezza che il benessere
e la salute in generale dipendono anche dalla salute della bocca, sia dalla crescita
professionale conseguente
a una formazione culturale sempre più approfondita
e all’avanguardia che tiene
conto delle più accreditate
evidenze scientifiche”.
È per questo che l’Aidi, giunta ormai al suo
XX Congresso, continua
a lavorare per contribuire
efficacemente all’aggiornamento culturale degli
igienisti dentali, così come
– essendo il Sindacato di
Categoria “storico” – ha
profuso un impegno costante per il riconoscimento giuridico della professione, per
la lotta all’abusivismo, per
l’inserimento dell’igienista
dentale negli organici del
Servizio sanitario nazionale, per l’ottenimento dell’albo professionale.
“Tutto quanto acquisito sino a questo momento
– continua la Boldi – non
rappresenta però un punto
di arrivo, ma un punto dal
quale ampliare la visuale
e aprire ‘una finestra sul
futuro’”.
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
IX Congresso nazionale Unid:
tra operatività e gestione
Si terrà i giorni dal 28 al 30 ottobre, presso l’Aran
Mantegna Hotel di Roma, il IX Congresso nazionale Unid (Unione nazionale igienisti dentali) che
quest’anno verterà sul tema “Realtà operative e
- II sessione, “Il futuro da imitare”;
modelli gestionali da applicare”.
- III sessione, “Il presente - protocolli oggi”;
La giornata di giovedì sarà dedicata alle riu- IV sessione, “Il domani visto dalle Aziende”.
nioni con i Direttivi Regionali; venerdì, invece, si
Sabato 30 ottobre ci sarà, infine, il Corso post
alterneranno quattro sessioni diverse:
congresso su “Ergonomia e comunicazione nello
Anschnitt
DINistituzionale,
A4 30.07.2009
11:11 Uhr
Seite Studio
1
- I sessione
“Il presente
tra pubodontoiatrico (dai principi generali all’hiblico e privato”;
gh-tech digitale)”.
Per informazioni e iscrizioni:
B. E. Beta Eventi Srl
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FDI Annual World Dental Congress
2-5 September 2010
Salvador da Bahia, Brazil
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Tel.: 055.210454
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www.fdiworldental.org
24 Meeting & Congressi
Anno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
II Congresso Nazionale Sisio
“Igiene Orale Domiciliare:
risultato dell’approccio scientifico”
Durante il II Congresso Nazionale
Sisio, tenuto a Lido di Camaiore (Lucca)
nelle giornate del 7 e 8 maggio 2010, si
sono confrontati relatori italiani e stranieri su temi di Igiene orale e salute,
argomenti di grande rilevanza.
Il confronto ha messo in evidenza la
correlazione tra salute orale ed estetica,
legata a un miglioramento di benessere
globale del paziente.
La dott.ssa S.E. Lavigne (Canada),
direttrice di una scuola per igienisti
dentali e di una fondazione sulla ricerca canadese, ha presentato una relazione
sul benessere globale della persona e il
collegamento con la malattia parodontale. Mettendo a confronto diversi studi
scientifici, ha evidenziato tale relazione
e come la lista delle malattie correlate
sembri aumentare con il confronto dei
casi clinici. Ha inoltre sottolineato l’importanza della prevenzione delle malattie orali, il controllo dell’infiammazione
gengivale e il peso sul controllo dello sviluppo del biofilm.
È stata messa in evidenza l’esigenza
di modificare alcuni approcci secondo
i nuovi orientamenti terapeutici legati all’evolversi della tecnologia e, a tal
proposito, la prof.ssa G.M. Nardi (Italia)
nella giornata di venerdì è stata molto
efficace nell’illustrare come le evidenze
cliniche si scontrino con una ingiustifi-
cata ritrosia per il nuovo. Ha consigliato,
infatti, agli studenti di essere critici nei
confronti dei testi e dei concetti imposti
durante la formazione universitaria, che
spesso ricalcano concetti obsoleti, non
conformi alle nuove indicazioni scientifiche.
La prof.ssa B. Soder (Svezia), ricercatrice di fama mondiale, ha messo in discussione le pratiche di igiene interdentale e,
in particolare, l’uso del filo interdentale,
seguendo i nuovi concetti microbiologici
e le nuove conoscenze sulla formazione
del biofilm dentale; inoltre, secondo lei,
andrebbero ricercate nuove strade per
migliorare la prevenzione comunitaria e
in generale adottare nuovi modelli educativi.
La ricercatrice D. Mancinelli Lyle
(New Jersey, USA) ha affrontato un
argomento che ha suscitato molto interesse sia tra il comitato scientifico sia
tra i presenti in sala, trattando l’efficacia
dell’idropulsore.
Questo strumento igienico, dopo un
boom avuto negli anni ’80, era stato
messo in forte discussione e oramai poco
raccomandato dagli operatori del settore
odontoiatrico.
La dott.ssa A. Genovesi (Italia), durante la sua relazione, ha parlato dei nuovi
approcci terapeutici, connotando l’utilizzo di tale supporto igienico in linea con
i nuovi concetti di mini invasività e del
mantenimento dell’integrità delle strutture dento-orali.
Il prof. C. Guastamacchia (Italia),
durante la tavola rotonda, ha sottolineato
ai vari relatori italiani e stranieri come
uno degli anelli deboli della nostra professione sia una ridotta conoscenza di
tecniche comportamentali basata su un
metodo al quale lui crede fortemente,
ovvero sui principi “skinneriani” (F.B.
Skinner, 1904-1990, influente psicologo
americano e studioso del comportamento). Secondo Guastamacchia tali metodi potrebbero aiutarci a condurre dei
programmi educativi più efficaci, indispensabili alla prevenzione, che non può
prescindere da una modifica delle abitudini e dello stile di vita del soggetto.
Sono stati trattati, inoltre, argomenti
come l’igiene perimplantare; la misurazione della compliance del paziente nei
confronti dell’igiene interdentale e del
valore della scelta dello strumento ideale
per ogni persona; l’utilizzo dei test genetici e un nuovo sistema informatico per
la gestione dell’agenda dello Studio odontoiatrico e dei richiami del paziente.
Si ringraziano gli altri relatori intervenuti con il loro apporto scientifico e clinico, in ordine di apparizione: M. Odèen
(Svezia); G. Miniello (Italia); C. Sanavia
(Italia); P. Garoia (Italia); G. Tripaldi
(Italia), e per la dimostrata amicizia di
L. Checchi (Italia).
Siamo lieti di aver potuto ospitare i
rappresentanti delle associazioni sindacali a tutela della professione, e vogliamo ringraziarli in modo particolare per
una collaborazione che vuole sottolineare
come l’obiettivo della Sisio sia quello di
promuovere l’importanza di tali istituzioni e di seguire la strada della cultura
scientifica: ai presidenti delle associazioni sindacali italiane, M. Boldi (Aidi);
C. Valente (Anid); G. Sorgente (Unid) e
K. Klingelhoffer, Presidente dell’Idps Associazione professionale degli igienisti
svizzeri.
Chiara Lorenzi, Segretaria Sisio
Odontoiatria, sistema nervoso e ospiti illustri
“Il Chirone” al 3° Incontro internazionale di Roma
Sempre più spesso si tende a
sottolineare le implicazioni psico-sociali della salute orale, tanto
che recentemente tale argomento
è stato indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come
una delle aree di azione prioritaria per la ricerca in tema di
salute orale. Non v’è dubbio che –
come sottolinea, insieme ad altri,
Savolainen in un recentissimo
numero di Community Dental
Health – le implicazioni dei fattori psico-sociali non dovrebbero
essere sottostimate nella promozione della salute in generale e
di quella orale in particolare.
Da queste considerazioni è
scaturito il programma 2010
dell’annuale congresso dell’Accademia “Il Chirone”, che ancora
una volta si propone, nella prestigiosa sede della “Sapienza”
di Roma, come un momento di
riflessione e di approfondimento per gli odontoiatri e, più in
generale, per tutti gli operatori
della salute orale. Riflessione e
approfondimento che, secondo
un preciso progetto, non vogliono riguardare i tecnicismi della
professione, ma un’attenta riflessione su quanto la moderna pratica professionale debba avere una
visione olistica, e prima di tutto
proprio psicologica, confrontandosi costantemente sull’impatto
che la psiche ha sulla vita e la
salute dell’uomo. Il programma
vedrà dunque una partecipazione
numerosa e composita di relatori
che spazieranno da personaggi
dell’intrattenimento come Pippo Baudo, Michele Mirabella,
a operatori della scienza della
salute, nei molteplici campi di
interesse, con il preciso intento,
da parte nostra, di adempiere
all’invito che Fédération dentaire internationale (Fdi), World
Health Organization (Who) e
International Association for
Dental Research (Iadr) hanno
fatto con i Global goals for oral
health 2020 e che “Il Chirone”
ha fatto suo fin dall’inizio, e cioè
quello di aumentare il numero di
operatori della Salute coinvolti e
preparati nella sorveglianza delle
patologie orali. In questa direzione si pone il contributo, seppur
modesto, dell’Accademia “Il Chirone” e di tutti i suoi Fellows.
Il Presidente Ugo Covani,
Fonte: www.accademiailchirone.it
News Internazionali 25
Italian Edition
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
Quasi un mistero:
il cervello non sa ben localizzare
il mal di denti
Erlangen /Lipsia (Germania). I ricercatori hanno scoperto che il cervello non è in grado
di discriminare tra il dolore
a un dente superiore e quello
inferiore. Il risultato di questa
ricerca, che sarà pubblicata sulla rivista Pain, potrebbe aiutare a sviluppare trattamenti più
efficaci per il dolore acuto dei
denti, tipo carie o infezioni, e
per dolori più persistenti tipo il
“dolore fantasma”(1) di un dente
dopo la sua rimozione.
Guidati dal prof. Clemens
Forster dell’Università di Erlangen-Norimberga (Germania),
i ricercatori hanno analizzato
l’attività cerebrale di volontari
sani che hanno sperimentato
il mal di denti. Trasmettendo
brevi impulsi elettrici a un dente canino superiore o inferiore
a sinistra, si attiva una sensazione di dolore simile a quella
che si prova nell’addentare un
cubetto di ghiaccio.
Per capire come il cervello
risponda al dolore proveniente da denti diversi, i ricercatori hanno usato la risonanza
magnetica funzionale (FMRI)
per monitorare i cambiamenti di
attività quando veniva stimolato il dente superiore o inferiore.
“All’inizio ci aspettavamo
una notevole differenza, ma
così non è stato”, ha dichiarato
Forster.
Molte regioni del cervello
hanno risposto allo stesso modo
al dolore trasmesso alla parte
superiore e inferiore dei denti
dai segnali provenienti da due
distinti rami del nervo trigemino. Il ramo mascellare (V2)
trasporta i segnali del dolore
dalla mascella superiore quello
mandibolare (V3) li trasporta
dalla mascella inferiore.
I ricercatori hanno scoperto
che le regioni della corteccia
cerebrale, tra cui la somato-sensoriale, l’insulare e la corteccia
cingolata, si comportavano tutte allo stesso modo per entrambi i dolori ai denti. Si sa che
tali regioni svolgono un ruolo
importante nel meccanismo di
proiezione del dolore, ma non
sono emerse differenze di rilievo tra i due tipi di mal di denti.
“La reazione era più o meno la
stessa”, ha detto Forster, anche
se, ha aggiunto, gli esperimenti compiuti potrebbero non aver
preso in considerazione sottili
differenze che potrebbero spiegare il perché si possono localizzare alcuni mali ai denti. Poiché
le regioni erano entrambe coinvolte in tutti e due le reazioni
dolorose, sia il cervello sia il soggetto sofferente non sono stati
in grado di capire da dove provenisse il dolore.
“I dentisti devono sapere
che i pazienti non sono sempre
in grado di indicare il luogo
esatto da cui proviene il dolore
– dice Forster – e ci sono ragioni fisiologiche e anatomiche
a giustificare questa loro ‘non
conoscenza’”.
Claudia Salwiczek, DTI
1. Il dolore fantasma (phantom pain) si prova nell’arto amputato e varia da
una serie di violente scosse elettriche a un dolore leggero. Anche la sua durata
è variabile: da pochi secondi a molte ore. Lo avvertono molte persone che hanno
subito amputazioni o estrazioni dentarie. In alcuni casi scompare col tempo, ma
talvolta può ritornare, specie se si è stanchi o stressati o si sta poco bene.
26 Trends
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
L’erosione sotto i riflettori
Lisa Townshend di Dental Tribune UK riporta quanto emerso in un interessante Simposio
dedicato all’erosione dentale nei bambini e negli adolescenti.
L’usura dentale, dovuta a fattori quali l’erosione da acidi, da
qualche anno è sempre un argomento di forte interesse odontoiatrico. Grazie alla recente
messa in commercio di dentifrici, collutori e mousse, l’interesse
nei confronti dell’erosione dello
smalto è cresciuto sia nel pubblico sia in ambito clinico.
Il Simposio pre-congresso
della decima edizione del Congresso della European Academy
of Paediatric Dentistry, tenutosi
in collaborazione con la British
Society of Paediatric Dentistry,
è stato interamente incentrato
sul tema della perdita di superficie dentale in bambini e adolescenti. L’evento, pur essendo in
un ambito pre-congressuale, ha
visto la partecipazione di quasi 300 persone che hanno così
ignorato il sole e i bei paesaggi
dello Yorkshire. Sponsorizzato
dalla GlaxoSmithKline (GSK),
il Simposio pre-congressuale
era suddiviso in quattro sezioni
su argomenti diversi inerenti
l’usura dentale nei bambini.
Nell’ambito della pedodonzia,
e presieduto da Sven Poulsen
e Jack Toumba, il pomeriggio
è stato dedicato agli argomenti generali riguardo all’usura
dentale e ad alcuni prodotti
disponibili che i clinici possono
raccomandare ai pazienti, presentati dal prof. Monty Duggal.
Duggal, attualmente professore
e responsabile di Pedodonzia
presso il Leeds Dental Institute, ha relazionato sul tema “La
scienza dell’erosione e le sfide
per i bambini”, esaminando il
significato dell’introduzione di
prodotti di consumo con lo scopo
di combattere l’erosione dentale.
Questi prodotti hanno risvegliato un forte interesse nella ricerca
per quanto riguarda la loro efficacia e molte discussioni riguardo all’importanza dell’effettiva
presenza di perdita di sostanza
dentale per il loro utilizzo.
Il prof. Duggal ha evidenziato come questo stia diventando
un problema significativo, con
conseguente necessità da parte
dei clinici di affrontare questa
sfida sia con la prevenzione sia
con la gestione della perdita di
sostanza dentale. Il prof. Duggal ha esaminato l’eziologia della condizione, citando che una
delle principali difficoltà nella
gestione della perdita superficiale è che questa è multifattoriale: una combinazione di
erosione da acidi, attrito, abrasione e micro fratture. Un punto
interessante da lui sottolineato è
che i clinici non sono necessariamente “programmati” per esaminare l’usura dentale, essendo
più “rivolti verso la carie”.
Quindi, in termini di diagnosi, quanto i clinici sono in grado
di cercare e rilevare una perdita
di superficie dentale?
Per quanto riguarda la ricerca, il prof. Duggal ha illustrato
in dettaglio uno studio da lui
intrapreso per identificare una
combinazione di prodotti per il
trattamento di questa condizione che sia la più efficace.
Con molta chiarezza, Duggal
sostiene l’uso di una combinazione di prodotti e consiglia di
instaurare regimi di trattamento personalizzati per ciascun
paziente. Da questo studio, egli
ha rilevato che una delle combinazioni migliori per la gestione della perdita superficiale è
quella del dentifricio Pronamel
di GSK e della Tooth Mousse di
GC. Successivamente, Martha
Ann Keels, responsabile della
Divisione di Pedodonzia presso il Duke Children’s Hospital
(North Carolina, USA), ha presentato una relazione dal tema
“Risolvere il mistero della perdita di superficie dentale.
Il ruolo dei fattori non legati all’alimentazione come il
GORD e la relativa gestione”,
incentrata sulla patologia del
riflusso gastro-esofageo (GORD
o GERD) come principale fattore causale della perdita di super-
ficie dentale. La dottoressa Keels
ha esaminato il danno orale
causato dal GORD nei bambini,
presentando i diversi livelli di
usura dentale che può causare,
elencando alcuni dei fattori di
rischio, tra cui le abitudini alimentari, gli stress emozionali
(problemi scolastici, famigliari
ecc.) e approfondendo alcune
tipologie di pazienti, come gli
asmatici e i diversamente abili.
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pagina 27
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Trends 27
Italian Edition
DT
pagina 26
È stato fatto notare che la condizione ha un prevalenza maggiore nei maschi.
Mediante la presentazione di
casi, la dottoressa Keels ha evidenziato alcune delle opzioni di
trattamento disponibili, spiegando gli indici utilizzati per
monitorare il progredire della
perdita di superficie dentale.
Pur preferendo il cambio di alimentazione rispetto alla terapia
con farmaci o all’intervento chirurgico, la gamma dei trattamenti disponibili è ampia.
Presso il Duke Hospital si
adotta lo stile di vita basato sulla formula 5, 4, 3, 2, 1:
5.porzioni di frutta/verdura;
4.bicchieri di acqua;
3.pasti strutturati;
2.ore o meno di fronte allo
schermo;
1.ora di attività fisica; praticamente niente – zucchero.
Inoltre, per alleviare qualunque tipo di problema, si cerca di
trattare lo stress del bambino
mediante tecniche di respirazione o di rilassamento prima di
andare a dormire.
La dottoressa Keels ha esaminato diversi farmaci utilizzati
per aiutare a ridurre la produzione di acido nello stomaco dei
pazienti, tra cui i riduttori e gli
inibitori di acido.
In alcuni casi, è necessario
l’intervento chirurgico del tipo
Nissen Fundoplication. Per la
gestione degli effetti odontoiatrici del GORD, la dottoressa
Keels ha descritto il suo indice
semplificato che può essere utilizzato dal team odontoiatrico
per classificare il progredire
dalla perdita di superficie, controllato dal clinico e usato come
supporto visivo per i paziente e i
genitori per descrivere la situazione. Dopo un breve break, i
partecipanti hanno avuto la possibilità di assistere alla presentazione del prof. David Bartlett,
responsabile del reparto di Protesi del Kings College London
Dental Institute, nonché consulente di odontoiatria restaurativa e specializzato in protesi.
La sua presentazione si è
focalizzata su “Una situazione
a rischio: eziologia e prevenzione dell’erosione dentale”.
Egli ha esaminato le diverse
cause dell’erosione, descrivendo quello che effettivamente
accade al dente quando si erode lo smalto, mostrando una
serie di immagini realizzate
con il microscopio elettronico.
Il prof. Bartlett ha sottolineato la necessità di dare ai
pazienti dei consigli sull’alimentazione, sottolineando il
fatto che i consigli non devono
entrare in conflitto con quelli
dati dal medico di base. La sua
opinione è che non è ciò che si
mangia o si beve, bensì la frequenza e il modo di assunzione.
Oltre a mostrare foto di erosioni
dentali, ha raccontato aneddoti
sui pazienti esaminati nel corso
della sua carriera, compreso un
paziente che impiegava un intero giorno per mangiare una sola
arancia, spicchio dopo spicchio!
Ha quindi presentato la ricerca
sull’erosione dentale alla quale
ha preso parte negli anni, sottolineando le difficoltà incontrate nel corso degli studi clinici
per la validazione della ricerca.
L’utilizzo della sovrapposizione delle scansioni delle impron-
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
te rilevate a intervalli regolari
ha dato ai ricercatori i punti di
riferimento per esaminare la
perdita superficiale in un lasso
di tempo (in questo caso 3 anni).
Il messaggio finale del prof.
Bartlett ai partecipanti è stato
molto chiaro: i clinici possono
aiutare a prevenire l’erosione
dentale mediante una combinazione di trattamenti e consigli.
Il relatore finale ha risvegliato particolare interesse in quanto ha fornito degli occhialini 3D
per la visione della sua relazione
dal tema “Adesione alla dentina
nei denti decidui e permanenti”.
Roland Frankenberger, professore e preside di Odontoiatria
operativa presso la University
of Marburg (Germania), ha iniziato la sua presentazione con
l’affermazione che la terapia
restaurativa nei bambini non
è un compito facile, dedicando
ampio spazio all’illustrazione
dei vantaggi dei diversi sistemi
adesivi sia nella dentizione decidua sia in quella permanente.
Il prof. Frankenberger ha affermato che gli adesivi self-etch
hanno molto successo nei denti decidui, mentre quelli three
step risultano migliori per i
denti permanenti. Il suo slogan
è stato “usate più flaconi per i
denti permanenti”. Ha utilizzato anche diverse immagini per
illustrare le resistenze adesive
in diverse condizioni, con alcune immagini in 3D per dimostrare i processi che avvengono
tra dente e adesivo.
Questo Simposio pre-congressuale è stato un affascinante
viaggio nell’erosione dentale dei
bambini e ha suscitato diverse
domande da parte dei partecipanti. Dato che questo argomento sta diventando sempre
più attuale in pedodonzia, le
quattro relazioni hanno fornito approfondite informazioni a
cui i clinici possono fare riferimento per trovare la base di evidenza scientifica necessaria per
trattare al meglio i pazienti.
28 Dental Meeting & Congressi
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
Grande successo di pubblico e “notte delle stelle”
al III Congresso Camlog di Stoccarda
te della Fondazione Camlog,
prof. Jurger Becker, Università
Il dr. Michael Peetz, ammi- di Dusseldorf, l’evento biennanistratore delegato da gen- le della Fondazione Camlog ai
naio 2009 della Camlog giornalisti provenienti da molte
del mondo per assistere
Biotechgnologies
AG (Basilea),
singola
Dental tribune 28-05-2010
16:56 Paginanazioni
2
è visibilmente fiero di presen- a quello che si può definire un
tare insieme al nuovo presiden- evento molto più che congresDT
pagina 1
Colori compositi
suale. Peetz, prima di illustrare
come è stato concepita l’organizzazione delle giornate, desidera far capire alla stampa di
settore mondiale qual è il cocktail per riuscire a raccogliere
unC continuo
e costante succesM
Y
CM MY CY CMY K
so in un tempo relativamente
breve (appena un decennio e 2
precedenti congressi internazionali), successo concretamente suggellato dai numeri: 20
nazioni in cui si distribuisce un
portfolio completo di prodotti
in continua evoluzione e crescita, arricchito da importanti
e nuove partnership che consentono al sistema implantare
Camlog di offrire soluzioni a
360° nell’implantologia, con
nuove soluzioni protesiche e
tecnologie Cad/Cam,
DT
pagina 29
Dental Meeting & Congressi 29
Italian Edition
DT
pagina 28
un nuovissimo e più ampio
stabilimento di produzione per
soddisfare ordini, la collaborazione con 20 Università nel
mondo, il raddoppio dei partecipanti al Congresso della fondazione Camlog in soli 2 anni,
l’adesione di nuovi associati alle
Accademie e alla Fondazione.
Sintetizzando il suo messaggio, il sistema Camlog ha imposto nell’implantologia dentale
nuovi standard in termini di
affidabilità utilizzo e universalità, la cui evidenza scientifica è
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
provata da un numero crescente di studi avviati e promossi
in gran parte dalla Camlog
Foundation. Nella ricerca e sviluppo vengono tenuti in considerazione i suggerimenti e le
variazioni richieste dagli utilizzatori, con grande attenzione al
benessere del paziente, privilegiando la continuità al radicale
cambiamento.
Prioritario è il rapporto con la
Fondazione, organizzatrice del
Congresso. Molte le novità delle
tre giornate: il giovedì, 3 corsi
EMS DIN A4 22.02.2010
14:20
precongressuali,
350 persone
in
visita a uno degli stabilimenti
di produzione, la possibilità delle visite guidate ai musei Porsche e Mercedes; 48 relatori per
il congresso del venerdì e del
sabato provenienti da 11 paesi
del mondo (4 i relatori italiani: Alfonso Baruffaldi, Mario
Beretta, Luca Cordaro, Ilaria
Franchini che hanno parlato
in sezioni sui seguenti temi:
implantologia digitale – pianificazione e diagnosi 3D – procedure Cad/Cam, chirurgia
guidata, periimplantiti, bone
augmentation – trattamento di
Uhr
1
casi Seite
complessi).
Il venerdì sera,
poi, la straordinaria “notte del-
le stelle”, un ricevimento con
1100 partecipanti animato dalle star “Tina Turner” e “Robbie
Williams”, con tanto di passerella! Ultima, ma non meno
importante, la mostra espositiva con i partner tecnologici della Camlog. L’evento, in inglese,
era tradotto in 5 lingue (tedesco, italiano,spagnolo, francese
e giapponese). Il prof. Becker,
nuovo Presidente della fondazione, ha illustrato la costante
evoluzione dell’istituzione nata
nel 2006 a sostegno del progresso dell’implantologia a beneficio
dei pazienti. Di qui la mission,
tra cui promuovere giovani
scienziati di talento e la collaborazione con i clinici e l’industria. 28 esperti provenienti da
11 paesi che sostengono i progetti di ricerca applicata con un
armonioso scambio tra professionisti, scienziati ed industria.
Inoltre, promuove le Camlog
Accademy nei singoli paesi per
uno scambio di conoscenze e
che, a loro volta, sostengono i
congressi locali [in Italia il presidente è il prof. Carlo Maiorana, Ndr].
Patrizia Gatto
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confort per il paziente è la caratteristica aggiuntiva, il plus, portato
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superficie dentale incredibilmente
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dei denti (periodontite) o perdita
degli impianti (perimplantite). Il
vortice uniforme di miscela ariapolvere-acqua previene l’enfisema
dei tessuti molli – anche oltre ai vincoli della profilassi- grazie all’azione
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30 Dental Meeting & Congressi
Anno VI n. 7+8 – Luglio-Agosto 2010
Italian Edition
Prima giornata culturale Poiesis: un nome
ambizioso per un progetto importante
Sabato 15 maggio, a Milano,
con il I Incontro di Primavera è
iniziata ufficialmente l’attività di
Poiesis, Società italiana di Scienze Estetiche Orali e Periorali.
“Poiesis”, dal greco antico
ποίησις, l’attività creatrice dello spirito, è un’associazione che
intende riunire tutti coloro che
sono accomunati dalla passione
per l’arte della medicina e dalla
ricerca di un continuo miglioramento professionale.
L’interesse per gli argomenti
trattati e la partecipazione attiva di tutti i numerosi iscritti
hanno decretato il successo della giornata.
Odontoiatri, medici, odontotecnici, igienisti, assistenti e
personale di segreteria hanno
voluto parlare di medicina e
odontoiatria secondo un approccio innovativo: una visione
multidisciplinare e moderna
dell’estetica facciale dove si possano integrare tecniche avan-
Alcuni momenti durante il primo incontro PrimaVera Poiesis.
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zate e benessere del paziente.
Questo percorso è stato tracciato all’apertura dalle parole del
vicepresidente di Poiesis, Ezio
Costa. Riportando all’attenzione
la definizione di salute elaborata nel 1948 dall’Oms – “salute
è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e
non semplicemente l’assenza
di malattia o di infermità” – il
dott. Costa ha sollecitato una
riflessione sulla definizione di
“benessere” e sul rapporto tra la
ricerca di benessere e un equilibrato legame con l’ambiente
esterno, espressioni di un’etica
del vivere moderno.
La bellezza di cui parliamo è
lo stato dell’anima di chi è capace di relazioni armoniche con
l’ambiente.
Lo strumento per rendere etica la ricerca di estetica è partire dall’analisi dei bisogni delle
persone non da numeri e valori
norma che sono uno strumento
prezioso di esecuzione dei nostri
trattamenti, ma non possono
rappresentarne l’obiettivo.
Numerosi gli interventi programmati.
Ha iniziato la coppia CostaRedaelli che ha parlato dell’esperienza maturata negli ultimi
cinque anni di insegnamento delle tecniche di medicina
estetica ai medici odontoiatri,
esperienza che ha avuto un ruolo importante nel promuovere
un approccio multidisciplinare
all’estetica del viso e del sorriso.
In ambito odontoiatrico estetico, non poteva mancare uno
spazio dedicato alle molteplici
possibilità offerte dagli apparecchi Laser grazie al dott. Iaria,
presidente della Iaht.
Tra i relatori, un chirurgo plastico, il dott. Gibelli, che oltre
alla presentazione di bellissimi
casi clinici, ha illustrato il punto di vista del chirurgo nelle
scelte dei trattamenti possibili
del viso.
Prezioso è stato il contributo
della relazione a carattere merceologico del dott. Zazzetta: uno
dei problemi più sentiti dagli
operatori è la difficoltà di districarsi in un mercato, come quello
italiano e europeo, poco regolamentato e che offre prodotti
sempre più nuovi sulla spinta
emozionale delle pressioni di
un’utenza in forte crescita.
La conclusione dei lavori a
sessioni unite del mattino è stata affidata al sig. Foresi con un
argomento di interesse odontotecnico. Gli odontotecnici rivestono un ruolo fondamentale
nella definizione e nel raggiungimento di un’armonia estetica
del viso e del sorriso e, tramite il
confronto costruttivo con la loro
realtà, si riesce ad arricchire la
visione terapeutica.
La platea si è divisa nel pomeriggio. Nella sessione dedicata al
personale ausiliario di Studio, si
è parlato di “team”. La dott.ssa
Di Gioia, la sig.ra Costa e la sig.
ra Toffalini hanno condiviso le
esperienze fatte in questi anni
all’interno dei propri Studi.
Davanti a un numero inaspettato di partecipanti, si è parlato della centralità del paziente
e dell’importanza di imparare
a comunicare con sincerità e
disponibilità.
La conclusione è stata affidata
alla dott.ssa Vilhem, consulente di immagine, che è riuscita
con le sue foto e la sua musica a
parlarci di estetica, di ambiente, di armonia suscitando in noi
delle emozioni che sarà difficile
dimenticare.
Nella sessione dedicata ai
medici, il prof. Capurro, parlando di Timedsurgery, ha mostrato la risoluzione di molti casi
clinici nel terzo inferiore del
viso con metodiche originali.
Nella relazione conclusiva,
di argomento medico-legale, il
dott. Spatafora ha espresso le
sue considerazioni relativamente al ruolo dell’odontoiatra nelle
terapie medico-estetiche della
regione periorale.
L’accesa discussione finale ha
dimostrato quanto l’argomento
sia delicato e meriti di essere
considerato con grande attenzione nelle sedi istituzionali. Ci
auguriamo che la nostra società scientifica possa costituire
un trait d’union tra le esigenze
degli operatori del settore e l’indubbia necessità di regolamentare gli ambiti d’intervento.
Poiesis invita calorosamente
tutti i soci e coloro che possano
essere interessati a partecipare
con contributi attivi e ideativi
ai progetti dell’associazione, a
prendere contatto con la segreteria all’indirizzo e-mail:
[email protected].
Milvia Di Gioia
Dental Meeting & Congressi 31
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XX CONGRESSO NAZIONALE AIDI - “UNA FINESTRA
SUL FUTURO”
-Data: 24-25 settembre
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Bari
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DELL’ENDODONZIA”
-Data: 11-13 novembre
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Dr. Luca Cordaro
Dr. Stefano Gracis
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Odt. Eugenio Bianchini
Odt. Roberto Bonfiglioli
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tri
rto
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i/od
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ici
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e
id
tecn
c
o
i
t
d
me
don
ed o
Argomenti trattati
– Terapia ricostruttiva o soluzioni alternative?
– Scelta ed analisi dei materiali in rapporto
all’indicazione clinica
– Processi decisionali in protesi supportate
da impianti: dalla diagnosi alla scelta
dei materiali
– Chirurgia plastica perimplantare e chirurgia
minimamente invasiva
– Protocolli protesici innovativi e ruolo
dell’odontotecnico nell’era digitale
– Piano di trattamento: alternative?
Discussione interattiva di casi clinici dal
punto di vista odontoiatrico e odontotecnico
Per informazioni ed iscrizioni contattare:
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IN CHIRURGIA IMPlANTARE
MIlANO 8-9 Ottobre 2010 - Milano - Atahotel Executive
Programma
Venerdì, 8 Ottobre 2010
8.00
9.00-13.00
ISCRIzIONI
CORSI PRECONGRESSUAlI AzIENDE
Piero Simeone: Progetto Interdisciplinare Implantoprotesico: Integrazione Del Restauro Nel Supporto Perimplantare
Francesco Amato e Francesco Oreglia: Chirurgia guidata e soluzioni multidisciplinari di casi implantari complessi
Mario Roccuzzo: la salute e la stabilità dei tessuti parodontali e perimplantari
Estetica nel carico immediato: nuove frontiere
Implant and Regenerative Therapy
13.00-14.00
14.00
Pausa e Visita al Salone Espositivo
Congresso Internazionale - Cerimonia di Apertura
Saluto del Presidente SICOI Antonio Barone; Saluto Autorità Enrico Gherlone
Moderatori: Roberto Weinstein, Ugo Covani, Andrea Edoardo Bianchi
14.15
15.00
15.45
16.15
17.00
17.45-18.00
18.00-19.00
Sascha Jovanovic - Incremento Volumetrico dell’Osso Crestale con Fattori di Crescita rhBMP-2 vs Tecniche GBR
Ulf Nannmark - Sostituti Ossei dalla Genetica alla Clinica
Coffee Break
Frank Schwarz - Inserimento di Impianti in Siti Compromessi: Procedure Cliniche e Background Scientifico
Robert Horowitz - Impianti Mono-Fase - Disegno Implantare per il Mantenimento a lungo termine dell’Osso Marginale e dell’Estetica
Discussione e contraddittorio
Assemblea Soci Attivi ed Elezioni Biennio 2011-2012
Sabato, 9 Ottobre 2010
8.45
Apertura Convegno
Moderatori: Aldo Bruno Giannì, Francesco Scarparo, Mauro Bovi
9.00
9.30
10.00
10.30
11.00
11.45
12.30
13.15
Mario Bosco, Gianni Bonadeo - Occlusione in Implantoprotesi: Proposte Tecnico Cliniche
Roberto Cocchetto - Protocolli Innovativi in Protesi Implantare Cementata
Mauro Billi - la riabilitazione Implantoprotesica: Tradizione vs Innovazione
Coffee Break
Peter Moy - Tecnologia Computerizzata in Chirurgia Implantare
Luca Cordaro - Semplificazione del Trattamento Implantare negli Edentuli Totali: Chirurgia Guidata o Mini-Invasiva
Enzo Rossi - la Chirurgia Piezoelettrica: Recenti Innovazioni e Ricerca
Pausa e Visita al Salone Espositivo
Moderatori: Franco Santoro, Roberto Barone, Roberto Mazzanti
14.15
15.00
16.00
Thierry Giorno - Come la Macro-geometria Implantare Influenza la Guarigione: Cosa Determina Realmente la Differenza
Pat Allen - Chirurgia Mini-Invasiva per Trattare e Prevenire Deficit dei Tessuti Molli Peri-Implantari
Discussione e contraddittorio - Chiusura Convegno
SESSIONE IGIENISTI - Sabato, 9 Ottobre 2010
8.30
9.00
Registrazione dei partecipanti
Saluto del Presidente Eletto SICOI Andrea Edoardo Bianchi
Moderatori: Giampietro Farronato, Roberto Mazzanti
9.30
11.00
11.30
13.00
Anna Maria Genovesi - Fortunato Alfonsi - Gianna Nardi
Mini invasività e massimi benefici nella terapia causale e mantenimento del paziente paradontale - Prima Parte
Coffee Break
Anna Maria Genovesi - Fortunato Alfonsi - Gianna Nardi
Mini invasività e massimi benefici nella terapia causale e mantenimento del paziente paradontale - Seconda Parte
Discussione e contradditorio - Chiusura Convegno
Major Sponsor
www.sicoi.it
Publishing Sponsor
Informazioni
Segreteria Delegata e Organizzativa SICOI
M.V. Congressi S.p.a.
Via Marchesi 26 D - 43100 Parma
Tel. 0521.290191 - Fax 0521.291314
[email protected] - www.mvcongressi.it