Alfa bloccanti per accelerare la espulsione dei calcoli ureterali
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Alfa bloccanti per accelerare la espulsione dei calcoli ureterali
Medicina del Territorio , SCaRL Fiumicino, 31 Gennaio 2016 Queste Newsletters periodiche hanno lo scopo di fornire informazioni provate, motivate, utili ed immediatamente applicabili nell'attività clinica quotidiana attraverso una sintesi di notizie corredate da riferimenti bibliografici ed indicazioni per reperirne il testo completo nel web, utilizzando il servizio EBSCO messo a disposizione dei propri iscritti dall'Ordine dei Medici di Roma e Provincia. Da: -Cochrane database sistem rev. 2014 (4) CD008509 -Am Fam. Phys. Feb 1 2015 vol. 91 n.3 Alfa bloccanti per accelerare la espulsione dei calcoli ureterali Domanda Gli alfa bloccanti sono in grado di accelerare il passaggio dei calcoli ureterali subcentimetrici in maniera sicura? Risposta basata sulle prove I pazienti affetti da calcolosi ureterale trattati con alfa bloccanti espellono il calcolo tre giorni prima di quelli trattati con terapia standard (fluidi, analgesici , fans, corticosteroidi, antibiotici) o placebo o calcio-antagonisti ed hanno meno probabilità ad essere ospedalizzati (evidenza di grado A , cioè basata su studi di buona qualità ). Gli effetti collaterali degli alfa bloccanti sono generalmente ben tollerabili. Punti salienti della revisione sistematica Gli alfa bloccanti rilasciano il muscolo liscio e diminuiscono le pressioni intra-ureterali. Gli autori hanno analizzato 32 RCTs che coinvolgevano 5.864 pazienti affetti da calcolosi ureterale di 10 mm o meno, confermata radiologicamente. Gli alfa bloccanti utilizzati negli studi erano rappresentati da : 1) Tamsulosina 0,2-0.4 mg 2) Alfuzosina 10 mg 3) Doxazosina 4 mg 4) Terazosina 2 -5 mg e nella maggior parte dei casi è stata utilizzata Tamsulosina 4 mg. I vari RCTS hanno avuto una durata di 2-4 settimane e la maggior parte di essi hanno messo a confronto alfabloccanti più terapia standard con placebo più terapia standard. Alcuni invece hanno comparato alfa-bloccanti con calcio antagonisti ( nifedipina ) e antimuscarinici. Il tempo totale di espulsione del calcolo è stato di tre giorni più breve con gli alfa bloccanti con un tempo medio di espulsione di 7 gg rispetto ai 10 gg della terapia standard. Alla fine dei vari studi i pazienti che assumevano alfa bloccanti avevano una possibilità più alta di non avere calcoli rispetto agli altri ( RR= 1.48 con un NNT = 4 su 2.378 pazienti) e lo stesso risultato si otteneva nei confronti dei calcio-antagonisti ( RR= 1,19 con un NNT = 4,8 su 3.486 pazienti ). Gli alfa bloccanti , inoltre, riducono di molto la necessità di ospedalizzazione ( RR= 0,35 con un NNT= 4,2 ) e, in grado più modesto, il numero degli episodi dolorosi e, quindi, il numero di farmaci utilizzati. Gli effetti collaterali ( vertigini, palpitazioni, mal di testa, rinite, eiaculazione retrograda, stanchezza , debolezza, reazione cutanea, ipotensione ortostatica ) sono stati osservati nel 10% dei casi ed erano di lieve entità tali da non comportare la sospensione del trattamento. Le linee guida pubblicate nel 2007 ( EAU/AUA Nephrolithiasis guidelines panel for the management of ureteral calculi J. Urol. 2007 ; 178( 6) : 2418-2434 ) raccomandavano l'uso degli alfa- bloccanti per facilitare l'espulsione dei calcoli ureterali di diametro inferiore ai 10 mm in pazienti altrimenti stabili ma non indicavano la durata del trattamento. La revisione sistematica in oggetto la fissa tra le 2 e la 4 settimane. Conclusioni I medici di Medicina Generale dovrebbero considerare gli alfa-bloccanti come farmaci di prima scelta nei calcoli ureterali di dimensioni inferiori al centimetro ed in pazienti stabili. Commento: Purtroppo questi farmaci non possono essere usati nelle donne perché la loro immissione in commercio e rimborsabilità è prevista solo per i disturbi ostruttivi delle basse vie urinarie nell'uomo che notoriamente è munito di prostata. Per cui se usati nell'uomo nessuna commissione per l' appropriatezza potrà sollevare questioni perché pensano solo alla prostata , ma se vengono usati in pazienti di sesso femminile , anche se in modo appropriato, scatterà immediata la reprimenda severa della commissione che si autodefinisce per l' appropriatezza. Pag. 1 Da: -Cochrane database syst rev 2014 (9) CD 010509 -Am Fam Phys June 1 2015 vol 9 number 11 Aclidinio per la BPCO Stabile Domanda Nei pazienti con BPCO stabile, l'Aclidinio riduce il numero delle riacutizzazioni e la mortalità o migliora la qualità della vita ? Risposta basata sulle prove L'uso dell'Aclidinio nei pazienti con BPCO stabile non riduce né il numero delle riacutizzazione ( di quelle che richiedono poi l'uso dei corticosteroidi e degli antibiotici o entrambi) né la mortalità generale ma diminuisce il numero dei pazienti con riacutizzazioni che richiedono il ricovero in Ospedale e migliora la qualità della vita ( raccomandazione di grado A derivata cioè da studi di buona qualità ). Punti salienti della revisione sistematica Come noto il cardine terapeutico della BPCO sono i broncodilatatori a lunga durata di azione. L'Aclidinio ( Bretaris Genuair ) è un recettore muscarinico selettivo M3 broncodilatatore antocolinergico a lunga durata di azione . L'Aclidinio è stato anche paragonato, oltre che con il placebo, con il tiotropio ( Spiriva) e non sono state trovate differenze significative in nessuno dei parametri usati . L'Aclidinio va somministrato due volte al giorno mentre il tiotropio una sola volta. Conclusioni Il Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Diseases per i pazienti con BPCO stabile raccomanda: 1) 2) 3) 4) la sospensione del fumo, attività fisica regolare, vaccinazione contro l'influenza e la polmonite, l'so della terapia farmacologica per ridurre i sintomi ed aumentare la tolleranza all' esercizio. Come altri broncodilatatori muscarinici a lunga durata di azione , l'Aclidinio è una opzione terapeutica ben tollerata dai pazienti con sintomi ed ad alto rischio di riacutizzazioni. Commento: Gli elaboratori delle presenti note si impegnano ad esaminare anche le altre nuove molecole che vengono presentate quasi quotidianamente alla classe medica in ambito pneumologico. Gli autori della revisione hanno valutato il suo utilizzo nella BPCO stabile analizzando i risultati di 12 RCTs che vedeva coinvolti 9.547 pazienti. I risultati salienti di tale studio sono i seguenti: l'Aclidinio 1) non modifica le cause di morte se paragonato al placebo ( Odds ratio = 0,92 con un CI 95% tra 0,43 ed 1,94) 2) non riduce la frequenza delle riacutizzazioni che richiedono l'uso di corticosteroidi o antibiotici o entrambi ( Odds ratio 0'64 con un CI 95% tra o,74 e 1,04) 3) riduce il numero delle ospedalizzazioni dovute alle riacutizzazioni Odds ratio 0'64 con CI 95% tra 4,46 e 0,88 con un NNT = 77 ) 4) migliora la qualità della vita in confronto al placebo ( OR= 1,49 con un 95%CI tra 1,31 e 1,70 ed un NNT = 10 con un 95%CI tra 8 e 15 ) e migliora la dispnea ( OR= 1,73con 95% CI tra 1,52 e 1,98 ) Gli effetti collaterali sono risultati simili al placebo anche se l'Aclidinio è stato associato ad un aumento dei casi di diarrea ( OR=2,32 con un 95% CI tra 1,14 e 4,74 ) ed un numero maggiore , sempre rispetto al placebo , ha sospeso la terapia per un riferita mancanza di efficacia ( OR =0,31; 95%ci 0,23-0,43) Domenico Quadrelli Lamberto Bertucci Ugo Montanari Pag. 2