Tradizione e innovazione: la stenografia in Senato

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Tradizione e innovazione: la stenografia in Senato
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Tradizione e innovazione:
la stenografia in Senato
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a cura dell'Ufficio comunicazione istituzionale
Servizio dei resoconti e della comunicazione istituzionale
Edizione realizzata in occasione di “Suoni, segni, parole.
Antonio Michela e l’officina del linguaggio 1815-2015”
Fotografie: Archivio fotografico del Senato della Repubblica.
Le immagini delle pagine 7 e 8 sono tratte dal volume
“La stenografia parlamentare” di Giovanni Bertolini edito dal
Senato della Repubblica, anno 1992.
© Senato della Repubblica
novembre 2015
Stampato su carta riciclata al 100%.
Stampa: monocromo grafica srl - Roma
La presente pubblicazione è edita dal Senato della Repubblica.
Non è destinata alla vendita ed è utilizzata solo per scopi
di comunicazione istituzionale.
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Tradizione e innovazione: la stenografia in Senato
Cenni SToriCi
La pubblicità dei lavori parlamentari è un
elemento fondamentale
dei Parlamenti moderni,
la cui evoluzione si è
compiuta in direzione della massima trasparenza e
conoscibilità dei dibattiti,
attraverso, in primo luogo,
gli atti ufficiali dell’Istituzione.
diffondersi le informazioni sui dibattiti e le deliberazioni dei Comuni e
dei Lord attraverso la
stampa.
L'articolo 64 della Costituzione prevede che le
sedute delle Camere siano
di norma pubbliche. I resoconti parlamentari attuano questo principio
(articolo 60 del Regolamento del Senato).
Si trattava, naturalmente, di servizi giornalistici e non di atti parlamentari veri e propri, ma
ebbero comunque il merito di far conoscere
quanto avveniva nelle
Aule parlamentari ad un
numero crescente di persone e non più solamente
agli addetti ai lavori, e
creare l’aspettativa di una
comunicazione istituzionale.
Già nella seconda
metà del XVII sec. in Inghilterra cominciano a
L’evoluzione è avvenuta tra numerose difficoltà. Basti pensare che
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Primo modello meccanico di tastiera Michela,
in uso dal 1881 alla fine degli anni ‘60
ancora nei primi anni del
XIX secolo era fatto divieto ai “resocontisti” di
prendere appunti durante
le sedute parlamentari.
Dovevano affidarsi alla
sola forza della memoria.
ma di fatto già da trent’anni il Parlamento inglese, tra mille resistenze,
si muoveva in questo senso.
In Italia, fino all’avvento dello Statuto Albertino, era vietata anche
la pubblicità dei dibattiti
giudiziari e per le prime
tre legislature parlamentari e per parte della quar-
La Costituzione francese del 1791 diede il primo crisma di ufficialità
alla pubblicità dei lavori,
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ta, cioè fino al 1851, i
resoconti della Camera e
del Senato del Regno di
Sardegna sono particolarmente carenti.
Solo nel 1856 gli stenografi entrarono a far
parte a tutti gli effetti
della pianta organica del
Senato del Regno e, alla
fine del XIX secolo, il
servizio di stenografia fu
modernizzato con l’introduzione della macchina
“Michela", ideata dal professor Antonio Michela
Zucco e utilizzata in Aula
a partire dal 1881.
In Senato, nel 1848,
la pianta organica era
molto ridotta e non comprendeva nessuno stenografo, mentre nel Parlamento francese gli stenografi erano già quattordici.
Giovanni Stornone, Antonio Michela.
Olio su tela, fine sec. XIX
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il
SiSTema STenografiCo
“miChela”
La stenografia nasce
dal bisogno di superare
un problema pratico, cioè
scrivere alla velocità del
parlato. Mediamente si
possono pronunciare fino
a 200 parole al minuto (e
arrivare a pensarne 300),
mentre si arriva a scriverne 25 al minuto, che
con una tastiera dattilografica diventano circa
70.
preciso e tempestivo trovò
soluzione in Senato con
gli studi del professor Antonio Michela Zucco, che
nella seconda metà del
XIX secolo inventò un
rivoluzionario sistema stenografico che prese il suo
nome.
Il sistema
“Michela"
La questione, perciò,
si pone anche nelle aule
parlamentari, dove l’ausilio di un metodo di stenografia si rivela fondamentale nel lavoro del
resocontista.
Il sistema “Michela”
si basa sul principio della
divisibilità delle parole in
sillabe e della rappresentazione con una singola
battuta rendendo più veloce la composizione di
Il problema di avere
un resoconto puntuale,
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Uso della tastiera “Michela”
una intera parola.
stenografico che, da solo
o in combinazione con
altri segni, consente di
rappresentare tutti i suoni
pronunciabili dall’apparato vocale. Questo consente quindi di stenografare anche in altre lingue,
addirittura prescindendo
dalla conoscenza delle
stesse da parte dello stenografo.
Questi due elementi
vengono inoltre combinati con la possibilità,
propria di ogni sistema
stenografico, di utilizzare
abbreviazioni e sigle.
Per ottenere questi risultati la macchina originaria utilizzava una tastiera composta da venti
tasti, simili a quelli di un
pianoforte e una striscia
di carta su cui venivano
impressi i segni stenografici.
La tastiera è idealmente divisa in due parti
comandate dalle due mani
in modo tale che a ciascun dito sono assegnati
solo due tasti e sempre
gli stessi.
A ognuno dei venti
tasti corrisponde un segno
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viene scritto il suono di
inizio sillaba; nella seconda il suono che eventualmente precede quello
della vocale accentata
della sillaba; nella terza
(la più importante del sistema) il suono della vocale accentata della sillaba; nella quarta parte,
infine, il suono che eventualmente segue quello
della vocale accentata.
A ogni pressione contemporanea delle dita di
entrambe le mani su uno
o più tasti corrisponde
sulla stessa riga della striscia di carta la scrittura
di una combinazione di
suoni e quindi di una sillaba.
Poiché nella lingua
italiana la maggior parte
delle sillabe è composta
al massimo da quattro
suoni (coincidenti con
singole lettere o con loro
aggregazioni), sia i venti
tasti sia la striscia di carta
sono idealmente divisi in
quattro parti, da sinistra
a destra. Nella prima parte
La striscia stenografica
così ottenuta contiene una
serie di fonemi che vengono letti riga per riga
in modo da ricostruire le
singole parole.
Esempio di striscia in alfabeto “Michela”
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L'evoluzione
della “Michela"
mente a quanto fatto nei
più importanti Parlamenti
del mondo.
La macchina “Michela” era inizialmente un
mobile di legno su tre
piedi che lo stenografo
poteva spostare all’interno
dell’Aula non esistendo
un impianto di amplificazione e si è modificata
nel tempo utilizzando diversi materiali.
La nuova
tastiera
elettronica
L’applicazione dell’elettronica alla tastiera
“Michela” aveva consentito già in passato di giungere alla traduzione dei
singoli fonemi in modo
automatico, ma i software
dell’epoca, anche per la
limitata potenza di elaborazione non consentivano un’efficace traduzione dei fonemi in parole.
Negli anni, in Senato
sono state molte le sperimentazioni nel campo
della resocontazione, fino
al riconoscimento vocale,
che però non si sono dimostrate, quanto a precisione, affidabilità e velocità, all’altezza del sistema stenografico “Michela". Così si è scelta la
strada di coniugare il metodo tradizionale “Michela" con i nuovi mezzi
messi a disposizione dall'informatica, analoga-
Solo nel 1993, con la
comparsa sul mercato di
nuovi software e di elaboratori più potenti, sono
iniziate in Senato le prime
sperimentazioni dei programmi di trascrizione
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Il nuovo modello di “Michela”
assistita (computer aided
trascription), all’epoca già
largamente diffusi nel
mercato statunitense. Anche la tastiera Michela è
stata reingegnerizzata
con l’eliminazione della
striscia di carta (sostituita
dal suo equivalente elettronico sul PC) e l’adozione del diffuso protocollo Midi-USB per la comunicazione con il computer.
nogrammi e i discorsi stenografati compaiono subito in chiaro sullo schermo di un PC.
Con la “Michela” gli
stenografi del Senato hanno conseguito ai campionati di stenografia tre
titoli mondiali (1983,
1985 e 1995) e dal 1977
al 1996 tutti i titoli italiani. Ai campionati mondiali del 2009 e del 2015
una giovane stenografa
del Senato ha raggiunto
la più elevata velocità di
scrittura stenotipica tra
tutti i concorrenti e tutti
i sistemi, compresi quelli
di riconoscimento vocale.
(445 sillabe, pari a circa
200 parole, nel 2009 e
471 sillabe nel 2015).
La tastiera “Michela”
alla cui costante innovazione negli ultimi decenni
hanno contribuito gli stenografi anche con la presentazione di tre brevetti,
è pertanto oggi del tutto
computerizzata: il software decodifica gli ste10
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il
reSoConTo STenografiCo
Resoconti stenografici di Aula e Commissione
Il resoconto stenografico, cioè il documento
(pubblicato oggi online)
nel quale è riportato fedelmente tutto ciò che
accade in Aula e, in alcuni
casi, nelle Commissioni,
è l’atto ufficiale che certifica quanto è successo
in Senato: è lo strumento
per conoscere cosa avviene nelle Aule parlamentari.
Con il resoconto, ad
esempio, è possibile ricostruire l’iter di una legge, i passaggi e le di11
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Il tavolo degli stenografi nell’Aula del Senato
scussioni che hanno portato al testo definitivo, o
anche interpretare correttamente il pensiero del
legislatore.
stenografi parlamentari.
Si tratta di un’attività
complessa: un lavoro di
equipe, con varie fasi di
lavorazione, paragonabile
ad una sorta di ‘officina
del linguaggio’.
è la fonte primaria e
ufficiale dell’attività del
Senato, oggi affiancata
da altri strumenti di comunicazione istituzionale
quali le riprese audio video.
La prima fase è la ripresa stenografica in
Aula, dove gli stenografi
si alternano ogni 5 minuti
utilizzando la tastiera Michela, oggi completamente computerizzata.
La redazione dei resoconti del Senato è affidata a un ufficio appositamente dedicato, l’Ufficio dei resoconti, e a figure professionali altamente specializzate, gli
Un sofisticato programma di riconoscimento (Total Eclipse) consente
una immediata trascri12
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e lessiciale, l’eliminazione
di ridondanze e ripetizioni
e un’attenta verifica di
tutti i riferimenti testuali
e normativi.
zione in chiaro delle note
stenografiche, che vengono inviate in rete alla
postazione dello stenografo, che si trova nelle
immediate vicinanze
dell’Aula, per la successiva
elaborazione.
Si passa così da un
discorso orale a un testo
scritto, riproduzione fedele
del pensiero e delle parole
dell’oratore, ma scorrevole
e fruibile per chiunque
sia interessato all’argomento.
Si passa alla seconda
fase, quella della resocontazione, per la quale
lo stenografo ha a disposizione circa quaranta minuti prima di rientrare in
Aula per il turno successivo. Si tratta di un’operazione particolarmente
delicata di pulizia del
testo che comporta una
correzione grammaticale
Oltre ai testi degli interventi, lo stenografo verifica che siano riportate
correttamente le fasi procedurali (ad esempio, le
votazioni) e cura la co-
Il tavolo degli stenografi nell’Aula del Senato
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verifiche, il resoconto è
pronto per la pubblicazione definitiva su internet, in formato elettronico
certificato, per essere consultato o stampato dagli
utenti.
siddetta ‘fisionomia’, cioè
l’insieme di comportamenti e situazioni non
formali ma rilevanti che
si verificano nel corso
della seduta (interruzioni,
applausi, contestazioni...).
Infine, inserisce i link per
la pubblicazione su internet.
Il resoconto in corso
di seduta e l’archivio dei
resoconti definitivi sono
disponibili sul sito
www.senato.it.
A questo punto il resoconto viene accorpato
e pubblicato su internet,
come bozza non corretta.
Si passa poi alla fase
della revisione e del controllo dei testi prodotti
dagli stenografi.
Dopo eventuali correzioni formali e ulteriori
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Questa lettera è uno dei tanti riconoscimenti
che salutarono il sistema stenografico
ideato dal professor Antonio Michela Zucco