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Spettacoli 21
Corriere del Mezzogiorno Sabato 9 Aprile 2011
BA
L’evento La Monica: «Non l’avremmo fatto senza il sostegno del Comune e della Regione»
Ieri sera a Bari
E’ l’edizione più difficile
Dalla e De Gregori:
Petruzzelli strapieno,
passione e nostalgia
Da martedì a Lecce il Festival del cinema europeo 2011
LECCE — La XII edizione del Festival del Cinema Europeo probabilmente passerà alla storia della
manifestazione salentina come la
più critica di quelle che si sono
succedute in tutti questi anni e
che hanno fatto crescere esponenzialmente l’iniziativa diretta da Alberto La Monica. Ma il pubblico
non se ne accorgerà: il cartellone
è infatti ricchissimo di appuntamenti ed eventi che il pubblico
potrà seguire nelle cinque sale
del cinema Massimo, dove dal 12
al 16 aprile si svolgerà la manifestazione (il programma è già consultabile e scaricabile on line sul
sito festivaldelcinemaeuropeo.it).
Alla vigilia dell’inizio dell’edizione 2011 del festival, tuttavia,
La Monica non fa misteri sulle difficoltà che ne hanno turbato la
preparazione: «Oltre alla crisi generale e ai tagli alla cultura, che
stanno mettendo in ginocchio
l’intero sistema produttivo cinematografico italiano - spiega il direttore della manifestazione quest’anno ci siamo trovati di
fronte all’incognita delle sorti del
ministero dei Beni culturali, che è
uno dei partner di riferimento del
festival. Mi preme perciò sottolineare che senza l’impegno del Comune di Lecce e della Regione Puglia, questa edizione non avrebbe
avuto luogo». C’è quindi anche
un risvolto politico dietro la scelta di dedicare ad un produttore
(anziché, come di consueto, ad
un regista) una delle sezioni più
importanti del festival, quella che
A sinistra, Raoul Ruiz e Paulo Branco
sul set de «I misteri di Lisbona».
Sopra, «I bambini della sua vita»
celebra i protagonisti del cinema
europeo: «Abbiamo voluto evidenziare - continua La Monica l’aspetto fondamentale del ruolo
produttivo nella costruzione di
un film, il cui risultato finale è
un’espressione artistica ma la cui
preparazione sarebbe impossibile
senza un produttore. E in questo
senso la figura di Paulo Branco
rappresenta un’eccellenza, riconosciuta dal Parlamento europeo
che lo ha premiato come miglior
produttore».
Il produttore conta
Per la prima volta la sezione dei protagonisti
solitamente riservata ai registi è dedicata
a un produttore, il portoghese Paulo Branco
Anche dietro il successo del Festival del Cinema Europeo c’è
uno sforzo produttivo indispensabile per la riuscita artistica della
manifestazione, «altrimenti non
sarebbe stato possibile ospitare i
più grandi registi europei, come
abbiamo fatto nelle passate edizioni, o presentare al pubblico un
capolavoro come I misteri di Lisbona, ultimo film di Raoul Ruiz
della durata di 4 ore e 26 minuti,
prodotto proprio da Branco, che
è in programma a Lecce il 16 aprile nella sala 4 del Massimo». Il
confronto tra aspetti produttivi e
artistici della cinematografia sarà
anche al centro di una tavola rotonda, «Identità e linguaggi del cinema europeo», annunciata anch’essa nella giornata conclusiva
del festival, in cui registi e produt-
tori europei interverranno esponendo gli aspetti dei rispettivi paesi di provenienza sul tema.
L’appuntamento con i film in
concorso per l’Ulivo d’oro inaugurerà, anche quest’anno, il programma della manifestazione, a
partire dalle 9 di martedì nella sala 5 (dove saranno ospitate tutte
le pellicole in gara). L’Italia è rappresentata da I bambini della sua
vita, del giovane regista sardo Peter Marcias, che ha iniziato come
documentarista e che qui a Lecce
presenta la sua opera seconda (in
programma mercoledì, alle 9 e alle 22): il film è interpretato da Piera Degli Esposti e dall’attore francese Julien Alluguette, con la partecipazione di Nino Frassica.
Francesco Farina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
World music Battesimo dei nuovi brani dal vivo domani al Kismet sotto l’egida di Puglia Sounds
«Un viaggio nel pensiero mediterraneo»
Così il gruppo barese dei Radicanto definisce il nuovo cd, «Bellavia»
BARI — «Accorciare le distanze, superare i conflitti, ripensare le frontiere». Alla scoperta degli elementi culturali che uniscono le tradizioni musicali
del Mediterraneo, per una volta, tramutando in ricchezza le differenze tra popoli ed etnie. Ecco di nuovo all’opera il progetto culturale Radicanto, formazione barese costituita anche in una omonima associazione, nata nel giugno 1996 (tra poco compirà
15 anni di attività) dall’esperienza del chitarrista e
compositore Giuseppe De Trizio. Missione: recuperare e ripensare in modo originale la musica popolare del Sud Italia e, più in generale, dei Sud del
mondo. Dopo 15 anni sui palchi di tutta Italia, numerose e interessanti collaborazioni (Giovanni Lindo Ferretti, Tabulè, Micrologus, Michel Godard), lavori per cinema e teatro, nonché sei dischi all’attivo, i Radicanto sono uno dei gruppi di riferimento
nel panorama della musica popolare italiana. E domani sera torneranno ad esibirsi nella propria città, al teatro Kismet Opera alle 21 (biglietto 10 euro,
info su www.pugliasounds.it), per presentare in
una prima uscita nazionale, offerta dal programma
regionale Puglia Sounds, il nuovo cd intitolato Bellavia, in uscita il prossimo 19 aprile per l’etichetta
romana III Millennio (distribuito da Edel). I cinque
Radicanto, ovvero le voci, Maria Giaquinto e Fabrizio Piepoli (anche basso), Giuseppe De
Trizio alla chitarra, Adolfo La
Volpe alla chitarra elettrica e
alla chitarra portoghese e
Francesco De Palma a batteria
e percussioni, saranno accompagnati per l’occasione da
Raiz, Giovanni Chiapparino alla fisarmonica e dal Vertere
String Quartet.
«Non mi piacciono i registi
e i musicisti che fanno sempre lo stesso disco o film - racconta De Trizio - così Bellavia
è qualcosa di molto diverso dal precedente Il mondo alla rovescia». Quello di tre anni fa era un album alla Nick Drake (secondo al premio Tenco), fatto di sottrazioni, asciugato, alle radici del folk; Bellavia, invece, «oltre ad essere il cognome di una
mia amica - spiega - è un lavoro molto prodotto,
arioso, una ipotesi di viaggio nel concetto, oggi un
po’ abusato, di pensiero mediterraneo». Un cammino che prende le mosse dal progetto live Musica
Album
Alcune
immagini del
concerto di
ieri: il pubblico,
composto e
tranquillo
BARI — Petruzzelli strapieno - e c’era
da aspettarselo dalla prima barese del
«Work in progress tour» - per Lucio
Dalla e Francesco De Gregori. Il pubblico, composto come piace al Principe,
ha affollato ogni ordine di posto: il tutto esaurito è stato registrato settimane fa.
Inevitabile che per la reunion che ha superato la soglia delle settanta tappe
(benché in principio ne fossero previste soltanto due: Roma e Milano) abbia
attirato un pubblico per metà almeno composto da
adulti. Adulti
che, in qualche caso, tornavano ad
ascoltare Dalla e
De Gregori a oltre
trent’anni dalla
prima trionfale
tournée: quella di
Banana Republic.
Tra loro, l’addetta stampa del presidente della Regione, Susanna
Napolitano, chiamata la prima e la
seconda volta
(nel ’79 e ieri) dal
«grande amore
per Francesco De
Gregori». Tra i
non numerosissimi vip, il presidente della Banca
Popolare di Bari,
Gianmarco Jacobini.
Il concerto, iniziato con un puntuale ritardo di un
quarto d’ora, è
partito sulle note di un tris di canzoni
sicuramente appassionante per i non
più giovanissimi: Tutta la vita di Dalla, Anna e Marco, Titanic.
Domenica il «Work in progress tour» è
in programma al Politeama Greco di
Lecce.
Adriana Logroscino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sotto, la copertina del cd «Bellavia». Sopra, foto di gruppo dalla stessa seduta fotografica che ha fruttato la copertina
Immaginaria Mediterranea, che
da tempo i cinque pugliesi portano in giro per il paese insieme all’ex leader degli Almamegretta,
Raiz. «Cerchiamo di riscrivere un
pentagramma mediterraneo continua il musicista barese - di
tracciare una narrazione che si rivolge al passato ripensandolo,
senza nessuna idea filologica ma
secondo canoni d’autore e con entrambi i piedi nel contemporaneo. Il passato può aiutare a guardare il futuro».
Bellavia, nelle sue dodici tracce arrangiate da Giovanni Chiapparino (nella title-track Bellavia gli arrangiamenti d’archi sono di
Luigi Giannatempo), risuona delle esperienze musicali vissute dai Radicanto negli ultimi anni, dalla
cover di Im nin alu, storica hit di Ofra Haza, alla
intensa Non scappare, scritta con Teresa De Sio,
che insieme a La ragazza offrono uno spaccato sul
tema della migrazione e della condizione femminile. Poi la tarantella garganica Soni a battenti di Pi-
no De Vittorio, Mia Yrmana fremosa, rielaborazione di una cantiga de amigo del XIII secolo, proseguendo con la ballata sarda La filugnana, con U
cant du navegande, cover del cantastorie molese
Enzo Del Re, fino al tango de La città è lontana. Africa, Portogallo, Medioriente, Sud Italia, suoni provenienti dai quattro angoli della macroregione mediterranea. «Siamo una entità difficilmente accostabile a qualcun altro - sottolinea - il filo conduttore
della nostra ricerca è sempre lo stesso, magari cambiano le coordinate: prima dirigevamo la nostra indagine solo verso Sud, oggi abbiamo allargato i nostri orizzonti pensando in termini panregionali. Ma
resta ferma l’attenzione alla forma canzone».
Oggi i Radicanto sono entusiasti di riportare la
loro musica in Puglia per il primo di una lunga serie di concerti nella regione: «In questi anni la Puglia è la vera fucina della musica d’autore italiana
sotto varie forme, Caparezza, Daniele Di Maglie e
tanti altri - puntualizza De Trizio - peccato che non
si vendano più dischi, qui avrebbe potuto nascere
la nuova scuola genovese».
Nicola Signorile
© RIPRODUZIONE RISERVATA