GUSTO esplora la tua natura e i suoi effetti stupe facenti
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GUSTO esplora la tua natura e i suoi effetti stupe facenti
���������������������������� Gusta CHE SENSO HA? Come mai per alcune bevande come il caffè, il tè, il cioccolato caldo, un buon vino, parliamo di aroma e non semplicemente di odore? Perché in esse il profumo si mescola delicatamente con il sapore fino a formare una percezione nuova, indistinguibile dalle singole sensazioni di olfatto e di gusto, alla cui intensità può contribuire anche la consistenza e perfino il suono; basti pensare alla sensazione vellutata di una tazza di cioccolato, al piacevole borbottio del caffè che esce dalla caffettiera, o al solletico che fanno sulla lingua le bollicine di una semplice bibita gasata. E la vista? Apparentemente esclusa da questo “concerto” di sensazioni è invece anch’essa notevolmente coinvolta. Un semplice esperimento dimostra come il gusto, da solo, senza gli indizi forniti dalla vista e dall’olfatto, possa trovarsi in grave imbarazzo. Obiettivo Riflettere sul fatto che la sensibilità al sapore è influenzata dall’olfatto e dalla vista Materiali - alcune pipette o semplici contagocce - una benda per gli occhi per ciascun partecipante - un tappa-naso o una vecchia molletta di legno per stendere i panni con molla debole per ciascun partecipante - un tovagliolo - un vassoio - un cappuccino freddo zuccherato - un succo di pomodoro - un succo di frutta alla pera - latte - acqua - tè Cosa fare Disponete su un vassoio le bevande ben coperte dal tovagliolo. Nessuno dovrà sapere cosa si nasconde sotto il panno. Bendate i partecipanti e chiudetegli bene il naso con il tappa-naso o con la molletta di legno. Chiedete a ciascun partecipante di tirar fuori la lingua e, utilizzando una pipetta o il contagocce, fate cadere al centro della lingua un paio di gocce di cappuccino. Invitatelo poi ad assaporare per bene il liquido e di descriverlo, cercando quindi di identificarlo. Rimuovete il tappa-naso e ripetere l’esperimento, chiedendo di identificare la stessa bevanda anche attraverso l’odore. Ripetete lo stesso esperimento con le altre bevande. GUSTO esplora la tua natura e i suoi effetti stupe facenti Gusta Osservazioni conclusive Questa semplice esperienza aiuta a riflettere sul fatto che, senza l’aiuto dell’olfatto, le bevande hanno un gusto molto simile e si differenziano unicamente in base a generiche sensazioni di dolce, amaro, aspro e salato. Ciò accade perché le terminazioni nervose delle papille gustative presenti in determinate aree della lingua sono specializzate, appunto, nel rilevare il sapore dolce, amaro, salato o acido di un cibo o di una bevanda. Senza avere la possibilità di odorare e di osservare sarà comunque difficile capire di quali bevande specifiche si tratti. Molto spesso per identificarle si rende necessario togliere la benda ed usare la vista. La maggior parte dei sapori che sentiamo sono dovuti quindi in gran parte all’odore, o quando anche questo non basta, interviene anche la vista a guidarci nell’identificazione. Se si può disporre della vista, ad esempio, non si confonderà il latte con un succo di frutta alla pera, come invece accade generalmente se li si assaggia... al buio. Testi a cura di Istituto Pangea Onlus GUSTO esplora la tua natura e i suoi effetti stupe facenti ���������������������������� Gusta STRISCIA, MA SENZA STRISCE Per chi è abituato a ragionare in termini antropocentrici, è difficile immaginare che alcuni vertebrati evoluti possano utilizzare di preferenza il gusto e l’olfatto, piuttosto che la vista e l’udito. È questo, invece, il caso dei serpenti, che si rapportano con il mondo esterno soprattutto assaggiandolo. L’elaborazione dei dati sensoriali gustativi ed olfattivi così raccolti è affidato ad un organo specializzato, che manca negli esseri umani. È ugualmente possibile, però, che una persona riesca a riconoscere, senza vederli ma soltanto assaggiandoli, i contorni di una traccia “commestibile”. Obiettivo Riflettere sulle potenzialità di gusto e olfatto rispetto all’interpretazione della realtà esterna Materiali - un piatto di plastica per pizze per ciascun partecipante - un barattolo di crema di cioccolata o di marmellata - una benda per gli occhi per ciascun partecipante Cosa fare Invitate i partecipanti disposti a “fare il serpente” a bendarsi e a prendere un piatto di plastica su cui avrete disegnato una “traccia” con una sostanza dal sapore e dall’odore intensi, come ad esempio una crema al cioccolato o una marmellata. Chiedetegli di comportarsi come farebbe un serpente in cerca di prede, ovvero di dardeggiare la lingua all’esterno ad intermittenza, cercando, con colpetti vibrati sulla superficie del piatto (e con l’aiuto di qualche annusatina) di individuare l’andamento della traccia disegnata. Per rendere più esplicita l’esperienza si può disegnare una figura dal contorno geometrico (ad esempio un triangolo o un rombo) e chiedere al volontario di dirne il nome. Osservazioni conclusive Quando si fa “tacere” un organo di senso per noi privilegiato, come la vista, è più facile scoprire le potenzialità insospettate del gusto e dell’olfatto e la loro capacità di fornire indizi significativi per la ricostruzione della realtà esterna. In molti casi, come ad esempio in quello famoso di Helen Keller, priva fin dalla nascita della vista e dell’udito, è stato proprio l’uso di queste “finestre” sensoriali ad aprire la possibilità di una vita di relazione. Testi a cura di Istituto Pangea Onlus GUSTO esplora la tua natura e i suoi effetti stupe facenti