Ins. ALESSANDRA ALBINI “Il dialogo e il pluralismo religioso a

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Ins. ALESSANDRA ALBINI “Il dialogo e il pluralismo religioso a
Alessandra Albini
Manerbio, 15 ottobre 2013
Il dialogo e il pluralismo religioso a scuola
«Su ogni cosa bella della vita l’adulto medio mette l’etichetta “impossibile”.
Ma il vero insegnante, in qualunque ordine di scuola, invece è quello che,
con la parola e con l’azione, mostra a chi gli è affidato
che possiamo trovare strade nuove insieme,
che qualche situazione del mondo può realmente essere migliorata
a partire da adesso e da noi.
R.MANCINI, Coabitare il mondo: risveglio etico e rinascita della scuola.
Le religioni si affacciano sulla scena pubblica, si presentano come fenomeni nuovi che
superano i loro confini e le frontiere nazionali.
Le istituzioni sono chiamate a riflettere su queste realtà planetarie emergenti: nuove
risposte sono necessarie o quantomeno nuove modalità di pensiero.
La scuola, soprattutto, è chiamata a interrogarsi e a fare i conti con una realtà politica,
sociale e culturale difficile da gestire.
È dalla scuola che bisognerebbe ripartire per poter ritrovare, al proprio interno, le risorse
che autocostruiscono, giorno per giorno, un’educazione universale.
Gli attori principali sono gli insegnanti e gli alunni.
Il lavoro che presento è il resoconto di una parte della ricerca della mia tesi sugli
insegnanti di IRC.
Le informazioni sono state raccolte attraverso delle interviste semi-strutturate che hanno
dato la possibilità ai docenti di esprimere i propri pareri, punti di vista, interessi e
aspettative riguardo l’insegnamento delle religioni a scuola. Interessanti sono anche le
considerazioni che i docenti hanno fatto sugli alunni.
Le scuole in cui sono state effettuate le interviste1 sono inserite nella rete di competenza
del CTI 2 di Manerbio.
Inoltre presento anche alcune interessanti e nuove sperimentazioni inerenti la tematica
religiosa, delle proposte metodologiche che nella scuola, e in ambienti ad essa collegati,
sono state attuate.
1. Gli insegnanti: il parere degli esperti.
Il tema sul quale tutti gli insegnanti si sono trovati concordi è la mancanza di
collaborazione con gli altri docenti della classe. Essi spesso non si sentono inseriti nella
1
Le interviste sono semi-strutturate per dare spazio e libertà di parola agli insegnanti. Le interviste seguono tuttavia una traccia
comune che ha guidato i docenti verso delle tematiche prestabilite.
1
scuola, anche se partecipano, come gli altri docenti, a tutte le attività didattiche. In alcuni
casi l’insegnamento della loro materia è visto dai colleghi in modo distorto e riduttivo. Solo
alcuni insegnanti della scuola primaria hanno invece trovato un clima accogliente e
collaborativo. Questo grazie alla possibilità di lavorare, con gli altri colleghi, in progetti
sperimentali trasversali e interdisciplinari. La possibilità di partecipare e inserirsi, con la
propria disciplina, in questi lavori è di fondamentale importanza per iniziare a fare delle
sperimentazioni nella scuola e a far emergere le effettive potenzialità di una cultura
religiosa. Nella scuola primaria è più facile riuscire a realizzare lavori significativi che
coinvolgano gran parte delle discipline. Alle scuole secondarie di primo e secondo grado
ciò appare un’impresa ancora piuttosto lontana da una possibile attuazione. In alcuni casi
si è riusciti a unire il lavoro di più docenti, ma i risultati ottenuti sono stati essenziali, di
breve durata.
Dalle loro risposte i docenti di IRC hanno fatto emergere, anche se in modo implicito, una
questione molto importante: l’approccio a un maggiore coinvolgimento delle religioni,
all’interno della scuola, deve accogliere tutti gli insegnanti. Questo perché a tutti spetta il
difficile compito di “alzare lo sguardo”, per poter riuscire ancora a credere nella mission
educativa della scuola che è quella di formare una nuova cittadinanza planetaria e per
trovare sempre nuove vie di apprendimento.
Sono loro che possono ridare all’ ambiente di lavoro e agli stili educativi un nuovo respiro,
verso un’etica universale basata più sulle esperienze fatte insieme e meno su una astratta
teoria che si fonda su regole e divieti. Roberto Mancini utilizza il termine di “incontro
corale” 2 per esplicitare questo nuovo armonico stile educativo che pone l’attenzione sul
rispetto e l’attuazione della dignità umana attraverso l’accoglienza, l’ospitalità, la
corresponsabilità democratica. Il risveglio di questo “rinnovato senso etico” 3 per gli
insegnanti è un percorso non certo semplice. Tutti indistintamente ne sono coscienti e
sentono che una svolta dovrà pur essere fatta, con pochissimi aiuti economici, all’interno
di un disinteresse generale, sfruttando le opportunità a disposizione.
Attendere o sperare che l’incontro tra culture e religioni possa avere una svolta attraverso
dibattiti astratti o desiderate attenzioni sociali non porta ad alcun risultato.
È nelle sperimentazioni, nel lavoro quotidiano che è possibile far maturare insieme una
prassi di corresponsabilità per la Terra e per il cammino dell’uomo.
Riguardo all’utilizzo di nuove piste di lavoro, tutti gli insegnanti di IRC intervistati hanno
manifestato il loro entusiasmo a sperimentare delle nuove esperienze didattiche. Tuttavia
sono consapevoli che, nelle loro lezioni, il tempo a disposizione è limitato e le classi
coinvolte sono molte.
2. Sperimentazioni in atto nella scuola
Vorrei qui presentare due esperienze significative dalle quali si possono prendere degli
interessanti spunti per aprire delle piste di lavoro: la prima chiamata “Bibbia Educational”
sperimentata nelle scuole di alcune città italiane e la seconda detta “Il Syllabus di
Bradford” nato in Gran Bretagna, oggi in fase di sperimentazione e valutazione in alcune
scuole pilota italiane.
2 R.MANCINI, “Coabitare il mondo: risveglio etico e rinascita della scuola”, Convegno interculturale del CVM, Senigallia 2013.
3 ibidem
2
“Bibbia Educational” è un lavoro sperimentale in prospettiva interculturale e interreligiosa
messa a disposizione delle scuole secondarie di primo e secondo grado per incentivare la
lettura della Bibbia, approcciandosi al testo in modo culturale, aconfessionale e
interdisciplinare.
Studiare la Bibbia a scuola vuol andare alla ricerca della “storia degli effetti” 4 letterari,
storici, artistici, filosofici, scientifici che il testo ha determinato a livello culturale.
Essere consapevoli della propria “location” 5 e conoscerla, permette ad ogni uomo di non
staccarsi dalle proprie radici, intese come quella parte culturale di noi più radicata: le
espressioni culturali, i valori, le pratiche, gli stili di vita uniti a livello viscerale all’ambiente
di riferimento e alle sue tradizioni.
Dimenticare e s-radicarsi da tutto ciò comporta dei rischi tra i quali il più immediato è
quello di cercare le proprie origini all’interno di uno spazio identitario ben delineato che
utilizza il sacro per costruire, a proprio piacere, delle radici “senza coscienza e
conoscenza”. 6
La Bibbia dev’essere interpretata e letta nei suoi diversi aspetti:
Come testo ispirato perché rivelato da Dio con parole umane.
Come testo storico perché, attraverso una lettura aconfessionale, è possibile
cogliere la storia della salvezza nell’incontro con le storie concrete di singoli e
popoli.
Come testo letterario narrativo-simbolico perché racconta ciò che Dio ha fatto per
un popolo. L’autore del testo, in questo caso è anonimo, plurale, una voce collettiva
che ha influito sulle letterature occidentali. La narrazione come dimensione
educativa può essere un importante strumento di conoscenza anche nei confronti
del pluralismo religioso.
Come testo plurale perché è aperto, ospitale e contiene una varietà di popoli,
lingue e culture.
Come testo secolare perché è “un classico” del pensiero, della letteratura e della
fede.
Come testo interculturale perché è il risultato di una mediazione culturale fra
diverse tradizioni che entrano ed escono dal testo.
La Bibbia, seconda questa nuova prospettiva di analisi, non dev’essere emarginata e
indirizzata solo ai docenti di IRC e agli alunni che si avvalgono dell’ora di RC, ma aperta a
tutti. Proporre la lettura e la decodifica della Bibbia a scuola non è un’operazione
confessionalistica né identitaria, ma un’operazione culturale che ha come obiettivo la
costruzione dello spazio in cui i nuovi cittadini possano formarsi, confrontarsi, co-costruire
e lavorare insieme. L’integrazione e la collaborazione fra la religione musulmana, ebraica
e cattolica è diffusa in tutta l’opera.
La proposta di coinvolgere diverse discipline di studio e di chiedere la collaborazione di
tutti i docenti è stato un passo in avanti in senso interdisciplinare verso un’auspicabile
unità dei saperi, caratteristica fondamentale per la formazione dello studente d’oggi.
4 L.ZAPPELLA, L’insegnamento del fatto religioso: prospettive e problemi aperti, negli Atti del convegno nazionale dell’Associazione 31
Ottobre
“Laica
plurale
pubblica:
la
scuola
italiana
tra
riforme
e
resistenze”,
2005,
p.3
(www.associazione31ottobre.it/convegno_milano/atticonvegno_milano.pdf)
5 B.SALVARANI, A.TOSOLINI, Bibbia cultura scuola, Claudiana/EMI, Torino/Bologna 2011, pp.32-40. (libro 1 della collana “Bibbia
cultura scuola” composta da 15 volumi)
6 ibidem
3
“Il Syllabus di Bradford” invece è un progetto che incentiva la conoscenza e la
comprensione delle religioni attraverso l’utilizzo dell’approccio comparativo per trovare
valori e bisogni simili. L’attenzione viene posta sulla pluralità delle religioni e la
trasversalità del progetto rispetto a tutte le discipline d’insegnamento.
Il “Bradford Agreed Syllabus for Religious Education” è un manuale pubblicato nel 1996
dal centro di educazione interreligiosa (l’Interfaith Education Centre) di Bradford nel Regno
Unito.
Il progetto è stato elaborato grazie alla collaborazione e alla partecipazione attiva di
diverse persone con compiti e posizioni sociali assai differenti: insegnanti, politici locali,
rappresentanti delle fedi religiose e delle comunità sociali presenti sul territorio. L’obiettivo
principale del Syllabus è fare in modo che:
“La scuola si assuma il compito interculturale di fornire alle giovani generazioni esperienze
di riflessione sui differenti modi di vivere l’esperienza del sacro e di dare risposte ai grandi
bisogni di senso. […] La finalità dell’educazione è la saggezza; […] imparare le religioni e
imparare dalle religioni.” 7
La saggezza che il Syllabus intende incrementare è quella basata sulla conoscenza e
sulla comprensione di tutte le religioni.
Il Syllabus, diffuso in lingua inglese, è stato tradotto in italiano e messo a disposizione
degli insegnanti e divulgato grazie al lavoro dei missionari saveriani e dei formatori del
CEM Mondialità di Brescia.
Il programma prevede lo studio comparato delle sei religioni più presenti nelle scuole
cittadine: quella buddhista, il cristianesimo, l’ebraismo, l’hinduismo, l’islamismo e il
sikhismo. L’approccio comparativo, di solito poco utilizzato nella tradizione di studi religiosi
in Italia, non intende portare lo studio delle religioni su un piano d’unità sincretica
d’uguaglianza.
All’interno di un mondo plurale, l’operazione mentale del comparare non può più
corrispondere al fare ordine e al classificare ma genera qualcosa di nuovo nella realtà,
perché rende la relazione con l’alterità un sentiero inesplorato, non predefinito. In questo
caso lo studio comparativo delle religioni ha il fine di trovare, all’interno delle diverse
religioni, valori e bisogni simili dell’uomo che si sono manifestati in tempi e spazi geografici
differenti. Il Syllabus è rivolto a tutti gli alunni dai 5 ai 18 anni ed è strutturato secondo un
dettagliato curricolo verticale.
La metodologia didattico-educativa utilizzata nelle scuole che aderiscono al Syllabus parte
dagli alunni e dal racconto libero delle loro esperienze vissute.
Nella seconda fase del progetto vengono organizzati dei laboratori in cui gli alunni hanno
la possibilità di scambiarsi opinioni, confrontarsi ed realizzare dei lavori insieme.
Nella terza fase, dedicata all’analisi comparativa, gli alunni:
“ dovrebbero imparare ad apprezzare i valori religiosi degli altri, nonché identificare quelli
che hanno in comune. Senza sincretismi né intenti apologetici.” 8
Il Syllabus di Bradford ha fatto proprio un auspicio ormai condiviso da tutta la pedagogia
interculturale: l’ educazione non può escludere il religioso.
7 B.SALVARANI, Educare al pluralismo religioso. Bradford chiama Italia, EMI, Bologna 2006, cit. pag.125
8 Ibi, pag. 121-122
4
Il religioso non può essere delegato solamente ai competenti pastorali delle istituzioni
religiose e soprattutto non può essere ignorato e considerato irrilevante ai fini della
maturità critica della persona e del cittadino .
3. Le religioni e l’intercultura
Le due proposte di sperimentazione didattica presentate sono dei “primi vagiti” ai quali
però dovranno seguire dei veri e propri studi e laboratori di pedagogia interreligiosa,
all’interno dei quali si potrà approfondire la didattica, i contenuti e i programmi al fine di
trovare delle vere e proprie competenze religiose.
Elio Damiano ci può dare, in modo chiaro, una definizione di competenza religiosa: “ la
capacità di giudicare e decidere in materia religiosa uscendo definitivamente
dall’indottrinamento e dall’utilizzo di un approccio catechetico.” 9
Il pedagogista sostiene che l’IRC può giocare un ruolo fondamentale per cercare di far
ritrovare all’istituzione educativa un orientamento, una nuova strada da percorrere, una
strategia di sopravvivenza per ri-localizzare i propri mondi di riferimento.
Ma per far ciò è necessario che l’IRC esca da un “provincialismo pedagogico” 10 e ritrovi la
sua legittimazione all’interno della scuola, attraverso la ricerca comune del senso.
La dimensione dell’educazione al “senso della vita” è ineliminabile e universale, rispettosa
della libertà di coscienza di tutti. 11
I metodi e i valori dell’ intercultura devono essere coltivati in tutte le discipline.
L’IRC pertanto è tenuta ad approfondire anche valori scolastici non propriamente religiosi.
In particolar modo il valore scolastico della “relatività” porta l’IRC a riconoscere il
pluralismo delle religioni e degli altri saperi che, a modo loro, rispondono alla domanda di
senso.
Pertanto la religione può contribuire a una nuova visione della conoscenza come “dono e
scoperta” e non più come un’invenzione totalmente umana.
Secondo questa prospettiva l’IRC da una parte potrebbe essere effettivamente integrata
nei curricoli scolastici, alla pari delle altre discipline, e dall’altra farebbe uscire dalla
“certezza scientifica assoluta” gli altri saperi. Nella società attuale avere la possibilità di
riflettere sul senso del limite e rafforzare il concetto di relatività è certamente di notevole
urgenza e necessità.
Decentrarsi significa anche assumere una pluralità di approcci per poter guardare ad essa
“ non come un impedimento o un disturbo, bensì come a una diversità che è ricchezza […]
condizione favorevole perché la religione cattolica possa essere colta nella sua
peculiarità.” 12
La scuola riduce le distanze dalla società grazie a questa nuova “attualizzazione e
disposizione all’umanizzazione” 13 dell’IRC.
9 E. DAMIANO,Progettare la religione: gli IRC secondo la didattica per concetti, EDB, Bologna 1994
10 E.DAMIANO, Progettare la religione: gli IRC secondo la didattica per concetti, cit., p.28
11 R.LAPORTA, Scuola di stato e educazione al senso della vita, in R.DE VITA-F.BERTI (a cura di), La religione nella società
dell’incertezza, pp.390-391
12 E. DAMIANO - P.TODESCHINI - F.BETTI, La religione cattolica a scuola: proposte operative per la scuola elementare, La Scuola,
Brescia 1989, cit., p.9
13 E. DAMIANO, Progettare la religione: gli IRC secondo la didattica per concetti, pp.49-50
5
Lo studio si ricollega sempre alla prassi, soprattutto con i giovani. È necessario inventare e
costruire insieme nomi nuovi affinché, la parola di Gesù, come ci ricorda il cardinal Martini,
possa essere tradotta nel nostro mondo, mostrando il coraggio, la forza e l’apertura
all’“altro” che da sempre la caratterizza. 14
Il modo in cui la scuola può inserire anche l’IRC in una prospettiva interculturale passa
attraverso i saperi, i contenuti scolastici, le finalità e soprattutto l’azione degli insegnanti
che sono il vero motore ideale e morale dell’istituzione. 15
L’educazione interculturale è una delle espressioni più diffuse ed interessanti
dell’innovazione educativa a cui è necessario far riferimento costantemente.
“ Intercultura e scuola vanno concepiti non come impegno da affrontare in termini di buona
volontà, bensì come i dati di un sofisticato problema da risolvere.” 16
I recenti Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio 2010- 2020 esprimono
una riflessione sui cambiamenti in atto, un desiderio di rinnovamento e un’attenzione
particolare all’educazione che necessita di progettualità e creatività per la ricerca e la
sperimentazione di strade inedite. 17
4. Gli alunni: saper ascoltare e imparare a farsi domande
Nelle interviste che ho potuto fare agli insegnanti di IRC è emerso che a scuola saper
ascoltare gli alunni diventa, ora più che mai, una necessità impellente.
Il fatto di riuscire a interessarli, a coinvolgerli nelle lezioni, è oggi un’impresa assai ardua.
Nonostante ciò è ancora possibile, partendo dai loro bisogni e dalle loro domande,
conquistarli. Mostrare fiducia in loro è di fondamentale importanza.
La domanda che presenta loro la vita e che tutti, in modo diverso, si pongono esige delle
risposte.
Se gli insegnanti riescono, in modo empatico, a far emergere parte dell’interiorità dei loro
alunni, arrivano a scoprire quanto essi possono essere diversi dalla scontata visione
superficiale che ad essi viene associata. Quale compito può svolgere un percorso di
cultura religiosa a scuola?
Enzo Bianchi ci suggerisce la risposta dicendoci che per i giovani:
“ è più importante pensare che pregare. Chi pensa ed è credente, dalla fede è indotto a
pregare; chi non pensa, in verità, non saprà mai pregare in modo autentico. “ 18
Bianchi utilizza il termine “pensare” nel senso di “imparare a farsi delle domande”.
Le domande, ecco che ancora torna nella nostra riflessione questa parola.
La preghiera oggi non viene meno, perché è sempre una relazione con Dio. Ma ne sono
cambiate le forme, la preghiera ha subito un’evoluzione antropologica.
Ora il pregare, per i nostri giovani è innanzitutto farsi domande e cercare una risposta. Se
già riescono a fare ciò è perché stanno meditando, pensando, sono riusciti a trovare
dentro di sé un piccolo spazio di deserto per il silenzio.
14 C.M.MARTINI, Conversazioni notturne a Gerusalemme, Mondadori, Milano 2008, pag.109
15 E.DAMIANO, Verso un’educazione autenticamente interculturale. Compiti specifici della scuola, in Innovazione Scuola (rivista di
cultura didattica e pedagogica dell’IRRE Marche), n° 1-2 (2005), p.18
16 E.DAMIANO (a cura di), Homo Migrans: discipline e concetti per un curricolo di educazione interculturale a prova di scuola,
FrancoAngeli, Milano 2002, cit., p.21
17 P.TRIANI, Verso una rinnovata responsabilità educativa, in Educare, impegno di tutti. Per rileggere insieme gli Orientamenti pastorali
della Chiesa italiana, collana Educare Oggi, AVE, Roma 2011, pp.19 ss.
18 E.BIANCHI – C.M.MARTINI, Le sfide del Terzo Millennio. Giovani alle prese con il mondo che cambia”, In dialogo, Milano 2009,
pag.30-31
6
È una grande conquista, considerando che vivono quotidianamente all’interno di una
cultura del disimpegno, della discontinuità, della dimenticanza utilizzando quella che
Bauman chiama “l’arte del surf” basata su un apprendimento rapido, frettoloso,
momentaneo e superficiale. 19
Il compito di un’educazione religiosa oggi, a scuola, è quella di poter fornire ai ragazzi
degli strumenti per capire ed orientarsi all’interno della complessità dei grandi processi
culturali, politico-sociali. Tutto ciò confrontandosi, in un’ottica interdisciplinare, con altre
discipline scolastiche, nessuna esclusa.
In particolar modo i cristiani hanno il compito di essere i promotori coraggiosi di un
incontro, confronto e dialogo con le altre religioni, perché stare nella storia e fra gli uomini
è la loro missione di fede.
“Gesù è venuto nel mondo per insegnarci a vivere in questo mondo.” (Paolo, lettera a
Tito, Tt 2,12)
5. Il futuro (trovare strade nuove insieme, costruire sentieri)
Mi piace concludere questo mio intervento con il contributo di un’attrice.
Questo dimostra come, altre arti, altre menti sono già riuscite, in parte, a realizzare un
contributo, all’interno del quale la tematica religiosa raggiunge vette altissime di umanità.
Lucilla Giagnoni, questo è il nome dell’attrice, riesce a far dialogare, all’interno dei suoi
lavori, diversi linguaggi, creando un’armonia d’insieme. In particolar modo nello spettacolo
“Big Bang” la scienza, la letteratura, la poesia, la lingua ebraica, il libro della Genesi, i
Salmi sono intrecciati in modo tale da farci percorrere un viaggio verso un nuovo concetto
di uomo contemporaneo. Una nuova esperienza che ci porta ad intuire che l’unione e il
contributo di diversi vocabolari, punti di vista, culture non possono far altro che ampliare il
nostro orizzonte visivo sul mondo.
L’attrice si posiziona esattamente nel luogo in cui noi siamo ora: sulla soglia, nello
sconosciuto, nel buio da cui tutto ha avuto origine.
Da questo spazio strategico in cui la paura, l’angoscia dentro e fuori di noi e il desiderio, il
fascino convivono simultaneamente, lei ci presenta un possibile percorso di rigenerazione,
dei piccoli punti di luce, un percorso di ricerca attraverso il quale è immaginabile trovare
una porzione di “infinito”. L’infinito è qualcosa di grande al quale potersi affidare, al quale
potersi rivolgere, una luce che dia sicurezza, semplicità e che possa conciliarsi ed
armonizzarsi con il buio. Quante volte siamo passati accanto a questi punti di luce, che ci
hanno “scaldato il cuore”, senza volerli vedere?
Lei ci chiede di trasformarci in bambini perché essi hanno, dentro di sé un’apertura
naturale verso il mondo: la fiducia, la volontà di relazione con l’altro e di bene nei suoi
confronti. Anche Dio ha fiducia in noi.
Michela Marzano definisce la fiducia come una “scommessa dell’umanità di ognuno di
noi.” 20 Forse è per questo motivo che è posizionata al di là della soglia. È necessario
lasciarsi andare per raggiungerla, fare un salto nell’ignoto.
19 Z.BAUMAN, Conversazioni sull’educazione, Erickson, Trento 2012, p.46-47
20 M.MARZANO, Avere fiducia, Mondadori, Milano 2012, pag. 10
7
Parlare di religione e religioni oggi significa certamente posizionarsi su una soglia incerta
tra il sospetto e la paura, che porta ognuno di noi a rifugiarsi in un universo chiuso e
l’apertura verso un nuovo mondo, l’aprirsi alla vita. La fiducia però implica delle sfide con
noi stessi: l’esporre la propria fragilità e debolezza, il mettere in conto un possibile
tradimento, il fare spazio all’insicurezza. Ma, come sostiene la Marzano “è meglio rischiare
di essere tradito che perdere ogni possibilità di aprirmi agli altri.” 21
L’amore, la gratitudine, l’amicizia nascono da una sincera e spontanea conoscenza, dal
camminare e dall’ agire insieme, dal costruire nuove strade e approcci comunicativi,
dall’infondersi coraggio a vicenda, abbandonando poco per volta la paura e l’indifferenza,
nascoste dietro “muri di vetro”.
Avere un sogno, un desiderio e poterlo condividere è accoglienza di un dono, ma è anche
una sfida intellettuale ed educativa. La responsabilità umana nasce e cresce grazie a
questo dono: “La fede chiama a decidere, porta al confronto, non esiste per offrire false
rassicurazioni.” 22
“Dio abita dove lo si lascia entrare”.
MARTIN BUBER, “Il cammino dell’uomo”.
21 Ibi, pag.207
22 C.M.MARTINI, Conversazioni notturne a Gerusalemme, cit. pag.73
8