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O
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N
A
L
I
La Festa del lavoro o Festa dei lavoratori
"Il primo maggio è come parola
magica che corre di bocca in
bocca, che rallegra gli animi di
tutti i lavoratori del mondo, è
parola d’ordine che si scambia
fra quanti si interessano al
proprio miglioramento".
è una festività mondiale celebrata il 1º maggio di ogni anno che
intende ricordare l'impegno del movimento sindacale ed i
traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori.
La festa del lavoro è riconosciuta in molte nazioni del mondo ma
non in tutte. La festa ricorda le battaglie operaie, in particolare
quelle volte alla conquista di un diritto ben preciso: l'orario di
lavoro quotidiano fissato in otto ore. L'origine della festa risale
ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri
del lavoro (Knights of Labor ),a New York il 5 settembre 1882 .
Due anni dopo, nel 1884 , in un'analoga manifestazione i
Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché
l'evento avesse una cadenza annuale come data della festività il
primo maggio.
Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i
gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a
Chicago (USA ) e conosciuti come rivolta di Haymarket . Il 3
maggio i lavoratori in sciopero di Chicago si ritrovarono
all'ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La
polizia, chiamata a reprimere l'assembramento sparò sui
manifestanti uccidendone due e ferendone diversi altri. Per
protestare contro la brutalità delle forze dell'ordine gli anarchici
locali organizzarono una manifestazione da tenersi
nell'Haymarket square, la piazza che normalmente ospitava il
mercato delle macchine agricole. Questi fatti ebbero il loro
culmine il 4 maggio quando la polizia sparò nuovamente sui
manifestanti provocando numerose vittime. In Europa la
festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti
della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata
in Italia due anni dopo.
SOMMARIO
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B
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R
E
S
C
I
A
•
RSU – RSA
“Essere, o non Essere, questo è il dilemma”
•
SDP
“Il Blocco continua...”
•
SERVIZI POSTALI
“Cosa bolle in pentola...”
•
ART. 18
“Tante belle novità dalla Fornero”
•
ESODATI
“Scandaloso il governo italiano”
NOTIZIARIO N°1 ANNO 15 MAGGIO 2012
RSU – RSA
“Essere, o non essere, questo è il dilemma.”
Una delle questioni su cui si stanno incentrando le
controversie fra sindacati é sicuramente l'elezione delle
RSU-RLS. Sappiamo infatti che il mandato di queste
ultime scadevano a fine 2011 e che le nuove elezioni
erano da concordarsi. La SLC CGIL ha pero' cercato di
forzare i tempi per andare subito ad elezioni questa
primavera , ricevendo cosi' un netto rifiuto dalla SLP CISL
& C. che decidono di disdettare il protocollo d'intesa sulle
RSU/RLS e di tornare alle “obsolete” RSA. A questo
punto c'e' da chiedersi :“quali sono le differenze tra RSU
ed RSA?” RSU vuol dire Rappresentanza Sindacale
Unitaria. Il modello delle RSU è relativamente recente
(risale agli accordi del 1993): ed é un modello sindacale
“espressione di tutti i lavoratori” e forma con le
elezioni. I componenti delle RSU sono eletti su liste del
sindacato ma possono anche essere non iscritti ad alcun
sindacato. Chi è eletto nella RSU, dunque, non è un
funzionario del sindacato, ma un lavoratore che svolge
un preciso ruolo: rappresenta le esigenze dei lavoratori
senza con ciò diventare un sindacalista di professione .
La RSU svolge
il suo ruolo a tempo determinato. Infatti, rimane in
carica tre anni, alla scadenza dei quali decade
automaticamente e si devono fare nuove elezioni.
L'RSA ( Rappresentanza Sindacale Aziendale) è invece
eletta dagli iscritti del singolo sindacato e/o designata
dall'organizzazione sindacale. Come potete capire, la
differenza è sostanziale. La RSU risponde a tutti i
lavoratori del proprio operato, mentre la RSA si
confronta esclusivamente all'interno della propria
Organizzazione Sindacale,( un rappresentante del
rappresentante per essere chiari!!!) .Gran parte delle
funzioni delle due rappresentanze sono simili ma
esistono due fondamentali differenze: l' RSU, essendo
eletta da tutti i lavoratori, ha la rappresentanza generale
dei lavoratori e partecipa alla contrattazione aziendale, l'
RSA, essendo eletta soltanto dagli iscritti, tutela soltanto
gli iscritti a quel singolo sindacato e non è titolare della
contrattazione aziendale. A questo punto sono chiari gli
intenti della SLP CISL e company , ovvero quello di
rappresentare soltanto chi paga una tessera e non
assicurare gli stessi diritti a tutti i lavoratori, una sorta di
invito forzato:” se non ti tesseri sei senza
rappresentanza!!” ,(tutela). Sicuramente non
un
bell'esempio di democrazia questo!.Oltretutto il ritorno
all'RSA comporterebbe “l'estinzione “della figura RLS
(Responsabile
per
la
sicurezza
sul
lavoro),
importantissima nei luoghi di lavoro dove i lavoratori
svolgono la propria attivita' in situazioni non sempre
“sicure”. L' RSA e' dunque a nostro parere, una figura
inutile ,non avendo potere di contrattazione a livello
territoriale e creando un vuoto di rappresentanza tra i
lavoratori. Una figura che creerebbe altre disuguaglianze
tra lavoratori che ,in questo momento di riorganizzazioni
e cambiamenti nell'azienda, devono essere piu' uniti che
mai. Tornando alla questione della “rappresentanza”,
non fatevi ingannare da chi dice che RSU ed RSA sono la
stessa cosa , la scelta e' chiara :l' RSU e' un modello
democratico , l' RSA e' un modello demagogico!!
“La differenza tra una democrazia e una dittatura è che
in una democrazia prima voti e poi prendi le decisioni; in
una dittatura non devi perdere tempo a votare!”
by Marco Mattei
SDP
“Il blocco continua...”
SDP (Service Delivery Platform ) è l'acronimo della nuova
piattaforma informatica adottata da Poste italiane
soppiantando la vecchia PGO. L’architettura centralizzata di
Poste Italiane “in the Cloud” (targata Ibm e Hp) offre alcune
opportunità ma presenta anche seri rischi. Si fa un gran parlare
di "Cloud Computing" di questi tempi, ma cosa vuol dire di
preciso e dove si trova?
Cloud Computing significa semplicemente gestire
esternamente (online) le applicazioni e le attività, invece
che all'interno delle tue quattro mura.
I vantaggi non sono pochi ma, il difetto principale e che se il
server centrale ha problemi, tutti gli uffici collegati con il loro
data base , non potranno fare alcuna operazione. Questo
perchè se si è “in the cloud” tutto è accessibile solo via Internet.
Il sistema si è bloccato in vari punti perché il bug si è propagato.
Ciò succede quando i software sui sistemi periferici non godono
di autonomia, bensì funzionano connessi via Rete al
“cervellone” centrale. I tecnici sono a lavoro per capire se si
tratta di un problema di rete o di software.
Ma è l’intera infrastruttura digitale che non va bene. In
pratica, è che a controllare il sistema di monetizzazione dei
pagamenti e tutti i dati relativi a utenti e servizi digital è una
sorta di “maxi cervellone” che collega server, piattaforma,
data-base e in generale tutti gli oggetti che servono
all’informatizzazione.
Succede che la memoria spesso si intasi e crei dei
rallentamenti in tutto il sistema operativo generando errori
e disservizi che nessuno è in grado di risolvere
tempestivamente.
POVERI IMPIEGATI!!!
“Il problema è che è stata progettata male l’intera
infrastruttura digitale e c’è una cattiva comunicazione tra i
data-base e il server. Da tempo sono in corso indagini per
ottimizzare l’infrastruttura, ma quello che servirebbe è una
rigenerazione dell’intero progetto per il quale sono stati spesi un
sacco di soldi, solo che come spesso accade nessuno vuole
prendersi la colpa e quindi si procede mettendo delle pezze…
solo che sapete come si dice, no? Si tappa da una parte per fare
un buco più grande dall’altra!” .
Massimiliano Faccio
ART. 18
“Tante belle novità!”
In commissione Lavoro al Senato sono circa 800 gli
emendamenti presentati sul ddl di Riforma del Mercato del
Lavoro. Circa il calendario dei lavori, rispetto a quanto
inizialmente previsto, "sarà difficile iniziare a votare gli
emendamenti il 30 aprile" a causa delle difficoltà della
commissione Bilancio a esprimere per quel termine i pareri
necessari. Si verificherà dunque uno slittamento dei tempi.
Sull'articolo 18 potrebbero arrivare novità sui licenziamenti
disciplinari e economici. Verso ritocchi all'art.18 sul fronte dei
licenziamenti disciplinari, limitando i poteri dei giudici, e
modifiche alle norme che rischiano di introdurre minori tutele
durante l'appello per i lavoratori licenziati … segue p.3
ART. 18
segue da pag.2
“Tante belle novità!”
Ad oggi il nuovo Disegno di Legge distingue tre macro regimi sanzionatori
applicabili, in relazione ai vizi del licenziamento.
1.
La natura discriminatoria o illecita, cioè se sei di colore,
mussulmano, ecc.
2. L’inesistenza del giustificato motivo soggettivo o della giusta
causa, cioè per motivi disciplinari gravi o gravissimi
3. L’inesistenza del giustificato motivo oggettivo (delle
ragioni
economiche).
È qui che si trovano le modifiche più rilevanti della proposta originaria del
Governo e poi smussate nel Disegno di Legge. Nel testo all’esame si legge che
quando il giudice accerta «che non ricorrono gli estremi» del giustificato
motivo oggettivo, dichiara risolto il rapporto con effetto dalla data del
licenziamento e condanna il datore di lavoro al pagamento di un’indennità da
12 a 24 mesi. Tuttavia se il giudice dovesse ritenere «la manifesta insussistenza
del fatto posto alla base del giustificato motivo oggettivo» potrà (attenzione:
potrà e non dovrà) reintegrare il lavoratore e condannare al risarcimento (con
il limite delle 12 mensilità). Ma poi, fanno bene i lavoratori ad affidare ai
giudici la tutela dei loro diritti? Ma la nostra impressione è che questo stato
di cose serva solo ad arricchire gli avvocati e costringa i giudici ad occuparsi di
controversie che potrebbero benissimo essere risolte in altro modo: ad
esempio stabilendo un prezzo adeguato per la possibilità di licenziare, quando
ovviamente il motivo non sia discriminatorio e il lavoratore non abbia
commesso colpa grave. In ogni caso, se davvero la disciplina attuale dei
licenziamenti fosse posta a protezione di un diritto fondamentale della
persona, come può ammettersi che questa protezione sia affidata alla
roulette russa che si attiva con l’assegnazione casuale dei processi a
giudici così diversi tra loro per tempi e orientamento della decisione?
“Dulcis in fundo” il nuovo decreto che non sappiamo quando e se verrà
approvato ha perso per strada la revisione della disciplina del licenziamento
individuale del pubblico impiego. A stare a quanto prevede un’intesa
raggiunta tra il ministro Filippo Patroni Griffi e le organizzazioni sindacali
confederate “ cgil-cisl-uil” ai dipendenti pubblici continueranno a essere
applicate, in caso di recesso dal rapporto di lavoro, le regole vigenti. Pertanto,
se il giudice adito dovesse ritenere ingiustificato il licenziamento potrà
ordinare solo il reintegro nel posto di lavoro. Questa regola dovrebbe essere
inserita in un disegno di legge delega a modifica di taluni aspetti della riforma
Brunetta, riportando importanti materie nel dominio esclusivo di quella
contrattazione collettiva il cui ambito era stato ridotto e orientato nei
provvedimenti del governo precedente. Eppure l’articolo 2 del disegno di
legge Fornero indicava, in materia di licenziamento, un percorso diverso,
laddove prevedeva che le disposizioni contenute nel disegno di legge,
costituissero “principi e criteri per la regolazione dei rapporti di lavoro dei
dipendenti delle pubbliche amministrazioni”. Ma come ! La legge non è uguale
per tutti in questo paese? Si vogliono creare due classi di lavoratori: quelli che
si possono licenziare ingiustamente, “lavoratori privati” e chi invece difronte al
giudice se la cava con la reintegra “lavoratori pubblici”. Ovviamente la cosa
non poteva passare inosservata. Persino i grandi quotidiani che non hanno
ancora smesso - nonostante tutto - di reggere la coda a Mario Monti se ne
sono accorti e lo hanno fatto notare. Così, colto in castagna, nei giorni scorsi,
Patroni Griffi ha brandito carta e penna e ha inviato una lettera, pubblicata il 6
maggio, nella quale spiega i motivi della scelta compiuta e dà conto degli
argomenti a sostegno. A volerne commentare sinteticamente il contenuto si
potrebbe parlare di un evidente tentativo di arrampicarsi sugli specchi, ma noi
della FAILP che siamo più cattivi diciamo soltanto:leggete le cretinate che si
inventa questo ministro “tecnico” che dice “i dipendenti pubblici sono
diversi da quelli privati, tanto che i primi hanno più doveri dei secondi
“perché servono la nazione e non un singolo imprenditore”, cose dell'altro
MONDO!!! Proprio così. Ma non è finita... segue p.4
Orari apertura sede: dal lunedì al sabato 16-20
mattino rivolgersi al 320 1916531
ESODATI
“Macelleria Sociale.”
Mercoledì 08 maggio 2012 ci sarà il
confronto tra il ministro Elsa Fornero e i
sindacati sul tema dei cosiddetti esodati.
Riterremmo opportuno che l’emanazione
del decreto avvenisse dopo il confronto con
le parti sociali per evitare il rischio di
sottovalutare il problema o di commettere
errori. In verità le notizie che ci giungono
non sono delle migliori. Ebbene il ministro
avrebbe già costruito ad “hoc” un decreto
che a detta di molti risulterebbe già privo
delle dovute soluzioni per aiutare e
permettere ai tanti esodati prossimi e futuri
alla pensione di tirare un sospiro di sollievo.
Noi della Failp in merito alla questione
abbiamo fin dal principio: era il 04 dicembre
2011 quando fu emesso il decreto “Salva
Italia”, contestato e combattuto questa
penalizzante legge. Sarebbe necessaria
una soluzione strutturale, non limitata ai
primi 65 mila casi per i quali è già prevista
una copertura finanziaria, ma anche su
questa abbiamo dei dubbi. Invece si
dovrebbe non legarsi ad alcun numero, ma
prevedere clausole di adeguamento
automatico delle risorse che siano in grado
di coprire le necessità che derivano dai
numeri reali dei lavoratori che sono rimasti
intrappolati, cioè senza stipendio e senza
pensione. Occorre ricordare che questa
platea comprende lavoratori in mobilità,
lavoratori
che
si
sono
licenziati
individualmente dalle piccole imprese,
esodati da Poste, Eni e Telecom, lavoratori
della scuola e persone che continuano a
versare contributi volontari per il
raggiungimento della pensione. Così come
non va dimenticato che esistono casi di
lavoratori che hanno maturato i
quarant’anni di contributi e che, a causa
dell’aggancio all’aspettativa di vita, non
riscuotono l’assegno pensionistico per uno
scarto di pochi giorni o settimane.
SCANDALOSO
L'ATTEGGIAMENTO DEL
GOVERNO ITALIANO.
Nino D'Angelo
Mod. 730 Unico Ise Isee 2012
Consegna entro il 20.06.2012
ART. 18
“Tante belle novità!”
segue da pag.3
Ci stavamo ancora interrogando sulle sue parole,
quando il titolare della Pubblica amministrazione ci
appioppa un’altra considerazione shock. “Mentre il
datore di lavoro privato - scrive Patroni Griffi con un
formalismo troppo ingenuo per non apparire
ingannevole - ha il diritto di pagare di tasca propria
un lavoratore licenziato anche ingiustamente anzi
che riassumerlo, questo non vale e non può valere
per lo Stato”. Tali affermazioni, tuttavia, non sono
soltanto temerarie sul piano politico, ma anche del
tutto infondate su quello tecnico-giuridico, in
quanto nel disegno di legge Fornero è sempre
prevista la possibilità di ricorrere al giudice, al quale
compete comunque la scelta, nei casi previsti, di
sanzionare il datore o con il reintegro o con la
corresponsione dell’indennizzo (poi ridotto - si fa
per dire - nel caso di licenziamento economico a un
range compreso tra 15 e 24 mesi). Inoltre, nessuno
ha mai messo in discussione che le regole del
recesso per motivi economici, indicate nel disegno
di legge, non dovessero valere automaticamente
nel pubblico impiego, per ovvi motivi di diverso
contesto e per il fatto che è già prevista una
disciplina specifica per le amministrazioni
pubbliche, ancorché non applicata.
Inoltre, escludendo il caso del licenziamento
discriminatorio, il problema si pone, anche nel
pubblico impiego, solo alla fattispecie del
licenziamento disciplinare, per la quale veramente
non si comprendono i motivi che impediscono di
adottare la “soluzione tedesca” anche per i
dipendenti pubblici, in analogia con quanto previsto
per quelli privati. È a questo punto che il ministro
cala l’asso: se i dirigenti pubblici potessero essere
licenziati previo indennizzo come i privati - secondo
Patroni Griffi - i padri costituenti si rivolterebbero
nella tomba e verrebbe esposta “la dirigenza
all’arbitrio del politico di turno (e le casse pubbliche
a qualche problema)”.
Ma come? Non c’è sempre di mezzo un giudice? O
forse il ministro pensa ancora che la “soluzione
tedesca” non si applichi al licenziamento cosiddetto
economico (la cui normativa, comunque, non
varrebbe in alcun modo per pubblici dipendenti)?
Insomma, un grande pasticcio.
Intanto, corre voce che il voto del Senato sulla
riforma Fornero slitti in avanti dovendo cedere il
passo, in Aula, al disegno di legge costituzionale sul
riordino della governance della Repubblica, onde
consentirgli di ottenere la doppia lettura entro la
fine della legislatura. Speriamo che ciò avvenga e
che rappresenti un primo segno del destino di
questo provvedimento. Se dovesse finire su di un
binario morto risparmieremmo non pochi problemi
al futuro di questo sventurato Paese.
Massimiliano Faccio – Nino D'Angelo
SERVIZI POSTALI
“Cosa bolle in pentola.”
Il 17 aprile 2012 Poste Italiane con la sua bella faccia di
bronzo che ormai la contraddistingue, annunciava
esuberi per 1750 unità in 5 regioni italiane (Piemonte,
Emilia – Romagna, Marche,Toscana e Basilicata).
Appena qualche giorno prima si congratulava con i
propri dirigenti per l'ottimo risultato conseguito con il
progetto 8/20 e la piena funzionalità dei servizi postali
“clamorosa bugia!!!” viste le condizioni in cui versano i
CPD e i CMP. Oggi molte domande andrebbero
indirizzate a Poste Italiane tra cui:
•
•
•
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Se il progetto 8/20 è perfettamente riuscito,
perchè si vuole tagliare il personale in queste
regioni?
Perchè si prospetta nel corso del 2013 una
colossale “mattanza” esuberi pari a 12.000
unità in tutta Italia?
Perchè nonostante utili per 846 milioni di euro
Poste si inventa “la nuova evoluzione dei servizi
postali o meglio l'involuzione?”
Perchè
Poste
vuole
tagliare
la
“coda/lavoratori” e non la “testa/dirigenti” che
sono i veri responsabili dei ripetuti fallimenti
delle “evoluzioni-involuzioni” dei servizi postali
in questi anni?
Sarà, ma dopo pochi giorni le OO.SS. Convocate dal
presidente e dall'A.D. hanno stabilito che fino al 15
giugno non saranno effettuati tagli al personale. Questo
dev'essere l'inizio di un lungo braccio di ferro contro
Poste Italiane per ottenere il maggior numero di risultati
utili ai lavoratori per migliorare la propria condizione
economica e lavorativa . Le OO.SS. devono svolgere una
volta per tutte il loro compito nel pieno dei propri poteri
senza scendere a compromessi con un'Azienda, che ha
fatto ben capire che ” la troppa confidenza induce in
mala creanza.” Bisogna ottenere il massimo risultato
che non sarà certo uno sconto sugli esuberi . Nei prossimi
giorni ne vedremo delle belle!
Nino D'Angelo
LA “CASTA” ALLE POSTE!
I conti in tasca a chi si è appropriato in larga
parte dei benefici della riorganizzazione aziendale!
QUANTO COSTIAMO ALLE POSTE NOI DEL
PERSONALE?
(Costo medio = stipendi + contributi + imposte)
40.600 euro
QUANTO COSTANO INVECE I DIRIGENTI ALLE
POSTE?
(Costo medio = stipendi + contributi + imposte)
220.000 euro
5 VOLTE PIU' DI NOI MARTIRI DEL LAVORO POSTALE!!!