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COMUNE DI LAMPEDUSA E LINOSA
Lampedusa, 13 febbraio 2015
Comunicato stampa
30 anni di carcere al trafficante di esseri umani e violentatore
degli eritrei del naufragio del 3 ottobre 2013
Nicolini: “un processo importantissimo, che ha svelato il racket internazionale
dietro ai viaggi della speranza. Ora l’Europa cambi strategia”
“Chi si meraviglia che queste persone prendano il largo con il mare in tempesta,
ora sa il perché. Hanno già visto l’inferno”
“E’ stato un processo importantissimo. Oltre alla condanna di uno degli aguzzini del viaggio che ha
portato al naufragio del 3 ottobre, ha svelato l’intricato, organizzatissimo e crudele racket che lucra
sulla tratta di esseri umani. Nessuno d’ora in poi potrà più meravigliarsi quando queste persone
lasciano le coste libiche salendo a bordo di barconi e affidandosi al mare in tempesta per raggiungere
l’Italia. Loro, il vero inferno lo hanno già visto”.
Con queste parole Giusi Nicolini, sindaco delle Pelagie, ha commentato la sentenza della Corte di Assise di
Agrigento che, accogliendo le richieste dell’accusa, ha condannato a 30 anni di carcere il cittadino somalo,
Mouhamud Elmi Muhidin, 26 anni, per associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani,
sequestro di persona a scopo di estorsione, violenza sessuale e favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina nei confronti di 130 cittadini eritrei, poi coinvolti nel drammatico naufragio del 3 ottobre 2013.
Il processo, come ha sottolineato anche il sostituto procuratore della Dda di Palermo Gerry Ferrara nella sua
requisitoria, ha portato alla luce la fitta rete di complicità, a partire dai paesi d’origine in Africa, passando per
la Libia e quindi in Italia e nei paesi dell’Europa del nord, che gestisce il traffico dei migranti. Un racket che,
dopo tante inchieste giornalistiche, oggi ha anche la sua prima evidenza giudiziaria.
Grazie alla fondamentale testimonianza di 8 superstiti del 3 ottobre e all’uso delle intercettazioni telefoniche,
oltre a Muhidin, in un’indagine parallela, sono state arrestate anche altre 5 persone ad Agrigento e 2 a Roma,
mentre per i due capi dell’organizzazione, individuati in Libia e in Sudan, sono stati spiccati mandati di
cattura internazionali.
Il Comune di Lampedusa era l’unica parte civile costituita al processo, rappresentato dall’avvocato Daniela
Ciancimino del foro di Agrigento. La Corte di Assise di Agrigento ha condannato l’imputato all’integrale
risarcimento in favore del Comune di Lampedusa, rinviando al Giudice civile per la quantificazione e
disponendo la liquidazione di una provvisionale di 20 mila euro oltre le spese legali.
“La scelta di costituirci era doverosa e ci ha permesso di stare nel processo – ha aggiunto Nicolini -. Di
appurare e capire ancora meglio quella catena di illegalità, violenza e umana disperazione a cui i
migranti sono sottoposti, di cui il viaggio sui barconi è solo l’ultimo anello. Parliamo di aguzzini che
sequestrano i migranti a ogni tappa di avvicinamento alle coste libiche, liberandoli solo in cambio del
pagamento di un riscatto, violentando sistematicamente le donne, sottoponendo le persone a un calvario che
dura mesi, se non anni. E che conta su un’organizzatissima rete di gruppi criminali, con base in molti paesi
europei. Le indagini della Dda che hanno portato a questo risultato devono essere utili alle istituzioni
italiane ed europee per affrontare finalmente un radicale cambio di strategia in tema di
immigrazione”.
L’Ufficio stampa del Sindaco di Lampedusa e Linosa - [email protected]