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Majorca l'isola degli scrittori | Il nostro tempo
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Domenica 13 luglio 2014
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Majorca l'isola degli scrittori
18 / 07 / 2014
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George Sand sbarcò a Palma de Majorca l’8 novembre
del 1838 dopo un viaggio di 18 ore da Barcellona. La
scrittrice francese, il cui vero nome era Amandine
Aurore Lucile Dupin, aveva all’epoca 34 anni, e fu una
delle prime viaggiatrici ad approfittare del vapore El
Mallorquin, velocissimo per quei tempi, messo in
servizio appena un mese prima. Fino ad allora, le navi
a vela impiegavano almeno dieci giorni per compiere le
135 miglia marine (circa 240 chilometri) che separano
Barcellona dal porto di Palma de Majorca. George Sand
non era sola: l’accompagnavano i figli Maurice e
Solange, rispettivamente di 13 e 10 anni, e il suo
ultimo amante, il musicista polacco Frédéric Chopin,
di sei anni più giovane di lei.
L’idea di soggiornare in quell’isola delle Baleari era
nata dalla raccomandazione del medico, il dottor
Gaubert, di trascorrere l’inverno al caldo e al sole,
perché Chopin guarisse dalla brutta tosse che lo
affliggeva dall’inizio dell’autunno e il giovane Maurice
fosse protetto dagli attacchi di reumatismo ai quali
andava soggetto. Al soggiorno, durato poco più di tre
mesi, George Sand doveva poi dedicare un libro («Un
inverno a Majorca»), mentre a Chopin l’isola ispirò
alcune delle sue più famose composizioni come il
«Preludio delle gocce di pioggia» o la «Ballata in fa
minore» detta appunto «Mallorquina». Il musicista
aveva voluto a tutti i costi far venire da Parigi il suo
pianoforte Pleyel: il viaggio dello strumento,
avventuroso e difficile, rappresentò una peripezia in
sé.
A Majorca la coppia non ebbe vita facile. Tanto per
incominciare, un gruppo di avvocati majorchini prese
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in considerazione (ma fortunatamente presto
abbandonò) l’ipotesi di trascinare davanti al tribunale
quella «scrittrice
immorale», quella femmina
scandalosa che si comportava come un uomo:
indossava camicia e pantaloni e fumava il sigaro. Poi il
signor Gomez, un ricco borghese che aveva affittato
loro una casa, decise di sfrattarli da un giorno all’altro
perché, spaventato dalla tosse di Chopin, temeva il
contagio della tubercolosi: per prudenza bruciò i
mobili e se li fece rimborsare dagli sfrattati che alla
fine trovarono rifugio (e alloggio) nella certosa di
Valldemossa, a 17 chilometri da Palma, dove alcune
celle monacali venivano date in affitto a buon prezzo.
Con il capitolo dedicato alla scrittrice francese si apre
il nuovo (e sedicesimo) libro di Franco Mimmi,
«Majorca l’isola degli scrittori», edizioni Lampi di
stampa. La scelta del titolo, come quella
dell’argomento, non sono certo casuali, visto che
Franco Mimmi si è stabilito da tre anni a Palma e il suo
nome potrebbe benissimo essere l’ultimo dell’elenco
di autori che hanno amato l’isola delle Baleari e vi
sono vissuti per periodi più o meno lunghi. Comunque
non abbiamo dubbi: prima o poi anche il nome di
Franco Mimmi entrerà nella lista, che sarebbe molto
più lunga se l’autore non avesse deliberatamente
scelto di farvi figurare soltanto scrittori stranieri e
non spagnoli. Con un’unica eccezione, quella del
Premio Nobel Camilo José Cela, che essendo nato in
Galizia non è propriamente un estranger (straniero)
come dicono i majorchini, ma comunque un foraster.
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Majorca, scrive Franco Mimmi, «è un’isola piccola ma
non tanto piccola, un’isola grande ma non molto
grande, acqua e sabbia, roccia e alberi, colline fertili e
monti scoscesi, un universo in miniatura, una perla».
Non c’è da stupirsi che sia diventata un’attrazione
invincibile per quegli “strani animali” che sono gli
scrittori. I quali, infatti, sono venuti a frotte da tutti
il mondo, uomini e donne, in cerca di bellezza e di
tranquillità, per nutrire la loro ispirazione, per scrivere
un libro o anche un solo verso, per vivere da eremiti o
mescolarsi agli isolani, per una breve vacanza o per un
lungo soggiorno.
Nella lista degli scrittori estrangers innamorati di
Majorca si trova, anzitutto, Luigi Salvatore d’AsburgoLorena, principe di Toscana e arciduca d’Austria, che
sbarcò nell’isola nel 1867 e vi soggiornò fino allo
scoppio della Grande Guerra. Era un uomo colto, un
letterato, autore di una cinquantina di opere, la più
importante delle quali è la monumentale «Le Baleari in
parole e immagini», sette volumi per quasi seimila
pagine, nella quale si descrive nei particolari
l’arcipelago affascinante e (all’epoca) ancora
selvaggio.
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Il libro di Franco Mimmi è una miniera di informazioni,
di aneddoti gustosi (e anche di qualche
pettegolezzo). La galleria dei ritratti degli scrittori
che amarono Majorca prosegue con il grande poeta
nicaraguense Rubén Darìo, l’americana Gertrude Stein
con la sua amica Alice B. Toklas, l’argentino Jorge Luis
Borges, che scrisse in una poesia in prosa: «Majorca è
un luogo simile alla felicità, adatto per esservi lieto,
adatto a uno scenario di letizia...». L’inglese Robert
Graves, autore dei famosissimi libri «Io, Claudio» (la
vita dell’imperatore romano raccontata sotto forma di
autobiografia) e «La Dea bianca», sbarcò a Majorca nel
1929, ripartì nel 1936 allo scoppio della guerra civile
spagnola, tornò nell’isola nel 1946 e vi restò fino alla
morte nel 1985, nella bella casa che si era fatto
costruire nel paesino di Deià. Robert Graves era amico
della star di Hollywood Ava Gardner, che fu varie volte
ospite sua a Majorca. Una volta l’attrice partecipò alla
festa del paese e si invaghì di un agente della “guardia
civil”, solido giovane dai fieri mustacchi. Lo invitò a
ballare, ma il benemerito declinò l’invito: mettendosi
sull’attenti, rispose: «Sono in servizio, signora».
L’elenco continua con un altro inglese, D. H.
Lawrence, autore di un romanzo che fece scandalo
negli anni Venti del XX secolo, «L’amante di Lady
Chatterley». Con Lawrence c’era la moglie Frieda Von
Richthofen, una parente del leggendario pilota
tedesco soprannominato «il barone rosso». La lista
prosegue soprattutto con la mitica autrice di romanzi
gialli Agatha Christie, che soggiornò a Majorca nel 1932
di ritorno da un viaggio in Egitto e a Gerusalemme.
L’isola delle Baleari le ispirò un racconto intitolato
«Problem at Pollensa Bay», ambientato sulla sponda
della Baia di Pollença, non lontano da Palma. Soggiornò
a Majorca anche Natasha Rambova, la vedova di
Rodolfo Valentino: qui scrisse un libro di ricordi
intitolato «Rudy: un ritratto intimo scritto da sua
moglie».
Venne nel 1935 Albert Camus, futuro acclamato autore
de «Lo straniero» e futuro Premio Nobel. Aveva 22
anni, neppure compiuti, e lo accompagnava la moglie
Simone Hié, un’attricetta nata come lui in Algeria:
l’aveva “soffiata” al suo amico poeta e scrittore MaxPol Fouchet, pure nato in Algeria, e nel giugno
dell’anno prima l’aveva sposata. A Majorca sono legati
i nomi di altri due Premi Nobel, lo spagnolo Camilo
José Cela, e il guatemalteco Miguel Angel Asturias.
Majorca potrebbe essere definita come «l’isola della
letteratura», visto che proprio qui nacquero due fra i
più importanti premi letterari del secolo XX, il premio
Formentor e il premio internazionale di letteratura.
Formentor è il nome di un albergo di lusso, che esiste
sempre, e fu aperto nel lontano 1930 da un miliardario
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argentino con origini tedesche, Adàn Dihel Altgelt. I
due premi contribuirono ad attirare nell’isola un gran
numero di scrittori di tutto il mondo, prima che il
regime franchista reagisse contro quella che si era
trasformata in una vera e propria tribuna contro la
dittatura del Caudillo. Si mantenne il nome, ma la sede
dei premi divenne itinerante: Corfù (1963), Salisburgo
(1964), Gammarth in Tunisia (1965), e via discorrendo.
Oggi il Premio Formentor è dotato di una bella somma
(50 mila euro), e non ha perso nulla o quasi del suo
prestigio: negli ambienti letterari è sempre
soprannominato «l’anticamera del Nobel».
Paolo Romani
07/07/2014 - 11:00am
Cultura
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Foto: Sir
Pagine a cura di: Cristina MAURO
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