tecnica 1 patto formativo – raccolta delle aspettative

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tecnica 1 patto formativo – raccolta delle aspettative
TECNICA 1 PATTO FORMATIVO – RACCOLTA DELLE ASPETTATIVE Tempo di lavoro previsto: 60 minuti Partecipanti: 6‐8 divisi in “isole”, ossia gruppetti spontanei creati sul momento Materiale: carta e penna (presente in cartellina) Obiettivo: aiutare i partecipanti ad esplicitare le proprie aspettative formative (contenuti, competenze, ecc…) e a confrontarle con il percorso formativo programmato. Svolgimento: a) una volta costituite le “isole”, si chiede a ciascun partecipante di fare un piccolo “viaggio nel tempo” ed immaginarsi da lì a tre giorni, provando quindi a rispondere in 5 minuti a queste domande (tutte o anche a una sola): -
di quale argomento vorresti aver sentito parlare di più in questi tre giorni? -
Una cosa che avresti voluto capire meglio? -
Un’attenzione che vorrei che tutti avessero avuto? -
Un contributo che io avrei voluto portare? b) Successivamente, ogni “isola” condividerà al suo interno le risposte alla domande, raggruppandole per vicinanza e provando a sintetizzare quelle ritenute da tutti più rilevanti (20 minuti). c) Un portavoce per “isola” esporrà in assemblea gli elementi emersi in gruppo, che verranno raccolti a catalogati dal conduttore (35 minuti). Contenuti da esplicitare: nessuno in particolare Note: nessuna TECNICA 2 L’ALBERO GENEALOGICO1 Tempo di lavoro previsto: 1 ora e 45’ Partecipanti: gruppo di lavoro Materiale: cancelleria (foglie, penne, matite, colori…) Obiettivo: fare in modo che ogni componente del gruppo si presenti, avendo consapevolezza del suo ruolo in Caritas diocesana e del mandato ricevuto Svolgimento Ad ogni partecipante si chiederà di ripensare alla propria Caritas diocesana, a chi ne fa parte, ai ruoli che ognuno ha, compreso se stesso. Non si tratta solo di pensare alle figure attuali, ma anche a quelle storiche, a chi ha contribuito a far crescere quella specifica Caritas diocesana, a chi magari ci ha chiamati a collaborare in tempi passati, ecc… Una volta fatto questo elenco di nomi, a cui (speriamo) corrispondono anche dei volti, e dei loro ruoli, ogni partecipante dovrà scriverli su un foglio di carta in successione, per poi passare a collocarli sul disegno (vedi dopo) come per un “albero genealogico” di quella determinata Caritas diocesana. In fondo, verso le radici dell’albero cioè, ci saranno coloro che sono venuti prima, come storia, oppure come importanza (es: il Vescovo, il Direttore, ecc…), poi via via le altre figure, disponendole sempre più in alto per storia o per esperienza che diminuisce, fino ad arrivare in cima. Chi vuole, proprio come in un albero, può collegare i nomi e i ruoli con dei trattini colorati , a raggrupparli su uno stesso ramo, ad indicare la contiguità specifica che li caratterizza (ad es: tutte le persone che hanno lavorato nel CdA, ecc…). Dopo aver terminato questo disegno, ogni partecipante dovrà anche collocare il suo nome e il suo ruolo. Per tutta questa parte si consiglia di non dare più di 30’. Non conta l’accuratezza della descrizione, ma come ogni partecipante sa cogliere e quindi collocare sull’albero le altre figure e se stesso. Terminata questa parte di lavoro personale, ognuno avrà 5 minuti per presentare il suo lavoro, iniziando dal suo nome e spiegando come ha descritto la sua Caritas diocesana. Al di là dell’albero, è importante che ognuno spieghi come e perché si è collocato in una certa posizione sull’albero. Il lavoro rimane all’interno del gruppo, ma ad ognuno è chiesto di scrivere il proprio nome sul foglio e di conservarlo in cartella, mentre agli animatori di fotocopiare questo materiale, perché potrà essere utile più avanti. Contenuti da esplicitare: nessuno in particolare Note: nessuna 1
Ispirato a “Ritratto di famiglia” in “68 nuovi giochi per la conduzione dei gruppi”, S. Manes 2002, pag. 28
TECNICA 3 Tempo di lavoro previsto: 3 ore (con pausa) Partecipanti: gruppo di lavoro Materiale: cancelleria (foglie, penne, matite, colori, cartelloni…), materiale di documentazione (almeno in due copie). Obiettivo: far riflettere i partecipanti su cosa caratterizza ed identifica il lavoro di una Caritas diocesana, quali sono gli elementi fondanti che non posso mancare, a partire dallo studio di alcuni “casi tipo”. Svolgimento Al gruppo (che può essere anche suddiviso in due sottogruppi, cui viene data copia dello stesso materiale) vengono consegnati alcuni materiali che descrivono un lavoro svolto da una Caritas diocesana su un tema specifico (che varia nei gruppi ed ovviamente che non sia di nessuno dei partecipanti). Dopo una lettura in comune del materiale, ogni componente del gruppetto si prende 30’ di tempo per analizzare il materiale ed evidenziare gli elementi di quel lavoro che secondo loro caratterizza ed identifica meglio quella Caritas diocesana. Per aiutarsi nel lavoro, si può provare a rispondere a queste domande: 1. Quali azioni sono state realizzate (a livello diocesano e/o parrocchiale)? 2. In quali tempi e verso quali destinatari? 3. Quali strumenti di animazione sono stati utilizzati e in quale modo? 4. Quali figure sono state coinvolte? 5. Con quali partner hanno collaborato? 6. Quale elemento importante è mancato o non risulta applicato? Finita questa fase personale, il gruppetto si riunisce per condividere insieme gli elementi di analisi individuati e provare a realizzare uno schema che espliciti questi elementi (meglio se su un foglio o un cartellone): a) Da dove dovrebbe partire una Caritas diocesana nell’impostare le sue attività? b) Quali i destinatari privilegiati? c) Quali le azioni minime che caratterizzano il suo agire? d) Quali strumenti per l’animazione pastorale utilizza e come? Questa parte di lavoro dura 1 ora, al termine si può fare una breve pausa di 15’. Infine, i gruppetti possono confrontare le loro idee ed arrivare a definire gli elementi fondanti dell’azione pastorale di una Caritas diocesana, da raccogliere in un cartellone da portare all’assemblea del giorno dopo, prima dell’intervento di don Salvatore, avendo cura di individuare un portavoce del gruppo che possa illustrare a tutti il cartellone. Contenuti da esplicitare: nessuno in particolare Note: il ruolo degli animatori del gruppo è quello più che altro di facilitatori. Non entrano infatti nei contenuti specifici, lasciando che sia il gruppo ad esprimere le proprie idee, ma fanno in modo che non si perda di vista l’obiettivo del lavoro e che siano rispettati i tempi. In questa tecnica infatti è bene che emerga la visione di “Caritas diocesana” che ha il gruppo, in base alle esperienze dei suoi componenti. Scheda per il gruppo Riuniti in gruppetto, prendetevi qualche minuto per leggere il materiale che vi è stato consegnato. Ognuno di voi si prenda poi 30’ di tempo per analizzare il materiale ed evidenziare gli elementi che secondo voi caratterizzano ed identificano meglio il lavoro di quella Caritas diocesana. Per aiutarsi nel lavoro, si può provare a rispondere a queste domande:  Quali azioni sono state realizzate (a livello diocesano e/o parrocchiale)?  In quali tempi e verso quali destinatari?  Quali strumenti di animazione sono stati utilizzati e in quale modo?  Quali figure sono state coinvolte?  Con quali partner hanno collaborato?  Quale elemento importante è mancato o non risulta applicato? Finita questa fase personale, ricomponete il gruppetto per condividere insieme gli elementi di analisi individuati e provare a realizzare uno schema che espliciti questi elementi “tipici” dell’azione di una Caritas diocesana (meglio se su un foglio o un cartellone):  Da dove dovrebbe partire una Caritas diocesana nell’impostare le sue attività?  Quali i destinatari privilegiati?  Quali le azioni minime che caratterizzano il suo agire?  Quali strumenti per l’animazione pastorale utilizza e come? Questa parte di lavoro dura 1 ora, al termine potete fare una breve pausa di 15’ e poi rientrare in gruppo per un confronto allargato. SCHEDA DIOCESI ESPERIENZA La ricerca dell’Osservatorio povertà e risorse sulle percezioni delle povertà da parte dei parroci, nonché la lettura di un disagio soprattutto legato al mondo giovanile, suggeriscono a questa Caritas diocesana di dedicare una particolare attenzione a questo tema. Ecco come procedono… I primi passi del lavoro svolto:  dopo un convegno degli oratori, ci sono i primi contatti con alcune parrocchie disponibili ad attivare o a potenziare attività rivolte ai giovani.  Prima esperienza di servizio civile negli oratori in diocesi.  Tutti i parroci sono coinvolti in un’indagine dell’Osservatorio Povertà e Risorse grazie alla quale: o si conosce approfonditamente il territorio; o si confronta con tutti i parroci sulle povertà e sulle risorse delle loro parrocchie; o si riesce a mettere a confronto le risorse e le richieste presenti sul territorio diocesano;  Nello stesso periodo c’è il coinvolgimento della Pastorale giovanile diocesana con la quale si è iniziato un interscambio progettuale costante. Le azioni successive: Grazie ad uno “sguardo diocesano” individuano 4 parrocchie interessate dalle:  stesse esigenze ossia “fare qualcosa per i giovani”;  dalle stesse richieste ossia “abbiamo bisogno di aiuto per progettare”. Con esse vengono realizzati due incontri in cui sono presenti i referenti (laici e religiosi) delle quattro parrocchie interessate e della pastorale giovanile Gli incontri realizzati: Primo incontro (Maggio) “I giovani e le risposte/risorse di ogni singola parrocchia Obiettivi: • conoscersi • dialogare sulla situazione giovanile nelle propria realtà e in diocesi • capire quanto è stato fatto e i margini di miglioramento • capire l’apporto che la caritas diocesana poteva dare nella fase di progettazione e quanto doveva essere fatto dalle parrocchie Secondo incontro (Luglio) “Quali percorsi intraprendere insieme?” Obiettivi: • chiarire i principi base del servizio civile • chiarire i bisogni dei giovani a cui si cerca di dare risposta • individuare con precisione gli steps della progettazione, con l’individuazione dei ruoli e delle responsabilità •
definire momenti di condivisione comuni a tutte le parrocchie e altri di accompagnamento individuale Parallelamente agli incontri di formazione e progettazione, parte un’ulteriore indagine diocesana promossa dalla pastorale giovanile rivolta a un campione di 1.000 giovani frequentanti le scuole superiori, presenti in diocesi che ha portato a:  ascoltare le singole realtà parrocchiali;  raccogliere tutti i dati diocesani a disposizione;  garantire il coinvolgimento costante da parte dei referenti laici e religiosi delle parrocchie. Gli obiettivi individuati:  far crescere il senso di appartenenza dei giovani alla propria comunità parrocchiale;  stimolare risposte adeguate e condivise da tutta la comunità a problematiche presenti nel territorio attraverso le buone prassi di questo progetto;  monitorare le povertà parrocchiali, e stimolare la presenza della caritas parrocchiale;  avviare percorsi di confronto e formazione dei vari referenti;  sostenere la rete di condivisione tra parrocchie e diocesi;  rafforzare la rete e la conoscenza degli strumenti della caritas diocesana. I punti di forza del progetto: • avere scelto di mettere in rete le povertà e le risorse; • aver coinvolto i diversi uffici diocesani; • attenzione alla formazione ed alla progettazione partendo dall’ascolto e dal confronto; • aver lavorato sulle problematiche dei giovani ha fatto emergere realtà/esperienze con tanti anni di storia alle spalle, diverse risorse consolidate spesso non conosciute. Punti di debolezza individuati: • Il bisogno di avere pacchetti pre –confezionati per le risposte. • Partire dalle proprie risorse per capire i bisogni della realtà ai quali, magari, è già presente una risposta. Risultati: • Conoscenza delle varie Parrocchie con le proprie risorse e necessità. • Aver stimolato una conoscenza più approfondita del proprio territorio. • Aver pensato insieme una risposta alle varie esigenze. • Essere riusciti a coinvolgere: Parrocchie con i vari referenti laici e religiosi, la pastorale giovanile, la Diocesi con i vari uffici competenti, il coordinamento degli oratori provinciali • I vari “attori” hanno riconosciuto nella Caritas un punto di coordinamento delle varie realtà e una risorsa per la Diocesi I cambiamenti concreti nella vita dei soggetti coinvolti e della comunità: La progettazione, anche se riguarda la singola parrocchia, viene maggiormente percepita dai parroci e dai referenti come un cammino da condividere sia all’ interno della propria realtà sia facendo partecipe la Diocesi Per gli oratori c’è stato un nuovo fermento di idee e di proposte oltre a una nuova capacità di progettare partendo dai bisogni per arrivare a dare risposte adeguate. SCHEDA DIOCESI ESPERIENZA La verifica dei Centri di Ascolto diocesano e delle parrocchie ha permesso all’équipe della Caritas diocesana di evidenziare la mancanza di una conoscenza condivisa dei servizi offerti e la necessità di scambiare informazioni e creare momenti di incontro per il confronto e la riflessione. Obiettivo del lavoro è stato lo sviluppo della potenzialità di animazione alla carità della rete delle parrocchie, attraverso la nascita o il rafforzamento delle Caritas parrocchiali. Da dove sono partiti L’osservazione‐ascolto dei due Centri di Ascolto diocesani e delle parrocchie, ha permesso all’équipe della Caritas diocesana d leggere:  la mancanza di una conoscenza condivisa dei servizi offerti;  la necessità di scambiare informazioni e creare momenti di incontro per il confronto e la riflessione. Le azioni che hanno deciso di realizzare:  la Caritas diocesana e gli operatori dei 2 Centri di Ascolto diocesani si incontrano mensilmente per definire una progettazione condivisa.  i 2 Laboratori Caritas parrocchiali realizzano incontri mensili con le Caritas parrocchiali e i Centri di Ascolto  la Caritas diocesana realizza incontri vicariali con i parroci e mementi diocesani di formazione La proposta specifica di un Corso di formazione: L'attività di formazione degli animatori delle Caritas parrocchiali si è rivelata importante e necessaria non solo per arrivare ad un aumento dei servizi o alla loro maggiore efficacia, ma soprattutto per promuovere un cambiamento di mentalità delle comunità. Per riuscire a coinvolgere il maggior numero di persone vengono organizzati due moduli di un Corso di formazione. Sono stati previsti due incontri comuni, uno a metà percorso ed uno alla fine dell'anno. Gli appuntamenti sono programmati una volta al mese per un totale di 10 incontri. I temi affrontati:  Animazione e testimonianza della carità nella comunità parrocchiale: pedagogia dei fatti  La Caritas parrocchiale  Gli animatori della Caritas parrocchiale  La lettura dei bisogni del territorio  Il territorio e le sue risorse Il centro di Ascolto 
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La rete dei servizi L'osservatorio delle povertà Tra emergenze e quotidianità Presentazione dossier immigrazione I cambiamenti prodotti:  aumento delle parrocchie presenti agli incontri di coordinamento e crescita dell’attenzione sull’animazione, al di là del confronto sui “casi”;  maggiore interazione tra gli animatori parrocchiali e i 2 Centri di Ascolto diocesani;  attivazione degli incontri delle Caritas parrocchiali nella zona più lontana della Diocesi;  possibilità di progettazione condivisa tra la Caritas e i 2 Centri di Ascolto diocesani.