7 CARTESIO appunti

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7 CARTESIO appunti
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CARTESIO (René DESCARTES) 1596-1650
IL CONTESTO:
la Francia di Enrico IV (editto di Nantes 1598), di Luigi XIII, Richelieu e Mazzarino. Politica
assolutistica
I contrasti politico-religiosi, la Guerra dei Trent’anni (1618-1648).
La Rivoluzione Scientifica (1610 Sidereus Nuncius – 1632 Dialogo sopra i due massimi sistemi - 1633
Condanna di Galileo)
IL CROLLO DELLE ANTICHE CERTEZZE:
la scoperta di nuovi continenti, nuovi popoli, nuove civiltà (Montaigne)
la Riforma protestante (frattura dell’unità religiosa d’Europa),
la rivoluzione scientifica (fine dell’universo geocentrico, della filosofia aristotelica, della sapienza
magica rinascimentale)
la crisi culturale dell’Europa si riflette nell’esperienza di studio di Cartesio (a La Fleche)
Personalità di Cartesio: desiderio di conoscenza, prudenza, tranquillità (larvatus prodeo).
Vita
n. 1596 a La Haye , piccola nobiltà
studi: collegio gesuitico di La Flèche – Diritto e medicina a Poitiers
insoddisfazione per l’incertezza del sapere acquisito
1618 si arruola nell’esercito olandese, conosce lo scienziato olandese Beeckman,
nell’esercito del cattolico Duca di Baviera > 10 novembre: rivelazione di ULM
1619 passa
1620 abbandona la carriera militare, si dedica agli studi
1623-25 in Italia – conosce Padre Marin Mersenne
Scrive le REGOLE PER GUIDARE LA MENTE (1627-28) non pubblicate Olanda
dal 1628 al 1649 vive in
1633 non pubblica il MONDO O TRATTATO DELLA LUCE
1637 pubblica il DISCORSO SUL METODO introduzione ai trattati sulla Diottrica, sulle meteore e sulla
geometria (invenzione della geometria analitica)
1641 pubblica le MEDITAZIONI METAFISICHE
1649 pubblica le PASSIONI DELL’ANIMA
1649 accoglie l’invito della Regina Cristina di Svezia,
1650 muore di polmonite
DISCORSO SUL METODO
Tutto il sapere scolastico appare infondato:
si privilegia la conoscenza del passato rispetto alla capacità di orientarsi nel mondo presente;
l’esperienza non dà certezze, la logica aristotelica nel migliore dei casi garantisce la correttezza di una
deduzione ma non la verità dei principi, solo la matematica appare certa anche se non si espone con
chiarezza il suo metodo,
Problema del metodo:
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Interesse per le scienze, per la medicina in particolare, per la tecnica, per il sapere utile, ma c’è
bisogno di fondamenti sicuri, che solo la filosofia può dare.
(Galileo aveva fondato la sua fisica e la sua cosmologia su presupposti filosofici non dimostrati)
Tutti gli uomini sono dotati delle stesse capacità razionali, ma è diverso il modo di usarle, occorrono
regole precise per guidare la ragione (nelle Regole 21 regole ridotte a 4 nel Discorso)
Il modello è il metodo della matematica (unificazione di algebra e geometria > unicità del metodo
matematico)
1^ regola evidenza: accogli come vero solo ciò che è chiaro (evidente) e distinto (solo ciò che è
semplice e distinto può essere chiaro)
2^ regola analisi: scomponi in elementi semplici, chiari e distinti, un problema complesso
3^ regola sintesi: ricomponi, ricostituisci, ma ogni passaggio, ogni nesso sia evidente.
4^ regola enumerazione: ricontrolla sistematicamente tutte le operazioni.
L’evidenza è colta per intuizione = atto mentale immediato
L’analisi e la sintesi si riconducono al procedimento della deduzione (conoscenza discorsiva, mediata).
Così la geometria parte da assiomi indimostrati, evidenti, da cui si ricavano, deduttivamente, i teoremi.
E’ possibile estendere a tutta la conoscenza questo metodo?
Come si può applicare a tutte le cose? Come si può giustificare?
Regola applicativa: dubbio metodico
Accogli come vero solo ciò che è evidente (chiaro e distinto), quindi dubita di tutto ciò che non è
evidente, dubita finché non trovi ciò che resiste a qualsiasi dubbio. La verità che resiste al dubbio
universale sarà il fondamento dell’edificio del sapere.
Dubbio metodico, non scettico, perché non nega la verità, ma serve per trovare la verità.
Come si può sottoporre all’esame del dubbio tutto? Non si può ovviamente esaminare ogni cosa e ogni
affermazione, però si possono esaminare le fonti principali della conoscenza. In primo luogo noi
abbiamo conoscenze indirette, che derivano dalle testimonianze e dai racconti di altre persone (p.e. la
storia), ma siccome non possiamo essere del tutto certi di tali testimonianze dobbiamo dubitare di
tutte le conoscenze indirette. Poi abbiamo tutte le conoscenze basate sull’esperienza diretta, ma
siccome i sensi talvolta ci ingannano potrebbero ingannarci sempre, e quindi tutte le conoscenze
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empiriche sono incerte. Inoltre siccome nei sogni (o nelle allucinazioni) ci appaiono cose irreali e ci
sembrano reali, dobbiamo dubitare di tutta la realtà (come distinguere il sogno o l’allucinazione dalla
conoscenza reale?).
Ci sono però delle verità razionali (come quelle della matematica) che non rientrano nei casi
precedenti. Esse risultano evidenti alla nostra mente a prescindere dall’esperienza e dal rapporto con
una realtà esterna. Tuttavia…
Dubbio IPERBOLICO: dubita anche delle verità matematiche che appaiono evidenti, perché la nostra
stessa mente potrebbe essere creata da un Genio Maligno che ci illude e ci inganna, e quindi ci fa
apparire evidente (= vero, certo) ciò che in realtà è falso.
Ma anche se sono ingannato- anche se la mai mente è piena di illusioni o di sogni – tuttavia, in quanto
penso, esisto
COGITO ERGO SUM penso dunque sono
Questa è una conoscenza immediata, intuitiva (non è un sillogismo) assolutamente evidente
(ricorda….S.Agostino: Si fallor sum, ma per Agostino il dubbio è un’esperienza esistenziale, per
Cartesio il dubbio è un metodo, un mezzo per raggiungere una verità incontrovertibile.
Agostino e Cartesio: la verità si scopre nell’interiorità, ma in Agostino nell’interiorità si trova
l’illuminazione divina, in Cartesio arriva da sola al fondamento della verità)
Cosa esiste? L’IO PENSANTE, LA MENTE, LA RES COGITANS
= prima certezza, prima pietra su cui costruire il sapere.
(N.B. non è ancora dimostrata l’esistenza del mio corpo, né del mondo esterno)
Ma come procedere?
Analisi delle Idee contenute nella mente:
Idee avventizie : idee che sembrano provenire dall’esterno (esperienza).
Idee fittizie : idee prodotte dalla mente (dall’immaginazione), ma sono composte da altre idee
Idee innate : idee esistenti da sempre nella mente
Idea dell’essere infinito e perfetto = DIO:
è avventizia? No – tutto ciò che sembra provenire dall’esterno è finito
è fattizia? No – la mente umana finita e imperfetta non può creare l’idea di infinito
(la mente umana è proprio finita e imperfetta? Sì, il dubbio lo attesta)
Quindi l’idea di infinito è innata - esiste nella mente, fin dalla sua origine – l’idea d’infinito.
Ma la causa di questa idea che è in noi può essere solo un Ente reale Infinito e perfetto = Dio
Dio ha creato la nostra mente, e ha impresso nella mente la Sua idea (come un marchio di fabbrica?!)
Seconda prova: Se l’uomo si fosse creato da solo, visto che possiede l’idea di Infinito, si sarebbe creato
infinito. Quindi l’uomo non si è creato da solo – è stato creato da un essere Infinito.
Cartesio ritiene anche valida la prova ontologica di Sant’Anselmo, (l’essenza di un essere perfetto
comprende la sua esistenza)
Dio, in quanto essere perfetto, è spirito (i corpi estesi sono divisibili > imperfetti) è intelligenza pura,
è assolutamente buono
N.B. concezione tradizionale di Dio, guadagnata attraverso un percorso rivoluzionario.
Riepiloghiamo:
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Prima certezza: l’Io pensante esiste
Seconda certezza: Dio, essere Infinito e perfetto, esiste, ed ha creato l’uomo
Ma se l’uomo è stato creato da un Dio Infinito e perfetto (> buono), cade l’ipotesi del Genio maligno (il
dubbio iperbolico): quindi le nostre facoltà conoscitive – create da Dio - non sono ingannevoli >
DIO GARANTE DELLA RAGIONE
(le conoscenze matematiche evidenti sono vere)
DIO GARANTE DELLA SENSIBILITA’
Perciò se la nostra sensibilità coglie l’esistenza – evidente – di una realtà esterna al pensiero, realtà
materiale – questa realtà (RES EXTENSA) esiste.
Dio è il ponte tra l’io e il mondo, garantisce la corrispondenza tra le idee della mente e la realtà.
SE DIO E’ GARANTE DELLA CONOSCENZA UMANA COM’E’ POSSIBILE L’ERRORE?
L’errore non dipende dalle facoltà conoscitive ma dalla volontà (spinta dalle passioni) che accetta
come vere idee non chiare e distinte (non evidenti).
L’errore non appartiene alla sfera teoretica ma a quella pratica (giudichiamo vera un’idea non chiara
perché desideriamo che lo sia).
Se seguiamo rigorosamente le 4 regole e sospendiamo il giudizio su ciò che non è ancora evidente non
possiamo cadere in errore.
Dunque sappiamo con certezza che esiste anche il mondo esterno: tuttavia che cosa conosciamo
esattamente del mondo esterno? Dobbiamo ritenere vere tutte le informazioni che i sensi ci danno
sulla realtà? NO. Dobbiamo accettare come vero solo ciò che appare evidente, chiaro e distinto,
indubitabile.
Il carattere evidente della realtà esterna al pensiero è l’ESTENSIONE (la spazialità, la divisibilità),
mentre altri caratteri, come il colore, l’odore, la bellezza ecc. possono essere frutto di impressioni
soggettive. Per questo Cartesio definisce il mondo materiale RES EXTENSA. L’essenza del mondo
materiale è l’estensione, e possiamo attribuire con certezza al mondo materiale tutto ciò che che è
riconducibile all’estensione: la figura, le dimensioni, il movimento, l’aspetto geometrico della realtà.
Cartesio dunque riprende la distinzione di Galileo tra qualità primarie oggettive (quantitative,
misurabili) e qualità secondarie e soggettive.
LA SVOLTA DI CARTESIO
Prima di procedere: riflessione sulla novità di Cartesio.
In Cartesio il problema gnoseologico diventa fondamentale: Cartesio si pone il problema se la
conoscenza della realtà sia possibile
Nella filosofia antica e medievale (e anche in Galileo) non era in discussione la capacità della mente
umana di conoscere la realtà (realismo).
Cartesio pone il problema in questi termini: se le cose sono esterne alla mente e indipendenti da essa,
come posso essere certo di conoscerle veramente? Cartesio dunque abbandona la fiducia in una
“naturale” corrispondenza tra le idee della mente e le cose.
Il Cogito si salva dal dubbio (e costituisce la prima certezza) perché non è esterno alla mente.
Cartesio utilizza il termine IDEA non nel senso di forma intelligibile presente in una molteplicità di
oggetti, ma nel senso di rappresentazione mentale delle cose, contenuto del pensiero.
Dunque oggetto del pensiero non sono le cose, ma le idee, e la corrispondenza tra le idee e le cose
non è data immediatamente (non è certa, non è evidente). Cartesio supera la distanza tra idee e cose,
e risolve il problema, facendo di Dio il garante della corrispondenza.
Il significato cartesiano di IDEA come rappresentazione della mente, con la conseguente
problematicità del rapporto tra IDEE e cose, si impone ai successivi filosofi dell’età moderna (ma non
tutti accettano la sua soluzione basata su Dio).
LA STRUTTURA DELL’UNIVERSO FISICO
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La definizione della realtà materiale come RES EXTENSA comporta due conseguenze:
1) la conoscenza del mondo fisico è conoscenza dell’aspetto geometrico della realtà, dunque è
riconducibile alla conoscenza della geometria > Cartesio dunque concepisce la scienza come
procedimento razionale, basato su principi innati (attribuisce scarso valore all’esperienza, alla verifica
sperimentale) .
2) Se l’estensione è l’essenza della materia, allora non è concepibile un’estensione priva di materia >
non esiste la spazio vuoto > il “vuoto” presunto è “pieno” di una materia impercettibibile definita
ETERE.
3) L’universo materiale ha le stesse dimensioni della spazio geometrico euclideo: è infinito ed è
divisibile all’infinito (come lo spazio); quindi Cartesio, pur condividendo il meccanicismo
deterministico di Democrito, respinge la teoria atomistica.
Dio, come abbiamo visto, è il creatore della mente umana – Dio è anche il creatore dell’universo: ha
creato il mondo materiale, ha conferito al mondo una certa quantità di movimento, ha impresso nel
mondo le leggi inderogabili che regolano la redistribuzione del movimento all’interno della materia.
Dopo che Dio ha dato “la spinta iniziale” al mondo, il mondo funziona autonomamente.
La concezione dell’universo di Cartesio è meccanicistica: tutto ciò che avviene nell’universo fisico si
spiega con la materia e con il movimento (con cause meccaniche), viene esclusa ogni forma di
finalismo e di antropomorfismo, e ogni intervento divino in deroga alle leggi di natura (miracoli).
Le leggi fondamentali dell’universo fisico sono:
1) il principio d’inerzia (formulato esplicitamente e valido solo per il moto rettilineo)
2) il principio della conservazione della quantità di moto (per cui, nell’urto tra i corpi, il moto si
trasmette da un corpo all’altro e la quantità totale rimane costante)
N.B. Anche per questo Cartesio non ammette il vuoto: il moto può tramettersi da un corpo all’altro solo se
c’è continuità o contatto tra i corpi.
Spiegazione dei moti planetari attraverso la teoria dei vortici (esclude l’attrazione gravitazionale tra
i pianeti).
IL DUALISMO CARTESIANO
La realtà secondo Cartesio risulta dunque costituita da due sostanze nettamente distinte
(definizione di sostanza = ciò che esiste di per sé, che non ha bisogno di altro per esistere > propriamente
è sostanza soltanto Dio, ma Cartesio estende il concetto di sostanza anche a tutto ciò che per esistere non
ha bisogno d’altro all’infuori di Dio):
la RES COGITANS = anima o pensiero umano, inesteso, indivisibile, spirituale, non soggetto alle leggi
naturali, e quindi libero e immortale.
La RES EXTENSA = i corpi materiali, estesi, divisibili, soggetti alle leggi della natura.
Conseguenze:
a) la realtà materiale è indipendente dalla sfera spirituale, può essere conosciuta scientificamente
senza fare ricorso a principi di natura spirituale (forme, idee ecc.) > disantropomorfizzazione della
natura.
b) d’altra parte l’anima umana conserva i caratteri di spiritualità, libertà e immortalità che la
tradizione le aveva attribuito.
c) tutti i corpi viventi, sia quello umano, sia quello degli organismi animali e vegetali, devono essere
considerati delle macchine, funzionanti in base agli stessi principi della meccanica che governano il
mondo fisico > La vita è un fenomeno fisico, non dipende da principi immateriali (gli animali e le
piante non hanno l’anima) – (il cuore è una pompa… cfr. Harvey)
Problema:
posto che anima e corpo sono nettamente distinti, come si spiega l’unità psicofisica dell’uomo e,
soprattutto, l’interazione tra corpo e anima?
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Cartesio afferma che esiste un luogo = la ghiandola pineale (epifisi) in cui sono presenti e
interagiscono la res cogitans e gli spiriti animali (che fungono da trasmettitori degli stimoli sensoriali),
per cui il pensiero può ricevere le sensazioni corporee, oppure può comandare i movimenti al corpo.
Ma la soluzione di Cartesio è problematica: come può una sostanza spirituale essere collocata in uno
spazio fisico e modificare la realtà materiale, o esserne modificata?
LA MORALE PROVVISORIA
Cartesio aveva collocato nella chioma dell’albero del sapere, tra i frutti e le fronde, anche la morale (o
etica). Credeva quindi che, avendo trovato il metodo per raggiungere conoscenze certe, si potesse
arrivare anche a una dottrina morale razionale e certa, ma non raggiunse mai questo risultato.
Tuttavia, in assenza di norme morali accertate, non era possibile “sospendere il giudizio” come si
doveva fare in ambito teoretico (filosofico e scientifico); infatti la vita stessa costringe continuamente
a compiere scelte etiche (p.e. nutrirsi mangiando carne o essere vegetariani?). Mentre si può
sospendere il giudizio e non prendere decisioni riguardo al movimento della Terra, o riguardo
all’eternità del mondo.
Dovendo compiere scelte etiche in mancanza di una dottrina etica certa, Cartesio propone di basarsi
su una morale provvisoria, valida fino al momento in cui si raggiungeranno certezze morali. Questa
morale provvisoria è costituita da 4 regole (4 come le regole del Metodo):
1) Far propria la morale e la religione del proprio Paese, in una forma moderata e assennata (evitando
eccessi ed estremismi).
2) Avendo adottato un certo orientamento etico-religioso, mantenersi in questo con fermezza,
costanza e coerenza.
3) Adattare il proprio spirito alla realtà piuttosto che pretendere che la realtà si adatti ai nostri
desideri (accettare quindi i limiti e le sofferenze della condizione umana).
4) Impegnarsi continuamente nella ricerca della verità.