pacchetto turistico proposto
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SARDEGNA INSOLITA Viaggi nell’anima di un’isola CARRASECARE E ALTRI RITI PROPIZIATORI 1 – 5 marzo 2014 Balla chi commo benit carrasecare A nos iscuttinare sa vida Tando tue podes fintzas irmenticare Tottu s’affannu mannu ‘e sa chida” Balla che adesso viene il carnevale A scuoterci la vita Allora potrai anche dimenticare Le grandi preoccupazioni della settimana Un Carnevale particolare quello che vi proponiamo. Lontano da quelli di Viareggio o di Venezia ma anche da quelli di Cagliari e Tempio Pausania per rimanere in Sardegna. Tipicamente la festa è incentrata sullo svago e sulla trasgressione: colori sgargianti e coriandoli e musica. Il “Carrasecare” delle zone dell’interno ha origini e credenze precristiane e assume toni più seri, resi ancora più intensi dai colori, quelli della terra e degli animali, dai movimenti ritmici e cadenzati delle sfilate, dai suoni dei campanacci oggi o delle ossa ieri che segnano il tempo dell’avanzare delle maschere. Toni più seri già dal nome, perché la parola sarda che indica il carnevale è “Carrasecare” vuol dire Carne da tagliare. C’è una vittima da sacrificare quindi, come nei riti dionisiaci, un costo da pagare perché la natura risorga più fertile di prima. Un mondo rimasto intatto nei suoi rituali e nelle sue abitudini rispetto ai tentativi di cristianizzazione. Un patrimonio etnico ed etnografico quello del “Carrasecare” unico. Un mondo dove alla fine comunque trionfa la gioia, perché la natura farà il suo corso e un altro anno propizio inizierà. La data ufficiale di inizio del carnevale è il 17 gennaio quando si accendono i fuochi di Sant’Antonio, il santo, sempre accompagnato dal suo fedele porcellino, che rubò il fuoco al Diavolo per portarlo sulla terra. La data del 17 gennaio rappresenta l’inizio simbolico della festa: il fuoco ritorna tra gli uomini, le giornate riprendono ad allungarsi, l’inverno e i suoi sacrifici stanno finendo, la terra ritornerà presto a germogliare. Così come il Santo riporta il fuoco al mondo mortale, con la loro prima uscita, le maschere risvegliano la vita nel villaggio. Il periodo carnevalesco coincide più o meno con l'inizio dell'anno agricolo, un chiaro indizio che permette di collegare direttamente il carnevale alle feste greche di impronta dionisiaca (le feste in onore di Dionisio, dio greco del vino, caratterizzate dal raggiungimento di uno stato di ebbrezza ed esaltazione entusiastica, che sfociavano in vere e proprie orge), e a quelle romane dei Saturnali (solenne festa religiosa, che si celebrava in onore del dio Saturno) e durante la quale si tenevano cerimonie religiose di carattere sfrenato e orgiastico, che prevedevano tra l'altro la temporanea sospensione del rapporto servo-padrone). Tutto è concesso in questo periodo, tutto è possibile. In genere le maschere del centro Sardegna vestono di pelli, perché la pelle era il mezzo necessario per richiamare la pioggia. La maschera lignea che spesso portano sul volto era considerata un mezzo per mettere in comunicazione l'umano col divino ed era fatta di pero selvatico perché tale albero era sacro a Dioniso. L'uomo che funge da vittima, carico di pelli e campanacci, detto a seconda dei paesi Mamuthone, Boe, Urthu o Urtzu, è sempre muto, dovendo rappresentare la divinità, mentre i suoi guardiani, essendo esseri umani, sono spesso parlanti. Tutte le vittime di questi carnevali sono maschili ma, volendo rappresentare l'androginia del dio, queste maschere portano in testa, nonostante le corna, il fazzoletto femminile del costume locale. Un particolare, questo, che non viene trascurato da nessuna maschera, così come non vengono trascurati i sonagli che le vittime portavano numerosi sul petto e sulle spalle agitandoli con movimenti ritmici perché il loro rumore allontani gli spiriti del male. Per antonomasia il nostro carnevale è quello di Mamoiada, sicuramente il più conosciuto. “Mamuthones” e “Issohadores” sono i protagonisti indiscussi. Ma avremo anche la possibilità di vedere i “Boes” e “Merdules” che caratterizzano l’altresì conosciuto carnevale di Ottana . Non poteva mancare al programma di Carnevale una puntata alla Sartiglia di Oristano, spettacolo equestre unico nel suo genere, una corsa alla stella di origine medioevale cuore della vita di ogni oristanese, emozionante e pittoresca. Anche in questo caso alla base c’è l’aspetto propiziatorio per la nuova annata: in base al numero di stelle raccolte si possono trarre auspici per il nuovo anno sulla fertilità e abbondanza del raccolto. La Sartiglia della domenica si svolge sotto la protezione di San Giovanni Battista, protettore del Gremio dei contadini; quella del martedì, organizzata dal Gremio dei Falegnami, sotto la protezione di San Giuseppe. Unico vero protagonista della giostra Su Cumponidori e la sua maschera androgina. Uomo e donna al tempo stesso, né femmina né maschio. Fascino dell’indefinito, del mistero, del divino. PROGRAMMA DI VIAGGIO 1 MARZO 2014 Ritrovo dei partecipanti alle 12,30 all’aeroporto di Elmas. Partenza per Nuoro. Lungo strada tappa a Paulilatino per visitare il museo archeologico etnografico che ha sede presso il palazzo Atzori, appartenuto ad una ricca famiglia del paese. Il museo, dove sono ricreati gli ambienti tipici dell’economia agro-pastorale del territorio, ha una sezione interessantissima e unica dedicata al pane, nutrimento non solo del corpo, ma anche dell’anima. La visita aiuta a comprendere il legame tra tipologia e caratteristiche del pane, territorio di provenienza e la destinazione di utilizzo dello stesso. Arrivo a Nuoro. Cena e pernottamento. 2 MARZO 2014 Al mattino visita della città di Nuoro, molto attiva culturalmente ed economicamente, che ha dato i natali a Grazia Deledda la cui opera e la cui vita saranno il filo conduttore delle 2 giornate che passeremo a Nuoro. Inizieremo infatti la visita della città dalla chiesa della Solitudine, dove la poetessa è sepolta, per arrivare fino alla casa museo situata nel rione San Pietro, quello dei pastori, che è uno dei più antichi della città, passando per la piazza Su Connottu, uno dei luoghi simbolo dei moti avvenuti a Nuoro nel 1868. Non potrà mancare la visita del museo di Francesco Ciusa dove è esposta la statua “la madre dell’ucciso” semplicemente imperdibile. Nel primo pomeriggio trasferimento a Mamoiada per assistere alla sfilata dei “Mamuthones”. I “Mamuthones” sono dodici: maschere mute, vestite di pelli di animale, con una dote di campanacci da bue sulla schiena e sonagli più piccoli al collo, una visiera per coprire il viso (perché è indispensabile che la loro identità rimanga celata), un fazzoletto femminile sopra il berretto e la mastruca al contrario. La loro danza ha un incedere lento e ritmato: un passo a destra e uno a sinistra, un altro a destra un altro a sinistra, fino ad eseguire tre rapidi saltelli su se stessi che fanno risuonare in modo secco e forte i loro campanacci. Da brivido! Gli “Issohadores” sono otto, dispongono di una “soha”, ovvero di una fune di giunco, indossano il corpetto rosso al rovescio (forse in segno di lutto), si muovono con dimestichezza tra la folla e ogni tanto cercano di catturare qualcuno con il laccio, creando scompiglio: si tratta normalmente di ragazze che vengono liberate in cambio di un bacio. Rientro a Nuoro. Cena e pernottamento 3 MARZO 2014 In mattinata, condizioni meteorologiche permettendo, andremo alla scoperta del Monte Ortobene, altura granitica di quasi 1000 metri, sfondo violaceo di quasi tutti i racconti di Grazia Deledda, sulla cui cima si può ammirare la grande Statua del Redentore, opera bronzea che venne innalzata sulla cima del monte nel 1901 in occasione della celebrazione del Giubileo. Il 29 agosto di ogni anno vi si celebra una Messa solenne che conclude una sagra (Sagra del Redentore appunto) ricca di fascino soprattutto per la sfilata dei costumi, canti e balli tradizionali cui partecipano tutti i paesi della Sardegna. L'Ortobene è la montagna dei nuoresi per antonomasia, che la visitano, oltre che per le bellezze naturalistiche, anche per alcuni siti di interesse culturale. A seguire partenza per Samugheo, comune della provincia di Oristano, famoso in tutta la Sardegna per i suoi tessuti. L'isolamento geografico del paese ha preservato, infatti, le tradizioni culturali e artigianali, mantenendo intatta e vitale l'arte della tessitura tradizionale, tanto che gli è stato assegnato il riconoscimento di distretto tessile. Visiteremo il Museo unico regionale dell’arte tessile sarda che raccoglie non solo i manufatti della zona, ma anche quelli di tutte le realtà tessili dell’isola. Quindi prosecuzione per Ottana dove nel pomeriggio vedremo “Merduleddos a ziru”, cioè i bambini ottanesi che girano coi vestiti tradizionali del paese. All’imbrunire, come finiscono di lavorare nei campi o negli ovili, arrivano anche gli adulti per continuare i festeggiamenti della notte precedente. Il Carnevale di Ottana dura infatti 3 giorni, dalla domenica al martedi’. I personaggi chiave di questo Carrasecare sono 2, entrambi vestiti di pelli non conciate: i Boes indossano visiere con fattezze animalesche cornute, su cui sono incisi simboli di buon auspicio (come la stella sulla fronte), le maschere dei Merdules, seppur antropomorfe, hanno ghigni facciali non umani. Interessante appare la figura della “Filonzana”, una maschera femminile (indossata da un uomo), che sfila per il corteo minacciando di tagliare il filo legato a una conocchia. Una sorta di Moira tutta sarda che delle tre personifica Atropo, la terribile divinità in grado di spezzare il “filo della vita” dei mortali. Partenza per Oristano. Cena e pernottamento. 4 MARZO 2014 Dopo colazione giro della città con possibilità di partecipare a uno dei “cumbiri”, inviti privati che i sartiglianti fanno prima della festa per parenti e amici. Noi, previo accordo con una delle scuderie, avremmo il piacere di vivere insieme a loro i preparativi per la corsa. Quindi trasferimento in via Duomo per la corsa alla stella. Su Componidori, arriva preceduto da un corteo in abito tradizionale sardo, dai membri del gremio e da tamburini e trombettieri, unitamente ai suoi luogotenenti su Segundu Cumponi e su Terzu Cumponi, si mette alla testa di altri 117 cavalieri mascherati, con cavalli riccamente bardati. Qui, dopo aver benedetto la folla che lo attende, consegna sa pipia de maju a s'Oberaju Majorale per riceverne le spade con cui effettuerà la cerimonia dell'incrocio delle spade: al di sotto della stella che è stata appesa sul percorso, per tre volte incrocia la propria spada con quella de su Segundu con evidente valore propiziatorio. Sarà poi lui stesso a poter tentare per primo la sorte, lanciandosi al galoppo con la spada tesa nel tentativo di infilzare la stella. L'onore sarà concesso poi dapprima ai suoi aiutanti di campo e poi, cavallerescamente, alla pariglia dell'altro Componidori. Il capo corsa concede via via la spada ad altri cavalieri, in segno di fiducia o di sfida nei confronti della loro abilità. Quanti e quali cavalieri avranno l'onore e l'onere di calcare la pista è sua esclusiva decisione. Una volta soddisfatto del numero di stelle colte per il proprio gremio e per la città, ritorna sul percorso per restituire le spade a s'Oberaju Majorale e ricevere su stoccu col quale tenterà ancora una volta di cogliere la Stella. Potrà concedere di sfidare la fortuna con quest'arma anche ai suoi luogotenenti, dopodiché, con in mano ancora una volta sa pipia de maju, lancerà il cavallo al galoppo e, completamente sdraiato su di esso, benedirà la folla con ampi gesti: è sa remada, con la quale dichiara conclusa la corsa alla stella. Trasferimento veloce in via Mazzini dove tutti i cavalieri, ad eccezione delle pariglie dei Componidoris (che non possono rischiare di cadere da cavallo compromettendo così la propria sacralità) si esibiscono in spericolate acrobazie in piedi sulla groppa dei propri destrieri, fino a quando le condizioni di luce lo consentono. È qui che maggiormente vengono evidenziate qualità quali il coraggio, la destrezza e assume primaria importanza la simbiosi uomo-cavallo. La competizione da individuale passa ed essere un gioco di squadra e solo chi, durante il corso dell'anno, è riuscito a sviluppare particolare affiatamento con i propri compagni e con gli animali, sarà in grado di esibire numeri di grande destrezza e abilità. Le corse a pariglia sono diffuse in tutta la Sardegna e, in principio, non facevano parte della giostra. Furono introdotte in seguito, quando iniziò a partecipare alla giostra anche la parte non nobile della popolazione, anticamente esclusa dalla corsa alla stella. Emblematico a questo proposito è il fatto che si corra su un percorso situato all'esterno delle mura giudicali (un tempo acquitrinoso) e quindi più popolare. Le corse a pariglia sono oggi la parte più spettacolare della giostra, una giuria valuta le esibizioni proposte e il riuscire ad eseguire un buon numero permette di essere ammessi di diritto a partecipare all'edizione della manifestazione. A fine manifestazione partenza per Cagliari. Cena e pernottamento. 5 MARZO 2014 Verso le 10,00 trasferimento all’aeroporto di Elmas per coincidenze nazionali. Fine dei servizi e inizio della quaresima. QUOTE DI PARTECIPAZIONE Carrasecare e altri riti propiziatori –1- 5 marzo 2014 Fino a 8 partecipanti 800 euro in doppia. Supplemento singola 150 Da 9 a 18 partecipanti 750,00. Supplemento singola 150 La quota comprende: ☼ ☼ ☼ ☼ ☼ ☼ ☼ ☼ ☼ Trasferimenti da e per aeroporti Trasporti in pulman riservato dell'autoservizi Mereu Hotels come da programma :4 stelle a Oristano, 3 stelle Nuoro e Cagliari Camera doppia con servizi Mezza Pensione Visite con guida e Ingressi come da programma Accompagnatore per tutto il viaggio Assicurazione spese mediche-bagaglio Quota di iscrizione La quota NON comprende: ☼ ☼ ☼ ☼ ☼ Trasporto aereo da e per Cagliari Spese personali Mance Bevande extra Assicurazione annullamento