Divinis® è lieto di proporvi
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Divinis® è lieto di proporvi
Divinis® Bar à Vins è lieto di proporvi “DI...VINO, MA NON SOLO…” Martedì 11/2/2014 Il Barolo comune per comune: Serralunga d’Alba Barolo Cascina Francia 2007 Giacomo Conterno ~ Località Ornati ~ Monforte d’Alba (CN) Barolo D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 14,5° ~ Euro 120,00 Barolo Riserva Vigna Rionda X Anni 2001 Massolino ~ Serralunga d’Alba (CN) Barolo Riserva D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 14° Barolo Otin-Fiorin Piè Rupestris-Nebioli 2006 Cappellano ~ Serralunga d’Alba (CN) Barolo D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 14,5° ~ Euro 50,00 Barolo Boscareto 2007 Ferdinando Principiano ~ Monforte d’Alba (CN) Barolo D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 15° ~ Euro 77,50 Barolo Cerretta 2005 Luigi Baudana ~ Serralunga d’Alba (CN) Barolo D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 14,5° ~ Euro 60,00 Barolo Serralunga 2008 Luigi Pira ~ Serralunga d’Alba (CN) Barolo D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 14° ~ Euro 36,00 Esclusivamente in occasione della serata a chi desidera acquistare i vini per l’asporto, riserviamo uno sconto del 10%. Le nostre iniziative sono dirette a favorire un consumo moderato e consapevole del vino. Qualità e non quantità. Terreni I terreni delle zone del Barolo e del Barbaresco, che si sono formati in Età Serravalliana (o Elveziana) e Tortoniana, sono composti da marne argillocalcaree sedimentarie, intercalate da arenarie più o meno importanti, di colore grigio-azzurro (Marne di Sant'Agata, conosciute localmente con il termine di tov e costituite da 30% di sabbia, 55% di argilla, 15% di calcare), da strati di sabbia più o meno compatta e da arenarie di colore grigio-bruno e giallastro (Arenarie di Diano), da strati di sabbia o di arenaria grigio-rossastri alternati a marne grigie (Formazione di Lequio). Le Marne di Sant'Agata che troviamo a La Morra e Barolo danno dei vini eleganti e profumati, di maturazione un po' più veloce, mentre le Arenarie di Diano (Castiglione Falletto e parte di Monforte d'Alba) e la Formazione di Lequio (parte di Monforte d'Alba e Serralunga d'Alba) danno origine a vini più alcolici, più robusti e più longevi. Nella zona del Barbaresco predominano le Marne di Sant'Agata di origine tortoniana. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Serralunga d’Alba Un colle fasciato da magnifici vigneti, già dei marchesi Falletti, che vi ricavarono splendidi vini per la corte di Torino. Si raggiunge da Alba, imboccando la provinciale per Barolo e, dopo Gallo, svoltando in direzione di Serralunga, dove si arriva percorrendo una panoramica strada a mezza costa. Primo impatto con la storia del paese sono, sulla sinistra, i vigneti e le cantine di Fontanafredda, volute nel 1878 da Emanuele di Mirafiori. Sapientemente restaurata, si conserva, all'interno della tenuta, la Casa di Caccia della Bela Rosin, talamo della nota tresca tra Vittorio Emanuele II e la bella popolana Rosa, diventata poi contessa di Mirafiori e moglie morganatica del re. Da qui, in una manciata di minuti, si raggiunge Serralunga, passando per la frazione Baudana. In alto svettano i tre cioché, biglietto da visita – in lingua locale – del castello più bello della Langa: nient'altro che le tre torri campanarie, una diversa dall'altra, che donano al maniero l'originale sviluppo ultra-verticale. In mezzo, spartiacque tra il cotto del castello e il verde dei ben 29 cru di Barolo, il borgo medioevale, pressoché intatto e dalla caratteristica disposizione a raggiera. Costruita in laterizio tra il 1340 e il 1357 da Pie-trino e Goffredo Falletti, la fortezza fu concepita con criteri di solidità e sicurezza adatti alla tecnica bellica del tempo antecedente alle armi da fuoco. La verticalità dell'edificio, oltre a mantenere la funzione dell'avvistamento, doveva scoraggiare gli eventuali assedianti, come del resto il fossato che un tempo circondava la costruzione, accessibile solo attraverso un ponte levatoio. Inoltre, la disposizione radiale delle abitazioni intorno permetteva ai civili di potersi ritirare al sicuro in tempo utile. Allineato con gli altri castelli dei Falletti, utilizzava, in epoca antica, il semplice ma efficace sistema della telegrafia ottica: per comunicare con gli altri feudatari si usavano fiaccole notturne e drappi colorati di giorno. La semplice pianta quadrilatera è stretta agli angoli dalla torre cilindrica e dal mastio quadrato, mentre una terza torretta pensile, ispirata all'architettura medievale francese, sorge dall'affilato spigolo di nord-ovest. Il piano residenziale è segnalato dalle finestre bifore che, con tracce di merli ghibellini e fasce di archetti pensili, sono le sole decorazioni concesse al severo edificio. Nel 1950, su iniziativa dell'allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi, fu oggetto di un restauro conservativo ed è oggi di proprietà dello Stato. Vi si sale dalla parte bassa del paese, attraverso una porta tagliata nella cinta muraria e varrà la pena fare una passeggiata per il borgo, per le stradine rampanti, sotto il campanile cuspidato d'impostazione romanica dell'ex-parrocchiale. Infine, non rimane che accomodarsi a bere un bicchiere e magari brindare alla salute dei Cappellano, brillanti vinificatoci di fine secolo in quel di Serralunga. Giovanni, proprietario di un albergo albese, lanciò in paese la moda dell'uva dolcetto quale toccasana contro l'anemia, mentre il fratello farmacista, Giuseppe, confezionava (e vendeva nella sua bottega torinese) il celebre Barolo Chinato, realizzato con l'ausilio di 13 droghe orientali: digestivo e panacea contro ogni male. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Le Vigne Vigna Rionda Se chiedete agli abitanti di Serralunga di elencarvi i tre migliori vigneti del paese, state pur certi che tra questi non mancherà mai la Vigna Rionda. È questo un cru storico convalidato da una plurisecolare qualità delle uva e della ricerca che di queste è stata fatta per molti anni dai migliori nomi dell’enologia langarola. I buoni vinificatori, infatti, hanno sempre cercato di acquistare le uve delle grandi vigne, come testimonia il monfortese Giovanni Gagna in una relazione sulla fabbricazione del vino nelle Langhe redatta per l’Inchiesta Agraria del 1879. Scrive Gagna: “Facendosi la fabbricazione del vino ogni anno più per oggetto di speciale industria, parecchi industriali reconsi nelle campagne ad impegnare le uve delle migliori posizioni ed esposizioni, ed altrimenti invitano i proprietari a portarsi loro per trattarne l’acquisto”. Dall’uva nebbiolo della Vigna Rionda si ottengono Baroli di grande struttura, piuttosto tannici e votati al lungo invecchiamento. “Il Barolo di Serralunga, di Vigna Rionda, Parafada, Lazzarito e altre vigne, ha bisogno di tempo per maturare. Con la pazienza si ottiene un vino che non teme rivali” (Giaculin Anselma). I dati anagrafici di Vigna Rionda sono i seguenti: altitudine tra 300 e 350 metri, esposizione prevalente mezzogiorno, estensione di quasi 30 giornate piemontesi (oltre 10 ettari). Questo cru è stato portato alla notorietà mondiale dall’azienda Bruno Giacosa di Neive, che con il suo Barolo Collina Rionda — prodotto sino al 1993 — ha deliziato generazioni di amanti del buon vino. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Francia Dalle Ginestre di Monforte si può ammirare il grande, regolare e compatto vigneto Francia che, sul versante ovest di Serralunga, è posto tra l’Arione e il Bosco Areto. L’altitudine tra i 420 e i 370 metri fa capire che ci stiamo avvicinando al comune di Rodino, ai limiti della zona del Barolo. In effetti, in questa zona un tempo si coltivavano prevalentemente dolcetti, freise e barbere; solo più recentemente sono strati piantati i nebbioli. I risultati sono stati e sono, a nostro avviso, eccellenti, poiché la composizione del terreno e la buona esposizione delle vigne (sud-ovest) consentono di produrre ottima materia prima. Ovviamente non avremo qui i Baroli eleganti e relativamente morbidi di Barolo, Castoglione Falletto e La Morra ma, viceversa, Barolo ricco di tannino, in grado di esprimere le sue potenzialità dopo almeno sette o otto anni di affinamento. In fondo, le presenza sullo stesso territorio comunale di cru come Francia e Gallaretto aiuta a cogliere la varietà di caratteristiche delle uve di cui è ricca Serralunga. Francia supera i 10 ettari di estensione. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Gabutti Non crediamo di sbilanciarci troppo nell’affermare che con i Gabutti inizia una teoria di vigneti, sul fianco di una collina che può definirsi la più interessante e la più prestigiosa del comune di Serralunga, ai massimi livelli dell’intera zona del Barolo. Il vigneto Gabutti e i limitrofi Parafada e Lazzarito vennero classificati da Ratti come sottozone di prima categoria dalle elevate caratteristiche qualitative. Nel fare questa scelta Ratti fu, senza alcun dubbio, confortato dalla diffusa convinzione dei viticoltori della zona, da antiche e consolidate gerarchie nel senso comune della gente, ma anche dai rapporti commerciali: “quando portavamo le uve a Fontanafredda, le pagavano sempre due lire in più che le uve di altri comuni”. Affermazioni come questa sono state fatte da diversi vignaioli della zona e sarebbe interessante poterle documentare attraverso i documenti contabili delle aziende storiche. Purtroppo, molta documentazione di questa natura è andata distrutta ed è difficile ricostruire un’attendibile storia commerciale del Barolo. Tornando al vigneto Gabutti, la zona vitata è situata sotto la borgata ed è raggiungibile tramite la strada vicinale di Parafada, delimitata ad ovest per un tratto dalla stessa strada e poi dal netto cambiamento di direzione della collina; a est è confinante con Parafada tramite una lunga capezzagna. L’esposizione (mezzogiorno pieno) e la pendenza dei vigneti, oltre al riparo dal vento, fanno sì che esista in questa zona un microclima favorevolissimo alla coltivazione del nebbiolo. Altri dati anagrafici dei Gabutti sono: altitudine attorno ai 320 metri, estensione su una ventina di giornate piemontesi (meno di 8 ettari). Dalla borgata Gabutti si ha una bella visione non solo del borgo di Serralunga e del suo meraviglioso castello, ma anche del maniero di Castiglione Falletto e palazzotto di Perno. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Cerretta Questa zona, che ha al proprio centro la borgata omonima da cui si dipartono alcune strade vicinali con orientamenti differenti, contiene vigne con diverse esposizioni. Il versante che guarda la frazione Baudana, con le vigne volte a sud-ovest, confina con la strada provinciale Alba-Serralunga; la parte che si affaccia sulla valle Talloria presenta, invece, un'esposizione est/sud-est, con due vigneti ben distinti: il primo – a nord del dirupo – arriva sin quasi alla cascina Teodoro, mentre il secondo – che ha per limite la strada vicinale del Teodoro – giunge quasi sino alla cascina Sordo. Il piccolo borgo di case dalla caratteristica conformazione degli agglomerati di campagna, con un cortile che si affaccia sull'altro, porta a un'altezza di 380 metri su un piccolo altopiano. Di qui si può ammirare il vigneto Sorano e i sorì del comune di Diano d'Alba sul versante della vallé Talloria. Buona parte di queste vigne apparteneva all'inizio del secolo a Tota Virginia Ferrero, che le affidava a mezzadria ai contadini della zona. Prima ancora, la Cerretta, come buona parte del comune di Serralunga, era di proprietà dell'Opera Pia Barolo, come testimonia un minuzioso registro redatto nel 1859. L'intera area vocata si estende su una ventina di giornate piemontesi (meno di 8 ettari). Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Bosco Areto o Boscareto Un tempo, la cascina Areto era immersa in un folto bosco e fino all'inizio degli anni Venti molta parte dell'attuale Langa viticola si presentava coperta da macchie di alberi nelle posizioni meno vocate, da prati per il pascolo al fondo delle vallette e da altre coltivazioni, come voleva l'economia mista dei contadini d'allora. Anno dopo anno, con la valorizzazione del vino e l'imporsi della monocoltura viticola, molto terreno venne conquistato dalle vigne, sino a cambiare decisamente il paesaggio. Oggi, quella cascina immersa nel bosco domina una grande estensione di viti; ma la parte della collina ben esposta a mezzogiorno, dove già allora si trovavano nebbioli e barbere, continua a rimanere una zona dalle grandi caratteristiche qualitative e noi come tale la segnaliamo. Sono circa 32 giornate piemontesi (12 ettari), che si sviluppano in direzione sud e ovest rispetto alla cascina e che confinano con il vigneto Francia e la strada provinciale che porta a Roddino. Di fronte al Bosco Areto, sul versante monfortese, si trova la zona delle Ginestre; ma, più in generale, da questo punto di osservazione si possono ammirare i migliori cru di Monforte. Storicamente, la lunga striscia vitata posta sotto la zona Francia appartiene ancora al Boscareto; ed è proprio in questa zona che Ferdinando Principiano di Monforte raccoglie le sue uve. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Cappellano La storia della cantina può essere raccontata prendendo come inizio il notaio Filippo Cappellano, mio bis-bisnonno, ricco possidente con la passione per la terra. Questi a 48 anni fonda l’azienda, accorpando nella proprietà ben 150 giornate piemontesi (circa 60 ettari) di terreno coltivabile. Alla sua morte il figlio Giovanni, enologo, proseguì nella conduzione dell’azienda, ristrutturando la cantina in quel di Alba, e realizzando due impianti alberghieri (ad Alba ed a Serralunga), muniti dei migliori servizi per soddisfare il turismo ligure-piemontese. A Serralunga inventò la famosa “cura dell’uva”, istituendo un servizio di carrozze per il collegamento con la stazione ferroviaria di Alba.Nel 1889 all’Esposizione universale di Parigi, quella in cui fu eretta la Tour Eiffel per commemorare il centenario della Rivoluzione, la cantina Cappellano si conquistò la medaglia di bronzo. Probabilmente l’attento bisnonno si era recato in Francia onde conquistare quel mercato, giacché le viti francesi erano già colpite della fillossera e si stava formando una apertura verso l’estero. Oltre quella medaglia, Giovanni partecipò e vinse molti altri diplomi, medaglie e benemerenze. Il fratello Giuseppe si laureò in farmacia, e scelse la strada industriale vinicolo-farmaceutico. Produsse in quel periodo le prime gelatine d’uva, guadagnandosi una medaglia d’oro alla mostra internazionale, mosti concentrati curativi e inventò quel monumento della nostra enologia che è il Barolo Chinato. Ma l’avventura industriale di Giuseppe durò poco: nel 1912 il fratello Giovanni morì, colpito da una febbre tropicale contratta in Tunisia (ove si era recato per cercare un vitigno resistente alla fillossera), e lui decise di prendere in mano l’azienda di famiglia. La storia di Giuseppe veniva raccontata dagli anziani del paese che ricordavano il burbero galantuomo, padre padrone della maggior parte delle uve di questo territorio. L’accordo stipulato con la casa Gancia di Canelli, che gli aveva affidato l’incarico di vinificare con il marchio Mirafiori, i “Vini Fini” dell’Albese, rese mio pro-prozio il più grande acquirente di uve della zona. E non solo Gancia, ma così fecero anche altre famose cantine piemontesi. Era tanta la quantità di uve acquistate, che durante il periodo vendemmiale non era cosa rara vedere interminabili file di carri davanti alla cantina. Nel 1955 Giuseppe morì, lasciando ai posteri un capitale che a causa di alterne e complesse vicende ereditarie venne frammentano. Sul finire degli anni ‘60 mio papà, Teobaldo Cappellano, che era nato e cresciuto in Eritrea, arrivò a Serralunga, e dopo aver riconquistato il marchio Cappellano, ripartì da zero. Non più in centro al paese, con non poche fatiche, ricostruì l’azienda, nella struttura e nell’immagine. Dimensioni ben più piccole, grandissima qualità. E, ovviamente, il Barolo Chinato. Anarchico, sognatore, testone e anticonformista. La sua lotta non fu solo per la cantina, ma anche per la zona del Barolo, impegnandosi attivamente nel Comune di Serralunga, all’interno del Consorzio, e come presidente dell’Enoteca Regionale del Barolo (solo per dirne alcune). Ed ora è il mio turno, quinta generazione. Tratto dal Sito dell’Associazione Vini Veri Luigi Pira Nel nome del Barolo. La famiglia Pira è legata alle colline di Serralunga d’Alba, terra di grandi vini, dalla fine dell'800. Dagli anni ’50, Luigi Pira trasforma l’azienda verso un indirizzo vitivinicolo e, nei decenni successivi, vende uva e vino sfuso alle grandi cantine dell’Albese che ricercavano il pregiato prodotto del territorio di Serralunga d’Alba. Un primo passo che segna un’impronta indelebile scolpita in questa terra che sa regalare al viticoltore vini rossi di grande qualità, tra i quali regna il Barolo. Nei primi anni ’90, con l’entrata di Gianpaolo e Romolo, figli di Luigi, l’identità con questo grande vino di Langa prende sempre più corpo, e l’alta qualità è la vera protagonista. Oggi Gianpaolo è stato affiancato nel suo lavoro anche dai fratelli Romolo e Claudio. Il vino prodotto dalle uve delle vigne storiche di famiglia, viene imbottigliato tutto, i crü del Nebbiolo da Barolo vengono vinificati singolarmente e nascono le etichette corrispondenti: Barolo Vigna Marenca, Barolo Vigna Margheria, Barolo Vignarionda. Senza dimenticare il Barolo Serralunga. I due aspetti fondamentali degli ultimi anni sono stati quello di puntare da subito su un vino che rispecchiasse la qualità dell’uva, grazie alle caratteristiche uniche delle colline di Serralunga d’Alba, che sono collocate nel cuore della zona di produzione del Barolo. Accanto a questo il lavoro mirato svolto con Marc De Grazia, in nome della qualità, anche in chiave commerciale. Ed il mercato premia questa filosofia, soprattutto in Europa ed in America del Nord. Legame con il territorio, qualità e selezione: il Barolo racconta così la Cantina Pira Luigi di Serralunga d’Alba. Dagli anni ’90 la cantina è stata modernizzata pensando soprattutto alla produzione del Barolo di alta qualità. I locali sono stati restaurati ed ampiati, le attrezzature rinnovate, unendo la tradizione e la tecnologia. Nella cantina della Pira Luigi si fa qualità, data dall’equilibrio degli elementi che il territorio di Serralunga d’Alba dona all’uva. Nei locali vinificazione, affinamento e stoccaggio bottiglie, si respira il profumo di grandi vini rossi: Barolo, Langhe Nebbiolo, Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba. Ma il re è senza dubbio il Barolo e, nelle fasi di crescita che permettono la maturazione del vino, Gianpaolo è molto attento. Le fermentazioni avvengono in fermentini meccanizzati a temperatura controllata, e per l’affinamento vengono usate, a seconda dei vini, sia piccole botti francesi da 225 e 500 litri, sia botti grandi di rovere di Slavonia da 2500 litri. Un uso del legno ben preciso: il Barolo può trovare in questo strumento un mezzo per essere valorizzato, ma solo se si ottiene il giusto equilibrio tra il vino, il territorio, la tradizione e l’innovazione. La cantina accoglie il vino: qui il territorio del Barolo si deve esprimere al meglio, secondo la filosofia della Cantina Pira Luigi. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda Ferdinando Principiano Essere langaroli significa avere un rapporto indissolubile con la terra, le viti ed il vino, pertanto è stato naturale attingere le nostre radici nella viticoltura già dai primi del '900 con l'acquisto di vigne e terreni. Una passione, un lavoro che di generazione in generazione è giunto nelle mie mani, con la speranza di saperlo conservare e migliorare nel pieno rispetto della natura. Assecondare le viti con gesti ed attenzioni, complicità e trasporto, è una necessità che coinvolge tutta la mia famiglia per restituire il carattere della nostra terra alla barbera, al barolo, al dolcetto e al nebbiolo, che sono il frutto spontaneo delle nostre azioni e della nostra istintiva inclinazione. Il mio accento piemontese, quello spagnolo di mia moglie, quello macedone dei ragazzi, gli schiamazzi dei miei figli, si mescolano e liberano nel cielo con impeto e speranza ad ogni raccolto, accolti dagli alberi e resi a chi vorrà conoscerci. Le uve nebbiolo di mia proprietà maturano su due ettari di terreno con vigne di oltre quarant'anni. L'enorme cura della pianta con tecniche naturali, importanti diradamenti, ed ottime esposizioni sul versante sud-ovest del Boscareto, a Serralunga d'Alba permettono di raggiungere la piena maturazione e di vendemmiare solitamente ad inizio ottobre. Senza essere diraspate le uve vengono pigiate con i piedi a cui segue una fermentazione alcolica senza inoculo di lieviti e senza solforosa, che varia dai 40 ai 90 giorni a seconda delle annate. L'affinamento di trentasei mesi avviene in botti di rovere da 30 ettolitri e successivamente nelle circa 4.000 bottiglie prodotte. Boscareto si divide esclusivamente tra due aziende. Battasiolo, le cui vigne occupano la parte superiore a ridosso del Resort Deluxe (di loro proprietà) e, appunto, Principiano. Le vigne di Ferdinando sviluppano una larga banda nella parte inferiore, compresa tra 300 e i 350 metri di altitudine. Con il Boscareto Principiano si fa in tre, perché da queste vigne ottiene tre vini di carattere totalmente diverso. Dai filari più bassi, quelli che soffrono maggiormente il caldo, l’umidità e la mancata ventilazione, sono raccolte uve nebbiolo che concorrono, con quelle provenienti dalla zona di Le Coste, alla produzione dell’omonimo Langhe Nebbiolo. Un vino per nulla banale, di piacevoli complessità e che piace per la sua grande bevibilità. Le vigne più giovani del cru si riflettono nel Barolo Serralunga, un declassamento che gioca a favore di questo vino. Un Barolo che, bicchiere dopo bicchiere, sa svestire quella rigidità tradizionale e che sfata quell’immagine d’austerità riconosciuta a questa denominazione. I 2 ettari più elevati, quelli che confinano con Cascina Francia di Conterno sono destinati al Boscareto. Qui le vigne, impiantate nel 1970, sono rivolte verso sud-ovest e si avvantaggiano dai terreni argillo-calcarei di Serralunga e dei metodi di coltivazione scelti da Ferdinando. Il risultato è un vino di tipo “borgognone” dove l’austerità del nebbiolo vira verso l’energia e l’eleganza del pinot noir, esprimendo tutto il carattere minerale del territorio. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda Giacomo Conterno (1895-1971) Nel raccontare la vita di Giacomo Conterno non si può non rimanere affascinati dalla saga di questa famiglia langarola e dal ruolo che essa ha avuto nell'enologia monfortese. Giacomo Conterno nasce nel 1895 a Tucuman in Argentina, dove il padre Giovanni era emigrato. Nei primi anni del Novecento la famiglia rientra in Italia e si stabilisce nella cascina della nonna paterna in regione Le Coste. Nel 1908 Giovanni Conterno, coadiuvato dalla seconda moglie Marietta Vivaldo, apre un'osteria nei pressi della frazione San Giuseppe e inizia a produrre vino. Giacomo, assieme al fratello Franco e alla sorella Annetta, si adopera in questa piccola azienda familiare sino al momento della chiamata alle armi, con la Grande Guerra del '15-'18 che lo vede artigliere di montagna sul Carso. Con il suo ritorno a casa, la cantina Conterno inizia a produrre una buona quantità di vino che viene venduto in fusti non solo in Piemonte e in Liguria ma anche nelle lontane Americhe. Tramite la Compagnia di spedizione "Oreste Benvenuto" di Genova, partono per l'Argentina i vini di Langa per i nostri emigrati, grazie ai buoni auspici dello zio Ernesto che là risiedeva. Sono anni duri per l'economia agricola della zona, anni in cui si andava sempre più affermando una netta separazione tra il contadino viticoltore e l'industria vinicola, non esistendo ancora la figura del piccolo produttore. La discussione in quegli anni tra padre e figlio verteva principalmente sul contenitore per il trasporto, in quanto al fusto di legno il giovane Giacomo preferiva la damigiana di vetro; i Conterno concordavano però sull'esigenza di rispondere alla richiesta di un mercato che era ormai pronto per un grande Barolo. Un Barolo da produrre solo nelle grandi annate, con lunghe fermentazioni, in grado di reggere negli anni: fu così che si incominciò a imbottigliare la riserva 1920, fu così che nacque il Monfortino. Ormai Giacomo Conterno è entrato pienamente nella categoria dei produttori, visita personalmente la clientela e consolida la sua presenza sulle piazze di Torino e Genova. La maggior parte del vino è ancora venduta sfusa, ma incomincia ad affermarsi anche la bottiglia. Una pubblicità del 1938 in occasione della decima Fiera del Tartufo recita: "Conterno Giacomo - Produttori Vini - Specialità Super - Barolo - Monfortino". Quando nel '40 l'Italia entra in guerra, sono già passati sei anni dalla morte del padre e Giacomo continua a condurre la sua cantina e la piccola Osteria del Ponte dove da diverso tempo la moglie Antonia ha affiancato l'ormai leggendaria Manetta del Pont. Molti partigiani ricordano ancora oggi questi personaggi, la loro generosità e anche il notevole coraggio nell'affrontare il rischio di pesanti rappresaglie. E, forse, proprio in questa disponibilità verso gli altri, nel suo carattere socievole, vi è da cogliere uno degli elementi principali del personaggio Giacomo Conterno. Condivideva stima e amicizia con tutti, da Cappellano a Borgogno, da Giulio Mascarello a Bressano della Fontanafredda, da Scarzello dell'Opera Pia ai molti vignaioli conferitori di uve. Ai contadini egli consigliava sempre di comperare le vasche di cemento per poter vinificare in proprio e non trovarsi nella spiacevole situazione di essere costretti a svendere le uve: «Le uve devi venderle in dieci giorni, il vino c'è tempo un anno», soleva dire sostenendo gli sforzi di chi voleva iniziare a vinificare. Nel dopoguerra la spinta all'imbottigliamento fu decisiva per la cantina Conterno, anche grazie al prestigio che il vino Barolo andava assumendo. Da non sottovalutare, in quel periodo, il notevole ruolo che giocavano le forniture natalizie nella vendita del Barolo. Prima che si diffondesse l'uso dello Champagne come status symbol, la famiglia e le aziende italiane regalavano il Barolo come prodotto di prestigio. Anche Conterno, come molte aziende dell'Albese, godette di questa situazione, con notevoli ordinazioni da parte di industrie come la Fiat, la Riv e la Pirelli. Quando nel 1961 Giacomo Conterno cede l'azienda ai figli, la Cantina è ormai una prestigiosa realtà. Fino all'anno della sua morte, il 1971, manterrà saldo il suo concetto sul Barolo: «Un vino sarà riconosciuto e rispettato quando tutti lo faranno bene». Non c'è che dire, un bel messaggio in una terra caratterizzata da forte individualismo e spesso divisa da stupidi egoismi, un anticipo del miglior marketing moderno: solo una diffusa produzione di qualità darà prestigio alla Langa e ai suoi vini. Questo era Giacomo Conterno. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Luigi Baudana Quattro ettari di vigneti, diciottomila storie di radici, di innesti e di suoli. Centottantamila tralci. Tre milioni e seicentomila germogli che si innalzano ogni primavera verso il cielo. (Fruscio di foglie). Serralunga é confine orientale del Barolo; sorge alla confluenza delle valli dell’Elveziano e del Tortoniano e si snoda verso sud fino a sposare l’alta Langa. Il versante del mattino é bianco di marna e calcare. Magro. Spoglio di erba estiva. Qui sta Cerretta, precaria stabilitá di particelle finissime aggregate dall’acqua e da pressioni preistoriche. Si frantuma. Si ricompatta. Si sfratuma di nuovo. Lascia [come] tracce di talco sui polpastrelli di te che provi a conoscerlo. Posi lo sguardo a ovest e riconosci vigna Baudana, prima nel palmarés degli sbalzi successivi di Lazzarito, Parafada, Rionda, Falletto e Francia. Suoli piú gialli; sposalizio di marne fossili di Sant’Agata e arenarie di Lequio, ferro che dalle radici passa ai grappoli e infine ai vini. Baudana e Cerretta sono vigne antiche, citate da manuali redatti a mano e da anziani contadini. Vigne di assemblaggi famosi di decenni passati. Graal e isole del tesoro, méte. Ammantate di oblío. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda Massolino La storia dei Massolino e del loro vino si lega alla storia di Serralunga d’Alba nel 1896, quando Giovanni fonda la sua ditta vinicola. Giovanni è il primo a portare corrente elettrica in paese. Un uomo intraprendente, TENACE e CREATIVO, capostipite di una famiglia che ha fatto del connubio tra estro e tradizione una ragione d’ORGOGLIO. La prima cantina viene costruita da Giuseppe, figlio del fondatore Giovanni, che insieme alla sorella Angela estende le proprietà nei terreni migliori e nel 1934 è tra i fondatori del Consorzio di tutela Barolo e Barbaresco. All’epoca, la famiglia di Giuseppe conta sei figli. Tre di loro, Giovanni, Camilla e Renato, seguiranno le orme del padre, dando una svolta all’azienda con l’acquisto di cru che sono veri e propri gioielli: Margheria, Parafada e Vigna Rionda. A partire dagli anni novanta lavorano in azienda anche Franco e Roberto, entrambi ENOLOGI. Nel loro lavoro si condensa l’esperienza di un’intera famiglia e l’AMBIZIONE di una generazione nuova, determinata a dare un contributo importante all’INNOVAZIONE delle tecniche enologiche, agronomiche e all’immagine dell’azienda in Italia e all’ESTERO Fare il vino con passione, nel suo territorio d’origine, conservando la TIPICITÀ del vitigno autoctono nella convinzione che tra le viti, le colline e i vignaioli esista un legame profondo e palpabile, fatto di affinità cementate dalla consuetudine agli stessi luoghi. Dal 1896, la famiglia Massolino il vino lo produce così, FEDELE a questa filosofia e alla capacità di innovare nel segno della TRADIZIONE. Situata nel centro storico di Serralunga d’Alba, in passato, la nostra, era una piccola cantina costruita nella marna, sotto a quella che è la casa natale di buona parte della nostra Famiglia. A quei tempi, la complessa situazione sociale e le difficoltà economiche imponevano una realtà articolata, rivolta anche all’autosostentamento alimentare per cui le coltivazioni erano diversificate, si producevano cereali, nocciole e si allevavano bovini di razza piemontese. Nella metà degli anni 30 ci siamo “trasferiti”, se così si può dire, dall’altra parte dell’unica strada che attraversa il paesino di Serralunga, situato in cima ad una delle colline più belle delle Langhe, in Piemonte. Sotto la casa patronale abbiamo organizzato il primo reparto di vinificazione e invecchiamento! Gli anni passano, i tempi cambiano e poco alla volta abbiamo avuto la fortuna di poter seguire esclusivamente la nostra passione, dedicando tutte le nostre energie alla produzione dell’uva e del vino. Tutti gli ampliamenti dei reparti di produzione, sono sempre stati effettuati nel rispetto della fantastica armoniosità del borgo medioevale di Serralunga d’Alba, definito uno dei più bei borghi d’Italia. Con tenace ostinazione, non abbiamo voluto lasciare il centro storico ed ogni ulteriore ingrandimento è stato effettuato sottoterra, dove i nostri vini possano “nascere” ed affinare nelle condizioni ottimali. Oggi, grazie al completamento dell’ambizioso progetto di ristrutturazione, che mantiene comunque inalterata la struttura storica della casa patronale, realizziamo un altro dei nostri sogni: avere gli spazi conviviali necessari ad accogliere e far sentire “a casa” gli appassionati del vino di ogni parte del mondo. Prodotto con uve Nebbiolo provenienti dalla “Vigna Rionda” in Serralunga d’Alba. Altitudine: 330 m s.l.m. Superficie totale: 2,3 ettari. Tipologia del terreno: calcareo marnoso. Sistema di allevamento e densità di impianto: Guyot tradizionale; variabile tra 6.000 viti per ettaro nella parte più vecchia del vigneto e 5.000 in quella più giovane. Resa per ettaro: 45 quintali. Età media delle viti: da 30 a 50 anni. Vendemmia: manuale, effettuata nella seconda metà di ottobre. Prima annata di produzione: 1982. Totale bottiglie prodotte: 8.400 da 0,75 lt, 300 da 1,5 lt, 100 da 3 lt e 50 da 5 lt. Gradazione alcolica: 13,5-14,5% Vol., in relazione all’annata. Vinificazione e invecchiamento: Barolo tradizionale per eccellenza con fermentazione e macerazione di 25-30 giorni ad una temperatura variabile tra i 31 e i 33° C. Invecchiato per 6 anni complessivi, di cui 3,5 in botti da 30 hl circa in rovere di Slavonia e 2,5 in bottiglia. Note: il terreno e il microclima di questa collina permettono di ottenere vini con una struttura e una potenza eccezionali. La vinificazione tradizionale esalta al meglio le doti di questo cru, rispettandone la naturale predisposizione al lungo invecchiamento. Il Barolo Vigna Rionda esprime infatti le sue migliori caratteristiche proprio con il passare del tempo. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda I commenti di Maurizio Landi Finalmente una degustazione in cui faccio pace con i Barolo di Serralunga. Può non interessare a nessuno, ma è sempre stato un po' il mio cruccio. Questo comune è molto considerato tra i comuni della denominazione, viceversa, io ho sempre faticato a trovarmi in sintonia. In questa occasione ho trovato quella freschezza e quella dinamica che mi piace di questo grande vino. Ovviamente il problema è mio, ma mi sembra che in questa occasione, a parte i classici, abbiamo assaggiato vini di altra stoffa. Cominciamo con l'unica nota un po' deludente, il Serralunga di Luigi Pira. Si tratta di un vino meno pretenzioso rispetto agli altri, ma soprattutto, di un vino con una progressione un po' banale e prevedibile. A una struttura interessante e ad una buona precisione aromatica, coniuga un finale dolciastro e poco persistente. Peccato... Godiamoci i Barolo di Baudana in queste ultime annate, prima del cambio di proprietà. L'assaggio delle ultime annate, vinificate da Aldo Vajra, purtroppo, hanno preso un percorso diverso, che è quello degli altri vini targati Vajra. Questo Barolo Cerretta, viceversa, ha una bella struttura e un bell'allungo. Forse non possiede la classe dell'altro cru aziendale, il Baudana, ma si tratta di un vino di otttima fattura. Difficile mettere d'accordo tutti quando si parla dei Barolo di Cappellano. Un po' perché lo stile è molto personale, un po' perché si tende a prendere sempre come riferimento la versione a Piede Franco. Ma anche questo vino si fa rispettare. Anzi, al momento è chiuso, quasi serrato, ma mostra sullo sfondo una struttura di tutto rispetto, coniugata con una freschezza piacevolissima. Un tocco di dinamica in più... ma l'annata importante necessita, forse, di un po' di tempo! Un piccola delusione anche per il Vigna Rionda 2001. Da un vino come questo, in un'annata come questa, e a questo prezzo, mi aspetto di più! Molto di più! È pur vero che i Barolo del 2001 non hanno un corpo da peso massimo, ma qui siamo di fronte a qualcosa che sfiora l'etereo. Un po' poco... Tutt'altra cosa il Cascina Francio di Giacomo Conterno. Certo, si tratta di un'annata diversa, ma siamo di fronte a un vino veramente granitico e monumentale. Questo non significa che l'abbia apprezzato molto. Il vino è veramente ancora serrato in una materia quasi impenetrabile che fatica a esprimersi anche dopo una lunga ossigenazione, ma almeno promette veramente tanto per chi ha voglia di aspettarlo. Infine, il vino che è piaciuto di più anche a me, così come ai partecipanti alla serata. Il Boscareto di Principiano. Un vino giovane, fresco, dinamico, che regala grandi sensazioni già in questo momento, ma prometto molto anche per il futuro. Speriamo che lo mantenga! Indice di Gradimento dei Partecipanti alla Degustazione 1 3 2 4 5 6 Vino Barolo Serralunga 2008 Barolo Otin-Fiorin Piè Rupestris-Nebioli 2006 Barolo Cerretta 2005 Barolo Riserva Vigna Rionda X Anni 2001 Barolo Cascina Francia 2007 Barolo Boscareto 2007 Produttore Luigi Pira Cappellano Luigi Baudana Massolino Giacomo Conterno Principiano 4 1 5 3 2 6 2 1 5 3 4 6 3 1 6 2 4 5 3 6 2 4 1 5 3 1 4 6 5 2 1 6 2 3 4 5 3 2 4 6 5 1 2 1 3 4 6 5 2 1 3 6 5 4 2 1 3 4 5 6 2 1 4 3 6 5 1 5 2 3 4 6 1 4 3 5 2 6 1 2 4 5 3 6 1 6 2 4 5 3 2 1 5 4 6 3 2 5 3 1 4 6 Totale 35 45 60 66 71 80 Il Barolo Comune per Comune: Serralunga d'Alba Cerretta Gabutti Vigna Rionda Boscareto Francia Immagine tratta da: “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food