0. Una definizione La questione del rapporto tra
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0. Una definizione La questione del rapporto tra
1 Giulia Ceriani (Università di Siena –Baba, Milano) IL RITMO COME TATTICA TENSIVA: REGOLAZIONE PASSIONALE E GIUDIZIO DI VALORE (IL CASO NIKE FOOTBALL) 0. Una definizione La questione del rapporto tra tensione e interpretazione è nella lettura che io ne faccio – e che varrà a rendere conto della tensività come dispositivo interno a una struttura- strettamente legata alla definizione del gruppo ritmico.Il gruppo ritmico può essere, basicamente, definito come un’entità di informazione delimitata da due intervalli, contenente uno schema minimo trifasico, atto a descrivere una curva ascendente al momento dell’impulso incoativo, durativa nel momento di tensione culminante e discendente nella fase detensiva che prepara all’affermazione di un nuovo evento. I due eventi presupposti dal gruppo ritmico sono separati da un intervallo (non evento), che è il luogo del silenzio (discorsivo) e dell’attesa (narrativa); la ripetizione del primo consente il riconoscimento della struttura e apre all’attesa del movimento di chiusura. Le soglie dell’evento e delle fasi che separano evento da 2 evento sono definite dal punto di vista dell’attante osservatore, ovviamente inscritto nel testo. Ora, il ritmo, nelle sue diverse manifestazioni, attraversa un doppio ordine di esistenza: semplice riconoscimento di un’armonia esterna, da un lato, inscritta negli oggetti della nostra percezione; e struttura complessa, dall’altro, che interessa tutto il nostro sistema di ordine ed equilibrio. L’idea attorno alla quale ho lavorato nel corso delle mie ricerche sul ritmo è stata quella di fondarne l’esistenza in quanto “dispositivo”, strumento funzionale in grado di sollecitare gestire processi, meccanismi interattivi, agire in quanto mediatore attivo. Pensandola come un’embodied semiotics tra tutte, forma del mondo naturale che è al tempo stesso forma del mondo costruito: è la natura di interfaccia del ritmo a contenerne, ritengo, le ragioni della sua evidente pregnanza. Ed è il principio aspettuale del ritmo come forma di fenomeno che si sovrappone, con una sua propria organizzazione morfologica a una morfologia esterna per divenire in qualche modo 3 (Petitot, 83), il correlato oggettivo della semiotica percettiva e della sua organizzazione discorsiva, ad interessarmi. Il ritmo, per come lo ipotizzo, rappresenta dunque una struttura ricorsiva –basata sulla ripetizione ma anche sulla solidarietà interna tra le parti, come un motivo: pre-strutturazione di ordine figurale che governerebbe la tensività discorsiva e la sub-orchestrazione del senso. Dunque perfettamente trasversale e sincretico, senza alcuna appartenenza prioritaria a un sistema espressivo dato. E’ fenomeno plastico e contemporaneamente/paradossalmente gestaltico. Vediamo perché. Alla soglia tra figuratività profonda (mondo sensibile) e figuratività (rappresentazione semantica linguistica), la struttura figurale del ritmo mette in scena un isomorfismo tra processo percettivo un’omologazione di spiegare pregnanza la punti e di enunciativo, vista tale –rilevanza da e contemporaneamente sensibilità preferenziale del fenomeno stesso. E da rendere conto della 4 sua natura di struttura concettuale, architettura di mediazione tra percezione e cognizione. In una parola, pensiamo al ritmo come a una correlazione sensibile e preferenziale linguaggio tra naturale mondo (scriveva Greimas: “La correlazione tra mondo sensibile e linguaggio naturale dovrà essere cercata non a livello delle parole e delle cose, ma a livello delle unità elementari della loro articolazione,” 1970: 56) 1. La regolazione ritmica E veniamo regolazione. allora Oggetto di alla questa questione relazione della è la regolazione ritmica come struttura di gestione del rapporto tensivo che attraversa un testo e la definizione del suo destinatario costruito. Il ritmo, che è Piaget (67)a definire come uno degli stadi più elementari (livello morfogenetico, dove si manifesta la periodicità primaria delle strutture adattive agoantagoniste), diventa in questo senso anche fattore 5 di conservazione della struttura, per questo dunque principio regolatore. L’idea è che funzioni contemporaneamente, prima ancora che come struttura semiotica, come struttura concettuale e strategia pragmatica, proprio grazie alla sua presenza tattica all’interno del discorso. Uso nell’accezione la qualificazione specifica di competenza /tattica/ locale decisiva della performance evenemenziale, vs una competenza strategica orientata alla sua gestione globale. Ed è attraverso questa strada che voglio provare ad approfondire la nozione di stile ritmico come propria a una definizione della modalità espressiva di quei testi che centrino sulla ritmicità la strutturazione complessiva dei propri meccanismi attenzionali e di interpellazione del destinatario. La pubblicità –o quanto meno una buona parte dei testi pubblcitari- appartiene a questi. Proviamo dunque ad approfondire l’accezione di ritmo come struttura di regolazione: se è vero che il soggetto compensa le provocazioni esterne adattando la propria attività percettiva agli schemi 6 di azione e, allo stesso tempo, alle modificazioni dell’ambiente, la Gestalt ritmica (riocnoscimento di regolarità,semplicità, simmetria evenemenziale su cui si investe l’intensità aspettuale) è esito di interazione costante e reciproca con le strutture di manifestazione. La presa percettiva sarà allora intesa come trasformazione dell’evenemenziale: ne conserva l’informazione (l’articolazione del gruppo ritmico, la sua memoria) e al tempo stesso la ordina in funzione della propria capacità di sincronizzazione. Sono supposte due strutture speculari e solo parzialmente isomorfe, a reggere l’interazione tra soggetto e oggetto nella loro costante reversibilità. La periodicità primaria del soggetto percipiente (Piaget, 1942) interfaccia l’impianto plastico del discorso nel tentativo di risolvere le tensioni interne con azione periodiche di equilibramento o regolazione: il ritmo in questo senso è procedura di controllo sia della percezione che dell’azione. 2. Il dispositivo 7 Legato alle zone pregnanti della percezione, il ritmo rappresenta anche un dispositivo pragmatico; soddisfa le caratteristiche di una grammatica elementare della distribuzione patemico-cognitiva e interviene a due livelli: - come “regolatore” percettivo attivo nella determinazione del senso - come “meccanismo” pragmatico, pertinente alle dinamiche dell’attenzionalità. Nei rapporti complessi esistenti tra organismo, struttura mentale e comportamento, la pragmatica del ritmo è in grado dunque di dare una spiegazione ad almeno tre fenomeni fondamentali: 1) il giudizio positivo di valore (il consenso) che fa seguito in generale al riconoscimento del ritmo 2) il dinamismo fisico che il ritmo è sempre in grado di suscitare in un ricevente 3) la presupposizione di isotopia (volere essere congiunto), generata dalla configurazione dell’attesa che il ritmo supporta. 8 Dispositivo concettuale sincronizzazione/congruenza tra di un “oscillatore esterno” (il discorso) e un “oscillatore interno”(la struttura concettuale o schema definito, anzitutto, da uno stringa attanziale ago-antagonista); nel momento in cui si rompe la sincronia tra l’uno e l’altro sorge un’esigenza di adattamento, in modo che la crisi di fiducia provocata dall’attesa possa risolversi positivamente. I gesti essenziali di ogni strategia enunciativa (organizzazione di campo, referenzializzazione, valutazione, ancoraggio, modalizzazione e portata illocutiva) si caricano così di valori dinamici. Il che significa che la regolazione della situazione discorsiva si inscrive in una configurazione di natura aspettuale che mira a mantenere una tensione ragionevole all’interno del discorso e si traduce in una manipolazione percettiva che dirige le trasformazioni passionali e cognitive del soggetto della percezione . 3.La retorica passionale 9 Retorica passionale, il ritmo procura al testo nuovo equilibrio e governa gli scambi intersoggettivi secondo una sintassi minima e potente atta a dosare il patemico nel discorsivo: il caso del filmato pubblicitario Nike football 2003 mi ha offerto un esempio e un terreno d’esercizio per alcune considerazioni sulla necessità e il funzionamento di questo dispositivo fondamentale. (FILM) Nike football mette, in modo del tutto evidente, in scena una sfida, struttura narrativa che marca i momenti cruciali dell’embrayage attenzionale e definisce contemporaneamente l’andamento ritmico del filmato. Incorniciata figurativamente dall’oggettiva irreale esterna dello stadio d’inizio e dalle MF dei giocatori schierati dentro lo stadio alla fine, la sfida lavora come un motivo investito all’interno di una struttura ritmica: dalla certezza di S1 (Figo) che S2 (Ronaldo) non potrà non accettare, la comunicazione –costrittiva tra tutte- mette in gioco una dimensione simmetrica e necessitata dello schema conduce narrativo (manipolazione-sanzione) direttamente a quella complicità che tra manipolatore e manipolato che fonda la dimensione 10 del gioco. Complicità e non antagonismo: il valore di libero divertimento che Nike intende comunicare si muove in una dimensione relazionale antagonista a quello del gioco ufficiale che si sviluppa (che deve svilupparsi) dentro lo stadio; spazio interno (topico: il tunnel) ed esterno (eterotopico: lo stadio) sono simmetricamente opposti. Ma non è qui quello che ci interessa principalmente. Ci preme, piuttosto, il modo con il quale il gruppo ritmico (A/A1/B/A) in cui si concentra la struttura della sfida, è rilanciato e gradualmente provocando espanso una all’interno redistribuzione del filmato, delle valenze intensive e aspettuali. La sfida è prodotta, sul piano della manifestazione, attraverso un’invasione dello spazio prossemico dell’altro, a cui risponde analoga invasione; una volta rimarcata simmetricamente (frame 12- frame 21: olé) l’accettazione del contratto, la marcatura musicale (inizio del mambo) coincide con lo sviluppo del gioco e lo svolgimento del confronto “improprio” (perché fuori dallo spazio legittimo). Ripreso, puntualmente, da una serie di rilanci interni via via più ravvicinati (frame 47: olé; 11 frame 47-62: ripetizione degli scambi di pallone; frame 63: tu/arresto della palla), marcati da pause di sospensione atte a rigenerare l’attesa (di tipo fiduciario) e la successiva ricongiunzione attraverso il riconoscimento della struttura ritmica. La sospensione del mambo apre alla sequenza di pausa di maggiore durata, in coincidenza con la fuoriuscita dallo stadio (espansione dello spazio utopico) e il coinvolgimento di Totti (frame 73), che rilancia la palla e la narrazione verso la sua accelerazione finale. Il mambo, tema del divertimento libero, continua poi fino al frame 84 (i frame sono in totale 91), quello dell’entrata in scena dell’arbitro; si arresta di colpo per lasciare il posto agli inni nazionali e all’inizio della partita vera che in quanto caricata di dovere e di vincolo è anche investita disforicamente, in modo del tutto esplicito (espressione di Ronaldinho, frame 91). Con una peculiarità: la struttura ritmica è annunciata dalla discorsivizzazione della sfida, che segue lo stesso schema A/A1/B/A per essere ripresa e reiterata dalla struttura musicale, che interviene in unsecondo spettatore tempo, costruito ha nel momento potuto incui lo riconoscere la 12 configurazione: (“Marvellous lancio del mambo”), motivo del ripetizione, mambo espansione (“she goes right, she goes left”), nuova ripetizione che fa seguito alla pausa (silenzio e rinvio allo spazio esterno) del frame 73. Un macro- raggruppamento ritmico –gestito dal rapporto tra i codici filmici indipendenti dal sonoro anzitutto , e quindi dalla sincronizzazione tra struttura musicale, filmica e narrativa- appare dunque comprendere tutto il filmato. Ora, se è vero che “il discorso narrativo appare (…) come un luogo di rappresentazioni figurative delle diverse forme della comunicazione umana, fatta di tensioni e di ritorni all’equilibrio” (Greimas Courtes, 1979:246) uno svolgimento narrativo come quello di Nike football può essere pensato come strategia specificamente ritmica, in ragione della tensione interna –ripetizione del gruppo e determinazione dell’attesa- che gestisce il raggruppamento: il soggetto di stato assiste alla costruzione della propria competenza ritmica (dalla credenza alla 13 necessità), in quanto informato aspettualmente dell’investimento di componenti spazio-temporali (movimenti interna, di gestiti accelerazione in e particolare decelerazione da montaggio e inquadrature nonché dalla presenza/assenza del sonoro); mentre a livello di strategia discorsiva, sull’asse categoriale tensione/distensione, abbiamo visto le figure semplici –giocatori e schemi di gioco, aree spaziali, elementi musicali, in le più configurazione per elementari- organizzarsi alternanze congiuntive-disgiuntive tra (semantica discorsiva), e la collocazione sintattica ha a sua volta messo in gioco una distribuzione definita – secondo lo schema indicato- degli elementi di focalizzazione, referenzializzazione, contrazione e espansione frequenziale. Ora, il distribuzione ritmo-dispositivo è sintattico-semantica la che griglia di vincola il destinatario costruito a una scansione predefinita della propria segmentazione del testo, e invita/vincola il ricevente empirico a un’adeguazione e aderenza alle strutture proposte come pregnanti. 14 Se il ritmo morfogenetico testimone che Piaget (42) chiamava era schema di azione semplice dell’adattamento del soggetto alle condizioni ambientali, il ritmo semantico investe in ogni caso una proposta di ancoraggio della situazione percettiva. Passiva a livello profondo (il ritmo come iterazione programmata dal discorso) e attiva al livello successivo (il ritmo come raggruppamento): nei due casi parliamo di un esercizio tattico –perché locale- di controllo della percezione come dell’azione. Che nel caso di un testo pubblciitario come quello in oggetto presenta il grande vantaggio di governare fortemente le procedure di impatto e memorizzazione essenziali all’efficacia della comunicazione. 4.tattica tensiva e attenzionalità In modo generale, la tattica si definisce come una strategia della posizione; approfondiamo in che senso questa può –utilmente- coincidere con una configurazione ritmica. Rastier (1991) scrive a riguardo 15 “L’effetto sensibilizzatore dei ritmi a livello neuronale può essere messo in rapporto, con le mediazioni necessarie, con gli effetti facilitanti delle ricorrenze semantiche che chiamiamo presunzione di isotopia, e in particolare delle ricorrenze ritmiche codificate in retorica” Tanto tattica contenuto dell’espressione possono produrre che un tattica del rapporto di sincronizzazione tra oscillatori interni ed esterni, tra ritmi neuronali e fenomeno discorsivo: generando un’armonizzazione seguita da una sensazione di piacere/ da un giudizio di valore positivo: è questa, propriamente, quella che possiamo definire tattica estetica. Lo stile ritmico, ridondanza che concretizza a sua volta una presunzione di isotopia-produce un effetto estetico di natura patemica, in base allo schema classico jakobsoniano di proiezione del paradigmatico sul sintagmatico. Ecco dove il ritmo, pulsione profonda e regolarità descrivibile, si forma come attore essenziale, o forse solo più evidente, della modalizzazione di 16 un’isotopia patemica. paradossalmente, una Vi relazione introduce, di ordine, un principio di ripetizione e di alternanza che, se rende ragione, nel senso semio-pragmatico, del rapporto tra enunciazione e modalizzazione, si presta al senso linguistico e cognitivo come grammaticale, verbale e retorica, e regolarità anche come attribuzione di spazi, di sapere, di universo di esistenza agli oggetti linguisticamente motivati. La definizione di uno stile tensivo, o ritmico, si colloca dunque all’interfaccia tra patemico e tematico, proprio tramite la persistenza aspettuale. Dove lo stile tensivo serve a dare corpo e figura alla passione, a sospensione discorsivizzarla durativa della provocando competenza una modale dell’osservatore. Tramite il ritmo, lo stile tensivo, sempre determinato e organizzato dall’aspetto, distribuisce nel testo delle ridondanze come altrettanti “punti di riferimento” –le pause e i rilanci musicali di Nike football- che al di là della valenza attenzionale o a partire da essa, servono a calibrare e a distribuire la risposta passionale e a renderla riconoscibile, 17 sollevando inevitabilmente la questione più complessa del consenso e del giudizio di valore che ne consegue. 5. Tattica ritmica come regolazione passionale Affrontiamo , infine, il ruolo della regolazione passionale attivata dal ritmo nell’esercizio della sua tattica. L’idea è che , se emozione e passione condividono la presa di coscienza della mancanza dell’oggetto di valore espressa in termini forici, puntuali per la prima e durativi per la seconda, il soggetto passionale porta in sé il capitale energetico necessario alla traduzione in figure dell’emergenza patemica, affidando a quest’ultima la saturazione dell’assenza.Denis Bertrand, che in un articolo del 1987 apriva questo percorso di lettura, sostiene che queste figure “…illustrano insieme, secondo forme di regolazione specifica, i movimenti di saturazione attraverso i quali si accresce ad infinitum (vale a 18 dire, in realtà, fino alla soglia dell’intelleggibile) la consistenza modale dell’oggetto assente”. Il percorso passionale sovradetermina così il percorso figurativo fino a gestire gradualmente la dicotomia tra dimensione cognitiva e dimensione affettiva. Eccoci giunti al cuore della nostra riflessione: l’interpatemicità non è un luogo dell’intersoggettività ma una rete aspettuale che consente, appunto, all’intersoggettività di manifestarsi, nel senso sia propriocettivo sia esterocettivo, impedendo al soggetto modale di affondare nell’improbabile di un’esistenza univoca (soltanto attrattiva/soltanto repulsiva): il ritmo, nella sua funzione di dispositivo, le presta il proprio disegno configurativo. La regolazione passionale è, in altre parole, una sintassi minima dell’iscrizione della soggettività nel discorso. Essa può essere considerata anche come “l’espediente” narrativa in “frame” cosidetto “tumulto che traduce discorsivo modale” la tensione ordinando (Fontanille il 89) secondo una configurazione modulata –il ritmo- 19 con una rete aspettuale che investe la schematizzazione narrativa. Come se tra l’eccesso e l’indifferenza che rappresentano le soglie estreme dell’esistenza passionale del soggetto, noi dovessimo intessere una serie inquadrature di “appoggi” di MF di figurativi Nike (vedi football) le che permettono all’itinerario della passione di essere detto e di tradurre l’irregolarità che lo fonda (introduzione dello squilibrio con il quale l’emozione fa irruzione nella vita affettiva e nel suo discorso) in regolazione della persistenza passionale. Nei rapporti intersoggettivi (intra- o extra-), la retorica serve a negoziare la distanza tra gli attanti. Perché non pensare allora che laddove la passione è rottura di una simmetria, squilibrio energetico che mette in scena l’alterità ponendo come inevitabile una situazione conflittuale, l’esercizio di una retorica passionale come la ritmizzazione fornisca il principio di un nuovo equilibrio? 20 Questa retorica permetterebbe inoltre alla passione di essere percorsa, vale a dire di essere enunciata, nella sua alternanza tra eccesso e indifferenza, e tuttavia di essere ricondotta a una reversibilità che permette allo scontro patemico di invertire sempre i suoi estremi, di renderlo in qualche modo parte integrante di una distanza contrattuale. E’ quello che chiamo regolazione passionale, e che corrisponde, nella mia accezione, alla ritmica fondamentale e alla sua definizione plastica e trasversale, indipendente dalla materia dell’espressione in cui si attualizza. Per concludere Due parole ancora per concludere. Dall’esempio che abbiamo sviluppato emergono, ritengo, alcune considerazioni sulla natura del rapporto tra tensione e interpretazione: - da un lato, anzitutto, che vi può essere tensione senza interpretazione ma non senza significazione, se è vero che questa emerge già nel riconoscimento della ridondanza 21 - in secondo luogo, che possiamo pensare la tesnione fuori della processualità, all’interno del paradigma gestaltico (nella sincronia), separando il processo dalla struttura - ancora e credo conseguentemente, che la Gestalt ritmica è un pattern elementare AgoAntagonista, che può conoscere diverse coperture figurative; inscrive al suo interno una tensione vincolata anzitutto alla ripetizione dell’evento, definendo una figura di adeguamento suscettibile di essere investita, a valle, di quel consenso percettivo che va dal grado zero del mimetismo corporale alla saturazione estetica; ma necessità, contrario ordine massima non rottura prevede di restituzione locale contestualmente e della equlibrio, del dai valutazione vi sia, di bensì al principio vincoli all’interno di un rinnovati di una predisposizione fondata - infine, e su queste basi, mi sembra di poter dire che la questione della proto-narratività tensiva è in qualche modo un falso problema, se è vero che la narratività è, comunque, 22 tensione congiuntiva-disgiuntiva disincarnata da ogni figurazione . plastica e