Scheda film Restauro - Museo Nazionale del Cinema

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Scheda film Restauro - Museo Nazionale del Cinema
I PROMESSI SPOSI
I promessi sposi, di Eleuterio Rodolfi, S. A. Ambrosio, Torino, IT, 1913.
Regia: Eleuterio Rodolfi; prod: Società Anonima Ambrosio; rid e scen: Arrigo Frusta; dal
romanzo di: Alessandro Manzoni, 1a ed. 1827, versione def. 1840-‘42; interpreti e
personaggi: Gigetta Morano (Lucia Mondella), Mario Voller Buzzi (Renzo Tramaglino),
Umberto Scalpellini (Don Abbondio), Eugenia Tettoni (la monaca di Monza), Antonio
Grisanti (l’Innominato), Luigi Chiesa (Don Rodrigo), Ersilia Scalpellini (Agnese), Bianca
Schinini (Perpetua) Edoardo Rivalta (il cardinale Borromeo), Cesare Zocchi, Rina Albry,
Giulietta De Riso, Vitale De Stefano; v. c: 583 del 1.12.1913; première: Lido di Venezia,
settembre 1913; orig. l: 1587/1800 metri; copia restaurata: 35mm, 1.400, 60’ a 18 ft/s,
colore, didascalie italiane; restauro realizzato nel 2013 da: Scuola Nazionale di Cinema –
Cineteca Nazionale, Roma; Museo Nazionale del Cinema, Torino.
La casa torinese Ambrosio ha tra i suoi punti di forza l’affiatata coppia Eleuterio Rodolfi e
Gigetta Morano, che incanta con le comiche brevi e i primi passi per l’epoca un po’
spregiudicati nella commedia. Una complicità creativa che trova fertile terreno anche nelle
opere che a vario titolo rientrano nella produzione più impegnata e ricercata, quella della
nota “Serie d’Oro”.
Il 1913 è l’anno di Quo Vadis?, Ma l’amor mio non muore! e dell’uscita concorrenziale de
Gli ultimi di giorni di Pompei e Jone con i quali la Ambrosio e la Pasquali & C. si
confrontano sugli schermi e in sede legale. La sfida tra le due case torinesi si ripropone
proprio per l’adattamento un po’ ambizioso de “I promessi sposi”, considerato uno dei
romanzi più importanti della letteratura italiana. L’opera diretta da Rodolfi è attualmente
l’unica degli adattamenti cinematografici realizzati negli anni Dieci (oltre la coeva della
Pasquali, le altre sono del 1908 e del 1911) che è possibile rivedere sullo schermo.
Ciò che le immagini del film insieme ai materiali realizzati all’epoca per la promozione – le
preziose brochures, le fotografie ma anche l’opera manzoniana edita dalla Hoepli nel 1917
“illustrata con 24 tavole cinematografiche della Ambrosio” – ci restituiscono è uno
spettacolo insieme ricco ed equilibrato, risultante di una ben riuscita alchimia.
Non ultimo il contributo della penna di Arrigo Frusta, direttore dell’Ufficio Soggetti, che ben
sa cogliere quest’opportunità di confrontarsi con un grande classico: dosa al meglio le parti
corali e le parti incentrate sui principali protagonisti, con una struttura narrativa che
propone i passaggi chiave del romanzo in sei parti con risultati – si veda la rievocazione
della pestilenza – talora sorprendenti.
NOTE DI RESTAURO
Il materiale di partenza è costituito da una copia positiva nitrato, imbibita, con didascalie
italiane, acquisita dalla Cineteca Nazionale alla fine degli anni ’50 che, a oggi, risulta
l’unico esemplare del film attestato nelle cineteche FIAF (Federation Internationale des
Archives du Film).
Alcune caratteristiche della copia (titoli di testa non originali con altro cast rispetto la
versione Ambrosio del romanzo manzoniano) ne hanno a lungo ritardato la corretta
identificazione. Altre caratteristiche “anomale”, come gli edge marks (codici Kodak riferibili
al 1925 e F.I.L.M. FERRANIA), le perforazioni in prevalenza positive standard e la
presenza di didascalie riassuntive su pellicola “Ferrania” in bianco e nero, inducono a
considerarla una riedizione della seconda metà degli anni Venti, ottenuta attingendo ai
materiali originari ma in parte integrati e ricostituiti con ristampe, nuovo montaggio e nuovo
editing. Anche le colorazioni (imbibizione color ambra prevalente in tutto il film e blu-verde
per le sole scene della cosiddetta “notte degli inganni e degli imbrogli”, quando falliscono
contemporaneamente sia il matrimonio a sorpresa di Renzo e Lucia sia il rapimento di
Lucia a opera dei Bravi), riflettono più consuetudini della tarda fase del muto piuttosto che i
canoni cromatici della metà degli anni Dieci.
Rispetto alla lunghezza originale (due le possibili varianti segnalate: 1587 o 1800 metri) la
copia giunta fino a noi è più breve, nella misura di circa un quarto, con una suddivisione
ridotta da sei a quattro parti. Le lacune sono tuttavia distribuite in maniera omogenea
lungo il film, con sole due eccezioni nella prima e nella terza parte, sì da non
compromettere la chiarezza e il piacere della fruizione.
L’individuazione delle lacune, di un corretto ordine di montaggio e il ripristino delle
didascalie mancanti o non originali è stato possibile grazie all’analisi della documentazione
d’epoca conservata al Museo di Torino.
Per quanto riguarda l’iter di lavorazione, la copia nitrato è stata riparata (lavoro che ha
riguardato in particolare danni rilevanti alle perforazioni) ed è stata acquisita a risoluzione
4K. Sono stati poi eseguiti interventi di restauro digitale a risoluzione 2K, curando in
particolare la stabilità dell’immagine, in gran parte compromessa dai danni della copia
nitrato, e la resa delle imbibizioni.
Completato l’editing, con l’inserimento di cartelli per i credits e per l’integrazione delle
lacune, si è proceduto al recording del file definitivo su duplicato negativo colore 35mm,
alla sua archiviazione su LTO e infine alla stampa di due copie positive colore 35mm.
L’intervento di restauro, a cura della Cineteca Nazionale di Roma e del Museo Nazionale
del Cinema di Torino, è stato eseguito presso il laboratorio Eurolab/Cinema
Communications Service di Roma nel 2013.
Claudia Gianetto (Responsabile Cineteca MNC Torino)
Maria Assunta Pimpinelli (CSC - Cineteca Nazionale, Roma)