San Biagio dei Marinai

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San Biagio dei Marinai
San Biagio
dei Marinai
di Rudy Guastadisegni
P
Una antica chiesa
veneziana restaurata e
restituita al culto grazie
alla Marina Militare
asseggiando lungo la Riva degli
Schiavoni, a Venezia, si può godere di
un panorama unico al
mondo; le bellezze che
ci circondano sono tantissime e a volte, sono
anche nascoste. Una di
queste si trova nello slargo in cui si affaccia il Museo Storico Navale. L’unico altro edificio di questa
piazzetta (termine sconosciuto ai veneziani ma
che rende l’idea del luogo) è un albergo di lusso
dalle cui finestre si può ammirare tutto il bacino
di San Marco. Nella sua facciata occidentale, appunto quella di fianco al Museo, si apre un antico
portone di legno e bronzo che sembra stonare
con il resto dell’edificio. Da quel portone si accede, attraverso un androne a volta lungo circa 5
metri, ad una chiesa totalmente invisibile dall’esterno perché “avvolta” dall’albergo.
Si tratta di San Biagio dei Marinai, una piccola
chiesa che ha origini molto antiche; la prima fabbrica fu eretta nel 1052 dalla famiglia Boncigli,
per comodità di “quelli che dalla parte del mare per
il porto di Lido arrivano a sbarcare a Venezia” e dedicata al santo vescovo e martire Sebaste, decapitato
in Armenia, nel IV secolo, durante la persecuzione dell’imperatore Licinio.
Perché “dei Marinai”
Era frequentata prevalentemente da commercianti greci e da marinai che ormeggiavano le loro
navi alla prospiciente banchina e proprio per questa
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consuetudine, e grazie
alla lungimirante tolleranza della Repubblica
di San Marco, nel 1470,
il Consiglio dei Dieci,
con un apposito decreto, diede facoltà ai greci
di rito ortodosso di celebrare qui le loro liturgie,
mettendo a disposizione il primo altare a sinistra,
entrando. Tale decreto decadde nel 1513, quando si
costituì ufficialmente la comunità greco ortodossa
nell’attuale chiesa di San Giorgio dei Greci.
Al tempo del piovano Leonardo Ferruzzi, la
chiesa fu demolita e rifabbricata nel 1754 su disegno del proto dell’Arsenale Filippo Rossi e consacrata nel 1757. Fu con quest’ultima ricostruzione
che la facciata ed il lato verso la laguna furono
“coperti” con un edificio allora adibito a canonica.
Nel 1807, la parrocchia, per decreto di Napoleone, divenne proprietà del Demanio e poco dopo, nel triste e vandalico periodo napoleonico,
venne chiusa, spogliata delle suppellettili e degli
altari ed utilizzata come magazzino di materiali
dell’armata francese di occupazione, subendo un
notevole degrado; la canonica venne utilizzata come caserma/alloggio dalle truppe di occupazione.
Fu riaperta al culto nel 1817 come chiesa parrocchiale della Imperiale e Regia Marina austriaca che
vi trasferì gli altari e la pavimentazione della chiesa
di Sant’Anna di Castello. Nel 1866, all’atto dell’unificazione di Venezia al Regno d’Italia, la chiesa passò per naturale eredità da una Marina all’altra, divenendo proprietà della Regia Marina italiana.
cure del vicino Museo Storico Navale della Marina
Militare che, malgrado le già scarse risorse a disposizione, ha provveduto ad un pur minimo programma di pulizie, manutenzioni ed interventi
conservativi, in attesa di tempi migliori.
L’iniziativa del Museo Storico
Navale
La facciata della chiesa di San Biagio dei Marinai come appare
oggi, nello slargo antistante l’ingresso del Museo Storico
Navale; in apertura, l’illustrazione ci mostra come appariva
alla sua ristrutturazione della metà del 1700
Nel 1958, la Marina Militare la restituì al Demanio dello Stato, per consentire la realizzazione
dei lavori di ristrutturazione generale e il restauro
dei due affreschi del soffitto a cura del Magistrato
alle Acque, della Soprintendenza ai Beni Artistici e
Culturali e del comitato svedese “pro Venezia”.
Nell’aprile del 1992, riportata al primitivo splendore, fu data al Museo Navale che l’aveva richiesta come “zona espositiva”, ritornando così nuovamente in possesso della Marina Militare.
È l’unica chiesa che risponde all’Ordinariato
Militare di Roma e non al Patriarcato; è la sede della parrocchia della Marina Militare e, per logica
estensione, di tutte le Forze Armate della sede di
Venezia da quando, alla fine del secolo scorso, l’allora cappellano della Marina Militare in Venezia,
don Giuseppe Grigolon, iniziò ad utilizzarla per
particolari eventi religiosi in cui fossero coinvolti i
marinai (matrimoni, cresime, commemorazioni).
Negli ultimi 15 anni, il suo utilizzo per la celebrazione dei riti liturgici ha subito diversi alti e
bassi a seconda delle contingenze tecniche, logistiche, organizzative del momento. Per la maggior
parte del tempo, è rimasta chiusa ed affidata alle
La sensibilità artistica e storica dei responsabili
del Museo li ha portati a ricercare motivi ed occasioni per consentire alla popolazione ed ai visitatori provenienti da tutto il mondo di godere delle
bellezze presenti nella chiesa, come dipinti della
scuola di Palma il Giovane, l’icona greca del XIX
secolo rappresentante San Spiridione, la tomba
col monumento in marmo di Angelo Emo, ultimo
e valoroso ammiraglio della Serenissima Repubblica di San Marco, targhe, iscrizioni, suppellettili e
testimonianze di grande valore storico, tra le quali un vaso di pietra contenente il cuore dell’arciduca e ammiraglio dell’Imperial Regia Marina Austriaca Francesco Federico d’Austria, donato alla
città per sua volontà testamentaria, in ossequio al
suo grande amore per Venezia.
Nel 2006, nel suo interno, sono state allestite
due mostre: la prima, nel mese di giugno, intitolata “I legni del Cansiglio”, era costituita da una
trentina di sculture del maestro Giuseppe Baron
(in arte Bepi Baron), rappresentanti il percorso organico e cronologico della storia della città, dagli
albori della fuga delle popolazioni dalla terraferma, fino agli ultimi fuochi della Repubblica. Tutte
le opere erano ricavate da legni monossili provenienti dai boschi del Cansiglio, dove l’Arsenale si
procurava il materiale da costruzione per la flotta
(vedi numero Settembre-Ottobre 2010).
La seconda, nel mese di ottobre, dedicata al
maestro Loris Masserini, artista particolarmente
vicino all’ambiente della Marina Militare, che ha
esposto una trentina di tele, con bellissimi dipinti
in stile rinascimentale.
In ambedue i casi, il successo di pubblico è stato a dir poco strepitoso, grazie anche alla felice
posizione della chiesa, nelle immediate vicinanze
del Museo Navale e sulla direttrice che dalla Riva
degli Schiavoni porta all’Arsenale ed alla Biennale, contribuendo alla realizzazione del progetto
del Museo Storico di far conoscere la chiesa al più
ampio pubblico possibile.
Oltre alle mostre, si sono svolti alcuni concerti
di musica classica, sinfonica e da camera, utilizzando spesso anche l’organo della chiesa. Si tratta
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tutto il suo splendore e con il suo
carico di gloriosa storia sociale, artistica e religiosa.
Ora anche la città sta riscoprendo questo suo tesoro. Ne è prova il
fatto che intorno ad essa si sta risvegliando un certo fervore per il recupero dell’edificio e dei suoi manufatti. Primo fra tutti si è mosso il
Lions Club di Venezia-Lido che, grazie all’attivismo e alla spinta del
dott. Alessandro Paglia, ha stabilito
che il service sociale per il 2009, doveva essere il recupero della vetrata
artistica che sovrasta l’altare maggiore. In pessime condizioni per vetustà e mancanza di manutenzione,
L’interno della navata del tempio, oggi utilizzato anche per manifestazioni culturali
la vetrata è stata ricostruita ex novo,
e musicali
con l’inserzione di una grande ancora verde, simbolo che permette di
di un Bazzani del 1853, quasi unico nel suo geneconiugare la gente di mare con i concetti etici e
re, rimesso in funzione con due interventi conserreligiosi della salvezza (ricordiamo l’accenno nelvativi negli ultimi anni ed affidato alle sapienti ed
l’enciclica papale “Spe salvi” all’ancora, appunto
esperte mani di maestri che, oltre ad aver condotcome simbolo biblico di salvezza) e della speranza
to le manutenzioni, hanno organizzato apprezza(il colore verde).
tissimi concerti insieme ad altri strumentisti.
All’impresa, controllata dallo Stato Maggiore
Sempre nel 2006, grazie alla favorevole condella Marina e dall’Ordinariato Militare, con l’apgiunzione della contemporanea presenza di uno
provazione della Sovrintendenza alle Belle Arti,
staff militare convinto dell’importanza della parhanno partecipato le Associazioni Marinai d’Italia
rocchia per la comunità, e di un giovane cappelladel Veneto orientale e del basso Lazio, la Lega Nano militare veneziano (fra Manuel, dell’ordine dei
vale Italiana, i Piloti di Porto di Venezia, l’AssociaFrati Minori) attivo, entusiasta, e spiritualmente
zione pescatori di Burano, il Circolo Nautico delle
molto propositivo e coinvolgente, è stato possibile
Assicurazione Generali, gli ufficiali della Marina
pensare di riaprire al culto San Biagio dei Marinai,
dei corsi anni ’50 e successivi (Oceanici, Australi,
e ciò è avvenuto a partire dal 4 dicembre 2007, feGrecali, Vichinghi, Draghi, Cicloni, Strali, Samusta di Santa Barbara, patrona della Marina Militare.
rai, Olimpici, Lupi Grigi, Orsa Minore del Collegio Navale Morosini, 51°AUCD, 22°AUCL), l’Asso“Rinascita” di una chiesa
ciazione Austriaca Marinai e Pionieri del Danubio,
All’inizio, la chiesa era spesso semivuota, ma
le città di mare italiane gemellate con Trieste, atl’informazione si è diffusa rapidamente anche al
traverso i Lions, e cinque paesi della Carinzia.
di fuori della parrocchia militare; adesUna bella gara internazionale di soso, oltre alla comunità militare in
lidarietà per onorare l’antica
servizio e a riposo, partecipano
chiesa dei Marinai... di tutti i
alle funzioni anche molti
Marinai.
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cittadini abitanti nei pressi, che finalmente posIl disegno preparatorio
sono accedere alla
della grande vetrata
chiesa per molti anni
artistica che sovrasta
l’altare maggiore della
rimasta chiusa e che
chiesa, dove l’ancora
ora, grazie alla Maririchiama la vocazione
na, viene restituita
“marinara” cui è
alla comunità in
dedicato il tempio
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