1 Mistress e slave. Atto Unico Di Alessandro Iori Scena: un divano

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1 Mistress e slave. Atto Unico Di Alessandro Iori Scena: un divano
Mistress e slave.
Atto Unico
Di Alessandro Iori
Scena: un divano. Uno specchio.
Costumi: 2 camicie da notte.
Personaggi:
Mistress
slave
1
La Mistress è sdraiata sul divano, La slave è accovacciata ai suoi piedi.
s.: dimmi che ti è piaciuto.
M.: lo sai, con te mi piace sempre. Accarezzami i piedi.
s. (eseguendo): adoro farlo, lo sai, mi piacciono i tuoi piedi, amo accarezzarli,
baciarli, leccarli.
M.: anche con le scarpe?
s.: si.
M.: anche sotto le scarpe?
s.: sempre. Lo sai. Adoro fare tutto ciò che mi chiedi.
M.: vieni, voglio toccarti i capelli.
s. (avvicinandosi): eccomi, fai quello che vuoi. Il mio corpo è tuo. Io sono tua.
M.: lo so.
La Mistress le accarezza i capelli e la slave la lascia fare, poi la Mistress lancia un
pacchetto di sigarette: portamelo! La slave scatta, lo raccoglie con la bocca e glielo
porta. La Mistress, prendendolo tra le dita: la mia cagnetta obbediente…corri! E lo
rilancia. La slave ripete la scena.
M. (accarezzandole i capelli): perché mi obbedisci sempre?
s.: perché ti amo e tu sei la mia padrona, lo sai, perché me lo chiedi continuamente?
M.: perché mi piace sentirtelo dire. Io adoro la tua sottomissione.
s.: ed io adoro esserti sottomessa.
M.: a volte ti faccio del male.
s.: mi piace quando succede.
M.: qualsiasi cosa ti faccia o ti chieda di fare?
s.: qualsiasi.
M.: sei mia (abbracciandola).
s.: perdutamente. (ricambiando l’abbraccio).
M.: oggi non potrò restare a lungo, il lavoro mi chiama.
s.: lo immagino, sei un medico, un chirurgo, hai un lavoro importante…ma io so
aspettarti. Oggi, poi, ho da fare anche io. Debbo vedere un cliente, dovrebbe
arrivare tra poco.
M.: un cliente? Da quando in qua lavori anche tu?
s.: da sempre, come farei a mantenermi, a riempirti di regali, se non lavorassi?
M.: non me ne hai mai parlato.
s.: non me lo hai mai chiesto.
M.: vero. Che lavoro fai?
s.: la escort.
M.: coosa? E non me lo hai mai detto!
s.: lo ripeto, non me lo hai mai chiesto.
M.: e me lo dici così?
s.: e come dovrei dirtelo?
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M.: ma ti rendi conto? Non ti vergogni di rivelarmi una cosa del genere come se
fosse la cosa più normale del mondo? Tu, la mia adorata schiava, la persona che
afferma di amarmi al punto da essere disponibile persino a farsi uccidere da me, fai
la puttana?
s.: sì, perché? Che c’è di male?
M.: che c’è di male?
s.: sì, che c’è di male, è il mio lavoro. Tu fai il medico, io la puttana, tutto qui.
M.: ed io?
s.: tu sei il mio unico amore.
M.: ma vai con altri, magari maschi e ti fai anche pagare!
s.: esatto, solo maschi. Sei tu la mia unica donna.
M.: e tutto questo per te è normale.
s.: sì.
M.: e a me non pensi?
s.: sempre, giorno e notte, che c’entra! Loro mica li amo! Mi pagano e basta. Io non
amo loro, né loro amano me. Io amo te, solo te.
M.: quindi quando vieni da me in ritardo, è perché sei con un cliente?
s.: esatto.
M.: preferisci andare con un cliente che venire da me, dunque? Tardi a venire da me
per prostituirti con un cliente?
s.: anche tu tardi a venire da me quando hai un paziente, a volte manchi giorni interi
per un convegno. Io, al massimo,posso tardare un paio d’ore. Le mie prestazioni sono
meno impegnative delle tue. Io, però, non mi lamento. Ti aspetto e basta. Perché tu,
invece, te la prendi tanto quando arrivo in ritardo?
M.: ma io manco o tardo per lavoro!
s.: anche io.
M.: perché il tuo è un lavoro secondo te?
s.: sì, come il tuo. Certo, meno nobile, magari, agli occhi della gente, ma come il tuo.
Fornisco un servizio alla gente, come te.
M.: ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ti prostituisci per quattro soldi!
s.: non per quattro soldi. Sono ben pagata sai? A parità di tempo impegnato
guadagno più di te. Il mio lavoro probabilmente rende più del tuo, ricordatelo.
M.: sì ma io faccio un lavoro che mi piace, in cui metto tutta la mia passione, per cui
ho studiato, mi sono laureata, specializzata, ho superato concorsi, ho fatto la
gavetta! Mica vorrai paragonare un medico ad una puttana!
s.: non ci ho mai pensato, infatti, tu conti più di me. Tu sei la padrona, io la schiava!
Ma sappi che anche io faccio il mio lavoro con passione, anche io ho studiato per
arrivare dove sono ora, anche io ho fatto la gavetta, come te. Non è facile essere
un’escort, una prostituta ai miei livelli! E’ vero tu sei un grande medico ed io una
gran puttana, siamo entrambe grandi nel nostro lavoro.
M.: tu sei pazza! Passione, dici, e come ti sarebbe venuta questa passione?
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s.: probabilmente come a te è venuta la passione per la medicina. Come hai
cominciato tu?
M.: a me sembri folle. La medicina è una vocazione, non un lavoro. Bisogna essere
pronti a sacrificarsi per gli altri, a non avere orari! Se scegli di essere un medico, lo
sarai sempre, giorno e notte, senza interruzioni di sorta!
s.: anche nel mio lavoro bisogna sacrificarsi per gli altri, essere pronti a non avere
orari. Se scegli di essere una prostituta, lo sarai per sempre, senza interruzioni di
sorta. Forse per questo ci amiamo, perché siamo simili. Facciamo un lavoro diverso,
ma abbiamo in comune l’obiettivo di far star bene gli altri, non trovi? E’ questo che
ci rende fiere, sapere che il nostro lavoro aiuta gli altri a vivere.
M.: ma io, se sbaglio, posso far morire il mio paziente! Specie se vecchio e
malandato!
s.: anche io posso far morire un cliente, specie se vecchio e malandato, che c’entra!
Fa parte del gioco, secondo me. Se scegli di lavorare per gli altri, può accadere che,
nonostante tutte le accortezze e la professionalità, tu possa far del male a
qualcuno. Nessuno è perfetto, non trovi? L’importante è lavorare con coscienza ed
amore per quello che si fa. Io ci metto l’anima, come te.
M.: tu sei fuori di testa!
s.: sì, per te!
M.: finiscila di adularmi. Mi fa schifo l’idea che tu faccia sesso con altri, mi ripugna,
lo capisci?
s.: certo, anche a me fa schifo pensare che sei sempre sporca di sangue, ma è il tuo
lavoro, se ti amo devo accettarlo, come tu, se mi ami, devi accettare il mio. Mi
racconti come ti è venuta voglia di diventare un chirurgo?
M.: come a tutti i chirurghi, penso. La vocazione la senti fin da bambino, ti piace
l’idea di salvare la gente che soffre, curare i malati, operare persone in punto di
morte salvando loro la vita, è un sogno che ti prende, ma che si realizza solo a costo
di enormi sacrifici, mia cara. A te, invece, come sarebbe venuta questa “vocazione”
per il tuo lavoro?
s.: anche a me credo, cominciò fin da bambina. Lo sai, mi è sempre piaciuto
obbedire, adoro sentire il potere degli altri su di me. Obbedire mi fa sentire senza
colpa, senza macchia, perché mi deresponsabilizza. Sì, se le decisioni le prendono gli
altri, tu sei candida come un giglio! Si alza, va verso lo specchio e spogliandosi si
guarda il corpo. Non sono particolarmente bella, non lo sono mai stata, ma ho
sempre attratto le persone intorno a me. Non so, sarà stata la mia disponibilità,
probabilmente, ma c’era qualcosa in me che faceva l’effetto del miele per le api.
Tutti mi corteggiavano. Io, però, mi negavo, non m’interessavano i loro
comportamenti adoranti, non trovavo nessuno che mi piacesse. (Si ricopre). Poi, di
colpo, conobbi te. (Corre ai suoi piedi). Tu mi trattasti malissimo fin dalla prima
volta che mi vedesti, ricordi?
M.: Sì, mi stavi antipatica. Avevi un’aria esageratamente remissiva, eri troppo
gentile con tutti, mi urtavi i nervi.
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s.: già, ma fu proprio questo tuo trattarmi male che mi attrasse. Da allora, mi
innamorai di te e per me cominciò una magia. Più mi usi e più mi piace, lo sai, ma
questo accade solo con te. Con i clienti è diverso. Loro si affidano a me, sono io che
faccio quello che so che a loro piace, non mi comandano mai, anzi, su alcuni
addirittura sono io a dominare la situazione. Pensa, c’è un tale che ama farmi da
schiavo, (sogghigna) non sai come lo tratto male! Peggio di come vengo trattata da
te!
M.: in che senso?
s.: beh, tu mica mi fai del male, a parte qualche sculacciata! Lui vuole che lo frusto!
Mi supplica di punirlo da quando arriva, perché, dice, è stato cattivo!
M.: e tu?
s.: ed io lo faccio camminare a quattro zampe, mi faccio leccare le scarpe, insomma
gli faccio fare alcune delle cose che mi fai fare tu, ma a lui non basta. Vuole essere
picchiato ed io lo accontento. Con lui nemmeno facciamo sesso, lui gode così. Mi
paga bene sai?
M.: e a me non pensi? Ti farebbe piacere sapere che anche io vado con altri?
s.: se ci andassi come ci vado io non me ne importerebbe un bel niente! Io, in quei
momenti, faccio solo il mio lavoro. Di loro, te l’ho detto, non sono innamorata. Non
provo alcuna soddisfazione, se non quella di sapere che il mio cliente è stato bene
con me.
M.: anche a me dici che il tuo unico desiderio è che io stia bene con te. E’ la stessa
cosa!
s.: no! Da te non mi faccio pagare. Con te sto per amore!
Nel frattempo la Mistress si è alzata e la slave la prende da dietro e l’abbraccia,
poi, la tocca su tutto il corpo e sussurra: ti amo, lo capisci, ti amo! Ma come fai a
non sentirlo! Corro da te ogni volta che mi chiami! Non faccio che obbedirti in tutto!
La Mistress, di colpo, la respinge buttandola a terra: non toccarmi, mi fai schifo!
s.:(da terra, abbracciandole le caviglie) se pensi io abbia sbagliato, puniscimi, ma, ti
prego, non prendertela per il mio lavoro. Per me è importante, come il tuo per te!
M.: (prendendola per i capelli con forza) tu non puoi permetterti di paragonare il
mio lavoro al tuo, tu sei solo una troia!
s.: una troia che ama solo te.
M.: ma se, come dici, mi ami, perché vai con altri, tradendomi?
s.: vado con altri, ma non ti tradisco.
M.: ma che dici!
s.: quello che ho detto. Con loro vado per denaro e con i loro soldi posso comprare
ciò che desidero. Posso farmi bella per te, fare a te dei regali, mettere da parte
dei soldi per fare un viaggio con te. Insomma, lo faccio anche per te.
M.: ma a me non serve. Io guadagno bene!
s.: non abbastanza. Non è mai abbastanza il denaro e non cresce in natura, bisogna
procurarselo.
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M.: ovvio, mi sembri idiota certe volte, ma perché dici che non guadagnerei
abbastanza, che ne sai tu? E quanto è “abbastanza” per te?
s.: tanto, tantissimo, tutto il denaro del mondo non basterebbe per tutte le voglie
che si possono avere.
M.: mi fai schifo!
s.: no, mi ami. Sei la mia padrona e mi ami. Ma come fai a non capire! Tu sai solo
comandare, io so anche obbedire!
M.: e allora?
s.: e sarei io l’idiota? In questo mondo, amore mio, è chi sa obbedire che ottiene ciò
che vuole. Nessuno comanda su tutti, nemmeno i potenti. Tutti hanno un padrone,
anche se cercano di non averne. Lottano per la supremazia e, per farlo, hanno
bisogno dei fedelissimi che li appoggino. I fedelissimi obbediscono ed ottengono ciò
che vogliono…altrimenti cambiano padrone. E’ meglio essere remora che squalo, no?
M.: tu sei un essere mostruoso, non hai un briciolo di dignità!
s.: sbagli ancora. Io ho la dignità di decidere della mia vita. Sono io che decido a chi
obbedire, nessuno può impormelo, nemmeno tu. Tu mi comandi perché io te lo
chiedo, perché a me piace, perché io lo voglio…mia padrona.
M.: ora basta, inginocchiati davanti a me!
s.: (inginocchiandosi) con vero piacere!
M.: ti ordino di non prostituirti più!
s.: non puoi.
M.: perché?
s.: perché tu puoi comandarmi quello che vuoi, ma solo quando sei con me. Io mi
prostituisco quando tu non ci sei. Per via del tuo lavoro, manchi spesso ed io vivo
aspettandoti, per poterti obbedire appena arrivi. Intanto mi consolo comprandomi
tutto ciò che mi passa per la testa. Adoro potermi togliere qualunque capriccio!
M.: e per questo venderesti anche l’anima!
s.: no solo il corpo. E poi non lo vendo, lo affitto ed a chi voglio io. Sono una escort,
mica una prostituta di strada!
M.: ti odio!
s.: no, mi ami. Mi ami per quello che sono, una schiava, una donna obbediente ai tuoi
comandi.
M.: una puttana!
s.: anche! (abbracciandola) Portami con te, appiccicata a te tutto il tempo, notte e
giorno. Ti seguirò, come un cane fedele. Mettimi un collare, se vuoi, e portami al
guinzaglio. Io verrò e smetterò di prostituirmi. Lavorerò accudendoti, sì il mio
tempo, il mio impegno, la mia vita saranno solo per te!
M.: tu sei pazza! Ma lo sai che io, se potessi, ti terrei sempre con me, come un cane
fedele, solo che non posso. Faccio il chirurgo!
s.: appunto! Sei forte, potente, non obbedisci a nessuno, anzi, dai ordini a tutti, ma
non puoi portare il tuo cane in ospedale con te. (e ride).
M.: ma che vuoi da me?
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s.: nulla. So che sei un chirurgo impegnato e vivo aspettandoti.
M.: certo, intanto, ti prostituisci!
s.: te l’ho detto. Mentre tu fai il tuo lavoro, io faccio il mio.
M.: anche a costo di togliere tempo a noi due!
s.: non tolgo tempo a noi due. Tu sei sempre impegnata, lo sai, io, al massimo, posso
tardare a venire da te un paio d’ore! Già te l’ho detto!
Suono di campanello.
s.: il mio cliente è arrivato!
M.: vabbè, me ne vado.
s.: no, puoi restare, se vuoi, ai miei clienti non dà fastidio, non siamo in una sala
operatoria.
FINE.
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