giornata settima - novella quinta

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giornata settima - novella quinta
GIORNATA SETTIMA - NOVELLA QUINTA
Tratta dall’opera Novelle del Decameron: vi racconto le dodici più spassose e piccanti
Un tempo a Rimini vi fu un mercante ricco di possedimenti e di denari, il quale aveva
per moglie una bellissima donna. Costui era convinto che così come la moglie piaceva a
lui, piacesse agli altri uomini; e così come lei si dimostrava compiacente a lui, si
dimostrasse compiacente a tutti gli uomini che la corteggiassero.
Per questi motivi egli divenne gelosissimo di lei. E la teneva talmente stretta che i
condannati a morte non sono controllati con lo stesso rigore.
La povera donna non solo non poteva uscire di casa, ma non era libera nemmeno di
affacciarsi alla finestra; cosicché la sua vita era veramente grama.
Lo stato d’animo della donna era aggravato dal fatto che lei riteneva di non meritare
affatto un simile trattamento, in quanto era fedelissima al marito. Quindi ella pensò di
tradirlo veramente, in modo tale che la sofferenza che era costretta tutti i giorni a
sopportare fosse almeno giustificata. E siccome le era vietato affacciarsi, ella giudicò che
l’unico uomo che lei potesse sedurre era il suo vicino di casa, che oltretutto era bello e
giovane.
Così la donna cercò, di nascosto dal marito, qualche apertura su una delle pareti che
confinavano con la casa del giovane. Per sua fortuna ella si accorse che vi era una fessura
attraverso cui poteva sbirciare la camera da letto del vicino di casa.
Quindi la donna, quando il marito non era in casa, si mise a fare dei rumorini vicino alla
fessura per attirare l’attenzione del giovane uomo. Ella fece tanto che costui si accorse
dei rumorini, e si avvicinò all’apertura del muro. La donna, vedendo che finalmente i
suoi richiami avevano sortito l’effetto sperato, raccontò all’uomo la pessima vita che era
costretta a condurre a causa della gelosia del marito, e gli dichiarò che era disposta a
tradirlo con lui.
Il giovane ovviamente fu contento della proposta della donna, e spesso si sentiva con lei
attraverso la fessura e si toccavano anche la mano. Ma più di questo non potevano fare
per l’attentissima guardia del mercante.
Ora, avvicinandosi il Natale la donna disse al marito che, col suo permesso, la mattina
della festa le sarebbe piaciuto confessarsi e prendere la comunione, come fanno i buoni
cristiani.
A tale richiesta il geloso disse: «E che peccati hai fatto, ché ti vuoi confessare?»
La moglie rispose: «Come? Credi forse che io sia santa? Malgrado tu mi tenga rinchiusa,
io commetto peccati come qualunque persona; ma non voglio rivelarli a te, perché non
sei un prete.»
Queste parole insospettirono il geloso, il quale si mise in testa di scoprire quali peccati la
moglie avesse commesso. Così egli le mostrò di essere contento della sua volontà, ma a
patto che si confessasse nella chiesa e nell’ora che diceva lui; inoltre il prete doveva
essere quello indicato da lui o un suo sostituto.
Giunta la mattina della festa, la donna si recò nella chiesa impostale dal marito.
Quest’ultimo andò anche lui, di nascosto, alla stessa chiesa prima di lei. Qui egli si mise
d’accordo con il parroco della chiesa e si vestì da prete; calzò anche un cappuccio da
prete che gli copriva il viso, e ciò al fine di non essere riconosciuto dalla moglie.
Arrivata in chiesa, la donna chiese al parroco di essere confessata, e lui, come da accordi,
disse che non poteva e che le avrebbe mandato un suo sostituto; e le mandò il geloso
travestito da prete. Questi si avvicinò alla donna per farla confessare, parlandole con
voce camuffata per non essere riconosciuto. Ella attraverso i lineamenti che si
intravedevano al di fuori dei bordi del cappuccio riconobbe subito che chi le stava di
fronte era suo marito travestito da prete; ma finse di non accorgersene, e tra sé e sé
pensò: «Adesso gli darò ciò che sta cercando.»
Così la donna gli si inginocchiò ai piedi e cominciò a raccontare i propri peccati: tra
l’altro gli disse che era innamorata di un prete, con il quale andava a letto ogni notte.
Questa rivelazione fu per il geloso come una coltellata al cuore, e se non fosse stato che
voleva farla continuare a parlare per scoprire altri particolari, se ne sarebbe andato
immediatamente per la collera che covava dentro.
Allora il finto prete domandò alla donna: «Come? Vostro marito non viene a letto con
voi?»
«Sissignore» rispose lei.
«Dunque come può venire a letto con voi anche il prete?»
«Signore, con quali poteri magici il prete lo faccia non lo so; io so solo che quando lui
arriva a casa mia, qualunque porta lui tocchi, si apre per incanto; e appena arriva davanti
alla porta della mia camera da letto egli pronuncia certe parole che fanno subito
addormentare mio marito; e appena è sicuro che lui dorme entra in camera e fa l’amore
con me.»
«Signora, ciò che state facendo è sconvenevole, e occorre che non lo facciate più!»
«Signore, non potrei mai smettere di andare a letto con questo prete, perché l’amo
troppo.»
«Allora non vi posso assolvere!»
«Questo mi addolora: sono venuta qui per dirvi la verità, e ve l’ho detta.»
«Signora, reciterò per voi mille preghiere a Dio, con la speranza che vi aiutino a uscire da
questa situazione. Ogni tanto vi manderò a casa un chierichetto, al quale direte se queste
preghiere vi siano giovate, e se così è continuerò a recitare le preghiere.»
«Signore, ciò che dite è impossibile da fare, poiché ho un marito gelosissimo che, se
dovesse scoprire che qualcuno viene a casa mia, sarebbero guai.»
«Non vi preoccupate, farò in modo che lui non venga a sapere nulla di tutto questo.»
«Se il cuore vi suggerisce di fare questo, io ne sono contenta.»
Al termine della confessione la donna fece la penitenza e poi assistette alla messa.
Il geloso, che si stava rodendo di rabbia, si tolse i panni da prete e se tornò a casa,
pensando nel frattempo alla maniera migliore per sorprendere la moglie insieme col
prete di cui gli aveva parlato.
Quella stessa notte il geloso decise di dormire vicino all’uscio di casa, per vigilare che
non arrivasse il prete. Ma alla moglie disse che avrebbe cenato e dormito fuori casa.
Appena la donna rimase sola in camera da letto, attraverso la fessura del muro chiamò a
bassa voce il vicino di casa; quando costui si accostò alla fessura gli disse ciò che era
successo la mattina in chiesa; poi gli disse che quella notte suo marito avrebbe dormito a
guardia dell’uscio di casa, e che quindi lui poteva raggiungerla passando per il tetto.
Il giovane, molto contento per questo fatto, disse: «Signora, lasciate fare a me.»
Quindi egli, con la dovuta prudenza, attraversò il tetto e si introdusse furtivamente nella
camera da letto della donna, in modo tale che il geloso non si accorse di nulla.
E qui i due amanti si sollazzarono per tutta la notte.
Giunta la mattina il giovane tornò a casa sua ripassando sul tetto.
Il geloso, con l’animo sofferente, morto di freddo e senza neanche aver cenato, stette a
vigilare con le armi in pugno, pronto a scagliarsi contro il prete se si fosse presentato
all’uscio. Finché, ormai privo di forze, crollò per il sonno. A una certa ora egli si alzò e
andò dalla moglie, fingendo di rientrare da fuori casa; e dopo aver pranzato mandò da lei
un ragazzetto, dicendole che era il chierichetto inviato dal prete con cui si era confessata,
per domandarle se il suo amante prete fosse più venuto a trovarla.
La donna, che aveva capito tutta la messinscena, rispose che quella notte il prete non si
era presentato.
Per molte notti ancora il geloso sorvegliò l’uscio di casa per sorprendere il prete; e nel
frattempo la donna se la spassava col vicino di casa.
Alla fine il geloso, che ormai non ne poteva più, con il volto turbato domandò alla
moglie che cosa avesse detto al prete la mattina che si era confessata.
Ella rispose che non voleva dirglielo, in quanto non è cosa conveniente riferire le cose
che si dicono nel segreto della confessione.
Allora il geloso disse: «Femmina malvagia, io so cosa dicesti quella mattina; e adesso
dimmi chi è il prete di cui sei tanto innamorata e che grazie ai suoi sortilegi riesce a
entrare a casa e andare a letto con te; dimmi chi è, ché gli taglio le vene.»
La donna disse che lei non era innamorata di nessun prete.
«Come,» disse il geloso «non dicesti così nella confessione?»
«Ebbene sì: dissi proprio così!»
«Allora dimmi subito chi è questo prete!»
La donna cominciò a sorridere e disse: «Credi che non avessi capito che chi mi confessò
fosti tu? Ma io mi proposi di darti ciò che andavi cercando, e te l’ho dato. Ma se tu fossi
stato saggio, non avresti dovuto dubitare della fedeltà di tua moglie. Io nella confessione
ti dissi che amavo un prete: e non eri tu quell’uomo, travestitosi da prete, che io amo? Ti
dissi che nessun uscio della mia casa gli si poteva tenere chiuso quando voleva vedermi: e
quale uscio in casa tua ti fu mai tenuto chiuso? Ti dissi che il prete faceva l’amore con
me ogni notte: e non sei tu che fai l’amore con me tutte le notti? Quale uomo, per
quanto imbecille, non avrebbe capito queste cose, che invece tu non hai inteso perché
accecato dalla gelosia? E nelle ultime notti sei rimasto a fare la guardia all’uscio di casa, e
credevi di avermi dato a bere che fossi andato a cena e in albergo fuori. Vedi dunque di
correggerti, cerca di comportarti da uomo e non farti prendere in giro da chi conosce
questa tua assurda gelosia; e smettila di farmi questa stupida guardia, poiché se solo io lo
volessi, potresti anche avere cento occhi anziché due, ti metterei le corna senza che te ne
accorgeresti.»
Il geloso, udendo questo, tirò un sospiro di sollievo perché pensò di non essere stato
tradito, e dopo questa lezione morale ricevuta da lei, egli giudicò la moglie buona e
saggia.
Da quel momento il mercante non fu più geloso.
E la saggia donna, ormai non più controllata, si lasciò liberamente andare ai propri
piaceri; e senza far venire più il suo amate dal tetto come fanno i gatti, bensì
tranquillamente per l’uscio, spesso si incontrò con lui e si godette la vita.