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====== NOTIZIARIO VIVERE & MORIRE ======
Articoli, documenti e notizie quotidiane su eutanasia, cure di fine vita e liberta' terapeutica,
con attenzione alla situazione internazionale, alle legislazioni e ai dibattiti in corso in altri
Paesi.
Edito dall'Aduc, Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori.
Redazione: Via Cavour 68, 50129 Firenze
Tel. 055.290606 - Fax 055.2302452
URL: http://www.aduc.it/dyn/eutanasia/ - Email: [email protected]
Archivio quattordicinale
Dal 26-01-2007 al 08-02-2007
3/2007 (Anno II)
§§§
SOMMARIO
COMUNICATI STAMPA
- CASO WELBY. BENE L'ARCHIVIAZIONE DELL'ORDINE DEI MEDICI DI CREMONA.
OPPORTUNE LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE DELL'ORDINE
- ACCANIMENTO TERAPEUTICO. UNA LEGGE PER DEFINIRLO E' ASSURDA
- TESTAMENTO BIOLOGICO. NO ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA PER I MEDICI. LA
VOLONTA' ED I DIRITTI DEL MALATO DEVONO ESSERE RISPETTATI
ARTICOLI
- Francia. L'eutanasia entra nel dibattito elettorale
- Il testamento biologico. Servira' anche al cittadino inesperto di medicina? Si', ecco perche'
- Usa. Missouri. L'ex pompiere, ora deputato, chiede il rispetto delle volonta' dei pazienti
- Australia. Il 32% dei neonatologi causerebbe la morte a neonati sofferenti
NOTIZIE
- Italia. Mina Welby sara' audita alla Camera
- Italia. Maggioranza dei cittadini favorevole al testamento biologico
- Italia. Roma. Ds chiedono parco dedicato a Welby
- Italia. Nicastro: urgente legge sui malati terminali
- Italia. Indagine Eurispes: in 20 anni raddoppiata percentuale favorevole all'eutanasia
- Spagna. Catalogna. Associazione Comuni: rispettare chi chiede di morire
- Italia. Cnb si occupera' subito di inizio e fine vita
- Italia. Marino: riconoscere il diritto a sospendere o limitare le cure
- Italia. Turco: piano straordinario per assistenza domiciliare e cure palliative
- Italia. Movimento cristiano lavoratori: no all'eutanasia
- Italia. Mons. Betori: la politica non intervenga con leggi sull'eutanasia
- Belgio. Un paziente su due trattato con cure palliative chiede di morire
- Italia. Consiglio superiore di Sanita': testamento biologico vincolante e obiezione per medici
- Italia. Betori (Cei): cardinal Martini e' isolato fra i vescovi
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
- Italia. Commissione Giustizia del Senato esamina ddl su testamento biologico
- Australia. Medico 79enne va in Svizzera a togliersi la vita
- Usa. Minnesota. Senato approva legge per il consumo terapeutico della marijuana
- Italia. Fassino presenta mozione per Congresso Ds
- Italia. Universita' Cattolica: perche' il Governo insiste sul testamento biologico?
- Messico. Citta' del Messico. Consultazioni popolari sull'eutanasia?
- Italia. Rabbino capo Di Segni: ebraismo permette sospensione cure
- Italia. Marino-Finocchiaro: siamo contrari all'eutanasia, ma testamento e' cosa diversa
- ORDINE DEI MEDICI DI CREMONA ARCHIVIA PRATICA SUL DOTTOR MARIO RICCIO
- Italia. Torino. Il reike e' antidolorifico efficace nel 98% dei pazienti oncologici
- Italia. Molti gli emendamenti ai ddl sul testamento biologico
- Italia. Ancora reazioni sull'archiviazione del dottor Mario Riccio
- Belgio. Aumentano i casi d'eutanasia
- Italia. Roma. Marino in cattedra sul fine vita al liceo Virgilio
- Italia. "Voglio morire come Welby"
- Svizzera. Tribunale: assistenza al suicidio anche per malati psichici
- Spagna. Comitato etico autorizza distacco del respiratore per Echevarria
- Olanda. La bara della vita
- Vaticano. Papa: no a eutanasia. Cuccurullo (Consiglio Superiore Sanita'): siamo quasi tutti
d'accordo con lui
- Nuova Zelanda. Chiesta espulsione infermiere per aver tentato di aiutare la madre a morire
- Italia. Domani il dottor Mario Riccio a "Controcorrente" (Sky Tg24)
- Italia. E.Romagna. Botta e risposta fra Curia e Ordine dei Medici sulle cure palliative
- Italia. Comm. Giustizia del Senato. Parere su testamento biologico entro la settimana
- Italia. Roma. "Il sorriso di Daphne", commedia tragica sull'eutanasia
- Italia. Il 71% dei farmaci oppioidi nei cerotti
- Italia. Marino: impossibile definire per legge l'accanimento terapeutico
- Italia. Presentate proposte della comm. Giustizia del Senato sul testamento biologico
- Nuova Zelanda. Viaggi organizzati in Messico per acquistare farmaco per l'eutanasia
- Italia. Card. Tonini: negati funerali a Welby non per suicidio ma perche' voleva intervento
legislativo
- Italia. Bianco (Fnomceo): dare la possibilita' ai medici di non rispettare la volonta' del paziente
- Italia. Presidente Corte costituzionale: necessaria legge sui malati terminali
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Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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§§§
COMUNICATI
CASO WELBY. BENE L'ARCHIVIAZIONE DELL'ORDINE DEI MEDICI DI CREMONA.
OPPORTUNE LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE DELL'ORDINE
Firenze, 1 Febbraio 2007. Condividiamo la decisione all'unanimita' della commissione disciplinare
dell'Ordine dei Medici di Cremona di archiviare il procedimento contro Mario Riccio, il medico che
ha sospeso le cure a Piergiorgio Welby.
Il dottor Riccio ha salvato la faccia all'intera categoria medica, paralizzata dalla paura ed incapace
di attuare il proprio codice deontologico, ponendo soprattutto un ostacolo all'esercizio del diritto
costituzionale sancito dall'articolo 32 (possibilita' di rifiuto delle cure). Alla luce delle accuse di
omicidio e delle minacce di gravi sanzioni disciplinari subite dal dr Riccio, non si possono
biasimare dal punto di vista umano -non certo professionale- i medici che hanno rifiutato di
assistere Welby.
La responsabilita' ricade innanzi tutto sulla Federazione nazionale degli ordine dei medici –un ente
di diritto pubblico ausiliario dello Stato- ed in particolare sul presidente del suo Comitato centrale,
Amedeo Bianco. Invece di difendere una pratica pubblicamente utilizzata da centinaia di medici -la
sospensione dei trattamenti- ha contribuito piu' di ogni altro al senso di incertezza e paura che ha
costretto Welby a prolungare per mesi la propria sofferenza. E' utile ricordare le inequivocabili
parole con cui il presidente Bianco rispose alla richiesta di Welby per la sospensione delle cure:
"Se il medico accettasse la richiesta di Welby, andrebbe incontro a serie conseguenze. Avrebbe
infatti contro sia il Codice penale sia il Codice deontologico medico".
Questa vera e propria intimidazione da parte del massimo rappresentante dei medici italiani, ha
avuto un effetto devastante su Welby, il quale sarebbe ancora li' ad attendere chissa' quale legge o
sentenza se non fosse per l'intervento di un medico come Riccio, coraggioso, cosciente e
rispettoso della volonta' del paziente.
Per questo, riteniamo opportune le dimissioni del presidente Bianco, non solo perche' smentito dai
suoi stessi rappresentati, ma per aver contribuito piu' di ogni altro al clima di incertezza e di
intimidazione nel mondo medico che ha negato a Welby, e a migliaia di cittadini, l'esercizio di un
diritto costituzionale. Dopo questa vicenda e' necessario valutare l'opportunita' dell'abolizione
dell'ordine dei medici, uno strumento che, per l'ennesima volta, si e' dimostrato un ostacolo
all'esercizio della professione medica, a scapito dei diritti dei pazienti.
Pietro Yates Moretti
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ACCANIMENTO TERAPEUTICO. UNA LEGGE PER DEFINIRLO E' ASSURDA
Firenze, 7 Febbraio 2007. Siamo d'accordo con il senatore Ignazio Marino quando sostiene che
sia impossibile definire per legge il concetto di accanimento terapeutico. Solo il paziente puo'
stabilire se sul suo corpo vi e' o meno accanimento terapeutico. Fare una legge che definisca
l'accanimento equivarrebbe a stabilire per legge quali pietanze sono gustose e quali no. Il gusto,
come la sofferenza e la nozione di accanimento terapeutico, appartiene innanzi tutto alla sfera
individuale. Solo uno Stato con velleita' totalitarie puo' imporre per legge valutazioni che solo
l'individuo puo' fare per se stesso.
A coloro che chiedono una legge per consentire ai medici di operare con serenita', ribadiamo
questo elementare principio: quando il medico segue la volonta' del paziente (come prevede
l'articolo 32 della Costituzione e dal Codice deontologico) non dovrebbero esserci motivi per non
agire con serenita'.
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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Pietro Yates Moretti
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TESTAMENTO BIOLOGICO. NO ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA PER I MEDICI. LA
VOLONTA' ED I DIRITTI DEL MALATO DEVONO ESSERE RISPETTATI
Firenze, 8 Febbraio 2007. Secondo Amedeo Bianco, presidente della federazione nazionale degli
Ordini dei Medici, il medico dovrebbe poter fare obiezione di coscienza dinnanzi alla richiesta
scritta (testamento biologico) del paziente di rifiutare le cure.
Giudichiamo questa richiesta irricevibile, oltre che contraddittoria. Ricordiamo a Bianco che la
Costituzione (art. 32) ed i diritti fondamentali dei cittadini non possono essere disattesi, neanche
dai medici. Se venisse accolta la richiesta di Bianco, e' facile immaginare che -come per l'abortoin molti ospedali del Sud ci sarebbero solo obiettori di coscienza nelle sale di rianimazione, di fatto
impedendo l'esercizio di un diritto costituzionale ai cittadini di una parte del Paese.
Non si capisce poi a cosa dovrebbero obiettare i medici, quando il loro stesso codice deontologico
sanziona la sospensione delle cure, come ribadito dall'Ordine dei medici di Cremona nella
decisione sul dottor Mario Riccio (l'anestesista che ha sospeso la respirazione artificiale a
Piergiorgio Welby). Il presidente Bianco, che aveva detto di rispettare pienamente quella
decisione, ha gia' cambiato idea? Se cosi' fosse, non sarebbe la prima volta in quella che si sta
rivelando sempre piu' una dirigenza alquanto incapace di essere coerente con se stessa. (1)
E poi, perche' non permettere l'obiezione di coscienza –ad esempio ai medici che aborrono
l'accanimento terapeutico- quando un paziente chiede di essere sottoposto a ventilazione
meccanica o quando richiede qualche altra terapia salvavita che prolunga la sofferenza? E perche'
non dare la possibilita' di obiettare anche ai medici testimoni di Geova di fare o prescrivere
trasfusioni di sangue? La risposta e' ovvia, anche se apparentemente non per tutti: la volonta' del
paziente, se non va contro la legge, deve essere rispettata dal medico. Qualunque sia l'opinione
del medico (e' o non e' accanimento terapeutico), questi dovra' adeguarsi alla volonta' del
paziente, che decide sul proprio corpo. Se non si e' in grado di rispettare la volonta' ed i diritti dei
malati, ci sono migliaia di altre professioni a cui dedicarsi senza il rischio di incorrere in dilemmi di
natura religiosa e/o etica.
Pietro Yates Moretti
(1) Ricordiamo che Bianco aveva definito una violazione dei Codici penale e deontologico la
sospensione delle cure richiesta da Welby (eccetto poi dover fare marcia indietro una volta che il
suo stesso Ordine gli aveva dato pienamente torto). Ma le sue affermazioni hanno probabilmente
ritardato l'esercizio di un diritto da parte di Welby, avendo efficacia intimidatoria nei confronti di
quei medici che avrebbero potuto assecondarne la volonta'. Per questo riteniamo opportune le
dimissioni di Bianco: http://www.aduc.it/dyn/comunicati/comu_mostra.php?id=169642
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ARTICOLI
Francia. L'eutanasia entra nel dibattito elettorale
di Cecile Prieur *
30 Gennaio 2007
Nel 2002, l'istanza di un "aiuto attivo" ("aide active") fu scartata dal candidato
socialista alle elezioni presidenziali, Lionel Jospin, malgrado che sua madre,
Mireille, fosse una militante storica dell'Associazione per il diritto a morire con
dignita' (ADMD) e si fosse data la morte il 6 dicembre 2002. Ma oggi la proposta
compare senz'ambiguita' nel programma presidenziale del Partito Socialista.
"Presenteremo in Parlamento il disegno di legge Vincent Humbert sull'assistenza medicalizzata
per morire con dignita'; la legge dovra' consentire ai medici, nel rigoroso rispetto della volonta' del
loro paziente, di dare un aiuto attivo alle persone in fase terminale di malattia incurabile o che si
trovino in uno stato di dipendenza che essi giudicano incompatibile con la loro dignita'". Se
Segolene Royal non si e' mai espressa pubblicamente in proposito, non ha pero' mai nemmeno
smentito l'idea di una nuova normativa. Al contrario. Il 24 agosto 2006, rispondendo alla missiva di
un delegato di ADMD, affermava di "essere in totale accordo con il progetto" del suo partito.
"L'accompagnamento delle persone alla fine della vita e' un tema che mi sta molto a cuore e che e'
importante da inquadrare, rispettando strettamente la volonta' del malato. Sono particolarmente
attenta a che la dignita' della persona, malata o no, sia assicurata in tutte le circostanze", scriveva
la futura candidata. Tradizionalmente, la questione del fine vita divide abbastanza nettamente il
paesaggio partitico: favorevoli alla depenalizzazione dell'eutansia PS, i Verdi, LCR e Corinne
Lepage mentre nel PCF e' un tema ancora discusso; a destra, tranne MPF e FN, ferocemente
ostili a ogni proposito di messa in discussione della sacralita' della vita, UDF e UMP si attengono
alla loi Leonetti sul fine vita del 22 aprile 2005, che instaura il diritto a "lasciar morire". "Questa
legge ci sembra sufficiente per morire con dignita'. Se le cure palliative sono adeguate, non c'e'
necessita' di ricorrere all'eutanasia", spiega Jean-Luc Prehel, responsabile per la Sanita' dell'UDF.
Una posizione non condivisa da Henriette Martinez, deputata di UMP, membro dell'associazione
ADMD ed autrice di una proposta di legge sull'aiuto a morire. La signora Martinez considera la
legge Leonetti una prima tappa, ma insufficiente. "Ho misurato il carattere inumano della legge
quando ho perso mio padre; dopo la sospensione dei trattamenti ci ha messo piu' di una settimana
a morire", spiega con emozione. "Perche' allora non avere il coraggio di fare un gesto attivo, se il
risultato e' atteso? Bisognera' pure che la legislazione evolva su una questione etica
fondamentale".
I militanti pro-eutanasia interpellano i candidati
La donna non accetta che si possa defraudarla del suo destino. Alta ed elegante, sempre bella a
81 anni, Marguerite M. vive con una convinzione "ancorata nel profondo" di se stessa: rifiuta di
subire la decadenza fisica legata alla sua malattia e vuole poter decidere, liberamente, il momento
della propria morte. Se desidera conservare l'anonimato e' per non compomettere l'iter che ha
avviato presso l'associazione svizzera Dignitas, che, a ben precise condizioni, offre assistenza al
suicidio. "Non posso sopportare l'idea di non essere piu' padrona della mia vita, dopo essere
sempre stata indipendente. Non accetterei mai d'essere sminuita", dice con un sorriso disarmante.
La sua decisione e' tutto fuorche' un tic passeggero. Da un mobiletto estrae vecchi cartoncini, le
sue prime tessere d'adesione ad ADMD, che risalgono ai primi anni 1980. Allora aveva 57 anni, e
iniziava un percorso sanitario che le avrebbe fatto subire, in vent'anni, tre interventi per cancro.
"Qualche mese fa ho avuto un guaio cardiovascolare, che mi ha definitivamente confortato nella
mia decisione di partire prima che sia troppo tardi", spiega. Marguerite M. vive "con terrore" una
fine analoga a quella di suo marito, morto tre anni fa. Contrariamente a sua moglie, egli non aveva
mai desiderato d'anticipare la morte e se n'era andato "dolcemente", dopo numerose settimane di
cure palliative. "Alla fine, non era rimasto piu' nulla di lui, se non i suoi grandi occhi... Per me era
orribile, sono stata profondamente traumatizzata da quest'esperienza". Rimasta sola, "non
comprendo che si neghi il diritto", in Francia, di morire in liberta'. "Non aspetto che una cosa: che il
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mio dossier venga accolto in Svizzera. Allora, forse, potrei ritrovare il gusto di vivere ancora un
piccolo momento...".
Benche' continui a bandire la possibilita' di un aiuto attivo a morire, la Francia ha fatto comunque
dei passi avanti sulla questione del fine vita. Nell'ondata emotiva sollevata dal caso Vincent
Humbert, il giovane tetraplegico che sua madre aiuto' a morire nel 2003, il 22 aprile 2005 il
Parlamento ha adottato una nuova legge. Il testo stabilisce il divieto dell'accanimento terapeutico
ed autorizza il sollievo dal dolore anche a rischio d'abbreviare la vita. La legge offre pertanto ai
medici una protezione giuridica e rafforza il diritto dei malati di rifiutare le cure. In questo modo
essa instaura il diritto a "lasciar morire" ma non permette, in nessun caso, di scegliere il momento
della propria morte. Per molti malati questa legge non risponde all'angoscia di non potere gestire la
propria vita fino alla fine. Anche Dominique Decker pretende "che si rispetti il momento in cui (ella
vorra') andarsene". A 47 anni, dopo la recidiva di un tumore al seno particolarmente maligno, sta
considerando seriamente le condizioni della propria morte. "Sconvolta" dal caso Humbert, si e'
iscritta all'ADMD un anno fa, sia per se' sia per i suoi familiari. L'intento e' che il suo compagno e
suo figlio familiarizzino con l'idea della sua morte, visto che sono i soli che dovrebbero farsene
carico. Da allora, ella milita a favore di una legge che riconosca l'aiuto attivo a morire: "L'idea
d'essere soggetta al volere dei medici mi e' insopportabile. Voglio poter decidere della mia vita.
Oggi si hanno quasi tutte le liberta', e perche' allora non posso avere quella di decidere della mia
morte", s'indigna. Disporre di se stessi fino alla fine, con tutta lucidita', e' la parola d'ordine di una
nuova generazione di militanti di ADMD, che oggi conta oltre 40.000 aderenti e scopre
quest'esigenza dei "baby-boomers" ora in pensione. A 57 anni, Claude Hury, Segretario generale
dell'associazione, ne e' una tipica rappresentante. "Appartengo alla prima generazopne di donne
che hanno militato per l'aborto e per la gestione della fecondita'. Abbiamo rotto il tabu' del sesso e
ora non vogliamo subire il tabu' della morte", sostiene. Con l'invecchiamento della popolazione, la
questione della morte interpella di frequente i giovani pensionati che si devono confrontare con il
fine vita, spesso doloroso, dei loro parenti molto anziani. Per ancorare il tema alla campagna
elettorale, ADMD inviera', nei prossimi giorni, un libro bianco ai candidati e ai parlamentari,
intitolato "Fine dell vita, una nuova legge e' indispensabile". Il documento, contenente una trentina
di casi drammatici di famiglie che descrivono situazioni d'accanimento terapeutico ai danni di loro
parenti molto anziani o di persone gravemente disabili che chiedevano il diritto di morire, cerca di
dimostrare che la legge Leonetti sul fine vita dev'essere sostituita. ADMD auspica di poter cosi'
riaprire il dibattito sulla depenalizzazione dell'eutanasia, e progetta, per l'inzio di marzo, d'invitare i
candidati all'elezione presidenziale a una grande serata di dibattito.
* da Le Monde del 29 gennaio 2006
traduzione di Rosa a Marca
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Il testamento biologico. Servira' anche al cittadino inesperto di medicina? Si', ecco perche'
di Claudia Moretti *
2 Febbraio 2007
Fra le obiezioni piu' comuni all'entrata in vigore di una legge sul testamento biologico ve n'e' una
particolarmente perniciosa, che si aggira nel dibattito mediatico. Quella secondo cui, chi non
conosce approfonditamente la materia e la scienza medica, non sia in grado di decidere e mettere
per iscritto le proprie volonta' sul fine vita. Cosi' come altrettanto non sarebbe in grado di prevedere
gli orizzonti terapeutici futuri e successivi alle proprie dichiarazioni anticipate di trattamento.
Vorremmo contribuire a superare tali perplessita' con alcune riflessioni.
Chi redige testamento biologico, dalla casalinga piu' sprovveduta al medico di rianimazione piu'
esperto, ha a cuore fondamentalmente un fatto: non giungere, non rimanere, o non permanere per
x tempo in determinate "condizioni", descritte appunto sul testamento (es. non vorrei rimanere
paralizzato o altro... o dipendente in tutto e per tutto dagli altri ecc...). Infondo anche quando si
rifiuti alimentazione e idratazione, non e' sui quei trattamenti in se' per se' che si argomenta, ma in
quanto questi sono lo "strumento" con cui si mantengono in atto "condizioni" in cui non si vuole
rimanere. Con il testamento impongo e stabilisco prima di tutto il "risultato" della terapia o a cui
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essa deve tendere, se pur posso non sapere, o posso non sapere a priori rispetto alle evoluzioni
medico scientifiche in cosa consisteranno i singoli trattamenti (sapere tecnico che posso non avere
e che nessun medico di famiglia mi puo' infondere anche durante la redazione del mio
testamento).
Tali trattamenti (frutto dello stato dell'arte al momento dell'evento) saranno per me che
detto, cosi' come e per il medico che mi leggera', il "mezzo" con il quale si attuera' -o si
tentera' secondo la miglior scienza ed esperienza- quel "risultato" o quel "fine" di cui al mio
testamento biologico.
Chiarito questo dato di fatto, generalizzabile (salve eccezioni quali trasfusioni per i testimoni di
Geova, dove i trattamenti hanno un valore intrinseco per la persona, per ragioni morali o
quant'altro) si superano di un colpo numerose -e spesso strumentali- obiezioni sulla agibilita'
teorica e pratica delle dichiarazioni anticipate:
1. quella secondo cui chi redige testamento biologico non ha le competenze tecniche per farlo, per
esempio la nonna o il manovale. Che possono non sapere come (attraverso quali strumenti
medici), ma conoscono bene le condizioni finali in cui vogliono o non vogliono divenire, permanere,
o permanere per x tempo, che e' un dato di vita reale umana e concreta, non parametro
medico scientifico.
2. quella secondo cui chi redige testamento biologico non potra' sapere se, al momento
dell'incapacita', esisteranno mezzi o trattamenti che oggi -a priori- rifiuta. Come gia' detto, se tali
trattamenti sopravvenuti serviranno al raggiungimento dello scopo e del risultato, e ad attuare le
condizioni descritte nelle volonta' anticipate, ben vengano!
3. la questione della discrezionalita' medica in merito alle dichiarazioni scritte e all'interpretazione
piu' o meno letterale del testamento biologico viene infine cosi' drasticamente ridimensionata,
riassegnando a ciascuno il suo ruolo, senza paternalismi di sorta.
Il tecnico fa il tecnico e il titolare del diritto fa la scelta di fondo. Nel senso che le attivita' e i
trattamenti "scelti" dal primo, sono "strumento" di attuazione della volonta' e dei risultati
dettati dal secondo.
(Tratto da Osservatorio legale dell'Aduc)
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Usa. Missouri. L'ex pompiere, ora deputato, chiede il rispetto delle volonta' dei pazienti
di Pietro Yates Moretti
5 Febbraio 2007
Un ex-pompiere e parasanitario, ha presentato una proposta di legge per
permettere ai sanitari di ottemperare agli ordini di non praticare rianimazione in
caso di arresto cardiaco. Il deputato Mark Bruns, repubblicano, ha depositato
la proposta nei due anni passati proprio grazie alla sua esperienza di
soccorritore in situazioni d'emergenza in cui erano stati redatti gli ordini di non
rianimazione.
"Non c'era alcun modo di sapere quale fosse la storia clinica e cominciavamo
comunque le manovre di rianimazione", ha detto, aggiungendo che le
procedure di emergenza possono essere molto difficili da osservare per i
parenti.
Dean Martin, il comandante del Dipartimento dei Pompieri della Columbia, ha
detto di essere d'accordo con la proposta di legge del suo ex collega.
"E' sempre stato un problema per i soccorritori", ha detto Martin. "Arrivano a casa di una malato
che magari e' sottoposto a cure palliative, e non ci sono documenti, mentre la famiglia dice che ci
sono gli ordini di non rianimazione". Senza quella documentazione, i soccorritori devono
obbligatoriamente provvedere alla rianimazione fino a quando non hanno in mano la giusta
documentazione.
"In ultima analisi, credo che questa proposta serva a rendere situazioni molto snervanti un po'
meno tali", ha detto. "Le volonta' del paziente e quelle della famiglia sono le piu' importanti e
devono essere rispettate".
Lo scorso anno Bruns aveva introdotto una proposta di legge molto piu' ampia per regolare a
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livello statale gli ordini di non rianimazione, ma non fu mai discussa dalla commissione
competente. Bruns ha ammesso che alcune delle obiezioni mosse alla sua passata proposta
erano fondate. Per questo ha lavorato tutta l'estate scorsa insieme ad altri legislatori per
correggere il testo.
La nuova proposta si limita a disporre per i soli soccorritori di emergenza, come il personale delle
ambulanze ed i pompieri. Inoltre, il testo include il rifiuto dell'eutanasia: "questa legge non
autorizza o incoraggia l'eutanasia o il mercy killing, e non permette alcun atto deliberato o
omissione al fine di accorciare la vita". Un altro comma invalida gli ordini di non rianimazione per le
donne incinta. Bruns e' convinto che la nuova versione sara' approvata dal Parlamento.
Frank Houston, amministratore del Preferred Hospital di Columbia, ha detto di essere favorevole
al testo di legge. Le manovre di rianimazione, dice, possono spesso causare mali peggiori di quelli
che si vorrebbero evitare. "Specialmente se i pazienti sono anziani, in quanto le persone negli
hospice sono spesso molto anziane e gli anziani semplicemente non possono sempre tollerare le
manovre di rianimazione cardiorespiratorie".
Bruns sostiene di aver redatto la proposta anche per dare la possibilita' a coloro che redigono
ordini di non rianimazione di morire dignitosamente.
Anche il deputato democratico Judy Baker ha firmato la proposta di legge. "Credo che un
paziente abbia il diritto di decidere quali interventi sono appropriati nel suo fine vita", ha detto.
Inoltre, ha aggiunto che in questo modo si potra' risolvere una questione sollevata da moltissimi
soccorritori, ovvero il timore di essere denunciati per aver rianimato un paziente contro la propria
volonta'.
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Australia. Il 32% dei neonatologi causerebbe la morte a neonati sofferenti
di Pietro Yates Moretti
7 Febbraio 2007
Un'indagine di alcuni ricercatori del Westmead Children's Hospital di Sydney ha rivelato che il 32%
dei neonatologi prenderebbe in considerazione l'uso di farmaci per causare la morte al fine di
alleviare il dolore e la sofferenza nei neonati.
L'indagine ha rivelato anche che i medici che temono una morte lenta e dolorosa hanno maggiori
probabilita' di accelerare la morte dei neonati gravemente malati da loro seguiti.
In un sondaggio su 78 neonatologi australiani e neozelandesi, il 94% ha detto che
somministrerebbe i farmaci nel caso in cui tutti gli altri trattamenti fossero inutili, anche se
potrebbero causare il decesso.
Mentre la legge australiana permette la sospensione dei trattamenti vitali per i malati terminali,
accelerare il processo di morte e' illegale a meno che non sia conseguenza non voluta della
terapia del dolore. Gran parte dei medici intervistati ritiene piu' umano utilizzare antidolorifici che
accelerano la morte piuttosto che infliggere sofferenza attraverso la rimozione del respiratore o
dell'alimentazione artificiale.
Il questionario anonimo, redatto da Peter Barr, e' il primo ad includere fra le domande anche
l'influenza che la visione della morte dei medici ha sulla loro professione.
Gli specialisti che seguono i bambini malati terminali devono affrontare continuamente dilemmi
etici molto complessi. "Se sei un neonatologo e vedi un bambino che sta morendo e sta soffrendo,
allora puoi comprendere l'istinto di agevolare la morte, e questo istinto puo' essere ulteriormente
stimolato dalla paura individuale della morte, che poi osservi nei bambini morenti. Mi pare una
reazione umana del tutto comprensibile", ha detto Barr.
In un articolo pubblicato lo scorso 5 febbraio sulla rivista scientifica Archives of Disease in
Childhood, Barr ha scoperto che i medici che hanno paura di morire potrebbero inconsciamente
accelerare la morte di un neonato per "alleviare la loro personale paura di morire".
Al contrario, coloro che hanno paura della cremazione o dell'uso del proprio corpo a fini medicoscientifici avevano meno probabilita' di aiutare un neonato a morire.
Margaret Tighe, presidente dell'associazione Diritto alla Vita di Victoria, ha detto che questa
indagine e' causa di grande preoccupazione. "Nessuno ha il diritto di uccidere una persona sulla
base di quello che pensa sulla futura qualita' della vita", ha detto. "Oggi questi bambini malati non
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soffrono. Ci sono stati progressi enormi nel prendersi cura dei disabili e penso che i medici
abbiano il dovere di fare del loro meglio".
Rosanna Capolingua, presidente della commissione etica dell'Associazione medica Australiana,
ha dichiarato: "Non crediamo che i medici debbano essere coinvolti in alcun modo con l'intenzione
di causare la morte o di assistere al suicidio. Ma, al contrario, i medici devono alleviare il dolore e
la sofferenza dei malati terminali anche quando questo potrebbe provocare un'accelerazione del
processo di morte".
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NOTIZIE
Italia. Mina Welby sara' audita alla Camera
26 Gennaio 2007
"Mina Welby sara' ascoltata nell'ambito delle audizioni congiunte previste dalle
Commissioni Affari sociali-Sanita' e Giustizia della Camera". Lo ha annunciato il
capogruppo dei Verdi in commissione Affari sociali Tommaso Pellegrino, che ha
espresso "grande soddisfazione per l'approvazione di una mia richiesta in tal senso".
"E' la prima volta che Mina Welby, testimone di una tanto drammatica quanto importante
battaglia di civilta', verra' ascoltata in Parlamento. Sono certo che la sua audizione
portera' un contributo significativo che spero potra' essere di stimolo per avviare una discussione
serena su temi cosi' importanti".
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Italia. Maggioranza dei cittadini favorevole al testamento biologico
26 Gennaio 2007
Una netta maggioranza di italiani e' d'accordo con l'istituzione del testamento biologico, non solo,
ma gli orientamenti nei confronti dell'eutanasia sono significativamente cambiati, in senso
favorevole: lo rivela un'indagine di Observa per Nova24-Il Sole 24 Ore. Le idee degli italiani in
materia di eutanasia sarebbero stati quindi molto condizionati dal dibattito sul caso di Piergiorgio
Welby.
L'Osservatorio Scienza Tecnologia e Societa' (che ha realizzato lo studio) di Observa, e' il primo
monitoraggio permanente dell'opinione pubblica italiana in materia di ricerca e innovazione
tecnologica ed e' un'iniziativa del centro ricerche Observa Science in Society, realizzata con il
sostegno della Compagnia di San Paolo.
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Italia. Roma. Ds chiedono parco dedicato a Welby
26 Gennaio 2007
Un ordine del giorno per dedicare a Piergiorgio Welby i giardini di piazza San Giovanni Bosco o
un altro parco della citta'. A presentarlo, oggi pomeriggio, i consiglieri dei Ds del Comune di Roma
Roberto Giulioli, Gemma Azuni e Aldo Davach. Nel documento, sottoscritto da tutti i capigruppi
della maggioranza capitolina, i tre definiscono Welby "un coraggioso cittadino che ha lottato e
sofferto molto per la sua malattia, che ha scelto di far divenire il suo percorso di dolore un motivo di
riflessione e di azione politica che ha scosso le coscienze e ha mosso le alte cariche dello Stato
nel chiedere una riflessione alla politica italiana".
Dopo aver considerato che "il Comune di Roma ha partecipato alle esequie laiche tenutesi in
piazza San Giovanni Bosco e che, per meri motivi tecnici, non ha potuto concedere la piazza del
Campidoglio alla cerimonia funebre", i consiglieri quindi chiedono "di annoverare Piergiorgio Welby
tra quei cittadini che la citta' non deve dimenticare e, anzi, deve promuoverne la memoria per il suo
profondo senso civico".
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Italia. Nicastro: urgente legge sui malati terminali
26 Gennaio 2007
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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Anche il tema dell'eutanasia entra tra i problemi affrontati dal presidente Gaetano Nicastro nella
relazione di inaugurazione dell'Anno giudiziario. Scrive Nicastro:"rimane
ambiguo il concetto stesso di accanimento terapeutico sicce' appare
indispensabile e urgente un intervento del legislatore che affronti e chiarisca i
gravi problemi che sempre piu' frequentemente si presentano al giurista e al
medico".
Quando dunque e' "legittimo interrompere il trattamento terapeutico nei malati
terminali"?, si interroga Nicastro. "Alla soluzione sono indubbiamente
connessi profondi problemi etici, che investono il significato stesso della vita umana e diritti ritenuti
indisponibili. E' difficile appellarsi, allo scopo, alla legge 598/'93, che collega la morte alla
cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo, dettata da altri fini, mentre e' indubbio che
la nostra Costituzione esclude che si possa essere obbligati ad un determinato trattamento
sanitario se non per disposizione di legge, garantendo il diritto alla salute e contemporaneamente,
all'autodeterminazione".
COMMENTI
Riccardo Pedrizzi, di An, contesta il giudizio del presidente Gaetano Nicastro. Per Pedrizzi, 'sui
casi alla Welby non c'e' nessun vuoto legislativo e una normativa in questo campo, quindi, non e'
ne' indispensabile ne' urgente'. Pedrizzi cita, dal codice penale, gli articoli 579 (omicidio del
consenziente) e 580 (istigazione o aiuto al suicidio), e sottolinea che nella Costituzione non esiste
alcun 'diritto alla morte, che dunque e' giuridicamente insussistente'.
Quanto al caso di Piergiorgio Welby, Perdrizzi nota che i trattamenti che sono stati interrotti 'non
erano meri trattamenti sanitari, non erano semplici atti medici, ma mezzi dovuti di sostegno vitale,
di supporto alla vita'.
'Per capirci una legge che consentisse di staccare la spina ai nuovi Welby, non sarebbe contro
l'accanimento terapeutico, ma a favore dell'eutanasia'.
"Non si comprende se il discorso del presidente facente funzioni della Cassazione sia stato
preparato per un'assemblea delle correnti più sinistre dell'Anm o se, come era stato annunciato,
essa sia veramente la relazione di apertura dell'anno giudiziario". E' quanto afferma ils enatore
Alfredo Mantovano, del Comitato esecutivo di Alleanza Nazionale.
"Pur abituati a far coincidere l'inaugurazione con la giornata delle esternazioni improvvide, va
riconosciuto al dott. Nicastro di aver superato i predecessori: dà il gradimento al governo Prodi
(scordandosi di spiegare che cosa ha proposto finora per la giustizia), - aggiunge Mantovano nega perfino la distinzione fra pm e giudice (altro che separazione!), dà voce a quella parte della
magistratura (si spera, minoritaria) che interpreta il proprio ruolo come maestra di tutti, incluso
della politica, arriva a fare uno spot pro eutanasia".
"Il ministro Mastella ha preso doverosi appunti?", chiede Mantovano. "E' quello che succede
quando, invece di fare, o anche solo di prospettare, riforme serie, - conclude - si dà seguito (come
egli ha fatto finora) ai desiderata di una parte dell'Anm.
Secondo il presidente della commissione Sanita' di Palazzo Madama, Ignazio Marino (Ds) e'
'Inequivocabile' il richiamo del presidente della prima sezione di Cassazione, Gaetano Nicastro al
legislatore affinche' rifletta sulle questioni legate alle malattie terminali e sulle problematiche
relative alla fine della vita. 'Da Nicastro - ha affermato il parlamentare - un autorevole richiamo l'assenza di una legge favorira' il proliferare di casi dubbi'.
Marino, che proprio in questi giorni e' al lavoro insieme alla commissione per l'approvazione di una
legge sul testamento biologico 'in modo da consentire a ognuno il diritto di esprimere la propria
volonta' rispetto ai trattamenti sanitari che ritiene di poter accettare', ha inoltre ricordato che i lavori
in Senato riprenderanno a febbraio, dopo una pausa di una settimana.
Nessun rallentamento politico, ha assicurato Marino, 'e' solo una pausa tecnica per fare il punto
sulle audizioni'. 'Grazie alla discussione in atto - ha spiegato il presidente - ci siamo infatti accorti
che sarebbe utile approfondire alcune criticita'. Ad esempio un tema e' quello dell'idratazione e
della nutrizione enterale. Pensiamo di ascoltare le societa' scientifiche'. Dunque ancora 4 o cinque
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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soggetti saranno invitati a riferire in commissione e poi si dara' il via alla discussione generale.
Riguardo al richiamo di Nicastro di arrivare in tempi brevi ad una legge, Marino ha affermato:
'Ritengo anch'io che proprio il progresso della scienza e della tecnologia ci porra' sempre piu'
spesso di fronte a casi drammatici che richiederanno decisioni difficili e di grande rilievo etico. Oggi
siamo in grado di prolungare artificialmente le funzioni biologiche di corpi sostanzialmente
abbandonati dalla vita, senza nessuna possibilita' di miglioramento. Il legislatore ha il dovere di
chiedersi se questo sia giusto, a quali condizioni e con quali limiti, e di offrire delle risposte'. 'Credo
- ha aggiunto - sia importante riconoscere la legittimita', in casi terminali e in assenza di ogni
prospettiva di recupero dell'integrita' intellettiva della persona, di sospendere o limitare le cure,
senza per questo legittimare in nessun modo l'eutanasia che e' pratica completamente diversa (e
che mi vede nettamente contrario)'.
'Il testamento biologico, per la sua rigidita', si presta facilmente a configurare forme di eutanasia
mascherata, perche' la presunta volonta' del paziente e' decontestualizzata ed espressa in un
momento diverso rispetto a quello in cui dovrebbe essere messa in atto'. Lo ha dichiarato Alberto
Gambino, docente di diritto privato all'Universita' di Napoli Parthenope e componente della
commissione Bioetica de La Margherita, durante il convegno 'Il problema dell'eutanasia e del
testamento biologico' in corso oggi alla Sala Promoteca del Campidoglio a Roma.
'E' piu' interessante - ha sottolineato Gambino - approfondire invece il ruolo di un fiduciario di
sostegno alle decisioni del medico che, senza alcun carattere vincolante, potrebbe comunque
aiutarlo nella ricostruzione della volonta' del paziente davanti a situazioni relative a trattamenti
sanitari al confine con l'accanimento terapeutico. Non si tratta, com'e' ovvio, di situazioni che
possano configurare invece forme di eutanasia, anche passiva".
Dichiarazione di Donatella Poretti, deputata della Rosa nel Pugno:
A ricordarci la necessita' e urgenza di un intervento del legislatore su temi di testamento biologico
e di fine vita dei malati terminali e' oggi il presidente della Cassazione, Gaetano Nicastro perche' si
"affronti e chiarisca i gravi problemi che sempre piu' frequentemente si presentano al giurista e al
medico".
Nonostante i molti segnali che giungono occorre comunque lavorare duramente perche' si arrivi ad
una legge e vincere le resistenze di chi, anche mascherandosi da libertario, nega la necessita' di
una norma.
E' necessario tutelare e aiutare tutte le persone, malati, famigliari e medici, che si trovano in
condizioni disperate; fino ad ora lo Stato non legiferando su testamento biologico e su eutanasia
ha soltanto e assurdamente reso piu' difficile la loro situazione.
Mina Welby sara' ascoltata nelle audizioni a porte chiuse su "La tutela della dignita' nella persona
umana nelle patologie incurabili e terminali anche con riferimento al tema dell'eutanasia", iniziate il
17 gennaio nelle commissioni Giustizia e Affari Sociali riunite. Spero che il racconto della sua
esperienza possa illuminare i molti deputati che hanno votato contro la richiesta - avanzata da me
insieme ad altri deputati e da una petizione dell'Associazione Coscioni (20.000 firme) - di
un'indagine conoscitiva sul fenomeno dell'eutanasia clandestina, per altro archiviata in modo
decisamente frettolosa. (1)
Spero che la sua audizione, insieme a quella del dottor Mario Riccio (che ha aiutato Piergiorgio
Welby a staccare il respiratore), riporti i parlamentari ad avere i piedi per terra e a toccare con
mano la realta' che ci circonda.
(1) http://www.donatellaporetti.it/mozi.php?id=282
"Bene ha fatto il presidente della Corte di Cassazione Gaetano Nicastro a lanciare un appello per
una rapida e profonda riforma della giustizia". Lo ha dichiarato Enrico Buemi, capogruppo della
Rosa nel Pugno in commissione Giustizia della Camera, che aggiunge: "Nicastro ha ricordato
problemi che abbiamo sollevato piu' volte, come la lentezza dei processi e la necessita' di
destinare risorse aggiuntive affinche' il nostro sistema giudiziario affronti i problemi di
organizzazione, aumentando l'organico dei magistrati e del personale amministrativo, che e' poi
quello che fa camminare in concretamente la macchina della giustizia".
E poi "anche l'appello a un urgente un intervento del legislatore in materia di testamento biologicoaggiunge il responsabile giustizia dello Sdi- va raccolto con sollecitazione per colmare il vuoto
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normativo e non lasciare medici e malati, come e' accaduto nel caso Welby, a decidere da soli in
situazioni drammatiche. Nicastro pero'- conclude Buemi- non si e' espresso su un punto che noi
consideriamo fondamentale come quello della separazione delle carriere, elemento indispensabile
per garantire il giusto processo".
"Il Parlamento ascolti l'autorevole appello del primo presidente di Cassazione Gaetano Nicastro:
una legge sul testamento biologico rappresenta un vero e proprio atto di civilta'". Lo sostiene il
capogruppo dei Verdi in Commissione Affari sociali-Sanita' Tommaso Pellegrino, promotore di
un'apposita proposta di legge sul consenso informato e contro l'accanimento terapeutico.
"Sono certo che la testimonianza di Mina Welby alla Camera, prevista nell'ambito delle audizioni
avviate dalle Commissioni congiunte Affari sociali e Giustizia potra' fornire un contributo
significativo e di stimolo per avviare una discussione serena su temi cosi' importanti".
Secondo il parlamentare, "bisogna colmare al piu' presto il vuoto legislativo esistente. Occorre,
inoltre, venire incontro anche alle esigenze dei medici, che non vanno lasciati soli in situazioni cosi'
drammatiche".
"Prendo atto con piacere che anche il presidente della prima sezione della Corte Suprema di
Cassazione, Gaetano Nicastro, invita il parlamento a discutere e legiferare sulle questioni di fine
vita con urgenza. I tempi sono maturi per un aggiornamento dell'impianto legislativo, per tutelare
l'autodeterminazione della persona, evitando che tali decisioni siano lasciate all'arbitrio delle
circostanze". Cosi' Silvio Viale, medico di "Exit Italia" e membro radicale della Direzione Nazionale
della Rosa nel Pugno.
"I casi come quello di Welby sono numerosi - aggiunge Viale - e saranno sempre piu' pubblici,
contribuendo ad accrescere la consapevolezza dell'opinione pubblica su vicende che di solito
rimangono private nell'ombra. Le parole del presidente Nicastro dimostrano come non vi sia piu'
alcun alibi per il mondo politico".
'Non ho le competenze per entrare nel merito della giurisprudenza, ritengo che in Italia riuscire ad
affrontare il tema del testamento biologico sia opportuno', ha dichiarato il presidente dell'Ordine dei
medici di Cremona, Andrea Bianchi, nel commentare l'intervento del presidente di sezione della
Cassazione, Gaetano Nicastro, che in occasione della solenne cerimonia di apertura dell'Anno
giudiziario non ha mai pronunciato la parola eutanasia e per 'rispetto ai drammi umani' non ha fatto
riferimento al caso Welby.
Ma a quello deve aver pensato quando ha detto che e' 'indispensabile un intervento del legislatore
che affronti i gravi problemi che sempre piu' si presentano' in seguito al 'progresso della
farmacologia e dell'ingegneria medica'.
L'anestesista Riccio si e' detto soddisfatto dell'intervento del presidente di Cassazione Nicastro 'in
una occasione cosi' solenne. Vuol dire che il sacrificio di Welby non e' stato vano'.
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Italia. Indagine Eurispes: in 20 anni raddoppiata percentuale favorevole all'eutanasia
26 Gennaio 2007
Piu' che raddoppiata in 20 anni la percentuale degli italiani che dicono si'
all'eutanasia. E' quanto emerge dal 'Rapporto Italia 2007' redatto dall'Eurispes e
presentato oggi a Roma, da cui emerge un consenso generalizzato verso
l'eutanasia, tanto che la maggioranza degli italiani, quasi 7 su dieci, ben il 68%,
si dichiara favorevole a questa pratica. Coloro che si esprimono in maniera
contraria rappresentano invece il 23,5% del totale, mentre e' interessante
evidenziare che uno su dieci (8,5%) non ha saputo o non ha voluto fornire una risposta in
proposito.
Il prevalere di un atteggiamento aperto nei confronti dell'eutanasia nel nostro Paese deve far
riflettere, soprattutto se si considera che rispetto allo scorso anno la schiera dei favorevoli e'
aumentata in maniera esponenziale, facendo registrare un incremento di ben 26 punti percentuali.
Confrontando questi risultati con quelli del sondaggio realizzato nel 1987 dall'Eurispes sempre su
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questo tema, la situazione si ribalta: in quell'anno, infatti, complessivamente il 40,8% era contrario
all'eutanasia (in particolare, il 29,6% era contrario e l'11,2% la giudicava immorale), mentre
soltanto il 24,5% era favorevole; il 18,3% si dichiarava favorevole solo in casi disperati (ovvero nel
caso di una morte imminente e in condizioni molto dolorose).
Gli uomini sono favorevoli all'eutanasia in percentuale maggiore rispetto alle donne (70,4% a
fronte del 65,7% del dato femminile). Allo stesso tempo, rileva ancora l'Eurispes, sono piu'
numerosi gli uomini (24,2%) rispetto alle donne (22,9%) che esprimono un dissenso verso la
pratica della 'buona morte'. Le donne invece fanno registrare un alto tasso di mancate risposte
(11,4% vs 5,4%).
La piu' alta percentuale di contrari all'eutanasia e' rilevabile tra coloro che si sentono rappresentati
dai partiti appartenenti all'area di centro (41,2%) e di destra o centrodestra (31,3%); quella dei
favorevoli, invece, e' rappresentata da coloro che si dichiarano di sinistra e centrosinistra (78,1%).
Rispetto all'area geografica di appartenenza, piu' favorevoli all'eutanasia sono i cittadini residenti al
Centro (con il 74,6%), seguiti da quelli del Nord (69,4%) e quindi del Sud e delle Isole (62,6%). I
contrari mostrano percentuali simili nelle regioni settentrionali (25,6%) e in quelle meridionali
(26,3%), mentre si riducono notevolmente in quelle centrali (14%).
Circa un italiano su quattro, il 26,3%, condivide l'ipotesi secondo cui, negli ospedali pubblici, pur
essendo una pratica illegale, venga comunque praticata l'eutanasia per i casi irrisolvibili. Questa
opinione e' maggiormente diffusa tra i residenti delle regioni del Centro Italia (32,6%). La pensa in
maniera diversa complessivamente il 26,4% degli italiani secondo i quali nelle strutture sanitarie
pubbliche non e' in alcun modo praticata l'eutanasia clandestina.
Tuttavia, si registra una percentuale molto alta di intervistati (42%) che preferisce o non si sente in
grado di assumere una posizione definita. La quota piu' elevata di 'dubbiosi' risiede nelle regioni
del Centro (46,6%) e del Sud (46%) del nostro Paese. Se si parla di strutture sanitarie private, a
confronto di quelle pubbliche, si rafforza l'opinione degli intervistati secondo cui l'eutanasia viene
applicata clandestinamente. Nello specifico la percentuale di chi risponde affermativamente e' pari
al 30%, a fronte del 20,9% che non crede a questa eventualita'. Rimane invariata invece la
percentuale di coloro che preferiscono non prendere posizione e si limitano a rispondere di non
sapere se l'eutanasia venga esercitata o meno (42,9%) nelle strutture private.
L'esistenza del fenomeno dell'eutanasia praticata in maniera clandestina viene confermata da
quanti affermano di essere a conoscenza di persone che vi hanno fatto ricorso: ben il 6% degli
intervistati. Tuttavia, la stragrande maggioranza (87,4%) sostiene di non aver conoscenza di
episodi in tal senso, mentre il 6,7% degli interpellati ha preferito non rispondere alla domanda. Le
regioni centrali e settentrionali sono quelle in cui si registra la quota maggiore degli interpellati che
sostengono di essere venuti a conoscenza di episodi di eutanasia clandestina praticata nella
cerchia delle proprie conoscenze (rispettivamente l'8,3% al Centro e l'8,1% al Nord), mentre nel
Meridione il dato si attesta al 2%.
Ma medici di famiglia o infermieri di fiducia sarebbero disposti ad aiutare in maniera riservata la
famiglia che chiede l'eutanasia per un proprio congiunto? Risponde affermativamente a questa
domanda un terzo circa degli intervistati (31,8%), mentre il 21,3% non crede a questa ipotesi.
Rimane sempre elevato il numero di coloro che preferiscono astenersi dall'esprimere un giudizio
(41%).
Ancora molta disinformazione per quanto riguarda l'accanimento terapeutico. Per verificare il livello
di conoscenza sul tema, spiega l'Eurispes, e' stato chiesto agli intervistati di fornirne una
definizione. Soltanto il 41% ha risposto in maniera corretta, ossia che l'accanimento terapeutico
significa prestare cure che prolungano la vita di un paziente senza speranza di guarigione. Hanno
risposto correttamente soprattutto gli abitanti del Centro (45,1%) e quelli del Sud Italia (43,4%). La
percentuale di informati si attesta invece al 37,1% nel Nord, dove si registra tra l'altro il numero piu'
elevato di mancate risposte (11%).
Il 32,2% degli italiani intende per accanimento terapeutico il tenere in vita artificialmente un
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individuo completamente ed irreversibilmente privo di coscienza. Infine il 15,4% crede che
esercitare l'accanimento terapeutico vuol dire sottoporre un individuo a terapie che comportano
sofferenza e menomazioni. Questa definizione e' stata espressa soprattutto dagli abitanti delle
regioni settentrionali (il 20,6% contro l'11,4% degli abitanti del Centro e del Sud).
Per quanto riguarda il testamento biologico, rileva ancora l'Eurispes, la maggior parte degli italiani,
il 66,2%, dichiara di averne sentito parlare, nell'ultimo anno, a fronte del 28,5% di quanti
sostengono di non conoscere l'argomento. Gli elettori di sinistra e centrosinistra sono i piu'
informati su questa tematica (73,6%), seguono quelli di centro (63,4%) e di destra e centrodestra
(62,9%). Per quanto riguarda invece la ripartizione geografica, la percentuale piu' elevata di
informati si registra nelle regioni centrali (77,2% a fronte del 66,9% del Sud e delle Isole e del
60,5% del Nord).
La stragrande maggioranza degli italiani ha ben chiaro che cosa si intenda per testamento
biologico: l'84% ha risposto infatti correttamente alla domanda sulla definizione di testamento
biologico, ovvero le disposizioni lasciate prima della morte da un individuo in merito ai trattamenti
sanitari a cui accetta di essere sottoposto in caso di coma irreversibile o in caso di gravi patologie.
Si registra, tuttavia, una percentuale (complessivamente pari al 12,5%) che confonde il testamento
biologico con le disposizioni lasciate prima della morte in merito alla propria sepoltura o
cremazione (5,3%) o con le decisioni prese dai congiunti in merito alla donazione degli organi di un
defunto (7,2%).
Gli intervistati piu' informati in tema di testamento biologico, appartengono alle regioni centrali e
meridionali. In particolare, la percentuale di chi ha risposto in maniera corretta e' pari al 91,5% nel
Mezzogiorno ed al 90% nel Centro (contro il 73,5% del dato registrato al Nord). Nei confronti del
recente disegno di legge sull'introduzione del testamento biologico, circa tre italiani su quattro, il
74,7%, esprimono un parere favorevole a fronte del 15% di coloro che si dichiarano in disaccordo.
Sono le donne ad essere piu' propense ad affidare al testamento biologico un valore giuridico (il
75,7% contro il 73,7% del dato maschile).
A chi spetterebbe in ultimo la decisione di 'staccare la spina' in caso di interpretazione non univoca
del testamento? Il 32,7% degli italiani sostiene che la decisione spetterebbe al coniuge, mentre il
27% alla persona nella quale si e' sempre riposta fiducia nel corso della vita. Soltanto il 13,7% del
campione invece lascerebbe che a scegliere fosse un qualsiasi parente.
Una minore fiducia viene riposta invece nei confronti del Comitato etico dell'ospedale, indicato
dall'11,9% degli interpellati, e ancor meno verso i magistrati (4,1%) o i medici della rianimazione
(3,5%).
Nell'eventualita' in cui un paziente si trovi in condizione di coma irreversibile, il 36,4% degli italiani
ritiene giusto rispettare le disposizioni precedentemente lasciate dallo stesso. Per il 25,1%
dovrebbe essere invece data ai parenti la possibilita' di decidere se staccare o meno la spina,
mentre il 23% lascerebbe questa scelta al coniuge del paziente.Soltanto il 5,5% degli intervistati
affiderebbe la decisione alle leggi vigenti in Italia, mentre la preferenza per i medici viene indicata
solo nel 2,8% dei casi.
I risultati del sondaggio indicano che, nei casi dei malati terminali, il fronte di opposizione alla
interruzione delle cure perde ulteriormente consensi a favore del riconoscimento
dell'autodeterminazione per il singolo sulle scelte inerenti alla propria vita. L'interruzione delle cure
che mantengono in una condizione di vita biologica un paziente in coma irreversibile, infatti,
rappresenta per circa la meta' degli intervistati (48,7%) una scelta accettabile se rispecchia la
volonta' espressa dal paziente e per il 28,6% un atto di clemenza che risparmia inutili sofferenze. Il
17,5% del campione, invece, condanna l'interruzione delle cure considerando l'azione in contrasto
con la tutela della vita umana (12,9%) quando non un vero e proprio omicidio (4,6%).
Le scelte indicate dal campione si differenziano anche in base al genere di appartenenza.
Soprattutto le donne ritengono l'interruzione delle cure che tengono in vita un paziente in coma
irreversibile un atto di clemenza che risparmia inutili sofferenze (il 30,1% contro il 27% del dato
maschile). Gli uomini invece sono piu' propensi a ritenere l'interruzione della terapia una scelta
accettabile solo se rispecchia la volonta' espressa precedentemente dal paziente (49,7% vs
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47,8%).
Prendendo in considerazione l'area politica di appartenenza, si rileva che gli intervistati che si
dichiarano di sinistra e di centrosinistra sono piu' propensi a rispettare, in caso di coma
irreversibile, la volonta' precedentemente espressa dal paziente (53,3% a fronte del 48,3% degli
intervistati di destra e del 39,7% di quelli dei partiti di centro).
Sempre nello schieramento di sinistra si registra la percentuale piu' alta di coloro i quali
considerano l'interruzione delle terapie un atto di clemenza che risparmia inutili sofferenze
(35,2%). Meno disponibili invece gli elettori dei partiti di centro che in misura maggiore giudicano
l'interruzione delle cure una scelta non accettabile perche' essa contrasterebbe con la tutela della
vita umana (24,4% a fronte del 5,5% di chi si posiziona a sinistra).
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Spagna. Catalogna. Associazione Comuni: rispettare chi chiede di morire
27 Gennaio 2007
L'Asociacion Catalana de Municipios y Comarcas ha appena pubblicato il Manual de Ceremonial
Civil. Il testo vuol essere uno strumento per chi desidera vivere gli eventi della vita detti "riti di
passaggio" con un'impronta laica, ancorche' solenne. Aiutati dal manuale, che conta sul sostegno
del Governo della comunita' autonoma, i Comuni potranno quindi battezzare, sposare e dare
sepoltura ai civili seguendo un rituale che contempli la lettura di brani laici, da Neruda a Chaplin,
musiche da Beethoven ai Beatles, e dove ci sia posto anche per l'umorismo. Il volume critica la
Chiesa e s'interroga sul concetto di Dio. L'autore, Joan Surroca i Sens, crede che la sua opera
sia piu' che giustificata, considerando che "nell'anno 2004, per la prima volta in Catalogna, il
numero di matrimoni esclusivamente civili hanno superato quelli cattolici". Secondo quanto spiega
al quotidiano La Razon, Surroca ritiene che nel momento in cui "l'Europa si e' trasformata in una
societa' laica" sia opportuno disporre di nuovi riti che sostituiscano quelli vecchi, anche se e' un
compito "duro", data la "presenza secolare del cristianesimo in tutti gli ambiti dell'esistenza". Il
manuale, che critica la Chiesa per essere "combattiva", spiega che il concetto di Dio crea
discussione.
Ad imitazione dei cristiani - I rituali imitano in qualche caso quelli cristiani poiche' la "Cerimonia
d'accoglienza" sarebbe simile al battesimo con tanto di padrini. In quanto al matrimonio, l'autore
riconosce altre varianti, come quello omosessuale, cui dedica un intero capitolo. Sempre riguardo
al matrimonio, l'autore pensa che sia da mettere in conto la possibilita' di una rottura o di un
divorzio, per cui raccomanda di prevedere una qualche tutela. Nel capitolo dedicato alle esequie,
l'equivalente del funerale cristiano, Surroca difende l'eutanasia. "Merita il nostro rispetto la persona
che, dopo serena meditazione, giunga alla decisione di porre fine alla propria vita. Non si dovrebbe
penalizzare chi l'aiutasse se fosse necessario, sempre che siano state osservate le regole stabilite
dalla legge di depenalizzazione". Nell' "Atto d'addio", l'autore vede la sepoltura come il momento
adatto "per leggere una poesia" o perche' un amico o un familiare diano un "tocco umoristico che
aiuti a rompere la tensione".
Da Chaplin a The Beatles - In quanto ai testi scelti per queste cerimonie, nel manuale sono
inseriti stralci di opere di Neruda, Chaplin, la Dichiarazione Universale dei Diritti del Bambino,
Salvador Espriu, la Costituzione Spagnola, Lao Tse, Primo Levi, Joan Maragall, Anthony de Mello,
Seneca, Tagore, Isaia. Joan Surroca i Sens pensa che non debba meravigliare la presenza di
autori religiosi, giacche' molte persone si sposano civilmente "in disaccordo con il modo d'agire
della gerarchia ecclesiastica, piu' che per un rifiuto totale della religione". Anche la musica e'
importante, e nella selezione raccomandata da Surroca incontriamo Beethoven, Abba, Bach, Cat
Stevens, Pau Casals, Vivaldi, The Corrs, Haydn, Louis Armstrong, The Beatles.
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Italia. Cnb si occupera' subito di inizio e fine vita
27 Gennaio 2007
Saranno i temi 'caldi' di inizio e fine vita il primo banco di prova del nuovo Comitato nazionale di
bioetica (Cnb), che si e' insediato ieri con la prima assemblea plenaria a Palazzo Chigi. Dunque,
eutanasia e accanimento terapeutico, ma anche tutela degli embrioni, i primi temi prevedibilmente
in agenda.
A quanto apprende l'Adnkronos Salute, nella riunione e' stato fatto espresso richiamo dal
presidente Francesco Paolo Casavola alla discrezione di ciascun componente del Cnb, a cui e'
stato chiesto anche di 'non farsi strumentalizzare' da alcuna parte politica. La prossima riunione e'
stata fissata per il 23 febbraio.
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Italia. Marino: riconoscere il diritto a sospendere o limitare le cure
27 Gennaio 2007
"Il richiamo del primo presidente di Sezione della Corte di Cassazione, Gaetano
Nicastro, e' inequivocabile. In assenza di una legge sulle questioni legate alle
malattie terminali e le problematiche relative alla fine della vita, si favorira' il
proliferare di casi dubbi". Lo afferma a "La Repubblica" il presidente della
Commissione Sanita' del Senato e pioniere dei trapianti, Ignazio Marino.
"Il progresso della scienza e della tecnologia ci porra' sempre piu' spesso difronte a casi
drammatici e di grande rilievo etico. Oggi siamo in grado di prolungare artificialmente le funzioni
biologiche di corpi sostanzialmente abbandonati dalla vita, senza nessuna possibilita' di
miglioramento". "Il legislatore ha il dovere di chiedersi se questo sia giusto, a quali condizioni e
con quali limiti, ed offrire delle risposte".
"Credo sia importante riconoscere la legittimita', in casi terminali ed in assenza di ogni prospettiva
di recupero dell'integrita' intellettiva della persona, di sospendere o limitare le cure, senza per
questo legittimare in nessun modo l'eutanasia, che e' una pratica completamente diversa, e che mi
vede nettamente contrario. Il punto centrale e' l'integrita' intellettiva della persona".
Marino, infine, interviene anche sui tempi per il testamento biologico e afferma: "I lavori della
Commissione riprenderanno a febbraio, dopo una pausa di una settimana. E' solo una pausa
tecnica per fare il punto sulle audizioni, specie su alcune criticita' come l'idratazione e la nutrizione
artificiale".
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Italia. Turco: piano straordinario per assistenza domiciliare e cure palliative
27 Gennaio 2007
Occorre mettere in campo un piano straordinario di assistenza domiciliare. Il ministro
della Salute Livia Turco, intervenendo questa mattina ad un convegno promosso
dall'associazione Luca Coscioni sulla tecnologia delle riforme contro le disabilita', ha
voluto porre l'accento sul fatto che ora e' necessario elaborare "insieme alle Regioni,
un piano straordinario di assistenza domiciliare per alcune patologie che segnano
una lunga convivenza con la malattia".
Il ministro Turco ha sottolineato che e' necessario elaborare "un'idea di politica di
salute che, non solo guardi alla persona nella sua globalita' mentre oggi lo sguardo
e' ancora frammentario, ma deve anche fare i conti con chi convive al lungo con la malattia, e
quindi occorre promuovere dignita' e, qualita' e sicurezza delle cure". Per queste ragioni e per il
fatto che la malattia segna tratti importantissimi di vita e che questa deve esere dignitosa, occorre
potenziare, per esempio, le terapie del dolore e accelerare il sistema delle cure palliative.
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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Italia. Movimento cristiano lavoratori: no all'eutanasia
28 Gennaio 2007
'No alla societa' dei perfetti e dei sani'. Questo il messaggio conclusivo del presidente del
Movimento cristiano lavoratori, Carlo Costalli alla seconda giornata del Consiglio Nazionale del
Mcl, che ha riunito da ieri a Roma i dirigenti nazionali e regionali dell'organizzazione, per fare il
punto sulle attivita' del nuovo anno.
Al centro del dibattito la legge finanziaria appena entrata in vigore 'con le sue conseguenze sulle
tasche delle famiglie piu' deboli, ma soprattutto i temi etici, la famiglia, i pacs, l'eutanasia, la
poligamia. 'Non ci stiamo a dar vita a una societa' in cui ci siano persone di serie a, cioe' quelli che
stanno bene in salute, bene economicamente, bene sul lavoro e che producono ricchezza; e
persone di serie b, i malati terminali, i malati, i sofferenti e i poveri in genere, coloro che non
riescono a stare al passo con i meccanismi e i ritmi della produzione, coloro che costano allo Stato
in termine di farmaci, cure mediche e assistenza. Non ci stiamo ha aggiunto - a che il tema
dell'eutanasia, penosamente strumentalizzato a partire da un terribile caso personale, divenga la
porta di servizio da cui far entrare nella societa' di questo Paese il principio che cio' che non e'
perfettino, e'da scartare, perche' costa, pesa. E la solidarieta' dov'e' finita ? si e' chiesto Costalli,
secondo il quale 'non vi puo' essere spazio per l'eutanasia anche nella forma del principio
medicalmente assistito. Ammettere l'eutanasia dell'adulto cosciente porterebbe inevitabilmente ad
ammettere l'eutanasia dell'adulto non cosciente, decisa da un collegio di medici (o da un giudice !);
e poi magari all'eutanasia dei bambini, decisa nella stessa forma, magari senza il consenso dei
genitori; e quindi a quella i malati psichici, gravemente sofferenti, diventati un peso per le famiglie,
costosi per la societa' del benessere, e magari con un ordine del prefetto. Il tutto ha proseguito
Costalli nella replica- potrebbe , al limite, essere giustificato anche con il risparmio per la societa' e
per lo Stato, in una politica di contenimento della spesa sanitaria, sociale e previdenziale, magari
sottoforma di tre o quattro commi dell'articolo unico della prossima finanziaria (e con voto di
fiducia)'. Sui cosiddetti pacs, il Movimento Cristiano Lavoratori ha confermato la sua posizione: si'
a modifiche del diritto successorio e pensionistico (se ci sono i soldi) e a quello della locazione,
sulla base del diritto privato e previo accertamento notarile.
Il piu' e il diverso da questo non puo' avere il nostro assenso. N‚ di coloro che si richiamano al
cattolicesimo, quale che sia il partito che votano o siano stati eletti. Non se ne parla nemmeno di
matrimoni gay, di adozioni per le coppie omosessuali e men che meno per la poligamia che vedo
di questi tempi molto propagandata su alcuni grandi giornali quasi fosse una specie di nuova
moda, che nemmeno scandalizza tanto'.
Infine, Costalli, che ieri aveva preso di mira i contenuti della finanziaria, oggi e' ritornato di nuovo
sui temi economici. 'Le liberalizzazioni avviate dal governo ha detto il leader del Mcl- devono
andare a vantaggio dei cittadini, specie di quelli che lavorano in quei settori, e non di gruppi di
potere e oligarchie economiche che rischiano di fare gli assi pigliatutto nella realta' produttiva e
distributiva nazionale. Bisogna stare attenti che le liberalizzazioni non uccidano le piccole attivita'
economiche che, specie al di fuori dei grandi centri urbani, hanno spesso una gestione a carattere
familiare'.
~~~
Italia. Mons. Betori: la politica non intervenga con leggi sull'eutanasia
28 Gennaio 2007
In un ambito come quello dell'eutanasia la politica dovrebbe astenersi dal legiferare.
E' quanto ha affermato questa mattina mons. Giuseppe Betori intervenendo nel corso della
trasmissione di Raiuno 'A sua immagine'. 'Io credo che in questo, come in altri ambiti -ha spiegato
il segretario generale della Cei- la politica vuole legiferare troppo'. 'Su un tema come questo e'
difficile fare delle precise determinazioni da un punto di vista legislativo. Andrebbe piuttosto
valorizzata la deontologia medica, il ruolo del medico nel rapporto con il paziente'.
Quindi Betori ha spiegato che a suo giudizio si vuole 'svuotare il ruolo del medico e si vuole
affidare (la questione) all'arbitrio della persona, che poi e' influenzata da influssi ideologici molto
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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evidenti'. 'Si mostra spesso l'immagine di Welby e non del medico (Mario Melazzini, di Pavia) che
ha la stessa malattia e vuole invece continuare a vivere'.
Poco prima il numero due della Cei aveva osservato che nella discussione relativa all'eutanasia
'c'e' una gran confusione' ed 'e' difficile dialogare perche' le parole prendono significati a seconda
degli interlocutori'. 'Da parte nostra e' difficile rinunciare al principio del rispetto della vita dell'uomo
che non e' qualcosa che ci siamo creati noi, ma e' un dono che fa Dio all'umanita''.
~~~
Belgio. Un paziente su due trattato con cure palliative chiede di morire
29 Gennaio 2007
Le cure palliative, per quanto efficaci siano, non impediscono che alcuni desiderino
comunque la morte. Lo rileva un'indagine sugli atti di fine vita, condotta da Test-Achats
su oltre 3.000 soggetti tra familiari di pazienti, medici ed infermieri. L'inchiesta mostra
che la domanda di morire proviene in maggioranza (47%) dal paziente stesso, nel 38%
dei casi dai familiari, nel 15% sia dal paziente sia dalla famiglia. Secondo i parenti
interpellati che hanno vissuto la morte di un loro familiare in seguito a una malattia
mortale, il 49% dei malati ha chiesto un intervento di fine vita, il 15% ha chiesto un
aiuto al suicidio o un atto eutanasico e il 13% ha fatto domanda esplicita di eutanasia.
"Il legame tra accanimento terapeutico e la formulazione della domanda e' evidente", afferma in un
comunicato Test-Achats. Il 48% dei medici e degli infermieri ha gia' avuto una richiesta di non
intraprendere un trattamento inutile e il 32% che fosse sospeso. Il 15% del personale sanitario in
generale afferma inoltre di essere stato confrontato con una domanda di ricetta di un farmaco
mortale (aiuto al suicidio) e il 28% che fosse somministrato al paziente (eutanasia). Secondo i
parenti dei malati, il 44% dei pazienti belgi in fase terminale ha fruito di un atto d'interruzione di vita
o di un atto volto ad accelerare il decesso.
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Italia. Consiglio superiore di Sanita': testamento biologico vincolante e obiezione per
medici
30 Gennaio 2007
Serve una legge 'per imboccare la strada del 'living will', le direttive anticipate di trattamento', ma il
format del testamento biologico 'dovra' essere elaborato da un board di esperti,
con domande ben comprensibili ai pazienti'. Lo ha affermato il presidente del
Consiglio Superiore di Sanita' Franco Cuccurullo, audito questa mattina dalle
commissioni Affari Sociali e Giustizia della Camera. Le volonta' del paziente,
che debbono essere 'attuali e dunque aggiornate periodicamente', secondo il
Presidente Cuccurullo 'devono essere vincolanti per medici e personale
sanitario', ma si devono prevedere 'meccanismi di obiezione di coscienza analoghi a quelli
contemplati nella legge sull'aborto'.
E' un fatto, secondo l'esperto del Consiglio Superiore di Sanita', che 'l'accanimento terapeutico
vada definito meglio, perche' sconfinare in quel terreno e' un reato'. Se il principale ostacolo
all'emanazione di una legge sulle direttive anticipate, secondo Cuccurullo, 'e' quello dell'attualita'
del consenso o del dissenso alle cure', c'e' anche chi ritiene nel nostro Paese 'che le direttive
anticipate di trattamento possano introdurre in modo surrettizio pratiche di tipo eutanasico'. La
soluzione del 'living will', secondo l'esperto 'potrebbe rappresentare, limitatamente a un campo
molto ristretto, un punto di equilibrio tra il rispetto delle volonta' individuali e una cornice di principi
etici condivisi, che non puo' ne' deve venir meno nelle decisioni di accompagnamento alla fine
vita'.
Per questo c'e' bisogno di una legge 'che dirima la questione e dica chiaramente che cosa si puo'
fare o cosa e' illecito'. In attesa di una norma, tuttavia, ha sorrolineato il presidente del Consiglio
Superiore di Sanita', 'e' auspicabile che si proceda, in tempi rapidi, all'emanazione di specifiche
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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linee guida di riferimento, per ricondurre l'accanimento terapeutico ad una sfera di principi e di
valori definiti e condivisi, delineandone gli estremi di liceita' entro i quali deve necessariamente
muoversi la cura del paziente.
Uno studio condotto su 31mila pazienti ha rivelato che in Europa circa il 15% dei malati ammessi in
terapia intensiva, principalmente per insufficienza respiratoria acuta, 'riceve una decisione di fine
vita da parte del personale ospedaliero'. L'astensione dalla ventilazione in caso di crisi viene
praticata, invece, nel 38% dei casi e la sospensione della ventilazione nel 33% dei casi. Lo ha reso
noto Stefano Nava, primario responsabile dell'unita' di riabilitazione pneumologica presso la
Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia, audito questa mattina dalle Commissioni Affari Sociali e
Giustizia della Camera.
A seguito del caso Welby si e' molto discusso in questi mesi della sospensione della ventilazione
che, ha sottolineato l'esperto 'non e' considerata eutanasia secondo gli standard della comunita'
scientifica ed e' pertanto pratica comune, come dimostrano i dati'. Il 90-95% delle persone che
sopravvive a una crisi respiratoria viene definitivamente liberata dal supporto meccanico di
ventilazione. Sono, tuttavia, 28mila i pazienti che, a seguito di traumi o di malattie croniche,
vengono ventilati a domicilio, cioe' hanno bisogno di avere in casa un respiratore piu' o meno
invasivo per vivere. Di questi 2.200 abitano in Italia, la maggioranza dei quali, circa il 60%, respira
attraverso l'ausilio di maschere nasali o facciali, mentre gli altri attraverso l'intubazione.
'Trattandosi di terapia la pratica di sospensione della ventilazione e' paragonabile al soggetto
nefropatico che decide la sospensione della dialisi o del malato di tumore che, a causa degli effetti
collaterali, esige la sospensione di una chemioterapia che ragionevolmente puo' allungare la
sopravvivenza'.
Un altro aspetto di cui si e' molto dibattuto, anche rispetto ai recenti casi di cronaca, e' la
sedazione terminale, che precede spesso la sospensione dei supporti meccanici o delle terapie
che tengono in vita i malati terminali, per lenirne le sofferenze fisiche e psicologiche.
'Si e' a lungo pensato e scritto anche in documenti ufficiali che tale pratica velocizzasse il processo
di morte' ha ricordato Nava. Per questo la sedazione terminale e' stata spesso associata con
pratiche eutanasiche e condannata. 'Un recente studio ha evidenziato che la somministrazione di
narcotici e benzodiazepine a dosi elevate dopo la sospensione di ventilazione meccanica non
precipiti il processo di morte che ha comunque un tempo assai variabile, da pochi minuti a molte
ore'. Una precisazione da tenere presente, soprattutto in vista di una possibile definizione
normativa di che cosa sia eutanasia e di che cosa non lo sia.
COMMENTI
"Prendo atto con soddisfazione del convinto e netto no all'eutanasia dichiarato oggi in
Commissione Affari Sociali da eminenti esponenti del mondo scientifico quali il Prof. Cuccurullo,
presidente del Consiglio superiore di Sanita', il prof. Vella dell'Istituto Superiore di Sanita' e dai
Proff. Nava, Rossini e Bellino". Sono parole di Domenico Di Virgilio, capogruppo di Forza Italia in
Commissione Affari Sociali della Camera, in merito alle audizioni oggi alla Camera in commissioni
Affari sociali e Giustizia sulla tutela della dignita' e della volonta' della persona umana nelle
patologie incurabili e terminali, anche con riferimento al tema dell'eutanasia.
"Sono invece deluso per quanto dichiarato nella stessa sede dal Prof. Lecaldano che ha criticato la
situazione legislativa italiana attuale sostenendo, oltre al diritto della persona ad autodeterminarsi,
anche la liceita' della sospensione della nutrizione e della idratazione nei malati terminali." "Come
ho gia' detto piu' volte anche in commissione voglio ribadire ancora una volta che il no assoluto
all'accanimento terapeutico, all'abbandono terapeutico e all'eutanasia e' fondamento necessario
per un corretto comportamento professionale medico, da cui e' imprescindibile una alleanza
terapeutica, base per un rapporto fiduciario tra medico e paziente".
"Prendo atto con soddisfazione del convinto e netto no all'eutanasia dichiarato oggi in
Commissione Affari Sociali da eminenti esponenti del mondo scientifico quali il Prof. Cuccurullo,
presidente del Consiglio superiore di Sanita', il prof. Vella dell'Istituto Superiore di Sanita' e dai
Proff. Nava, Rossini e Bellino". Sono parole di Domenico Di Virgilio, capogruppo di Forza Italia in
Commissione Affari Sociali della Camera, in merito alle audizioni oggi alla Camera in commissioni
Affari sociali e Giustizia sulla tutela della dignita' e della volonta' della persona umana nelle
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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patologie incurabili e terminali, anche con riferimento al tema dell'eutanasia.
"Sono invece deluso per quanto dichiarato nella stessa sede dal Prof. Lecaldano- continua Di
Virgilio- che ha criticato la situazione legislativa italiana attuale sostenendo, oltre al diritto della
persona ad autodeterminarsi, anche la liceita' della sospensione della nutrizione e della idratazione
nei malati terminali." "Come ho gia' detto piu' volte anche in commissione- afferma il deputato di Fivoglio ribadire ancora una volta che il no assoluto all'accanimento terapeutico, all'abbandono
terapeutico e all'eutanasia e' fondamento necessario per un corretto comportamento professionale
medico, da cui e' imprescindibile una alleanza terapeutica, base per un rapporto fiduciario tra
medico e paziente".
'Il ciclo di audizioni sui temi legati alla tutela della dignita' dei malati terminali, che stanno
svolgendo le Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera, mette in luce le difficolta' di un
approccio solo giuridicista al problema cosi' drammaticamente segnalato dal caso Welby, e al
tempo stesso la necessita' di dare risposte normative certe'. Lo afferma il presidente della
Commissione Giustizia alla Camera, Pino Pisicchio, al termine della giornata di audizioni con gli
scienziati e i filosofi convocati dalle Commissioni congiunte per acquisire conoscenze sul tema.
'Quest'oggi, per esempio - prosegue Pisicchio -, e' emersa la necessita' di una definizione certa
della nozione di accanimento terapeutico e, al tempo stesso, l'estrema difficolta' di inquadrare la
fattispecie in un comportamento tipizzabile. Concetti e consapevolezze mediche, filosofiche e
giuridiche confliggono tra loro. Cio' nondimeno occorre raggiungere alcuni punti non controversi.
Sulla definizione dell'accanimento terapeutico, per esempio, e' stata avanzata una interessante
ipotesi su cui occorrera' lavorare, ipotesi che argomenta intorno alla sproporzione tra strumenti
medici usati e bene tutelato'.
'Nell'idea di accanimento terapeutico, affermata dai medici in Commissione, inoltre - conclude il
presidente -, rientra anche un atteggiamento che prevarica la volonta' del paziente e fa si' che la
pratica medica venga compiuta contro chi soffre e non in suo favore.
Si tratta, come si puo' comprendere, di scelte delicatissime che hanno a che vedere con il
testamento biologico. Il ciclo delle audizioni continua: credo che il metodo adottato sia quello
giusto'.
"Anche le audizioni in corso alla Camera confermano quanto sia necessaria una legge per
l'introduzione del testamento biologico, come quella a cui stiamo lavorando in Senato". Lo dichiara
il senatore dell'Ulivo Ignazio Marino, presidente della commissione Sanita' di Palazzo Madama.
"La legge che ci proponiamo di approvare al Senato e' necessaria per raccogliere le indicazioni
del nuovo codice di deontologia approvato dalla Federazione degli Ordini dei medici. Il codice
prevede che il medico si astenga dall'ostinarsi in trattamenti terapeutici che non possano
ragionevolmente condurre a un miglioramento per il paziente o comunque in un beneficio. Ma osserva il senatore - e' anche in linea con il principio dell'interruzione delle procedure mediche
pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto al loro esito, affermato dal catechismo della
Chiesa Cattolica'.
'Secondo quel testo si puo' parlare in questi casi di accanimento terapeutico. In queste situazioni,
secondo il catechismo, la rinuncia all'intervento medico, o la limitazione delle cure, deve ritenersi
legittima'.
'Personalmente - prosegue Marino - ritengo che il catechismo sia ancora piu' chiaro ed esplicito nel
richiedere l'approvazione di una legge che aiuti a fare chiarezza. In quel testo leggiamo infatti
anche che 'le decisioni devono essere prese dal paziente se ne ha la competenza e la capacita', o,
altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volonta'
e gli interessi legittimi del paziente'. Proprio l'avverbio 'legalmente' e' significativo'.
'Oggi, in assenza di una normativa che regoli le problematiche legate alle malattie terminali, una
decisione come quella indicata dal catechismo per evitare l'accanimento terapeutico non potrebbe
che essere adottata illegalmente".
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Italia. Betori (Cei): cardinal Martini e' isolato fra i vescovi
30 Gennaio 2007
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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'L'intervento del cardinale Martini non e' stata oggetto del dibattito fra i vescovi'.
E' quanto ha spiegato oggi mons. Giuseppe Betori in riferimento al dibattito che si e'
svolto nei giorni scorsi all'interno del Consiglio episcopale permanente. In linea
generale, per altro, Betori ha affermato che 'le sfumature non mancano nel dibattito, ma
i vescovi sono fondamentalmente uniti'. Betori ha quindi affermato che nessuno dei
membri del vertice della Cei si e' richiamato ha quanto ha scritto il cardinale Carlo
Maria Martini, ex arcivescovo di Milano, sul 'Sole 24Ore', nel testo pubblicato lo scorso 21
gennaio il porporato si esprimeva a favore di una legge sull'interruzione delle cure e sul testamento
biologico a partire dalla richiesta del paziente.
Martini distingueva questa ipotesi da quella dell'eutanasia. Il cardinale, insomma, in disaccordo
con i vertici della Cei, avanzava la proposta di mettere in campo una legge. 'Dal punto di vista
giuridico - affermava Martini - rimane aperta l'esigenza di elaborare una normativa che, da una
parte, consenta di riconoscere la possibilita' del rifiuto (informato) delle cure - in quanto ritenute
sproporzionate dal paziente - e dall'altra protegga il medico da eventuali accuse (come omicidio
del consenziente o aiuto al suicidio), senza che questo implichi in alcun modo la legalizzazione
dell'eutanasia'.
Al contrario il vertice della Cei, e lo stesso cardinale Camillo Ruini, avevano affermato che su
queste materie non era necessaria una legge in quanto bisognava lasciare spazio al rapporto
medico-paziente, senza contare che anche il cosiddetto testamento biologico poteva trasformarsi
in una sorta di eutanasia mascherata. Posizioni ribadite oggi dal Segretario generale della Cei,
mons. Giuseppe Betori.
"Il rapporto tra medico e paziente - ha spiegato Betori - e' gia' tutelato dalla deontologia medica", e
'non ha bisogno di leggi che lo ingabbiano e che lo rendono piu' debole'. Il Segretario generale
della Cei, ha inquadrato in questi termini la questione del testamento biologico, attualmente
all'esame del Parlamento. 'Il legiferare troppo -ha detto chiarendo la posizione della Chiesa italiana
in merito ad un eventuale legge- va a scapito del rapporto tra il malato e il medico. La deontologia
medica prevede gia' il dialogo tra il medico e il malato in ordine alla cura'. Si', dunque, al 'dialogo',
ma non in un contesto "dove una legge ingabbia e pretende di predeterminare una situazione in
cui gia' il dialogo consentirebbe di rispettare la volonta' del malato, ma anche il ruolo del medico.
Altrimenti il medico non fa piu' il medico, se esegue soltanto gli ordini del malato: non ha piu' una
scienza da apportare e una coscienza da esercitare'.
Quindi Betori ha toccato anche il caso Welby che tanto ha fatto discutere non solo l'opinione
pubblica ma anche la comunita' dei fedeli. Nel 'caso Welby' si e' trattato di eutanasia?
E' stata la domanda posta a mons. Betori dai giornalisti. 'Il tema non e' emerso', nel corso dei lavori
del Consiglio episcopale permanente ha risposto il segretario generale della Cei.
Betori ha poi definito il caso Welby 'molto problematico', perche' 'in un contesto di ideologizzazione
talmente forte diventa difficile sapere cos'e' successo realmente'. Betori ha citato comunque 'un
testimone non sospetto': l'oncologo Umberto Veronesi, secondo il quale nel caso Welby
'eticamente si e' trattato di un suicidio'. Riguardo ai funerali 'la Chiesa di Roma difficilmente poteva
trovare un atteggiamento diverso'. La posizione dei vescovi 'e' chiara', ha aggiunto poi Betori
citando il comunicato finale del Consiglio episcopale permanente, in cui si ribadisce il 'rifiuto' dei
vescovi 'dell'eutanasia come anche dell'accanimento terapeutico che pero', ovviamente, non puo'
giungere a legittimare forme piu' o meno mascherate di eutanasia e in particolare quell'abbandono
terapeutico che priva il paziente del necessario sostegno vitale attraverso l'alimentazione e
l'idratazione'.
Alcune parlamentari di Forza Italia, dell'associazione 'Valori e liberta', esprimono 'grande
soddisfazione' per le dichiarazioni di monsignor Giuseppe Betori, segretario della Cei,
sull'eutanasia.
Isabella Bertolini, Patrizia Paletti Tangheroni, Simonetta Licastro Scardino e Laura
Bianconi, affermano che 'il no fermo dei vescovi italiani ad ogni forma di abbandono terapeutico
che possa privare il paziente del necessario sostegno vitale attraverso l'alimentazione e
l'idratazione serve a sgombrare il campo da ogni sistema volto a mascherare con altro nome atti di
eutanasia'. E 'non c'e' alcuna necessita' che si dia vita ad una legge sul testamento biologico,
perche' irrimediabilmente finirebbe per aprire le porte all'eutanasia'.
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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Quanto al caso di Piergiorgio Welby, le parlamentari contrappongono il caso del professor Mario
Melazzini, 'oncologo malato di sclerosi laterale amiotrofica, come Welby', che 'pur nelle sue
drammatiche condizioni si e' sempre dichiarato contro l'eutanasia'.
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Italia. Commissione Giustizia del Senato esamina ddl su testamento biologico
30 Gennaio 2007
Riprende oggi pomeriggio in Commissione Giustizia, in sede consultiva, l'esame degli 8 disegni di
legge presentati da senatori di maggioranza ed opposizione sul consenso informato e dichiarazioni
di trattamento sanitario per rispettare la volonta' del paziente anche in fase terminale ed evitare
l'accanimento terapeutico.
L'ampio dibattito in corso sia a livello politico sia in sede parlamentare su questa complessa
tematica attesta la difficolta' di realizzare un testo unificato sul quale proseguire il confronto. La
discussione gia' sviluppata in merito nelle scorse settimane ha evidenziato l'esigenza che la
Commissione Giustizia approfondisca nel merito questi progetti normativi e non solo per il parere,
cioe', in referente in seduta congiunta con la Igiene e Sanita' ed in merito e' stata gia' avanzata
richiesta alla Presidenza del Senato. L'approfondimento in corso ha, infatti, gia' fatto emergere che
gli aspetti di carattere giuridico legati alle dichiarazioni anticipate sui trattamenti sanitari sono
rilevanti almeno quanto quelli di carattere sanitario.
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Australia. Medico 79enne va in Svizzera a togliersi la vita
31 Gennaio 2007
John Elliott, 79 anni, e' deceduto lo scorso 25 gennaio a Zurigo, in Svizzera,
nella clinica di assistenza al suicidio Dignitas, con la moglie al fianco. Il suo
viaggio era stato organizzato da Exit International, l'associazione diretta dal
medico Philip Nitschke, il quale era accanto a Elliott durante i suoi ultimi
momenti.
Nitschke ha detto che l'ultimo desiderio del collega era quello che il Governo
federale riesaminasse la sua decisione di dieci anni fa di abolire la legge sull'eutanasia in vigore
nei Northern Territories. "I politici sono stimolati a riflettere quando c'e' un ampio dibattito pubblico
generato dalle azioni di persone coraggiose come John Elliott e spero, insieme a John e a tutti noi,
che la sua morte non sia avvenuta invano".
Nitschke sostiene che il medico avrebbe dovuto avere la possibilita' di morire nella sua Australia.
"Avrebbe dovuto essere in grado di ottenere quel farmaco e di poterselo portare a casa sua in
Rose Bay, invece di dover andare per mezzo mondo in quello che e' stato un viaggio
estremamente difficile per una persona molto malata come era lui –solo per avere accesso a quel
farmaco della tranquillita' che gli permettesse di porre fine alle sue sofferenze nel momento in cui
voleva".
In un video dato alla stampa, la moglie di Elliot, Angelika, ha letto piangendo le ultime volonta' del
marito. "Condivido questa vicenda pubblicamente per aiutare i politici a capire il motivo per cui alle
persone deve essere riconosciuto il controllo e la responsabilita' del proprio morire, proprio come
per vivere. La mia vita e' una mia scelta. Arrivederci".
E un primo risultato la vicenda di Elliot l'ha gia' ottenuto. Il leader dei Verdi, Bob Brown, ha
annunciato che depositera' una proposta di legge in Senato la prossima settimana. "Un decennio
dopo l'abrogazione da parte del Governo federale della legge dei Northern Territories
sull'eutanasia, la mia proposta contiene una legge molto simile per morire dignitosamente in tutta
l'Australia", ha detto il senatore. Brown ha aggiunto che l'eutanasia doveva rimanere questione su
cui si dovevano esprimere i singoli stati, ma introdurra' comunque il testo perche' " la gran parte
dell'opinione pubblica e' favorevole al diritto per i malati terminali a morire con dignita' qualora
siano supportati dai propri cari e dai medici".
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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Ma il ministro della Salute, l'ultraconservatore Tony Abbott, ha detto che questa pratica, se
legalizzata, metterebbe a rischio gli anziani.
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Usa. Minnesota. Senato approva legge per il consumo terapeutico della marijuana
31 Gennaio 2007
I senatori hanno votato la legge che consente il consumo terapeutico della
marijuana ai malati gravi o cronici.
La proposta di legge non era nuova. Negli ultimi due anni, le commissioni del
Senato hanno approvato alcune leggi che consentivano il consumo della
sostanza per fini terapeutici, ma senza essere approvate poi dal Senato. Qui il testo di legge
approvato (in Pdf): href=http://www.revisor.leg.state.mn.us/bin/showPDF.php
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Italia. Fassino presenta mozione per Congresso Ds
31 Gennaio 2007
Laicita' e unita' socialista sono alcuni dei passaggi cardine della mozione
congressuale di Piero Fassino che 'il Riformista' di oggi ancitipa. Si tratta di 31
cartelle che si concludono cosi': "I Democratici di sinistra non solo non smarriscono
la loro identita' e il senso del loro esistere, ma proprio perche' forti di principi e ideali
grandi, possono ambire a un riformismo alto e nuovo, capace di imprimere alla
contemporaneita' il segno della sinistra e dei suoi valori'. E poi: 'L'Italia e', ancora
una volta, di fronte a un passaggio storico. Spetta a chi si batte per un mondo piu' libero e piu'
giusto, spetta a noi restituire all'Italia e agli italiani speranze, certezze, fiducia'.
Tra i vari passagi, si legge che "il Pd sara' un partito laico', e che "la realizzazione di una forte
unita' socialista tra tutte le forze che oggi si richiamano ai valori del socialismo democratico (Ds,
Sdi e altre organizzazioni di ispirazione socialista") irrobustirebbe il peso e il ruolo della sinistra e
dei suoi valori nella costruzione del Pd". Tra gli altri argomenti toccati dalla mozione,
valorizzazione dei diritti, dalle coppie di fatto al testamento biologico. Sulla collocazione
internazionale del Pd, 'il Riformista' cita "autorevoli fonti del botteghino" e spiega: "La maggioranza
del partito non ha intenzione di chiedere alla Margherita un ingresso immediato nel Pse".
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Italia. Universita' Cattolica: perche' il Governo insiste sul testamento biologico?
31 Gennaio 2007
"Malgrado discussioni, riserve e critiche, il Governo italiano vuole introdurre il Testamento
biologico o dichiarazione anticipata di trattamento, e in questi giorni e' iniziato, presso la
commissione Sanita' del Senato, l'esame delle varie proposte di legge al riguardo". Lo rileva una
nota del Centro di Bioetica dell'Universita' Cattolica pubblicata con grande rilievo
dal settimanale "Famiglia Cristiana". Il testo si colloca sulla stessa linea della
Conferenza Episcopale Italiana che in materia ha invitato a "non legiferare troppo,
per non ingabbiare i medici".
"L'accanimento terapeutico e' sbagliato, ma non sempre rianimazione e idratazione
artificiali sono accanimento terapeutico, anzi a volte salvano la vita ed evitano
sofferenze: dipende dalle situazioni, difficilmente prevedibili in un testamento
preventivo e generico. E per non essere sottoposti ad accanimento terapeutico non e' necessario
chiederlo, e' un diritto riconosciuto dai medici e dall'intera societa'".
"A che cosa serve davvero questo testamento?", si chiede il direttore del Centro di Bioetica della
Cattolica, prof. Adriano Pessina. "Alcuni suoi difensori negano che serva per introdurre l'eutanasia
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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(accettare la richiesta del malato e causarne la morte con sostanze letali), o il suicidio assistito
(cooperare alla morte di una persona, su sua richiesta, anche sospendendo sostegni vitali non
sproporzionati), o l'abbandono terapeutico (astenersi da trattamenti necessari e proporzionati alla
situazione del malato). Costoro dicono che vogliono soltanto tutelare la volonta' dei malati. Ma che
cosa vogliamo quando siamo malati? Vogliamo essere guariti, e se non possiamo guarire vogliamo
essere curati e assistiti, vogliamo essere liberati dal dolore, essere ascoltati, essere trattati sempre
con rispetto, anche quando non siamo piu' in grado di intendere e volere, vogliamo che nessuno ci
consideri di peso o di troppo soltanto perche' nel nostro corpo e nella nostra mente si manifestano
i limiti della condizione umana".
Secondo il prof. Pessina, "tra i diritti elencati non c'e' nessun diritto di morire perche' la morte non
e' un bene che vada tutelato, o messo a disposizione della volonta' umana.
Servono scelte propositive per affrontare persino i momenti di disperazione dei malati, senza
imporre atti eroici, ma anche senza cedere alla tentazione del farla finita. La morte verra',
comunque: non anticipiamo cio' che gia' e' necessario. Sarebbe una vera sconfitta se la nostra
civilta' passasse dal desiderio di liberazione dalla morte alla prassi di liberalizzazione della morte,
magari con una semplice carta depositata da un notaio".
~~~
Messico. Citta' del Messico. Consultazioni popolari sull'eutanasia?
1 Febbraio 2007
Asamblea Legislativa ed Instituto Electoral del Distrito Federal s'impegnano a mettere in campo le
azioni necessarie per usare i seggi elettronici in consultazioni cittadine nei prossimi due anni, e
fare in modo' che in occasione dei comizi costituzionali intermedi del 2009, nella capitale sia
possibile utilizzare questa tecnologia. In una conferenza stampa congiunta, sia i deputati locali sia i
consiglieri elettorali hanno esaltato i benefici dell'urna elettronica, soprattutto dal punto di vista
economico; diminuirebbe infatti drasticamente la somma di denaro destinata alle votazioni. Ma
perche' il voto elettronico abbia piena validita' servono modifiche al Codice Elettorale del Distrito
Federal, e i proponenti si muoveranno in tal senso. Il presidente della Comision de Participacion
Ciudadana dell'ALDF, Humberto Morgan, e il legislatore del PAN, Miguel Errasti, si sono detti
favorevoli ad iniziare con il voto elettronico consultando i cittadini della capitale su aborto ed
eutanasia, cosa che permettera' ai deputati d'avere gli elementi necessari per adeguare, se del
caso, le leggi in materia.
~~~
Italia. Rabbino capo Di Segni: ebraismo permette sospensione cure
1 Febbraio 2007
'Su questi temi l'ebraismo ha molto da dire, sulla base di una tradizione di
millenni che si aggiorna continuamente'. Lo ha detto il rabbino capo di Roma
Riccardo Di Segni durante la conferenza sull'eutanasia e accanimento
terapeutico al tempio di Adriano, presentata dalle sezioni Elia Benamozegh e
Stefano Gaj Tache del Bene' Berith.
'I temi dell'eutanasia e dell'accanimento terapeutico vengono periodicamente posti al centro
dell'attenzione dell'opinione pubblica quando vengono sollecitati da casi drammatici e penosi,
come il caso di Terry Schiavo negli Usa e quello di Welby in Italia. La complessita' della materia in
continua evoluzione rende necessaria una riflessione sulla adeguatezza della legge dello stato, a
cui partecipano le diverse componenti giuridiche, tecniche, di pensiero e religiose della societa''.
'Un importante risultato recente e' ad esempio la legge israeliana del 2005 derivata dal lavoro di
una commissione pluridisciplinare (la commissione "Steinberg") che ha saputo armonizzare il
pensiero tradizionale con quello di altre parti della societa''.
'Nel pensiero ebraico la sacralita' della vita impone la sua difesa fino all'ultimo istante non e'
consentita l'eutanasia attiva; esiste tuttavia un margine operativo molto stretto che e' il permesso di
rimuovere gli impedimenti artificiali al decesso'.
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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Italia. Marino-Finocchiaro: siamo contrari all'eutanasia, ma testamento e' cosa diversa
1 Febbraio 2007
"L'eutanasia consiste in un atto che interrompe la vita del paziente su sua richiesta provocandone
la morte. Il nostro progetto non ha nulla a che vedere con l'eutanasia, che ci vede personalmente e
politicamente contrari". Lo scrivono la capogruppo dell'Ulivo al Senato Anna Finocchiaro e il
presidente della commissione Sanita' di Palazzo Madama Ignazio Marino in un intervento sul
'Corriere della Sera', a proposito del disegno di legge sul testamento biologico.
"Chi scrive ha presentato un disegno di legge che intende restituire centralita' alla libera
determinazione del paziente riguardo alle terapie che ritiene di poter sostenere, anche nella fase
terminale e piu' sofferente della vita, riconoscendo il suo diritto a dire no a forme di accanimento
terapeutico, attraverso il testamento biologico".
"Nel testamento biologico ognuno potra' indicare quali trattamenti medici ritiene di poter accettare
proiettando la propria volonta' -che nel presente esprime attraverso il consenso informato- nel
momento futuro ed eventuale di una grave malattia che abbia provocato la perdita della capacita'
d'intendere e di volere".
~~~
ORDINE DEI MEDICI DI CREMONA ARCHIVIA PRATICA SUL DOTTOR MARIO RICCIO
1 Febbraio 2007
'Non e' stata eutanasia, ma interruzione di un trattamento richiesto dal paziente
Piergiorgio Welby'.
Con queste parole il presidente dell'Ordine dei medici di Cremona, dottor Andrea
Bianchi, ha esordito nella conferenza stampa indetta per spiegare la decisione di
archiviare il caso del dottor Mario Riccio. 'E' stata una decisione approfondita, precisa
e puntuale, condotta attraverso un dibattito pacato.
L'istruttoria preliminare per accertare se vi sia stata una violazione del codice deontologico da
parte del dottor Ricci nel caso Welby ha tenuto conto dell'audizione dello stesso Riccio, del diario
clinico nel quale era stata recepita la volonta' lucida e chiara del paziente al cospetto di quattro
testimoni, e la cartella clinica redatta dal medico curante'.
Sulla base di questi elementi i 15 membri della commissione disciplinare hanno discusso,
consultando testi e tutta la bibliografia a disposizione per un mese e mezzo.
'Abbiamo approfondito diversi aspetti per arrivare ad una decisione serena e ponderata Riccio non
ha sommisnistrato farmaci atti a determinare in modo positivo la morte di Piergiorgio Welby; la
sedazione e' avvenuta in linea con i protocolli medici in uso e suffragati dalla letteratura
internazionale; Welby non era sottoposto a terapie che potevano rallentare o guarire la sua
malattia; infine, il paziente in piena liberta' e nella sua totale capacita' di intendere e volere ha
espresso ripetutamente una volonta' lucida e chiara, cosciente che l'interruzione della pratica di
ventilazione lo avrebbe condotto alla morte'.
'Oggi si apre il caso Welby, dal punto di vista deontologico c'e' stata la conferma che i pazienti
possono sospendere una terapia, anche quelle salvavita'.
Cosi' Mario Riccio commenta la decisione dell'Ordine di Cremona. 'Il medico non e'
deontologicamente perseguibile se permette al paziente di sospendere la terapia, come si e'
trattato nel caso Welby'.
'Il rifiuto e' stato sancito dal codice deontologico e non ha niente a che vedere con l'eutanasia o
con il testamento biologico'.
PROCURA ROMA ACQUISIRA' ARCHIVIAZIONE ORDINE MEDICI La procura di Roma
acquisira' il provvedimento di archiviazione disposto dall'ordine dei medici di Cremona nei confronti
del dottor Mario Riccio.
L'acquisizione, che potrebbe aprire la strada a una archiviazione anche da punto di vista
dell'inchiesta penale, sara' fatta dal procuratore Giovanni Ferrara e dal sostituto Gustavo De
Marinis titolari del fascicolo, intestato 'atti relativi'.
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La procura capitolina attende ancora gli esiti dell'esame autoptico disposto dai magistrati dopo la
morte di Welby avvenuta il 22 dicembre scorso per interruzione, dopo sedazione, della
respirazione assistita da ventilazione meccanica, compiuta dal dottor Mario Riccio e annunciata dal
segretario dell'associazione Luca Coscioni, l'europarlamentare Marco Cappato. La posizione di
Riccio e Cappato, che non sono indagati, e' infatti all'esame della procura di Roma. I risultati degli
esami medico-legali dovrebbero essere consegnati alla fine di questo mese quando scadranno i 60
giorni utili ai consulenti per esaminare soprattutto l'aspetto della sedazione.
Si dovra' infatti accertare se la stessa sedazione, attraverso l'esame tossicologico, abbia influito sul
decesso di Welby anticipando la morte rispetto all'interruzione della ventilazione assistita. In tal
caso appare significativa la volonta' dei magistrati di acquisire l'esito dell'istruttoria amministrativa
dell'Ordine dei medici di Cremona, cha ha sgombrato il campo da eventuali responsabilita'
dell'anestesista Mario Riccio che assiste' Welby durante l'interruzione della respirazione
meccanica.
La procura, il 19 dicembre scorso prima della morte di Welby, annuncio' ricorso contro la decisione
del Tribunale civile della capitale che respinse la richiesta dei legali di Welby di interrompere le
terapie.
Impugnazione che non ha avuto poi esito per la morte dello stesso Welby.
I pm sottolinearono quella che a loro giudizio appariva come una 'palese contraddizione'
nell'ordinanza emessa il 16 dicembre scorso dal giudice del tribunale civile di Roma, Angela
Salvio. Gli articoli 32 e 13 della Costituzione, sottolineo' il procuratore Giovanni Ferrara indicano
'l'esistenza di un vero e proprio 'diritto a non curarsi', ossia di un'assoluta liberta' del paziente di
rifiutare le cure mediche, lasciando che la malattia faccia il suo corso. Il medico, dunque, ha la
potesta' o la facolta' di curare e non il diritto di curare'.
Non si tratta, aggiunse la procura di Roma, 'di agevolare un 'diritto a morire', bensi' di una scelta
cosciente tesa ad evitare ulteriori ed inutili sofferenze al paziente irrimediabilmente malato'.
REAZIONI
Marco Cappato, europarlamentare radicale, ha voluto ringraziare ancora una volta il dottor Mario
Riccio nel giorno dell'archiviazione del procedimento a suo carico e, in una nota, ricorda che "la
lotta del coPresidente dell'Associazione Luca Coscioni e' servita anche a questo: non solo ad
affermare per tutti i cittadini la certezza del diritto -stabilito dalla Costituzione- a rifiutare un
trattamento sanitario, ma anche a garantire tutti i medici italiani sul rispetto della propria
deontologia professionale quando assistono la libera e responsabile scelta del paziente".
L'ordine dei medici di Cremona, scrive ancora Cappato, £ha cosi' limpidamente deciso di non
seguire i tanti auspici e manovre di medici d'Ordine e altri emissari politico- istituzionali del potere
clericale".
"La decisione non risolve i problemi, perche' dobbiamo chiarire se si e' trattato di eutanasia,
oppure no". Lo ha affermato il presidente nazionale dell'Associazione Medici Cattolici Italiani
(Amci), prof. Vincenzo Saraceni, che si e' detto sorpreso dalle dichiarazioni del presidente
dell'Ordine dei Medici di Cremona sul comportamento del dott. Riccio, l'anestesista che ha
staccato la spina del respiratore di Welby il 20 dicembre scorso: un comportamento definito
"ineccepibile dal punto di vista deontologico". "Dire che e' ineccepibile - spiega Saraceni - equivale
ad affermare che non e' stato un gesto di eutanasia, perche' il codice la vieta in maniera esplicita.
Ed e' proprio questo che non ci sentiamo di accettare".
Secondo il presidente dei Medici Cattolici, "il Codice deontologico quando si e' espresso a favore
della possibilita' che il paziente chieda la sospensione delle cure, voleva riferirsi alle condizioni che
possono configurare un accanimento terapeutico e non invece ai provvedimenti salvavita di lunga
durata".
Una decisione 'giusta, che mi vede molto favorevole e soddisfatta'. Cosi' la bioeticista Cinzia
Caporale, presidente del Comitato intergovernativo sulla bioetica dell'Unesco, commenta la
decisione dell'Ordine dei medici di archiviare il procedimento nei confronti dell'anestesista Mario
Riccio, che lo scorso 20 dicembre stacco' il respiratore a Piergiorgio Welby.
'Per fortuna - ha sottolineato l'esperta - si esce cosi' da una logica punitiva e giudiziaria'. Quanto al
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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ruolo della Bioetica, 'deve rimanere fuori - ha detto Caporale - dalle corti e dall'atteggiamento di
sopraffazione di coloro che vorrebbero ridurre tutto a una questione di sanzioni'. Quando si ha
infatti a che fare con 'questioni eticamente incerte - ha precisato - non e' certamente il percorso
delle sanzioni quello che aiuta'. Nel merito, poi, ha detto la bioeticista, 'non ho mai avuto dubbi
riguardo al fatto che un paziente capace di intendere abbia la piena disponibilita' rispetto a
qualsiasi trattamento sul proprio corpo, comprese le cosiddette terapie salvavita'.
Tuttavia, ha concluso Caporale, 'condivido la necessita' di una maggiore certezza del diritto nel
momento in cui il paziente dovesse divenire incapace di intendere e, dunque, la necessita' della
definizione del Testamento biologico'.
Marco Pannella ha accolto con soddisfazione la decisione dell'Ordine dei Medici di Cremona di
archiviaazione del procedimento disciplinare a c arico di Mario Riccio, l'anestesista che il 20
dicembre scorso stacco' la spina del respiratore che teneva in vita Piergiorgio Welby.
"Sono molto felice", ha detto da Parigi, "anche perche' non avevo dubbi sulla conclusione di questa
triste vicenda. Sono felice anche perche' la decisione e' stata presa all'unanimita', il che significa
che le nostre parole sono state in qualche modo ascoltate". Pannella, insieme all'onevole Marco
Cappato, e' nella capitale francese per il III Congresso mondiale conro la pena di morte.
"Siamo contenti per il dott. Riccio innanzitutto e anche per Piergiorgio perche' si e' dimostrato che
la sua morte non e' stata una soppressione ma un suicidio assistito". Lo afferma all'ADNKRONOS
Francesco Lioce, cugino di Piergiorgio Welby, commentando la decisione della Commissione
disciplinare dell'Ordine dei medici di Cremona, secondo cui l'anestesista Mario Riccio non ha
praticato eutanasia staccando la spina a Piergiorgio Welby e non ha violato il codice deontologico.
"Questa sentenza dimostra che il volere di Piergiorgio era sacrosanto - precisa Lioce - ha chiesto
di interrompere le cure e di essere sedato per non soffrire prima di morire. Infatti, se non fosse
stato sedato sarebbe morto asfissiato con una sofferenza indicibile".
"Questa sentenza dimostra che la mente di Piergiorgio era perfettamente funzionante - aggiunge e speriamo che su questa strada si possa soddisfare un'altra sua volonta', quella della
cremazione".
"L'importante e' che e' stato dimostrato in maniera chiara, una volta per tutte, che Riccio non ha
soppresso nessuno - sottolinea il cugino di Welby - ma ha solo aiutato Piergiorgio a morire in
maniera dignitosa e senza sofferenze". "Speriamo che questa sentenza aiuti anche il Parlamento a
legiferare in maniera chiara, una volte per tutte, sull'accanimento terapeutico e la morte assistita",
conclude.
Si sente "molto, molto felice" per il dott. Mario Riccio e "sollevata" perche', con una decisione
all'unanimita', gli stessi medici hanno stabilito che non fu eutanasia, mettendo fine alle polemiche
sollevate dalla morte del marito. Ma ora piu' che mai chiede coraggio alla politica e al Parlamento
affinche' legiferi in materia. Cosi' la moglie di Piergiorgio Welby, Mina Welby, commenta
all'ADNKRONOS 'l'assoluzione' dell'anestesista Mario Riccio da parte della Commissione
disciplinare dell'Ordine dei medici di Cremona, secondo cui Riccio non ha praticato eutanasia
staccando la spina a Piergiorgio Welby e non ha violato il codice deontologico.
"Ora la politica - sottolinea - abbia piu' coraggio di intraprendere una discussione serena e seria
anche sul testamento biologico, sulla dichiarazione anticipata sui trattamenti, sulla possibilita' di
un'interruzione per molti malati che vivono problemi come quello di mio marito che col tempo
possono diventare una tortura". "Ieri ho letto che in Europa una persona su tre di quelli che hanno
un respiratore viene aiutata a morire - prosegue Mina - Mio marito voleva che questo si sapesse".
"Sono molto, molto felice di questo esito - sottolinea - Stimo Riccio, fin da quando l'ho conosciuto,
come una persona e un medico serio e coscienzioso. Il fatto che la decisione della Commissione
sia stata presa all'unanimita' spero possa influire anche sul Parlamento perche' c'e' troppa
confusione sulla fine della vita. Al contrario, incontro tante persone e mi sembra che abbiamo le
idee abbastanza chiare".
"Qualche giorno fa il card.Martini ha fatto una dichiarazione molto coraggiosa e credo che anche
quello sia stato un incoraggiamento per chi era insicuro. Spero ci siano politici che ascoltino quelle
parole", afferma la moglie di Welby, riferendosi alle parole pronunciate su un quotidiano dal
Cardinal Carlo Maria Martini, che riferendosi al caso Welby ha sottolineato che non puo' essere
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trascurata la volonta' del malato.
Per la moglie di Piergiorgio Welby, la decisione della Commissione disciplinare e' importante per
Riccio, dopo che "un senatore a vita lo aveva addirittura accusato di assassinio". Non solo. Dopo
le polemiche scatenate nell'opinione pubblica alla morte del marito, l'archiviazione del caso nei
confronti di Riccio fa sentire Mina "sollevata". "In fondo me lo aspettavo ma non credevo che la
scelta sarebbe stata presa all'unanimita' - spiega - i medici sono molto severi con se stessi e tra di
loro. Credo che si siano messi dalla parte del paziente e questo mi da' tanta, tanta consolazione.
Ora il Parlamento faccia una buona legge che protegga medico, affinche' anche il paziente si
possa affidare a lui con molta piu fiducia".
La decisione dell'Ordine dei medici di Cremona di archiviare il procedimento disciplinare nei
confronti del dottor Riccio 'e' inconcepibile. E' il caso che intervenga l'Ordine nazionale dei medici'.
A chiederlo e' il responsabile nazionale di An per le politiche della famiglia Riccardo Pedrizzi.
'Altro che archiviazione: a nostro avviso - afferma Pedrizzi - il gesto di staccare la spina a Welby
meritava la radiazione dall'Ordine dei medici. Riccio, infatti, ha violato sia il giuramento d'Ippocrate,
sia il codice deontologico della professione medica, che vietano sia l'eutanasia sia il suicidio
assistito; vietano, cioe', di provocare la morte del malato, anche dietro sua richiesta'. Secondo
Pedrizzi, inoltre, 'se l'aiuto alla respirazione, ma anche l'alimentazione e l'idratazione parenterali,
fosse un mero atto medico, un semplice trattamento sanitario, potrebbe pure essere interrotto per
non incorrere in accanimento terapeutico. Ma esso e' un mezzo di sostegno vitale, un intervento
salvavita, che come tale e' dovuto e non puo' essere sospeso'.
'Il gesto di quel medico, di dare la morte ad un paziente - rileva Pedrizzi - e' tanto piu' grave perch‚
un medico, in quanto tale, e' chiamato ad essere diacono della vita: deve salvarla, non
sopprimerla; deve preoccuparsi di come alleviare il dolore con tutte le attenzioni che sono alla
portata della medicina, non di come procurare la morte dei pazienti. Quel medico, insomma, con il
suo gesto di morte - conclude Pedrizzi - ha rinnegato il suo stesso ruolo, la sua stessa missione'.
Francesco Cossiga al contrattacco sul caso Welby. Il presidente emerito della Repubblica
"prende atto" delle decisioni dell'Ordine dei Medici di Cremona che in sostanza ha 'assolto'
stamane il dr. Riccio per aver staccato la spina al malato terminale e presidente dell'associazione
Coscioni (l'anestesista era stato denunciato dall'ex-capo dello Stato), bacchetta ma non replica al
presidente dell'associazione di categoria del capoluogo lombardo accusato di aver usato nei suoi
confronti "aggettivazioni insolenti" e, in particolare, se la prende con le "caritatevoli" parole del
cardinal Martini sull'eutanasia, cui gli stessi medici di Cremona hanno fatto riferimento
nell'assumere la loro decisione.
"Prendo atto che l'Ordine dei Medici di Cremona ha deciso l'archiviazione del procedimento
disciplinare a carico di Mario Riccio, l'anestesista che ha aiutato il dott. Welby a morire
staccandogli il respiratore che lo teneva in vita" dice Cossiga in una dichiarazione. "Apprendo che
la Procura di Roma basera' la sua decisione, in relazione all'azione penale promossa sul rapporto
della polizia giudiziaria ed anche su mia denuncia (non rispondo alle insolenti aggettivazioni del
presidente dell'ordine dei medici), anche sul provvedimento dell'ordine di Cremona. Seguira' il gip
e poi seguira' il CSM e indi dovrebbe seguire anche il Parlamento... E tutto - aggiunge Cossiga viene motivato dalle parole caritatevoli del cardinal Martini, come viene ufficialmente dichiarato".
"Ho grande stima e grande affetto per il cardinal Martini, grande biblista ma, a quanto mi consta,
non altrettanto esperto moralista e neanche teologo fondamentale. Voglio ricordare che, con tutto il
rispetto dovutogli, egli e' solo l'arcivescovo emerito di Milano. Non ha piu' una diocesi cui dettare
indirizzi e giudizi morali e non e' vescovo di Roma. E neanche - conclude l'ex-capo dello Stato Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede."
L'archiviazione del provvedimento contro l'anestesista Mario Riccio, che stacco' il respiratore a
Welby? 'Le future leggi ne tengano conto'. Cosi' il capogruppo dei Verdi in Commissione Affari
sociali-Sanita' alla Camera, Tommaso Pellegrino, che esprime 'approvazione' per la decisione
dell'Ordine dei medici di Cremona.
'Siamo in presenza - afferma Pellegrino in una nota - di un fatto importante che dovra' essere
necessariamente considerato nelle scelte legislative che si faranno su questo tema cosi' delicato'.
L'esponente dei Verdi si dice inoltre 'certo' che anche la 'testimonianza di Mina Welby alla Camera,
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prevista nell'ambito delle audizioni avviate dalle Commissioni congiunte Affari sociali e Giustizia,
potra' fornire un contributo significativo e di stimolo per promuovere una discussione serena su
temi cosi' importanti'.
Pellegrino ha infine ricordato di aver presentato un'apposita proposta di legge sul consenso
informato e contro l'accanimento terapeutico.
La decisione dell'Ordine dei medici di Cremona di archiviazione del procedimento contro Mario
Riccio 'e' coerente con i principi deontologici cui si ispira la professione', afferma in una nota il
senatore Ignazio Marino, presidente della commissione Sanita' di Palazzo Madama, secondo il
quale 'si tratta di una pronuncia significativa e importante che personalmente condivido e che
ribadisce la liberta' di ciascun cittadino di scegliere le terapie cui sottoporsi affermato dall'articolo
32 della Costituzione'. E', a suo parere, 'una conferma della legittimita della richiesta di
sospensione delle cure avanzata da Piergiorgio Welby e quindi dell'operato di Riccio'. Al di la' di
questa drammatica vicenda rimane ampio, secondo Marino 'il vuoto legislativo sulle questioni
legate alla fine della vita nei pazienti che hanno perso l'integrita' intellettiva e si conferma la
necessita' di una legge contro l'accanimento terapeutico e sul testamento biologico'.
Ciononostante la pronuncia di oggi ha un grande limite, secondo Marino: 'e' di fatto
sostanzialmente priva di rilievo giuridico. Sara' al contrario decisivo capire quale orientamento
adottera' la magistratura riguardo a questa vicenda, ovvero se decidera' di aprire un procedimento
o meno, ma per questo e' necessario attendere l'esito dell'autopsia e le valutazioni dei magistrati'.
Marino si augura 'che la magistratura decida di non procedere, confermando in questo modo in
giurisprudenza il diritto alla libera scelta delle cure e delle terapie garantito dalla Costituzione. Per
quanto mi riguarda sono convinto non solo che sia ragionevole, ma anche lecito ed eticamente
ammissibile, chiedere la sospensione o la limitazione delle terapie quando queste siano
straordinarie, considerate inopportune dal paziente e sproporzionate rispetto ad un possibile
miglioramento delle sue condizioni di vita'.
'Non vorremmo - continua Marino - che dopo la decisione di oggi qualcuno possa alimentare una
confusione tutta strumentale tra concetti radicalmente differenti: legittima sospensione delle cure,
accanimento terapeutico e testamento biologico, eutanasia'. Va sottolineato con grande chiarezza
ancora una volta, secondo il senatore e medico Marino 'che la lucida, determinata, e legittima,
richiesta di sospensione delle cure da parte di Piergiorgio Welby non pu? essere equiparata in
alcun modo all'eutanasia. Nessuno quindi cerchi di leggere nella decisione di oggi una forma di
giustificazione di pratiche eutanasiche'.
"Prendo atto e non commento la decisione dell'Ordine dei medici di Cremona. Ma spero che
questa 'assoluzione' non venga strumentalizzata dalla sinistra radicale come un precedente da
utilizzare per sospendere sempre e comunque i trattamenti sanitari dei pazienti con patologie
croniche, anche inguaribili". Lo afferma, in una nota, Domenico Di Virgilio, capogruppo di Forza
Italia della commissione Affari Sociali della Camera e responsabile nazionale del dipartimento
sanita' di Forza Italia.
"Di persone affette da malattie inguaribili, infatti - continua Di Virgilio - ne esistono moltissime. E
tanti accettano con dignita' e serenita' la propria condizione, come ad esempio Carlo Marongiu
che, affetto da sclerosi laterale amiotrofica,vive da 8 anni paralizzato e attaccato a un respiratore,
ma che non ha mai smesso di avere voglia di vivere".
"L'archiviazione del procedimento disciplinare a carico di Mario Riccio, decisa dall'Ordine dei
medici di Cremona, e' una buona notizia. Ma ora servono regole chiare". Ad affermarlo, in una
nota, e' Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil medici.
"Adesso - continua Cozza - c'e' bisogno di norme che non lascino alla discrezionalita' dei singoli
Ordini provinciali o delle Procure la possibilita' di poter accusare un medico di eutanasia se, in
scienza e coscienza, lascia morire con dignita' una persona gravemente malata soprattutto conclude - quando non c'e' piu' niente da fare, quando l'unica certezza e' il dolore ed e' chiara la
scelta consapevole del paziente di voler porre fine all'accanimento terapeutico".
Silvio Viale, medico di Exit-Italia e membro radicale della Direzione nazionale della Rosa nel
Pugno, chiede che la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici si schieri subito con l'Ordine
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dei Medici di Cremona.
'Nei giorni successivi alla morte di Welby - ricorda Viale - chiesi, invano, che la Federazione
nazionale degli Ordini dei Medici scendesse in campo per difendere l'operato del dottor Riccio, che
aveva agito nel rispetto del codice deontologico. Si e' preferito attendere burocraticamente che si
pronunciasse l'ordine provinciale, ma ora che la decisione e' giunta non vi sono piu' scusanti'.
'Il presidente nazionale Amedeo Bianco - prosegue Viale - ha l'obbligo morale di intervenire
autonomamente, senza attendere il pronunciamento della magistratura, perche' sarebbe avvilente
per l'autonomia dei medici italiani, se la Federazione nazionale non difendesse il proprio codice
deontologico, che e' ispirato ai principi della Convenzione di Oviedo, ratificata dal Parlamento nel
2001'.
'Se, al contrario, il presidente non dovesse condividere la decisione dell'Ordine di Cremona conclude - a maggior ragione si tratta di aprire un confronto a tutto campo tra i medici italiani'.
'Piena fiducia' nell'operato dei colleghi dell'Ordine dei medici di Cremona. Cosi' il presidente della
Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Amedeo Bianco,
commenta la decisione di archiviazione del provvedimento nei confronti dell'anestesista Mario
Riccio, che lo scorso 20 dicembre stacco' il respiratore a Piergiorgio Welby, da parte dell'Ordine
cremonese.
'Conosco la serieta' dei colleghi dell'Ordine di Cremona - ha affermato Bianco - e ho motivo di
ritenere che le loro valutazioni siano state fatte con la massima serieta' e la massima
responsabilita''.
Dunque, ha precisato Bianco, 'le conclusioni cui sono pervenuti i colleghi dell'Ordine di Cremona,
credo che legittimamente rispecchino le indicazioni del Codice deontologico medico. Si e' infatti
escluso - ha concluso il presidente Fnomceo - di essere dinanzi a un caso di eutanasia, di
accanimento terapeutico o di abbandono terapeutico'.
"Accogliamo con grande soddisfazione la valutazione della Commissione disciplina dell'Ordine dei
Medici di Cremona sul collega Riccio". Lo scrivono in una nota il presidente dell'Ordine dei Medici
di Palermo, Salvatore Amato e il vicepresidente dell'Ordine dei Medici di Palermo, Giovanni
Merlino.
"Una decisione che ha una duplice valenza. Da un lato perche' riconosce che il comportamento
dell'anestesista e' stato ineccepibile, dall'altro perche' dimostra come certi argomenti devono
comunque essere trattati con le competenze tecniche e scientifiche necessarie, con quella liberta'
di spirito che deve andare al di la' della sterile difesa di posizioni preconcette frutto non di
conoscenza e di sensibilita', ma di posizioni culturali, religiose o politiche non oggettive, ma
pregiudiziali".
E concludono: "Ci uniamo all'auspicio dei colleghi dell'Ordine di Cremona ritenedo indispensabile e
improcrastinabile una legiferazione in questa delicatissima materia che investe un momento
estremamente delicato qual e' quello degli ultimi momenti di vita dell'essere umano".
'Mi sembra una decisione saggia. Sono lieto per il dottor Riccio, per l' associazione Coscioni per
l'ordine che ha preso un decisione che, ripeto, ha preso una decisione saggia'. Lo ha detto Daniele
Capezzone, deputato della Rosa nel Pugno.
A Bolzano per una conferenza, Capezzone ha parlato anche della decisione sul caso Welby presa
dall' ordine dei medici di Cremona. Sulla figura della moglie altoatesina di Welby, Capezzone ha
detto: 'La moglie Mina si e' dimostrata una persona con grande sensibilita' e forza straordinaria e
credo che potra', con la sua testimonianza e la sua storia, essere di aiuto e conforto per l'impegno
di tanti'.
~~~
Italia. Torino. Il reike e' antidolorifico efficace nel 98% dei pazienti oncologici
1 Febbraio 2007
Il reiki in ospedale produce benessere psico-fisico e riduzione del dolore in quasi tutti i pazienti a
cui viene praticato. Lo si evince dai risultati ottenuti sui 27 pazienti del day hospital oncologico
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delle Molinette di Torino trattati tra settembre 2004 a giugno 2005 dai volontari dell' associazione
Cerchiodiluce. L' esperienza e' stata giudicata utile, tanto che ora parte un secondo corso di
formazione per operatori reiki volontari da inserire in ospedale.
Lo studio effettuato sull' efficacia del reiki - pratica orientale di contatto con le mani abbinato alla
meditazione - in integrazione alle terapie nei pazienti con neoplasie avanzate (che hanno tenuto
un diario su cui appuntavano tutti gli effetti percepiti) rivela che i 94 trattamenti eseguiti hanno
portato beneficio nel 98% dei casi. Il benessere e' prodotto da un effetto di rilassamento,
accompagnato da una piacevole sensazione di calore e da un notevole miglioramento dell' umore:
lo stato emotivo di tranquillita' in alcuni casi si protrae anche per alcuni giorni successivi al
trattamento.
Nel dieci per cento dei casi analizzati si e' anche rilevata una diminuzione della sintomatologia
dolorosa, anche se non vi sono dati rispetto alla terapia antidolorifica assunta o meno dai pazienti.
Alcuni pazienti hanno riferito anche di aver notato un miglioramento della qualita' del sonno.
I dati di questo studio confermano che il reiki influisce positivamente sia come aiuto psicologico
nell' affrontare le terapie, negli stati d' ansia e depressione, sia come supporto integrativo al
trattamento antalgico.
I trattamenti prevedevano quattro sedute gratuite per ogni paziente indicato dal personale
infermieristico, in tutto ventisette (19 donne), di eta' compresa tra i 30 e i 70 anni.
Per otto malati le terapie in day hospital si sono interrotte prima. 'Partendo da questa analisi dei
dati in nostro possesso - dicono i volontari di Cerchiodiluce - e' nata l' idea di continuare il progetto.
La raccolta d' informazioni verra' effettuata con una nuova scheda che ci permetta di valutare in
modo piu' sistematico i risultati'.
Sabato verra' presentato un nuovo corso per operatori reiki volontari all' ospedale Molinette di
Torino.
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Italia. Molti gli emendamenti ai ddl sul testamento biologico
2 Febbraio 2007
Acquisito l'orientamento della Presidenza del Senato di lasciare alla Commissione Igiene la
esclusiva competenza per definire l'iter referente degli 8 disegni legge sul consenso informato e le
dichiarazioni anticipate di volonta' sui trattamenti sanitari, in Commissione Giustizia si e'
ampiamente discusso sulle modalita' di stesura del parere che recepisca le numerose proposte
emendative su una materia che investe problemi giuridici di rilevanza almeno pari a quelli di
carattere sanitario.
Il relatore Casson (Ulivo) ha prospettato la possibilita' di elaborare un parere in forma di articolato,
cioe' un ulteriore schema normativo che faccia da punto di riferimento per i ddl all'esame della
Igiene. Ma su questa ipotesi si sono registrate le riserve di Centaro (F.I.) e altri senatori per il
rischio di proporre un testo che complichi il lavoro preparatorio della Commissione di merito. Per
D'Ambrosio (Ulivo) e, pero', necessario che il parere della Giustizia contenga indicazioni molto
puntuali visto che la questione del testamento biologico coinvolge numerosi aspetti sui quali anche
la comunita' medica chiede un intervento chiarificatore dei giuristi.
Per D'Onofrio (UDC) la Commissione Giustizia non deve esprimere alcun parere sui ddl in materia
di testamento biologico prima che siano sciolte le pregiudiziali di costituzionalita' riguardanti la
competenza concorrente tra Stato e Regioni in materia di tutela della salute. Il sottosegretario alla
Giustizia Scotti ha replicato che la materia e' di competenza statale perche' si tratta di definire livelli
essenziali delle prestazioni in materia di diritti civili e non si possono creare difformita' di scelte tra
le Regioni in merito al trattamento sanitario cui sottoporre un malato con il rischio di spostamenti
del cittadino interessato una Regione diversa da quella di appartenenza.
EFFICIENZA DEL SSN: la Commissione istituita a Palazzo Madama sulla efficacia ed efficienza
del Servizio sanitario nazionale ha varato il programma di lavori della inchiesta che intende
svolgere in merito con particolare rifuardo all'attuazione del Piano della prevenzione e delle
emergenze sanitarie, agli aspetti igienico - sanitari e gestionali dei Policlinici universitari e degli altri
ospedali d'insegnamento, al sistema di verifica e controlo sull'assistenza, alle diversita' di
prestazioni e di assistenza domiciliare esistenti nelle varie aree del Paese.
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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L'indagine e' stata avviata procedendo ad un'audizione del Presidente dell'Istituto Superiore di
sanita, Enrico Geraci.
PROFESSIONE INTRAMURARIA: con audizioni di rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl del settore
medico la Commissione Igiene ha proseguito la procedura informativa che sta da tempo
conducendo sull'esercizio della libera professione medica intramuraria con particolare riferimento
alle liste di attesa e alle disparita' di accesso al servizio. Per vari rappresentanti sindacali le cause
delle liste da attesa non sono da connettere al non funzionamento della disciplina sulla liberta'
professionale dei medici all'interno delle strutture ospedaliere, ma vanno imputate a problemi
organizzativi e alla mancanza di attrezzature adeguate e del loro pieno utilizzo per lo svolgimento
dell'attivita' dei sanitari. L'ex sottosegretario alla salute Cursi (AN) ha ribadito che la libera
professione intramuraria e' inodonea a ridurre le liste di attesa e ha sottolineato che c'e' scarsa
attrenzione del Governo in materia. Il Presidente della Commissione Marino ha rilevato l'esigenza
di rapida conclusione dell'indagine per fornire utili indicazioni all'esecutivo vista la disponibilita'
espressa dal Ministro Livia Turco ad iniziative legislative in merito.
ALTRI COMMENTI
"Non si tratta di porre in essere una legge che vada bene anche ai cattolici in materia di
testamento biologico, non e' un problema da ascrivere al fatto che si sia credenti o meno. Il punto
e' che la vita e' un bene indisponibile a prescindere da quanto il cattolicesimo ci ha insegnato". E'
quanto afferma la senatrice di Forza Italia, Laura Bianconi, capogruppo del partito in
commissione Sanita' del Senato. "Anche noi- spiega- siamo contrari all'accanimento terapeutico,
ma abbiamo la sensazione che quello che sta prendendo il sopravvento sia un'altra grave forma di
accanimento: l'abbandono terapeutico". L'auspicio di Bianconi e' che "la politica resti fuori da
qualsiasi intervento volto a promuovere questo rifiuto della vita, come e' accaduto nel caso di
Welby e come accadrebbe- dice- se permettessimo la nascita di una legge che dia ad ognuno di
noi la possibilita' di decidere se curarsi o lasciarsi morire".
Una legge che sponsorizzi "l'eutanasia mascherata" sarebbe "contro la naturale responsabilita' di
vivere che abbiamo", dice Bianconi che propone di portare avanti, invece, "delle politiche di
sostegno alla vita" creando strutture in grado di "affiancare e sostenere coloro che sono
gravemente malati". Bianconi, poi, invita i senatori dell'opposizione, in particolare Finocchiaro e
Marino, che stanno lavorando alla legge sul testamento biologico, "ad avere il coraggio di fare un
passo in dietro rinunciando a gestire anche il diritto di vivere".
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Italia. Ancora reazioni sull'archiviazione del dottor Mario Riccio
2 Febbraio 2007
L'assoluzione del dottor Mario Riccio, l'anestetista che ha aiutato Piergiorgio Welby a morire,
decretata ieri dall'ordine dei medici di Cremona, "non ha dissipato alcuna delle ambiguità che fin
dall'inizio avevano caratterizzato la vicenda Welby": è il commento che 'Avvenire' affida ad un
editoriale in prima pagina del giurista Francesco D'Agostino.
"Dubito, e fortemente, che la vicenda Welby sia da considerare deontologicamente ineccepibile, in
quanto riconducibile alla fattispecie di un legale, ancorché drammatica, interruzione di un
trattamento medico", scrive D'Agostino. Per il quotidiano dei vescovi italiani, che da sempre
stigmatizza la campagna mediatica e politica a favore dell'eutanasia che si celerebbe dietro il caso
Welby, Riccio ha operato per dare al malato una "morte serena", che "è un'ottima traduzione, in
italiano corrente, del termine eutanasia".
Nelle pagine interne, 'Avvenire' pubblica due interviste che confermano questa linea: al penalista
Luciano Eusebi, secondo il quale "la vita è un bene indisponibile", e a Vincenzo Saraceni,
presidente dell'Associazione medici cattolici italiani, per il quale "il dottore non può essere ritenuto
un mero esecutore della volontà del paziente, il suo compito è salvare e difendere la vita".
Dopo la decisione dell'ordine dei medici di Cremona sul caso Welby, il Movimento per la Vita
Ambrosiano ha ribadito 'la sua totale contrarieta' alla depenalizzazione dell'eutanasia'.
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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Il Movimento per la vita ambrosiano ha espresso inoltre tutta la sua preoccupazione 'che atti
palesemente contrari all'ordinamento giuridico e al codice deontologico medico restino impuniti'.
'Il nostro timore e' che questo caso possa condurre alla legittimazione di pratiche arbitrarie che
minacciano la dignita' insita in ogni vita umana'.
"La decisione dell'Ordine dei Medici di Cremona di 'assolvere' l'anestesista Mario Riccio,
protagonista del caso Welby, è in netto contrasto con il parere espresso dal Consiglio Superiore di
Sanità che non aveva riscontrato, nelle cure garantite al paziente, gli estremi dell'accanimento
terapeutico. Tutto questo appare decisamente insolito, se non inquietante, dal momento che si
tratta dello stesso caso Welby": lo afferma l'associazione 'Scienza e vita' in un comunicato.
"Di sicuro sottolinea ancora una volta l'esigenza di fare chiarezza su che cosa sia attualmente
l'accanimento terapeutico. La diversità di opinioni tra i due organi chiamati ad esprimersi, rende
ancora più evidente quanto sia fondamentale non solo confrontarsi sull'accanimento terapeutico,
ma anche sull'abbandono terapeutico e curativo e sull'eutanasia per omissione".
"'Scienza e Vita' vuole evitare la strumentalizzazione del linguaggio e la banalizzazione dei
concetti e, anche in occasione dell'incontro-dibattito promosso per mercoledì prossimo, intende
offrire un contributo al dibattito scientifico in un clima pacato e al di fuori di coinvolgimenti emotivi
legati all'uso se non alla strumentalizzazione di casi personali". All'incontro, dal titolo 'Di fronte
all'accanimento terapeutico', parteciperanno Ignazio Marino, Amedeo Bianco, Pier Paolo Donadio,
Rodolfo Proietti.
'Un grande giorno per la medicina italiana'. Commenta cosi' Maurizio Mori, presidente della
Consulta bioetica, la decisione presa ieri dall'Ordine dei medici di Cremona di archiviare il caso
dell'anestesista Michele Riccio.
'La Consulta di bioetica apprezza la serieta' del lavoro svolto dall'Ordine dei medici di una piccola
citta' che ha saputo - scrive in una nota Mori -, in giorni di intenso lavoro, approfondire il tema e
giungere all'unica conclusione che, sin dall'inizio, la Consulta ha indicato: assoluzione piena'.
Secondo il presidente, 'Welby, in modo lucido, cosciente e fermo, voleva la sospensione delle
terapie, e ha trovato nel dott. Riccio un ausilio a questa richiesta. Non si tratta affatto di eutanasia
ma solo di lecita sospensione delle cure, che diventa doverosa ove sia richiesta dal paziente
stesso. Non si tratta neanche di abbandono terapeutico, ma di esercizio del diritto di rifiutare
terapie o cure diventate troppo onerose per l'interessato. Il chiarimento operato dall'Ordine di
Cremona consentira' ad altri medici di agire come Riccio'.
Il presidente della Consulta, infine, ringraziando Riccio per la professionalita' e il coraggio mostrato
nel caso Welby 'auspica che l'archiviazione sul piano deontologico preluda all'altra archiviazione
del caso aperto dalla Procura di Roma'.
"Non si capiscono le motivazioni che hanno portato l'Ordine dei medici di Cremona a considerare il
comportamento del dottor Riccio compatibile con le leggi dello Stato e con il codice deontologico".
Lo afferma, in una nota, il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volonte'.
"Ricordo che anche la cosiddetta 'eutanasia passiva' non e' legittimata dalla normativa in vigore, e
che l'utilizzo di metodiche salvavita come la respirazione forzata non possono essere confusi con
l'accanimento terapeutico. L'interruzione della respirazione assistita presenta una causalita' diretta,
seppur non immediata, con la morte, tanto da aver indotto il dottor Riccio alla somministrazione di
sostanze in grado di evitare la percezione della morte stessa e degli eventi che la precedono. Di
fronte alla continua e capillare battaglia di alcuni per introdurre subdolamente l'eutanasia nel
nostro Paese, e' necessario che gli organismi dello Stato deputati facciano rispettare la legge,
senza dare spazio a omissioni di comodo ne' a disinvolte e strumentali interpretazioni".
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Belgio. Aumentano i casi d'eutanasia
2 Febbraio 2007
Continuano ad aumentare i casi d'eutanasia in Belgio. Nel 2006 ne sono stati registrati
444, in media 37 al mese, secondo Wim Distelmans, membro della Commissione
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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federale di controllo e valutazione dell'eutanasia. L'ultimo rapporto della Commissione, che riporta i
dati degli anni 2004 e 2005, registrava complessivamente 742 casi, in media 371 l'anno; il primo
rapporto ne menzionava 259, e si riferiva a quindici mesi d'applicazione della legge votata nel
2002. Wim Distelmens rileva che l'aumento si spiega molto probabilmente con una migliore
conoscenza della legge. La pratica eutanasica e' piu' frequente nelle Fiandre che nella parte
francofona del Paese.
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Italia. Roma. Marino in cattedra sul fine vita al liceo Virgilio
2 Febbraio 2007
Il presidente della commissione Igiene e sanita' del Senato, Ignazio Marino, e' stato questa
mattina al liceo Virgilio di Roma per parlare ai ragazzi delle questioni legate alla fine della vita,
come eutanasia, consenso informato e testamento biologico, e rispondere alle loro domande.
Raccontando la sua personale esperienza di chirurgo Marino ha spiegato come "negli ultimi 25
anni la tecnologia e' migliorata e si e' potenziata, un fatto certamente positivo. È cambiato pero'
anche il modo di usarla e, a volte, invece di risolvere i problemi, contribuisce a crearli".
Ha spiegato poi ai ragazzi come e' nata la discussione sul consenso alle terapie e sul testamento
biologico prima negli Stati Uniti, nel 1976, con il caso di Karen Quinlan (una donna ridotta in stato
vegetativo permanente dopo un incidente), fino alla recente e drammatica storia di Piergiorgio
Welby. Un caso diverso dagli altri differente perche' "lui poteva dire autonomamente che non
riteneva piu' sopportabile lo stato in cui era costretto a vivere".
"Oggi tutti noi possiamo indicare le terapie che intendiamo accettare oppure no, attraverso il
consenso informato. Le persone in coma o in stato vegetativo permanente non possono farlo. È
per questo che stiamo pensando ad una legge sul testamento biologico con cui non si vuole
'staccare la spina'. Si vuole dare a tutti la possibilita' di scegliere per se' stessi in modo che un
domani non sara' un altro a dover decidere al posto mio".
Marino ha spiegato agli studenti la differenza tra sospensione delle terapie ed eutanasia, "una
pratica analoga a quella utilizzata per i condannati a morte in Texas: viene iniettato del cloruro di
potassio, del veleno, nelle vene del condannato che, nel giro di pochi secondi, muore. Un gesto
attivo che porta la morte e che io, da medico, non mi sentirei mai di fare".
"I ragazzi mi hanno posto numerose domande, dimostrando curiosita' e conoscenza
dell'argomento- ha commentato Marino dopo l'incontro- hanno parlato del caso di Terri Schiavo,
hanno chiesto qual e' la differenza fra eutanasia passiva e attiva e il suicidio assistito. Una ragazza
mi ha chiesto, ad esempio, come e' possibile stabilire che una persona abbia raggiunto la maturita'
per poter scrivere il proprio testamento biologico".
"Tutte domande molto intelligenti e che dimostrano quanto questi temi, anche nel mondo dei
giovani, siano sentiti con coinvolgimento e vengano seguiti attraverso i media- ha concluso MarinoQuesto dovrebbe farci riflettere ancora di piu' su quanto sia importante parlare in modo serio e
preciso, cercando di non creare confusione e riflettendo sul fatto che anche i giovani, le
generazioni di domani, ci ascoltano con attenzione e si aspettano delle risposte".
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Italia. "Voglio morire come Welby"
3 Febbraio 2007
Vuole 'morire come Welby'.
Giuseppe Nardi, 55 anni, di Sermoneta, un piccolo centro nei pressi del capoluogo pontino, non
ha dubbi.
E' paraplegico da quindici anni a causa di un incidente stradale, ha iniziato lo sciopero della fame e
chiede di sospendere le cure alle quali e' sottoposto per denunciare di 'essere stato preso in giro
da sindaci e ministri'.
Poco piu' di un anno e mezzo fa l'uomo aveva chiesto di fare da cavia per provare le cellule
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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staminali ma nonostante l'interessamento arrivato da piu' parti non e' mai stato fatto nulla. Adesso
lui e la moglie denunciano anche il disinteresse delle istituzioni locali: 'Viviamo in quattro con 690
euro al mese, mia figlia ha un bambino di dieci mesi al quale badare e ha perso il lavoro -spiega
Giorgia, la moglie- ci hanno fatto promesse d'ogni genere ma poi si sono dimenticati tutti di noi,
basta con le prese in giro'.
L'uomo, che puo' parlare e muovere appena le mani ma e' immobilizzato in un letto, chiede: 'Di
morire, per essere almeno una bocca in meno da sfamare, una spesa di meno per la famiglia. E'
stato fatto giustamente tanto chiasso intorno a Welby, qualcuno dia ascolto anche a me'.
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Svizzera. Tribunale: assistenza al suicidio anche per malati psichici
3 Febbraio 2007
In Svizzera i medici possono fornire assistenza al suicidio anche ai malati psichici. Lo ha stabilito il
Tribunale federale. In una sentenza di principio, la massima autorità giudiziaria
elvetica precisa però che è vietato fornire senza ricetta medica alle organizzazioni
impegnate nell'assistenza al suicidio la sostanza attiva assunta in tali casi.
La decisione interviene dopo il ricorso di un malato con manie depressive che, dopo aver tentato il
suicidio due volte, nel 2004 aveva chiesto aiuto all'organizzazione 'Dignitas' perché lo aiutasse a
morire. Tutti i medici interpellati si erano però rifiutati di fornirgli la ricetta per ottenere i 15 grammi
di sodio pentobarbital necessari. L'uomo aveva quindi chiesto alle autorità del Canton Zurigo e
della Confederazione di accordare a Dignitas il diritto di procurarsi, senza ricetta medica, la
sostanza mortale. Aveva però ottenuto una risposta negativa. La richiesta è stata respinta anche
dai giudici federali. I quali tuttavia, riferendosi alla Convenzione europea per i diritti umani,
ritengono che la possibilità di darsi la morte debba essere garantita a qualsiasi individuo. A loro
avviso, però, lo Stato non è tenuto a concedere alle organizzazioni di assistenza al suicidio la
possibilità di procurarsi, senza ricetta, il veleno letale. Tale incombenza spetta solo ai medici, nel
rispetto delle regole deontologiche.
La Corte di Losanna osserva comunque che questo compito può rivelarsi molto delicato,
soprattutto nel caso di malati psichici. È importante -affermano i giudici- che il desiderio di mettere
fine alla propria esistenza sia espresso in maniera autonoma. E nel caso di un malato con turbe
psichiche può essere necessaria una perizia psichiatrica. La responsabilità di un suicidio, sostiene
il Tribunale federale, non può in nessun caso essere affidata alle organizzazioni di assistenza.
Stando ad uno studio -indica invece la Corte- in 43 casi di suicidio assistito in cui le vittime sono
ricorse ai servizi di Exit, l'altra associazione svizzera di assistenza al suicidio, i fattori psichiatrici o
sociali non sono stati valutati a sufficienza.
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Spagna. Comitato etico autorizza distacco del respiratore per Echevarria
3 Febbraio 2007
Il Comitato Etico della regione di Andalusia, nella Spagna meridionale, ha dato il
suo avallo alla richiesta di una donna di 51 anni, Inmaculada Echevarria, afflitta
da distrofia muscolare progressiva, affinche' le spengano il respiratore artificiale.
Il governo andaluso ha tuttavia chiesto ora il parere conclusivo del Consiglio
Consultivo, supremo organo consultivo della regione.
Secondo il Comitato etico la richiesta di Inmaculada, che dall'eta' di 11 anni soffre
di distrofia e da 9 e' attaccata ad un respiratore automatico, non rappresenta un caso di eutanasia
ma 'una limitazione dello sforzo terapeutico' contemplata dalla legge.
L'avvocato della donna ha detto che Inmaculada ha accolto molto positivamente la decisione del
Comitato definendolo 'un grande passo' anche se non ancora definitivo.
Cesar Caballero, membro dell'Associazione degli psicologi che ha certificato che la malata e' in
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condizioni di avanzare la richiesta di esser lasciata morire, ha spiegato che la decisione del
Comitato etico 'rappresenta un importante precedente' per futuri casi simili.
Il caso di Inmaculada fa' seguito a quello di Madeleine , una sessantanovenne francese residente
ad Alicante, sofferente di una grave malattia degenerativa, che ha volontariamente scelto di morire
bevendo una pozione alla presenza di tre volontari dell'Associazione per il diritto a morire
degnamente. Un caso che ha riaperto il dibattito sull'Eutanasia in Spagna dove i socialisti avevano
promesso la depenalizzazione dell'eutanasia, ma hanno poi fatto marcia indietro.
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Olanda. La bara della vita
4 Febbraio 2007
La morte appartiene alla vita, diceva la maestra Eri van den Biggelaar, e se la scuola deve
servire per imparare a vivere, quei bambini hanno trovato la maestra giusta. Si', perche' la signora,
fondatrice di una scuola elementare privata a Someren, ha chiesto loro di costruirle la bara. Da
quel momento, essi usano sega e martello nell'officina della scuola con una dedizione al lavoro
come non era probabilmente mai successo prima. Vi prendono parte anche i tre figli della maestra.
Lo scorso settembre, i medici diagnosticarono alla quarantenne Eri van den Biggelaar un tumore
che in poco tempo si e' esteso, e ora la signora e' in fin di vita a casa sua, fermamente decisa a
non rendere la morte un tabu'. A una giornalista olandese ha raccontato come si era sentita lei,
bambina, ai funerali del nonno. "Venni tenuta in disparte da tutti, una corona di fiori in mano,
mentre la mamma e la nonna stavano da un'altra parte della chiesa a piangere". Cosi' ha deciso di
trattare la propria morte con naturalezza, senza frapporre distanze tra lei e i suoi figli o i suoi
alunni. Per due giorni ha rilasciato interviste: la storia della bara fatta costruire ai bambini si e'
propagata in un baleno. Ma ora e' "il momento di tornare alla vita privata", risponde al telefono la
sua migliore amica, Anja van Bussel. E gli scolari, confrontati con quel compito e con la morte
imminente della loro maestra? "In altre culture e' normale che le persone costruiscano la bara per
una persona cara", spiega Eric van Dijk, responsabile del progetto. I genitori dei bambini non
sono stati direttamente informati dell'insolita attivita' didattica; d'altronde fa parte del particolare
concetto che ispira quella scuola: bambini e adulti hanno gli stessi diritti e si puo' insegnare
qualsiasi cosa provenga dalla volonta' dei bambini.
di Frank Nienhuysen (da Sueddeutsche Zeitung del 1 febbraio 2007)
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Vaticano. Papa: no a eutanasia. Cuccurullo (Consiglio Superiore Sanita'): siamo quasi tutti
d'accordo con lui
4 Febbraio 2007
'Appello' del Papa a tutela della vita 'dal concepimento al suo termine
naturale'.
Contro l'aborto, perche' la vita 'non venga negata...neppure al piu' piccolo e
indifeso..., tantomeno quando presenta gravi disabilita''. E contro l' 'inganno'
di legittimarne l'interruzione 'con l'eutanasia, magari mascherandola con un
velo di umana pieta''. La Chiesa italiana celebra oggi la Giornata della vita, in occasione della
quale ha diffuso in novembre un messaggio incentrato sulla condanna dell'aborto e dell'eutanasia,
e il Papa la appoggia. La diocesi di Roma, inoltre, e' solita celebrare insieme alla Giornata della
vita anche la Settimana della vita e della famiglia, e Benedetto XVI prende spunto da questo per
parlare della 'profonda crisi' della famiglia e per chiedere azioni anche 'politiche' per tutelare la
'unicita' della famiglia fondata sul matrimonio'. 'Sappiamo bene - ha detto Benedetto XVI davanti
ad alcune migliaia di persone radunate in piazza San Pietro per la recita dell'Angelus - come la
famiglia fondata sul matrimonio costituisca l'ambiente naturale per la nascita e per l'educazione dei
figli, e quindi per assicurare l'avvenire dell'umanita''. 'Sappiamo pure - ha aggiunto - come essa sia
segnata da una profonda crisi e debba oggi affrontare molteplici sfide. Occorre pertanto difenderla,
aiutarla, tutelarla e valorizzarla nella sua unicita' irripetibile'. Ma 'se questo impegno compete in
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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primo luogo agli sposi, e' anche prioritario dovere della Chiesa e di ogni pubblica istituzione
sostenere la famiglia attraverso iniziative pastorali e politiche che tengano conto dei reali bisogni
dei coniugi, degli anziani e delle nuove generazioni'.
Molte persone in piazza innalzano striscioni per la vita e palloncini bianchi e verdi, mentre papa
Ratzinger spiega la sua vicinanza ai 'venerati predecessori' e ai 'vescovi italiani' nella difesa di vita
e matrimonio eterosessuale. Dalle prime settimane del pontificato infatti Benedetto XVI su questo
tema si e' schierato con la Chiesa italiana: eletto il 19 aprile, il 7 maggio di due anni fa, nel discorso
di insediamento come vescovo di Roma, ha affermato la 'inviolabilita' della vita umana dal
concepimento fino alla morte naturale' aggiungendo che la 'liberta' di uccidere non e' vera liberta',
ma e' una tirannia che riduce l'essere umano in schiavitu''. Il 30 maggio, alla assemblea generale
della Cei, ha approvato l'impegno dei vescovi italiani per l'astensione nel referendum sulla
procreazione assistita. Della vita umana come 'bene primario' da rispettare in tutte le sue fasi ha
parlato anche nella visita al Quirinale del 24 giugno 2005 quando pure ha sottolineato la
'doverosita' di adeguate cure palliative che rendano la morte piu' umana'.
Vita e famiglia sono stati al centro inoltre, con parole identiche, sia del messaggio che Benedetto
XVI ha inviato a novembre 2005 alla assemblea della Cei ad Assisi, che soprattutto nel discorso
che il Papa ha tenuto lo scorso ottobre a Verona, alla Chiesa italiana riunita per il suo convegno
nazionale. Ogni volta che la predicazione papale coincide con particolari situazioni sociali o
politiche, come recentemente la fine di Pierluigi Welby o in questi giorni il dibattito parlamentare
per la regolamentazione delle coppie di fatto, il Papa viene accusato di ingerenza, la Chiesa lo
difende appellandosi a una 'sana laicita'' e rivendica il diritto per il Papa e i vescovi di impegnarsi
sui 'valori non negoziabili'.
'In Italia esiste un largo schieramento contro l'eutanasia attiva e passiva'. Lo afferma il presidente
del Consiglio superiore di sanita' Franco Cuccurullo, commentando le parole del papa Benedetto
XVI.
'Se c'e' dunque una forte chiusura per l'eutanasia - aggiunge il presidente del Css - c'e' invece una
grande apertura nei confronti del testamento di vita o meglio per le cosiddette dichiarazioni
anticipate, nell'intento di rispettare la volonta' del malato e il suo diritto al rifiuto delle cure.
L'accanimento terapeutico e' una pratica riprovevole - ha aggiunto Cuccurullo - e occorre rispettare
la volonta' del paziente dove il rifiuto della terapia' un suo diritto'.
Secondo Cuccurullo cosi' come suggerito dal Consiglio Superiore di Sanita' e dal Presidente della
Corte di Cassazione, in occasione dell Inaugurazione dell anno giudiziario, 'e' auspicabile che si
proceda, in tempi rapidi, all emanazione di specifiche Linee guida di riferimento per ricondurre l
accanimento terapeutico ad una sfera di principi e valori definiti e condivisi, delineandone gli
estremi di liceita' entro i quali deve necessariamente muoversi la cura del paziente'.
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Nuova Zelanda. Chiesta espulsione infermiere per aver tentato di aiutare la madre a morire
5 Febbraio 2007
Il Nursing Council della Nuova Zelanda ha fatto appello all'Alta Corte di Wellington al fine di
impedire a Lesley Martin, sostenitrice della legalizzazione dell'eutanasia, di esercitare la
professione di infermiera.
Nel 2004, Martin fu condannata per tentato omicidio della madre, malata terminale, con una
overdose di morfina quattro anni prima.
Lo scorso giugno, a seguito della condanna, una commissione deontologica del Nursing Council
aveva chiesto al Tribunale disciplinare delle Professioni sanitarie di espellere Martin dall'ordine
degli infermieri.
Il tribunale non aveva pero' revocato la licenza a Martin, ma le aveva imposto una serie di
condizioni per poter nuovamente praticare la professione
(http://www.aduc.it/dyn/eutanasia/noti.php?id=146374).
Ma il Nursing Council si e' appellato oggi all'Alta Corte, sostenendo che il tribunale non aveva dato
abbastanza peso alla serieta' della condanna di Martin. Secondo il Council, il tentato omicidio e'
fondamentalmente incompatibile con la professione di infermiere, che dovrebbe invece cercare di
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proteggere e prendersi cura degli anziani, dei malati e dei deboli.
Il difensore di Martin, Donald Stevens, ha detto che le circostanze erano particolari, uniche, legate
alla situazione personale piuttosto che a quella professionale. Il curriculum professionale di Martin,
sostiene l'avvocato, e' impeccabile.
Il giudice Warwick Gendall si e' riservato di decidere.
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Italia. Domani il dottor Mario Riccio a "Controcorrente" (Sky Tg24)
5 Febbraio 2007
Mario Riccio, il medico che ha sospeso la terapia a Piergiorgio Welby, si racconta a
"Controcorrente", l'approfondimento di SKY TG24 condotto da Corrado Formigli. Dopo che l'ordine
dei medici di Cremona ha archiviato la pratica, sostenendo che non e' stata eutanasia, ma
interruzione di un trattamento come richiesto dallo stesso Welby, il dottor Riccio sara' ospite della
puntata di domani in onda alle 22.35.
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Italia. E.Romagna. Botta e risposta fra Curia e Ordine dei Medici sulle cure palliative
5 Febbraio 2007
La Curia di Bologna chiede ai medici di dare piu' spazio all'uso di cure palliative, specie nei
confronti dei malati terminali. Anche come un modo per arginare i rischi di eutanasia e
accanimento terapeutico. Dalle colonne di "Avvenire-Bologna 7", infatti, don Francesco Scime',
direttore dell'ufficio diocesano di Pastorale sanitaria, dice che sarebbe "auspicabile sia un
incremento dei centri" che praticano le cure palliative, sia "una maggiore conoscenza ed
applicazione di queste misure da parte di tutti i medici che hanno in cura il paziente 'terminale'".
Si tratta di cure, spiega don Scime', che non contrastano piu' la malattia, giunta ormai al suo ultimo
stadio, ma agiscono sul piano psicologico e come antidolorifico migliorando quindi la qualita' di vita
del malato. "Sono una parte nobilissima della terapia e rappresentano il vero antidoto a derive
contrarie alla dignita' della persona quali eutanasia e accanimento terapeutico".
Dare piu' spazio alle cure palliative per i malati terminali, "e' stata sempre la nostra posizione".
Cosi' Giancarlo Pizza, presidente dell'Ordine dei medici di Bologna, risponde a Francesco Scime'.
Pizza spiega che il codice deontologico dei medici "e' contrario all'eutanasia, e impone di tenere
chiunque in vita, anche chi e' in stato di coma o e' malato terminale, sempre pero' che il paziente
desideri essere curato". E poi, aggiunge, "e' il paziente che va dal dottore e non viceversa" e
tranne in certi casi, come per minori e le persone incapaci di intendere e di volere, "il malato puo'
interrompere la cura volontariamente", sa poi questo provoca la morte il medico non puo' fare
nulla. Ma l'eutanasia e' una cosa ben diversa, "con l'eutanasia si provoca volontariamente la
morte", e sempre secondo il codice deontologico dei medici non puo' essere praticata in nessun
caso, "neanche su richiesta". Per quel che riguarda l'accanimento terapeutico Pizza afferma che
"tra i medici non e' praticato", anzi aggiunge, che "a volte l'accanimento e' inverso". Cioe', sono i
pazienti ad insistere ad essere curati anche se non ci sono piu' speranze, "ma cosi' finiscono per
essere distrutti dalla terapia stessa".
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Italia. Comm. Giustizia del Senato. Parere su testamento biologico entro la settimana
6 Febbraio 2007
Si dovrebbe completare in settimana l'esame in sede consultiva in Commissione Giustizia degli 8
ddl riguardanti il consenso informato e le dichiarazioni anticipate di volonta' sui trattamenti sanitari.
Il relatore Casson (Ulivo), una volta acquisito l'orientamento della Presidenza del Senato a lasciare
l'iter di merito alla Igiene e Sanita', ha proposto di definire un parere molto dettagliato fino a
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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predisporre un vero e proprio schema normativo che affronti tutti i problemi di carattere giuridico
legati alla complessa problematica del testamento biologico. Ma su questo orientamento sono
emerse riserve dei gruppi di opposizione anche per evitare che un parere in forma di articolato crei
complicazioni per la Commissione di merito ancora in attesa delle valutazioni della Giustizia per
procedere alla messa a punto di un testo unificato degli 8 disegni di legge. Sul parere che sara'
presentato dal relatore si prevede un confronto ancora ampio.
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Italia. Roma. "Il sorriso di Daphne", commedia tragica sull'eutanasia
6 Febbraio 2007
Un anziano professore di botanica, costretto su una sedia a rotelle da una malattia
degenerativa, ossessionato dal morboso, simbiotico rapporto con una sorella
appiccicosa e protettiva, e' il protagonista de "Il sorriso di Daphne", due tempi di
Vittorio Franceschi, dal 13 al 25 febbraio in scena presso il Teatro Valle. Sul
palcoscenico Vittorio Franceschi (Giovanni, detto Vanni), Laura Curino (Rosa, sua
sorella) e Laura Gambarin (Sibilla), per la regia di Alessandro D'Alatri.
L'uomo protagonista dello spettacolo viene improvvisamente riportato indietro nel
tempo, al suo avventuroso passato di viaggi e scoperte e alla pienezza della sua vita, dall'arrivo
inatteso di un'ex-allieva e amante che, in un estremo atto d'amore, l'aiutera' a sottrarsi al suo
misero e inevitabile futuro da vegetale. Strumento per il passaggio dalla vita alla morte, la linfa
mortale di una pianta, proprio la Daphne del titolo, la scoperta piu' importante nella carriera del
botanico, e quarta protagonista in palcoscenico, con la sua presenza muta e immutabile.
"Il sorriso di Daphne" e' una commedia tragica, che usa toni leggeri e arguti dialoghi per parlare
d'eutanasia. L'opera ha ottenuto tre importanti riconoscimenti del teatro italiano: il premio dedicato
alla drammaturgia contemporanea Enrico Maria Salerno 2004 e, nel 2006, come migliore novita'
italiana il Premio ETI - Gli olimpici del teatro, un riconoscimento assegnato dagli operatori dello
spettacolo ai colleghi piu' meritori, e il Premio UBU, assegnato dalla critica nazionale, sempre
come miglior nuovo testo italiano.
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Italia. Il 71% dei farmaci oppioidi nei cerotti
7 Febbraio 2007
In Italia il 28% delle confezioni di farmaci oppioidi forti commercializzati per la cura del dolore
moderato-severo si riferisce a farmaci con formulazione orale, mentre il mercato risulta dominato
da quelli transdermici, in cerotto (71%).
Sono dati che contrastano con le Linee Guida di OMS e EAPC (associazione europea cure
palliative), secondo cui la via di somministrazione di prima scelta deve essere quella orale, definita
efficace ed agevole.
E' quanto emerge dalla ricerca condotta dal Centro Studi Mundipharma -azienda che
commercializza farmaci oppiacei- sul consumo dei principali 'oppioidi forti' utilizzati nella terapia del
dolore (ossicodone CR, morfina CR, ossicodone+ paracetamolo, fentanyl TTS e buprenorfina
transdermica), su dati IMS Healthcare relativi al realizzo dell'industria farmaceutica nell' anno
2006.
In base alla ricerca, le province di Padova, Perugia e Biella risultano le realta' piu' attente
all'applicazione delle Linee Guida (dal momento che consumano la stessa quantita' di confezioni di
oppioidi orali e transdermici), ma sono ancora lontane dalla corretta applicazione delle
raccomandazioni ufficiali.
Tra le dieci citta' piu' 'virtuose' rientrano anche Milano, Aosta e Sassari. All'altro estremo della
speciale classifica, si collocano Teramo, Benevento, Crotone e Isernia, con un consumo di oppioidi
transdermici che costituisce piu' del 90% del mercato. Il divario si acuisce andando a misurare il
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dato a valori, dal momento che i preparati transdermici sono mediamente piu' costosi degli oppioidi
orali: a Biella, Padova e Vicenza le formulazioni orali impegnano solo poco piu' del 30% della
spesa relativa agli oppioidi forti, mentre a Matera, Avellino, Isernia, Teramo e Crotone quasi il 95%
delle risorse e' utilizzato per l'acquisto di preparati transdermici.
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Italia. Marino: impossibile definire per legge l'accanimento terapeutico
7 Febbraio 2007
E' 'impossibile definire per legge il concetto di accanimento terapeutico'. Ad affermarlo e' il
presidente della commissione sanita' del Senato Ignazio Marino (Ds), secondo il quale, alla luce
dell'attuale dibattito e dei casi di cronaca degli ultimi mesi, solo nella 'profonda' relazione tra
medico e paziente si puo' stabilire cio' che e' o no 'accanimento' in riferimento a una particolare
situazione.
La questione e' stata al centro di un incontro promosso dall'Associazione 'Scienza e vita'. E proprio
da Scienza e vita arriva un invito a 'fare chiarezza' sull'argomento: 'Se ne parla tanto - ha affermato
la co-presidente dell'associazione, Maria Luisa Di Pietro - ma c'e' una reale difficolta' nel capire
questi concetti, poiche' parole come eutanasia o accanimento vengono spesso utilizzate con
accezioni diverse. Ci vorrebbe invece maggiore rigore, dal momento che si ha a che fare con la
vita delle persone'. Opinione condivisa dal co-presidente Scienza e vita Bruno Dallapiccola,
secondo il quale su questo argomento 'e' comunque possibile arrivare ad una posizione condivisa'.
Una questione complessa che, secondo Marino, e' quindi difficile definire per legge: 'Ma questo
aspetto e' cosa diversa dall'obiettivo di arrivare ad una legge sul Testamento biologico'. Sulla
stessa linea anche il presidente della Federazione degli Ordini dei medici e odontoiatri (Fnomceo),
Amedeo Bianco: 'Mi auguro che non venga fatto 'accanimento legislativo' sul tema
dell'accanimento terapeutico, e questo perche' il concetto di accanimento non e' un paradigma
tecnico-professionale'. In altri termini, ha spiegato Bianco, 'un trattamento si puo' configurare come
accanimento in un caso e non in un altro e non si puo' dire che un determinato trattamento
terapeutico sia, di per se stesso, configurabile come accanimento, anche se c'e' oggi una certa
tendenza della medicina alla 'onnipotenza' e alle facili promesse'. A fare riferimento ad un
'deviante' senso di onnipotenza della medicina e' stato anche il primario di anestesia e
rianimazione dell'ospedale Molinette di Torino, Pier Paolo Donadio: 'A volte non si vuole
ammettere che l'obiettivo non puo' piu' essere la cura, bensi' il migliore accompagnamento
possibile alla morte inevitabile'.
Dal direttore del dipartimento emergenza e accettazione del Policlinico Gemelli di Roma, Rodolfo
Proietti, arriva infine un invito alla chiarezza: 'E' invece indispensabile arrivare ad una definizione
condivisa e applicabile di accanimento e questo per consentire ai medici di agire con serenita'.
Una definizione che spetta alle istituzioni dare'.
ALTRI COMMENTI
Dichiarazione di Donatella Poretti, deputata della Rosa nel Pugno:
Sono pienamente d'accordo con quanto detto oggi dal presidente della Commissione Igiene e
Sanita' al Senato, Ignazio Marino: "E'impossibile definire per legge il concetto di accanimento
terapeutico" in quanto solo grazie alla "profonda relazione tra medico e paziente si puo' stabilire
cio' che e' o meno 'accanimento' in riferimento ad una particolare situazione".
L'impossibilita' di stabilire delle regole precise su un argomento delicato e cosi' attinente alla sfera
personale di ognuno di noi, e' emerso in questi ultimi mesi sia con il caso di Piergiorgio Welby sia
con il caso Salvatore Crisafulli. Tanto l'uno ha voluto morire, non accettando piu' l'intromissione nel
suo corpo di un respiratore artificiale, tanto l'altro desidera vivere, seppur in condizioni gravissime.
Due sofferenze estreme vissute in due modi diversi che difficilmente potrebbero trovare una
disciplina nella esatta definizione di accanimento terapeutico.
Aspettando di poter votare il testo sul testamento biologico alla Camera, mi auguro che la
posizione del senatore Marino risulti quella vincente al Senato.
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Italia. Presentate proposte della comm. Giustizia del Senato sul testamento biologico
7 Febbraio 2007
La commissione Giustizia di palazzo Madama ha formulato una serie di proposte
emendative da inserire nei ddl sul testamento biologico all'esame della commissione
Sanita'.
Innanzitutto la commissione ha sottolineato di non ritenere indispensabile
l'obbligatorieta' per il cittadino di esprimere le 'dichiarazioni anticipate', o meglio le sue
'direttive anticipate'; non e' necessaria quindi la presenza del notaio. "E' un atto scritto
-ha spiegato il presidente della Commissione Giustizia, Cesare Salvi- come previsto
dalle norme del codice civile".
La commissione pero' ha sottolineato l'importanza che "l'atto scritto contenente le direttive
anticipate, una volta formato, deve essere unito alla cartella clinica, di cui costituisce parte
integrante. La cartella clinica indica nel frontespizio la presenza o meno di direttive anticipate".
L'atto scritto, una volta formato deve essere anche trasmesso, a cura delle persone interessate e
comunque dal personale sanitario, al ministro della Salute, "dove viene inserito in un registro
informatico centralizzato, tutelato secondo la normativa sui dati sensibili".
Quanto alle informazioni che devono essere fornite al paziente, "l'informazione costituisce un
obbligo per il medico -sottolinea la norma suggerita dalla commissione Giustizia- che deve
provvedere al costante e permanente aggiornamento nei confronti del paziente. Tutte le
informazioni devono risultare dalla cartella clinica". "Il consenso e il rifiuto del paziente, anche se
parziali, sia alle informazioni che a qualsiasi genere di trattamento sanitario, devono essere
annotati accuratamente e nel dettaglio nella cartella clinica".
La commissione ha ritenuto necessario esonerare da qualsiasi tipo di responsabilita' il personale
sanitario che agisca secondo le direttive del paziente: "Il rifiuto del paziente a qualsiasi genere,
anche se parziale, di trattamento sanitario -scrive la commissione- e' vincolante per il personale
sanitario, nelle strutture sia pubbliche che private".
E ancora: "il rispetto della volonta' del paziente, espressa personalmente o mediante direttive
anticipate, esonera il personale sanitario dalle strutture sia pubbliche che private, da qualsiasi
genere di responsabilita', compresa quella di natura penale".
La commissione ha fornito anche le definizioni di 'trattamento sanitario' e di 'accanimento
terapeutico'. Il trattamento sanitario e' "ogni trattamento praticato, con qualsiasi mezzo, per scopi
connessi alla tutela della salute, per fini terapeutici, diagnostici, palliativi, nonche' estetici";
"costituisce -invece- accanimento terapeutico ogni trattamento praticato senza alcuna ragionevole
possibilita' di un vitale recupero organico-funzionale".
La commissione ha anche sottolineato che "il fiduciario e' vincolato alle direttive impartite dal
disponente"; e in caso di mancanza di direttive anticipate o mancata nomina del fiduciario, sono
state individuate, secondo determinato ordine, le persone autorizzate ad esprimere il consenso o il
rifiuto sul trattamento sanitario proposto nei confronti della persona divenuta incapace:
- amministratore di sostegno o tutore (se gia' ritualmente nominati);
- coniuge non separato, legalmente o di fatto;
- convivente stabile ai sensi della legge n. 149/2001;
- figli;
- genitori;
- parenti entro il quarto grado.
La commissione Giustizia di palazzo Madama ha fornito anche alcune indicazioni in caso di
eventuali contrasti: "nei casi di contrasto tra il personale sanitario e le persone legittimate ai sensi
della presente legge nonche' tra le stesse persone legittimate, viene proposto ricorso al giudice
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tutelare del luogo ove ha dimora l'incapace. Il giudice deve tenere conto delle volonta' espresse
dalla persona prima di divenire incapace, procedendo a tale fine alla assunzione e acquisizione di
prove sia testimoniali che documentali". La commissione ha suggerito anche la possibilita' di
inserire, in questo caso, rigide norme processuali.
La commissione Giustizia, infine, ritiene che non possa essere prevista alcuna forma di obiezione
di coscienza. In ogni caso, le strutture sanitarie sia pubbliche che private devono garantire il
rispetto della volonta' del paziente. Sono considerati "dati sensibili" tutte le notizie e le informazioni
relative a queste norme.
Quanto al registro nazionale, sara' istituito presso il ministero della Salute, ma e' importante, per la
commissione ai fini di una migliore tutela nei confronti della volonta' della persona ammalata,
l'obbligo di inserire le direttive anticipate nella cartella clinica.
COMMENTI
Il parere sul testamento biologico approvato oggi dalla commissione Giustizia di palazzo Madama
tocca tutti i punti cruciali della futura normativa e Felice Casson (ULivo), relatore ed estensore del
parere afferma che "si tratta di un testo che alla luce di quanto deciso dal presidente Marini puo'
costituire una serie di puntuali proposte emendative alla commissione Sanita'.
Veri e propri suggerimenti di integrazione che ci auguriamo possano contribuire alla costruzione
finale della legge".
"Questi sono i punti -prosegue- a nostro avviso dirimenti, che dovrebbero essere inclusi per una
corretta definizione della nuova normativa: l'informazione al paziente deve consistere in un
costante e permanente aggiornamento nei suoi confronti, risultante anche dalla cartella clinica; la
cartella clinica deve contenere anche l'indicazione del consenso o del rifiuto prestato dal paziente
ai trattamenti sanitari; occorre ribadire la forza giuridicamente vincolante delle dichiarazioni
dell'interessato che, per questo, dovrebbero essere correttamente denominate 'direttive'".
E ancora, Casson indica i seguenti punti: "il rispetto della volonta' del paziente deve comportare
l'esonero di responsabilita', anche penale, nei confronti del personale medico e sanitario; anche il
fiduciario e' tenuto al rigoroso rispetto delle direttive dell'interessato; si definisce trattamento
sanitario ogni 'trattamento praticato, con qualsiasi mezzo, per scopi connessi alla tutela della
salute, per fini terapeutici, diagnostici, palliativi, nonche' estetici'.
"Il parere contempla anche l'eventualita' di contrasto tra il personale medico e il fiduciario: in
questo caso spetta al giudice tutelare dirimere la controversia. Il carattere vincolante del
testamento biologico costituito dalle direttive, peraltro, e' ribadito anche dalla mancata previsione di
alcuna forma di obiezione di coscienza rispetto alle indicazioni del paziente".
"Il testo approvato oggi dalla commissione Giustizia -conclude il senatore dell'Ulivo- propone
anche una definizione normativa del concetto di accanimento terapeutico individuato come 'ogni
trattamento praticato senza alcuna ragionevole possibilita' di un vitale recupero organicofunzionale".
"L'Udc non ha votato il parere della commissione Giustizia del Senato sul testamento biologico per
una ragione di ordine costituzionale e per una di merito legislativo".
Lo afferma Francesco D'Onofrio, presidente dei senatori dell'Udc.
"Per quanto riguarda la prima, contrariamente a quanto aveva stabilito il centrodestra nella
cosiddetta 'grande riforma costituzionale' respinta dal referendum, la tutela della salute non rientra
tra le competenze esclusive dello Stato e, quindi -prosegue- oggi non si puo' fare nessuna legge
statale sul testamento biologico".
"Per quanto riguarda la seconda, la commissione Giustizia non dovrebbe poter dare nessun parere
sui diversi disegni di legge presentati fino a quando la commissione Sanita' non avra' deciso con
quale scelta legislativa procedere. Per queste ragioni -conclude- non ho votato il parere della
commissione giustizia sul testamento biologico".
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Nuova Zelanda. Viaggi organizzati in Messico per acquistare farmaco per l'eutanasia
7 Febbraio 2007
Il dottor Philip Nitschke, sostenitore della legalizzazione dell'eutanasia, ha detto
che sta organizzando il primo viaggio di alcuni neozelandesi per acquistare il
farmaco "del suicidio" Nembutal, usato dai veterinari per togliere la vita agli animali.
Il potente barbiturico e' usato in quei Paesi, inclusa la Svizzera, dove l'eutanasia e'
legale.
Nitschke ha annunciato che incontrera' circa otto neozelandesi il prossimo mese a
San Diego. Li accompagnera' in Messico, dove il farmaco puo' essere comprato legalmente. Una
volta sul luogo, li aiutera' a trovare il farmaco e a compralo, lasciandoli poi liberi di portarsi la droga
in Nuova Zelanda. Questi dovranno poi fare il viaggio di ritorno da soli, assumendosi le proprie
responsabilita'.
Un portavoce della Dogana ha detto che, se il gruppo sara' trovato in possesso del Nembutal, gli
sara' immediatamente sequestrato in quanto prodotto illegale.
Nitschke dovrebbe arrivare la settimana prossima in Nuova Zelanda e lancera' il suo libro "The
Peaceful Pill Handbook" ("Manuale della pillola della tranquillita'"), la cui diffusione sta per essere
vietata in Australia da parte del Governo.
La sua visita in Nuova Zelanda ha gia' creato numerose polemiche dopo che il Medical Council
aveva chiesto al ministero della Salute di impedire a Nitschke di promuovere seminari sul suicidio
assistito. Lo scorso anno, Nitschke aveva spiegato il metodo per produrre la pillola del suicidio e
aveva incoraggiato i partecipanti ai suoi seminari a chiedere a "veterinari amici" le sostanze
necessarie.
Il presidente della Voluntary Euthanasia Society, Jack Jones, ha ammesso che il viaggio in
Messico e' rischioso, ma che alcuni associati vogliono comprare il farmaco come "assicurazione"
per il loro fine vita: "Vogliono avere a disposizione i mezzi per poter morire quando lo ritengono
opportuno".
Jones si e' rifiutato di fare i nome dei partecipanti al viaggio, ma ha detto che hanno tutti piu' di 7080 anni. "Rischiano! Trasportarlo attraverso la frontiera (e negli Stati Uniti) da Tijuana, doverlo
portare sull'aereo con il divieto sui liquidi in vigore negli Usa, e' un rischio".
Successivamente il gruppo dovrebbe introdurre il farmaco in Nuova Zelanda, passando attraverso
la dogana.
Il ministero della Salute ha gia' avveritito che e' illegale trasportare barbiturici senza prescrizione
medica. "Il pentobarbital e' una sostanza di classe C4 e richiede una prescrizione medica da parte
di un dottore abilitato alla professione", ha detto il direttore dell'agenzia del farmaco Stewart
Jessamine.
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Italia. Card. Tonini: negati funerali a Welby non per suicidio ma perche' voleva intervento
legislativo
8 Febbraio 2007
"Piergiorgio Welby non ha avuto diritto a funerali cattolici perché il suo suicidio è stato
'concepito e realizzato' con l'obiettivo di promuovere una legge sull'eutanasia". Lo ha
detto il cardinale Ersilio Tonini a Controcorrente, l'approfondimento di SKY TG24
condotto da Corrado Formigli, commentando la decisione del Vicariato di Roma che
ha vietato i funerali religiosi per l'ex co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni,
dopo la morte avvenuta il 20 dicembre scorso.
Nel porre il suo veto, la Chiesa non sarebbe stata motivata tanto dal suicidio in sé, che "non
costituisce più un ostacolo, perché si pensa sempre, come pensavo io quando uno arriva al
suicidio, in quel momento la sua mente è sconvolta. L'ostacolo vero, piuttosto, è se stato concepito
e realizzato questo fine, al fine di promuovere una legge in quel senso. È stato un suicidio ai fini
della propaganda: questo è il grosso problema".
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"Questo è lo scandalo se fosse stato soltanto suicidio, la Chiesa ha pietà infinita perché nessuno di
noi sa cosa accade in quel momento. Quel che non è ammesso è se il suicidio è studiato al fine di
favorire una legge sull'eutanasia. Il sospetto può venire confermato da un'altra cosa, dal fatto che
lui a un certo momento aveva rivolto un suo appello al Presidente della Repubblica. Io conoscendo
la sua lettera mi sono messo a tremare un po', perché ho pensato che se si metteva su questa
strada sarebbe stato un grosso guaio".
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Italia. Bianco (Fnomceo): dare la possibilita' ai medici di non rispettare la volonta' del
paziente
8 Febbraio 2007
La legge deve rispettare la clausola di coscienza dei medici. E' quanto sostiene Amedeo Bianco,
presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnom-Ceo) secondo cui "non si puo'
pretendere che il medico sia un soggetto etico se non si rispettano i suoi principi etici".
Commentando le proposte della commissione Giustizia sulla eutanasia, Bianco ha spiegato che la
liberta' di obiezione di coscienza dei medici va rispettata altrimenti le questioni bioetiche rischiano
di diventare delle crociate.
"I confini della bioetica diventano sempre piu' incredibili e inquietanti -ha osservato Bianco
intervistato a margine della conferenza per la costituzione di un partenariato per la salute dei paesi
del Mediterraneo e del Medioriente- su questi temi troveremo sempre piu' forti contrapposizioni: e'
importante che il risultato corrisponda comunque al diritto".
Secondo Bianco il divieto per i medici all'obiezione di coscienza rispetto alla volonta' del paziente
che vuole sottrarsi alle cure, rappresenta una "forzatura": "i temi di bioetica hanno bisogno di
margini di tolleranza, se non diventano scontri di ideologia".
Bianco giudica invece "molto importante" il punto del documento che esonera da qualsiasi
conseguenza penale i medici e gli infermieri che eseguono la volonta' del paziente in merito
all'accanimento terapeutico. "Finalmente ci si rende conto che esiste quantomeno una simmetria
tra i diritti all'autodeterminazione del paziente e i principi che proteggono il bene vita, sanciti dal
codice civile e penale.
Sono due principi di ordinamenti diversi e non c'e' una norma di raccordo.
Si sana cosi' un contrasto tra i due ordinamenti". Secondo Bianco e' "importante sancire che il
medico che compie atti nella volonta' del paziente, salvo atti eutanatici, non va incontro a
responsabilita'".
"Siamo assolutamente contrari all'ipotesi di vietare ad un medico di avvalersi dell'obiezione di
coscienza davanti ad un malato che chiede di staccare la spina". No, dunque, all'ipotesi, suggerita
dalla commissione Giustizia della Camera nel suo parere sui progetti di legge sul testamento
biologico, di non riconoscere il diritto dei medici all'obiezione di coscienza. E' la posizione
dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi), Vincenzo Carpino.
"Davanti ad un paziente che chiede di staccare la spina il medico puo' rifiutarsi di accogliere la sua
volonta'. Noi anestesisti rianimatori". L'obiezione di coscienza "e' un diritto del medico, come lo e'
nel caso dell'aborto", spiega Carpino: "Sono perfettamente d'accordo con il presidente della
Fnomceo Amedeo Bianco, il quale ha dichiarato che non si puo' pretendere che il medico sia un
soggetto etico se non si rispettano i suoi principi etici".
COMMENTI
Dichiarazione di Donatella Poretti (Rnp):
Secondo il presidente della federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Amedeo Bianco, il
medico dovrebbe poter obiettare per motivi di coscienza nei casi in cui, con un testamento
biologico, un paziente chiede il rifiuto delle cure Dietro la formula dell'obiezione di coscienza del
medico, si nasconde l'inagibilita' del testamento biologico. Se un medico puo' disattendere la
volonta' espressa tramite le direttive anticipate di quali trattamenti accettare e quali rifiutare, tanto
vale dire che tali dichiarazioni sono inutili. Perche' la formula dell'obiezione di coscienza non e'
Vivere & Morire - Newsletter 3/2007 (Anno III)
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utilizzata sempre quando un paziente decide di non accettare una cura, per esempio, nel caso un
malato di tumore rifiuti la chemioterapia? Se non si tira fuori quando il paziente e' lucido, non vedo
perche' tirarla fuori quando non lo e'.
Sostenere l'obiezione di coscienza a fronte della stessa volonta' del paziente, espressa tramite
testamento biologico, e' solo un metodo subdolo per non renderlo vincolante.
Il testamento biologico e' un documento scritto per garantire il rispetto della propria volonta' in
materia di trattamento medico (somministrazione di farmaci, sostentamento vitale, rianimazione,
etc.) anche quando non si e' in grado di comunicarla.
La decisione e' una sola e riguarda il suo essere vincolante o no per il medico, senza alcun tipo di
intromissione.
'Un'ingiustizia vera e inaccettabile': cosi' Mario Bonora, presidente dell'Associazione religiosa
istituti socio-sanitari (Aris), giudica la proposta di 'imporre in qualche modo agli ospedali cattolici
l'obbligo di praticare l'eutanasia dinanzi ad una precisa richiesta del malato', dopo le proposte
avanzate dalla commissione Giustizia del Senato a proposito del testamento biologico.
'Se il ventilato divieto di obiezione di coscienza nei confronti dei medici, gia' di per se'
inammissibile dovesse estendersi anche alle strutture che non intendessero praticare forme di
eutanasia, attiva o passiva che sia, si verificherebbe una grave lesione del diritto dei singoli a
rispettare i propri convincimenti religiosi, etici e morali'.
Il no fermo all'eutanasia in ogni forma, prosegue Bonora, 'deriva da un principio di consapevolezza
della dignita' della persona che dovrebbe appartenere al bagaglio morale della nostra comune
umanita'. Rivendichiamo pertanto il diritto di attenerci rigorosamente a questa impostazione nei
presidi sanitari che sono nati e tuttora operano secondo uno spirito di carita' cristiana'.
Anche noi, conclude, 'riteniamo che l'accanimento terapeutico vada contrastato. Bisogna
assolutamente evitare che la cura del malato terminale diventi l'occasione di ostentazione di una
tecnica che si autocontempla ed offende la dignita' della vita. In nessun modo, i temi del
testamento biologico e la definizione dei confini dell'accanimento possono essere utilizzati come
una sorta di grimaldello che apra le porte all'eutanasia, sia nella cultura diffusa del Paese che nel
confronto parlamentare'.
Il documento sul testamento biologico approvato dalla commissione Giustizia della Camera piace
anche a Giuseppe Casale, il medico palliativista che disse 'no' alla richiesta di Welby di staccare il
respiratore. "Quando e' cosciente il paziente puo' decidere qualsiasi cosa della sua vita- dice
Casale, che e' stato anche ascoltato piu' volte dalla commissione- allo stesso modo, quando non e'
cosciente, la sua volonta' e' vincolante. L'importante e' che il cittadino sia informato correttamente
su tutti i pro e i contro dei trattamenti. E' essenziale la sua liberta', purche' il cittadino sappia".
E' importante, secondo Casale, anche la figura del fiduciario: "Quando le cose evolvono a livello
medico e si tratta di prendere una decisione- sottolinea il direttore dell'Antea Hospice- ci deve
essere un parente stretto o chiunque altro il paziente abbia delegato a decidere nella situazione
specifica". Non e' necessaria la figura del notaio, come propone anche il documento, e il fiduciario
puo' essere scelto liberamente. E' giusto, quindi, secondo Casale, il divieto di obiezione di
coscienza imposto ai medici, proposto dalla commissione Giustizia. "Non esiste il problemasottolinea il medico- al momento stesso che si apprende la decisione del testamento e' come se il
paziente fosse cosciente: il medico non puo' intubare per forza un paziente, deve rispettare la
decisione lasciata scritta. Se ci dovesse essere contrapposizione e mancanza di chiarezza si puo'
far intervenire un giudice tutelare per dirimere qualsiasi dubbio".
E sulla definizione, data dalla commissione Giustizia, sull'accanimento terapeutico, Casale si
dichiara d'accordo: "Accanimento terapeutico non sono altro che le cure inutili, futili. Quando la
scienza medica sa che praticando quelle determinate terapie non succede nulla e non migliora la
qualita' di vita- conclude Casale- quando sono state applicate tutte le procedure praticabili, si entra
nell'accanimento terapeutico".
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Italia. Presidente Corte costituzionale: necessaria legge sui malati terminali
8 Febbraio 2007
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'Un auspicio piu' che condivisibile'. Cosi' il presidente della Corte costituzionale Franco Bile
definisce l'appello in favore di una legge del Parlamento sui malati terminali, lanciato
dal presidente anziano della Cassazione Gaetano Nicastro in occasione
dell'apertura del nuovo anno giudiziario.
'E' un tema che e' all'attenzione dell'opinione pubblica, anche dopo le recenti
vicende dolorose -ricorda Bile nel corso della tradizionale conferenza stampa a
Palazzo della Consulta- quello espresso in favore di una legge e' un auspicio piu'
che condivisibile.
Su quale sara' poi la scelta del legislatore, ora sarebbe fuori luogo qualunque anticipazione di
giudizio. Quando la questione sara' posta davanti la Corte, ce ne occuperemo'.
"Il Parlamento ascolti l'autorevole appello del presidente della Consulta Franco Bile, che segue di
pochi giorni quello lanciato dal primo presidente di Cassazione Gaetano Nicastro: una legge sul
testamento biologico rappresenta un vero e proprio atto di civilta'". Lo sostiene il capogruppo dei
Verdi in Commissione Affari sociali-Sanita' alla Camera Tommaso Pellegrino, promotore di
un'apposita proposta di legge sul consenso informato e contro l'accanimento terapeutico.
"La grande sensibilita' mostrata da Bile e Nicastro - osserva - risponde ad una richiesta propria
della stragrande maggioranza dei cittadini italiani, in particolare di coloro che vivono una situazione
di particolare sofferenza". Secondo il parlamentare dei Verdi, "bisogna colmare al piu' presto il
vuoto legislativo esistente sul tema del fine-vita. Occorre, inoltre, venire incontro anche alle
esigenze dei medici, che non vanno lasciati soli in situazioni cosi' drammatiche".
Sul tema dell'eutanasia Riccardo Pedrizzi, presidente nazionale della Consulta etico-religiosa di
AN e responsabile per le politiche della famiglia, in merito alle dichiarazioni del presidente della
Corte Costituzionale.
Secondo il deputato di AN, Bile, condividendo quanto affermato da Gaetano Nicastro, presidente
facente funzioni della Corte di Cassazione, sulla necessita' di una normativa in materia, dimentica
che gli articoli 579 e 580 del codice penale intervengono in maniera precisa, chiara e
inequivocabile sui casi come quello di Welby . Pedrizzi continua affermando che tali articoli
applicano la Costituzione repubblicana, la quale considera la vita un bene indisponibile. Non esiste
in alcun luogo costituzionale, infatti, un diritto alla morte, che dunque e' giuridicamente
insussistente. Nemmeno l'articolo 32, quello sul diritto alla salute, - continua l'esponente di AN sancisce un ipotetico diritto a lasciarsi morire: non esime dall'effettuare interventi salvavita, atti
giuridicamente dovuti, n‚ attribuisce al malato facolta' tali da permettergli, attraverso l'esercizio del
diritto di rifiutare trattamenti sanitari non imposti dalla legge, di essere arbitro della propria vita .
Infine, per il rappresentante di AN quelli a cui era sottoposto Welby non erano meri trattamenti
sanitari, non erano semplici atti medici, ma mezzi dovuti di sostegno vitale, di supporto alla vita.
Dunque nulla avevano a che fare con l'accanimento terapeutico (come ha sancito anche il
Consiglio superiore di sanita') e non potevano essere interrotti .