Gestione delle liste di attesa in reparti di endoscopia digestiva
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Gestione delle liste di attesa in reparti di endoscopia digestiva
The waiting list issue is a delicate question arising in the last years in several healthcare systems. The Homogeneous Waiting Groups model is being applied in Italy and could be an useful answer. It involves all those who are main part of the process of providing a referral: family doctor, booking service, specialist, citizen. The model is based on identifying categories of clinical priority for the access to referrals and it’s not simply based on the first-in first-out pattern. Parole chiave: liste di attesa, appropriatezza, priorità clinica, patologie endoscopicamente significative, raggruppamenti di attesa omogenei Key words: waiting lists, appropriateness, clinical priority, significant endoscopic disorders, homogeneous waiting groups IF - Alberto Meggio Giuliano Mariotti Gianni Miori Romano Manfrini Enrico Tasini Ivo Avancini Davide Giacomin Giovanni de Pretis - U.O. Multizonale di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto (TN) - Ospedale S. Chiara di Trento - Direzione Sanitaria Ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto (TN) Introduzione Le liste di attesa per l’accesso alle prestazioni mediche specialistiche sono di comune osservazione nella maggior parte dei sistemi sanitari. È la conseguenza del fatto che le risorse a disposizione sono limitate e quindi non in grado di garantire tutti gli esami a tutti in poco tempo. Ma neppure un ipotetico aumento delle risorse può assicurare l’eliminazione delle attese in sanità, in quanto è noto da tempo che un incremento dell’offerta non comporta necessariamente una riduzione dei tempi di attesa ma, anzi, è stato anche descritto un aumento dei tempi di attesa a seguito di una maggiore disponibilità di offerta (1,2,3). La presenza quindi delle liste di attesa va concepita come un fenomeno non eliminabile con il quale dobbiamo confrontarci per governarlo nel modo più opportuno. Infatti l’esistenza di lunghe attese, oltre che non soddisfare gli utenti, potrebbe potenzialmente comportare un danno alla loro salute. Nel tentativo di ovviare a questi problemi è stato proposto di fornire ai pazienti l’accesso alle prestazioni specialistiche non per semplice ordine Giorn Ital End Dig 2009;32:305-311 Il tema delle liste d’attesa rappresenta un problema scottante per molti sistemi sanitari. Il metodo RAO (Raggruppamenti di Attesa Omogenei) potrebbe essere una soluzione. Consiste nel coinvolgimento partecipativo e progressivo dei principali attori (medici delle cure primarie, medici specialisti, sistemi di prenotazione, cittadini) nel fornire un sistema di accesso alle prestazioni basato non tanto sulla cronologia della richiesta, quanto sul principio di priorità clinica. Iniziative Formative > Comunicazione e management Gestione delle liste di attesa in reparti di endoscopia digestiva: 10 anni d’esperienza 305 IF Iniziative Formative > Comunicazione e management cronologico di prenotazione ma sulla base di criteri clinici di priorità. Le prime esperienze estese al riguardo sono state avviate in Canada nel 1991 in ambito cardiochirurgico (4). Nel 1998 la British Medical Association (5) ha pubblicato un documento intitolato Sistemi per la definizione delle liste di attesa mediante punteggi secondo priorità nel quale analizza tale problematica e ne raccomanda l’adozione. Più recentemente, in Canada sono state pubblicate le raccomandazioni di appropriatezza e tempestività per le prestazioni di endoscopia digestiva (6). Le prime esperienze all’estero Alberto Meggio et al > Liste d’attesa in endoscopia digestiva 306 I paesi che hanno maggiormente pubblicato ricerche sull’applicazione delle priorità cliniche sono Nuova Zelanda, Canada e Regno Unito. Considerando gli approcci alle prestazioni specialistiche ambulatoriali, vi sono esempi in Canada per quanto riguarda la Risonanza Magnetica e, in Nuova Zelanda, quale prima esperienza poi estesa ad altre prestazioni, per quanto attiene l’endoscopia digestiva. Il primo approccio è derivato da quello già applicato per gli interventi chirurgici, cioè basato su score multipli (ad esempio: dolore, severità o compromissione della funzione, qualità della vita, beneficio atteso), la cui somma individua il livello di priorità (7). Il secondo approccio utilizza invece parole chiave cliniche che sono associate direttamente al livello di priorità definito da parametri temporali (tempo massimo di attesa). Tra i due approcci, il primo è più macchinoso per il medico prescrittore, in quanto lo obbliga a ragionare su dimensioni a sé stanti e non sempre facilmente correlabili al problema clinico. Il secondo è invece più immediato, in quanto associa al problema clinico il tempo massimo di attesa ritenuto ragionevole. Il primo è peraltro più misurabile in quanto obbliga il clinico a individuare punteggi per ciascun parametro, ma la variabilità descritta recentemente evidenzia la persistente difficoltà a rendere ripetibili i risultati. Rimane inoltre sconosciuto il gold standard che si otterrebbe correlando con successo l’applicazione delle priorità al beneficio atteso. Una ricerca in tal senso su prestazioni chirurgiche di elezione non ha dato risultati incoraggianti (8), ma recentemente sta crescendo l’interesse per la predittività in ambito endoscopico (9,10). A tutt’oggi rimane pertanto determinante, e quindi fondamentale, il feedback fra momento prescrittivo ed erogatore (11). Le liste di attesa in endoscopia digestiva Inizialmente molti gastroenterologi non hanno preso coscienza del problema o, più frequentemente, se ne sono disinteressati ritenendolo non di propria pertinenza e demandandolo agli organismi di gestione delle ASL. Riteniamo che spesso vi sia stata una sottovalutazione della tematica che è stata in più occasioni snobbata da chi la riteneva verosimilmente troppo poco scientifica. D’altra parte anche chi, dimostrando una maggiore sensibilità, iniziava a interessarsi del problema delle liste di attesa, di fronte alle risorse limitate e alla complessità dell’argomento, spesso dopo i primi tentativi finiva per sviluppare un atteggiamento scettico e di rinuncia. Chi invece si è fatto carico del problema, in quanto sollecitato da qualche direzione “illuminata” o per sensibilità personale, ha cercato una possibile soluzione individuale. In assenza di procedure codificate che consentano un approccio organico alla tematica, l’atteggiamento più frequente è quello di applicare in modo più o meno istintivo criteri di differenziazione della prenotazione che solitamente si basano su elementi clinici (es. patologia tumorale o a maggior rischio, condizioni generali del paziente ecc.). Altri elementi che possono influenzare la tempistica della programmazione sono le sollecitazioni ad personam o quelle espresse sulla proposta del medico richiedente con usuali diciture quali, ad esempio, con cortese sollecitudine o richiesta urgente ma, in assenza di un accordo preventivo sui criteri clinici che motivano tali richieste di priorità. Tali iniziative, pur per certi versi ammirevoli, sono purtroppo penalizzate da un’estrema soggettività delle valutazioni e dalla loro mancata condivisione, con le conseguenze inevitabilmente negative in termini di trasparenza di ripetibilità e inducendo fra l’altro il fenomeno negativo delle richieste ripetute alla ricerca del medico più disponibile. Le prime esperienze in Italia A nostra conoscenza, i primi tentativi italiani di affrontare il problema delle liste di attesa nel campo dell’endoscopia digestiva sono merito del Servizio di Endoscopia dell’Arcispedale di Reggio Emilia che, nel 1999, intraprendeva un progetto di prenotazione di indagini endoscopiche secondo criteri di priorità clinica, individuati con 4 codici colore, inizialmente diretto verso le richieste interne poi esteso, nel 2001, alle richieste esterne e del Servizio di Endoscopia di- IF Iniziative Formative > Comunicazione e management I Raggruppamenti di Attesa Omogenei (RAO) I RAO individuano categorie di contenuto clinico omogenee rispetto all’attesa che può essere assegnata per l’accesso a una prestazione specialistica diagnostica o terapeutica, senza compromettere la prognosi del paziente. È una modalità di accesso che non si fonda su un principio di tipo cronologico (first-in firstout) bensì su un principio di priorità di complessità e di gravità clinica. Con questa metodica, a partire dall’estate Duemila, è iniziata la pianificazione del programma di applicazione dei codici di priorità per l’accesso alle prestazioni ambulatoriali. L’Endoscopia Digestiva (ED) è stata una delle prime branche pilota coinvolte nell’avvio del progetto che ha riguardato inizialmente un gruppo ristretto di medici di medicina generale (MMG). Nel 2001 è andata a regime inizialmente nel distretto di Rovereto (Trento, bacino di utenza di circa 150.000 abitanti) e, nel 2003, in tutta la provincia di Trento (500.000 abitanti) dove è presente un centro di prenotazione unificato provinciale che - in particolare - nel campo dell’endoscopia prenota esami in 11 centri diversi. Le caratteristiche distintive di questo progetto rispetto ad alcune esperienze precedenti (Trento, Feltre) sono costituite dalle maggiori dimensioni della sua pianificazione, nonché dalla sua impostazione trasversale che si estende a tutte le principali aree diagnostiche ambulatoriali, adottando delle classi di priorità RAO con intervalli di attesa condivisi e comuni per le diverse aree. Infatti si è voluto agevolare i MMG che non potrebbero orientarsi efficacemente se dovessero adottare schemi diversi per le differenti branche specialistiche. Il percorso operativo del progetto ha previsto nella fase iniziale un programma di lavoro che è sintetizzato in tabella 1. Sono stati individuati 6 livelli di priorità definiti da parametri temporali (tempi massimi d’attesa): URGENTE entro le 24 ore (livello non previsto per ED, in quanto le urgenze vengono garantite previo accesso in PS); tipo A <3 giorni (non previsto per ED, ma per altre discipline); tipo B <10 giorni; tipo C <40 giorni (ridotto successivamente a <30 giorni); tipo E senza limite massimo; tipo P programmato (follow-up). Dopo alcuni anni di progressiva estensione dell’utilizzo dei criteri a tutti i potenziali prescrittori (specialisti tab. 1: applicazione RAO. Fasi operative in sequenza Individuazione di un gruppo di “facilitatori” tra MMG e medici specialisti Scelta dei RAO da sperimentare Riunione di consenso e accordo sul linguaggio omogeneo Inizio prescrizione con RAO Prenotazione CUP (centro unico di prenotazione) con stampa dei nuovi piani di lavoro Valutazione CONCORDANZA dell’attesa da parte degli erogatori Feedback e revisione plenaria dopo 3 mesi Interventi formativi e/o correttivi sul MMG ospedalieri compresi) e a quasi tutte le prestazioni specialistiche ambulatoriali erogabili nel territorio dell’Azienda sanitaria di appartenenza (80 prestazioni), è stata osservata negli ultimi anni una tendenza alla crescita prescrittiva che sembra raggiungere un plateau, con prevalenza di richieste prioritarie di diagnostica per immagini, in particolare ecografie e radiografie scheletriche. Fra le richieste di consulenza specialistica prevalgono le visite ortopediche, dermatologiche, otorinolaringoiatriche, oculistiche. Nell’area di Rovereto l’attuale media standard prescrittiva (calcolata sui dati dell’intero anno 2008 e come se i prescrittori fossero 100) di esofagogastroduodenoscopie e colonscopie con codice priorità (RAO B + RAO C) è di 21 prestazioni settimanali. Tale valore si mantiene stabile negli ultimi due anni. RAO in Endoscopia Digestiva Nella tabella 2 viene riportata la griglia sintomatologica comprendente le parole chiave necessarie per selezionare i vari livelli di priorità e adottata per l’Endoscopia Digestiva. La griglia è maturata da un lato Giorn Ital End Dig 2009;32:305-311 gestiva dell’Ospedale di Trento che, nella seconda metà degli anni Novanta, ha studiato la ragionevolezza clinica dell’attesa e ha introdotto i primi codici priorità con lettera. 307 IF Iniziative Formative > Comunicazione e management tab. 2: griglia sintomatologica RAO Alberto Meggio et al > Liste d’attesa in endoscopia digestiva 308 PAROLE CHIAVE INDICATE DAL GRUPPO DI LAVORO URGENTE (entro 24 h) • Emorragia digestiva in atto (ematemesi, melena, enterorragia massima) (E-C) • Corpi estranei vulneranti, corpi estranei esofagei, ingestione di caustici (E) TIPO A (≤ 3 gg) • Livello di priorità non previsto TIPO B (≤ 10 gg) • Sanguinamento non compendiato come tipo urgente: rettorragia non grave, diarrea muco-sanguinolenta non infettiva, ematochezia (E-C) • Anemia sideropenica di primo riscontro con Hb <10 g/dl (E-C) • Sintomi d’allarme: vomito significativo e persistente, disfagia, odinofagia, calo di peso importante (10% negli ultimi mesi), massa addominale • Necessità di escludere lesioni per terapie cardiologiche urgenti (E) • Sospette neoplasie rilevate radiologicamente (E-C) • altro (10%) TIPO C (≤ 40 gg) • Anemia sideropenica cronica, perdite ematiche minori (sputo ematico, emottisi dubbia, tracce ematiche nel pulirsi) • Sindrome dispeptico-dolorosa minore >45 anni (non già indagata con E) (E) • Diarrea cronica, stipsi recente o eventi sub-occlusivi • Riscontro radiologico di polipo (C) • Altro (10%) TIPO E (senza limite max) Altre indicazioni non compendiate nelle precedenti categorie: • Sintomatologia tipo colon irritabile (non già indagata con C) (C) • Positività test del sangue occulto in asintomatico (C) • Sindrome dispeptico-dolorosa <45 anni (nell’attesa eseguire trial terapeutico; l’indagine potrà essere sospesa se vi sarà risposta alla terapia) (E) • Ricerca di varici esofagee (E) • Biopsie per sospetta celiachia (E) • patologie minori già valutate endoscopicamente (E) TIPO P (programmabile) • Screening, controlli di eradicazione di varici esofagee e di polipectomie • Follow-up di neoplasie, malattie infiammatorie croniche intestinali (Inflammatory Bowel Disease o IBD), Barrett (E-C) Legenda: E=EGDS; C=Colonscopia; Altro 10%: qualsiasi condizione clinica non prevista dalle “parole chiave” che si ritiene giustifichi l’attribuzione a quello specifico raggruppamento ricorrendo a definizioni condivise collegialmente tra specialisti gastroenterologi (SG) e medici di medicina generale (MMG), dall’altro lato proponendo le indicazioni per le procedure di esofagogastroduodenoscopia (E) e di colonscopia (C) riportate nelle linee guida ASGE e SIED-AIGO (12). La griglia veniva quindi inserita insieme a quella delle altre branche in un Manuale RAO che è stato successivamente distribuito a tutti i MMG. La tabella ha richiesto negli anni interventi di aggiornamento marginali. La difficoltà riscontrata nell’elaborare la griglia è stata la mancanza di dati in letteratura che riguardassero l’attesa massima accettabile per le diverse patologie. Le griglie sono state pertanto elaborate collegialmente fra MMG e specialisti basandosi su pareri di esperti (livello di evidenza minimo). Si tratta di un percorso impegnativo, che richiede una forte motivazione nel gruppo di lavoro, la condivisione del progetto sia da parte di tutta l’U.O. (dove il referente svolge un ruolo di catalizzatore) sia da parte della Dirigenza Aziendale, il cui ruolo è cruciale per offrire un adeguato sostegno ai fini della diffusione e del consolidamento del cambiamento organizzativo ottenuto con la fase pilota. IF Iniziative Formative > Comunicazione e management Patologia significativa e priorità Dai nostri dati è emerso innanzitutto che il metodo RAO sembra rilevare un’efficace impatto clinico. Il condizionale è d’obbligo posto che, in letteratura, non esistono dati in merito a un gold standard di outcome in tale tematica: questi sarebbero i primi. Noi abbiamo dimostrato che, se riteniamo come beneficio atteso il riscontro di cosiddette patologie endoscopicamente significative (PES) - quali ad esempio neoplasie, malattia peptica, IBD e altro - c’è una differenza statisticamente significativa tra la proporzione di PES riscontrata in corso di esami eseguiti ricorrendo ai RAO rispetto a richieste effettuate senza priorità. Su un campione di 600 pazienti valutati, nel gruppo di 127 soggetti esaminati con richiesta RAO il riscontro di PES è stato del 37% rispetto al 18% dei 473 pazienti senza richiesta RAO (χ2 = 18.9, 1 df, p <001). Concordanza e priorità Anche la valutazione della concordanza RAO tra MMG e SG nella modalità d’allocazione dei pazienti nei diversi livelli di priorità ha evidenziato una correlazione positiva seppure solo debolmente significativa. Va segnalato che la valutazione di tale indicatore veniva formulata con la raccolta dei dati anamnestici da parte dello SG a priori, prima di conoscere l’esito dell’indagine e senza informazioni sull’indicazione RAO del MMG. Il livello di concordanza tra medici prescrittori e specialista era moderato: per le gastroscopie il test statistico kappa dava un valore 0.31 (k pesato = 0.47) e per le colonscopie un valore 0.44 (k pesato = 0.46). Appropriatezza Infine, abbiamo cercato di rilevare se il modello RAO potesse anche dare una risposta in tema di appropriatezza d’indicazione all’esame endoscopico. Su un campione di 259 pazienti sottoposti a indagine endoscopica con criteri di priorità RAO, l’appropriatezza all’esame è stata globalmente del 93%. Se in questo campione si distinguono le richieste prioritarie dei MMG da quelle dello SG, nelle prime l’appropriatezza è dell’83% contro un 100% di appropriatezza dello SG (Z-test = 4.52, p <0.001). La spiegazione di quest’ultimo dato sta verosimilmente nella maggior dimestichezza di cui dispone lo specialista con le indicazioni delle linee guida. Accettazione del modello Il modello RAO sembrerebbe ben accettato anche dai pazienti e dai MMG. Già nelle fasi iniziali (2004), a seguito di un’indagine tramite questionario anonimo a tutti i MMG del bacino di riferimento, emergeva che buona parte di quelli che hanno risposto (51/76) dichiarava che i pazienti erano soddisfatti dell’utilizzo delle priorità cliniche e gli stessi MMG consideravano utile il modello RAO per l’accesso dei pazienti alla specialistica (70/76). A seguito dell’uso dei criteri di priorità vi è stata inoltre una riduzione dell’invio di pazienti con richiesta urgente presso il locale servizio di pronto soccorso. Tale dato emergeva sia dall’indagine sopra citata con questionario sia dai dati del Sistema Informativo Ospedaliero, che hanno evidenziato una riduzione di accessi urgenti in pronto soccorso tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2007-2008: in media circa 5 richieste in meno al giorno. Carico di lavoro L’implementazione di tale nuovo modello di accesso ha richiesto, soprattutto in fase iniziale, un importante carico di lavoro per l’impegno organizzativo - gestionale, soprattutto per individuare le modalità di una buona collaborazione tra gli attori principali del processo. Tale lavoro è stato in gran parte svolto dai referenti degli attori coinvolti (direzione medica ospedaliera, specialisti, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta). Il modello è stato infine sottoposto a revisione tramite il periodico monitoraggio di indicatori di tipo organizzativo (garanzia dei tempi massimi per livello di priorità) e clinico (concordanza, diagnosi), strumenti utili per il processo di audit continuo. I RAO in Italia I risultati preliminari dell’utilizzo del modello RAO sono stati illustrati in pubblicazioni specifiche a partire dalla fine degli anni Novanta (3). Altre esperienze simili al modello citato, descritte in letteratura, sono state effettuate, nei primi anni Duemila, nelle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Basilicata, Umbria e nella Provincia di Bolzano. Negli ultimi anni, anche grazie al Progetto Mattoni Liste di Attesa coordinato dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali e conclusosi nel giugno 2006 (www. agenas.it), diverse aziende sanitarie hanno deciso di utilizzare il modello RAO, o simili, per l’accesso alle prestazioni specialistiche. I vantaggi del modello RAO •G arantisce trasparenza ed eticità verso i MMG e verso gli utenti del Servizio Sanitario. Non potendo offrire tutto subito a tutti, consente di lasciare in stand-by chi può e di garantire un tempo di attesa ragionevole a chi si ritiene non debba aspettare. Giorn Ital End Dig 2009;32:305-311 I risultati più rilevanti della nostra esperienza 309 IF Iniziative Formative > Comunicazione e management •P ermette il confronto scientifico e professionale tra medici specialisti e tra questi e i medici delle cure primarie (in particolare medici di medicina generale e pediatri di libera scelta). •E vita la soggettività ad personam della risposta e le pressioni quotidiane. •È un modello che si è dimostrato ben comprensibile e gradito dall’utente. • Influenza positivamente l’appropriatezza. Ciò è fondamentale in un contesto di contenimento di risorse per dirottarle, in particolare, verso programmi più impegnativi (ad esempio, screening), per individuare spazi per l’impiego di nuove tecnologie di provato impatto diagnostico terapeutico e, infine, per limitare il rischio dell’induzione di successive inutili indagini. •L e richieste RAO non sono illimitate ma si mantengono costanti e questo facilita la programmazione. Criticità del modello RAO •L a concordanza complessivamente poco soddisfacente fra la classificazione RAO del MMG e dello specialista è un problema difficile, probabilmente ineliminabile che pensiamo possa esser tuttavia mantenuto entro dimensioni accettabili nell’ambito di un processo continuo di audit, che preveda anche progetti di formazione continua sul campo. Alberto Meggio et al > Liste d’attesa in endoscopia digestiva 310 •È necessaria una continua e un po’ faticosa manutenzione del modello per quanto riguarda l'informazione, il monitoraggio e il feedback. L’esperienza ci ha dimostrato che è invece meno rilevante di quanto ritenessimo la necessità di aggiornare periodicamente le griglie sintomatologiche. mantenimento. È fondamentale che il modello venga “somministrato” insieme ad altre discipline in modo che nella popolazione nasca una sorta di mentalità che permetta di pensare all’utilizzo del sistema di creazione delle prorità per bisogno clinico “spalmato” su tutte le branche specialistiche. Cruciale è infine il supporto della Direzione Aziendale, perché fornisca i mezzi più opportuni per far sì che il modello possa diventare uno strumento di lavoro dell’intero sistema organizzativo. Dai risultati ottenuti possiamo dire che il grosso dispendio iniziale e, in parte in corso d’opera, appare poi remunerativo in quanto può esser recuperato da un successivo risparmio (o diversificazione) nell’offerta delle risorse disponibili meglio calibrate sull’effettivo bisogno clinico dei pazienti, probabilmente più appropriate e non ultimo più rispondenti a un’esigenza etico-comportamentale. Riteniamo che nel campo dell’endoscopia digestiva tale modello potrebbe tradursi in un incremento delle risorse da dedicare allo screening del cancro del colon retto e alle nuove metodiche diagnostiche e interventistiche delle quali vi è già evidenza di efficacia, ma scarsità di risorse. Corrispondenza Alberto Meggio U.O. Multizonale di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva - APSS Trento Ospedale S. Maria del Carmine Corso Verona 4 - 38068 Rovereto (TN) Tel. + 39 0464 403404 Fax + 39 0464 403407 e-mail: [email protected] •N ecessità di una più ampia diffusione del modello ai fini della valutazione di riproducibilità e di analisi di predittività (outcome). Conclusioni Più che delle conclusioni riteniamo possa essere utile fornire dei suggerimenti pratici per chi vorrà applicare il modello RAO quale strumento gestionale della problematica delle liste d’attesa nella propria realtà locale. È necessario partire individuando quali professionisti, tra SG e MMG, possano svolgere il compito di facilitatori e di coordinatori del processo di cambiamento. Con loro si deve costruire un tavolo di lavoro di forte intensità collaborativa al fine di favorire il coinvolgimento partecipativo di tutti gli attori, sia in fase d’implementazione del metodo sia nella fase di Bibliografia 1.McQuarrie DG. 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