«Un sole caldo e tanta gente. Si sentono voci, canti, rumore. Riesco

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«Un sole caldo e tanta gente. Si sentono voci, canti, rumore. Riesco
«Un sole caldo e tanta gente. Si sentono voci, canti, rumore. Riesco a vedere
qualcosa solo grazie a un piccolo foro nella borsa di Papa Francesco».
«Il sole, il caldo... magari! Sono giorni che piove in questa benedetta città»
sibilò Lucio.
«Non ti lamentare troppo, Lucio» disse Jorge. «Quando piove,
possiamo starcene in pace, senza pensare a gabbiani e gatti».
«Proprio tu parli» lo incalzò Massimo «che sei sempre in giro e non ti preoccupi
né di gabbiani né di gatti. Tu vai alla ricerca di pericoli e hai il terrore della
tranquillità».
«Ragazzi» fece eco da lontano la mamma «possibile che dobbiate sempre litigare?».
«Dicevo» riprese Jorge «un sole caldo, una luce fortissima come in pieno agosto
e moltissima gente. Dal mio nascondiglio non vedevo granché. In fondo potevo
contare solo su di un piccolo buco in una borsa. Sballottato di qui e di là, per
quanto Papa Francesco facesse molta attenzione...».
Fermi tutti! Chi è così piccolo da stare nella borsa di Papa Francesco? Uno gnomo?
Una formica? No, un topo.
E che ci fa un topo nella borsa di Papa Francesco, direte voi? Beh, è una storia
lunga – a dire il vero neanche tanto, ma suona così bene...
Una sera, poco dopo l’inizio
dell’anno, Papa Francesco mi
chiede a bruciapelo: «Vuoi venire
con me in Terra Santa?».
«Certo» rispondo subito.
«E dove si trova? Verso Ostia?
Dopo il Verano?».
Rise: «Mio piccolo amico, molto,
ma molto più lontano e per andarci
è necessario prendere l’aeroplano».
«Che cosa?».
«Una macchina che vola» mi dice
Papa Francesco.
Non ci posso credere!
Sono sopra una nuvola, più in alto di quanto un gabbiano possa volare.
È tutto così luminoso e bianco.
Sto volando, rintronato d’azzurro, sto volando!