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Una costanza ammirevole
Il ritorno dell’amata pop band dei Roxette ci mostra un duo ancora in forma
smagliante, a cavallo tra pop music e disco-dance
/ 10.10.2016
di Benedicta Froelich
A giudicare dai sentimenti sempre più spesso espressi sul web dall’immenso popolo dei musicofili,
sembrerebbe davvero che gli ultimi anni abbiano visto una crescente nostalgia, da parte del
pubblico, verso la stagione discografica non solo degli anni 80, ma anche dei 90: un sentimento che
di primo acchito poteva sembrare forzato, dato il profilo non proprio elevatissimo di certa effimera
musica commerciale prodotta a cavallo di quei due decenni – eppure, l’ingenuità e l’involontaria
comicità della cultura pop del tempo appaiono oggi in stridente contrasto con l’ostentata volgarità
da cui sono pervasi molti videoclip di odierne, sedicenti star del palcoscenico; al punto che la fedeltà
della storica pop band dei Roxette – la quale, nonostante un lungo silenzio discografico tra il 2001 e
il 2011, non si è mai sciolta – non può che scaldare il cuore a molti ex ragazzi del decennio dei
nineties.
Il duo svedese composto dalla biondissima cantante Marie Fredriksson e dal chitarrista Per Gessle è,
in effetti, da poco tornato alla ribalta per via della decisione (comunicata lo scorso aprile) di
interrompere definitivamente l’attività live a causa dei problemi di salute di Marie, dovuti alle
conseguenze del tumore al cervello diagnosticatole nel 2002; ma ciononostante, un nuovo album in
studio, dallo speranzoso titolo di Good Karma, ha comunque visto la luce nell’arco di questa lunga
estate – per la gioia delle orde di fan che, fin dall’esordio del duo, nel 1986, hanno permesso ai
Roxette di ottenere un successo commerciale davvero elettrizzante.
Così, il videoclip del primo singolo estratto dall’album, It Just Happens, ci permette di ritrovare i
nostri eroi in forma eccellente, sia dal punto di vista vocale che estetico; tanto che soltanto qualche
ruga in più sul viso della Fredriksson ci conferma che oltre trent’anni anni sono effettivamente
trascorsi dal debutto del duo. Ma la freschezza «easy listening» dei Roxette è rimasta invariata,
come testimoniato dalle sonorità delicate di questa classica ballata dagli accenti romantici, che si
colloca nella scia di pezzi ormai storici come Listen to Your Heart e It Must Have Been Love.
Procedendo nell’ascolto, ci si rende però conto che Good Karma tende verso sfumature stilistiche più
«azzardate», come esemplificato da brani quali Some Other Summer, il secondo singolo dell’album:
un pezzo uptempo che sembra uscito direttamente dalle classifiche pop dei primi anni 90, tanto le
distorsioni elettroniche delle voci richiamano da vicino gli exploit di band allora di grido come i Pet
Shop Boys. Lo stesso approccio si ritrova, del resto, fin dal brano d’apertura del CD, lo spensierato
Why Don’tcha?, confermando la volontà dei Roxette di fondere il loro abituale sound da ballata
radiofonica con atmosfere dal sapore più «attuale», benché di respiro già inevitabilmente vintage,
come le suggestioni elettropop e disco-dance di cui quest’album abbonda.
E in effetti, la caratteristica che più salta agli occhi di questo nuovo lavoro è proprio la «sospensione
temporale» che caratterizza l’intera tracklist, rendendo difficile collocare Good Karma all’interno di
uno specifico periodo o corrente musicale; e questo benché divenga presto chiaro come, a partire
dalla title track (Good Karma, appunto), fino alla penultima traccia 20 bpm, ogni brano mostri
l’intenzione dei Roxette di effettuare una chiara svolta musicale, seppur di sapore datato. Una
tendenza che dà vita a risultati particolarmente interessanti in You Make It Sound So Simple – un
lento ipnotico e riflessivo dalle sfumature che ricordano addirittura le atmosfere inquietanti dei
Depeche Mode – e nella suggestiva cavalcata pop This One, per poi essere portata all’estremo in un
pezzo solido e sprezzante come You Can’t Do This To Me Anymore. Le uniche eccezioni a questa
regola sono un paio di ballate romantiche nello stile a cui la band ci aveva da sempre abituati,
ovvero l’intensa From a Distance e la delicata, sebbene un po’ più banale, Why Don’t You Bring Me
Flowers? – senza dimenticare il suadente April Clouds, pezzo conclusivo del CD.
Il problema che Good Karma pone all’ascoltatore è quindi principalmente legato alle possibili
aspettative dei fan nei riguardi del gruppo. È infatti inevitabile supporre che gli ammiratori di
vecchia data dei Roxette potrebbero avere qualche difficoltà a riconoscere, in questi tardivi emuli
dei Pet Shop Boys, la band dal sapore «new romantic» che negli anni 90 era stata resa tanto celebre
proprio dalla sua scelta di insistere su ballate accattivanti e orecchiabili, inequivocabilmente da
classifica; eppure, al di là di simili virate stilistiche, resta ammirevole la costanza del gruppo nel
proseguire il proprio percorso artistico in barba ai gravi problemi di salute di Marie. E se è vero che
questo nuovo sforzo rappresenta un’aggiunta più che dignitosa al già ricco repertorio della band, c’è
da scommettere che, presto o tardi, anche i fan più esigenti lo riconosceranno come tale.