BLESSED CHILD OPERA BLOOD OR

Transcript

BLESSED CHILD OPERA BLOOD OR
BEEHOVER
BLITZEN TRAPPER
Exhile On Mainstream
The Devil and His Footmen è
\UKPZJVKPMÄJPSLKHJVSSVJHYL
all’interno di un preciso
genere per le forti oscillazioni
fra quello che ricorda l’hard
rock anni ‘70 ed uno stoner
moderno come quello
degli Unsane. I Beehover
valorizzano moltissimo i giri di
chitarra basso e lo strumento
in generale, con i suoi toni
caldi ed ottave rimbombanti
accompagnati da una voce
capace di coprire tantissime
vesti diverse. Nonostante sia
il prodotto di un duo (tedesco,
per la precisione) il prodotto
ÄUHSLuKLJPZHTLU[LWPƒ
complesso delle aspettative,
pieno di strati e tessuti
musicali diversi. Beehvono
fuori dal coro: INVENTIVO E
AFFASCINANTE.
Matteo Cellini
Lojinx
I Blitzen Trapper portano
avanti da anni una ricerca
KLÄSH[HLH[YH[[PH]]PUJLU[L
sulle radici del “suono”
HTLYPJHUV:LTWYLZÄVYH[H
da una verve semiseria e
da un sincero amore per la
tradizione, con VII la band di
Portland si concede ulteriori
digressioni antiquarie alla
ricerca della vibrazione
perduta. Il risultato ricorda
certi vecchi dischi degli
America, passando per
Eagles o ZZ Top, volendo
anche il Captain Beefheart più
“radiofonico”. La cifra countryblues, condita talvolta da
qualche acidula spezia psych,
rimane dominante, per un
lavoro omogeneo e dignitoso
ma privo di reali sorprese,
perfetto per un anonimo
autogrill di provincia. In
alcuni episodi si affaccia una
bizzarria da minestrone postmoderno un po’ raffreddato
(Oregon Geography o Neck
Tatts, Cadillacs).
GRADEVOLE SOTTOFONDO.
Francesco Giordani
The Devil and His Footmen
COCOANUT GROOVE
How To Build A Maze
Fortuna Pop!
42
A
L
B
U
M
Dieci canzoni in appena ventisei minuti: la perfezione pop
è sia nella forma che nel contenuto per lo svedese Olov
Antonsson, che ha impiegato ben cinque anni, intervallati
solo dal breve Ep 10” Colours, per dare organico seguito
al delizioso debutto Madeleine Street. La sua creatura
casalinga Cocoanut Groove si è nel frattempo ampliata
a una vera e propria band, che trova adesso in Fortuna
Pop! un importante veicolo di diffusione. Permane invece
immutata la modalità di registrazione non professionale
delle sue canzoni, al pari della candida spontaneità e
dell’endemica nostalgia delle quali sono imbevute. La
nostalgia è tanto quella limpida dei temi, tra scorci di
una pallida estate nordica e bucoliche passeggiate sotto
una luce crepuscolare, quanto quella di un registro che
abbraccia quasi mezzo secolo di eccellenze pop, dagli
anni Sessanta degli Zombies alle ugge contemporanee
dei Clientele, passando per la Sarah Records. Non c’è
tuttavia nulla di stantio, nessuna retorica emulazione nelle
popsong di Antonsson, che sanno essere sbarazzine
e dolcemente intimiste, in un’agile sequenza di chitarre
languide e giocose tastierine, di passaggi acustici e
avvincenti aperture di tromba. La misurata levità degli
arrangiamenti e la rinnovata vivacità ritmica completano
poi alla perfezione l’innata vena melodica del giovane
svedese, nuovamente autore di UN PICCOLO GIOIELLO
INDIE-POP FUORI DAL TEMPO.
Raffaello Russo
BARDO POND
Peace on Venus
Fire
I Bardo Pond, o si amano o
si odiano, ma è impossibile
rimanere indifferenti alla loro
coerenza. Una band, quella
di Philiadelphia, da sempre
legata al culto del suono
psichedelico e del noise. Sin
dal 1991, sono stati un fulgido
ed inossidabile esempio di
ricerca sonora, abbinata ad
estatiche melodie vocali.
Più violento del solito e più
ºÄZPJV»PSWYLZLU[L Peace on
Venus, trasuda di momenti
space rock e incursioni nella
musica d’avanguardia, guidate
dai riff e dai drone di chitarra
dei fratelli Gibbons, mentre
la voce della Sollenberger
appare più stralunata ed
evocativa del solito. Una
trance onirica di cinque
lunghissimi brani, che arriva
diritto al cuore. MAESTRI
PSICHEDELICI.
Simone Bardazzi
VII
BLOOD ORANGE
Cupid Deluxe
BLESSED CHILD
OPERA
The Darkest Sea
Seahorse
Paolo Messere guida i suoi
Blessed Child Opera come
un capitano nella tempesta.
La direzione del suo veliero
è verso occidente, sempre
più lontano da quella terra
d’Albione che ha fortemente
PUÅ\LUaH[VPZ\VPWYPTPKPZJOP
Nelle dieci canzoni del suo
sesto album le chitarre
acustiche si mescolano a
quelle elettriche, il suono è
secco e asciutto: sa di terra
calpestata da marinai che
sono stati troppo tempo in
mare. Una violenza alla Swans
serpeggia nella maggior
parte dei brani (su tutti, I Look
At You (But I Already Know
your Answer). Blindfold è
l’eccezione che conferma la
regola: il fantasma dei God
Machine che torna a far visita
a Messere.
IL DISCO AMERICANO DEI
BCO.
Roberto Mandolini
Domino
Ritorna Devonté Hynes ed il
suo progetto parallelo Blood
Orange giunto al secondo
JHWP[VSVKPZJVNYHÄJV,
per l’occasione il poliedrico
artista newyorchese (già
noto al pubblico indie per
la sue uscite musicali come
Test Icicles e Lightspeed
Champion) continua a
cavalcare l’onda funk-pop
del precedente lavoro
sfruttando ospitate più o
meno note (David Longstreth
dei Dirty Projectors e Caroline
Polacheck dei Chairlift tra gli
altri). Il risultato è un’elegante
collezione di grooves che
eludono prontamente le
sabbie mobili della monotonia
tra atmosfere dance-pop
prese in prestito direttamente
dagli Anni Ottanta ed un
languido falsetto che risulta
alla lunga infettivo. UN
TALENTO CHE AMA RIPETERSI.
Alessandro Bonetti
THE BODY
Christs, Redeemers
Thrill Jockey
Il super-gruppo dei The Body
vive sotto cieli color inchiostro,
che vomitano tonnellate di
ruggine sulle nostre povere
orecchie. Gli Stati Uniti sono
la nuova Terra Promessa del
metal che piace agli hipster,
e i The Body incarnano
tutto ciò che è avant in
questi territori truci e brutali:
celebrano una messa nera
eterna, inondata di schegge,
di chitarre ululanti, di marce
catacombali. Sfoderano
un’austerità sinfonica quasi
mitteleuropea strabiliante, con
tanto di tastiere e aperture
corali che piacerebbero a una
Nico innamorata dei Neurosis.
Suoni acidi che ti buttano tra
le fauci del mostro. Ti trovi
a camminare in silenzio, a
osservare il cuore dell’oscurità.
UNA BAND MORBOSAMENTE
AFFASCINANTE.
Francesco Buffoli
BOARDWALK
Boardwalk
Stones Throw
Sogni californiani e languori
nostalgici si fondono nel
debutto dei Boardwalk, duo
frutto dell’alchemico incontro
tra le tastiere e la chitarra
di Mike Edge e la suadente
voce di Amber Quintero.
Nelle dieci agili tracce del
lavoro il duo mette in mostra
una tavolozza dai morbidi
colori pastello ma non priva
di increspature e cadenze
YP[TPJOLKLÄUP[L3LZPU\VZL
interpretazioni della Quintero
e le variopinte combinazioni
KPYP]LYILYPLZ[YH[PÄJHaPVUP
analogiche plasmano un
registro che denota evidenti
HMÄUP[nJVUP)LHJO/V\ZL
[\[[H]PHÄS[YH[VJVUKPZJYL[H
personalità attraverso uno
spiccato romanticismo pop
e ambientazioni intrise di
]P]PÄJHU[PHYVTPZHSTHZ[YP
CAREZZE DI TIEPIDA BREZZA
DREAM-POP.
Raffaello Russo
DEAD MEADOW
Warble Womb
Xemu
BRIAN AND THE
HAGGARDS Feat.
DR. EUGENE
CHADBOURNE
Merles Just Want To Have Fun
Northern Spy
Il sassofonista Bryan Murray
e la sua band, insieme
all’eclettico chitarrista Eugene
Chadbourne presentano un
disco di cover della leggenda
del country Merle Haggard.
In realtà, nel presente Merles
Just Want To Have Fun,
country e bluegrass sono
solo alcuni degli elementi;
ci sono anche il jazz degli
assoli di sax, il punk rock nel
modo di suonare la batteria,
e un feeling di libertà e
sperimentazione totale che lo
rendono più avant garde che
altro, ma soprattutto un lavoro
divertente ed estremamente
vario, come dimostrano
Mama Said e The Way I
Am. Gli amanti del country
classico potrebbero trovare
fastidiose le divagazioni
jazz. CONSIGLIATO A CHI
AMA IMPROVVISAZIONE E
IMPREVISTO.
Ianira De Ninno
CALIBRO 35
Traditori Di Tutti
Record Kicks
I Calibro 35 tagliano il
traguardo del quarto album
- il titolo preso in prestito dal
secondo romanzo di Giorgio
Scerbanenco - completando
I Dead Meadow tornano con un nuovo lavoro
inaspettatamente esteso e sostanzioso (più di un’ora di
musica, spalmata su quindici pezzi), caratterizzato da
dinamiche molto complesse e da una gamma allargata
di stili e registri espressivi. La psichedelia heavy rimane
il terreno di base su cui il trio di Washington innesta una
sequenza di esplorazioni ed esperimenti compositivi che
stupiscono per la loro arditezza. Quello che distingue
i Dead Meadow (che nel frattempo hanno recuperato
lo storico batterista Mark Laughlin) dalle altre band
dell’attuale panorama stoner, è senz’altro l’eleganza di
una naturale sensibilità melodica che sa alternare ballate
dal sapore younghiano a divagazioni strumentali ricche di
colore e potenza visionaria. Tra le nuove composizioni che
più lasciano il segno si impone subito 1000 Dreams, scritta
e suonata in tandem con il notevole chitarrista Imaad
Wasif, ma conquistano anche le splendide evoluzioni blues
della torbida Mr. Chesty, che fanno il paio con il poderoso
romanticismo di Yesterday’s Blowin’ Back. Non mancano
poi momenti di più intimo raccoglimento come Burn The
Here in Now o torride jam dall’andamento strascicato (i
limbi senza fondo di This Song Is Over). Il disco avvolge
e risucchia l’ascoltatore, scaraventandolo al centro di
tormente sabbathiane per poi coricarlo in anfratti di pace
sospesa, dove si fa strada un allusivo e indecifrabile
simbolismo. OPERA DI GRANDE IMPEGNO.
Francesco Giordani
un poker d’assi di dischi
zeppi di funky elettrico,
beat, R&B e easy listening
[YHZÄN\YH[PPUUVPYJVU
superbo estro strumentale
e ampio uso di autoironia.
Per la prima volta il gruppo
ÄYTH[\[[PPIYHUPKP\UHSI\T
a tratti più ammiccante
dei precedenti (Giulia Mon
Amour, The Butcher’s Bride),
ma anche più psicotico e
onirico (Miss Livia Ussaro,
ancora Scerbanenco dietro
le quinte). Un plauso alla
ZLaPVULÄH[PYPUMVYaH[H
adesso con tromba e
trombone, che ispessiscono
la negritudine del suono della
gang milanese (Stainless
Steel, Traitors).
# CALIBRO 35 FA DI NUOVO
CENTRO.
Raffaele Zappalà
43
A
L
B
U
M