e il mistero del catino di cristallo
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e il mistero del catino di cristallo
Emma e il mistero del catino di cristallo 3 Vecchi paradigmi e nuovi modelli L’economia e i mercati stanno cambiando, e lo fanno sempre più rapidamente. Alcuni economisti parlano di una terza rivoluzione industriale in atto, altri riferiscono come siano mutati i paradigmi che caratterizzavano i differenti mercati e si siano sovvertiti i ruoli dei vari attori nei mercati stessi. Il nuovo consumatore, o come oggi viene definito prosumer, è infatti in grado di proporsi come un inedito produttore (dai contenuti editoriali all’energia dei microgeneratori, dalle applicazioni software alla mobilità in sharing) essendo diventato capace di distribuire, attraverso le nuove reti fisiche e digitali, la sua personale offerta in uno spazio sempre più ampio. D’altro canto il produttore tradizionale è costretto a ripensare il suo ruolo in una logica di servizio e partenariato con i soggetti, vecchie e nuovi, della filiera. È ormai una evidenza come la digitalizzazione e le nuove reti abbiano ridotto, almeno per i processi di comunicazione e di condivisione delle conoscenze, la dimensione spaziale e quella temporale. Tale condizione vale tuttavia anche per le criticità che i nuovi tumultuosi sviluppi economici stanno apportando. In primo luogo la questione ambientale, oggi finalmente considerata, con tardivo realismo, un’emergenza universale. La sostenibilità ambientale è infatti entrata, come sentire diffuso o come vincolo normativo, in tutti i processi e in tutte le filiere produttive condizionando i modelli di business tradizionali e imprimendo un’accelerazione ai nuovi più eco-compatibili. 4 In questo scenario multiforme e mutevole trovano sempre più spazio nuovi mestieri che reinterpretano, grazie alle tecnologie digitali distribuite, le prassi di una cultura più in sintonia con l’ambiente e quindi più sostenibile. In molti casi queste esperienze attingono i loro valori dalla tradizione pre-consumistica e ridefiniscono le stesse relazioni tra i soggetti del mercato: si passa infatti da organizzazioni centralistiche e gerarchizzate a sistemi collaborativi e aperti. Un esempio sempre più diffuso di questa nuova visione dell’economia e dei rapporti sottesi tra gli individui coinvolti nel processo produttivo è il laboratorio di fabbricazioni digitali (Fab Lab) che unisce in un’esperienza creativa tutti gli elementi che contraddistinguono il cambiamento attuale ovvero innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale e relazioni collaborative. digitali) è dedicato il presente racconto che raccoglie, nella duplice forma narrativa e informativa, una serie di spunti e osservazioni sul fenomeno stesso e sui più ampi processi economici che anticipa o interpreta. Questa iniziativa editoriale si affianca a una gara tecnologica internazionale (Smart EMMA) che vede protagonisti proprio i Fab Lab e che ha come tema l’energia. INTRODUZIONE Al movimento dei Fab Lab e dei Maker (artigiani 5 Wiki Note Le note sono tratte dalle voci di Wikipedia, l’enciclopedia libera e collaborativa, consultabili on line con il QR Code. Wiki Quote Le schede di approfondimento sono redatte riportando citazioni da fonti pubbliche di volta in volta indicate. Google Map Le mappe rappresentate sono tratte dal servizio online Google Maps della società Google Inc. La mappa è consultabile online con il QR code. 6 Prefazione Dalla Fab Economy al Villaggio Globale, passando per Emma di Jean Michel Molennaar* Il network Fab Economy è nato da un’aspirazione condivisa da tanti maker, programmatori e artigiani digitali: sviluppare laboratori autonomi ed economicamente sostenibili senza tuttavia perdere gli elementi caratterizzanti di queste singolari esperienze, vale a dire la condivisione di conoscenze e l’idea di una comunità open source collegata a livello globale. Si possono, infatti, chiamare Fab Lab, Maker Space o Hacker Space, ma tutti perseguono il principio della collaborazione e della trasparenza nelle loro attività. Nel 2013, durante l’evento FAB9 a Yokohama, in Giappone, ho iniziato a parlare con Chris Wilkinson circa l’idea di avviare una organizzazione che avrebbe lavorato sulla creazione di opportunità di business per la rete dei Fab Lab, utilizzando le potenzialità della fabbricazione digitale distribuita, della prototipazione rapida e della condivisione delle conoscenze. Quest’ultima è infatti la reale potenza della rete dei Fab Lab: la capacità di guardare un problema da molti punti di vista consentendo la creazione di un ecosistema unico di innovazione che si continua a rinnovare, e diventa sempre più diversificato man mano che si sviluppa. Sempre in quell’anno sono entrato in contatto con Fiore Basile in Italia, e Francisco Sanchez dalla Spagna, trovando piena sintonia di idee e di propositi. E’ nata così, da un connubio di esperienze professionali e di storie personali 7 molto eterogenee, l’organizzazione di Fab Economy che si è subito proposta come una dinamica piattaforma di coordinamento della rete dei Fab Lab. Attraverso questo network le idee, i progetti e le opportunità di lavoro vengono diffusi, arricchiti e sfruttati. L’etichetta Made in Fab Lab sta a rappresentare proprio questa progettualità condivisa. Sempre di più infatti si sta manifestando opportunità di adattare a livello locale progetti sviluppati a livello globale: i laboratori digitali sono l’ambito ideale per fabbricare e personalizzare localmente prodotti che nascono da progetti condivisi in rete. Certamente per quanto in un Fab Lab sia ormai possibile replicare molti oggetti e strumenti utilizzati per le nostre attività quotidiane e sia quindi possibile personalizzarli adattandoli alle singole esigenze, tanti altri non sono ancora tecnicamente o economicamente realizzabili. Tuttavia il gap si sta rapidamente riducendo e la produzione localizzata, o se vogliamo artigianale, sta diventando sempre più interessante e non solo per gli appassionati del “fai da te”. La rete internet e gli strumenti digitali hanno solo facilitato questa modalità produttiva che trae le sue origini nella conoscenza dei materiali e nelle competenze tecniche sviluppate a livello locale che venivano trasmesse all’interno delle comunità. Ora quelle collettività di industriosi e creativi artigiani sono finalmente interconnesse in unica comunità globale. Certo non è ancora l’ideale villaggio universale in cui le persone possano trarre comune vantaggio dal lavoro di tutti e liberamente condividerne le conoscenze. Questo modello di villaggio globale è certo ancora distante. Ma grazie alle sfide che abbiamo fissato per noi stessi e le nostre organizzazioni, è più in vista, e la vista è magnifica. Sono lieto di vedere come questa visione venga apprezzata da realtà economiche e produttive più tradizionali, ma con un forte 8 spirito di innovazione e di apertura al cambiamento. Proprio dalla sinergia di modelli differenti possono aprirsi, infatti, nuovi percorsi di sviluppo e inedite soluzioni ai problemi. Il contest tecnologico “Smart EMMA” (Smart Energy Monitoring and Management Applications) dedicato all’innovazione nell’ambito dell’efficienza energetica e che vede protagonisti alcuni laboratori del network di Fab Economy, rientra pienamente in questo virtuoso processo. Ad Axpo Italia, sponsor e promotore dell’iniziativa, va quindi un ringraziamento per l’attenzione e la fiducia attribuite al nostro ambizioso progetto. Abbiamo inoltre accolto subito con entusiasmo e simpatia l’idea di raccontare il mondo dei laboratori digitali attraverso la finzione di una storia illustrata. Naturalmente in questa avventura non possiamo che fare il tifo per Emma! * Co-Fondatore di Fab Economy e Direttore di Fab Connections, l’organizzazione che promuove lo sviluppo dei laboratori indipendenti e della cultura dell’open source tecnologico. 9