La Mostra - associazione culturale itinerari

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La Mostra - associazione culturale itinerari
Gauguin Van Gogh. L'avventura del colore nuovo
Il complesso museale di Santa
Giulia a Brescia ospiterà fino al 21
Marzo 2006 una delle più belle e
ricche mostre degli ultimi anni.
L'avventura del colore nuovo,
questo è il titolo della mostra che è
davvero un'avventura in quanto a
scoperte ed emozioni. Cercherò di
guidarvi nelle sale del palazzo …e
chiedo scusa in anticipo se sarò
troppo prolissa; questa mostra mi
ha dato tanto e ho una gran voglia
di condividere questa emozione
con voi!!!
L'esposizione segue in parallelo la
vita e l'evoluzione artistica dei due
pittori fino a far coincidere le due cose nelle opere che hanno segnato la loro breve convivenza ad
Arles, per poi proseguire con un'analisi più approfondita del loro percorso individuale nelle opere
degli ultimi anni. Sono presenti 150 capolavori provenienti dai principali musei di tutto il mondo.
Il percorso si apre con opere giovanili di Van Gogh che mostrano i primi tentativi di un artista
ancora inesperto. In queste prime opere ( disegni e oli ) l'artista mostra uno stile ancora imperfetto.
Qui è rappresentata la fase del realismo sociale dell'artista, periodo caratterizzato dalla predilezione
per ambienti rurali e soggetti sociali come il lavoro della povera gente. Van Gogh immortala la vita
dei contadini con quella tendenza alla denuncia sociale che probabilmente gli deriva dallo studio dei
grandi realisti: Courbet e Daumier. Questo periodo è stato comunque caratterizzato da una grande
sperimentazione da parte di Vincent che si è cimentato in più tipologie pittoriche ( ritratto, natura
morta ecc. ).
La seconda sezione è dedicata al giovane Gauguin, quasi irriconoscibile in questi dipinti. A
prevalere sono paesaggi urbani e campestri dipinti con la tecnica del pointillisme. La tavolozza è
molto varia e vivace; nei paesaggi si alternano colori caldi come il giallo e l'arancio, e colori tenui
come il rosa e il celeste. Tutto però è ancora molto trattenuto… come ricoperto da una sottile patina
opacante. Tra tutti spicca un bellissimo ritratto della moglie Mette di marcato gusto impressionista.
È una delicata figura femminile luminosissima nel suo abito rosa. Mette è ritratta in un raffinato
ambiente domestico seduta su un'importante sedia di legno. Esercita una leggera torsione col corpo
che la porta a voltarsi e guardare di lato… fuori dal dipinto… probabilmente oltre una finestra. La
tecnica è impeccabile è il risultato finale è molto bello raffinato ma a questo quadro manca
qualcosa: il sentimento. Sarà per le tonalità glaciali, sarà per la posizione di totale distacco assunta
da Mette, ma l'opera risulta fredda.
La svolta stilistica del pittore è resa evidente nella sala successiva che contiene opere realizzate in
Bretagna. Probabilmente è il nuovo ambiente a stuzzicare la creatività di Gauguin che arricchisce la
sua tavolozza di tinte calde e vivaci. Le campagne della Bretagna sono molto lontane dal grigiore di
Parigi e lui sembra rinvigorito da questa nuova realtà . In questa sezione troviamo alcuni tra i più
noti quadri dell'artista. Le opere di questo periodo sono inconfondibili per la presenza delle donne
bretoni nei loro abiti caratteristici. Da sole o in compagnia sono loro le vere protagoniste dei dipinti.
Alcuni di questi sono impregnati di un misticismo molto personale ispirato nell'artista dalla
popolazione locale così attaccata alle tradizioni e alla religiosità. Ne è un esempio "la visione dopo
il sermone" che offre la rivisitazione di un tema classico come la lotta tra Giacobbe e l'angelo.
Il quadro è idealmente diviso in due parti dalla diagonale del tronco d'albero. La parte in alto a
destra è occupata dai due personaggi che popolano la visione la sinistra dalle pie donne che la
evocano e assistono alla scena. La composizione è di evidente ispirazione orientale. Lo scorcio in
diagonale e la posizione dei lottatori riprendono elementi delle stampe giapponesi. Il tutto è reso
ancora più irreale dallo sfondo rosso acceso su cui si stagliano i personaggi. L'opera è una decisa
espressione del simbolismo di Gauguin. I due lottatori diventano allegoria dell'eterna lotta tra bene e
male che è alla base di tutte le religioni. Il colore viene steso con campiture piatte e in modo
uniforme. Le linee di contorno sono molto marcate e non ci sono accenni a sfumature ed effetti
chiaroscurali. La pittura di Gauguin è caratterizzata da una certa bidimensionalità che si evidenzia
sia nel trattamento delle superfici che nella composizione spaziale. Ancora prima di Matisse e dei
fauves egli introdusse il cloisonnisme, una tecnica che prendendo spunto dalle vetrate gotiche e
dagli smalti cloisonne, consisteva nello stendere colori puri ed uniformi contornati da un netto
segno scuro.
Si passa poi ad una sala nella quale sono esposte una serie di zincografie su carta velina . Gauguin si
avvicinò a questa tecnica nell'intento di farsi conoscere dal grande pubblico . Con la tecnica della
litografia si potevano infatti ottenere più copie di uno stesso soggetto. Erano un po' come le odierne
fotografie o cartoline!!! Questi piccoli gioiellini sono molto indicativi dello stile sintetico
dell'artista.
La terza sezione è dedicata a Van Gogh e ad un nuovo periodo della sua vita. Contiene alcune delle
opere che l'artista realizzò durante il suo soggiorno a Parigi dove ebbe modo di migliorare il suo
stile grazie alla frequentazione di altri grandi artisti tra i quali Bernard, Toulouse-Lautrec, Seurat,
Pissarro… e Gauguin. Egli giunse a Parigi pieno di entusiasmo e buoni propositi e in un primo
momento venne travolto positivamente dall'ambiente artistico cittadino. Ma non ebbe una grande
fortuna e i crescenti problemi economici lo obbligarono a spostarsi nel sud della Francia.
Questa sezione si apre con una serie di nature morte raffiguranti oggetti, frutta, piante e… gli
immancabili girasoli. Sono inoltre presenti alcuni scorci urbani e paesaggi rurali. Nel dipinto
intitolato Orti a Montmartre inizia ad intravedersi lo stile per cui Van Gogh è conosciuto: le
pennellate diventano nervose, i colori vengono accostati in modo da dare gli effetti desiderati se
osservati da lontano. Il suo stile nasce dal suo modo d'essere. Era un uomo istintivo, dai sentimenti
forti che metteva tutto se stesso nella pittura; dipingere era per lui una necessità interiore che lo
portava ad esprimere le sue emozioni sulla tela. Da qui la sua proverbiale rapidità pittorica che
rappresenta la necessità di seguire con la mano l'urgenza interiore di esprimersi, in assoluta libertà e
obbedendo più al sentimento che alla ragione.
Nella stessa stanza ci si ritrova faccia a faccia con Van Gogh… o meglio con uno dei sui più famosi
autoritratti, l'autoritratto con cappello di paglia. Egli nella sua carriera ne realizzò tantissimi, tutti
diversi per abbigliamento o tonalità cromatiche, ma tutti accomunati dallo stesso sguardo penetrante
e impetuoso dell'artista. Realizzare un autoritratto era per lui (oltre che l'occasione di dipingere
senza dover spendere denaro per i modelli) un modo per guardarsi dentro ed esprimere i suoi stati
d'animo. Il ritratto presente in mostra è reso particolare dal grande cappello di paglia che il pittore
porta sul capo. È incentrato sulle tonalità dell'ocra e del giallo con qualche tocco di rosso e il verde
smeraldo degli occhi. Lo sfondo è descritto da pochi, ma significativi, tratti azzurri.
Dopo aver seguito separatamente lo sviluppo stilistico dei due artisti si arriva alla stanza in cui si
può fare un diretto confronto: quella dedicata alla loro convivenza nella famosa casa gialla di Arles.
Van Gogh nutriva il sogno di costituire una sorta di comunità artistica e cercò di realizzarlo
invitando i suoi amici Bernard e Gauguin ad Arles. Gauguin accettò e si trasferì dall'amico. I due
dipinsero e confrontarono il proprio lavoro per un paio di mesi, finché scoppiò tra loro un litigio
risoltosi con la partenza di Gauguin e l'autoamputazione di un orecchio da parte di Van Gogh.
Sono presenti delle opere che a mio parere non sono tra le più rappresentative di questo periodo. Tra
queste il seminatore di Van Gogh nel quale il sole che compare all'orizzonte sembra un grande
girasole, il sentiero lungo il giardino fiorito (sempre di Van Gogh) che colpisce per l'incredibile
varietà cromatica e le Arlesiane di Gauguin nel quale l'incedere lento e greve delle quattro donne da
una certa solennità alla scena. In questa sezione si possono anche ammirare due notevoli i ritratti
eseguiti da Van Gogh ( di Ginoux e del sottotenente Milliet ) caratterizzati da una incredibile
vivacità cromatica e realismo nel rendere le espressioni dei volti.
Altra stanza… altra importantissima fase artistica di Van Gogh. La quinta sezione è interamente
dedicata alla famiglia Roulin. L'insieme di dipinti raffiguranti la famiglia Roulin rappresenta un
momento importante della vita e della carriera di Van Gogh. In un periodo in cui l'artista aveva
grande difficoltà a trovare modelli, la possibilità di ritrarre un'intera famiglia era una vera
benedizione. Van Gogh ne immortala tutti i membri: il capofamiglia sempre raffigurato nella sua
uniforme da postino, i tre figli Marcelle, Armand e Camille con i suoi bellissimi occhi azzurri e
naturalmente Madame Roulin la signora della casa! I più noti sono certamente i ritratti di Joseph
Roulin e di sua moglie. Come lo stesso Van Gogh lo descrive in una lettera alla sorella il primo
ritrae "un postino nella sua uniforme blu scuro e gialla, un volto simile a quello di Socrate, un naso
impercettibile, fronte ampia, pelato con piccoli occhi grigi, guance paffute di un rosso luminoso,
lunga barba brizzolata e orecchie grandi". Questo era Joseph Roulin, suo grande amico che lo aiutò
in un momento di solitudine. Se nel ritratto di Joseph prevalgono i toni dell'azzurro (dall'abito blu…
alla parete celeste) il ritratto della moglie è un'esplosione di verde! Verdi sono gli abiti che
indossa… verde è la parete con decorazioni floreali che fa da sfondo e verdi sono i suoi miti occhi.
La signora Roulin, meglio conosciuta come "la Berceuse", è seduta una sedia di legno, con le mani
giunte nel grembo e una cordicella tra le dita. Ha un'espressione molto dolce e materna che
probabilmente è in grado di rasserenare l'animo inquieto di Vincent. Nello sfondo emerge tutto
l'estro creativo dell'artista che si sbizzarrisce in una decorazione "a squame" e motivi floreali
veramente d'effetto!
Lasciando la famiglia Roulin si entra nella sezione intitolata Van Gogh e Millet. Questa contiene
delle riproduzioni dal Millet che l'artista realizzò per esercitarsi nel disegno. Van Gogh nutriva una
grande ammirazione per quest'artista che considerava insuperabile. Si avvicinò alla sua arte in un
periodo molto difficile della sua vita quando, ad un passo dall'infermità mentale, fu costretto in un
sanatorio. Nonostante siano delle copie lo stile di Van Gogh è inconfondibile. Sono dei bellissimi
dipinti dai toni molto "soffusi" …quasi opachi. Personalmente sono rimasta affascinata da un
dipinto intitolato Serata in famiglia. Questo, a differenza di tutti gli altri della stessa sezione,
risplende di una luce propria che sembra provenire dalla lanterna che illumina la scena e che mette
in evidenza un ambiente umilissimo. In primo piano un uomo e una donna siedono davanti al
caminetto. Entrambi sono impegnati in piccole attività; la donna sembra rammendare o ricamare
qualcosa, l'uomo è intento ad intrecciare dei fili… forse delle fibre per preparare una corda o dei
giunchi per un cesto. In un angolino a sinistra un gatto accucciato si gode il tepore del fuoco acceso.
Siamo quasi alla fine di questa doppia retrospettiva. Le ultime due sale raccolgono le opere
dell'ultimo periodo degli artisti, quelle che meglio rappresentano la loro arte anche perché sono le
opere che sintetizzano la loro ideologia. Per primo si incontra l'ultimo Van Gogh. Gli ultimi anni di
vita dell'artista furono davvero drammatici. Presa consapevolezza del peggioramento della sua
condizione psichica Vincent si fece ricoverare per tre mesi in una casa di cura a Saint Remy. Al
trascorrere di questi, dopo aver trascorso qualche giorno a Parigi dal fratello si trasferì ad Auvers.
Le su condizioni peggioravano a vista d'occhio… si sentiva sempre più solo e depresso fino a
quando un giorno si suicidò sparandosi un colpo al petto. Aveva solo 37 anni.
L'inquietudine dell'ultimo periodo stimolò la sua genialità visto che proprio in quegli anni realizzò
alcuni tra i suoi più grandi capolavori. Osservando i dipinti esposti si può percepire il suo stato
d'animo… La pennellata tende ora a un andamento contorto e vorticoso, le linee sono sempre più
frenetiche, mentre il colore, aggrumato e ispessito, assume una qualità materica che dà luogo alle
forme. I colori sono violenti e spesso contrastanti. Ciò che mi ha stupito e affascinato di queste
opere (ma anche delle precedenti) è la grande capacità di costruire il colore desiderato accostando
pennellate dalle svariate tonalità. In un dipinto si possono notare infinite sfumature di uno stesso
colore, come in Tronchi d'albero un'armonica composizione di linee verdi che definiscono il
paesaggio. Nel dipinto intitolato La passeggiata al chiaro di luna il colore diventa protagonista
assoluto. La scena è piuttosto spoglia: un uomo e una donna passeggiano su una collina con scarsa
vegetazione mentre alle loro spalle la luna sorge alta nel cielo. La luna irradia una luce irreale ed il
cielo si tinge di mille colori! Varia gradatamente dal verde al rosso, passando per il giallo e
l'arancione, e poi si perde dietro le montagne in lontananza. La scena è molto suggestiva!
Ancor più suggestiva è a mio parere l'altra visione notturna presentata nella mostra, Sentiero di
notte in Provenza, che mostra un paesaggio un po' più realistico nelle tonalità cromatiche ma
comunque incantato. In quest' opera è facile distinguere le singole pennellate che vengono
distribuite sulla tela in modo da creare gli effetti voluti dal pittore; Sono dritte e rapide nel
descrivere il campo di grano color oro… un po' più mosse e sinuose nel delineare il grigio sentiero
sul quale camminano i due personaggi… sono quasi macchie policromatiche a suggerire la chioma
del cipresso mosso dal vento… e sono vorticose per raccontare il moto di questo ultimo nel cielo!
Tutto ciò culmina nella stella che splende alta nel cielo, quasi più grande e luminosa della luna in
questo dipinto. Merita menzione anche un bellissimo campo di papaveri davanti al quale è
impossibile non evocare il dipinto di analogo soggetto di Monet. Ma mentre Monet dipinge un
paesaggio in quiete dove tutto fa da sfondo alla tranquilla passeggiata delle signore, Van Gogh tira
fuori ancora una volta la sua inquietudine e dipinge un campo mosso dal vento dove i colori si
fanno mille volte più intensi ed è assente la presenza umana.
Lasciato definitivamente Van Gogh si arriva all'ultima sezione della mostra. Questa inizia con delle
curiose incisioni che ricordano l'arte primitiva. Con il termine "primitivismo" si può sintetizzare
l'ultimo periodo dell'artista sia dal punto di vista sociale che artistico. Nel primo caso si esprime
come voglia di evadere dalla società e dalla vita cittadina per immergersi nei paesaggi incontaminati
delle isole marchesi e mescolarsi alla popolazione indigena.
Stilisticamente il primitivismo si esprime nella ricerca di forme semplici, di colori intensi, di un
simbolismo che pervade tutte le sue opere. Si arriva all'ultima sala che si trova in una posizione
leggermente ribassata rispetto alle precedenti. Questo fa si che per arrivarci si debbano scendere
alcuni gradini. Ci si ritrova dunque, al suo ingresso, in un pianerottolo con balaustra dal quale si
possono ammirare dall'alto le opere. Il colpo d'occhio è emozionante! La sala è una vera e propria
esplosione di colore. Da lontano si intravedono le donne e i paesaggi tahitiani tanto amati
dall'artista… si possono riconoscere alcune opere, talmente famose da essere quasi familiari…. e si
muore dalla voglia di scendere per contemplare da vicino quei capolavori! O per lo meno, questo è
quello che io ho provato!!!
Scesi giù si incontrano le bellissime donne tahitiane e i paesaggi mozzafiato che tanto hanno
affascinato Gauguin. Il primo incontro davvero da brivido è quello con le due fanciulle dei dipinti
intitolati "Sulla spiaggia". Sono presenti una accanto all'altra le due versioni eseguite dall'artista.
Nella prima una delle due amiche indossa un innaturale abito occidentale che viene sostituito nella
seconda versione. La composizione dei due è identica: due ragazze dai tratti negroidi sono sedute
sulla sabbia in pose rilassate e naturali. Le opere colpiscono per i colori vivaci e violenti… dal
giallo oro della sabbia al verde del mare all'orizzonte… dal nero lucente dei capelli raccolti ed
ornati con un fiore ai colori sgargianti dei loro abiti!!!
Il quadro evoca un'atmosfera silenziosa e quasi meditativa. Le due ragazze sono assorte nei loro
pensieri e non comunicano tra loro ne col pittore. Sono immobili nelle loro posizioni plastiche…
monumentali come due idoli pagani. Non era intenzione dell'artista rappresentarle intente in una
determinata attività ( anche se una delle due intreccia fibre di palma) ; egli voleva creare un
immagine decorativa in cui ogni elemento è finalizzato all'armonia dell'insieme. Un particolare
curioso è rappresentato dagli oggetti disposti in modo disordinato in primo piano che danno
all'opera un alone di mistero ( cosa simboleggeranno? ). Forse erano soltanto dei piccoli oggetti
portati dall'artista che diventavano tesori per le popolazioni selvagge di Tahiti. Anche in questi
dipinti, a parte qualche accenno chiaroscurale, il colore è steso per ampie campiture.
Quest' ultima raccolta è davvero straordinaria per la varietà di sensazioni e percezioni che i dipinti
presenti riescono ad evocare; la sensualità della "donna del mare" immortalata di spalle e
completamente nuda… la malinconia del "povero pescatore"... il misticismo e il mistero evocata
dallo "stregone di Hiva Oa"... ma magia dell'atmosfera incantata evocata nel "idillio a Tahiti"!
A mio parere è una delle stanze più belle perché Gauguin esplode in tutta la sua vitalità espressiva.
È anche l'ultima tappa di questo percorso espositivo che ha attraversato la vita e l'arte dei due
maestri.
Una mostra eccellente in tutto… non soltanto per la quantità e qualità delle opere presenti ma anche
per la perfetta organizzazione ! Ho trovato a Brescia tutto ciò che da una mostra si possa chiedere.
Le opere disposte su fondo bianco e perfettamente illuminate sono sistemate in modo coerente con
le intenzioni degli allestitori ( mostrare il percorso di crescita dei due artisti ). Nei cartellini che
identificano ogni dipinto si trovano tutte le indicazioni necessarie: artista ( beh… magari questo è
superfluo ), data di realizzazione, tecnica e titolo dell'opera. All'inizio di ogni sezione dei pannelli
informativi riportano le principali note biografiche e stilistiche . Le opere sono inoltre intervallate
da brani tratti dalle lettere che i due artisti si scrivevano o che Van Gogh scriveva a suo fratello
Theò. Leggendole non solo si riesce a comprendere meglio le opere ( spesso nella corrispondenza
c'erano vere e proprie descrizioni dei dipinti ) ma si entra in intimità con l'artista. In queste vengono
svelati così tanti particolari della vita privata che leggendole ci si sente quasi indiscreti!
La mostra sfrutta anche le nuove tecnologie grazie all'allestimento di due aree multimediali. La
prima è una sala in cui viene proiettato un filmato delle opere esposte accompagnato da commenti
tratti da critiche o forse dalle lettere degli artisti. La seconda è costituita da un corridoio con grandi
schermi al plasma nel quale nei quali vengono mostrati particolari e ingrandimenti di un
determinato dipinto. È una cosa molto suggestiva perché sembra quasi di entrare nella dimensione
del quadro. Un'ultima chicca della mostra è rappresentata dalle due vetrine nelle quali sono stati
raccolti alcuni affetti personali degli artisti. La prima è dedicata a Van Gogh e contiene, oltre a
moltissimi libri di pittura, schizzi, album da disegno, stampe giapponesi ( tutti elementi legati alla
sua formazione ) e un paio di fotografie… una vera rarità visto il carattere del pittore! Nella seconda
vetrina è presente un'analoga raccolta dedicata a Gauguin.
Prima di lasciarvi ( scusate ancora per essermi dilungata così tanto ) vorrei consigliarvi di non
limitarvi alla visita della mostra ma di girare per le stanze del museo. Il complesso museale che
ospita la mostra racchiude dei veri e propri tesori artistico-archeologici. Il convento di Santa Giulia
sorge infatti su un'area archeologica portata alla luce da recenti scavi. In età Romana quella dove
attualmente sorge il monastero era un'area residenziale ricca di ville affrescate e mosaicate. Una
parte di queste oggi è visibile ed è parte integrante di uno dei due percorsi museali del complesso. Il
primo segue l'evoluzione del convento e comprende la Chiesa di San Salvatore, l'oratorio di Santa
Giulia, i chiostri età rinascimentale e il Coro delle monache, con le pareti interamente affrescate e
decorate da artisti locali. Il secondo percorso, che a mio parere è molto interessante, raccoglie
reperti artistico archeologici rinvenuti a Brescia e nel suo territorio. Attraversando le varie stanze si
può fare un viaggio nel tempo partendo dall'era preistorica fino ad arrivare al 1500 passando per
l'età Romana e Carolingia. Ci sono moltissime cose interessanti ma a mio parere c'è un manufatto
assolutamente imperdibile. È una vittoria alata del III secolo a.C. interamente realizzata in bronzo e
in perfetto stato di conservazione. Rappresenta un vero e proprio tesoro, non soltanto perché è
bellissima, ma perché i bronzi antichi sopravvissuti alla "rifusione" dei secoli sucessivi… sono una
vera rarità!