Serbia - Mercati a confronto

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Serbia - Mercati a confronto
Serbia
Informazioni Generali
Superficie
La Repubblica di Serbia ha un’estensione di 88.361 Km2.
Capitale
Belgrado (1.576.000 abitanti) (a).
Altre città principali
Novi Sad (299.000 abitanti) (a); Nis (251.000 abitanti) (a); Kragujevac
(176.000 abitanti) (a); Pristina (108.000 abitanti) (c).
(a) dati dal censimento 2002 in Serbia
(c) molti albanesi kosovari non hanno partecipato al censimento 2002.
Popolazione
7.500.000 abitanti (secondo il censimento del 2002 escluso il Kosovo)
densità 103,7 abitati per Km2; (9.400.000 abitanti secondo stime della
EIU, incluso il Kosovo);
Lingua
La lingua ufficiale del Paese è il Serbo-Croato; diffuso l’uso dell’Albanese
nel Kosovo e dell’Ungherese nella Vojvodina
Religione
Ortodossa 65%, Musulmana 19%, Cattolica 4%, Protestante 1%, altra
11%
Moneta
L’unità monetaria della Repubblica di Serbia è il Dinaro Serbo (CSD)
suddiviso in 100 paras.
La media annuale di cambio del Dinaro Serbo in Euro nell’anno 2006 è
stata di 84.3945 CSD per 1 Euro.
Il tasso di cambio a dicembre 2007 è di 79.4028 dinari per 1 Euro.
Sistema politico
La Serbia è una repubblica democratica basata sulla costituzione del
1989 con un’assemblea unicamerale (Skupstina) di 250 seggi.
Il Governo è guidato dal primo ministro ed è responsabile di fronte al
parlamento.
Le prime elezioni della Serbia come stato indipendente si sono tenute il
21 gennaio 2007; il Nuovo Parlamento Serbo sarà costituito allo stesso
tempo da 6 partiti e coalizioni e dai rappresentanti delle 8 minoranze
nazionali. Alla seduta tenutasi il 14 febbraio 2007 si è costituito il nuovo
Parlamento della Repubblica della Serbia. La prima seduta del
parlamento alla quale erano presenti tutti i neo eletti deputati è stata
interamente dedicata alla discussione del processo negoziale sul futuro
status del Kosovo e della proposta dell'inviato speciale Martti Ahtisaari.
Presidente della Repubblica di Serbia
Boris Tadic, dal 27 giugno 2004, prossime elezioni 2008.
Governo
Il governo è guidato da Vojislav Kostunica (DSS) ed è in carica dal 15
maggio 2007. La coalizione comprende i DS, un’alleanza tra i DSS e la
nuova Serbia (NS), e il partito G17 Plus.
Partiti politici
Come le ultime elezioni, anche quelle del 2007 hanno visto la vittoria
dell’ultra- nazionalista Partito Radicale Serbo (SRS, che si avvicina al
30% dei seggi) il cui presidente è Vojislav Seselj; il secondo posto (64
seggi) spetta al Partito Democratico (DS)con il Presidente serbo Boris
Tadic; il terzo posto, con 47 seggi, spetta al Partito Democratico della
Serbia (DSS) il cui leader è il Primo Ministro Serbo Vojislav Kostunica; il
partito liberale conservatore G17, è guidato dal Ministro della Finanza
Mladjan Dirkic e ha ottenuto 19 seggi.
Principali indicatori economici
Indicatore
PIL a prezzi correnti (milioni di YuD)
PIL a prezzi correnti (milioni di US$)
2004a
1,431
2005 a
2006a
2007b
1.750
2.084
2.374
24.387 26.039
31.192
41.077
Tasso di crescita reale (%)
8,4
6,2
5,7
7,0
Inflazione %
9.8
17.3
12.7
6,5
3.897
4,647
6,487
8.563
Bilancia commerciale (milioni di US$)
Esportazioni
Importazioni
Saldo
Tasso di cambio YuD/US$ (media
annuale)
Debito estero (milioni di US$)
Riserve internazionali (mil. di US$)
-10.944 -10,210
-7.047 -5.563
-12,715 -16.784
-6228 -8.221
58,69
67,21
66,82
57,80
14.1
15.5
19.6
24,3
4,245
5,745
11,638
14,600
Fonte: Economist Intelligence Unit: Country Report gennaio 2008
a
dati attuali;
b
stime;
Rischio paese
La SACE colloca la Serbia a settembre 2007 in: Categoria di rischio 7, (1
minor rischio; 7 maggior rischio).
Condizioni di assicurabilità
Restrizioni specifiche:
-Rischio sovrano: apertura
-Rischio bancario e corporate: apertura
Congiuntura
Il repentino collasso della Confederazione Jugoslava nel 1991 – cui
hanno fatto seguito le guerre etniche, la destabilizzazione dei confini
nazionali e l’interruzione dei flussi commerciali tra le diverse Repubbliche
- ha determinato una grave recessione dell’economia serbomontenegrina, accentuatasi, a partire dal 1992, dall’embargo decretato
dall’ONU nei confronti della Federazione.
Il vasto programma di risanamento basato su una politica monetaria
restrittiva e sull’indicizzazione del nuovo dinaro (introdotto nel gennaio
del 1994) al marco tedesco, ha apportato solo parziali miglioramenti.
Il Paese è peraltro rimasto segnato dal problema di un grave isolamento
internazionale; mentre l’ultima guerra scatenata dalla questione del
Kosovo, con il crescere delle tensioni all`interno ed all`esterno dei
confini del Paese durante il 1999, ha portato ad un ulteriore
rallentamento dell`economia nello stesso anno (–20%).
Dopo l’intervento della NATO-Allied Force contro la Jugoslavia per
ottenere il ritiro delle truppe jugoslave dal Kosovo e l`instaurarsi di un
pacifico dialogo, il Paese è uscito dal conflitto ancor più devastato di
prima: a parte il gran numero di vittime, risultavano distrutte la rete di
distribuzione elettrica, i ponti, le strade e gran parte delle case, mentre il
settore industriale registrava circa un milione di persone rimaste senza
lavoro.
Dal punto di vista economico, l`accordo di pace, approvato dal Partito
Serbo nel giugno 1999, ha messo fine alla guerra ed ha portato al varo
di un "Patto di Stabilità" per l`Europa sud-orientale, necessario per
affermare il processo di democratizzazione, la stabilità e la cooperazione
regionale. La gran parte dei profughi albanesi è così riuscita a rientrare
nel Kosovo già a fine `99, mentre la regione kosovara è stata invece
ampiamente abbandonata da quei pochi serbi ancora rimasti.
L’esame degli indicatori economici dimostra che gli anni 2000 hanno
cominciato a segnare una svolta per il paese: la produzione complessiva
è infatti tornata a crescere per valori intorno al 5,0% già nel 2001,
grazie soprattutto alla ripresa dell’agricoltura, piuttosto che ad una
ripresa dell’industria.
Nonostante il ripristino delle linee di collegamento e il riavvio dei rapporti
commerciali almeno con alcuni dei principali partner, la crescita del PIL è
stata modesta nel 2002, ed assestata intorno al 3,8%.
La ancora debole performance dell’agricoltura e dell’industria sono invece
alla base della ulteriore diminuzione della crescita del PIL nel 2003,
attestatasi intorno al 2,0%, e solo in parte controbilanciata dalla buona
ripresa del settore dei servizi. Una netta discesa è invece evidente per
l’inflazione, che in media nel 2003 sembrerebbe aver registrato un valore
intorno al 10%.
Nuovamente in crescita, negli stessi anni, è anche l’interscambio
commerciale, sebbene le esportazioni risultino essere inferiori alla metà
delle importazioni, con conseguenti saldi commerciali pesantemente
negativi.
La crescita della produzione industriale, ed in particolare del settore
manifatturiero, è invece alla base della buona performance economica
registrata nel corso del 2004.
Il ritorno della Jugoslavia al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca
Mondiale ha segnato inoltre un passaggio importante per il Paese.
Ciò è stato possibile anche grazie alle risultanze delle elezioni generali e
municipali della Federazione Jugoslava del 24 settembre 2000 quando con il 64% dei voti - l’Opposizione Democratica Serba (DOS) ha vinto le
elezioni.
La situazione ereditata dal presidente Kostunica, è stata quella di un
paese afflitto da una grave crisi economica aggravata dall’emergenza dei
profughi provenienti dal Kosovo e concentrati nell’area meridionale del
paese. A ciò si sono poi aggiunte le istanze formulate dal Montenegro per
uno smembramento della Federazione Jugoslava ed il riconoscimento di
due stati sovrani all’interno di una più libera confederazione.
La presidenza di Kostunica è riuscita comunque a migliorare le relazioni
estere generali della Jugoslavia, ricucendo rapidamente i legami sia con i
principali paesi occidentali - guadagnando l’ammissione alle Nazioni
Unite, all’OCSE e al Fondo Monetario Internazionale - sia con l’intera
regione balcanica, ristabilendo le relazioni diplomatiche con la Slovenia,
la Bosnia Erzegovina e l’Albania.
Il 14 marzo 2002 le due parti costituenti la Jugoslavia – repubblica di
Serbia e repubblica di Montenegro - hanno raggiunto un accordo di
massima per rimpiazzare la repubblica federale con uno stato comune,
da denominare “Serbia e Montenegro”. L’accordo, entrato ufficialmente
in vigore a gennaio del 2003 con la nascita della “Unione di Serbia e
Montenegro”, ha lasciato l'assetto delle due repubbliche quasi inalterato,
con monete separate, con sistemi fiscali e di bilancio separati, con servizi
doganali separati, con sistemi bancari e di supervisione finanziaria
separati, sebbene veniva espressamente riconosciuta la libertà di
movimento tra persone e capitali. Le repubbliche costituite si sono però
entrambe impegnate a lavorare verso l’armonizzazione della propria
politica commerciale e doganale con il sistema dell’Unione Europea, che
assumerà il ruolo di arbitro nel caso di disaccordi. Tale impegno era stato
assunto in linea con l’obiettivo di un futuro accordo di stabilizzazione e
associazione tra l’UE e la Serbia e Montenegro.
Tuttavia il 21 maggio 2006 il Montenegro è riuscito ad ottenere
l’indipendenza dalla Unione di Serbia e Montenegro in seguito al
referendum che ha visto il 55,4% dei votanti (sull’86% del corpo
elettorale) favorevoli all’uscita dall’Unione. Il 55% era la quota minima
che l’UE aveva richiesto per accettare il risultato del referendum. Il
governo della Serbia ha riconosciuto formalmente l'indipendenza del
Montenegro e nel comunicato diffuso dal Consiglio dei Ministri di
Belgrado si legge che dopo la sessione del parlamento serbo svoltasi il 5
giugno, durante la quale e' stata constatata l'indipendenza del
Montenegro, si sono create le condizioni affinché il governo della Serbia
riconosca la Repubblica del Montenegro e stabilisca relazioni
diplomatiche. La Serbia ed il Montenegro hanno definito i termini della
loro separazione e lo stabilimento di relazioni diplomatiche già da giugno
2006. Nel mese successivo i due ministri delle finanze hanno raggiunto
l’accordo secondo il quale la Serbia (in base all’accordo di Belgrado del
2002 se una repubblica optava per l’indipendenza l’atra ne ereditava lo
status legale ed internazionale) succede alla vecchia Repubblica Federale
Jugoslava nelle istituzioni finanziarie internazionali come il FMI e la
Banca Mondiale, ma anche nelle altre sedi internazionali come l’ONU.
Naturalmente i due paesi hanno iniziato a negoziare sulle altre questioni
come quella del welfare e delle pensioni (riguardanti i cittadini che hanno
lavorato nei due stati). A fine giugno il Ministro dell’Educazione ha
annunciato che gli studenti montenegrini potranno studiare in Serbia
negli stessi termini dei soggetti di etnia serba provenienti dai paesi vicini.
In conseguenza di questa divisione tra i due stati, il Parlamento serbo ha
approvato una nuova costituzione il 30 settembre 2006 poi sottoposta a
referendum il 28/29 ottobre 2006. Il risultato finale del referendum ha
visto l’approvazione della Costituzione con il 52,3% dell’elettorato (con
un’affluenza bassa pari al 54%). Da notare che all’interno della nuova
costituzione il Kosovo è dichiarato parte integrante del territorio Serbo.
Dopo le elezioni di gennaio 2007 il governo è entrato in carica a maggio,
accelerato anche dalle pressioni dell’UE di voler riprendere i negoziati sui
SAA (accordi di stabilizzazione ed associazione) e dalle prospettive di
ulteriore ritardo nel determinare lo status del Kosovo.
La coalizione è formata dal DS (Partito democratico, Boris Tadic), dal
DSS (Partito Democratico serbo, Vojisllav Kostunica), dal NS (Nuova
Serbia) e dal G17Plus (guidato dal precedente governatore della banca
centrale Mladjan Dinkic). Il governo, guidato da Vojisllav Kostunica, ha
anche il supporto di alcuni rappresentanti di etnie minoritarie e gode di
una buona maggioranza nel Parlamento, il tutto però è stato possibile
dopo travagliati accordi politici (il governo si è insediato solo dopo 5
mesi). Un nuovo disaccordo sta attraversando il mondo politico in
seguito all’annuncio della data delle elezioni presidenziali, in un
momento in cui la situazione del Kosovo è in una fase cruciale. Al
momento, infatti, il partito DSS sta considerando come reagire dopo che
il maggior partito di governo DS ha annunciato la data di elezione
anticipata per il 20 gennaio senza consultare gli altri partiti della
coalizione (soprattutto il DSS). Kostunica, il leader del DSS, è favorevole
ad un rinvio almeno fino a quando sarà risolta la delicata questione
kosovara, mentre , al contrario, B.Tadic è favorevole ad un’elezione il più
imminente possibile per anticipare la possibile dichiarazione di
indipendenza unilaterale del Kosovo. Tuttavia una repentina elezione
potrebbe favorire gli estremisti e soprattutto il SRS (Partito radicale dei
nazionalisti serbi) che, agli occhi della gente, interpreterebbe il
sentimento nazionale.
Il probabile scenario è quindi una tenuta della maggioranza sul breve
termine per il fatto che comunque, quella del Kosovo, è una questione
che coinvolge ed unisce tutti i politici serbi. Kostunica e Tadic, pur divisi
in altre questioni, sono uniti nell’enfatizzare che mai la Serbia concederà
l’indipendenza alla riottosa provincia. Accanto a ciò, l’altra questione più
importante rimane il raggiungimento dell’adesione all’UE, anche se nel
paese e nelle forze politiche si potrebbe rafforzare il sentimento antioccidentale in base alla risoluzione della delicata questione kosovara. I
maggiori candidati alle presidenziali sono T. Nikolic (SRS) e Tadic (DS),
ed al riguardo le previsioni sono quanto mai incerte.
La situazione della regione kosovara ha cominciato a migliorare sulla
base della risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1.244, che ha
concesso al Kosovo solo “un’autonomia sostanziale in seno alla
Repubblica Federale Jugoslava”. A fine 2001 il Kosovo si è dotato di
istituzioni democratiche, con un Parlamento multietnico di 120 seggi.
Le ultime elezioni dell’ottobre 2004, sono state tuttavia ampiamente
boicottate dalla minoranza serba della provincia, cosicché una coalizione
di etnia albanese ha preso il potere.
All’inizio del 2006 (febbraio-marzo) si sono svolti due incontri sullo
status internazionale del Kosovo che non hanno portato a risultati
concreti. In tali circostanze l’inviato speciale dell’ONU per il negoziato in
Kosovo (Martti Ahtisaari) è stato investito del compito di proporre un
ventaglio di raccomandazioni dal Gruppo di Contatto delle potenze
occidentali (Francia,Germania, Italia, UK, USA, Russia) che sono state
presentate a marzo 2007. Il rapporto raccomanda l’indipendenza del
Kosovo anche se non parla esplicitamente dello status finale. Tuttavia la
serie di poteri conferiti al Kosovo sono chiaramente i principali attribuibili
ad uno stato indipendente il cui iter sarà accompagnato dalla
supervisione internazionale (UE). Un tentativo di mediazione tra le
autorità serbe e kosovare non ha avuto, nessuno sbocco. La decisione
sul futuro status della provincia sarà preso dalle potenze internazionali,
in seguito alla sottomissione di un rapporto della troika (USA,UE, Russia)
al segretario generale dell’ONU il 7 dicembre 2007. Il Consiglio si
Sicurezza rimane bloccato su ogni risoluzione, in quanto Russia e Cina
oppongono il veto su ogni questione che non sia accettata dalle autorità
serbe o kosovare. Intanto gli albanesi kosovari sono intenzionati a fare
una dichiarazione unilaterale di indipendenza nel corso del 2008 (si
prevede dopo le elezioni presidenziali di febbraio) confidando
sull’appoggio USA ed UE. L’UE vorrebbe un’interpretazione della
risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza che permetta un cambio della
missione ONU UNMIK con una missione UE. La Russia e la Serbia
reclamano che tale soluzione dovrebbe prevedere una nuova risoluzione.
Tale opposizione si fonda sull’Atto finale di Helsinki del 1975, il quale
stabilisce alcuni principi internazionali (in particolare il rispetto della
sovranità, l’inviolabilità dei confini, la non ingerenza negli affari interni)
per cui senza passare per una decisione ONU si infrangerebbero le regole
internazionali. All’interno della stessa UE vi sono delle divisioni emerse
nell’incontro di Bruxelles del 14 dicembre e vi è chi riconoscerebbe il
Kosovo con una dichiarazione unilaterale, ma anche che si opporrebbe.
In particolare ciò sarebbe un precedente per altre questioni territoriali e
specialmente Spagna, Slovacchia, Romania, Grecia e Cipro sono
particolarmente preoccupate per una cosa del genere. Un possibile
riconoscimento del Kosovo da parte degli USA e UE potrebbe far
precipitare la situazione politica; la Russia non riconoscerebbe mai il
Kosovo in ambito ONU, il sud-est europeo sarebbe destabilizzato ed gli
sforzi di promuovere un’integrazione e cooperazione regionale da parte
della UE sarebbero stati vani. In aggiunta i politici serbi renderebbero
difficile la vita al Kosovo con possibili embarghi economici e soprattutto
tagli energetici che ne metterebbero in ginocchio l’economia. Inoltre, con
un’ipotetica indipendenza, è probabile un esodo di massa dei serbi
kosovari che non riconoscono altra autorità se non quella della Serbia,
producendo in tal modo un “conflitto congelato”.
Un punto sicuro è che nessun governo serbo sarà pronto a firmare un
accordo che preveda la cessione della regione, soprattutto dopo
l’indipendenza del Montenegro. L’unico modo per convincere la Serbia
potrebbe essere la concessione di un’ “indipendenza condizionale” al
Kosovo in cambio di un’integrazione euro-atlantica accelerata. Tuttavia la
prospettiva appare lontana.
Intanto sono iniziati i negoziati per i SAA con l’UE a novembre 2007 e
molti paesi UE sono favorevoli ad una firma dell’accordo per l’inizio del
2008, sebbene la questione Ratko Mladic sia ancora in alto mare. La
piena cooperazione con il tribunale internazionale (ICTY) rimane una
questione determinante per portare a conclusione gli accordi. Si auspica
la firma degli accordi già nel 2008 ed una qualifica della Serbia di paese
candidato.
Il tasso di crescita della Serbia in anni recenti è stato basso, anche se dal
2000 la situazione è migliorata. Secondo i dati dell’Ufficio di Statistica
Federale, l’economia è cresciuta con una media del 3,9% dal 2001- al
2003. Questo dato è minore di più di un punto percentuale rispetto alla
media delle economie regionali in transizione.
Nel 2004, invece, l’ufficio repubblicano di statistica, ha stimato una
crescita del PIL pari al 8,0% (anche in altri dati la stima di crescita è al
9,3%). Questo ha comportato un forte recupero del settore industriale,
la crescita del settore edilizio e dei servizi. E’ stato un anno eccezionale
per l`agricoltura dopo gli effetti negativi dovuti alla siccità nel 2003.
Tale tasso di crescita è difficilmente sostenibile ed infatti il 2005 si è
“fermato” con un’incremento del 6,8%. I settori dei servizi (in
particolare), del commercio, del trasporto e dell’ intermediazione
finanziaria hanno sostenuto l’economia. Le cause del leggero
raffreddamento dell’economia nel 2005 (rispetto al 2004) sono dovute,
oltre ai modesti anni per l’agricoltura, dopo l’eccezionale raccolto del
2004, in un indebolimento del settore manifatturiero e nell’adozione da
parte delle autorità serbe, dovute alle pressioni del Fondo Monetario
Internazionale,di una politica monetaria e fiscale forte al fine di
contenere l’inflazione.
Nel 2006 la crescita è stata del 5,7% secondo il RZS (Ufficio di statistica
nazionale), mentre nel corso del 2007 la crescita dovrebbe attestarsi al
+7%. Nel primo trimestre vi è stato un balzo del 8,7% con un forte
incremento in tutti i settori, nel secondo trimestre un rallentamento al
7,7% e nel terzo trimestre ancora una discesa al 6,1%. Questo
andamento (nel terzo trimestre) è dovuto all’impatto dell’agricoltura (10%) ed al rallentamento dell’industria e delle costruzioni.
In tale periodo di riferimento, il settore dei trasporti è risultato trainante
e le vendite (sia al dettaglio che ingrosso) sono cresciute del 24,4% su
base annua stimolate dalla forte impennata del Pil. I consumi familiari
sono stati in crescita del 8%, in discesa dal 9% del secondo trimestre.
La spesa continua ad essere trainata da un rapido aumento dei salari e
dei trasferimenti sociali (pensioni) e del credito bancario.
La crescita annuale tra gennaio ed ottobre 2007 del salario netto è stata
pari al 28,7% in termini nominali e del 22,1% in termini reali.
Nel 2005 l’inflazione è stata in media del 16,1%, una delle più alte dal
2002. Questo a causa di vari fattori quali il prezzo del petrolio, maggiori
incrementi salariali, rapida espansione del credito e prezzi ancora dettati
da monopoli in alcuni settori. Nel 2006 l’inflazione ha incominciato a
scendere da maggio (il picco al 16,1%) e nei mesi successivi (tranne in
agosto), il che riflette sia fattori stagionali, sia l’apprezzamento del
dinaro che una certa politica monetaria restrittiva da parte della Banca
Centrale della Serbia (NBS) per limitare il credito al consumo,
totalizzando alla fine una media del 12,7% per l’intero anno. Per l’intero
2007 il tasso di inflazione ben lontano dal target voluto dalla NBS.
L’andamento è stato influenzato soprattutto dai maggiori costi del
petrolio, del grano e dal rapido aumento dei salari. Pertanto vi sono
concrete preoccupazioni circa l’andamento inflattivo ed in una delle
ultime sedute del consiglio per la politica monetaria, la NBS ha stabilito
come obiettivo un raggiungimento del target al 3-6% per il 2008.
Il commercio con l’estero ha fatto segnare un deficit commerciale pari a
3,5 miliardi di dollari nei primi otto mesi del 2006 totalizzando un
rapporto con il Pil pari 11,7% per l’intero anno in seguito ad un ulteriore
peggioramento. Nel primo trimestre la Banca Nazionale di Serbia (NBS)
ha comunicato un deficit commerciale pari a 1,86 miliardi di US$, un
aumento del 41% sull’anno precedente. le importazioni sono cresciute
del 43% mentre l’export del 46%, ma siccome rappresentano circa il
doppio in termini di volume il deficit è attesto in considerevole aumento.
Il deficit delle partite correnti nel 2005 è stato di 2,1 miliardi di dollari, in
discesa del 26,1% dal 2004. Nel 2006, invece, il deficit delle partite
correnti è tornato a crescere attestandosi a 3,7 miliardi di US$ (pari
all’11,7% del Pil) e conferma tale trend anche per il 2007.
Per l’intero anno ci si attende un deficit delle partite correnti pari al 15%
del Pil. La rapida espansione della domanda interna, sospinta dai salari, i
trasferimenti sociali ed il credito alle famiglie e le imprese, ha contribuito
ad allargare tale deficit. Per i primi dieci mesi del 2007 il deficit delle
partite correnti hanno accumulato in totale un debito di 5,2 miliardi di
US$, più del doppio rispetto al medesimo periodo del 2006. Le
esportazioni e le importazioni stanno crescendo entrambe e tra gennaio
ed ottobre 2007 l’incremento è stato del 39%. Il più largo deficit delle
partite correnti è stato causato anche da un più piccolo surplus dei
trasferimenti correnti (in particolare al calo delle rimesse ed un aumento
dei pagamenti verso l’estero) rispetto al medesimo periodo del 2006.
Gli IDE nel 2007 sono scesi rispetto all’anno record del 2006
(caratterizzato dalla vendita della Mobi 63), e si avvicina di più ai livelli
del 2005. Tuttavia se si considera che nel secondo trimestre vi è stato
anche l’acquisto della Telekom Srbija (Bosnia Erzegovina), l’andamento
sembra essere più favorevole di quanto sembra.
I conti pubblici hanno fatto segnare un surplus dell’1,6% nel 2005 e nel
settembre 2006 è stato approvato dal Parlamento il budget revisionato
che evidenzia un surplus statale più piccolo del previsto. Questo include
anche la crescita delle spese capitali sotto il piano NIP (National
Investment Plan) che prevede investimenti in infrastrutture in seguito
alle privatizzazioni. La Serbia per tutto il 2006 ha totalizzato un surplus
del budget statale pari allo 0,5% (stime della EIU) grazie soprattutto alle
entrate percepite dalla vendita della seconda licenza per operatori mobili
e dalla mancata esecuzione del NIP. Per il 2007, tra gennaio e novembre
vi è stato un surplus di bilancio pari a 37,5 miliardi di RSD, piuttosto che
un deficit preventivato di 13,7 miliardi per l’intero anno. Il terzo
trimestre ha segnato un notevole miglioramento della situazione
finanziaria statale ed il budget statale dei primi undici mesi ha potuto
contare su maggiori entrate dalle tasse (+11%). Un altro fattore positivo
è venuto da un minor livello di spesa rispetto a quanto preventivato,
grazie ad un basso livello di uscite nella prima metà dell’anno. Le spese
si sono innalzate nella seconda parte dell’anno con maggiori uscite per
salari e servizi (+30% e + 22,3%). Tra gennaio e novembre le spese
capitali sono salite del 131% in esecuzione del NIP, anche se gli obiettivi
di spesa non sono stati raggiunti. Il governo sta cercando di attuare
investimenti in progetti infrastrutturali, ma il FMI è molto critico sulla
mancanza di focus sui problemi da parte del NIP, oltre che sui problemi
amministrativi e di controllo.
Prospettive future
La promulgazione della nuova Carta Costituzionale aveva sancito la
nascita dell’Unione di Serbia e Montenegro e posto fine a un periodo di
forte incertezza politica interna.
Tuttavia una insufficiente armonizzazione tra le due repubbliche aveva
danneggiato gli scambi economici tra le parti, riducendo le probabilità
che l’Unione degli Stati, inizialmente definita solo come un accordo
triennale ad interim, potesse essere permanente.
Il referendum di indipendenza montenegrino ha spazzato via ogni
dualismo e diviso i due stati. Ora i rapporti economici e politici dopo la
separazione sono in corso di definizione in tutti i loro aspetti.
Per quanto riguarda la politica internazionale l’Unione Europea ha
finalmente deciso di riprendere i negoziati per i SAA (accordi di
associazione e stabilizzazione) che potranno essere firmati entro la fine
del 2007. Tutto è rimesso nella soluzione della vicenda Mladic, la cui
soluzione è essenziale per l’UE. Questi colloqui più la sistemazione del
futuro del Kosovo saranno fattori cruciali per l’avvicinamento della Serbia
all’UE (anche se attualmente al suo interno vi è un atteggiamento antiallargamento).
La priorità per il governo serbo è l’incoraggiamento degli investimenti e
lo stimolo per una crescita economica più forte.
Tutti i partiti concordano ampiamente sulla direzione generale delle
riforme. Alcune divergenze restano tuttavia circa le privatizzazioni,
implicando l’inevitabile accumulo di ritardi nella cessione delle quote di
stato, soprattutto nei settori bancario e delle telecomunicazioni.
La situazione interna del Paese resta inoltre agitata dal persistere di
conflitti interni e rivalità, legate all’esperienza del passato. I conflitti
sociali permangono soprattutto dinanzi a una ripresa economica che
ancora non può considerarsi diffusa, e a riforme che incidono
negativamente sugli interessi dei gruppi chiave del Paese.
La crescita del PIL della UE-25 nel 2008 rallenterà al 1,9%, riflettendo
con ciò un rallentamento dell’economia US, per poi riprendersi soltanto
leggermente dal 2009. Questo non potrà supportare la crescita
dell’export serbo che ha generato il 50% delle entrate proprio con le
vendite nell’UE. I prezzi internazionali del petrolio nel 2008-09
rimarranno alti a causa della forte domanda globale. Questo determinerà
un ulteriore rischio per la bilancia esterna della Serbia e potrebbe
alimentare ulteriori costrizioni inflazionistiche.
Le turbolenze finanziarie si sono alleviate dopo il rapido restringimento
delle condizioni di prestito di agosto. Una caduta dei tassi di interesse è
attesa in USA e nella stessa UE.
Questo potrebbe aiutare a riprendere la stabilità nei mercati finanziari.
La forte dipendenza verso gli afflussi per finanziare i deficit delle partite
correnti rende il paese molto sensibile a tali crisi finanziarie.
La crescita reale del Pil è stata pari al 8% per la prima metà del 2007,
uno dei più alti registrati da quando è iniziata la transizione economica.
La rapida espansione riflette la crescita impetuosa della domanda
domestica favorita dai prestiti bancari in espansione e dalla crescita
salariale pre-elettorale del settore pubblico. I servizi rimangono il
comparto a più forte crescita, con specialmente la vendita al dettaglio, i
servizi finanziari, i trasporti e le comunicazioni che hanno dato il loro
contributo. Tuttavia anche il manifatturiero ed il settore delle costruzioni
stanno facendo la loro parte. La crescita si è attenuata nella seconda
parte dell’anno con un calo nella produzione industriale e di un
andamento agricolo influenzato dalla siccità. Per l’intero 2007 la crescita
totale dovrebbe attestarsi al 7%, con una leggera decelerazione nel
2008-09.
Nel 2008/09 la crescita economica rimarrà comunque forte con una
previsione di oltre il 5,5%, riflettendo una politica fiscale più espansiva
(a causa del NIP), maggiori investimenti nelle recenti aziende
privatizzate ed una domanda interna sempre robusta (grazie al continuo
aumento dei salari reali). Le uniche incognite sono da ascrivere alla
situazione politica kosovara ed ad un eccessivo deficit esterno che
porterebbero ad azioni correttive che deprimerebbero la crescita.
La pressione inflazionistica si è allentata nel corso del 2006, soprattutto
grazie all’apprezzamento del dinaro, ad una politica monetaria prudente
della Banca Centrale ed al differimento di alcuni incrementi sui prezzi
amministrativi. A fine 2006 l’inflazione media si è attestata al 12,7%,
mentre a novembre 2007, dopo un costante aumento nei sei mesi
precedenti, il tasso si è attestato al 8,8%. Si stima, per l’intero anno
2007, un tasso medio totale al 9,2%. La pressione inflazionista sarà
presente anche nel periodo di previsione, con ciò riflettendo un
sovradimensionamento del pubblico settore, la presenza di monopoli nel
settore privato, gli incrementi dei prezzi amministrati e le alte quotazioni
del petrolio. Nonostante ciò, con l’assunto che la politica economica
rimarrà prudente, e che il dinaro rimarrà stabile verso le principali
monete, si dovrebbe assistere ad una graduale disinflazione. I prezzi alla
vendita sono stimati al 7% per il 2008 ed al 5,5% per la fine del 2009.
Il dinaro serbo nel 2006 è stato sostenuto da un afflusso record di IDE
ed un largo ammontare di prestiti esteri dalle banche commerciali.
Dopo essere salito per tre anni nei confronti dell’euro, a novembre 2007
si è deprezzato velocemente. Successivamente, su intervento della
banca centrale, il dinaro ha recuperato molto della perdita, ma rimane
vulnerabile ai cambiamenti politici attuali.
Nonostante ciò nel 2007 vi è stato un apprezzamento reale del dinaro nel
contro le principali monete dei partner della Serbia. I suoi effetti saranno
però limitati dal processo di deflazione ed eventualmente dalla reazione
della Banca Centrale serba preoccupata dalla competitività dei prezzi
serbi nell’ottica dell’export. Il cambio reale dovrebbe salire
modestamente nel 2009.
Il deficit di conto corrente è stato in crescita al 11,7% nel 2006 (dal
8,6% nel 2005), largamente a causa del deficit commerciale e dal
deterioramento delle altre voci delle partite correnti. Nei dati dei primi
dieci mesi del 2007 il deficit commerciale è stato pari a 6,9 miliardi di
US$ e (+39% sul 2006) con una robusta crescita sia dell’import che
dell’export. Per l’intero anno il deficit dovrebbe attestarsi al 15% del Pil.
Nonostante ciò le imprese si stanno ristrutturando e questo rafforzerà la
loro competitività nel biennio 2008/09, anche con l’apprezzamento reale
del dinaro. Da considerare però che la forte domanda interna e i prezzi
energetici faranno salire il conto dell’import, sebbene la politica
monetaria rimanga restrittiva. Per tali ragioni è previsto un allargamento
del deficit commerciale e deficit annuali delle partite correnti pari al
12,5% del Pil negli anni 2008/09.
Prodotto sociale (var. %)
Inflazione (%)
Bilancia commerciale (miliardi di US$)
Esportazioni (Fob)
Importazioni (Fob)
Saldo
2008
6,0
7,9
2009
5,5
6,0
10,3
-19,3
-9,0
11,8
-21,2
-9,4
Fonte: Economist Intelligence Unit: Country Report gennaio 2008
Settori produttivi
La struttura economica della Federazione Jugoslava ha subito negli anni
una profonda trasformazione determinata da eventi contingenti. Nel
contesto della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, la Serbia
rappresentava i paesi con un’economia ed un livello di prosperità medio.
L’ economia serba è stata seriamente danneggiate dall’imposizione delle
sanzioni, dalla rottura dei legami con le altre Repubbliche socialiste e
dall’elevato costo di sostentamento dei serbi nei Paesi limitrofi.
Si può dire che nel 1989 lo scenario economico di questa Nazione era
molto più aperto e liberale di quello dei Paesi confinanti; lo stesso
discorso vale per il livello di vita, che era molto più vicino allo standard
europeo ed ai paesi industrializzati. Negli ultimi tempi, invece, la politica
economica è stata piuttosto in ritardo rispetto alle altre Nazioni in fase di
transizione, e spesso se ne è distinta per il fatto di rivelarsi
particolarmente conservatrice ed ispirata al socialismo di Stato.
Anche prima dello scoppio della guerra del Kosovo nel 1999, l`economia
jugoslava operava in condizioni di forte difficoltà, pressata dal blocco
dell`accesso ai finanziamenti esteri e dalle sanzioni commerciali, e come
risultato della rinuncia alle preferenze commerciali e dell`imposizione del
divieto degli investimenti da parte dell`Unione Europea nel 1998, quale
condanna per le politiche di Belgrado nel Kosovo. Per tutto il 1998, con il
deteriorarsi della situazione in Kosovo e a seguito degli effetti delle
sanzioni occidentali che cominciavano a soffocare la produzione
industriale e le esportazioni, i controlli statali sulla vita economica sono
aumentati: controllo dei prezzi, tasse speciali, quote di commercio e
confisca di beni privati da parte dello Stato erano diventati la norma. A
fine 1999 il governo di Belgrado aveva comunque eliminato il controllo
dei prezzi imposto nel periodo di guerra.
A partire dagli anni 2000 gli andamenti dei diversi settori economici sono
tornati tuttavia a essere positivi, con una spinta proveniente
principalmente dal settore dei servizi, mentre l’agricoltura resta invece
afflitta da problemi legati a periodi di grave siccità, anche se nel 2004 c’è
stata una crescita eccezionale del settore. Anche gli aiuti e gli
investimenti esteri diretti cominciano inoltre ad avere alcuni effetti sulla
produzione. Dal 2000 la domanda domestica è stata il fattore principale
di crescita, con il consumo privato che è cresciuto con una media del 9%
per anno. Questo è stato possibile per l’espansione sia dei salari che del
credito che ha supportato la robusta crescita nel consumo delle famiglie.
La relativa rapida crescita serba non è stata sostenuta da un altrettanto
veloce incremento degli investimenti fissi (si calcola ad un range del 1014% ma nel 2004, secondo dei dati revisionati, la crescita di tali
investimenti sarebbe invece stata del 20%), fattore che ha portato
preoccupazioni per la sostenibilità della crescita.
La struttura economica serba continua la sua trasformazione passando
ad essere un’economia basata prevalentemente sui servizi. Nel 2005
l’industria era responsabile del 28% circa della formazione del Pil,
l’agricoltura del 15% ed i servizi del 57%. Nel 2006, l’industria pesava
per circa il 25%, l’agricoltura per il 13% ed i servizi per il rimanente
62%.
La Serbia ha, tuttavia, un significativo settore manifatturiero che
comprende la chimica, il tessile, la produzione di automobili, di mobili e
la lavorazione degli alimenti. L’agricoltura si basa per lo più sulle
produzioni nella provincia della Vojodina, a nord del paese. A livello di
paese la Serbia rappresenta un medio-mercato in termini regionali, con
una popolazione di 7,4 milioni (9,4 con il Kosovo), il secondo più grande
dopo la Romania (22 milioni). Tuttavia è anche uno dei più poveri. Infatti
il reddito pro capita a parità di potere di acquisto (PPP) è stato stimato a
7.029 US$ nel 2006, circa il 40% del livello dell’Ungheria (che ha più o
meno la stessa popolazione). Il gap di reddito sarà colmato se non
lentamente.
Settore
Agricoltura
Industria
Servizi
2005
13.5
27.6
61.9
Fonte: Economist Intelligence Unit: Country Report ottobre 2007
Materie prime
Le principali risorse minerarie del Paese sono il carbone (per il quale la
Jugoslavia è quasi completamente autosufficiente), la bauxite e il rame.
Questo settore minerario, dopo anni negativi è tornato in crescita al
2,1% nel 2005, al 3,5% nel 2006 e positivo per i primi mesi del 2007.
Rilevante inoltre la produzione di elettricità; le principali centrali
elettriche sono Nikola Tesla A (1.650 milioni di watt) e Nikola Tesla B
(1.123 mw) nella Serbia centrale, e Kosovo A (680 mw) e Kosovo B (678
mw) nella regione omonima. La capacità produttiva dei settori
dell’energia e dei combustibili è stata seriamente compromessa durante
la guerra del Kosovo del 1999. Nel corso del 2002, il governo serbo ha
predisposto un nuovo disegno di legge per l’energia, sul modello degli
standard dell’Unione Europea. La nuova legge predispone
un’organizzazione all’intero della quale le società pubbliche possono
essere ristrutturate e i prezzi liberalizzati. La nuova legge comprenderà
anche un capitolo dedicato ai problemi ambientali. Ulteriori leggi per lo
sviluppo del settore del combustibile, in particolare per il carbone, sono
state pianificate nel corso del 2002, mentre nello stesso anno è stato
elaborato anche un piano quinquennale per lo sviluppo dell’energia. Il
settore dell’elettricità è dominato da due monopoli statali, la Electric
Power Industry della Serbia (Elektroprivreda Srbije, EPS), che conta per
circa l’84% del totale della produzione di energia primaria e per il 95%
della generazione di elettricità. Le principali attività della EPS sono la
produzione di carburante, la genarazione di energia, la trasmissione e
distribuzione, la gestione del sistema energetico, e le attività di
lavorazione, trasporto, fatturazione e riscossione. La EPS ha un totale di
63.500 impiegati ed appare ampiamente sovradimensionata se
comparata con le equivalenti società europee. Alcuni piani di
ristrutturazione della EPS sono stati predisposti dal governo per avviarne
la privatizzazione. La EPS è afflitta da problemi di debiti e mancati
pagamenti, ma ciononostante è stata preparata per la privatizzazione nel
2001, quando il governo ha pianificato di vendere il 51% delle quote.
Successivamente l’innalzamento delle tariffe ha migliorato la situazione
finanziaria della compagnia ed il governo serbo, in carica dal maggio
2007, sta progettando di vendere parte dell’azienda dopo averla
ristrutturata.
Tuttavia il governo intende vendere solo un pacchetto di minoranza ed
attualmente ogni passo verso la vendita rimane incerto per l’attuale
momento politico.
Nel Paese si estraggono inoltre petrolio e gas naturale. L’industria
petrolifera, una volta considerata una parte redditizia dell’economia del
Paese, ed anche il primo settore candidato alla privatizzazione prima
dell’imposizione del divieto di investimenti del 1998, è stata annientata
dai bombardamenti del 1999. Prima di ciò, la Jugoslavia produceva circa
20.000 barili al giorno di petrolio, vale a dire un terzo del suo fabbisogno
annuale, prevalentemente dai giacimenti petroliferi della Vojvodina, e
importava circa 2 milioni di tonnellate di greggio all’anno dalla Russia,
dalla Cina e dall’Iraq per soddisfare interamente la domanda locale. Le
due maggiori raffinerie del paese, a Pancevo e a Novi Sad, sono state
ripetutamente bombardate durante la guerra del 1999, cosicché la
capacità di raffinazione del Paese è stata distrutta. Inutilizzabile risulta
anche un’importante struttura per lo stoccaggio del petrolio a
Smederevo, come anche i centri regionali di distribuzione. Il costo dei
danni diretti della guerra in questo settore sono stimati intorno ai 650
milioni di US$. I danni della guerra hanno peraltro aggravato la già
povera condizione delle installazioni petrolifere della Serbia, che
apparivano in posizione negletta già nella precedente decade, cosicchè
alla fine della guerra la ripresa è stata lenta e solo parziale.
Le prospettive in qualche modo appaiono però attualmente migliori. Le
due raffinerie petrolifere di Pancevo e Novi Sad sono state ricostruite ed
hanno ricominciato a raffinare il petrolio grezzo e a produrre petrolio
dalla metà del 2001, raggiungendo così il 70% delle capacità produttive
anteguerra, mentre le operazioni di trivellazione nella Vojvodina sono
riprese più o meno nello stesso periodo. Attualmente si può dire che
vengono estratti dalla Voyvodina circa 18.000 barili di petrolio che
coprono il 33% del fabbisogno del paese. La prima privatizzazione del
settore è stata conclusa nel 2003 con la vendita del 79,5% elle azioni di
Beopetrol alla russa Lukoil. Il processo di vendita delle raffinerie statali
continuerà se non prima aver ristrutturato i siti (soprattutto Pascevo e
Novi Sad) ed averle rese appetibili per gli investitori stranieri. Il FMI
attendeva per la metà del 2006 l’inizio del processo di privatizzazione,
ma questioni politiche e le elezioni hanno bloccato il tutto. Il nuovo
governo dovrà adottare il piano disposto dalla precedente legislatura per
la vendita del 25% della NIS ad un investitore strategico che voglia poi
salire fino al 37,5% delle azioni societarie attraverso un incremento di
capitale. Il FMI crede che le autorità serbe vogliano vendere la
maggioranza delle azioni per massimizzare gli introiti statali.
Per quanto riguarda il gas, la produzione domestica copre circa un quarto
della domanda, considerato che la Jugoslavia necessita annualmente di
3,6 miliardi di metri cubi di gas. La produzione locale era di 679 milioni
di metri cubi nel 1999, comparata con i 731 del 1998. La parte non
coperta dalla produzione interna è sempre stata importata dalla Russia.
Il gas è usato per l’industria (in particolare per la produzione di
fertilizzanti e di gomma sintetica), per usi domestici (con 170.000 utenti
di gas domestico, prevalentemente nella Vojvodina dove le riserve di gas
sono concentrate) e per gli impianti di energia termoelettrica per il
riscaldamento. Durante il primo periodo di sanzioni la società statale di
gas e petrolio, Naftna Industrija Srbije (NIS), ha interrotto le ricerche di
riserve di gas, a causa della mancanza di fondi. Le ricerche, che
richiedono un investimento annuale di circa 100 milioni di US$, sono
riprese nel 1996 su scala limitata. Il gas è tuttavia considerato come una
delle principali risorse di energia per il futuro del Paese, e la sua quota
all’interno dei consumi energetici del Paese è attesa in aumento dal 1520% del 1997 al 30% nel 2020, con un numero di utenti che potrebbe
arrivare intorno alle 500.000 unità. Tuttavia, sebbene lo Stato punti
molto sul gas come energia da sfruttare per il futuro, sia attraverso lo
sfruttamento dei propri giacimenti, sia con l’incremento delle
importazioni dalla Russia, non è chiaro da dove il gas potrebbe
provenire, poiché la Serbia ad un certo punto avrà bisogno di trovare
alternative proprio al gas proveniente dalla Russia. La Serbia ha infatti
avuto perenni problemi con la fornitura di gas russo a causa del mancato
pagamento dei debiti verso il fornitore russo, Gazprom, che ha
ripetutamente tagliato le forniture. Per risolvere tali problemi, sono state
proposte alla Gazprom un certo numero di gruppi di imprese, compreso
un serbatoio di gas sotterraneo a Banatski Dvor, come mezzi di
ripagamento del debito jugoslavo relativo al gas. La OMV Austria ha
progettato nel 2002 di costruire 70-80 stazioni di servizio, e anche le
società Royal Dutch/Shell e LUKoil della Russia hanno interessi nel
mercato del gas serbo.
Quanto alle infrastrutture dedicate al settore del gas, nel Paese ci sono
circa 2.000 chilometri di gasdotti. Il gas è importato dalla Russia via
Ungheria attraverso la principale rete di gasdotti di 500 chilometri, che
però è stata distrutta durante i bombardamenti del ‘99, quando la
compagnia statale petrolifera e del gas ungherese MOL venne messa
sotto pressione affinchè cessasse le forniture. Prima della guerra erano
stati formulati alcuni progetti per portare il gas russo nel sud della Serbia
a circa 800.000 abitanti e utilizzatori industriali, attraverso una rete di
connessione con la Bulgaria. Attualmente una reale rete di distribuzione
del gas esiste però solo nel nord della Serbia.
Agricoltura
Il Paese ha un settore agricolo tradizionalmente forte. Il Paese può
contare su circa 5,7 milioni di ettari di terra agricola di cui circa il 85% è
arabile, mentre il 4,3% è adibita a frutteti, l’1,4% a vigneti e il 34%
lasciata a pascoli naturali. Il 70% dei terreni agricoli dell’ex-Jugoslavia si
concentra in Serbia e nella provincia della Vojvodina, si tratta di terra
fertile, prevalentemente di proprietà privata e divisa in piccoli
appezzamenti. La regione della Vojvodina è la più attrezzata e attiva; qui
la collettivizzazione agricola era stata potenziata con la creazione di ampi
kombinat, aziende che associavano alla coltivazione di mais, grano,
canapa, girasole, barbabietole da zucchero e foraggi, l’allevamento
integrato e molteplici industrie di trasformazione. Le favorevoli condizioni
di questo settore hanno permesso al Paese di fronteggiare le sanzioni
internazionali meglio del previsto. Le principali culture agricole sono
mais, frumento e vite.
Il settore agricolo presenta però grossi problemi, sia dal punto di vista
dei macchinari, ormai antiquati e difficilmente sostituibili, sia per quanto
riguarda le fonti di finanziamento. Le riforme fiscali iniziate da parte del
governo salito al potere in Serbia all’inizio del 2001, hanno peraltro
anche accentuato i problemi finanziari del settore agricolo. Avendo per
molti anni sofferto per la mancanza di sostanziale supporto finanziario da
parte del governo, i contadini hanno fronteggiato la decisione
governativa di porre fine ai finanziamenti dell’agricoltura provenienti da
fonti completamente extra-bilancio. Mentre la campagna ha ampiamente
dimostrato di avere ben poca fiducia nella capacità del governo di
risolvere i problemi a lungo termine del settore.
Nonostante qualche ripresa, la produzione resta ancora ben sotto i livelli
del 1989, sebbene sia proprio l’agricoltura a sostenere la gran parte della
crescita economica. I bisogni nazionali di frumento si aggirano sui 2,22,4 milioni di tonnellate, ma buona parte del raccolto è esportata.
L’allevamento rappresenta il punto più debole del settore agricolo, che si
trova in uno stato di crisi già dal 1991. Il numero dei capi, che era
cresciuto nel 1995, è nuovamente crollato tra il 1996-97 nonostante il
Governo abbia stanziato crediti e sussidi per la riabilitazione del settore.
Nonostante alcune ristabilizzazioni del comparto dell’allevamento, non ci
sono evidenti segni di ripresa. Dal 2004 il budget statale ha diretto
sempre più risorse per l’agricoltura con un programma d’investimento
significativo.
Infatti, proprio nel corso del 2004 c’è stata una crescita eccezionale
dell’agricoltura, soprattutto in Serbia dove il settore agricolo ha sempre
avuto molta importanza. Secondo i dati dell’Ufficio di statistica federale
la crescita del settore in quell’ anno è stata del 18,2% (riferito all’Unione
di Serbia e Montenegro). Il raccolto dei principali cereali nel 2005 è stato
più moderato anche per l’inondazione in aprile specialmente nella
vojvodina. La produzione di frumento dovrebbe aggirarsi intorno a 1,71,8 tonnellate (1 in meno rispetto al 2004) mentre anche la frutta ed i
vegetali sono previsti in calo. La Serbia dovrebbe così essere riuscita a
coprire il suo fabbisogno per quanto riguarda i cereali, ma non a creare
surplus per l’export.
Nel corso del 2006, sebbene la quota di apporto alla formazione del Pil
sia sceso costantemente, l’agricoltura valeva il 13%-15% del Pil. Se vi si
associa le attività di trasformazione di alimenti e bevande, la quota
aumenta al 21%. Circa il 44% della popolazione vive in aree rurali ed un
terzo della popolazione trae sostentamento dall’attività agricola. L’export
dei beni agricoli primarii è stata pari al 19% del totale sempre nel
medesimo anno 2006. Visti i problemi del passato, il supporto finanziario
statale verso il settore è andato in crescendo dal 2004, con significativi
investimenti nel biennio 2004-06. Vi son state importanti riforme nella
politica commerciale con una certa semplificazione della struttura delle
tariffe ed il loro conseguente abbassamento. Molti dei prodotti agricoli
beneficiano ancora di protezione e di quote all’export nonostante la
membership del WTO. Il settore ha il potenziale per accrescere la
produzione e l’efficienza e, con appropriate politiche, diventare uno dei
motori dell’economia per il medio-lungo termine. I principali ostacoli a
ciò sono ancora legati al mercati dei fattori di produzione della terra ed
alla concessione del credito. La risoluzione di tali problemi è la base
essenziale per avere poi riforme istituzionali ed investimenti esteri.
Industria
Diversamente dalle altre Nazioni del blocco sovietico, che hanno sofferto
della concentrazione nell’industria pesante imposta da Mosca, la
Jugoslavia possedeva una varietà di industrie, e riserve modeste ma
continuative di carbone, metalli ferrosi e non, su cui può contare per
soddisfare il proprio fabbisogno. Gli effetti del conflitto del 1999 hanno
tuttavia distrutto gran parte di queste riserve. Le maggiori produzioni
precedenti alla guerra erano a Kragujevac in Serbia, dove si
producevano automobili e vi erano importanti fabbriche chimiche, tessili,
del legno e della trasformazione alimentare. Le maggiori perdite si sono
registrate proprio nei settori a lavoro intensivo, come il tessile e i settori
legati al legno, ma anche in quelli dell’engineering. Si stima che a causa
della guerra del 1999 in tutto circa 40 della maggiori industrie jugoslave
siano state distrutte, insieme al danneggiamento di circa 100 altre
attività imprenditoriali. Questi danni sono andati peraltro ad accumularsi
alle perdite derivate dall’interruzione dei tradizionali collegamenti con le
altre repubbliche della precedente Jugoslavia, e dall’isolamento
internazionale degli anni ’90.
La politica di austerità monetaria condotta dal Primo Ministro Ante
Markovic prima, e il primo conflitto poi, hanno fatto cadere
vertiginosamente la produzione industriale (fino al 37,3% nel ’93). Nel
`94-`95 c’è stata una modesta ripresa, rafforzatasi nel ’96 e ’97 con la
cessazione dell’embargo, mentre nel 1998 le critiche performance del
settore hanno messo in evidenza le difficoltà legate alla carenza di
capitali. Le prospettive rimangono poi deludenti se si paragonano i tassi
di crescita attuali con quelli precedenti la guerra; ciò è dovuto sia alla
diffidenza dei partner stranieri, sia ai problemi di generale insolvenza e
pesantissimo debito pubblico del Paese. All’indomani del conflitto del
Kosovo è emerso che circa 1/3 delle aziende del paese aveva subito
danni diretti. La maggior parte delle aziende completamente distrutte
apparteneva al settore metalmeccanico, chimico e petrolchimico.
L’industria serba appare poi contratta anche nei settori a bassa e media
specializzazione tecnologica. I più cospicui sono stati tuttavia i danni
indiretti, perché nelle negoziazioni commerciali sia i fornitori che gli
acquirenti non hanno potuto rispettare gli obblighi contrattuali.
Gli andamenti della produzione industriale in parte riflettono anche la
debolezza della domanda domestica; questa situazione ha cominciato
però a cambiare una volta che gli aiuti esteri sono confluiti verso la
nuova Unione di Serbia e Montenegro su più larga scala. Tuttavia, questi
andamenti riflettono anche, dal lato delle forniture, i problemi di
mancanza di investimenti, l’incapacità di una parte delle imprese di
incontrare gli standard di qualità internazionali e le conseguenze della
carenza di energia elettrica. Sebbene le riforme orientate al mercato del
nuovo governo aiuteranno a creare un ambiente maggiormente
favorevole alle attività produttive, una soluzione adeguata dei problemi
di approvvigionamento dipenderà in maniera critica dagli investimenti,
ed in particolare dagli investimenti esteri che porteranno nuova
tecnologia e nuovo ossigeno alle finanze.
Numerose industrie serbe hanno raggiunto accordi di produzione con
società occidentali, che potrebbero aiutare a spingere la ripresa
industriale. Dopo essere rimbalzata del 14,5% nel 2000, la performance
dell’industria nel corso degli anni è stata incerta. La produzione
industriale, misurata sulle basi del valore aggiunto, si è contratta nel
biennio 2001-2003 a causa soprattutto della ristrutturazione del
manifatturiero, per poi segnare una crescita media del 4% per anno nel
2004-06.
Nel corso del 2006 tutto il comparto è salito del 5%, spinto dalla
lavorazione del tabacco, dei metalli ed altri minerali, dei mobili e dei
prodotti chimici. La produzione di macchinari ed i settori ad alta
tecnologia continuano ad andare male, così come le aree tradizionali del
tessile e del legname, mentre il settore delle attrezzature della TV e
comunicazioni, radio e strumenti di precisione sono al collasso. La
debolezza di questi ultimi comparti è data da una serie di fattori e riflette
una mancanza di investimenti, il fallimento delle ristrutturazioni e
privatizzazioni, un dinaro forte, una generale mancanza di competitività
(rispetto alla Cina e gli altri paesi a basso reddito) e una insufficiente
liquidità nelle imprese del settore. Il momento di debolezza potrebbe
essere sintomatico anche di un certo deterioramento nel capitale umano
e del fallimento degli IDE di controbilanciare ciò. La ristrutturazione,
anche se ha portato alla chiusura di fabbriche e perdita di lavoro
momentanea, ha creato nuove linee di produzione più competitive e ad
alto valore aggiunto. Il manifatturiero, il nocciolo dell’industria serba, sta
guidando il cambiamento con il settore dei metalli di base al seguito. Per
il settore alimentare e del tabacco ci si attende lo stesso andamento.
I dati della produzione aggregata mostrano una produzione industriale in
aumento del 4,8% per il primo trimestre del 2007, del 7,7% nel secondo
e del 6,1% nel terzo. Il momentaneo rallentamento è dovuto soprattutto
all’impatto dell’agricoltura che, con un’estate particolarmente arsa, ha
registrato una flessione nel terzo trimestre del 10%. In rallentamento
anche l’industria e le costruzioni. Il maggior contributo al Pil, sempre nel
terzo trimestre, viene dai trasporti, dalla vendita al dettaglio/ingrosso,
con quest’ultimo settore cresciuto del 24,4%.
Si può dire, dai dati 2007, che il manifatturiero serbo sta riavendo nuovo
vigore anche se è basato soprattutto sulle tradizionali attività
metallurgiche che, si sa, sono influenzate dal commercio internazionale.
Dal punto di vista settoriale quello che sta soffrendo è certamente il
tessile, infatti nonostante sia entrato in vigore un accordo di libero
commercio con l’UE nell’agosto 2005, la produzione nei primi 4 mesi del
2005 (ultimo dato disponibile) era scesa del 8,4%.
Uno dei settori più interessanti rimane quello dei metalli che è
essenzialmente rivolto verso l’export.
In crescita invece la componentistica automobilistica che attrae molti
interessi da parte di investitori stranieri. Un consorzio giapponese
guidato dalla Toyota ha annunciato i piani per costruire un impianto di
produzione a Subotica vicino il confine ungherese. La Kocnica, una
fabbrica di freni per auto e trattori, ha firmato dei contratti di fornitura
per un’azienda in Algeria e lo sta concludendo con un’altra azienda
svedese.
Tra le altre aziende del settore altre interessanti che stanno avendo dei
contatti i internazionali sono gli impianti di Kragujevac, Kikinda, e
Zastava.
Comparti produttivi in crescita sono quello chimico,della gomma , della
plastica e dei metalli. Interessanti sono anche quello farmaceutico, con la
presenza di varie aziende nazionali, quello dell’ agroindustria e dell’IT.
Un settore considerato prioritario nella ripresa dell’economia serba è
quello dell’edilizia. Tale settore in verità aveva registrato un certo declino
già nella decade precedente al conflitto. Mentre le sanzioni erano in
vigore, all’industria delle costruzioni era infatti impedito di intraprendere
progetti di costruzione all’estero, con il taglio dei tradizionali mercati nel
Medio Oriente e nell’Europa dell’Est. L’attività di costruzione ha però
continuato a declinare anche dopo il sollevamento delle sanzioni nel
1995, sebbene ad un passo più lento rispetto agli anni precedenti. Il
declino ha poi avuto un’accelerazione nel 1999 come risultato della
guerra del Kosovo.
Nel 2000 la produzione dei materiali di costruzione ha invece registrato
una rapida ripresa, collegata alla ripresa degli investimenti finalizzati
proprio alla ricostruzione delle installazioni danneggiate dalla guerra, in
prevalenza con risorse proprie. Molte costruzioni di case vengono
realizzate da parte del settore privato, che tuttavia nel 1999 aveva
completato solo 10.428 abitazioni, comparate con le 12.000 realizzate
nel 1997.
Nella 2006 la crescita del settore è stata molto sostanziosa (+11%),
questo grazie anche al tempo molto più clemente che nel corso del 2005.
Il numero dei dipendenti del settore mostra segni di discesa, segno di
una ricerca di maggiore produttività. Nel primo trimestre 2007 vi sono
stati segni di crescita con un +16,2%, ma verso la fine dell’anno l’attività
sembra in leggero rallentamento.
Servizi
Il settore dei servizi finanziari serbi appare ampiamente deteriorato a
seguito delle ripetute guerre che hanno caratterizzato la gran parte degli
anni ’90. La fiducia nel sistema bancario, in particolare, è stata distrutta
come conseguenza dell’ammontare dei sequestri da parte dello stato dei
risparmi in moneta forte durante le guerre del 1991-92 e del collasso di
una serie di schemi di risparmio di tipo piramidale all’inizio degli anni ‘90.
Tutto il sistema è oggi al centro di programmi di riforma e ripianamento
del risparmio. L’economia del Paese però attualmente conta ben poco sui
servizi finanziari, concentrandosi prevalentemente su transazioni in
denaro contante. Anche i commerci sono oggi prevalentemente portati
avanti sulla base della poca liquidità disponibile.
Tuttavia il settore bancario sta attraendo molti investimenti esteri e per il
2006 il governo intende completare diverse privatizzazioni. Alla fine del
2006 operavano 37 istituti bancari in Serbia, incluso due banche
kosovare; 18 di queste sono a capitale straniero mentre 12 a
maggioranza di capitale domestico. La vendita della Vojvodjanska Banka
alla Banca Nazionale della Grecia nel settembre 2006 ha segnato la fine
della prima parte della transizione nel settore bancario, dominato ora da
capitale straniero. La trasformazione del settore è ormai irreversibile e si
sta riformando verso i migliori standard regionali.
Il commercio al dettaglio in Serbia sta avendo una grossa espansione,
questo per un ampliamento dei strumenti creditizi e per l’aumento dei
redditi. Nel biennio 2004-06 l’andamento è stato molto forte con una
crescita del 18% nel 2004, del 26,5% nel 2005 e del 7,7% nel 2006.
Durante i primi otto mesi del 2007 la crescita è stata del 9%. I dati
ufficiali, tuttavia, non riescono a captare l’intera estensione del settore ,
in quanto vi è la parte informale. Le autorità hanno installato i
registratori fiscali presso i vari punti vendita della repubblica nel 2003-04
per monitorare l’attività ed esplicare al meglio l’attività fiscale connessa.
Infrastrutture
La Serbia rappresenta un importante crocevia nel cuore dei Balcani fra
Medio Oriente e Europa Occidentale, e pertanto ha grande interesse allo
sviluppo di tale risorsa.
Nel 1999 la Jugoslavia aveva 44.870 chilometri di strade. Circa il 62%
sono strade modernamente pavimentate, inclusi 27.943 chilometri di
asfalto adatto alle diverse condizioni atmosferiche. Già prima delle
guerre però, solo i centri importanti risultavano serviti bene e solo il 30%
delle strade era in buone condizioni, perché i fondi stanziati dal Governo
in questo settore sono sempre stati di molto inferiori alle necessità. La
percentuale di autostrade importanti è bassa (9% delle strade principali)
e a causa della mancanza di fondi, anche la manutenzione essenziale
non è stata espletata negli anni recenti su gran parte della rete.
Le priorità nei prossimi anni sono la riparazione dei danni conseguenti ai
bombardamenti NATO, il completamento della autostrada interna alla
Serbia che congiunge il confine jugoslavo-ungherese con il confine
jugoslavo-croato (40 km); il collegamento di Belgrado con il confine
rumeno (100 km). La realizzazione di questi progetti dipenderà in larga
parte dai prestiti internazionali e dagli investimenti esteri. Nell’ambito del
Patto di Stabilità per il Sud-Est Europeo, è peraltro inserito il progetto di
costruzione di un’autostrada da Sofia a Nis, la cui pianificazione è stata
avviata da un consorzio guidato dalla Export Bank giapponese. La
costruzione della circonvallazione di Subotica, nei pressi del confine con
l’Ungheria, già cominciata, è stata invece finanziata dalle autorità serbe.
Attualmente soltanto il 30% delle strade sono in soddisfacenti condizioni
e il progetto principale è quello sponsorizzato dall’UE, ossia il corridoio
10 che parte dall’Austria ed arriva in Grecia via Serbia. Quest’ultima ha
ricevuto un prestito dalla BERS per riparare le strade esistenti,
principalmente inerenti col corridoio 10, e rinforzare i collegamenti
regionali. La BERS insieme alla BEI hanno fornito circa 300 milioni di US$
al Di rettorato delle strade serbe per tali intenti.
La rete ferroviaria jugoslava può contare su 4.058 chilometri di binari,
dei quali solo 1/3 elettrificati. A causa degli inadeguati investimenti nella
manutenzione e nell’ammodernamento, e a seguito dei danni causati dai
bombardamenti, sia i binari che il materiale rotabile sono oggi in un
cattivo stato. E’ stata anche proposta la realizzazione della ferrovia ad
alta velocità per il collegamento di Subotica, vicino al confine ungherese,
con Dimitrovgrad sul confine bulgaro (504 Km), e con la Macedonia, in
modo da collegare l’Europa centrale ed occidentale con la Turchia e la
Grecia. Un progetto che richiede almeno 3,5 miliardi di US$ di
investimento, di cui la metà si spera venga da finanziamenti esteri. I
seguenti miglioramenti sono stati invece pianificati per essere completati
entro il 2010: la modernizzazione della linea ferroviaria dal confine
jugoslavo-ungherese a Belgrado, con il passaggio dal binario unico al
doppio binario per la maggior parte della linea; la modernizzazione della
linea Belgrado-Nis in armonia con gli standard di doppio binario; la
importante riparazione ed elettrificazione della ferrovia tra Nis ed il
confine jugoslavo-ungherese. La compagnia ferroviaria statale Zeleznice
Srbije è in corso di ristrutturazione .
I canali navigabili sono di grande importanza economica, non solo per il
trasporto, ma anche per l’irrigazione, per la fornitura di acqua per usi
industriali e domestici, per la produzione di energia elettrica, per le
industrie di costruzione (che utilizzano la ghiaia e la sabbia del letto dei
fiumi), per la pesca, il turismo e gli sport. La rete dei canali navigabili è
concentrata nel nord del paese, e la lunghezza totale è di 1.599
chilometri, di cui 1.000 chilometri rappresentati dai fiumi e 599
chilometri rappresentati dal sistema di canali Danubio-Tisza-Danubio.
Dopo il Volga, il Danubio, con 2.857 chilometri, è il secondo più lungo
fiume internazionale in Europa, di cui il 22,8% scorre in Serbia, mentre
rappresenta anche il secondo fiume in Europa, dopo il Reno, per capacità
di trasporto merci. Il Danubio riveste inoltre un’importanza cruciale per il
trasporto tra il nord Europa ed il Mar Nero, cosicchè il suo veloce
risanamento è stato inserito tra le priorità del Corridoio VII di trasporto
paneuropeo. Durante i bombardamenti del 1999 sono stati infatti
distrutti cinque ponti sul Danubio e ne sono stati danneggiati tre, mentre
due ponti sono stati distrutti anche sulla Sava. Di conseguenza, il
trasporto sul Danubio è stato ostacolato a causa dei detriti e di un ponte
di barche a Novi Sad che adesso deve essere parzialmente smantellato
nel caso in cui le navi dovessero passare. Questo ha avuto un grande
impatto non solo sulle compagnie di spedizioni interne, ma anche sui
traffici delle altre nazioni del bacino del Danubio. Nell’ambito del Patto di
Stabilità per l’Europa del Sud-Est, la maggior parte dei fondi è stata
stanziata per ricostruire il ponte Sloboda sul Danubio a Novi Sad, ma i
progressi nel ripulire il fiume sono molto lenti. A metà 2006 è stata
presentata a Belgrado la versione finale di uno studio triennale (Serbian
inland waterways tran sport network masterplan). Lo studio sviluppa un
piano completo per l’utilizzo delle vie idriche interne. Gli investimenti
necessari sono pari ad una stima di 500 milioni di € per adeguare le
arterie agli standards internazionali. Questo vuol dire rendere più
profondo il Danubio di 3,5 metri, ri-aggiornare la Sava e la Tisa, rendere
più profondo di 2,5 metri l’idro-sistema DTD ed aggiornare i porti.
I porti principali sono Bar, Kotor, Belgrado, Novi-Sad, Pancevo, Tivat.
Anche i cantieri navali funzionavano piuttosto bene prima delle guerre: a
questo riguardo è utile sottolineare che si tratta di un settore
interessante per gli investitori stranieri perché il costo del lavoro è basso
e la manodopera qualificata.
La Jugoslavia ha cinque aeroporti civili: Belgrado, Tivat, Podgorica, Nis e
Pristina (gli ultimi tre sono anche aeroporti militari). Durante l’embargo
internazionale del 1992-95, sono stati vietati i collegamenti con la
Jugoslavia distruggendo totalmente le attività del trasporto aereo
jugoslavo e portando al deterioramento la qualità delle infrastrutture
aeroportuali. Le sanzioni includevano infatti un embargo sulle
importazioni di attrezzature, impianti, installazioni e pezzi di ricambio. I
servizi aerei sono stati ripresi con la maggior parte delle destinazioni
internazionali. I servizi sono assolti dalla compagnia di bandiera JAT e
dalle maggiori compagnie aeree europee. Il numero delle destinazioni
servite è in espansione e la JAT sembra in buona forma con un
incremento dei passeggeri pari al 28% per i primi sei mesi del 2006.
Infine, la guerra e le sanzioni hanno ritardato la modernizzazione del
sistema di telecomunicazioni del Paese, che resta indietro anche rispetto
agli standard degli altri paesi della regione. Nel 2005 vi erano circa
2,672,681 milioni di linee fisse e 5,222,136 sottoscrittori di linee mobili.
Il principali operatori sono la Telekom Srbije per le linee fisse e la MTS,
detenuta sempre dalla Telekom Srbije, per le linee mobili.
Gli emendamenti apportati nel 1997 alla Legge sul Sistema della
Comunicazioni hanno reso possibile le ristrutturazione del settore grazie
alla separazione tra servizi postali e di telecomunicazione.
I tre maggiori azionisti della Telekom Srbije, lo Stato Serbo (51%), la
italiana STET (29%) e la greca OTE (20%), avevano già in passato
formato un gruppo di lavoro per cercare di risolvere i problemi
provenienti dai contratti azionari firmati quando la compagnia è stata
creata, ed in particolare i prestiti ad alto tasso di interesse. Il settore è
stato inoltre spesso agitato da rivendicazioni sindacali, anche a livello
salariale, suscettibili di paralizzare ogni ripresa. Le infrastrutture di
telecomunicazioni sono state pesantemente danneggiate a causa dei
bombardamenti NATO del 1999, che sono stati incentrati proprio sui
ripetitori, sui trasmettitori, sulle stazioni di terra, sullle reti del Sistema
Globale di Comunicazione Mobile GSM e delle Telecomunicazioni Mobili
Nordiche NMT, ed ancora sui sistemi di cablaggio e trasmissione e sulle
apparecchiature periferiche. Tutto il sistema di cablaggio è stato però già
riparato, mentre il sistema di telecomunicazioni terrestre è ora al centro
di una modernizzazione. Attualmente Telekom Srbije è in procinto di
investire 300-400 milioni di US$ per raggiungere gli standard europei e
digitalizzare la rete, più altri 250 milioni per accrescere il numero di linee
telefoniche. Circa il 73% della rete è già cablata ed è probabile che il
processo sia finito per il 2007.
Il ripristino del settore è tuttavia ostacolato dalle dispute esistenti fra i
tre maggiori proprietari della Serbia Telekom circa i termini della
privatizzazione del 1997.
La inadeguatezza del servizio di telefonia fissa ha favorito la rapida
espansione del settore della telefonia mobile.
In Serbia ci sono due operatori in possesso di licenza di telefonia mobile,
la Mobtel, che copre il 90% del territorio, e la MTS, che copre il 15% del
territorio ed il 30% della popolazione. Nell’agosto 2006 la norvegese
Telenor ha vinto la gara per l’acquisto di Mobi 63 (o Mobtel) per un totale
di 1,5 miliardi di €. Dopo la vendita il governo ha annunciato l’intenzione
di istituire una nuova licenza per il mobile con un’offerta di partenza a
320 milioni di €. Alla fine di settembre 2006 l’unica compagnia
interessata è stata la Mobilkom (Austria) e l’Agenzia per le
Telecomunicazioni aveva dichiarato di voler annunciare un vincitore
entro il 15 novembre. La licenza è stata venduta proprio alla Mobilkom a
320 milioni di € ed ora si aspettano investimenti per 250 milioni di € ed
una quota di mercato del 25% dal 2009.
L’accesso ad internet come servizio pubblico è stato introdotto solo nel
1997.
All’inizio del 1999 vi erano più di 30 internet providers in Jugoslavia e
circa 60 postazioni, di cui circa il 25% a Belgrado. Nel 2000 gli
utilizzatori del servizio erano circa 400.000. A fine 2005 gli utilizzatori di
internet in Serbia e Montenegro erano pari a 1,5 milioni, un’espansione
favorita dall’abbassamento dei costi, dalla diffusione della adsl e da una
nuova legislazione (il codice penale introduce il concetto di
cybercrimine). Il più grande provider è EUnet. L’accordo raggiunto tra il
governo serbo e la Microsoft nel 2001, in base al quale quest’ultima si è
impegnata a fornire computer e sistemi operativi all’amministrazione
serba in cambio della collaborazione in materia di pirateria informatica, è
probabile che avrà un grande impatto sul livello generale dei servizi
internet per tutta la prima metà degli anni 2000, sebbene il prezzo delle
strutture resti un impedimento.
Infine, per quanto riguarda i media, la maggior parte della popolazione
fa riferimento alla radio e alla televisione di stato Radio Television Serbia
(RTS, che sarà trasformata in una pubblica emittente entro il 2007), e ai
quotidiani Politika e Borba per le notizie. Con i suoi tre canali, la RTS è la
sola stazione televisiva che copre l’intero territorio della Serbia
Turismo
La Serbia presenta elevate potenzialità nel settore turistico. L’industria
del turismo appare però in declino già dalla metà degli anni ’80, in
concomitanza con il disfacimento della precedente Jugoslavia. A parte il
Montenegro, i territori dell’Unione nel passato non sono stati in realtà
mai incoraggiati ad essere considerati come mete turistiche per gli
stranieri, fatta eccezione per alcuni specifici siti legati ad interessi
particolari, come i monasteri medievali della Serbia.
Lo sviluppo del settore resta tuttavia legato all’evolversi della situazione
politica, ma la Serbia sta cercando di riconquistare il suo potenziale. A
maggio 2005 le statistiche ufficiali hanno fatto registrare 225,618 arrivi e
660,519 pernottamenti. Il settore turistico pesa per circa il 2-3% del Pil
e le prospettive per il futuro sono in crescita perché il turismo interno
conta per l’80% degli arrivi e per l’87% dei pernottamenti ed il reddito
pro-capite serbo è in espansione. Si calcola che esso sia passato da 844
US$ del 2000 a 2813 US$ del 2004 (ultimi dati disponibili dalla Siepa).
Però, da un punto di vista dell’importanza, la partita maggiore si
giocherà con l’attrazione che il paese saprà fare nei confronti degli arrivi
internazionali e nel 2004 in Serbia sono arrivati circa 400.000 stranieri,
un dato che rappresenta il 90% di incremento se paragonato con il 2000.
Tuttavia questo dato rappresenta solo il 42% del livello del 1989, un
livello ancora basso per le potenzialità del settore.
Scambi con l`estero
L’export serbo è salito dai 2,4 miliardi di US $ del 2002 ai 6,5 miliardi del
2006, un incremento del 169%. Nel medesimo periodo l’import (base
fob) è cresciuto del 101%, ma partendo da una base maggiore in termini
di volume si è passati dai 6,3 miliardi di US$ ai 12,7 miliardi. La struttura
dell’export è dominata da prodotti relativamente a basso valore
aggiunto. Le voci chiave dell’export includono la frutta ed i vegetali, i
metalli (soprattutto acciaio), prodotti medici e farmaceutici,
abbigliamento e scarpe. Gli alti prezzi internazionali hanno avuto un
considerevole impatto sulle importazioni e sui livelli di prezzo interni,
ponendo l’economia nazionale vulnerabile ai prezzi delle materie prime.
Le principali importazioni sono il petrolio ed i suoi derivati, il gas
naturale, i macchinari industriali e le attrezzature, i veicoli.
Il trend crescente del deficit commerciale negli anni recenti riflette una
caduta dell’export energetico e le crescenti importazioni dei beni di
consumo. Il deficit commerciale della Serbia sulla bilancia dei pagamenti
si è ampliato considerevolmente nel 2006 (del 18% su base annua),
raggiungendo i 6,2 miliardi di Us$, dai 3,9 miliardi del 2002. Sebbene le
esportazioni sono cresciute di più rispetto alle importazioni, il volume
maggiore delle prime è considerevolmente inferiore rispetto alle seconde
e pertanto la bilancia commerciale ha continuato a peggiorare.
I Paesi dell’Unione Europea sul piano commerciale costituiscono i
principali interlocutori della Serbia (hanno rappresentato il 40%
dell’intero interscambio), in particolare l’Italia (con il 14,4% dell’export e
8,4% dell’import nel 2006) e la Germania (con il 9,9% dell’export e
9,5% dell’import), dal lato delle esportazioni e delle importazioni;
mentre tra i Paesi extra-europei i più importanti partner commerciali
sono la Bosnia Erzegovina (verso il quale la Serbia continua a registrare
larghi surplus commerciali; nel 2006 ha contato per il 11,7%
dell’export), in assoluto la prima destinazione dell’export della Serbia, la
Federazione Russa (pari al 4,8% dell’export nel 2006 e 16,3%
dell’import). In particolare le importazioni dalla Russia sono cresciute nel
corso del 2006 ed hanno fatto passare tale paese come principale fonte
di importazioni. In crescita le importazioni dalla Cina con una quota del
5,9% del totale.
La Serbia ha presentato un deficit commerciale nella bilancia dei
pagamenti di US$5,6 miliardi nel 2005, secondo i dati della Banca
Nazionale serba (NSB), un decremento del 16,3% sul 2004.
I dati della Banca nazionale serba mostrano una bilancia dei pagamenti
che ha raggiunto un deficit delle partite correnti di 3,65 miliardi di US$
nel corso del 2006, in aumento rispetto al 2005. Il fattore principale di
questo ampliamento del deficit è contenuto nel continuo aumento delle
importazioni che per l’intero 2006 hanno praticamente rappresentato il
doppio delle esportazioni in termini di valore (12,7 contro 6,2 miliardi di
US$). Nei primi sei mesi del 2007 il trend è simile, con un deficit
commerciale a 3,9 miliardi di US$ (+39%) sullo stesso periodo del 2006)
con le esportazioni in crescita del 46% e le importazioni del 43%. Questo
aumento delle importazioni è stato sostenuto dall’accrescimento dei
salari reali e dalla disponibilità del credito al consumo. Tuttavia un segno
incoraggiante proviene dall’incremento delle esportazioni di beni capitali
(+68% tra gennaio e marzo 2007), dai beni di consumo durevoli
(+41%) e dai beni non-durevoli (35%). Tali dati indicano una continua
tendenza alla modernizzazione dello stock di capitale, la maggior parte
del quale è connesso con gli IDE. Anche dal lato delle esportazioni i beni
capitali e durevoli sono in netta crescita (+72% e 73% rispettivamente
sempre nel primo trimestre). Questo trend delle esportazioni riflette una
buona performance del comparto delle macchine e delle attrezzature da
trasporto (dati i continui sforzi di rilanciare l’industria automobilistica). Le
esportazioni di materie prime (metalli) è raddoppiata ma conta solo per il
5,9% del Pil (sempre nel primo trimestre).
Tra gennaio ed ottobre, complessivamente, sia l’export che l’import sono
cresciuti del 39%, ma il deficit delle partite correnti è passato a 5,2
miliardi di US $, più del doppio rispetto al medesimo periodo del 2006.
In prospettiva la crescita delle importazioni rimarrà leggermente
contratta (ma il prezzo del petrolio farà lievitare il valore dell’import)
oltre il periodo di previsione dalla restrizione della politica fiscale e
monetaria mentre le esportazioni dovrebbero diventare più competitive,
grazie alla ristrutturazione delle Imprese, privatizzazione ed altre riforme
di approvvigionamento.
Accanto al trend negativo della bilancia commerciale si è assistito ad un
lieve deterioramento della bilancia dei servizi e del reddito. L’unica voce
delle partite correnti che migliora è la bilancia dei trasferimenti ma fa
registrare, tuttavia, un continuo declino del surplus.
Il FMI è preoccupato del crescente deficit esterno perché esso riflette
una mancanza di competitività tra le imprese serbe rivolte all’export e un
peggioramento delle condizioni esterne. Questo ampliamento del deficit
delle partite correnti potrebbe creare una pressione sulle autorità serbe ,
ad introdurre misure di protezione per i produttori domestici e a
considerare la possibilità di favorire il deprezzamento nominale del
dinaro nei confronti dell’euro.
Gli anni novanta sono stati caratterizzati da una perdita degli
investimenti, segnati dalla guerra, le sanzioni ed dall'iperinflazione. Negli
anni 1992-2000 gli afflussi di IDE hanno totalizzato i 1,4 miliardi di US$
(il 16,7% del Pil o 135 milioni per anno). Soltanto dopo la caduta del
regime di S.Milosevic, il ritiro delle sanzioni ONU, le riforme ed il
miglioramento della situazione economica le condizioni per accogliere gli
investimenti sono migliorate. Negli anni recenti le autorità hanno
finanziato i larghi deficit esterni attraverso gli IDE e gli aiuti esterni.
Negli anni 2003-06, gli IDE sono saliti fino alla cifra record di 5,2 miliardi
di US$ del 2006. Nel corso del 2007 sono stati in declino, ma la Serbia
ha il potenziale per attrarre altri IDE se le autorità saranno in grado di
completare le privatizzazioni pianificate del monopolista del gas e del
petrolio, la NIS , della EPS (Elektroprivereda Srbije) e della TS (Telekom
Srbija). Mantenere un alto livello di ricevimento di IDE nel medio termine
richiederà investimenti greenfield, così come nuovi investimenti da
imprese straniere e la realizzazione dei grandi progetti di privatizzazione.
Dal 2004 sono stati firmati 31 accordi bilaterali di liberalizzazione (FTAs)
per il commercio sotto il sostegno dell’UE e del Patto si Stabilità per il
sud-est Europa. Il tasso di import-export intraregionale è cresciuto
notevolmente ma permangono vari livelli di ostacoli al commercio. La
firma di trattati bilaterali , infatti, non ha fatto altro che mettere in piedi
diversi livelli di tariffe e standards tra i vari paesi. Allo stesso modo le
restrizioni delle “regole di origine” europee scoraggiano l’import dei beni
intermedi tra l’uno e l’altro paese e l’export al mercato UE.
Per quanto riguarda la Serbia gli accordi preferenziali di commercio con
l’UE sono stati prolungati fino al 2010 ed è stato firmato un accordo SAA
a settembre 2007 che porterà maggiore liberalizzazione con i 27 stati
europei.
Il fatto poi che gli accordi sulle politiche commerciali preferenziali con
l’UE vengono firmati bilateralmente con ogni singolo paese ha prodotto
delle asimmetrie con i FTAs.
Per ovviare a ciò, la Commissione ha proposto la creazione di un sistema
unificato di accordi di libero commercio per i stati dei Balcani occidentali
(WBFTA) nella metà del 2006 e l’integrazione nel Pan-euro-med system
di accumulazione di origine.
Intanto la Serbia deve ancora firmare i CEFTA (new Central European
Free-Trade Agreement) i quali forniranno un set di regole commerciali
comuni tra otto regioni dell’Europa del sud-est e sostituendo più di 30
accordi bilaterali (gli FTAs). I nuovi CEFTA erano dovuti entrare in vigore
il 1 maggio 2007, ma il ritardo delle ratifiche ha fatto mancare tale
obiettivo che sarà raggiunto soltanto quando un quinto delle ratifiche
sarà disponibile. L’entrata in vigore è avvenuta a luglio.
La Serbia ha firmato questo accordo nel dicembre 2006 senza
raggiungere un compromesso sull’import di sigarette con la Croazia. Tali
questioni sono rimaste in sospeso visto il ritardo della formazione del
governo serbo (solo a maggio) e ci si aspettano le importazioni duty-free
per le sigarette riguardo a tutti i paesi CEFTA.
In termini di accordi bilaterali è da segnalare che a fine luglio 2006 è
stato firmato un accordo tra Italia e Serbia per il rilascio di visti per
alcune categorie di cittadini serbi: studenti, ricercatori, personalità della
cultura e del mondo accademico, imprenditori. In particolare, l'accordo
prevede il rilascio di visti di lunga durata, fino a 5 anni, a favore degli
uomini d'affari. È il primo accordo di questo tipo tra la Serbia ed un
paese comunitario che tende a favorire il Cammino di questo paese
verso l’Unione Europea
Esportazioni
Importazioni
Saldo
2003
2004
2005
2,477
3,897
4,647
7,324
10,944 10,210
-4.847 -7.047 - 5.563
2006
6,487
12,715.
- 6.228
Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report luglio 2007
Principali prodotti importati/esportati (2006)
Principali esportazioni
%
Principali importazioni
%
Macchinari ed attrezzature per
Prodotti manifatturieri
37,6
25,6
il trasporto
Alimentari ed animali vivi
16,6 Beni manifatturieri
20,8
Combustibili minerali e
Miscellanea di manufatti
14,4
19,7
lubrificanti
Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report luglio 2007
Origine e provenienza delle importazioni/esportazioni (2006)
Principali destinazioni export. %
Principali origini import.
Bosnia Erzegovina
16.4 Russia
Italia
11,7 Germania
Germania
9.9 Italia
Macedonia
4.8 Cina
Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report luglio 2007
Interscambio
L’Italia è un importante partner commerciale della Serbia. L’interscambio
è in espansione e da come si può notare dal trend negli anni 2004, 2005
e 2006 vi è stato una eccezionale progressione sia dell’export che
dell’import. Il saldo dell’interscambio è ampliamente a favore dell’Italia
con un saldo attivo per oltre 201 milioni di € nel 2006, un miglioramento
consistente sull’anno precedente (a oltre 106 milioni).
Per quanto riguarda le categorie merceologiche, tra i principali prodotti
esportati dall’Italia abbiamo soprattutto autoveicoli (7,60%), parti ed
accessori di calzature non in gomma (4,68%), cuoi e pelli varie (4,35%),
accessori per l’abbigliamento (4,80%), articoli di calzetteria (3,75%),
%
16,3
9,5
8,4
5,9
macchine automatiche (3%), ed elettrodomestici (2,20%).Tutte le
categorie dell’export hanno fatto segnare un considerevole aumento
rispetto al 2005, tranne che per la voce carburanti per motori.
Le altre categorie riguardano soprattutto macchinari ed attrezzature
industriali, carta e cartone, tessuti e biancheria intima.
Dal lato delle importazioni l’Italia ha acquistato soprattutto prodotti di
siderurgia (oltre il 20% del totale, triplicate rispetto al 2005), ed a
seguire i zuccheri (7,97%), rame e semilavorati (10,81%), calzature,
suole e tacchi in gomma e plastica (7,89%), articoli di calzetteria (8,%),
parti ed accessori per calzature non in gomma (6,06%). Tra le altre
categorie importate si hanno biancheria intima, indumenti esterni,
accessori per l’abbigliamento, alluminio e semilavorati, materie plastiche
,alimentari quali cereali, preparati e conserve di ortaggi, carne non di
volatiti e prodotti di macellazione ed infine legno tagliato, piallato e
trattato.
Interscambio Italia - Serbia
Esportazioni
Importazioni
Saldo
variazioni in %
93,86%
95,15%
89,33%
2006
2005
valore in € valore in €
936.098.491 482.865.921
734.144.700 376.195.821
201.953.791 106.670.100
Fonte dati Istat Gen.-Dic. 2006 (agg. Luglio 2007)
Interscambio Italia - Serbia
Trend 2006 - 2005 - 2004
Esportazioni
Importazioni
Saldo
2006
valore in €
936.098.491
734.144.700
201.953.791
2005
valore in €
482.865.921
376.195.821
106.670.100
2004
valore in €
0
0
0
2006
valore in €
149.043.049
58.543.148
2005
valore in €
58.046.566
44.198.415
2004
valore in €
0
0
79.429.855
57.937.457
18.454.578
33.085.238
0
0
59.355.072
44.567.113
23.084.314
21.288.442
0
0
24.570.361
32.651.289
32.047.382
32.898.596
17.354.109
14.533.465
0
0
0
23.705.524
14.405.049
9.238.768
10.710.913
0
0
11.484.412
5.997.896
0
Fonte dati Istat Gen.-Dic. 2006 (agg. Luglio 2007)
Principali prodotti importati in Italia
DJ27100-Prodotti della siderurgia
DA15830-Zuccheri ed estratti degli
zuccheri
DJ27440-Rame e semilavorati
DC19303-Calzature, suole e tacchi in
gomma e plastica
DB17710-Articoli di calzetteria
DC19302-Parti ed accessori per calzature
non in gomma
DJ27420-Alluminio e semilavorati
DB18230-Biancheria intima, corsetteria
DG24160-Materie plastiche in forme
primarie
AA01111-Cereali (incluso il riso)
DA15330-Preparati e conserve di ortaggi
n.c.a.
DD20100-Legno tagliato, piallato e trattato
DB18221-Indumenti esterni
DA15110-Carne, non di volatili e prodotti
della macellazione
DB18241-Accessori per l'abbigliamento
Principali prodotti esportati dall'Italia
DM34100-Autoveicoli
DC19302-Parti ed accessori per calzature
non in gomma
DC19100-Cuoi e pelli, scamosciati; cuoi e
pelli, verniciati o laccati; cuoi e pelli
artificiali o ricostruiti
DB18241-Accessori per l'abbigliamento
DB17710-Articoli di calzetteria
DK29245-Macchine automatiche per la
dosatura, la confezione e l'imballaggio
DK29710-Elettrodomestici
DF23201-Carburanti per motori,
combustibili minerali e gassosi (escluso
gas naturale)
DM34300-Parti e accessori per autoveicoli
e motori
DK29561-Macchine per la lavorazione delle
materie plastiche e della gomma e
macchine per impieghi speciali n.c.a.
compresi parti e accessori
DE21120-Carta e cartone (compresa carta
da giornale e ovatta di cellusa)
DK29231-Attrezzature industriali per la
refrigerazione e la ventilazione (per uso
non domestico)
DB18230-Biancheria intima, corsetteria
DC19303-Calzature, suole e tacchi in
gomma e plastica
DB17250-Tessuti di altre materie tessili
11.126.783
8.128.308
4.268.881
5.812.469
0
0
9.019.103
4.908.794
0
2006
valore in €
70.868.671
43.843.208
2005
valore in €
22.414.380
25.754.977
2004
valore in €
0
0
40.777.022
21.209.792
0
45.006.456
35.186.041
28.055.055
13.827.754
16.284.462
10.345.020
0
0
0
20.548.356
15.941.068
15.749.522
17.126.002
0
0
17.822.992
11.038.424
0
19.799.477
8.490.771
0
16.370.577
11.530.085
0
17.346.681
8.407.779
0
16.048.333
15.160.573
9.628.536
7.785.305
0
0
14.941.789
7.729.677
0
Fonte dati Istat Gen.-Dic. 2006 (agg. Luglio 2007)
Privatizzazioni
Nonostante l’approvazione di una nuova legge sulle Privatizzazioni
nell’ottobre del 1997, il Governo della Repubblica Jugoslava già prima del
conflitto del 1999 si trovava in forte ritardo rispetto agli altri Paesi
dell’est nell’attuazione di un serio programma di privatizzazione
dell’economia: secondo stime ufficiali, il settore privato aveva fornito nel
1996 il 37% circa del PIL, anche se lo Stato era impegnato nel tentativo
di allargare questa base nonostante la lentezza delle pratiche
burocratiche.
La legge sulla Trasformazione della Proprietà del 1997 interessava circa
5.000 aziende e sebbene la privatizzazione non fosse obbligatoria,
secondo gli organi competenti le piccole e medie aziende sarebbero
comunque state costrette a questo passo. Due i metodi di privatizzazione
seguiti: la vendita delle grandi imprese a partecipazione statale e,
dall’altro, la cosiddetta privatizzazione autonoma (i manager delle
imprese stabilivano se l’impresa doveva essere privatizzata o meno).
I punti deboli di questo sistema non erano pochi: da una parte, infatti,
gli investitori stranieri avrebbero potuto aspettare troppo tempo prima
che gli azionisti locali decidessero di cedere la propria quota; o viceversa
gli stessi cittadini jugoslavi avrebbero potuto svendere le loro azioni
troppo presto per il bisogno di liquidità e quindi gli investitori stranieri
avrebbero acquisito porzioni societarie di controllo con eccessiva facilità.
Tuttavia, sulle modalità di intervento estero, sulle procedure di
privatizzazione e i modelli da seguire la Jugoslavia era ancora al tavolo
delle trattative con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prima del
conflitto del 1999.
Ad ogni modo, dal novembre del 1997, quando la legge sulle
privatizzazioni volontarie era entrata in vigore a pieno regime, solo 279
aziende cioè il 4% delle circa 7.000 piccole e medie imprese avevano
cominciato il processo di privatizzazione.
I cambiamenti politici intervenuti a settembre del 2000 hanno dato alle
privatizzazioni un nuovo impeto, e una nuova Legge Sulle Privatizzazioni
è stata approvata il 27 giugno del 2001. In base a questa nuova legge,
circa 4000 imprese sono state inserite nella lista delle vendite da
effettuarsi in un periodo di quattro anni dalla emanazione della legge.
Tuttavia, non sono stati formulati programmi precisi per la vendita della
maggioranza delle quote nelle più grandi aziende di servizi pubblici. Le
disposizioni della nuova legge sono state comunque rinforzate delle
disposizioni di tre successivi decreti del 17 luglio 2001 che hanno ad
oggetto la valutazione e la vendita delle posizioni statali attraverso
offerte pubbliche o aste.
A questo importante processo l`Italia partecipa direttamente, con un
programma di assistenza tecnica al Ministero dell`Economia e delle
Privatizzazioni, finanziato dal nostro Ministero delle Attività Produttive, ai
sensi della L. 212/92.
Nel corso del 2003 i più importanti impegni di privatizzazione
riguardavano il pacchetto di maggioranza nelle due società del tabacco e
del fornitore di carburante Beopetrol, mentre ancora nel 2004 restano in
calendario importanti privatizzazioni nel settore bancario e delle
telecomunicazioni. Secondo il ministero dell’economia e privatizzazione
dal 2001 al febbraio 2004 sono state privatizzate 1117 aziende
generando 1,3 miliardi di € in entrate.
L’8 giugno del 2005 sono stati approvati una serie di emendamenti per
accelerare il processo di privatizzazione. L’aspetto chiave riguarda la
capacità del governo di vendere le imprese ristrutturate libere dai loro
debiti verso le entità pubbliche. Questo emendamento potrebbe aiutare
la vendita dell’azienda produttrice di rame RTB Bor , tra l’altro
pesantemente indebitata.
Infine, anche in Kosovo, l’amministrazione transitoria ha annunciato ad
agosto del 2001 un programma per la privatizzazione di 250 società
chiave dell’economia della regione. I maggiori servizi pubblici non sono
tuttavia inclusi nel programma, né la miniera di metalli non ferrosi
Trepca. Tuttavia nonostante il forte impegno da parte
dell’amministrazione del Kosovo nel portare avanti il piano di dismissioni
stabilito, le pretese sia della popolazione albanese che della popolazione
serba potrebbero rendere l` attuazione del programma piuttosto difficile.
Infatti la Serbia reclama contro la privatizzazione illegale in circa 150
casi. L’ultima riguarda lo ski center di Mount Brezovica che i serbi dicono
apparteng a Inex, un’azienda di Belgrado.
La KTA (Kosovo Trust Agency), agenzia responsabile per la
privatizzazione in Kosovo, ha reso noto che circa 145 imprese sociali
sono state vendute a fine marzo 2006 generando un gettito di 125
milioni di euro.
Le più importanti privatizzazioni in Serbia si stanno realizzando nel
settore tecnico bancario. A fine-gennaio le autorità serbe hanno venduto
l’ 88,6% delle quote di partecipazione della Jubanka alla Alfa Banca
Greca per €152m (US$197m). L’investitore greco si è impegnato a
comprare il rimanente 11% delle azioni, ancora tenuto da piccoli
azionisti, fra circa sei mesi.
Le autorità serbe mirano a vendere altre banche statali durante il 2005,
e concludere privatizzazioni nel settore verso la metà del-2006. Il
Governo spera di concludere la vendite di Novosadska Banka e della
Banka Continentale durante il secondo trimestre del 2005.All’acquisto
della Novosadska Banka sono interessate la EFG Eurobank e Piraeus
Bank (entrambe Greche), Capital GE (filiale della GE degli Stati Uniti),
Banca Intesa (nella prima metà del 2005 Banca Intesa si è accordata per
comprare il pacchetto di maggioranza di Delta Bank) ed UniCredito
(entrambe italiane) ed Erste Bank (Austria). Le due banche greche e la
GE hanno espresso anche interesse per la Banka Continentale, e la Nova
Ljubljanska Banka (Slovenia). La vendita di Vojvodjanska Banka ha
generato un significativo interesse straniero, infatti a marzo 2006 è stata
annunciata una lista di banche che partecipano alla sua privatizzazione;
tra queste vi erano la Banca Nazionale della Grecia, PKO Bank Polsi
(Polonia), la Bank Austria Creditanstalt, Unicredito. La gara è stata vinta
dalla Banca della Grecia ed ora il sistema bancario serbo è in
maggioranza posseduto da capitale straniero.
Altri investimenti nel settore sono stati fatti da Credit Agricole che ha
annunciato di voler acquistare il 71% di Meridian Banka e Austria
Creditanstalt che ha acquisito un pacchetto d maggioranza in
Eksimbanka.
Un’altra privatizzazione importante è stata compiuta con la vendita di
Mobtel, la seconda azienda per grandezza nel settore delle
telecomunicazioni, dopo che c’era stata una revoca della licenza da parte
dello stato a fine 2005. Questa revoca era avvenuta in seguito al
trasferimento della licenza da parte dell’azienda nella provincia kosovara
in accordo con un operatore locale senza l’assenso governativo. Il
problema era stato che nella metà del 2005 un gruppo di investitori
austriaci avevano acquisito tra il 42 e il 51% di Mobtel. In seguito il
contenzioso è stato chiarito con un accordo tra il governo serbo ed
austriaco in base al quale la proprietà di Mobtel sarebbe andata al 70% a
PTT Srbija (il primo operatore serbo) ed il 30% al gruppo austriaco.
Dopo una gara d’appalto Mobtel (ora si chiama Mobi 63) è stata acquisita
dalla norvegese Telenor per 1,5 miliardi di €.
Nel settore energetico si sta iniziando a pensare alla privatizzazione della
compagnia statale per il petrolio ed il gas Nafta Industria Srbija (o NIS),
nel febbraio 2006 c’è stato un incontro tra la direzione della compagnia e
un consorzio formato da Merrill Lynch e Raiffeisen Austria per avviare il
processo.
Nonostante ciò vi è un certo disappunto su come privatizzare l’azienda
statale tra la Serbia e il FMI, non solo, ma questa divergenza si estende
anche alla disapprovazione del Fondo per il Piano Nazionale di
Investimenti (NIP) che avrebbe, secondo le autorità serbe, il compito di
migliorare le infrastrutture anche per attrarre maggiori investimenti per
il processo di privatizzazione. Il FMI vede invece in questo piano un
aggravio per la finanza pubblica insieme ad altri fattori quali gli
incrementi salariali, la continua presenza di imprese statali non
riformate, l’alto tasso di disoccupazione, un deficit delle partite correnti
crescente. Da notare che la Serbia deve negoziare un nuovo accordo con
il FMI ma non sembra preoccupata di affrettare i colloqui per il semplice
fatto che, nonostante lo stato abbia bisogno di finanziamenti esteri, esso
dispone di sufficienti riserve estere ed ha goduto di massicci afflussi di
IDE nel corso del 2006.
Nel corso di maggio 2007 la Nova Ljubljanska banka (NLB), la più grande
banca slovena, ha acquisito il 77,75% delle azioni della BRK bank of
Kosovo, la quarta in termini di dimensioni nella regione con il 6% del
mercato. Tale acquisizione segue quella fatta in aprile sempre dalla NLB
ai danni della Kasakbank, un’altra banca kosovara. L’intento della NLB è
di fondere le due banche per raggiungere una quota di mercato
all’interno del Kosovo pari al 18% del totale. In marzo un consorzio
guidato dalla Telekom Slovenije ha firmato un contratto per acquisire la
seconda licenza di operatore mobile per 75 milioni di €.
Il FMI ha anche consigliato al governo serbo di vendere le raffinerie della
NIS a Pascevo e Novisad, ma sulla questione c’è opposizione all’interno
del cabinetto dei ministri e le elezioni non hanno avuto che l’effetto di
ritardare tutte le privatizzazioni.
In agosto 2007 il nuovo governo ha pubblicato un nuovo piano di
privatizzazione secondo il quale si cercherà di privatizzare le maggiori
imprese statali (NIS, EPS e Telekom Srbije) entro il 2010. Le autorità
serbe hanno fatto così dei progressi, sebbene ancora vi sia incertezza
sulle future vendite, ed il governo sta pianificando di vendere anche la
compagnia di assicurazioni DDOR alla Fondiaria (Italia), l’unica che si è
proposto per l’acquisto. Ancora, le autorità hanno nominato la A-TEC
(Ausrtia) come investitore preferito per l’acquisto della RTB Bor
(produttrice di rame), sebbene la SMR (Russia) abbia offerto di più.
Il Ministro dell’economia ha comunicato che la Telekom Srbija,
l’aeroporto di Belgrado, la casa farmaceutica Galenika e la compagnia di
energia elettrica EPS verranno offerte all’inizio attraverso un’offerta
pubblica di acquisto. In tutto ciò si devono tener conto sempre le
divisioni politiche.
Investimenti esteri
La Banca Mondiale ha indicato la Serbia come uno tra i paesi che ha
avviato con maggior successo le riforme istituzionali e infrastrutturali
nell’arco di un solo anno (confronto sul 2004). Gli stessi investitori
europei hanno classificato la Serbia fra i primi 25 paesi riguardo alle
opportunità di investimento. Nei mesi di ottobre e novembre, la Serbia
ha incrementato il suo rating sui crediti all’assicurazione da parte del FMI
(Fondo Monetario Internazionale), ragione per cui entro la fine del 2005,
la Serbia ha ricevuto circa 2 miliardi di US $ in investimenti esteri e da
parte di società multinazionali. Il valore totale degli investimenti diretti
esteri, negli ultimi anni ha raggiunto 3 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda il 2006 l’afflusso di Investimenti esteri sono stati
pari a 961 milioni di US$ da gennaio a luglio, il che ha significato un
incremento del 20% rispetto all’anno precedente. In agosto vi è stata la
vendita di Mobtel (1,92 milioni di US$) e dell’azienda farmaceutica
Hemofarm alla tedesca Stada (per 600 milioni di US$), mentre per
settembre è stata concluso l’accordo per la cessione della Vojvodjanska
Banka (per 360 milioni di € con transazione completata per la fine
2006). A fine 2006 l’ afflusso record è stato di 4,3 miliardi di US$. In
discesa l’afflusso degli investimento nel corso del 2007, anche se la
quantità degli IDE rimane comunque massiccia. Nella prima metà del
2007 il totale degli investimenti entranti sono stati 848 milioni di € (nel
2006 925 milioni per lo stesso periodo). Il Ministro per l’economia e lo
sviluppo regionale si aspetta IDE totali per 2-2,5 miliardi di Us $ nel
2007 e di 4,5 miliardi nel 2008.
Aumentano le imprese interessate alla Serbia e pronte ad avviare nuovi
progetti di cooperazione.
I vantaggi di investire in Serbia sono:
•Posizionamento strategico per i mercati in Europa, in Asia, e in Medio
Oriente;
•accesso, esente da dazio, alla Zona di libero commercio dell’Europa del
Sud-Est;
•60 milioni di potenziali consumatori;
•paese non ancora membro dell’Unione europea, con grande flessibilità e
vantaggi di investimento;
•tasso d`imposta sull’utile aziendale più basso in Europa;
•costi contenuti per lavoro specializzato;
•alta percentuale di persone che parlano inglese;
•economia stabile;
•politica monetaria sana e rapida attuazione delle normative macroeconomiche più importanti;
•regolamentazione semplificata del commercio estero e degli
investimenti stranieri;
•agevolazioni delle procedure aziendali operative e di avviamento,
incluso il regime di residenza per i cittadini stranieri, la registrazione
dell’impresa e le dogane.
Quadro normativo
Le principali Leggi che regolano l’attività di business in Serbia sono:
-Decreto Governativo di giugno 2006 sugli incentivi finanziari (Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Serba, N° 56/2006);
-Legge sulle Imprese (novembre 2004).
La Legge sugli investimenti esteri definisce un investitore estero come:
-una personalità giuridica straniera che ha la propria sede centrale in un
Paese straniero;
-un individuo straniero;
-un cittadino della Serbia con una residenza permanente o temporanea
per un periodo superiore ad un anno.
Un investimento estero generalmente prende forma attraverso la
costituzione di una società o attraverso l’acquisizione di azioni o quote in
una società già esistente.
Ad un investitore estero può, inoltre, essere accordata una concessione
per operare nel campo dello sfruttamento delle risorse naturali o per
condurre attività di interesse generale. Un investitore estero può anche
agire nell’ambito di operazioni BOT (build-operate-transfer) cioè nella
costruzione, nell’attività e nel trasferimento di impianti e infrastrutture.
Un investitore estero può operare in Serbia sottoponendosi alle stesse
condizioni e norme previste per gli investitori locali.
La Legge sugli investimenti esteri prevede che tutti gli investimenti siano
registrati presso il Registro delle Imprese. Tale Legge stabilisce, inoltre,
che gli investimenti esteri non possono essere soggetti a pratiche di
esproprio, fatta eccezione per i casi di interesse pubblico per i quali la
Legge prevede un risarcimento.
A tutela degli investimenti esteri concorrono, anche, altre Leggi quali:
• Legge sulle operazioni di cambio;
• Legge sulle zone franche.
Un investitore straniero ha il diritto di:
•controllare o partecipare alla gestione dell`impresa da lui fondata o
nella quale ha investito il suo capitale;
•trasferire i diritti e i doveri (stabiliti nel contratto di investimento o
nell`atto fondatore) ad altre persone straniere o locali;
•partecipare a e disporre liberamente del profitto accumulato dal suo
investimento;
•ispezionare i libri contabili e le operazioni di affari dell`impresa nella
quale ha investito;
•rivedere i conti gestionali provvisori e annuali, personalmente o tramite
un rappresentante autorizzato.
Un investitore straniero è autorizzato anche a comprare beni immobili,
locali commerciali e appartamenti, purché sia soddisfatta la condizione di
reciprocità. Il terreno edile urbano è ancora di proprietà statale, per cui
un investitore straniero (così come un investitore locale) può ottenerne
soltanto il diritto di uso a pagamento.
Un investitore straniero può - una volta mantenuti gli impegni in
conformità con la legislazione nazionale - trasferire liberamente e senza
dilazione tutti i beni finanziari e altri relativi all’investimento straniero
(profitti, dividendi, pagamenti supplementari, proprietà di scioglimento
dell’impresa ecc.) all’estero in valuta convertibile.
Gli incentivi
Il regime fiscale in Serbia è attualmente il più vantaggioso della regione.
Alcune delle sue caratteristiche sono:
• il tasso d`imposta sull’utile aziendale più basso in Europa, fissato al
10% ;
• crediti fiscali per l’investimento in beni fissi fino all’80% del valore dei
beni;
• un periodo di esenzione fiscale di 10 anni per investimenti di 8 milioni
di € o più;
• sussidi statali, esenzioni fiscali, e altri incentivi per la creazione di
nuovi posti di lavoro.
Zone franche
L’attività in Zona franca è regolata dalla Legge sulle Zone franche del
1994 (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Federale di Jugoslavia N°
81/94). L’esportazione di beni e servizi dalla zona e l’importazione di
beni e servizi nella zona sono libere. In conformità con la legge, le sole
attività permesse sono quelle che non recano danno all'ambiente e alla
salute umana, alla proprietà materiale o alla sicurezza nazionale.
Le società che operano entro i confini della zona franca sono autorizzate
a importare beni per il rifornimento magazzini, lo skipping, la produzione
o la riesportazione. I beni previsti per l’uso nella zona sono esenti dal
dazio doganale e dagli altri dazi sull'importazione. Per i beni prodotti
nella zona verrà emesso un certificato “made in Serbia”, se il valore delle
materie prime e del materiale di produzione, del lavoro e delle spese di
produzione di origine serba è di almeno 51% del valore complessivo dei
beni esportati. In Serbia vi sono attualmente 13 zone franche con una
superficie di più di 3.258.000 mq di spazio di produzione e di deposito
dotato di un’infrastruttura completa. Il commercio estero annuale ha
superato i 300 milioni di EUR. Le zone di libero commercio si trovano a
Belgrado, Novi Sad, Pirot, Subotica, Sabac, Smederevo, Sremska
Mitrovica, Sombor, Senta, Lapovo, Kovin, Vladicin Han e Prahovo.
I vantaggi dell’investimento della zona franca sono vari:
- All’interno della zona franca gli importatori sono esenti dall’iva sui beni
importati, mentre all’esterno l’iva è stabilita al 18% per tutti i beni di
importazione, ad eccezione di alcuni beni specificati dalla legge sull’IVA
che sono tassati all’8%.
- All’interno della zona le importazioni e le esportazioni di beni e servizi
dentro e fuori sono illimitate. Inoltre Le materie prime usate per i
prodotti finiti previsti per l'esportazione possono essere importate senza
dazio. All’esterno le importazioni e le esportazioni di beni e servizi sono
illimitate fuori dalle zone franche, ma il governo è investito del potere
legale di imporre quote e altre restrizioni su certi tipi di beni per
proteggere il mercato nazionale. Inoltre tutti i beni (a parte le forniture
umanitarie) importati fuori dalle zone franche sono soggetti al
pagamento dei dazi secondo le tariffe attualmente in vigore.
- All’interno della zona i beni fissi, le macchine e i materiali di
costruzione possono essere importati esenti da dazio. Gli utenti della
zona possono utilizzare liberamente la valuta estera ottenuta dalle
attività nell'ambito delle zone. All’esterno I beni fissi, le macchine e i
materiali di costruzione sono soggetti al pagamento dei dazi. Se tali beni
sono parte di un investimento straniero, sono soggetti solamente alla
tassa doganale nominale del 0,5%. In conformità con la Legge sugli
investimenti esteri, gli investitori stranieri hanno il controllo totale dei
profitti ottenuti.
- All’interno Le importazioni di tutti i tipi di beni sono esenti da dazio. I
beni possono essere distribuiti sul mercato nazionale dalle zone franche
dopo essere stati sdoganati. Se i beni distribuiti sul mercato serbo sono
stati prodotti in una zona franca con componenti locali e di importazione,
i dazi doganali sono da pagare solo sui componenti importati. Le
importazioni nelle zone franche e le esportazioni dalle zone franche sono
illimitate, ovvero non sono soggette a quote, licenze, permessi o altre
restrizioni del commercio estero. I beni che vengono importati sul
mercato nazionale dalle zone franche sono soggetti alle procedure
doganali standard, ma se oltre il 50% degli elementi costitutivi del
prodotto sono di provenienza nazionale, tale prodotto e considerato
nazionale. All’esterno tutti i beni (a parte le forniture umanitarie)
importati fuori dalle zone franche sono soggetti al pagamento dei dazi
secondo le tariffe attualmente in vigore. Le importazioni e le esportazioni
di beni e servizi sono illimitate fuori dalle zone franche, ma il governo è
investito del potere legale di imporre quote e altre restrizioni su certi tipi
di beni per proteggere il mercato nazionale.
- All’interno i beni possono essere temporaneamente trasferiti dalle zone
franche al mercato nazionale e viceversa per aggiungere valore
attraverso le attività di lavorazione e trattamento, di installazione, di
riparazione, di controllo di qualità e di marketing. Questo crea molte
opportunità per la cooperazione con le industrie nazionali. Gli utenti della
zona franca possono prendere in affitto, acquistare o costruire impianti di
produzione, magazzini o edifici commerciali. All’esterno ed in conformità
con la Legge sul commercio estero in vigore, è il Ministero delle relazioni
economiche con l’estero a stabilire quale tipo di beni può essere
provvisoriamente importato o esportato. L'affitto, l'acquisto o la
costruzione di edifici e stabilimenti è possibile anche fuori delle zone
franche, ma la procedura è più complicata.
L'UE ha preso le misure peal fine di favorire le esportazioni dei paesi
nella regione attraverso l'istituzione delle autonomous trade preferences
(ATP) che consentono l'entrata senza il pagamento del dazio per oltre il
95% delle merci.
Le esenzioni includono il vino, la carne e l'acciaio.
Normativa societaria
Quadro normativo
Le principali Leggi che regolano l’attività di business in Serbia sono:
-Legge sugli Investimenti Esteri-LFI (entrata in vigore il 19 gennaio
2002-Gazzetta Ufficiale della Repubblica Federale di Jugoslavia”, N°
3/2002);
-Legge sulle Imprese (novembre 2004).
A tutela degli investimenti esteri concorrono, anche altre Leggi quali:
-Legge sulle operazioni di cambio;
-Legge sulle zone franche.
La Legge sulle Imprese, divenuta effettiva nel novembre 2004, definisce
le imprese come entità giuridiche fondate da una persona fisica o da una
entità giuridica sulla base di un documento di fondazione e al fine di
generare profitto. Tale Legge regola le pratiche di costituzione,
amministrazione, acquisizione, riorganizzazione e liquidazione di una
società.
In Serbia sono permesse quattro differenti forme societarie:
-Società per azioni (aperta o chiusa) (akcionarsko društvo-a.d.);
-Società a responsabilità limitata (društvo sa ograničenom
odgovornošću-d.o.o.);
-Società in nome collettivo o Associazione Generale (ortačko društv o.d.);
-Società in accomandita semplice o Associazione limitata (komanditno
društv-k.d.).
A queste quattro tipologie societarie vanno ad aggiungersi l’ufficio di
rappresentanza e la filiale.
Una società assume lo status di personalità giuridica al momento
dell’iscrizione nel Registro delle Imprese.
A partire dal 1° marzo 2005 alla richiesta di registrazione di un
imprenditore devono essere allegati i seguenti documenti:
-certificato dell’identità dell’imprenditore (ad es. fotocopia della carta di
identità o del passaporto);
-certificato del pagamento della tassa di registrazione.
Se un imprenditore opera sotto un nome differente dal proprio deve
registrare tale nome presso l’Agenzia dei Registri Societari.
Un imprenditore è responsabile con tutto il proprio patrimonio per le
responsabilità incorse durante lo svolgimento della propria attività.
Tipologie societarie
Società per azioni
Una società per azioni può essere fondata da una o più persone
giuridiche o fisiche. La costituzione di questo tipo di società avviene
tramite la redazione di un Atto Costitutivo; nel caso in cui la società
venga costituita da un unico fondatore, allora si avrà un Atto di
Incorporazione.
Una società così costituita esiste indipendentemente dai suoi azionisti
che non sono responsabili per i debiti e le obbligazioni della società
stessa.
Una società per azioni può essere chiusa o aperta; nel caso di una
società chiusa gli azionisti non possono essere più di 100.
Il contributo di ciascun azionista può essere in denaro o tramite
conferimenti in natura il cui valore deve essere valutato da un esperto;
nel caso di una società chiusa può essere anche in prestazioni lavorative
e attività varie.
Il capitale è suddiviso in azioni ognuna della quali ha un proprio valore
nominale.
Il capitale iniziale, nel caso di una società per azioni chiusa non può
essere inferiore a € 10.000, calcolato al tasso di cambio in vigore al
momento del versamento di capitale.
Nel caso di una società per azioni aperta il capitale iniziale non può
essere inferiore a € 25.000 al tasso di cambio in vigore al momento del
versamento di capitale.
Il valore del capitale minimo richiesto aumenta in riferimento a società
operanti nei settori assicurativo e bancario.
In particolare: Banche, il corrispettivo è in CSD (dinari serbi convertibili)
di €10.000.000.
Societa d’assicurazioni: Assicurazione sulla vita - l'equivalente in CSD di
€2.000.000
• Assicurazione di pensione privata - l'equivalente in CSD di €3.000.000
• Tutti i tipi di assicurazione sulla vita - l'equivalente in CSD di
€4.000.000;
Assicurazioni varie
• Assicurazione (privata) contro gli infortuni e contro le malattie l'equivalente in CSD di €1.000.000
• Assicurazione totale di veicoli a motore e ferroviari e assicurazione
obbligatoria - l'equivalente in CSD di €2.500.000
• Altre forme di assicurazione di beni, assicurazione contro i sinistri, e
altri tipi di assicurazione (non sulla vita) - l'equivalente in CSD di
€2.000.000
• Tutti i tipi di assicurazione non-vita - l'equivalente in DSC di
€4.500.000
• Riassicurazione - l'equivalente in CSD di €4.500.000
Le azioni possono essere ordinarie o privilegiate.
Una società per azioni può aumentare o diminuire il proprio capitale,
solitamente tali decisioni vengono prese dall’Assemblea Generale degli
Azionisti.
Il nome di una società per azioni deve contenere la sigla “a.d.”.
Una società per azioni aperta deve avere un Consiglio di
Amministrazione, mentre una di tipo chiuso può avere un solo direttore
oppure un Consiglio di Amministrazione.
Società a responsabilità limitata
Una società a responsabilità limitata può essere fondata da persone
giuridiche o fisiche. I fondatori sono responsabili per i debiti e le
obbligazioni della società nel limite della loro partecipazione. Una società
così costituita può avere al massimo 50 soci.
La costituzione di una società per azioni avviene tramite la redazione di
un Atto Costitutivo; nel caso in cui questa venga fondata da un unico
fondatore, allora si avrà un Atto di Incorporazione.
I soci sono tenuti a firmare un “Accordo tra i Soci” per definire ulteriori
diritti e responsabilità.
Le quote di partecipazione dei membri costituiscono il capitale, ciascun
membro può partecipare con una sola quota ed ogni singola quota può
determinare più voti. Le quote di partecipazione possono essere conferite
in denaro, tramite conferimenti in natura o tramite prestazioni lavorative
ed attività varie prestate in passato.
La quota in denaro del capitale iniziale non può essere inferiore a € 500
calcolato al tasso di cambio in vigore al momento del versamento di
capitale.
Gli organi amministrativi sono:
-Assemblea Generale;
-Consiglio di Amministrazione;
-Organo di Supervisione.
L’Assemblea Generale è l’unico organo autorizzato a provvedere
all’aumento o diminuzione di capitale.
Le azioni sono liberamente trasferibili tra i partner ed anche a terzi. In
questo ultimo caso i partner hanno il diritto di priorità.
Il nome di una società a responsabilità limitata deve contenere la sigla
“d.o.o.”.
Società in nome collettivo
Una società in nome collettivo può essere fondata da due o più persone
giuridiche o fisiche. Una società così costituita non richiede un capitale
minimo.
I fondatori sono congiuntamente e solidalmente responsabili verso gli
obblighi societari. L’Atto Costitutivo sancisce diritti e responsabilità dei
soci.
Ciascun partner ha il diritto di operare per la partnership a meno che non
sia disposto diversamente dall’Accordo di Partnership. Un partner può
trasferire, dietro consenso degli altri partner, il capitale proprio ad una
terza parte. Ogni partner può investire nella partnership denaro,
prestazioni lavorative sia passate che future, beni ed attività varie.
Il nome di una società in nome collettivo deve contenere il nome di
almeno uno dei partner, indicazione della presenza di altri partner e deve
contenere anche la sigla “o.d.”.
Società in accomandita semplice
Una società in accomandita semplice può essere fondata da due o più
persone giuridiche o fisiche. Non è richiesto un capitale minimo.
In tale tipologia societaria almeno uno dei partner (socio
accomandatario) è congiuntamente e solidalmente responsabile verso gli
obblighi della partnership, e il rischio di almeno un partner (socio
accomandante) è limitato alla propria partecipazione.
La partecipazione può essere in denaro, tramite conferimenti in natura,
prestazioni lavorative o altre forme di attività.
Un socio accomandatario non può trasferire il proprio diritto di proprietà
senza il consenso degli altri soci accomandanti.
Il nome di una società in accomandita semplice deve contenere almeno il
nome di uno dei soci accomandatari e deve contenere la sigla “k.d.”.
Ufficio di rappresentanza
Un ufficio di rappresentanza può essere aperto da:
-una o più persone di cittadinanza straniera impegnate in un’attività
economica, o bancario-finanziaria e/o assicurativa;
-organizzazione nazionale o internazionale i cui membri sono cittadini
stranieri impegnati in attività di business;
-qualsiasi organizzazione nazionale o internazionale che operi in
operazioni di sviluppo del commercio in Serbia.
Un ufficio di rappresentanza si costituisce come parte della società
straniera e per questo non costituisce personalità giuridica.
Un ufficio di rappresentanza può avere una o più filiali e non è
autorizzato ad operare nei campi degli armamenti e delle attrezzature
militari.
Le attività che può svolgere sono le seguenti:
-osservazione del mercato e svolgimento delle operazioni preliminari per
la costituzione di contratti di importazione ed esportazioni di beni e
servizi;
-realizzazione di contratti e di importazioni che favoriscono lo sviluppo
del settore manifatturiero serbo;
-realizzazione di contratti relativi alla co-produzione e/o alla
cooperazione tecnica e commerciale;
-osservazione del mercato finanziario-bancario;
-stabilimento di rapporti d’affari con imprese o società di assicurazione
nazionali;
-svolgimento di operazioni di agenzia di trasporto aereo.
Un ufficio di rappresentanza deve essere registrato presso il Ministero
delle Relazioni economiche con l’Estero attraverso la registrazione nel
Registro degli Uffici di Rappresentanza delle Società Straniere.
Un ufficio di rappresentanza operante in Serbia e Montenegro deve
presentare al Ministero delle relazioni Economiche con l’estero un report
annuale riguardo le attività svolte durante l’anno non oltre il 31 marzo
dell’anno successivo all’anno di riferimento indicato nel report
Mercato del lavoro
L’elevato tasso di disoccupazione costituiva, già prima del conflitto nel
Kosovo del 1999, uno dei problemi di maggiore gravità nel quadro della
situazione economica complessiva del Paese. Nel corso degli anni ’80 la
Jugoslavia ha conosciuto un tasso molto elevato di disoccupazione. Le
regioni maggiormente colpite sono state proprio il Kosovo ed il
Montenegro, ma anche la Serbia centrale ha raggiunto un tasso di
disoccupazione del 15%. In seguito alla guerra della prima metà degli
anni `90, alle sanzioni economiche e alla perdita dei mercati di sbocco
delle ex Repubbliche socialiste Jugoslave, la situazione è ulteriormente
peggiorata. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 il tasso di
disoccupazione ha raggiunto il 26-30%. Inoltre bisogna considerare che
tali dati non includono la popolazione agricola e che una quota
significativa di lavoratori è stata posta in una situazione di congedo non
retribuito. A seguito del conflitto del 1999 si stima che un altro milione di
persone sia rimasto senza lavoro.
Attualmente i dati dell’Ufficio Nazionale per l’Impiego mostrano un totale
di disoccupati pari a 900.713 nel luglio 2007, il 10% in meno rispetto
allo stesso mese del 2006, rappresentando circa il 30% del totale della
popolazione Serba in età lavorativa. Sebbene la disoccupazione rimanga
uno dei problemi sociali maggiori, il vero livello dei senza lavoro
dovrebbe attestarsi attorno al 20% se si tiene in considerazione il lavoro
nero. Tuttavia un fattore negativo è dato dal fatto che la disoccupazione
è molto alta tra i giovani ed i lavoratori in cerca di primo impiego.
Il Parlamento della Repubblica Serba successiva all’era di Milosevic, dopo
lunghe negoziazioni tra i sindacati ed il governo, ha approvato una nuova
Legge sull’Impiego il 12 dicembre 2001 (pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale n.70/2001). La Legge, che è stata redatta nello spirito degli
standard dell’impiego dell’Unione Europea e nel rispetto delle
raccomandazioni della Organizzazione Internazionale dell’Impiego di cui
la Jugoslavia ne è da poco diventata membro, rappresenta un
compromesso tra governo e sindacati, dopo l’accettazione di 33 dei 50
emendamenti proposti da questi ultimi. Nel marzo del 2005 è stata
emanata una nuova Legge sul lavoro anch’essa ispirata agli standard
dell’UE e della Organizzazione internazionale sul Lavoro.
L’intento del legislatore è stato di non schierarsi né a totale difesa degli
interessi dei datori di lavoro a discapito dei lavoratori, né di quelli dei
lavoratori a discapito delle attività economiche, né ancora di quelli dello
Stato, cercando piuttosto di promuovere lo sviluppo del mercato del
lavoro.
La Legge del Lavoro regola i diritti, le obbligazioni e le responsabilità
basate sul rapporto di lavoro.
La legge individua come fonti generali e particolari del diritto del lavoro:
- le leggi che devono essere completate dalle disposizioni delle
convenzioni e dei trattati internazionali;
- i contratti collettivi;
- le regole dei datori di lavoro;
- il contratto di impiego.
Secondo la legge non è più obbligatorio raggiungere un contratto
collettivo. Il solo obbligo a carico del datore di lavoro e del sindacato è di
negoziare per giungere alla conclusione di un contratto collettivo. Il
rapporto di lavoro può essere pertanto regolato anche semplicemente
dalle disposizioni definite dal datore di lavoro e dal contratto di lavoro, se
nessuno dei sindacati può stabilire, in accordo con i requisiti di legge,
che essi rappresentino correttamente gli impiegati interessati, o se le
parti di una contrattazione collettiva non raggiungano un accordo dopo la
negoziazione. In questo caso, le relazioni di lavoro possono essere
regolate dalle disposizioni del datore di lavoro e dal contratto di lavoro o
solamente dal contratto di lavoro.
Il requisito dell’età minima per l’ingresso nel mondo del lavoro resta
fissato a 15 anni, salvo diverse disposizioni del datore di lavoro.
Le relazioni di lavoro sono stabilite da un contratto di lavoro concluso tra
il datore di lavoro e l’impiegato.
E’ possibile concludere contratti a tempo indeterminato e contratti a
tempo determinato. Questi ultimi però sono previsti solo per alcuni tipi di
lavoro, così come stabilito dalla società, e per un periodo di tempo non
superiore a 3 anni. Se però il lavoratore continua a lavorare per altri
cinque giorni lavorativi dopo la scadenza del contratto temporaneo, il suo
impiego sarà considerato come permanente.
Il contratto di lavoro può essere:
- a tempo indeterminato
- a tempo determinato ma fino a 12 mesi e soltanto per alcuni casi quali
lavori stagionali, impieghi su specifici progetti per incremento
temporaneo del lavoro.
Vi sono alcuni tipi di contratto speciale come:
-Contratto sui lavori occasionali e temporanei (fino a 120 giorni e
conclusi solo con le seguenti persone:disoccupati, beneficiari pensionati,
lavoratori part-time, membri di organizzazioni di studenti o di giovani
sotto i 30 anni);
-Contratti di prestazione;
-Contratti sulla rappresentanza e l’intermediazione;
-Contratti sulla formazione professionale.
La nuova Legge prevede anche alcuni altri tipi di contratti di impiego
come:
-il periodo di prova (non superiore a tre mesi);
-il lavoro ad alto rischio;
-il lavoro svolto all’esterno rispetto all’area dell’ufficio;
-speciali termini per il primo impiego.
-impiego con orari ridotti di lavoro:
Viene prevista anche l’assistenza domiciliare.
La possibilità di concludere un contratto di lavoro volontario non esiste
più, da quando il diritto ad un salario adeguato è riconosciuto come uno
dei diritti di base del lavoratore.
La nuova legge non disciplina affatto il collocamento degli impiegati,
cosicché il datore di lavoro non è limitato da alcuna norma
nell’organizzare il collocamento dei lavoratori.
Quanto alla durata del lavoro, un impiego a tempo pieno è articolato tra
le 36 ore e le 40 ore settimanali. Il lavoro straordinario non può essere
superiore ad 8 ore settimanali o per 4 ore giornaliere a lavoratore (la
precedente legge permetteva 10 ore di straordinario a settimana).
Similmente alla precedente legislazione, è stabilito un intervallo minimo
di 30 minuti durante la giornata lavorativa e di non meno di 12 ore tra
giornate di lavoro consecutive e un intervallo per il fine settimana di
almeno 24 ore.
La nuova legge prevede un minimo di 20 giorni di permesso annuali
pagati e, a differenza della precedente legislazione, non stabilisce criteri
obbligatori per la determinazione della durata dei permessi annuali. La
nuova legge specifica invece le ragioni per le quali i permessi pagati
possono essere approvati, secondo una lista di possibilità ben più
ristretta rispetto al passato.
I maggiori cambiamenti in materia di protezione dei lavoratori
riguardano la durata del periodo di maternità, per il quale è accordato un
permesso non superiore a tre mesi continuativi a partire dalla data del
parto e che può cominciare 45 giorni prima della data presunta del parto.
Dopo la scadenza del periodo di maternità, la madre o il padre del
bambino possono avvalersi del diritto a permessi pagati per occuparsi del
bambino per un totale di 365 giorni, continuativi dal giorno in cui il
congedo di maternità è cominciato.
Il diritto a percepire la retribuzione, uno dei diritti di base del lavoratore,
è stabilito dalla Legge, ma non in modo così dettagliato come era nella
precedente legislazione. E’ stabilito che tutti i lavoratori debbano essere
pagati in ugual misura per lo stesso lavoro, o per lo stesso valore di
lavoro, dallo stesso datore di lavoro. Inoltre, il minimo salariale è
specificato per una produttività di lavoro standard durante le ore di
lavoro a tempo pieno. Se non ci sono altri accordi tra il governo, le
associazioni dei datori di lavoro e i sindacati, il minimo salariale sarà
stabilito dal governo della Repubblica di Serbia in armonia con i criteri
che sono determinati dalla Legge sull’Impiego.
Il lavoratore ha il diritto ad un aumento del pagamento per il lavoro
straordinario, per il lavoro notturno, per quello durante i periodi festivi e
per i cambiamenti di lavoro.
In caso di congedo per malattia, il lavoratore ha diritto al 65% del salario
che egli avrebbe percepito se avesse lavorato (In armonia con il
contratto collettivo generale del passato il lavoratore aveva diritto
all’80% della retribuzione in caso di malattia).
Il rapporto di lavoro può concludersi in uno dei seguenti modi:
-indipendentemente dalla volontà sia del datore di lavoro che del
lavoratore;
-per volontà o del datore di lavoro o del lavoratore;
-per accordo tra il datore di lavoro ed il lavoratore.
Le ragioni per terminare il contratto di impiego sono stabilite dalla legge.
Il datore di lavoro deve giustificare la sua decisione ogni volta che egli
intenda terminare il contratto di impiego. Le ragioni possono essere:
-il lavoratore non raggiunge una soddisfacente produttività;
-il lavoratore non ha un adeguato grado di conoscenze e capacità per la
sua posizione lavorativa;
-il lavoratore viola le sue obbligazioni lavorative;
-il lavoratore abusa del suo diritto ai permessi per malattia;
-il lavoratore non osserva il codice disciplinare del lavoro;
-il lavoratore non ritorna al lavoro per 15 giorni dopo la scadenza dei
permessi non retribuiti;
-il lavoratore commette un atto criminale durante il lavoro o nell’ambito
delle relazioni di lavoro;
-fallimento per la firma di un’appendice al contratto di lavoro secondo la
legge;
-la posizione del lavoratore non risulta più necessaria a causa di
modificati requisiti tecnologici ed economici.
Il Parlamento serbo ha adottato anche degli emendamenti alla legge
sulle pensioni e l’assicurazione di invalidità permettendo un adattamento
con i salari e il costo della vita. Le pensioni saranno riviste ogni aprile ed
ottobre e nei successivi 4 anni ed aggiustate sulla base degli incrementi
semestrali precedenti per l’adeguamento al costo della vita. Partendo dal
2006 il più basso livello di pensione dovrà essere pari al 25% del salario
medio dell’anno precedente e nei seguenti tre anni non più basso del
60%. Dal 2008 al 2012 gli emendamenti prevedono che l’età di
pensionamento potrà crescere a 60 anni per le donne e 65 per gli uomini
con un minimo di 15 anni di servizio.
Ad aprile 2005 (ultimo dato disponibile) lo stipendio netto mensile medio
è stato di 209 €, ma secondo l’Ufficio di Statistica serbo (RZS) tra luglio
2005 e luglio 2006 c’è stato un aumento del 10%. Gli aumenti maggiori
si sono verificati nel settore minerario (34,1%) e quelli finanziari
(18,9%).I lavoratori di questi settori sono stati i più pagati in termini
assoluti ma appena dietro vi sono quelli impiegati nei servizi pubblici. I
lavoratori delle pubbliche amministrazioni e del settore immobiliare, al
contrario, hanno avuto di meno in termini di crescita di salario ma
stanno contrattando per ricevere adeguamenti. L’unico settore che ha
subito una contrazione è stato quello della pesca che ha dovuto subire
un -25% circa. In termini macroeconomici i salari stanno di nuovo
crescendo più veloce del Pil, il quale negli ultimi anni ha subito la
pressione dell’inflazione (che ricordiamo è stata abbastanza alta). Il
trend continua anche nel 2007, infatti il salario reale netto è cresciuto
del 28,7% in termini nominali e 22,1% in termini reali tra gennaio e
ottobre su base annua. Gli altri settori a crescita elevata son stati quello
energetico (+42%), dei lavoratori sociali e della sanità (41%), minerario
(31%) e delle costruzioni (32%). I più grandi settori quali quelli del
commercio, dei trasporti ed il manifatturiero sono stati al di sotto della
media, mentre nell’agricoltura e nell’intermediazione finanziaria la
crescita è stata per entrambi attorno al 19%. Nel settore pubblico e nella
previdenza sociale l’aumento è stato del 25,3%, mentre nelle poste e
telecomunicazioni del 24%.
Costi industriali
• Aumento dello stipendio nominale: 8,38% nel aprile 2005
• Stipendio netto mensile medio: 209 EUR nel aprile 2005
• Tasso d’imposta sull’utile d’impresa: 10%
• IVA: 8% e 18%
• Tasso d’imposta sul reddito: 14-20%
• Costo del terreno per uso industriale: l’affitto dei magazzini dipende
dalla qualità, dall’ubicazione e dalle condizioni in cui si trovano, ed il
prezzo varia da 3-6 €/m2 mensili
• Costi di affitto degli uffici:
o Categoria A - 20-25 €/m2 mensili
o Categoria B -15-28 €/m2 mensili
o Spazio adibito ad uso di ufficio -10-17 €/m2 per mese
• Costo dell’acqua: 0,28-0,44 €/m3
• Costi di installazione di una linea telefonica: 81€ per le persone fisiche
e 162€ per le persone legali
• Costi di trasferimento di una linea telefonica: 6€ per le persone fisiche
e legali
• Costi delle telefonate internazionali:
o Zona I (paesi confinanti) - 0,22€/minuto per le persone fisiche e
0,37€/minuto per le persone giuridiche
o Zona II (paesi europei vicini - Slovenia, Italia, Polonia, ecc.) 0,28€/minuto per le persone fisiche e 0,46€/minuto per le persone
giuridiche
o Zona III (altri paesi europei - Gran Bretagna, Francia, Svezia... e nord
Africa) - 0,33€/minuto per le persone fisiche e 0,54€/minuto per le
persone giuridiche
o Zona IV (Africa, Asia, Stati Uniti e Australia) - 0,60€/minuto per le
persone fisiche e 0,99€/minuto per le persone giuridiche
o Zona V (Africa, Asia, America Latina e altro) - 0,72€/minuto per le
persone fisiche e 1,19€/minuto per le persone giuridiche
• Costo dell’energia elettrica per uso industriale - 0.035 €/kwh
Fonte: Siepa (Agenzia per gli investimenti esteri).
Disciplina doganale
Per quanto riguarda il sistema doganale, è stata realizzata
un’armonizzazione tra Serbia e Montenegro, particolarmente sollecitata
dalla Commissione europea quale condizione imprescindibile per fare
avanzare il processo, di associazione e stabilizzazione, propedeutico
all'ingresso nell'UE (almeno fino a quando la Serbia ed il Montenegro
sono stati un unico stato).
Inoltre, nella conferenza dei Ministri del Commercio estero dei Balcani,
svoltasi sotto la Presidenza italiana, a Roma il 13 novembre 2003, è
stato dato un forte impulso alla realizzazione di un'area di libero scambio
che comprende, oltre a Serbia e Montenegro, altri sette Paesi della
regione, Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Macedonia,
Romania, e Moldova e che dovrebbe essere completata entro il 2007.
Il riferimento normativo è la Legge Doganale, (GG.UU. SRJ, n45/92,
n16/93, n50/93, n24/94, n28/96, n29/97, n59/98, 23/01) il cui ultimo
aggiornamento è entrato in vigore il 1 gennaio 2004. Essa è modellata
sugli standard e le pratiche europee. Il codice doganale applica le
raccomandazioni del WTO e della Organizzazione mondiale delle dogane.
Uno dei risultati migliori è stata la semplificazione delle procedure
doganali che sono state rese più efficienti e veloci. I tassi delle tariffe
sono stabiliti dalla Legge sulle tariffe ed applica il principio della nazione
più favorita (MFN). Per i beni provenienti da altre nazioni si applica un
tasso del 70% in più. Gli ultimi emendamenti alla legge sono state
apportate nel luglio 2005 e le tariffe applicate sui beni variano dallo 0%
al 30% (per la precisione:
0%,1%,3%,5%,7%,8%,10%,12%,15%,18%,20%,22%,25%,30).
I prodotti che provengono da Serbia e Montenegro sono generalmente
ammessi all'importazione nell'Unione Europea senza limitazioni
quantitative e sono esenti da diritti doganali e tasse. Le Relazioni
commerciali con l’UE includono anche gli scambi di tutto il settore tessile
grazie all’accordo firmato il 31 marzo 2005 tra le due parti. Questo, in
sostanza, ha permesso di aprire il mercato europeo ai prodotti tessili
serbi senza tariffe doganali, mentre la Serbia si è impegnata ad
abbassare le proprie in un periodo di tre anni fino ad una tariffa pari a
zero per il 2008.
Per quanto riguarda invece la zona di libero scambio dell'Europa de SudEst di cui sopra, le basi sono state gettate con il Memorandum
sull'accordo di liberalizzazione e di agevolazione del commercio firmato il
27 giugno 2001 dai paesi elencati precedentemente. I punti principali di
questo accordo sono i seguenti: liberalizzazione di almeno 90% dei
scambi commerciali entro la fine del 2008, un insieme omogeneo di
regole preferenziali sull'origine della merce, provvedimenti in coerenza
con l'Organizzazione mondiale per il commercio per l'attuazione delle
misure di antidumping, di compensazione e di tutela, misure trasparenti
e non-discriminatorie in materia di appalti pubblici, sovvenzioni e
monopoli statali, armonizzazione della legislazione commerciale con
quella dell'UE (in particolare delle leggi sulle procedure doganali, sulla
concorrenza, sulle società e sulla contabilità, le tasse e le attività
bancarie aziendali), tutela della proprietà intellettuale in conformità con
gli standard dell’Organizzazione mondiale per il commercio. Da
considerare, infine, che la Serbia è l'unico paese in Europa del sud-est
che ha un Accordo di libero scambio con la Russia, che le permette
l’accesso ad un mercato di 150 milioni di persone.
Sistema fiscale
Prima di parlare del sistema fiscale è bene parlare del miglioramento che
vi è stato nel metodo di compilazione del budget statale in Serbia.
Questo è avvenuto grazie all’aiuto ricevuto dal FMI il cui metodo ha
migliorato anche tutta la disciplina fiscale del paese. Il budget del 2001 è
stato il primo che ha incluso le spese sulla previdenza sociale e le
pensioni e il primo a non includere un bilancio extra-budget.
Nel 2007 è stato programmato un altro taglio che interesserà l’imposta
personale sul reddito la cui aliquota base sarà ridotta dal 14% al 12%.
Quella del 40% sarà ridotta al 35%, mentre l’assegno di sussidio alle
persone fisiche sarà accresciuto a 5,000 CSD per mese (circa 75 US$).
Questi tagli aggiustamenti avranno effetto sulle entrate del governo ma il
budget attuale sembra capace di supportare tutto ciò, visto anche i due
anni di surplus accumulati (2005 e 2006).
La riforma del sistema fiscale, ha avuto tra i principali obiettivi quello di
ridimensionare la portata dell'economia sommersa, stimata, a seconda
delle fonti, tra il 40 ed il 200% rispetto al prodotto nazionale ufficiale.
Al principio del 2005, in base alla legge approvata il 23 luglio 2004, è
stata introdotta l'imposta sul valore aggiunto (IVA).
Nel periodo 2001/2003 sono state approvate leggi importanti, tra cui le
seguenti:
la legge sul profitto delle aziende;
la legge sulle transazioni finanziarie;
la legge sulla privatizzazione;
la legge sul lavoro;
la legge sugli investimenti esteri;
la legge sul leasing;
la legge sulle concessioni.
Dall'inizio del 2004, e in particolare dall'insediamento del nuovo governo
sono stati approvati altri importanti provvedimenti:
legge sulle assicurazioni;
legge sulla registrazione delle imprese;
legge che istituisce l'Agenzia per la registrazione delle imprese.
Il 2 giugno 2006 è stata approvata la nuova legge sulla contabilità e la
revisione dei conti.
Tra gli incentivi approvati per attrarre gli investitori occorre rilevare il
provvedimento del 2003, relativo ai profitti aziendali, che ha ridotto la
tassa sui profitti delle imprese dal 20% al 14% ed ha previsto una serie
di sgravi fiscali. Dal 1° luglio 2004 la tassa sui profitti aziendali è stata
ulteriormente ridotta al 10%.
TIPOLOGIE DI IMPOSTE
Il quadro normativo è costituito dalle seguenti leggi:
legge sull’imposta dei profitti societari, (G.U. RS, n43/94, n53/95,
n54/96, 25/01);
legge sull’imposta di base, (G.U. SRJ, n30/96, 29/97, 12/98, 59/98,
53/99, 40/01);
legge sulla tassa sulle vendite, (G.U. RS 60/97).
Il sistema fiscale nella Repubblica Serba è regolato a livello repubblicano,
i regolamenti, l'accumulazione ed il controllo di conformità di imposta
sono di competenza della Repubblica. Una vasta riforma fiscale è stata
effettuata nel mese di giugno del 2001. Quasi tutte le leggi sono state
modificate ed in molte zone sono stati introdotti oltre a nuovi tassi
alcune nuove tasse (quale la tassa d’uso). Nel mese di novembre del
2002, le nuove correzioni sono state adottate, con conseguenti: tassi più
bassi ed ambiente di affari e di imposta più favorevole.
Imposta sul reddito delle persone fisiche
La tassa sul reddito personale è pagata dagli individui sulle differenti
fonti di reddito generate durante l'anno civile.
Il reddito imponibile include:
gli stipendi;
il reddito dall'agricoltura e dalla silvicoltura;
il reddito da lavoro indipendente, il reddito dai diritti d'autore e dai diritti
di proprietà industriale;
il reddito da capitale, il reddito da beni immobili e gli altri redditi.
Il tasso applicabile è del 14% per gli stipendi fino al 2006.
Nel 2007 è stato programmato un altro taglio che interesserà l’imposta
personale sul reddito la cui aliquota base è stata ridotta dal 14% al 12%.
Quella del 40% sarà ridotta al 35% mentre l’assegno di sussidio alle
persone fisiche sarà accresciuto a 5,000 CSD per mese (circa 75 US$).
Gli altri redditi personali sono tassati principalmente al tasso di 20%.
Imposta sui salari
Gli stipendi e le indennità accessorie sono tassati ad un’aliquota del 14%
ma è stata ridotta al 12% dal 2007. La persona tassabile è l'impiegato,
ma il datore di lavoro è responsabile del calcolo e del pagamento della
tassa sul reddito personale a nome dei suoi impiegati.
La base imponibile è lo stipendio lordo, che include la ritenuta fiscale e i
contributi sociali. Le pause pranzo, le compensazioni per fieldwork ed le
ferie sono inclusi nella base imponibile, come pure altre corresponsioni
rese dal datore di lavoro. Oltre ai contributi sociali pagati sia dagli
impiegati che dai datori di lavoro, al tasso del 18,25% (emendamenti
entrati in vigore dal 27 luglio 2006), un'imposta sui redditi da lavoro del
3,5% grava sullo stipendio lordo. Dal 2007 la base minima delle
contribuzioni sociali saranno ridotte dal 40% al 35%.
Le indennità accessorie sono considerate come componenti dello
stipendio lordo e sono soggette all’imposta sugli stipendi e ai contributi
sociali. La legislazione, in vigore a partire da luglio del 2001, ha
introdotto incentivi per i cittadini stranieri residenti impiegati in Serbia e
Montenegro per quanto riguarda la tassazione delle indennità accessorie.
Le indennità accessorie (quali i contributi alloggiativi) relative
all'occupazione di uno straniero nella Repubblica di Serbia, sono esenti
da tassa per un ammontare del 35% dello stipendio pagato localmente.
Questa misura si applica ai cittadini stranieri residenti con i contratti di
occupazione locali di almeno 3 anni.
L'imposta sul reddito annuale è l’imposta sul reddito dei cittadini
residenti. Tale reddito include il reddito ricevuto nella Repubblica di
Serbia ed il reddito guadagnato universalmente. Il reddito imponibile e
formato dallo stipendio annuale netto e dall'altro reddito netto,
guadagnati durante l'anno civile. Secondo la legislazione, il reddito
annuale è tassato se eccede 502.050 Dinars, mentre il livello di reddito
non-tassabile guadagnato dai cittadini stranieri residenti è di 2.342.900
Dinars. Qualsiasi importo che ecceda il reddito non-tassabile è tassato in
base ad un’aliquota progressiva. Il reddito imponibile è ulteriormente
ridotto dell'importo di 50.205 Dinars e dell'importo di 16.735 Dinars per
ogni membro della famiglia a carico. Tuttavia, la quantità totale di
deduzioni non può eccedere il 50% del reddito imponibile. Il livello di
reddito non-tassabile e la quantità di permessi personali sono regolati
annualmente in conformità con il tasso di crescita degli stipendi, basato
sui dati forniti dal Bureau of Statistics.
Il reddito annuale è soggetto ad un’imposta del 10%. Il contribuente
deve presentare la dichiarazione dei redditi alle amministrazioni fiscali
entro 15 marzo per il reddito generato durante l'anno precedente.
Tutte le entità legali, compreso le associazioni, che producano reddito
vendendo i prodotti e fornendo i servizi sul mercato, sono obbligate a
pagare l’imposta sul reddito societario ad un tasso uniforme del 10 %.
Contribuente
I contribuenti sono aziende registrate come: joint stock companies,
limited liability companies, socially-owned companies, public enterprises,
general partnerships or limited partnerships.
Contribuente è inoltre qualunque altra entità legale che genera profitto
dalla vendita dei relativi prodotti o servizi sul mercato. Per contribuenti si
intende sia i residenti che i non-residenti. I residenti sono tassati in base
al loro reddito complessivo. I non-residenti subiranno la tassazione solo
sul reddito prodotto in Serbia.
Una persona giuridica è considerata residente se la relativa sede
principale o amministrativa è situata sul territorio della Repubblica di
Serbia. I residenti sono subordinati alla responsabilità illimitata di
imposta per il proprio profitto, sia generato sul territorio della Repubblica
di Serbia (qui di seguito citata come: Repubblica) sia altrove. Un nonresidente è un’entità legale la cui sede principale ed amministrava siano
situati fuori del territorio della Repubblica. Un non-residente è
assoggettato all'imposta sul reddito societario generato negli stabilimenti
industriali situati in Serbia.
Base imponibile
Il reddito imponibile è stabilito in base all’utile lordo indicato nella
dichiarazione dei redditi annuale. Le registrazioni includono il reddito
imponibile aumentato delle spese non-deducibili e di registrazione del
reddito imponibile in conformità con le regole di valutazione di
trasferimento.
Il reddito rivalutato, cioè il reddito rivalutato che supera l’eccedenza di
rivalutazione, è ancora tassabile secondo la legge.
Gli interessi passivi sono deducibili fino al livello di tasso negoziato sul
mercato.
Guadagni in conto capitale e perdite
I guadagni e le perdite in conto capitale sono riconosciuti a scopo della
valutazione di imposta sul reddito societario. Il guadagno/perdita in
conto capitale è una differenza fra il prezzo a cui un bene/diritto è
venduto ed il relativo costo di acquisizione. Il prezzo di vendita è il
prezzo concordato dalle parti contraenti, o il prezzo di mercato stabilito
dalle amministrazioni fiscali se il prezzo concordato è valutato più basso
del prezzo di mercato. Il prezzo concordato/di mercato non include la
tassa di trasferimento della proprietà.
Il costo di acquisizione è il prezzo a cui un bene è acquistato, ridotto
dalla quantità di deprezzamento ed aumentato della quantità di
rivalutazione, conformemente alle regole di contabilità. Il capital gain è
incluso nel reddito imponibile. La perdita di capitale può essere
compensata con un guadagno in conto capitale realizzato durante lo
stesso anno. La perdita di capitale restante può essere compensata dai
guadagni in conto capitale futuri, su un periodo di contabilizzazione fino
a 10 anni.
Perdita fiscale
La perdita fiscale evidenziata nella dichiarazione dei redditi può essere
compensata nei dieci anni successivi.
Deducibilità fiscale
I dividendi, come pure i diritti d'autore e l'interesse generati da un non
residente in Serbia e Montenegro sono soggetti ad una deduzione fiscale
al tasso del 20% nelle situazioni di non-concordato. La tassa è dedotta
alla fonte, quando i dividendi, l'interesse ed i diritti d'autore guadagnati
dalle entità non residenti sono pagati all’estero.
Doppia tassazione
Profitto guadagnato da una filiale non residente - Se un’azienda
residente realizza il profitto e paga la tassa fuori della Repubblica di
Serbia, sarà autorizzata ad un accreditamento dell’importo dell’imposta
già pagata. Tale credito di imposta è limitato al livello della tassa
applicabile al profitto prodotto all'estero, in conformità con la legge della
Repubblica di Serbia.
Profitto interaziendale
Una società madre, contribuente e residente nella Repubblica, può
dedurre il proprio profitto dell’ammontare delle imposte pagate dalla
propria unità non residente in Serbia, sui profitti della società madre e
sui dividendi stessi.
Il reddito da dividendi di una filiale non residente è incluso nel reddito
della società madre residente nell'importo aumentato dalla quantità
pagata di tassa di profitto e di tassa dedotta.
Il credito di imposta è limitato alla quantità di tassa che sarebbe
calcolata in conformità alla legge serba.
Il credito di imposta è assegnato alle entità che detengono almeno il
25% delle partecipazioni o degli interessi in una filiale non residente.
Agevolazioni fiscali
Secondo la legge sugli investimenti stranieri, una società di nuova
costituzione è esentata dal pagamento dell’imposta sui profitti per un
periodo di 5 anni se è creata in area o regioni sottosviluppate, mentre è
esentata dal pagamento dell’imposta per un periodo di 6 anni se è creata
in aree o regioni sottosviluppate definite come prioritarie.
Un contribuente, che tragga utili da un’attività da poco avviata in un’area
depressa, gode di un credito d’imposta per un periodo di 2 anni. Agli
investitori stranieri è concesso uno speciale credito d’imposta. Se una
persona straniera investe almeno il 10% del capitale netto di un
contribuente residente, il contribuente ha diritto ad un credito di imposta
per un periodo di 5 anni dalla data dell’investimento. Riguardo alle
attività d’impresa, il livello ordinario di tassazione per le società di
persone e per le società di capitale è proporzionale e non può essere
inferiore al 20% e superiore al 30%.
Un’esenzione fiscale è usufruibile per il contribuente che effettua un
investimento in beni materiali di almeno 600 milioni di dinari e crea
durante lo stesso periodo almeno 100 nuovi posti di lavoro. L’esenzione
fiscale decorre da quando entrambe le condizioni sono soddisfatte.
L’esenzione fiscale è proporzionalmente basata sul rapporto tra
investimenti interessati e beni totali dell’impresa dopo l’investimento. Il
contribuente ha diritto all’esenzione per un massimo di 10 anni sino a
quando sussistono le sopra menzionate condizioni. L’esenzione fiscale
può essere applicata nel primo anno in cui azienda ha realizzato profitti
soggetti a tassazione.
I nuovi posti di lavoro, per essere considerati tali, non è necessario che
siano destinati a persone precedentemente iscritte nelle apposite liste di
disoccupazione.
L’Imposta sul Valore Aggiunto
La legge sul valore aggiunto (IVA), pari al 18%, è stata approvata nel
luglio 2004 dal Parlamento Serbo ed è entrata in vigore dal 1 gennaio
2005.
I contribuenti dell'IVA sono tutte le entità legali e gli imprenditori che nel
2004 hanno avuto un giro d'affari delle merci e dei servizi al di sopra di
CSD 2.000.000 (app. EUR 28.000) o che prevedono di avere un giro
d'affari superiore al suddetto importo.
La base imponibile dovrebbe anche contenere i diritti doganali, l'imposta
di fabbricazione pagata, i costi di assicurazione e di trasporto o
qualunque altro costo per quanto riguarda la vendita delle merci e dei
servizi.
La responsabilità di imposta si costituisce il primo giorno che si verifica
uno degli eventi seguenti:
vendita delle merci e dei servizi;
accumulazione, se la tassa o una parte della tassa è stata raccolta prima
della vendita delle merci e dei servizi;
nella data dell'origine dei diritti doganali, nel caso di importazione delle
merci.
L'input VAT è l'IVA calcolata e pagata da un contribuente al relativo
fornitore sull'acquisto delle merci e dei servizi. L'output VAT è l'IVA che
un contribuente calcola e carica sulle merci e sui servizi forniti ai clienti.
Le differenze più notevoli fra l'IVA ed il Sales Tax system è che l'Iva sarà
pagabile sugli acquisti delle materie prime e un contribuente può
compensare l'input IVA (IVA a credito: pagata sull'acquisto delle merci e
dei servizi) contro la relativa uscita IVA (IVA a debito: calcolata sulle
merci e sui servizi forniti ai relativi clienti).
Tuttavia, l'IVA pagata su alcuni prodotti e servizi (quali automobili,
motocicli, spese di rappresentanza, accomodation in hotel, spese pasto,
apparecchi elettrodomestici, ecc) non può essere compensata con
l’ammontare di imposta a credito.
I tassi di imposta prescritti dalla legge IVA sono i seguenti:
tasso standard 18%;
tasso ridotto 8%.
Il tasso standard è applicato alla generalità delle merci e servizi, il tasso
ridotto, invece, si applica soltanto a:
generi alimentari di prima necessità (pane, latte, olio vegetale, dello
zucchero, carne fresca, uova, frutta e verdure);
giornali quotidiani;
servizi comunali.
Oltre che i suddetti tassi di imposta, un tasso di imposta di 0% con il
diritto alla deduzione di input IVA si applica a:
esportazione delle merci;
trasporto aereo internazionale.
Un tasso di imposta pari allo 0%, senza il diritto alla deduzione di input
VAT ,si applica a:
commercio di partecipazioni e titoli;
assicurazione e riassicurazione;
turnover di terra;
leasing degli appartamenti e dei locali di affari; ecc.
La nuova legge di IVA ha determinato due periodi di presentazione della
dichiarazione IVA:
ogni mese civile per i contribuenti il cui giro d'affari nei 12 mesi
precedenti era superiore a CSD 20.000.000 o che prevede che il giro
d'affari nei 12 mesi successivi supererà la soglia di CSD 20.000.000;
ogni tre mesi per i contribuenti il cui giro d'affari non eccede la suddetta
soglia di CSD 20.000.000.
Altre imposte indirette
Il panorama fiscale del paese prevede anche altre imposte indirette,
come l’imposta patrimoniale che è versata da tutte le persone fisiche e
giuridiche che possiedono beni immobili, hanno usufrutto su di essi,
hanno diritti di multiproprietà o ne sono locatari a lungo termine.
Tassa sulla proprietà
Sono soggetti a tale tassa tutte le persone, fisiche e giuridiche che
posseggono un immobile sul territorio della Repubblica di Serbia. Per i
soggetti obbligati alla redazione di bilancio e alla tenuta di libri contabili
l’aliquota della tassa sulla proprietà è dello 0.40%; in tutti gli altri casi si
avrà un’aliquota variabile e progressiva in accordo con la base
imponibile.
- fino a CSD 6,000,000 = 0,40%;
- CSD 6,000,000-CSD 15,000,000 = CSD 24,000+0,8% per il valore che
eccede;
- CSD 6,000,000;
- CSD 15,000,000-CSD 30,000,000 = CSD 96,000+1,5% per il valore
che eccede CSD 15,000,000;
- oltre CSD 30,000,000 = CSD 321,000+3% per il valore che eccede
CSD 30,000,000.
Imposta sul passaggio di proprietà
Tale imposta è versata da colui che vende beni immobili, proprietà
intellettuale o azioni. L’imposta sul passaggio di proprietà è del 5%.
Un’aliquota ridotta del 2,5% è prevista per il trasferimento dei diritti di
terreni agricoli e forestali e di veicoli di seconda mano.
Accise
Le accise, imposte sui consumi, riguardano beni, quali derivati dell’olio,
tabacchi, bevande alcoliche, sono applicate, inoltre, accise addizionali
destinate a finanziare il deficit della previdenza sociale.
Imposte locali
Le imposte locali, per l’uso di terreni in aree urbane, hanno delle aliquote
che variano in base all’ubicazione, tipologia e destinazione industriale
dell’area, mentre l’imposta per servizi pubblici locali rappresenta una
delle principali forme di tassazione.
Rimpatrio dei profitti
L’articolo 12 della Legge sugli investimenti esteri sancisce il diritto per
l’investitore estero, una volta adempiuti tutti gli obblighi derivanti dalla
legislazione nazionale, di poter liberamente e senza rinvio, in valuta
convertibile, trasferire all’estero tutti i mezzi finanziari e di altro genere
relativi agli investimenti esteri, e in particolare:
l’utile realizzato in base all’investimento estero, come profitto, dividendi
ecc;
i beni di proprietà dell’investitore dopo la cessazione della società con
capitale estero, quindi successivamente alla cessazione del contratto
d’investimento;
tutti gli importi derivanti dalla vendita delle azioni o della quota del
capitale sociale della società con capitale estero;
tutti gli importi ottenuti in base alla riduzione del capitale sociale della
società con capitale estero;
i compensi previsti dall’articolo 8 della legge in questione.
Agevolazioni fiscali per gli investimenti stranieri
Il regime di imposta serbo si è trasformato in modo più favorevole
rispetto ad altri paesi :
tasso d'imposta sul profitto societario più basso d'Europa, insieme ai
crediti di imposta del 10% per l'investimento nel capitale fisso fino
all'80% del valore dei beni;
esenzione fiscale di dieci anni per gli investimenti di 8 milione/€ o più ;
sovvenzioni di governo;
esenzioni fiscali;
incentivi per la creazione di nuovi impieghi.
Determinate industrie (che includono l'agricoltura, la pesca, la
fabbricazione del cuoio e il settore tessile, la produzione di metallo non
prezioso, i prodotti metallici, le macchine e le unità, le macchine di
ufficio, le unità elettriche, la radio, le attrezzature di comunicazione e
della TV, gli strumenti medici, il motore ed altri veicoli, video
produzione) sono autorizzate a ricevere un credito di imposta in una
quantità pari all'80% degli investimenti fatti nell'acquisto delle
immobilizzazioni con il proprio capitale fino alla quantità totale di
imposta societaria calcolata nell'anno in cui l'investimento è stato fatto.
La parte inutilizzata di qualsiasi investimento può essere utilizzata nei
dieci anni successivi.
Se l'azienda è registrata come piccola impresa, un credito di imposta
inoltre è assegnato per il capitale fisso, nella quantità del 40%
dell'investimento fatto durante l'anno in corso. Il credito non può
eccedere il 70% della tassa dovuta.
Per un'azienda medio/grande, la legge prevede un credito di imposta del
20%.
Il credito di imposta acquisito, per avere assunto nuovi impiegati con un
contratto di occupazione a tempo indeterminato, può ancora essere
riconosciuto nel caso di termine del contratto, se l’azienda ha nuovi
contratti di lavoro a tempo indeterminato firmati nello stesso periodo
fiscale in numero maggiore rispetto alla quantità di contratti terminati.
L'ammortamento accelerato è disponibile per determinate
immobilizzazioni (per esempio computer, beni per la protezione
dell'ambiente, riduzione di rumore, risparmio energetico, semina di
nuove foreste, riciclaggio dei rifiuti, come pure i beni per ricerca e
sviluppo, la formazione e l'istruzione del personale).
L'ammortamento accelerato è calcolato aumentando l'aliquota
dell'ammortamento ordinario fino ad un massimo del 25%.
In Serbia le imprese sono esenti dall'imposta sul reddito per 10 anni, a
partire dal primo anno in cui realizzano il reddito imponibile se:
investono in capitale fisso un importo che eccede i 600 milioni CSD
(approssimativamente 8 milioni EUR);
impiegano almeno 100 impiegati supplementari a tempo indeterminato.
Un'esenzione fiscale di cinque anni è concessa per gli investimenti, dal
giorno che la concessione di investimento è stata completata. Non c'è
nessuna tassa dovuta se il reddito è prodotto prima del completamento
dell'investimento di concessione.
Il periodo reale dell'esenzione è determinato nel Decreto sulle
Concessioni o nel Contratto di Concessione.
Il reddito di un'impresa impegnata nell'addestramento, riabilitazione
professionale e l'occupazione delle persone disabili è esente dall'imposta
sul reddito in proporzione al rapporto tra le persone disabili e il numero
totale di impiegati.
Sistema creditizio e finanziario
Il settore bancario è stato tra i comparti che più ha risentito della
profonda crisi che ha investito il Paese negli anni ‘90.
Esso si è sviluppato, tra l’altro, per la concessione di finanziamenti a
compagnie statali, gestite con scarsa efficienza e con limitate capacità di
rimborso dei crediti. Inoltre, alla ridotta efficienza delle allocazioni
finanziarie, si è affiancata un’inadeguata supervisione dell’allora Banca
Nazionale Jugoslava (NBJ) sulle attività svolte, che ne ha pregiudicato
anche la trasparenza. Il complesso bancario, con qualche limitata
eccezione per gli istituti privati, è rimasto così esposto a un notevole
indebitamento.
La complessità delle relazioni politiche tra Serbia e Montenegro, i lenti
progressi nel processo di ristrutturazione e la stagnazione dell’economia
europea stanno frenando la ristrutturazione e la riforma del settore
finanziario.
Tre caratteristiche fondamentali hanno segnato il recente percorso di
transizione del sistema bancario serbo:
la rimozione delle pesanti perdite collegate ai prestiti estesi per lo più a
compagnie statali e il trasferimento dei costi di tale operazione nelle
casse statali;
la vendita di alcune banche, principalmente a investitori stranieri. Le
banche dove lo Stato detiene ancora quote di maggioranza saranno
vendute attraverso aste pubbliche o saranno soggette a piani di
consolidamento;
l’introduzione di operazioni bancarie secondo gli standards occidentali,
con un aumento, seppur limitato, dei prestiti alle imprese private.
I recenti sviluppi del settore bancario
Anche se il numero di banche in Serbia è ancora alto, rispetto alla
dimensione del Paese, il settore bancario è relativamente concentrato: le
tre principali banche costituiscono 1/3 del valore delle rilevazioni
complessive di bilancio, il 25% del capitale azionario e il 44% dei
depositi.
Il settore ha conosciuto un deciso processo di ristrutturazione in seguito
alla caduta del regime di Milosevic, con un dimezzamento degli istituti
bancari, diminuiti da 83 nel 2000 a 46 alla fine del 2003 e con la
liquidazione nel 2002 delle allora 4 principali banche (la Banca Nazionale
di Serbia (NBS) ha revocato nel 2002 le licenze alla Beobanka,
Beogradska, Investbanka e Jugobanka che da sole concentravano il 57%
del fatturato bancario complessivo. La Beobanka ha richiesto di
riesaminare il suo caso).
La Insurance Deposit and Rehabilitation Agency, istituzione finanziaria
deputata all’assicurazione dei depositi bancari e alla gestione dei processi
di risanamento e liquidazione degli istituti (legge n.53/01), è stata
impegnata nel rilevamento e nella vendita di crediti non esigibili,
determinati individualmente per ogni singola banca (all’inizio del 2002 la
NBS ha revocato 23 licenze bancarie, ha imposto a 5 banche un piano di
risanamento e ne ha lasciata 1 in amministrazione controllata, mentre
18 banche sono state oggetto di fusioni e a 4 è stata data una scadenza
per la ricapitalizzazione).
Lo Stato è diventato socio di maggioranza di alcuni istituti bancari quali,
ad esempio, Jubanka, Kontinental Banka e Novosadska Banka . Inoltre è
stato pianificato il passaggio ai privati della Niska Banka.
Una serie di movimenti e di riallocazioni di risorse hanno determinato
una distribuzione finanziaria per cui 5 banche detengono il 47% del
capitale totale, mentre il restante 53% e’ suddiviso fra i restanti istituti
di piccole e medie dimensioni. Le banche più piccole si sono dimezzate
sia in termini numerici sia riguardo al fatturato totale.
Secondo i transition reports dell’EBRD, il grado di liberalizzazione dei
tassi d’interesse e dell’allocazione del credito nel mercato finanziario
serbo ha raggiunto buoni risultati (2,3), ma il livello di sviluppo delle
attività bancarie resta limitato, per lo scarso rafforzamento del quadro
normativo e il ritardo nell’implementazione del nuovo regolamento
finanziario.
Tuttavia, i finanziamenti alle aziende e i crediti al consumo sono destinati
a crescere, con la stabilizzazione dell’ambiente economico e politico e
con la riduzione dei tassi di interesse.
Il potere di autorizzare e concedere le licenze per l’apertura di Istituti di
credito è nelle mani della Banca Centrale (la Banca Nazionale di Serbia),
autorizzata altresì ad ispezionare i libri contabili e a sovrintendere le
attività degli istituti costituitisi ed operanti nel Paese. La Banca Centrale,
inoltre, svolge tutte le normali funzioni delle istituzioni analoghe dei
paesi industrializzati con riferimento alla disciplina della moneta e del
credito, all’amministrazione degli scambi in valuta estera ed al
mantenimento delle riserve statali.
Nell’agosto del 2005 la Banca Nazionale di Serbia ha aumento
nuovamente la riserva obbligatoria di valuta estera per le Banche
Commerciali, questa volta dal 26% al 29%.
Tale iniziativa mira a rallentare la potenziale crescita inflazionistica
dell’attività di cambio delle banche commerciali verso il settore privato,
al fine di ridurre il rischio elevato di una più forte dipendenza del sistema
bancario dall’euro.
La rigida politica fiscale e l’aspettativa di una riduzione dell’inflazione
successiva al periodo di previsione potrebbe dare alla Banca Nazionale
Serba uno spazio per agevolare le condizioni monetarie. Sebbene gli alti
livelli di “eurizzazione” continueranno a limitare l’efficacia della politica
monetaria
Le principali banche serbe
Komercijalna banka
Delta banka
Vojvodanska banka
Raiffeisenbank Jugoslavija
Jubanka a.d. Beograd
Poštanska štedionica a.d. Beograd
AIK banka a.d. Niš
Société Générale Yugoslav Bank a.d. Beograd
Novosadska banka a.d. Novi Sad
Srpska a.d. Beograd
Le banche serbe, nonostante gli indubbi miglioramenti, presentano
ancora dei problemi.
Il sistema bancario è ancora dominato dalle banche statali o di proprietà
pubblica, che contano per il 60% circa dei depositi totali, per oltre l’84%
del numero di dipendenti e quasi il 50% delle attività patrimoniali totali.
Allo stesso tempo, si assiste a un declino delle compagnie pubbliche e un
crescente numero di banche dipendenti da grossi istituti internazionali.
Il numero di banche controllate da stranieri è relativamente ridotto. Delle
11 banche di proprietà straniera, oltre a Raiffesseinbank, la più grande
banca straniera in Serbia, sono presenti Pro-Credit Bank (specializzata
nella microfinanza e a partecipazione mista), Société Générale Yugoslav
Bank, HypoVereinsbank, Volksbank, National Bank of Greece, Hypo AlpeAdria-Bank, Nova Ljubljanska Bank, Zepter Bank, Alpha Bank e
Eurobank.
Le banche a maggioranza azionaria straniera rappresentano il 27% dei
bilanci bancari totali, il 19,4% del capitale azionario, il 39,2% dei
depositi e il 25,2% dei prestiti erogati complessivamente.
L’offerta di servizi bancari
La gamma di servizi che le banche sul territorio serbo sono oggi in grado
di offrire rientrano in tre categorie principali:
Servizi relativi al conto corrente e ai libretti di risparmio (pagamenti e
bonifici, depositi di breve periodo, mentre carte di credito e di debito
sono ancora nelle prime fasi di sviluppo);
Prestiti (principalmente overdrafts e di crediti al consumo, finalizzati
principalmente agli acquisti di automobili e ai prestiti di breve periodo
alle aziende, mentre solo poche banche sono in grado di fornire i mutui);
Attività collegate agli scambi commerciali: principalmente lettere di
credito e garanzie.
Il credito ai privati
Nonostante l’intervento straniero, le attività bancarie sono poco
sviluppate: il credito domestico erogato in rapporto al Pil è del 14,3%,
quando la media comunitaria e’ quasi doppia (27%), e una realtà
confinante come la Croazia registra il 69% (Fonte: International
Monetary Fund.).
Tuttavia si sta assistendo a una ripresa, grazie agli intensi piani di
ristrutturazione.
Il trend recente di crescita del credito ai privati e’ stato supportato
dall’aumento dei depositi, seguito all’introduzione dell’euro, ma anche
dalle introduzioni normative più recenti che hanno favorito l’imporsi di
banche con più serie credenziali di pianificazione strategica e di sviluppo.
Al momento, le principali opzioni di credito al consumo reperibili agli
sportelli bancari serbi sono le seguenti.
L’AIK Banka concede prestiti di valore tra i 2.800 e i 10.000 €, con un
intervallo per il rimborso oscillante tra i 12 e i 36 mesi a interesse
mensile medio del 2%.
La Continental Banka concede crediti tra i 450 e i 21.500 €, con rimborsi
variabili tra i 6 mesi e i 5 anni ad un interesse medio dell’1,9%.
La Delta Banka offre finanziamenti ai privati per un’ampia gamma di
impieghi. Il rimborso varia dai 6 ai 36 mesi, con interessi mensili
variabile dallo 0,86% al 3%.
La Jubanka concede crediti per l’acquisto, la costruzione e la
ristrutturazione di case, ma anche per l’acquisto di automobili e di
macchine agricole.
La Komercijalna banka fornisce crediti fino a 60 mesi, per l’acquisto di
beni di lunga durata, per le macchine agricole e per le automobili. I costi
del finanziamento sono del 7,9% su base mensile e del 2% su base
annua.
La Novosadska, la terza banca in via di privatizzazione, ha fornito crediti
al consumo da 6 mesi a 5 anni, da 100 € per consumi nel breve a 25.000
€ per immobili, con un 12% di tasso annuo.
Da segnalare il continuo abbassamento del tasso di sconto da parte della
Banca Centrale. A gennaio 2007 il tasso era pari al 14% mentre a
maggio è stato abbassato al 10% e di nuovo a giugno di un altro 0,5%
portandosi al 9,5%. Ad agosto vi è stato invece un aumento di 0,25%
punti, ma a ottobre il nuovo taglio della medesima misura ha riportato il
tasso al 9,5%.
Il costante declino dei tassi di interesse ha fatto abbassare il tasso di
interesse reale a circa il 5%. Come conseguenza abbiamo che tra
dicembre 2006 ed aprile 2007 vi è stato un aumento della concessione di
credito da parte delle banche pari al 13%. Tra giugno ed agosto 2007,
nonostante le restrizioni al credito, la crescita è stata del 7,8%. Il credito
agli individui è salito invece del 11,8%.
I nodi centrali per l’espansione del credito ai privati passano attraverso:
le privatizzazioni del sistema bancario;
l’incremento della redditività delle banche, con un aumento della
quantità e della qualità dei prestiti sulla quota complessiva delle attività;
il rafforzamento della protezione normativa per i risparmiatori.
Quadro normativo
Il rafforzamento del settore bancario deve essere supportato da un
solido quadro normativo a protezione degli utenti.
La NBS ha completato significative riforme negli ultimi anni.
Nel condurre la propria funzione di controllo come authority (legge
n.72/2003), la Banca Nazionale di Serbia ha accesso ai documenti e ai
libri contabili della banca, così come ai soggetti che sono incaricati a
rappresentare le banche nelle sedi legali.
Nel 2002, l’emendamento alla Legge per le banche e le altre
organizzazioni finanziarie, ha regolato i finanziamenti, l’assetto
organizzativo, le operazioni e la gestione di queste istituzioni; è stato
introdotto uno schema assicurativo per i depositi e sono state inasprite le
misure sanzionatorie.
Oltre a svolgere una funzione di supervisione sulla legalità delle
operazioni bancarie, la NBS assume sempre più la funzione di
valutazione del rischio manageriale delle attività, secondo i principi del
Trattato di Basilea.
Il capitale iniziale degli istituti bancari in forma monetaria non può
essere inferiore all’equivalente in controvaluta di 10 milioni di € (art.18),
mentre per una Cassa di risparmio sono sufficienti l’equivalente di 2
milioni di € (art.64). Le cooperative possono essere fondate a partire da
200.000 € (art.68).
Un acquirente di una quota di capitale uguale o superiore al 15% di una
banca serba, deve ottenerne l’approvazione dalla Banca Nazionale,
anche per successivi aumenti di capitale. Il giudizio deve essere emesso
entro 30 giorni dalla richiesta (art.12 legge n. 36/2002).
Una banca non può detenere partecipazioni in soggetti giuridici non
bancari per un valore superiore al 15% del proprio valore di
capitalizzazione. I prestiti ad azionisti della banca o a membri dell’organo
bancario stesso non possono eccedere il 5% del capitale sociale.
La somma complessiva dei grossi prestiti non può eccedere il 400% del
capitale della banca (art.10).
Non meno del 20% dei depositi bancari assicurati devono essere iscritti e
depositati in uno speciale Fondo assicurativo (art.32).
La banca può eccezionalmente acquistare le proprie azioni, se sono
quote che gli azionisti cedono durante le negoziazioni secondarie
(secondary trade) e se la loro vendita ad altre persone potrebbe causare
danni rilevanti agli azionisti della banca.
Strumenti nazionali di cooperazione
Principali trattati
All’indomani della disgregazione della Repubblica Federale di Jugoslavia,
il quadro giuridico al cui interno inquadrare le relazioni economicocommerciali tra l’Italia e la nuova Federazione serbo-montenegrina, è in
via di completa ridefinizione. L’Accordo di cooperazione economica
concluso nel 1964 con la Confederazione Jugoslava dovrà essere riscritto
alla luce della nuova realtà politico-economica emersa al termine delle
lunghe e ripetute guerre che hanno sconvolto l’assetto politico e
territoriale dell’area.
Un accordo sulla promozione e protezione degli investimenti era già stato
rinegoziato a Belgrado il 20 dicembre del 1996 in attesa di essere
firmato. Fra Italia e Jugoslavia esiste un accordo per evitare la doppia
imposizione fiscale stipulato nel 1993.
Strumenti comunitari di cooperazione
Nella nuova programmazione 2007-2013, la Comunità europea ha
stabilito un nuovo Strumento di assistenza preadesione, IDA, il quale va
a sostituire gli strumenti esistenti PHARE, ISPA, SAPARD e CARDS. Tale
programma aiuterà i paesi candidati effettivi (Turchia, Croazia ed exRepubblica Jugoslava di Macedonia) e i paesi candidati potenziali
(Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, incluso il Kosovo e Montenegro), ad
allinearsi gradualmente con gli standard e le politiche dell'Unione
europea compreso, se del caso, l'acquis comunitario, in prospettiva
dell'adesione.
L'assistenza utilizzata nei paesi beneficiari sosterrà i seguenti settori:
a) rafforzamento delle istituzioni democratiche, nonché dello Stato di
diritto, compresa la sua attuazione;
b) promozione e tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali e
maggior rispetto dei diritti delle minoranze, promozione della parità di
genere e della non discriminazione;
c) riforma della pubblica amministrazione, compresa la creazione di un
sistema che consenta di decentrare la gestione dell'assistenza al paese
beneficiario conformemente alle norme stabilite dal regolamento (CE,
Euratom) n. 1605/2002;
d) riforma economica;
e) sviluppo della società civile;
f) inclusione sociale;
g) riconciliazione, misure per il rafforzamento della fiducia e
ricostruzione;
h) cooperazione regionale e transfrontaliera.
Nel caso dei paesi Turchia, Croazia ed ex-Repubblica Jugoslava di
Macedonia l'assistenza servirà a sostenere inoltre i seguenti settori:
a) adozione e applicazione dell'acquis comunitario;
b) sostegno per la definizione delle politiche, nonché preparazione
all'attuazione e alla gestione delle politiche comuni della Comunità in
materia di agricoltura e di coesione.
Nel caso dei paesi Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, incluso il Kosovo e
Montenegro, l'assistenza servirà a sostenere i seguenti settori:
a) allineamento graduale con l'acquis comunitario;
b) sviluppo sociale, economico e territoriale, comprese fra l'altro
l'infrastruttura e le attività connesse all'investimento, in particolare nei
settori dello sviluppo regionale, rurale e delle risorse umane.
L'assistenza è programmata e attuata in funzione delle seguenti
componenti:
a) sostegno alla transizione e sviluppo istituzionale;
b) cooperazione transfrontaliera;
c) sviluppo regionale;
d) sviluppo delle risorse umane;
e) sviluppo rurale.
La Commissione coordina l'assistenza concessa nel quadro delle diverse
componenti, garantendone la coerenza.
Norme riguardanti le componenti specifiche.
La Componente "sostegno alla transizione e sviluppo istituzionale aiuta i
beneficiari a raggiungere gli obiettivi dello strumento e può finanziare,
tra l'altro, il miglioramento delle capacità e lo sviluppo istituzionale,
nonché alcuni i investimenti. L'assistenza propria di questa componente
potrà sostenere anche la partecipazione dei paesi beneficiari ai
programmi e alle agenzie comunitari. Inoltre, l'assistenza può
essere fornita per programmi regionali e orizzontali.
La componente "cooperazione transfrontaliera" può sostenere la
cooperazione transfrontaliera e, se del caso, transnazionale e
interregionale fra i paesi beneficiari, nonché fra questi paesi e gli Stati
membri. La cooperazione suddetta mira a incoraggiare le relazioni di
buon vicinato e promuovere la stabilità, la sicurezza e la prosperità
nell'interesse di tutti i paesi, favorendone inoltre uno sviluppo
armonioso, equilibrato e sostenibile. La cooperazione verrà coordinata
con altri strumenti comunitari di cooperazione transnazionale e
interregionale. Nel caso della cooperazione transfrontaliera con gli Stati
membri, questa componente comprenderà le regioni situate su entrambi
i versanti del confine o dei confini rispettivi, sia terrestri che marittimi.
La componente "sviluppo regionale" aiuterà i paesi candidati effettivi a
definire le politiche e a prepararsi ad attuare e a gestire la politica di
coesione della Comunità, specie per quanto riguarda il Fondo europeo di
sviluppo regionale e il Fondo di coesione.
La componente "sviluppo delle risorse umane" aiuterà i paesi candidati
effettivi a definire le politiche e a prepararsi ad attuare e a gestire la
politica di coesione della Comunità, specie per quanto riguarda il Fondo
europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione.
La componente "sviluppo rurale" aiuterà i paesi elencati nell'allegato I a
definire le politiche e a prepararsi ad attuare e a gestire la politica
agricola comune della Comunità, contribuendo in particolare ad un
adeguamento sostenibile del settore agricolo e delle zone rurali nonché a
preparare i paesi candidati ad applicare l'acquis comunitario riguardante
la politica agricola comune e le politiche connesse.
Contributo finanziario
L'importo di riferimento finanziario per l'esecuzione del presente
regolamento per il periodo 2007-2013 è pari a 11 565 milioni di EUR. Gli
stanziamenti annuali sono autorizzati dall'autorità di bilancio entro i limiti
delle prospettive finanziarie.
Nella prospettiva di sostenere la pianificazione strategica, la
Commissione presenta annualmente al Parlamento europeo e al
Consiglio le sue intenzioni in merito alle dotazioni finanziarie da proporre
per i tre anni successivi nelle forma di un quadro finanziario indicativo
pluriennale, che tenga conto del quadro finanziario, dei partenariati
europei, dei partenariati di adesione, delle relazioni e del documento
strategico. Questo quadro finanziario indicativo pluriennale illustrerà le
intenzioni della Commissione per quanto riguarda la ripartizione
dei fondi per componente, per paese e per azioni riguardanti più paesi.
Esso sarà elaborato sulla base di una serie di criteri oggettivi e
trasparenti, compresa la valutazione delle necessità, tra cui la capacità di
assorbimento, il rispetto delle condizioni e la capacità di gestione. Si
terrà altresì debito conto delle misure straordinarie di assistenza o di
programmi di risposta provvisori adottati a norma di un regolamento che
istituisce lo strumento di stabilità. Il quadro finanziario indicativo
pluriennale sarà inserito nel pacchetto annuale dell'allargamento della
Commissione.
Per maggiori informazioni:
Regolamento CE n. 1085/2006 del Consiglio del 17 luglio 2006 che
istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA) - Gazzetta
Ufficiale dell'Unione europea, serie L 210 del 31 luglio 2006.
http://ec.europa.eu/enlargement/financial_assistance/ipa/index_en.htm
Progetti multilaterali
Principali eventi promozionali
Consultare "Fiere nel Mondo" dall'home page del sito
www.schedepaese.it
Informazioni di viaggio
Documentazione necessaria per l'ingresso
I cittadini dei Paesi dell'Unione Europea devono essere muniti di
passaporto in corso di validità. Non è sufficiente la carta d'identità valida
per l'espatrio. Il visto non è necessario per turismo per un periodo
massimo di 90 giorni. Tutti gli stranieri hanno l'obbligo di registrarsi
presso l'ufficio di polizia entro 48 ore dall'arrivo; viene talvolta (in
maniera non sistematica) effettuata una verifica al momento dell'uscita
dal Paese della predetta registrazione. Nel caso si pernotti in albergo, la
registrazione viene effettuata automaticamente, se si è invece ospiti di
privati è necessario che ci si rechi all'Ufficio di Polizia di quartiere con il
padrone di casa.
Avvertenze
Le Autorità della Serbia attribuiscono grande importanza al timbro d'
entrata che viene apposto sul passaporto al momento dell'arrivo nel
Paese, in assenza del quale si potrebbe venire accusati ,al momento
dell'uscita dal Paese, di immigrazione illegale. Per questo motivo è
opportuno verificare, al momento dell'ingresso nel paese, che il timbro
sia stato effettivamente apposto.
Per l’ingresso in Kosovo: è richiesto il passaporto in corso di validità con
validità di almeno 6 mesi dalla data della fine del soggiorno previsto.
All'ingresso (anche in aeroporto) viene apposto un timbro che consentirà
l'ingresso e la permanenza in Kosovo per un periodo di 90 giorni
(rinnovabile). Il regolamento emesso da UNMIK per regolare l'ingresso di
cittadini stranieri nel territorio, può essere consultato sul sito internet:
http://www.unmikonline.org/regulations/2005/
RE2005_16.pdf.
Il processo politico per la determinazione dello status finale del Kosovo
potrebbe determinare situazioni di tensione nel Paese. Si consiglia,
pertanto, ai connazionali di evitare luoghi di eventuali manifestazioni
politiche e raduni a Belgrado e nel resto del Paese durante la campagna
elettorale in vista delle elezioni presidenziali in Serbia del 20 gennaio
2008.
Ai connazionali che intendano recarsi nel Paese si consiglia di registrare i
dati relativi al viaggio sul sito: www.dovesiamonelmondo.it “.
Settimana lavorativa
UFFICI: dal Lunedì al Venerdì dalle ore 7.00/8.00 alle ore 12.00/13.00 e
dalle ore 16.00 alle ore 20.00
BANCHE: dal Lunedì al Venerdì dalle ore 7.00 alle ore 20.00; il Sabato
dalle ore 7.00 alle ore 13.00
NEGOZI: sono aperti 6 giorni su 7 dalle ore 8.00 alle ore 12.00 e dalle
ore 16.00 alle ore 20.00
Carte di credito
Generalmente non sono accettate. L`uso di carte di credito è limitato,
ma va estendendosi. Nei due maggiori alberghi di Belgrado, Hyatt e
Intercontinental, si accettano solo DINERS, i traveller`c cheques
dell`American Express e VISA.
Principali festività
1° e 2 gennaio (Nuovo Anno);
7 gennaio (Natale Ortodosso);
13 gennaio (Capodanno Ortodosso);
27 aprile (Festa della Repubblica);
1° e 2 maggio (Festa del Lavoro);
9 maggio (Giorno della Vittoria);
4 luglio (Giorno dei Combattenti);
7 luglio (Insurrezione Serba - solo in Serbia);
29 e 30 novembre (Giornate della Repubblica).
Principali indirizzi utili
Gli indirizzi ed i numeri di telefono riportati in questa sezione sono tratti
da fonti ufficiali italiane e/o da fonti ufficiali del Paese. E’ tuttavia
possibile un certo margine di non corrispondenza dovuto al lento
aggiornamento delle fonti da parte delle diverse istituzioni ed al
frequente variare delle numerazioni telefoniche nei paesi di riferimento.
Ambasciate e Consolati in Italia
Ambasciata e Consolato della Repubblica di Serbia a Roma
Via dei Monti Parioli 20- 00197 Roma
Tel: 06 3200805 – 3204530 – 3214998. Fax 06 3200868
Consolato Generale della Repubblica di Serbia
Via Matilde Serao 1 - 20144 Milano
Tel: 02-4812019, 4812490. Fax: 02353676 .
Consolato Generale della Repubblica di Serbia
Strada del Friuli 54 - 34136 Trieste
Tel: 040-410125. Fax: 040-421697.
Consolato Generale della Repubblica di Serbia
Piazza Aldo Moro 61 - 70122 Bari
Tel: 080-5216327, 5283588. Fax: 080-5216357.
Ambasciate e Consolati all'estero
Ambasciata d’Italia e Ufficio Commerciale
BELGRADO - Ambasciata d'Italia Amb. Alessandro Merola
Indirizzo: Bircaninova Ulica, 11
Tel: 0038111 3066100
Fax: 3249413
Homepage: www.ambbelgrado.esteri.it
E-mail: [email protected]
Ufficio Visti (dalle ore 9,00 alle 12,30):
Tel.:+381.11.3066169
Fax +381.11.2658856
e-mail: [email protected]
Orari di apertura al pubblico:
da lunedi a venerdi: 09.00 – 14.00
PRISTINA - SEZIONE DISTACCATA - Ambasciata d'Italia
Segr. Leg. Patrick Mura
Indirizzo: Azem Jashanica, 5 - Dragodan - Pristina
Tel: 0038138244925; Fax: 0038138244929
E-mail: [email protected]
Ufficio Visti:
Tel: +381-38-244923 (Da lunedi a giovedi, 1500-1600 – solo per
prenotare appuntamenti)
Fax: +381-38-244924
Email: [email protected]
Ambasciata: BELGRADO - Ambasciata d'Italia Bircaninova Ulica, 11
Tel. 0038111 3066100; Fax 3249413; cell. (emergenza): 0038111
63243652
E-mail: [email protected]
Istituto Nazionale per il Commercio Estero - I.C.E
ITALIJANSKI INSTITUT ZA SPOLJNU TRGOVINU
KNEZA MILOŠA 56 1100 BEOGRAD
Tel: (00381 11) 3629939; Fax: (00381 11) 3672458
E-mail: [email protected]
http://www.ice.gov.it/estero2/belgrado/defaultuff.htm
Orario di apertura al pubblico:Lunedì - Venerdì: 08.30 - 17.00
ICE – Ufficio di Pristina
Dr. Dukagjin Hysa - Trade Analyst
Rruga Azem Jashanica,5
Tel/fax:+ 381 38 246 027
Email: [email protected]
Ministeri
Ministero dell'economia e dello sviluppo regionale
http://www.merr.sr.gov.yu/#
Agenzia per la privatizzazione
Terazije 23/VI, 11000 Belgrade
tel: +381(0)11/3020-800,
fax: +381(0)11/3020-828
e-mail: [email protected]
http://www.priv.yu/
Ministero delle finanze
20 Kneza Milosa Street, 1100 Belgrado
tel: +381 11 361 99 00
fax: +381 11 361 89 14
Mail:[email protected]
http://www.mfin.sr.gov.yu/html/index.php?newlang=eng
Ministero per gli affari esteri
11000 Belgrade, Vlajkoviceva 10
24-26 Kneza Milosa St.
11000 Belgrade, Serbia
Tel. +381 11 3616-333
+381 11 3615-666
+381 11 3615-055
Fax +381 11 3618-366
E-mail: [email protected]
http://www.mfa.gov.yu/
Camere di Commercio locali
Chamber of Commerce of Vojvodina
Master Centra, Hajduk Veljkova 11, 21000 Novi Sad
Tel. (+381 21) 557 433 / 364 , fax +381 21 557 364
http://www.pkv.co.yu/index.php
Serbian Chamber of commerce and industry
Resavska 13-15, Beograd, +381 (11) 33 00 900 :
http://pks.komora.net/
Organismi Internazionali
Delegazione dell’Unione Europea in Serbia.
Aleksandar Djordjevic, Press and Information Officer
KRUNSKA 7311 000 Belgrade - Serbia
Telephone: +381 11 30 83 200
Fax: +381 11 30 83 201
E-mail : [email protected]
http://www.europa.org.yu/code/navigate.php?Id=2
World Bank Office
Bulevar Kralja Aleksandra 86-90
Belgrade, Serbia and Montenegro
External Affairs Officer:
Ms. Vesna Kostic
Email:[email protected]
Tel.:(381 11) 30 23 700
Fax:(381-11) 3023 732
BERS
Serbia
Bulevar Avnoj-a 64A, 5th Floor
11070 Novi Beograd
Serbia
Tel: +381 11 212 0529; +381 11 212 0530; +381 11 212 0531
Fax: +381 11 212 0534
Country Director: Hildegard Gacek
Istituti e Enti
SIEPA - Serbian Investment and Export Promotion Agency
Vlajkoviceva 3/ V 11000 Belgrade
Tel: (+381) 11 3398 550, 3398 510; Fax: +381 11 3398 814;
[email protected]
www.siepa.sr.gov.yu
Principali Istituti Bancari locali
Agrobanka
11001 Belgrade, 3-5 Sremska Str.
Phone: +381 11 2637 622; Fax: +381 11 3281 408
E-mail:[email protected]
http://www.agrobanka.co.yu/
Invest Banka
Makedonija 9-11 1000 Skopje
Tel.: + 389 (0)2 3114 166 Fax: + 389 (0)2 3135 367
e-mail: [email protected]
http://www.investbanka.com.mk/indexe.aspx
Aik Banka
Branch office in Belgrade
phone: +381 11 634 226, 624 738, 628 126
phone/fax: +381 11 635 767
Address: Knez Mihajlova 10/VI
e-mail: [email protected]
http://www.aikbanka.co.yu/stre/indexe.htm
Jugobanka
"JUGOBANKA JUGBANKA" A.D. KOSOVSKA MITROVICA
Adress:Kralja Petra I 165
Phone: (381) 28 425-455
Fax:(381) 28 425-452 063/471-24
http://www.jugobanka-nekretnine.co.yu/
Vojvodjanska Banka
Trg slodobe 1 - 21000 Novi Sad
Phone: (381) 21 488 66 00
Fax: (381) 21 6624 859
www.voban.co.yu/
Banca Centrale Serba
Headquarters:12 Kralja Petra St, 11 000 Beograd Serbia
Phone:
+381 11 3027-100
Telex:72 000
INFORMATION CENTER Phone: 0800 111 110
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Altri
ALITALIA
Terazje, 43
11000 Belgrado
Tel: (+381 11) 3245000 / 3245344 / 3247443 - Fax: (+381 11)
3235267
http://www.alitalia.it/millemiglia/services/popup_customer_services.htm
Unità Tecnica Locale della Cooperazione allo Sviluppo Alekse Bacvanskog
611000 BelgradoTel. 00381-11-3672735/3672759Fax 00381-113670411E-mail: [email protected]
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