Cuorebio stories

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Cuorebio
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A Imola Cuorebio è donna
Il Germoglio, Imola (BO
Paola Zanellati
Se le donne sono capaci di esprimere un grande talento da sole, unendosi
in squadra possono diventare una vera forza. Per convincersi di questo basta
passare a Il Germoglio, Cuorebio di Imola dove un gruppo di sole donne, con
dedizione tutta femminile, cura le attività quotidiane in negozio.
E come ogni squadra che si rispetti, anche questa ha il suo capitano, si chiama Paola.
Paola è la titolare, con una grande passione per tutto ciò che è legato alla
terra e alla natura. “Studiavo storia moderna all’università – racconta – ma
la vera gioia era curare il giardino”. Poi un giorno assaggia il pane bio e ne
scopre la bontà senza paragoni con il convenzionale. Scova sulle Pagine gialle
tutti i negozietti e le erboristerie che vendevano prodotti biologici e naturali:
ne è incuriosita, li prova, li conosce, E si convince che quello era il modo per
lanciare un messaggio potente di salvaguardia della terra.
Si tuffa in questo settore e nel 1986, con l’aiuto di mamma e papà, apre una
stanza-negozio (15 metri quadrati) nel cuore di Imola. Gli studi di storia sono
ormai un ricordo. “Agli inizi sentivo di dover parlare tanto per far conoscere
il senso di quello che facevo. - racconta Paola. Oggi il biologico non è più
percepito solo come qualcosa per i vegetariani o per chi è a dieta. I clienti
sono aumentati, in tutte le fasce di età”. Negli anni la domanda cresce e il
piccolo Germoglio inizia a fiorire: prima con il trasferimento in un locale un
po’ più grande e poi nel 2004 con un nuovo grande negozio dove Paola crea
la sua squadra femminile, assumendo quattro ragazze, compagne di avventura. Nel mondo Cuorebio, Il Germoglio rappresenta un bell’esempio di come
“un negozio bio deve essere”, tanto che i futuri negozianti vengono mandati
qui ad imparare il mestiere: “Per me, ogni persona che decide di formarsi per
questo lavoro – spiega Paola - è come un pezzettino di terra in più coltivato
bene”.
Due cuori... e un Cuorebio
Cuorebio, Ciampino (ROMA)
Fabrizio Febbi e Adriana Arbulù
Italia, California, Perù: ha un’anima cosmopolita il nuovo Cuorebio che aprirà
a Ciampino, il prossimo mese di ottobre. Si tratta infatti di un progetto che
suggella l’amore tra Fabrizio, romano verace, e Adriana, nata e vissuta in
Perù. Entrambi lasciano alle spalle interessanti carriere e frequenti viaggi
all’estero per studio o lavoro. Non a caso, si sono conosciuti in California,
all’università di Berkeley, per un master in marketing, nel 1999. La scintilla
però scocca nel 2003, quando Adriana viene in Europa in vacanza. Lei è
brand manager per la Coca Cola, lui gestisce un ristorante nel centro storico
di Roma. E nonostante le soddisfazioni professionali, l’incontro tra Fabrizio e
Adriana spalanca le porte a scelte coraggiose, per una nuova vita. In un solo
anno, per amore, lei lascia il Perù, la Coca Cola e sceglie Roma e il matrimonio con Fabrizio. Cresce il desiderio di fare qualcosa insieme, che rappresenti
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una svolta e che consenta di unire lavoro e scelte etiche: vendono il ristorante
e tornano insieme in Perù dove conoscono molti produttori di cotone biologico che ispirano l’idea di una linea bio di abiti per bambini. “L’impresa era
troppo ardua. Abbiamo deciso di lasciar perdere – racconta Fabrizio – e questo ci ha portato a Cuorebio. È nato così il progetto di un negozio di prodotti
biologici tutto nostro, per la spesa di tutti i giorni, dove le persone possono
costruire un rapporto personale di fiducia con noi”. Il sogno si è materializzato in una bella zona della periferia romana, a Ciampino, ed ora, che mancano
pochi giorni all’apertura, Fabrizio e Adriana sistemano gli ultimi dettagli
del loro Cuorebio in vista dell’inaugurazione. Tra i fiori all’occhiello, il fornito
banco gastronomia, dove Fabrizio potrà mettere a frutto la lunga esperienza
maturata nell’attività di famiglia, una delle più note salumerie di Roma.
Il buon sapore di una volta
Biò, Catania
Graziano Scardino
“Ma dov’è finito quel buon sapore di una volta?” devono essersi chiesti i
fondatori della società Simeto, di Catania, oggi un riferimento per la vendita
di prodotti bio nella parte orientale dell’isola. Infatti essere siciliani significa
anche avere una passione smisurata per le buone cose, per quel gusto pieno,
naturale, autentico dei cibi. Con questo spirito, nel 2000, un gruppo di persone unirono le varie sensibilità ecologiste, ambientaliste per dar vita ad un
progetto che promuovesse il biologico, ovvero cibi prodotti senza l’ausilio di
sostanze chimiche, senza manipolazioni genetiche. Il numero di soci è rapidamente cresciuto (oggi sono circa un centinaio) includendo anche numerosi
produttori locali. Valorizzare le produzioni biologiche è stato, fin dagli inizi,
l’obiettivo principale, insieme alla diffusione di alimenti tipici siciliani. Così,
quel “buon sapore di una volta” si ritrova nei due negozi Biò che Simeto gestisce a Catania: quello in via Patanè, recentemente ampliato, con i suoi oltre
400 metri quadrati di superficie, rappresenta il punto vendita bio specializzato
più grande di tutta la Sicilia.
In una terra in cui spesso i successi imprenditoriali vengono contrastati dalla
criminalità, Simeto, con rispetto, cura, attenzione e responsabilità, ha saputo
far crescere la sua attività, puntando su alcune caratteristiche esclusive: il fornito reparto ortofrutta ad esempio, ma anche la propria macelleria bio – uno
dei rari esempi in Italia – con macellai che tagliano, servono carni e consigliano i clienti.
Fiore all’occhiello è il Biò bistrò, una saletta comoda, riservata, aperta a
pranzo, giusto a fianco del negozio di via Alberto Mario, per poter gustare un
pasto bio, sano e leggero anche fuori casa. “Ora ci sentiamo pronti per guardare anche oltre Catania, - afferma Graziano Scardino, presidente di Simeto
– prima di tutto a Siracusa, dove apriremo un punto vendita a novembre, e
poi ad altre città, perché il biologico in Sicilia cresca anche grazie alla nostra
esperienza e alla formula Cuorebio e Biò”.
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Impresa al femminile
Voglia di bio, Vimercate (MB)
Sara Bernasconi
Ha lasciato l’industria simbolo del made in Italy, quel mondo “fashion” fatto
di paillettes, lustrini e mondanità per inventarsi un lavoro da negoziante bio.
Ma chi glielo ha fatto fare a Sara Bernasconi di rinunciare alla sua carriera tra
preziosi tessuti, da lei selezionati personalmente per le più importanti griffe
di moda e aprire il suo “Voglia di bio” a Vimercate? I motivi sono stati più
di uno: innanzitutto, un interesse per l’alimentazione con prodotti biologici,
cresciuto poco a poco, dai primi assaggi, per un’intolleranza al lievito, fino
alla spesa completa nei negozi bio della zona. “Erano più di dieci anni fa –
racconta Sara – avevo 25 anni e nel mio tempo libero, oltre a leggermi riviste
di moda, visitavo punti vendita specializzati alla ricerca di nuovi prodotti
biologici. Era nata una passione. A questo si aggiungeva il desiderio di creare
qualcosa di mio, un lavoro che mi desse soddisfazione e che si caratterizzasse
per rapporti interpersonali edificanti, non basati sull’apparire, ma sulla ricerca
di benessere e di vita sostenibile”. Nell’agosto 2009, Sara chiama il numero
verde di EcorNaturaSì e lancia la sua idea di un negozio biologico a Vimercate. Scatta il progetto di assistenza Cuorebio e in soli 7 mesi, il 13 marzo
2010, Sara festeggia l’inaugurazione del suo Voglia di Bio. Certo, il primo
amore non si scorda mai e Sara non rinuncia alle riviste di moda o a qualche
sguardo alle vetrine delle boutique. Ma la sua giornata oggi è tutta dedicata
al negozio e ai suoi affezionati clienti: “Lavoro più di prima, ma vuoi mettere?
Tra questi scaffali sento di fare qualcosa di bene per me, per gli altri e per
l’ambiente”.
La forza della famiglia
Il gufo, Sarmeola di Rubano (PD)
Franca Prandin
È tutta la famiglia che ogni mattina, di buon’ora, si mette in pista per aprire Il
Gufo bio, negozio Cuorebio di Sarmeola di Rubano (PD). Ettorino, il marito,
si occupa dell’ortorfrutta. Il figlio Raffaele cura il banco gastronomia, mentre
Franca insieme alla nuora Marina segue il resto degli articoli in negozio. Certo
è Franca a tenere le redini, lei che ha iniziato questa avventura da sola quasi
vent’anni fa e che, con tante letture e corsi di formazione, anno dopo anno,
cliente dopo cliente, è diventata un riferimento per chi cerca prodotti bio ed
erboristici di qualità da tutta la provincia di Padova. Il biologico l’ha contagiata, quasi per caso. Poi è stata lei a trasmettere questa passione al marito, ai
figli, alla fidanzata del figlio. Una storia di “contaminazioni” positive partita da
una bottega di appena 60 metri quadrati a Sarmeola di Rubano (PD), quando
una cooperativa, “Il Gufo”, cercava una persona a cui affidare la gestione di
un piccolissimo negozio di prodotti biologici e un conoscente, tra i fondatori,
fece il suo nome. “Avevo tre bambini di cui uno di tre anni - racconta Franca
- e non è stato facile. Ma, fin dall’inizio ho avuto il sostegno di mio marito”.
Nel 2002, Franca si fa forza e – dopo la chiusura della cooperativa – rileva
il negozio. Con lei “Il Gufo” continua a vivere e a crescere di popolarità,
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grazie soprattutto alla competenza che Franca dimostra in campo erboristico.
Quanti utili rimedi e quanti preziosi consigli offerti in vent’anni! Però, in quei
60 metri quadrati si inizia a stare stretti. Si fa avanti l’idea di una nuova sede,
più grande, più comoda, più bella. “Io il salto lo faccio – dice Franca ai ‘suoi’
– ma ho bisogno di voi”. I familiari non si tirano indietro e nel 2009 il “salto”
è fatto: apre “Il Gufo Bio”. La superficie iniziale si moltiplica per quattro, così
come la cortesia e la professionalità: qui, con Franca, insieme a Ettorino, Raffaele e Marina, il biologico è di casa.
Molte anime e un Cuorebio, anzi due
Coop. Rava e fava, Asti
Mauro Ferro, Rina Maria Gonella, Paolo Fiscelli
Non sono pochi 60 chilometri, la distanza Asti-Torino da percorrere per
procurarsi frutta e verdura biologica. Ma non c’era alternativa per chi, residente ad Asti e dintorni, nei primi anni ottanta, aveva fatto una precisa scelta
a favore dell’ambiente e del proprio benessere. Qualcosa però, proprio in
quel periodo, iniziava a muoversi, una nuova sensibilità si stava affermando
anche in quell’angolo di Piemonte, grazie al convergere di molte forze. Oltre
all’anima ambientalista ed ecologista, c’era quella sociale, rappresentata da
un “Gruppo autogestito disoccupati e sottoccupati” che aveva l’obiettivo
di creare una cooperativa e quella di esperti dell’alimentazione – genitori e
insegnanti – che nei primi anni ottanta stavano portando avanti un progetto
di educazione alimentare nelle scuole, compresa l’idea di una mensa bio.
Nasce così, nel 1986, dall’unione di queste diverse anime, una cooperativa
che riesce con i primi 60 soci, presto saliti a 200, nel duplice intento di aprire
un negozio biologico ad Asti, che ne era sprovvista, e di creare nuove opportunità di impiego.
Si chiama, guarda caso, “La rava e la fava”, espressione dialettale piemontese
che significa “per filo o per segno”: un richiamo al legame con la terra che
animava i fondatori, ma anche alla determinazione a voler fare tante cose e
per bene. Obiettivo numero uno era quello di valorizzare i prodotti tipici e
biologici locali attraverso un vero e proprio censimento nelle campagne: si
andava su è giù per le colline del Monferrato, si conoscevano i produttori, si
offriva uno sbocco commerciale ai loro prodotti, li si invitava a diventare soci
della cooperativa. Ancora oggi la Coop. Rava e fava è un luogo privilegiato
di incontro tra città e campagna, ma è diventata anche Bottega del mondo,
per diffondere il commercio equo e solidale, Bottega della solidarietà, per
promuovere progetti di Economia Sociale e Bottega della finanza etica, con
lo “sportello prestito sociale” del Gruppo Mag.
Oggi conta oltre 1400 soci: una crescita straordinaria frutto di una grande
vitalità sul territorio che l’ha portata a farsi conoscere ovunque si parli di
biologico, di commercio equo, di finanza etica. Una crescita con cui ha allargato la propria rete di contatti e il proprio raggio d’azione, prima trasferendo
ed ampliando lo storico negozio degli inizi (nel 2008) in Piazza Torino, poi
progettando l’apertura di un altro punto vendita Cuorebio nella zona est di
Asti: una seconda sede che inaugurerà ad ottobre 2010 dal quale diffonderà
il proprio messaggio di sostenibilità e solidarietà rivolto a tutta la città, con
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ancora più forza.
Negozianti per tradizione, biologici per passione
Naturarco – Arco (TN)
Maurizio e Rita Righi
A Maurizio sembrava che la via più naturale per continuare la tradizione
familiare, fosse aprire un supermercato: il commercio alimentare è infatti nel
dna della famiglia Righi. Il padre era panettiere, così come il nonno. Ma chi
fa questo lavoro e lo fa con passione, non è commerciante allo stato puro.
Con il cibo ha un rapporto speciale, desidera non solo vendere, ma offrire e
garantire prodotti di qualità. Così l’incontro, quasi casuale, con il biologico
convince Maurizio e la moglie Rita, che gestivano un Despar nel comune di
Arco, che quella era la giusta via per far riscoprire il valore del cibo, con ingredienti ottenuti senza l’uso di sostanze chimiche di sintesi, che fanno bene alle
persone e all’ambiente e, particolare non irrilevante, sono buoni: le carote
sanno di carote, le mele di mele e il pane ha un profumo impareggiabile,
come quello del nonno. Così, dall’inserimento nel supermercato di interi scaffali di prodotti biologici, i coniugi Righi decidono di cambiare. Radicalmente.
Si chiude il Despar e si apre un negozio tutto bio, il NaturArco, nel 2008. La
clientela risponde bene e dimostra attenzione e curiosità nei confronti del vasto assortimento disponibile nel primo supermarket specializzato in biologico
della città. Il successo è garantito, anche grazie alla collaborazione di Daniela
e Tiziana che entrano nello staff di Naturarco e alla crescente professionalità
di Maurizio e Rita che placano la sete di conoscenza, frequentando diversi
corsi di formazione. Ormai l’adesione al biologico è totale e anche le due
figlie di 19 e 21 anni, che hanno assistito con un po’ di diffidenza alla “conversione” dei genitori, iniziano a convincersi che “sì, mamma e papà hanno
fatto la scelta giusta”.
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