Barche, dicembre 2011

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Barche, dicembre 2011
Formazione MYD POLITECNICO DI MILANO
Le menti
del futuro
I poli universitari di Milano e Genova, insieme con il Consorzio
Poli.design, organizzano da 10 anni il Master di I livello sullo
yacht design. Alta formazione per imparare a gestire, in teoria ma
soprattutto in pratica, il percorso progettuale e costruttivo
di Diana Merlino
delle imbarcazioni, a vela e a motore
Il percorso formativo previsto
dal Master prevede il coinvolgimento di un gruppo di figure
che operano in ambito accademico, nel settore della ricerca
applicata, oppure che svolgono
la propria attività professionale nei campi dello yacht design
o nella produzione di imbarcazioni e loro componenti. Tra
questi hanno partecipato Sergio Abrami, Luca Brenta, Berardo Cittadini, Fulvio De Simoni,
Andrea Frabetti, Vittorio Garroni Carbonara, Aldo Gatti,
Mauro Micheli, Massimo Musio
Sale, Andrea Vallicelli, Gianni
Zuccon.
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L’industria nautica italiana, secondo i
dati Ucina, è prima in Europa per valore della produzione di barche da diporto e
seconda, nel mondo, dopo gli Usa. Per quanto riguarda i
superyacht, deteniamo una quota mondiale per numero di unità
prodotte pari al 45 per cento. Cifre importanti, che ci parlano di un
settore industriale senza uguali e che punta sempre più all’internazionalizzazione. Un settore su cui poter investire, non solo a livello economico, ma anche come risorse umane e formazione.
In questo ambito si inserisce il Master yacht design di Milano, rivolto ai laureati in Architettura, Ingegneria, Disegno industriale, Economia e ai diplomati universitari in discipline affini. La 10a edizione (2011-2012), iniziata a marzo di quest’anno, è aperta a 30 partecipanti, ha una durata di 826 ore e comprende anche uno stage di
tre mesi. La preparazione alterna momenti di formazione in aula con
esercitazioni progettuali e visite presso cantieri e aziende del settore,
oltre che istituti di ricerca applicata. Vengono forniti i principi di ciascuna disciplina individuata e gli strumenti per usare nel progetto
quanto appreso. Le competenze dei corsisti vengono integrate nei
gruppi di lavoro chiamati a sviluppare una serie di work-project.
Le unità didattiche sono nove (a cui si aggiungono il workshop finale e lo stage): yacht design, disegno e rappresentazione, architettura navale, costruzione navale, impianti di bordo e apparati di propulsione, allestimento degli interni, progettazione di componenti
e accessori, ingegneria dell’ambiente, empowerment. Gli studenti che completano il Master sono in grado di inserirsi nel mondo
professionale in modo differenziato: assistente di progetto in
studi professionali, assistente di produzione in cantiere, gestore
della produzione, responsabile controllo qualità.
Il direttore è la professoressa Silvia Piardi, ordinaria di Tecnologia
dell’architettura che, dal 2000, afferisce alla facoltà di Design e
insegna Design degli interni. Presidente del corso di laurea magistrale interateneo in Design navale e nautico, con sede a La Spezia,
è titolare del laboratorio di Architettura degli interni navali.
Seguono alcuni esempi di progetti realizzati dagli studenti e dedicati ad armatori disabili.
Il Master si svolge presso la sede del Consorzio Poli.design, Politecnico di Milano. L’11a edizione inizierà a marzo 2012.
www.polidesign.net/myd
Dorso100
È un 30 metri dislocante, commissionato da un disabile campione paraolimpico di nuoto, vincitore della medaglia
d’oro alle Olimpiadi nei 100 metri Dorso (da qui il
nome della barca e il colore oro dello scafo).
Fulcro della progettazione è la cabina armatoriale studiata in
funzione della specifica richiesta di disporre di uno spazio adeguato per essere sempre a contatto con il mare, per allenarsi e per
potere scendere facilmente in acqua: da ciò la scelta di posizionare la cabina più a poppa possibile nel ponte inferiore. La cabina
è stata pensata come una sorta di open space, con molto spazio
per girare attorno al letto, un’ampia cabina armadio e un bagno
con sanitari su misura. Subito dopo la zona notte si apre un beach
club privato, a cui gli ospiti possono eventualmente accedere dalle
consuete scale laterali poppiere. Nel beach club è compresa anche
una palestra a scomparsa, con attrezzi appositi e una sauna. Per
quanto riguarda i materiali, sono state adottate soluzioni ignifughe, classificate e approvate in base ai test su ritardanza al fuoco,
tossicità e opacità dei fumi Imo A 652/3.
Lo scafo è progettato per essere costruito in acciaio, mentre la
sovrastruttura in lega di alluminio, per un dislocamento a pieno
carico di 160 tonnellate; è ottimizzato per gli 11 nodi, con una
potenza di 3.800 cv complessiva per due motori e una riserva di
carburante di 35.000 lt, ottenendo un’autonomia che supera le
500 miglia.
Il gruppo (“Despina Yachts”),
coordinato dal professor Massimo Gregori, era composto
da Arianna Bionda, Isabella
Della Santina, Aimone Ferrario Bonanni, Nikki Hou,
Marco Giorgini, Michele Stefano e Francesca Romana Treleani.
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Formazione MYD POLITECNICO DI MILANO
Kraken
È una navetta dislocante di 35 metri per
178 tonnellate, nata da una idea del
gruppo Octopus, composto da Jacopo Bevilac-
qua, Alessandro Lo Iacono, Elena Pozzi, Roberta
Ragni, Aurora Restucci, Rafael Silveira Matsumura de
Castro, Fabrizio Uzzi e Michele Vandone. Il progetto è
grande accessibilità
Spazi ampi e linee decise consentono
e
in tutti gli ambienti comuni dello yacht.
flessibilità d’uso
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stato sviluppato rispettando le richieste di un ipotetico armatore
diversamente abile costretto in sedia a rotelle. Le soluzioni di layout
interne ed esterne sono studiate rispettando standard di ergonomia
molto più rigidi rispetto alle comuni imbarcazioni di uguale categoria e prestando molta attenzione all’autonomia di movimento dell’armatore. L’imbarcazione, composta da tre ponti, presenta un lower
deck con due cabine poppiere, entrambe dotate di bagno privato, che
attraverso la movimentazione dei letti possono trasformarsi da matrimoniali a doppie, e una vip, pensata anch’essa per la comodità di un
ospite con problemi motori. Il ponte principale ospita un salotto esterno a poppa, un altro interno, sala da pranzo e galley; quello superiore è destinato prevalentemente all’armatore, la cui cabina è separata dalla zona di manovra da un’area living che attraverso l’apertura
totale delle vetrate laterali e dell’hardtop può diventare un patio sul
mare attrezzato con piano barbecue e zona pranzo.
Nodo compositivo e strutturale del progetto è il grande volume scale-ascensore che attraversa tutti i ponti della nave.
Molta attenzione è stata posta nella progettazione della plancetta up/down, pensata per risalire fino alla quota del ponte principale per permettere un semplice e sicuro accesso al mare da parte
dell’armatore. Stessa cura è stata riposta anche allo studio della
scala reale in murata, dimensionata appositamente per l’accesso
della carrozzina.
Formazione MYD POLITECNICO DI MILANO
La barca è lunga
31,16 metri e
larga 7,91. Il peso
complessivo stimato è
di
.
Il gruppo
,
ideatore del progetto,
era composto da Aldo
Bruno, Carlo Luigi
Ciriello, Burak Demir
Cagri, Giuseppe Maria
Italo Garofalo, Cristiana
Mannelli, Angela Elvira
Petitto, Nicola
Fabio Rimoldi.
187
tonnellate
Ossimoro
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H24
L’idea che ha dato il via a un primo
approccio progettuale è stata quella di
partire dal fatto che l’armatore, sebbene limi-
tato fisicamente, volesse godersi il mare a 360° da ogni
punto della nave rimanendo indipendente in ogni suo movimento,
avendo anche la possibilità di scendere in banchina tramite una plancetta multifunzione.
A bordo tutto ruota intorno al gioco degli opposti, con pieni e vuoti,
chiari e scuri, luci e ombre; per i materiali, a un pagliolo in rovere sbiancato si contrappongono arredi in wengé arricchiti dalla tappezzeria
in tinte naturali della canapa e del lino; nel suo profilo i vuoti delle finestrature del main deck si
alternano ai pieni delle murate, mentre
il taglio dello scafo all’altezza del
pagliolo rifinito da corrimano e
tientibene in acciaio contrasta
con la pienezza della prua
diritta, quasi a ricordare l’architettura navale militare.
Fondamentale è stato poi
lo studio dell’urbanistica
della nave per definire
dimensionalmente i percorsi orizzontali e verticali in modo da consentire
all’armatore di muoversi
agevolmente. H24 si sviluppa
su tre ponti serviti verticalmente da
un blocco ascensore in acciaio e vetro e
da due blocchi di scale, che partendo dal lower
deck in maniera simmetrica si sviluppano asimmetricamente dal ponte principale fino a quello superiore. Fiore all’occhiello è la vasca del solarium, filtrato da ampi brisoleil,
intesa non solo per la sua funzione intrinseca, ma
anche come una grande “lampada” che proietta la
luce fino al ponte inferiore, attraverso un lucernario posto nel pagliolo del main deck.