Il documento di sintesi sul tema Egitto e Turchia
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Il documento di sintesi sul tema Egitto e Turchia
ISTITUTO GRAMSCI MARCHE PROGETTO MEDITERRANEO Docu m e nt o di s in tes i de ll’inc on tro ina ug u rale d el Pr oge tto , svol tos i ad Anco na, pr e ss o la Sala Conveg ni dell’AN PI, il 1° Dice m br e 2006 sul tem a: “EGITTO E TURCHIA: TRA LAICITA’ E FONDAMENTALISMO” Perché partire proprio dalla Turchia e dall’Egitto nella nostra riflessione sul tema della laicità nella “area islamica” del Mediterraneo? Questi due Paesi ci sembrano svolgere un ruolo-chiave rispetto alle tematiche del Progetto, per molteplici ragioni, sia di “lungo periodo” che di più immediata attualità. Turchia ed Egitto hanno entrambi una collocazione geografica ed una storia (economica, politica, culturale) che li rendono “ponti” tra Oriente e Occidente, entrambi hanno sviluppato istituzioni laiche (più “marcatamente” la Turchia) ed entrambi rappresentano, nella fase attuale, interessanti laboratori di sperimentazione del rapporto tra religione e politica e della possibilità di costruzione di sistemi compiutamente democratici in un’area del mondo che spesso rischia di apparire destinata ad una tragica e paradossale alternativa: “lacità senza democrazia” o “democrazia senza laicità” – o regimi autoritari (talvolta apertamente dittatoriali) che preservano elementi di laicità nel quadro istituzionale e nella vita sociale, ma a prezzo di forti limitazioni delle libertà personali e dei diritti civili, politici e sociali delle persone; o processi di ampliamento delle libertà democratiche e di apertura della vita poltica al contributo dei ceti popolari che si risolvono però sovente nell’affermazione di movimenti religiosi integralisti o comunque di partiti a forte connotazione religiosa. A queste considerazioni comuni, si aggiungono ovviamente motivi di interesse specifici a ciascuno dei due Paesi. La Turchia, di nuovo sotto i riflettori internazionali in questi giorni per la visita del Papa e per la ventilata sospensione del dossier Turchia da parte della UE come sanzione per il rifiuto agli scambi commerciali con Cipro, pare avviato ad essere il primo Paese a maggioranza musulmana (una maggioranza che è quasi totalità, oltre il 95% dei cittadini) ad entrare nell’Unione Europea. Un argomento di evidente attualità ed importanza, che si aggiunge a ragioni di interesse più antiche e profonde: - la collocazione geografica “anfibia” tra Europa ed Asia; - la sua storia politico-istituzionale che ne ha fatto dapprima (e per secoli) la guida del mondo musulmano (con l’Impero Ottomano) e poi, con la rivoluzione di Kemal Atatürk, il primo Paese islamico a darsi un assetto rigorosamente laico, con la netta separazione tra stato e religione (e con l’abolizione, nel 1925, del Califfato: l’istituzione di più alto valore simbolico per tutto l’Islam sunnita). Inoltre, la Turchia suscita forte interesse anche per la sua situazione politica interna, in cui due elementi appaiono degni di particolare attenzione: - il processo di transizione verso un compiuto Stato di diritto (sollecitato anche dal processo di avvicinamento all’Unione Europea); la presenza, alla direzione del Paese, di un partito “islamico moderato” (quello del premier) che potrebbe rappresentare una soluzione originale al problema del rapporto tra laicità e sensibilità religiosa nella vita politica (…una sorta di compromesso di tipo “democristiano”? ..soluzione “esportabile” in altri Paesi musulmani?). Anche per la scelta dell’Egitto, si possono addurre molteplici ragioni specifiche: - la sua importanza demografica: è il pase più popolato del “mondo arabo”; - la sua collocazione strategica: è un Paese, nel contempo, arabo, africano, islamico.. da sempre “cerniera” tra Maghreb e Medio Oriente, ma anche tra Africa ed Asia, e punto di contatto, attraverso il Mediterraneo, tra questi due continenti e l’Europa (insomma, un grande crocevia tra “Oriente” e “Occidente”, ma anche tra “Nord” e “Sud” del mondo); - una società multiconfessionale, a nettissima maggioranza islamica (circa l’85% della popolazione) ma con una forte componente cristiana autoctona, la comunità Copta, oggi stimata intorno al 12-15% della popolazione ma per molti secoli assai più consistente; - le molte peculiarità del suo ruolo rispetto alla storia del mondo arabo e alle vicende del colonialismo europeo: l’Egitto fu il primo Paese a rendersi sostanzialmente autonomo dall’Impero Ottomano e fu interessato dal colonialismo occidentale (con il Protettorato inglese, stabilito di fatto nel 1882) ma in - - forme meno intense e durature rispetto ad altri Paesi arabi, ottenendo già dopo la Prima guerra mondiale, in seguito alla “rivoluzione” del 1919, significativi margini di autonomia con la fondazione di una monarchia costituzionale nel 1923; dopo la rivoluzione del 1952 e con l’avvento di Nasser, l’Egitto fu inoltre protagonista del “panarabismo”; la peculiarità della sua storia culturale, che ne ha fatto per molti aspetti un Paese-guida del “mondo islamico”, anche in tempi recenti, in quanto le principali correnti culturali dell’Islam moderno (sia in senso “illuminista” che in senso “fondamentalista”) hanno avuto, ed hanno, l’Egitto come luogo privilegiato di elaborazione e di “scontro”; le dinamiche dell’evoluzione politica interna, in cui si intrecciano la questione della democratizzazione del quadro politico-istituzionale (nel complesso rapporto tra l’avviato processo di rinnovamento e il perdurare, da ormai 25 anni, di una legge d’emergenza che neutralizza gran parte delle potenzialità riformatrici), la sempre più marcata svolta neo-liberista del partito di governo (curiosamente, unico membro dell’Internazionale socialista per l’Egitto), le difficoltà dell’opposizione laica e la netta affermazione elettorale dei Fratelli Musulmani, specchio di una capillare presenza dell’organizzazione nella vita sociale del Paese.