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Anno 38° gennaio 2012 N. 1 Comunità pastorale Santissima Trinità SS. Ippolito e Cassiano, S. Giovanni Evangelista, SS. Vitale e Agricola Provincia: Varese - Diocesi di Milano Crisi: fine o passo decisivo verso la pienezza della vita? La nascita di Gesù ci impegna a ravvivare il nostro amore e la nostra passione per la storia in cui viviamo. E ci insegna che l’amore si esprime non con affermazioni teoriche, ma con una presenza concreta nella storia e nelle sue sfide. Si può amare una storia, segnata come la nostra dai segni di una crisi che non è soltanto economica, ma ben più profonda? E’ una crisi dei fondamenti su cui la vita si è retta finora, una crisi di civiltà, di cultura e soprattutto di futuro. Dobbiamo innanzitutto ricordare che la crisi non è necessariamente un’esperienza di morte. Attraverso la crisi la vita può anche migliorare, compiere un passo decisivo verso la sua pienezza. Crisi vuol dire infatti giudicare, rendere ragione, confrontare il sogno con i risultati concreti raggiunti, aprire strade per un futuro possibile … La crisi può essere il tempo opportuno che ci invita ad uscire da tante false sicurezze, a renderci conto dei nostri fallimenti, a cogliere i segni di speranza che finora abbiamo puntualmente ignorato. La crisi invita anche noi Cristiani a ripensare la nostra presenza nella storia e il compito che ci attende. E dunque la crisi può purificare anche la nostra fede, può aiutarci a passare da una fede diventata un fatto tradizionale e morto ad una fede convinzione, che ha in se la forza di cambiare la vita. Il nostro compito è dunque quello di essere presenti nella storia per donare il nostro contributo affinchè la crisi sia davvero tempo di maturazione e di crescita. Innanzitutto dobbiamo aiutare ad andare al fondo di questa crisi per riuscire a cogliere qual è il vero problema. Non è solo questione di soldi, ma è una crisi etica, di valori che guidano i comportamenti umani e forse ancora più a fondo è una crisi di fede. Quando le scelte sono guidate unicamente dall’interesse inevitabilmente introducono nella storia ingiustizie e sofferenze. La fortuna di pochi è la causa di molte sofferenze per molti. L’uomo che non sente più il dovere di rendere ragione a Qualcuno che non sia sé stesso delle sue scelte è un uomo che diventa inevitabilmente più ingiusto. Per noi cristiani è evidente che se ci si stacca dalla sorgente della vita, che non è in noi, la vita diventa sempre più arida e disperata. Occorre allora tornare alla sorgente della vita, ad accettare di rendere ragione e di vivere in Dialogo con colui che è la sorgente della vita, di fare i conti con quella legge che non può avere in noi la sua origine, di mettere in dialogo la nostra ragione con la Verità che è oltre alla ragione non per umiliarla, ma per aprirla a nuove prospettive. Dobbiamo poi vivere quella genialità, tipica di Dio, che è capace di generare vita nuova anche da situazione di assoluta aridità. Per troppo tempo ci siamo limitati a conservare stretta tra le nostre mani la vita, abbiamo preferito la comodità di ciò che già avevamo alla faticosa ricerca della novità della vita, abbiamo preferito la comodità degli schemi che guidavano il vivere e il pensare comune, mortificando, come ora è evidente, la vita. E’ ora il tempo di abbandonare la stanchezza che ci ha reso arrendevoli a stili di vita, che non erano giusti e ritrovare la capacità che Dio ci ha donato di generare vita nuova, di rinnovare la vita, di essere “geniali” cioè appunto di cogliere il mistero originale in cui è contenuta la pienezza della vita e saperlo esprimere in esperienze magari imperfette, ma dotate di grande forza. Questa genialità è scomoda e faticosa perché ancora non ben definita, ma senz’altro più feconda che ripetere schemi di morte. Ci sono poi alcuni punti nodali su cui siamo chiamati a misurarci. Il problema della parola che ormai serve solo a rivendicare visibilità e per apparire. A questa parola dobbiamo restituire la dignità e la forza, che abbiamo contemplato, anche in questo Natale, nel Verbo incarnato. La Parola torni a mettere in comunicazione le persone e a creare vita nuova per tutti. ognuno di noi può ritrovare la forza di affrontare le difficoltà, facendo scaturire, come Mosè, proprio dalle difficoltà, la fresca acqua di una vita nuova e abbondante per tutti. La visione utilitaristica della vita e la necessità di un’etica che permetta una maggiore giustizia per tutti. Che la vita non sia più soltanto una conquista da disputarsi con violenza, ma un “banchetto” imbandita per tutti in cui si possa vivere la gioiosa convivialità delle differenze. Il problema dei giovani che devono trovare il loro posto nella vita, senza essere tagliati fuori proprio dal conflitto di generazioni. E popi il problema di Dio, che deve tornare ad essere l’interlocutore, non temuto, ma cercato della vita dell’uomo. Con questo dialogo la vita può ritrovare la sua origine, la freschezza e la libertà della sua sorgente. E’ possibile? Si, se stiamo assieme. Nella Comunità Don Piero Ci sono volte in cui l’emozione sovrasta la ragione "A questo vescovo se gli tolgono la parola di Dio, chiude anulare e mignolo e sussurra, contento non gli resta niente" disse del cardinal Martini, un giorno di qualche anno fa, un certo frate … Ci sono volte in cui l’emozione sovrasta la ragione, travolge le parole, depone il pensiero. Allora quel che gli occhi osservano è così straordinario, così assolutamente nuovo, che il cervello non riesce a tradurlo in concetti. Come spiegare altrimenti che con vaghe allusioni l’estrema concentrazione, il rapimento vien da dire, del vecchio, canuto e malatissimo cardinal Martini in preghiera? L’uomo è sempre alto, diritto, il profilo più sottile. Lo sguardo è dolce, accogliente, gli occhi attenti, scrutanti ma discreti, a tratti sfuggenti. Lucido e pronto alla risposta, ancor di più alla domanda. Parla a fatica, comunica a voce bassissima per la difficoltà d’articolare i suoni. Un microfono e delle casse lo aiutano, ma soprattutto don Damiano, l’infaticabile suo segretario-infermiere. È il giovane uomo che lo assiste, gli legge sulle labbra il suono più flebile, si prende cura di lui prevenendo bisogni e desideri. “Tre!”. Sì, perché sono tre le persone che, con vivace trasporto, quotidianamente, si occupano di lui. Discorriamo di un po’ di tutto, poi gli chiedo qual è il centro dei suoi pensieri durante il giorno, insomma cosa lo preoccupa di più. Mi risponde pronto: «Mi preoccupa lo Stato, il nostro Stato e mi dà pensiero la Chiesa, questa Chiesa». Ed è proprio per la Chiesa che lui prega, senza sosta. Già, il cardinale in preghiera. Seduto in carrozzina, gli occhi chiusi, orante durante tutta la Messa, celebrata nella piccola cappella della Casa dei Gesuiti che lo ospita. Don Damiano celebra con lui, con lo sguardo puntato appena all’altare, ma più intensamente sulle labbra del vecchio arcivescovo, per decifrare le parole bisbigliate e ripeterle ai pochi presenti. Ogni parola ha un suo peso, una densità sconosciuta, un messaggio di rivelazione. Le frasi brevi, essenziali, toccano nel profondo per il loro contenuto di verità, per la loro carica di schietta umanità. Ma anche per l’energia positiva che trasmettono, per i pregnanti messaggi di speranza. Lo osservo con afQuando al cardinale dico che è fortunato ad avere fetto, ma anche con la curiosità pura di chi vuol afun segretario così ingegnoso ed eclettico, oltre che ferrare l’arcano e mi sovviene la formidabile doefficiente, annuisce convinto, poi apre la mano, ri- manda di Agostino: Dove si è conosciuta la gioia per desiderarla così tanto? NB. A quel frate il vescovo Tonino Bello, che lo ascoltava, rispose: «Vorrei che questa frase venisse messa sulla mia tomba». Oggi il cardinal Martini è quasi senza parole, ma vive della Parola. Angela Lischetti Elogio dello stupore La capacità di stupirsi è propria del bambino, addirittura dell’infante, ed è connaturata al suo essere: è lo strumento che la natura gli ha fornito per far si che le cose, gli avvenimenti, le persone, i fatti diventino a lui interessanti, lo vedano compartecipe. A poco a poco tutto ciò che lo circonda diventa bagaglio di esperienza personale nella misura in cui è interagente con lui; in una formulazione sintetica si può dunque affermare che lo stupore è fonte di conoscenza. Succede però che quello che nell’infante è spontaneo, nell’età adulta necessita di essere tenuto vivo; occorre come fattore supplementare la volontà dell’uomo per tener desto lo stupore di fronte al mondo, di fronte al reale, mentre troppo spesso prevalgono scontatezza, chiusura, routine, pregiudizio e quel “so già come va a finire” che appiattisce l’esistenza sulla sua ripetitività. Escludendo di fatto il più delle volte la categoria della possibilità e non trovandoci in posizione mentale di apertura nei confronti di ciò che accade,riduciamo la nostra ragione a misura delle cose, a mero registratore di cassa della vita. Presi come siamo dalla frenesia del vivere quotidiano, alimentata ad arte dal potere, siamo incapaci di cogliere la realtà come segno e quindi ci perdiamo il meglio. A poca distanza dal rifugio alpino Zappa Zamboni, ai piedi del monte rosa che s’impone in tutta la sua maestosità, c’è una piccola edicola in legno con la statua della Madonna e una scritta che esprime appieno quanto ho cercato di dire: “ammira il creato e loda il creatore” .Una sintesi perfetta di quale deve essere la posizione giusta e vantaggiosa dell’uomo di fronte al mondo. Il comportamento dell’uomo adulto però , troppo spesso, si limita ad afferrare con lo sguardo, e a volte invero neanche quello, senza cercare di comprendere, senza tentare di capire di più. E’ come se, per restare in tema natalizio, ci si soffermasse sul valore venale dei regali che riceviamo anziché considerarli segni dell’affetto e dell’attenzione nei nostri confronti, anziché presupposti materiali per un meccanismo virtuoso di conoscenza profonda. Siamo a poche settimane di distanza dal Natale e ancora vivo è il ricordo della grotta di Betlemme; come non stupirci del paradosso di un Dio che si fa bambino? Come non stupirci della scandalosa prossimità di Dio all’uomo? Come non stupirci dell’incongruenza di quella immagine? Sono tentato di dire che il permanere nell’adulto della capacità di stupirsi misura la sua possibilità di rimanere giovane nello spirito, è la cartina di tornasole di una vita vissuta intensamente, è il presupposto umano affinché il Mistero faccia breccia nei cuori. Non è questione di fede o meno ma di ragionevolezza: se la natura, per farsi conoscere, ci ha dotato di questa capacità di spalancare gli occhi, di restare affascinati dalle cose fin dall’inizio della vita, coerenza vuole che se ne faccia uso sempre, non si può cambiare metodo. Missione impossibile? Utopie di fine anno? Sovraesposizione alle bollicine? La mia è una provocazione e ardisco possa essere spunto di riflessione. Lo strumento che questo giornale offre può diventare terreno per contrattaccare. A voi il rilancio. Emilio Coser Il traditore Cosa ha spinto la mattina di santo Stefano la piccola folla di oltre 300 persone a salire a piedi al Forte Orino? Un nome impegnativo per una piccola trincea in uno dei posti più panoramici della Lombardia. Vengono non solo da Gavirate, ma anche dagli altri paesi posti ai piedi del Campo dei Fiori, nome ricordo dell’epoca in cui la sua sommità era fatta di pascoli. La prima risposta è che sono venuti a smaltire il pranzo di Natale. Ma quando il coro Val Tinella di Oltrona diretto magistralmente dal maestro Sergio Bianchi, comincia a cantare tra l’entusiasmo della gente, si capisce che il repertorio soprattutto di Canti di Natale, accende la speranza di liberarsi dai veleni che l’hanno inquinato per ricominciare liberi un nuovo anno. La tradizione ormai si ripete dal 1996 e oggi ha trovato una giornata incantevole. Non c’è una nuvola, la temperatura è mite, il canto scorre armonioso. La gente avrebbe voglia di unirsi al canto. Ma loro sono troppo bravi! Tutti sono in grande armonia. Per alcuni è stata un’impresa arrivare sino lì, ma anche una grande soddisfazione. E lo si legge nei loro occhi. Certo che ogni anno la festa del Natale deve affrontare continui assalti da parte di chi vuole cancellargli ogni segno religioso. Eppure tutti dovrebbero sapere che la parola Natale da sola non dice nulla, perché ricorda la nascita di una persona precisa. Il suo vero nome è Natale di Gesù, colui che è nato 2011 anni fa. Non a caso in inglese di chiama Christmas (messa di Cristo). Altrimenti che festa sarebbe? Perché un popolo dovrebbe perdere le sue tradizioni? Alcuni con la scusa di non offendere quelli di altre religioni, ai quali di norma invece piace così, cercano persino di chiamarlo Festa delle Luci! Un ritorno al paganesimo. I più buoni Festa della Famiglia. Eppure, per l’egoismo dei grandi, mai come in questo periodo è in pericolo di estinzione per trasformarsi da festa a Gesù a festa dei regali. Non è un dettaglio di scarsa importanza la cancellazione del nome dell’interessato, anche in inglese si ricorre sempre più spesso all’abbreviazione Xmas, e negli auguri si scivola sull’anonimo Buone Feste. È un tentativo di stravolgimento della festa per fini commerciali e di cancellazione di quei valori che Lui ha portato e che impedirebbero il consumismo. Ecco quindi la corsa sfrenata ai regali, spesso inutili. Basta il pensiero! Poi la grande cura per il pranzo. Le schermaglie sulle persone e il luogo dove riunire i parenti. A Gesù solo le briciole. Forse il presepe e la messa di mezzanotte. E ai bambini, che comunque hanno l’occasione col loro sincero entusiasmo di insegnare qualcosa ai grandi, una pioggia di regali che, dopo la prima euforia, sono spesso presto abbandonati. Alcuni non arrivano al giorno dopo. Oggi è il trionfo di babbo Coca-cola. Lo si trova dappertutto. Eppure non ha neanche 100 anni e pochi ne parle- rebbero se questa società non lo avesse scelto per sue campagne pubblicitarie a partire dal 1930, ispirandosi ad una caricatura americana del 1860 che, pur mantenendone il nome nordico di Santa Claus, ne aveva tradito il senso religioso. Quando lo scambio di doni non era così ossessivo, per la loro distribuzione c’erano molte le figure che lo hanno preceduto, alcune molto antiche e anche di origine pagana, ancora in attività in alcune aree: san Nicola, santa Lucia, i santi Innocenti, i re Magi, Gesù Bambino, Nonno Gelo, la Befana ... che consegnavano i doni in date diverse. Fu Lutero nel 1535 a proporre che i regali fossero consegnati nel giorno di Natale invece che alla festa di san Nicola, avviando una fatale sovrapposizione. Non a caso, sono stati i Paesi cattolici a conservare più a lungo le altre consuetudini. Ma la tradizione occidentale, che ha assorbito buona parte delle tradizioni precristiane, nasce dal leggendario san Nicola che nel IV secolo era vescovo della città di Myra in Turchia, che avrebbe esortato i suoi parroci a spiegare chi fosse Gesù ai bambini andando di casa in casa portando un regalo. Questi nella stagione invernale andavano di casa in casa con slitte trainate da cani sui era collocato un sacco pieno di regali. La sua fama già dal VII-VIII secolo era davvero internazionale e multi religiosa. Ora per fortuna c’è qualcuno che si ribella ed espone un adesivo con scritto: «Zona libera da Babbo Natale». Sono cattolici e protestanti tedeschi impegnati nel rilancio di san Nicola. Luciano Folpini Prosegue l’Unione delle Corali della nuova Comunità Pastorale della Trinità Rispettando il desiderio del nostro Parroco don Piero Visconti la Schola Cantorum S. Giovanni Evangelista di Gavirate e la Corale San Celso di Comerio si sono unite a solennizzare la santa Messa del 31 dicembre nella Parrocchia San Giovanni Evangelista di Gavirate. Con grande passione e collaborazione entrambe le Corali hanno aderito e si sono unite per le prove generali mercoledì 28 Dicembre u.s. sotto la Direzione del M° Stefano Tunici che con grande professionalità e pazienza ha cercato di unificare l’armonizzazione dei canti (diversa per ciascuna corale) in un’unica e gradevole esecuzione. Tutti i coristi lo hanno seguito con grande interesse e soddisfazione particolarmente quando cercava di trasmettere ad ognuno le emozioni che ogni brano cantato deve provocare a chi lo ascolta e non solo a chi lo interpreta. Sensazioni dolcissime che questo particolare periodo Natalizio aiuta a provare e donare. Importante da sottolineare che sempre su richiesta di Don Piero, il canto del Te Deum sarà fatto totalmente in latino. Per anni l’esecuzione di questo canto è sempre stata presentata in italiano, ora in latino ha impegnato al massimo i Cori (impegno non indifferente in quanto non tutti lo conoscono) ma sicuramente è stata solenne e coinvolgente. Questa unione di Cori siamo certi darà molte soddisfazioni ed è la testimonianza tangibile che la passione per il canto corale e la Musica Sacra sono gli ingredienti naturali per creare amicizia e Amore. Quando si è in tanti non ci si sente mai soli! La Schola Cantorum S. Giovanni Evangelista alla Casa di Riposo Domenico Bernacchi Il giorno 7 febbraio la Corale si è esibita a conclusione del periodo Natalizio, in un Concerto dedicato agli ospiti, agli amici, ai dirigenti, a tutto il personale della Casa di Riposo Domenico Bernacchi. È troppo importante per noi presenziare a questi appuntamenti dai quali tanto Riceviamo in accoglienza, calore e simpatia. A loro il nostro grazie più sentito! Emanuela Albè Lalia La comunità in festa Anche quest’anno per la seconda volta il gruppo C.C.S. di Oltrona e Groppello in collaborazione con le parrocchie di Gavirate, Voltorre e Oltrona, ha organizzato lo spettacolo-concerto natalizio: “Buon Natale A Tutti” sabato 17 dicembre scorso nella chiesa di Voltorre, in un’unica grande espressione corale molto suggestiva e coinvolgente. da raggiungere . La serata, che proponeva anche danza, narrazione e un percorso nell’arte figurativa del ‘900 commentato da frammenti di poesia coeva, ha toccato un tema tanto bello quanto difficile: il rispetto delle più importanti religioni al mondo, in funzione di una pace universale tra i popoli ancora troppo lontana lezza che nella sua forma più alta diviene arte. Quell’arte, che incurante delle diverse ideologie politiche o religiose di ciascuno, rivela la straordinaria capacità di entrare nel cuore di tutti. Anna Rizzato Il tutto filtrato dalle diverse espressioni artistiche come la musica, il canto, la pittura la poesia ecc che da sempre appartengono all’uomo come unica e vera forma di comunicazione. Pur nella sua semplicità, un grande lavoro dunque, che ha visto coinvolte più di cento persone e richiesto tre mesi di lavoAll’evento hanno partecipato le tre corali, unite per ro. l’occasione, di Gavirate, Voltorre e Oltrona mentre Ma soprattutto un significativo incontro tra persone un simpaticissimo coro di voci bianche formato da anche sconosciute e molto diverse tra loro, e non bambini provenienti dalle omonime scuole elemen- solo per età, ma unite dalla passione e tari, ha regalato insieme a musicisti, soprani e voci, dall’entusiasmo di partecipare ad un progetto coramomenti d’intensa emozione! le in virtù di un solo obbiettivo: il trionfo della bel- Santa Maria in san Giovanni Calendario mariano e dei santi 1 gennaio 17 gennaio Maria Santissima Madre di Dio Nostra Signora di Pontmain Un santo al mese 21 gennaio Sant'Agnese Vergine e martire È patrona delle ragazze, il suo nome significa: pura e casta, suoi emblemi sono: Agnello, Giglio, Palma Agnese nacque a Roma da genitori cristiani, di una illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Quando era ancora dodicenne, scoppiò una persecuzione e molti furono i fedeli che s'abbandonavano alla defezione. Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei ma respinto. Fu esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell'attuale piazza Navona. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell'iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall'imperatore Decio, altri nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano, definita l’era dei martiri per il gran numero di cristiani torturati e uccisi. L’antichità del suo culto è attestata dal suo nome nel Canone Romano, accanto a quelli di: Lucia, Cecilia, Agata, Anastasia, Perpetua e Felicita. Notizie sul suo martirio nel Depositio Martyrum del 336, più antico calendario della Chiesa romana, nel martirologio cartaginese del VI secolo, in De Virginibus di Sant’Ambrogio del 377, nell’ode 14 del Peristefhanòn del poeta spagnolo Prudenzio e infine in un carme del papa San Damaso leggibile nella lapide della basilica romana di Sant’Agnese fuori le mura. Il suo corpo venne sepolto nel cimitero cristiano sulla via Nomentana e sulla sua tomba Costantina, figlia di Costantino il Grande, fece edificare una piccola basilica in ringraziamento per la sua guarigione ed alla sua morte volle essere sepolta nei pressi della tomba. Accanto alla basilica sorse uno dei primi monasteri romani di vergini consacrate. Il cranio della santa martire fu posto nella chiesa di Sant’Agnese in Agone, sul luogo presunto del postribolo ove fu esposta. Il resto del suo corpo riposa invece nella basilica di Sant’Agnese fuori le mura. Sant’Ambrogio, scrisse: “… imitiamone la purezza. … ammirino gli uomini, non disperino i piccoli, stupiscano le maritate, l'imitino le nubili... La sua consacrazione è superiore all’età, la sua virtù superiore alla natura: così che il suo nome mi sembra non esserle venuto da scelta umana, ma essere predizione del martirio, un annunzio di ciò ch'ella doveva essere. Il nome stesso di questa vergine indica purezza. ... La crudeltà fu tanto più detestabile in quanto che non si risparmiò neppure sì tenera età; o piuttosto fu grande la potenza della fede, che trova testimonianza anche in siffatta età. C’era forse posto a ferita in quel corpicciolo? Ma ella che non aveva dove ricevere il ferro, ebbe di che vincere il ferro. … Eccola intrepida fra le mani sanguinarie dei carnefici, eccola immobile fra gli strappi violenti di catene stridenti, eccola offrire tutto il suo corpo alla spada del furibondo soldato, ancora ignara di ciò che sia morire, ma pronta, s’è trascinata contro voglia agli altari idolatri, a tendere, tra le fiamme, le mani a Cristo, e a formare sullo stesso rogo sacrilego il segno che è il trofeo del vittorioso Signore... Non così sollecita va a nozze una sposa, come questa vergine lieta della sua sorte, affrettò il passo al luogo del supplizio. Mentre tutti piangevano, lei sola non piangeva. Molti si meravigliavano che con tanta facilità donasse prodiga, come se già fosse morta, una vita che non aveva ancora gustata. Erano tutti stupiti che già rendesse testimonianza alla divinità lei che per l'età non poteva ancora disporre di sé... Quante domande la sollecitarono per sposa! Ma ella diceva: "È fare ingiuria allo sposo desiderare di piacere ad altri. Mi avrà chi per primo mi ha scelta: perché tardi, o carnefice? Perisca questo corpo che può essere bramato da occhi che non voglio". Si presentò, pregò, piegò la testa... Ecco pertanto in una sola vittima un doppio martirio, di purezza e di religione. Ed ella rimase vergine e ottenne il martirio”. (De Virginibus, 1. 1) Pensieri per l’anno nuovo I nostri pensieri possono diventare i nostri migliori amici oppure i nostri peggiori nemici. Siamo noi che dobbiamo imparare ad indirizzarli verso il volerci bene. • Se uno dice: io sono fatto così, non posso farci niente, riuscirà soltanto peggiorare, perché col tempo è più facile marcire che maturare. • È troppo facile sottolineare gli errori degli altri, è meglio non essere parsimoniosi nelle lodi. • Non bisogna lasciarci scappare le persone che possono insegnarci qualcosa. Sono molto rare. • Si prende una volta sola, solo il dare potrà ritornare. • Non esistono persone importanti, ma solo persone più o meno simpatiche. • Ci sono solo dei vantaggi nell’ammettere di aver sbagliato. • Per arrivare al bene spesso basta un piccolo sforzo in più. • Si può mentire in tanti modi, anche con gli occhi, ma non col sorriso • L'anno nuovo è un libro di 365 pagine vuote, da riempire sorridendo con tutti i colori della vita Buon anno a tutti si sottoscrivere solo l’inserto parrocchiale. Per ulteriori informazioni potete rivolgervi alle segreterie parrocchiali [email protected]) Il Segno per vivere la comunità Il Segno contiene i messaggi della Diocesi e la parola della comunità. Tutti possono partecipare proponendo propri testi o immagini. La rivista è distribuita solo agli abbonati. In alternativa c’è la possibilità o inviare un messaggio a: • Paolo Leoni ([email protected]) • Gianfranco Moja ([email protected]) • Luciano Folpini ([email protected]) Anagrafe Battesimi Sono realmente figli di Dio Comerio Bilora Diego Gavirate Martino Carolina Severino Yelenia Oltrona Liguori Martins Trabucchi Caterina (91) Mantovani Raimondi Franca (79) Ottonelli Guido (87) Ducceschi Esposito Franca (74) Zappaterra Benito (75) Oltrona Manzoni Giuseppe Augusto di anni 66 Giudici Danelli Luciana di anni 78 Riepilogo annuale Comerio Matrimoni battesimi L’amore è benedetto da Dio se onorato ogni giorno 20 8 matrimoni Oltrona 29 defunti Liguori Marco con Vagnere Ilze Funerali Volarono anni corti come giorni ma la casa è altrove nell’eterno Comerio Maria Gamberoni 92 Gavirate Buzzi Pilotto Giuseppina (83) Masini Sandro (86) Gavirate 43 battesimi 8 matrimoni 55 defunti Oltrona 22 battesimi 3 matrimoni 11 defunti Calendario parrocchiale 6 Venerdì - Solennità dell’Epifania del Signore ore 14.30 Sacra rappresentazione sul Cammino del Magi a Gavirate per la Comunità e Bacio al Bambino. 8 Domenica - Festa del Battesimo del Signore ore 11 – Ricordo del Battesimo per i battezzati nell’anno 2011 31 Martedì - Memoria di San Giovanni Bosco, patrono della gioventù. Comunicare con la parrocchia don Piero Visconti don Elia Salvadore don Mario Papa diac. Angelo Vanini Casa parrocchiale tel. 0332.74.30.40 via Roma 1 via alla Chiesa 10 tel. 0332 743624 via Unione 11 - Oltrona al Lago Piazza san Giovanni 1 [email protected] tel. 0332.74.35.25 Oltrona al Lago [email protected] tel. 0332 745134 Segreterie Comunità Pastorale Gavirate [email protected] Oltrona al Lago e Groppello ore 10 - 12 dal lunedì al venerdì Comerio ore 10-12 dal lunedì al sabato lunedì e giovedì 9-11, martedì 15-17 e sabato 11-12 Don Piero salvo imprevisti è disponibile al: giovedì 16,30-18.30 e sabato 15,15-16.15 Orario delle celebrazioni Feriali Parrocchia di Gavirate Prefestive ore 18.00 Festive ore 8.00 ore 10.00 ore 11.00 ore 18.00 Feriali ore 8.00 ore ore ore ore Chiesa parrocchiale ore Chiesa parrocchiale Casa di riposo Chiesa parrocchiale Chiesa parrocchiale Lunedì, martedì mercoledì, giovedì; venerdì Chiesa parrocchiale 17.00 Mercoledì - Casa di Riposo 18.00 Lunedì - Armino 21.00 Giovedì - Oratorio Parrocchia di Comerio Prefestive ore 16,30 ore 18.00 Festive ore 9.00 ore 11.00 17.00 Lunedì, martedì, giovedì, venerdì Chiesa parrocchiale 17.00 Mercoledì - Casa di Riposo Parrocchia di Oltrona al Lago e Groppello Prefestive ore Festive ore ore Feriali ore ore ore 17.00 Oltrona 9.00 Groppello 11.00 Oltrona 9.00 Groppello (mercoledì) 18.15 Oltrona (lunedì, martedì, giovedì) 20.30 Oltrona (venerdì) Confessioni a Gavirate sabato 15-18 secondo disponibilità sacerdoti Solo su abbonamento annuale Casa di Riposo Chiesa parrocchiale Chiesa parrocchiale Chiesa parrocchiale 22 € Segno + inserto * 2,50 € Segno + inserto ** 11 € solo inserto ** *Abbonamento presso le parrocchie **Pagamenti e ritiro presso la chiesa • • •