Tardo Bronzo a eoo.

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ambienti si avrà solamente a partire dal VI sec. a. C. e coinvolgerà sia l'aspetto politicosociale, sia quello artistico-culturale.
Un problema che in questo Congresso è stato impostato con una netta apertura ad
oriente è quello degli Elimi. L'Ambrosini ha ripreso in esame le iscrizioni graffite su vasi
del VI e V sec. a. C., rinvenute a Segesta e pubblicate dal Tusa (Kokalos, 1960 e 1966).
In esse molti linguisti hanno creduto di ravvisare gli estremi per accostare la lingua degli
Elimi a quelle italiche; l'Ambrosini invece ritiene che si tratti di una lingua accostabile
al gruppo anatolico. Un altro sostegno alla tesi che pone gli Elimi in stretto rapporto
con l'Oriente viene dall'archeologia. Il Tusa infatti ha mostrato numerosi frammenti
di ceramica dipinta rinvenuti a Segesta i cui addentellati con la ceramica cipriota del
tardo geometrico e dell'inizio dell'orientalizzante sono innegabili.
La linea del Congresso, dopo le relazioni Bernabò Brea e Lepore, ha seguito le vicende della Sicilia dall'età classica all'età ellenistica attraverso le relazioni di Eugenio
Manni (Sicilia e Magna Grecia nel V secolo), Karl Friedrich Stroheker (Die beide Dionysii)
e Pierre Levèque (Agathocles et Pyrros) , in cui l'analisi di taluni aspetti fondamentali
della storia siceliota e magnogreca, pur riferita ad un periodo che esula dai nostri interessi in questa sede, non ha mancato di mettere efficacemente in rilievo il vario e dialettico ma costante rapporto fra grecità occidentale, grecità continentale e grecità microasiatica, fra Mediterraneo ed Egeo.
Il Congresso si è concluso con un'interessantissima visita all'isola di Mozia, uno dei
maggiori centri di civiltà punica della Sicilia, i cui resti archeologici sono in questi anni
portati in luce dall'opera della Soprintendenza alle Antichità affiancata da quella dell'Istituto di Studi del Vicino Oriente dell'Università di Roma. Con questa visita conclusiva e con le comunicazioni dell'ultima giornata, dedicate a vari aspetti e problemi della
presenza punica in Sicilia, è stato gettato il ponte ideale con il III Congresso, previsto
per il 1972, il cui tema sarà" Sicilia e Africa ".
LUCIA VAGNETTI
Tardo Bronzo a
L.
eoo.
Eleona e Langada: sepolcreti della Tarda Età del Bronzo a Coo, estratto da
" Annuario della Scuola archeologica di Atene ", voI. XLIII-XLIV, N. S. XXVIIXXVIII (1965-66), Roma 1967, pp. 311, figg. 339 nel testo.
MORRICONE,
Sono pubblicati i corredi della necropoli di tombe a camera scoperte tra il 1934 e
1935 nei terreni localmente denominati Eleona e Langada a circa m 300 a sud-ovest
della città di Coo, entro il cui ambito, sull'altura del" Serraglio ", furono anche rilevati
i resti di un abitato della tarda Età del Bronzo, nel settembre 1940 - gennaio 1941.
La struttura delle tombe appare del tipo a camera con deposizioni plurime. Le dimensioni degli elementi (camera, eventuale dromos, porta) non sono precisabili a causa
del pessimo stato di rinvenimento. Anche lo stato delle deposizioni non si potè identificare con certezza perché erano estremamente consunte. Si è riconosciuto un solo
caso di tyxU't"pLajJ.6ç in dolio, nella tomba 58, e di incinerazione con residui nella brocca,
nella tomba 44 del sepo1creto di Langada. Il dolio della tomba 58 era collocato nel dromos di accesso alla camera non scavata e perciò non databile. Per il tipo e per gli
oggetti enei rinvenuti questa sepoltura risale alla tarda Età del Bronzo e - osserva
l'A. - " non è da escludere che il dolio sepo1crale sia stato interrato da chi ignorava
l'esistenza di una tomba a camera più antica in quel sito
L'olIa con resti umani
combusti della tomba 44 di Langada è un caso isolato in un sepo1creto di tombe a
camera, che trova riscontro in analoghi casi della necropoli di Ialiso, a Praisos (Creta
orientale), a Prosymna e a Perati nella Grecia peninsulare: risale alla tarda Età del
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Bronzo. Manca una regola costante nell'orientazione delle inumazioni, che sono risultate quasi sempre in posizione contratta.
La datazione del sepo1creto resta affidata alle ceramiche rappresentatevi largamente. L'A. preferisce usare il termine Tardo Bronzo III (TBIII) anziché quello di Miceneo o di Elladico, in quanto nelle Sporadi i precedenti non sono micenei o elladici come
lo sono invece nella Grecia peninsulare. Il criterio distintivo dei vasi importati da
quelli di produzione locale è fondato sul tipo di argilla e della lavorazione.
Le ceramiche indigene rozze del TBIII A presentano l'impasto non sempre depurato e la superficie rivestita di un sottile strato della medesima argilla ottenuto con
un bagno nell'argilla. I vasi dipinti indigeni hanno una superficie che si sfalda facilmente, di colore gialliccio con ornati dipinti in rosso o in bruno opaco. I cosiddetti
" buccheri", cioè quei vasi in impasto e superficie grigia nera molto simili a quelli di
Troia V e VI sono rappresentati in dodici esemplari. Durante il TBIII A si importano
ceramiche di fattura caratteristica dell'Argolide e di altre regioni del mondo miceneo,
come Rodi, Creta, Cipro. Questi si distinguono nei due gruppi ad impasto compatto di
colore "roseo o giallo rossiccio, talora verdolino " dipinti rispettivamente in rosso lucente o opaco e in bruno castagno; e nell'altro gruppo caratterizzato da argilla incoerente con superficie dipinta in colori sbiaditi. Il centro di fabbricazione di questi vasi è
difficilmente individuabile, per cui non possono offrire indicazioni sulle regioni con le
quali Coo stabili relazioni commerciali durante questo periodo.
Tranne che per una larga varietà di argille i vasi del TBIII B non presentano altri
caratteri che li differenziano notevolmente dai due gruppi di ceramiche importate del
TBIII A. Tra questi è argolico il calice della tomba 52 di Langada (fig. 258: inv. 210)
e sono importati da Creta la tazzina della tomba 21 di Eleona (fig. 53: inv. 390) e la
brocca a staffa della tomba 33 di Langada (fig. 164: inv. 98). I vasi locali del TBIII
B sono monocromi e con ornati per lo più lineari.
Le ceramiche del TBIII C, corrispondente al Miceneo IIIC del Furumark, si distinguono sia per le forme diverse da quelle dei periodi precedenti che per il tipo di argilla. Tra i vasi di incerta fabbricazione locale vanno ricordate le brocche a staffa
con decorazione a polipo di tipo rodiota.
Per quanto i dati fomiti dallo scavo di una necropoli siano limitati, servono tuttavia a indicare i periodi di un aspetto culturale che a Coo viene ad essere parzialmente
integrato dai risultati degli scavi nell'abitato della media e tarda età del Bronzo del
" Serraglio ". Qui il livello recenziore appartiene al TBIII C con tracce di abbandono,
probabilmente del periodo Protogeometrico.
I sepo1creti di Eleona e Langada furono usati a partire dal TBIII A 1. Poiché
l'uso si intensificò durante il TBIII C, se ne deve dedurre un aumento di popolazione.
La tomba a camera è sostituita dalle inumazioni in fossa per gli adulti e in cisti di pietra o in olle o in dolio per i bambini nel periodo Protogeometrico. Identica successione stratigrafica si ha al " Serraglio " che dura dalla media Età del Bronzo per tutto
il TBIII A-C.
Coo, dunque, presenta l'identica successione di Rodi dove le tombe a camera
di tutta l'isola sono usate per i tre periodi del Tardo Bronzo III. In base a queste
constatazioni si deve ritenere che nessun elemento nuovo ha mutato la fisionomia culturale per i periodi del TBIII ed anche anteriori. Nel vasellame confluiscono le esperienze
artigianali di età precedente, la cui facies è attestata negli strati della media Età del
Bronzo dell'abitato del" Serraglio ", corrispondenti al Medio Minoico III in quanto
si è rinvenuta ceramica del tipo" Camares rustico" (Medio Minoico II) e, comunque, di
ispirazione minoica. Analoga constatazionE' si è fatta a Mileto, a Calino e a Trianda in
Rodi. Per cui si possono individuare i punti fondamentali della via di "penetrazione
commerciale" minoica verso l'Asia Minore nella media Età del Bronzo. A Coo peraltro
compaiono prodotti vascolari di " origine anatolica e si ricollegano - sia pure attra-
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verso una lacuna cronologica di qualche secolo - con la ceramica trovata nelle
quattro tombe di Asklupis che risalgono alla fine - crede l'A. - della prima Età del
Bronzo. Delle tombe di Asklupis tre sono a pithos, una a inumazione circondata da pietre; il tipo di sepoltura è perciò anatolico come è di tipo anatolico la ceramica: ciò rivela il primitivo fondo culturale sul quale si è innestato il filone cretese" (p. 306).
Il Morricone riesce a precisare che nel TBI la ceramica domestica del " Serraglio "
è ancora del tipo tradizionale e " accanto a essa compare il tipo di ceramica ancora di
ispirazione cretese, ma con ornati bruni su fondo chiaro, originati nel repertorio del
Tardo Minoico I " con la presenza di frammenti di vasi importati da fabbriche minoiche
del Tardo Minoico I e più raramente del Tardo Minoico II ". Nel Tardo Minoico III
" si può riconoscere l'esistenza di una fabbrica locale di vasi di imitazione cretese"
di stile provinciale ed a questo periodo risalgono le più antiche tombe a camera di Eleona
e Langada.
I vasi importati del TBIII A costituiscono nella gran massa oggetti pregevoli
di corredo tombale o di ornamento delle case. Perciò la loro presenza indica " il grado
di benessere o, in altri termini, del potenziale economico raggiunto dall'isola nel periodo
IIIA della tarda Età del Bronzo". Per il periodo IIIB si può supporre una varietà
di centri di origine della ceramica importata in considerazine delle diverse qualità delle
argille. Tra la messe di vasellame del periodo IIIC si riconoscono i vasi col polipo
che" attraverso Rodi riconducono a Creta ". È quindi ovvio dedurre che la ceramica
del periodo III C delle tombe di Coo ha come quella di Rodi un suo sviluppo indipendente, poiché non esiste alcun legame genetico con quella della penisola greca (Attica
e Argolide); ed essa non è nemmeno del tutto collimante con la ceramica di Creta, da
cui però sono ben chiari gli impulsi e da cui non è possibile negare la discendenza (si
vedano le figure di animali : polipi, anitre e pesci e i motivi vegetali)" (p. 310) . Anche lo " stile fitto" dell'Argolide si è formato" con elementi stilistici non derivati da
periodo Tardo Elladico III B ma in definitiva dal Tardo Minoico III C" (p. 311) .
In conclusione, dai confronti esaminati dal Morricone nell'analisi dei complessi
vascolari di Eleona e Langada si profila un posto determinante nella storia dell'Egeo e
del Mediterraneo sud-occidentale (ricerche dello Stucchi), durante la tarda Età del Bronzo, da assegnare alla Creta tardo minoica se - come lascia pensare il Morricone - ai
vasi a staffa decorati col polipo e con elementi naturalistici si aggiungono altri gruppi
sia pure di modesta entità che, in ultima istanza, rinviano a Creta. Che ciò sia, in concreto, la testimonianza indubitabile dell'elemento minoico verso la fine del Medio Minoico e inizi del Tardo Minoico alla base di fondaci che, poi, abbiano dato l'avvio ad
una svolta culturale e anche economica dei centri di Coo e di Rodi, è quanto si può dedurre dalle osservazioni che l'A. formula su questo materiale entro l'ambito del metodo
archeologico. Sicché all'orbita anatolica, entro la quale gravita almeno Coo (e anche
Creta) nel primo Bronzo, succedono nella storia seguente di Coo interessi economici e
direzioni culturali verso Creta e l'Occidente in genere. In termini storici questi concetti
si inquadrano in un momento particolare della situazione economico-culturale dell'Oriente egeo-anatolico dei periodi III A-III C della tarda Età del Bronzo da comprendersi
all'incirca tra i secoli XV-XII a . Cr.
I fattori che hanno un peso nella valutazione storica della situazione dell'Asia anteriore e paesi viciniori durante questi secoli sono vari. L'avvento della potenza ittita,
che certamente monopolizza i mercati anatolici, determina conseguentemente la spinta
verso occidente dei minori centri delle Sporadi e, in generale, dell'Egeo; quindi Creta
assume un ruolo decisivo in questo quadro di interrelazioni economiche e di trapianto
di fermenti culturali minoici in Egeo. La situazione dei centri insulari egei è da considerarsi, da un punto di vista culturale, in posizione di accantonamento o di ricezione per
lo meno in questo momento, e da un punto di vista commerciale aperta ai possibili traffici con l'Occidente. A questo punto c'è da domandarsi se dalle conclusioni del Morri-
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cone e dalle implicazioni storiche che esse comportano, non esca consolidata l'idea sulla
presenza di quello stato di Ahhijawa, cui alludono i testi ittiti, da localizzarsi con centro
in Rodi e da estendersi alla Sporadi e alla costa anatolica occidentale. Si sarebbe determinata una situazione di chiusura dei mercati ittiti a penetrazioni egee insulari, essendo
!'impero eteo, durante i primi secoli del" nuovo regno ", impegnato con l'Egitto per il
possesso dei regni minori della regione siro-palestinese. Per cui gli interessi delle Sporadi
si rivolgono ad Occidente (Creta); da questi fermenti acquisiti si svilupperà durante il
TBIII B-C a Coo e nelle Sporadi un periodo di benessere, al quale corrispondono i rapporti amichevoli tra il XIV e XIII sec. dello stato di Ahhijawa con i re ittiti. Con il
regno di Tudhalija IV (1250-1220) scompare dai testi ittiti lo stato di Ahhijawa; da questa assenza si deduce che vien meno l'interesse di tenere buone relazioni con i centri
delle Sporadi in declino commerciale. Anche questo può corrispondere al momento di
contrazione che la documentazione archeologica del TBIII C di Coo attesta sulle relazioni economiche di Coo, e anche di Rodi, con i centri egei. Mileto resta l'avamposto
minoico in Anatolia come più tardi costituirà la presenza greca occidentale nell' 'AaLIX.
In ogni caso, lo sforzo di questa ricerca è quello di definire i caratteri del complesso
vascolare miceneizzante di Coo. Il quale, tuttavia, è parte di quella koinè micenea entro
la quale, sulla base esclusiva del vasellame e seguendo i principi del metodo archeologico, si riesce ad individuare varianti locali, che, tutto sommato, anche se indicateci
dalla sola ceramica, forniscono qualche indicazione su quelle che dovettero essere le
condizioni linguistiche e politiche della Grecia e dell'Oriente egeo-anatolico durante il
Tardo Bronzo. Piuttosto, se un discorso su questo tema si ha da continuare, non bisogna
prescindere da valutazioni di ordine geomorfologico quale elemento dell'ambiente entro
cui vissero la loro vicenda storica le culture egee durante il Tardo Bronzo; né si potrà
prescindere da tutto un complesso di indagini (topo-cartografiche, naturalistiche) che
finora sono state trascurate; quelle sui vasellami micenei hanno dato risultati da valutarsi con estrema prudenza, come fa il Morricone. Certamente alla ricerca archeologica
pura non si deve chiedere più di quello che essa può dare; a questa vanno aggiunte indagini collaterali, le quali certamente ci darebbero idee sulla densità degli insediamenti
o città, sui tipi di abitazione, ecc. in età micenea. Contingenze ben note non hanno consentito di completare le indagini sulle Sporadi; lo scopo di questo studio tanto atteso è
stato quello di presentarci l'analisi del materiale di Eleona e Langada, scopo pur modesto, ma encomiabile.
FRANCO BIANCOFIORE
Preistoria iberica.
M. ALMAGRO, Las estelas decoradas del Suroeste peninsular, voI. VIII della " Biblioteca
praehistorica hispana ", Madrid 1966, pp. 215, figg. 213 nel testo, tavv. L fuori
testo.
Si descrivono le stele funerarie dell'Iberia sud-occidentale, che costituiscono un
documento di interesse storico per i sec. X-Va. Cr., ossia per l'epoca finale della preistoria iberica, o Bronzo III ispanico fino agli inizi dell'età del Ferro.
Il tipo I diffuso nell'Alemtejo si distingue per le figure in forma di ascia a taglio
quasi semicircolare, che erano confrontate con le analoghe ascie del Wessex, dove le
più antiche si datano fino al 1500 a. Cr. L'Almagro respinge il confronto in quanto le
figure " ad ascia" delle stele portoghesi presentano l'estremità inferiore terminante a
bottone schiacciato a differenze delle ascie surrichiamate. Trattasi della rappresentazione dell'idolo dolmenico: tesi già proposta dal Breuil ed òra seguita in parte dall' A.,
che peraltro richiama anche gli oggetti ancoriformi noti a Lipari, Malta, Peloponneso ,