Tardo Bronzo a eoo.
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Tardo Bronzo a eoo.
Bibliografia 129 ambienti si avrà solamente a partire dal VI sec. a. C. e coinvolgerà sia l'aspetto politicosociale, sia quello artistico-culturale. Un problema che in questo Congresso è stato impostato con una netta apertura ad oriente è quello degli Elimi. L'Ambrosini ha ripreso in esame le iscrizioni graffite su vasi del VI e V sec. a. C., rinvenute a Segesta e pubblicate dal Tusa (Kokalos, 1960 e 1966). In esse molti linguisti hanno creduto di ravvisare gli estremi per accostare la lingua degli Elimi a quelle italiche; l'Ambrosini invece ritiene che si tratti di una lingua accostabile al gruppo anatolico. Un altro sostegno alla tesi che pone gli Elimi in stretto rapporto con l'Oriente viene dall'archeologia. Il Tusa infatti ha mostrato numerosi frammenti di ceramica dipinta rinvenuti a Segesta i cui addentellati con la ceramica cipriota del tardo geometrico e dell'inizio dell'orientalizzante sono innegabili. La linea del Congresso, dopo le relazioni Bernabò Brea e Lepore, ha seguito le vicende della Sicilia dall'età classica all'età ellenistica attraverso le relazioni di Eugenio Manni (Sicilia e Magna Grecia nel V secolo), Karl Friedrich Stroheker (Die beide Dionysii) e Pierre Levèque (Agathocles et Pyrros) , in cui l'analisi di taluni aspetti fondamentali della storia siceliota e magnogreca, pur riferita ad un periodo che esula dai nostri interessi in questa sede, non ha mancato di mettere efficacemente in rilievo il vario e dialettico ma costante rapporto fra grecità occidentale, grecità continentale e grecità microasiatica, fra Mediterraneo ed Egeo. Il Congresso si è concluso con un'interessantissima visita all'isola di Mozia, uno dei maggiori centri di civiltà punica della Sicilia, i cui resti archeologici sono in questi anni portati in luce dall'opera della Soprintendenza alle Antichità affiancata da quella dell'Istituto di Studi del Vicino Oriente dell'Università di Roma. Con questa visita conclusiva e con le comunicazioni dell'ultima giornata, dedicate a vari aspetti e problemi della presenza punica in Sicilia, è stato gettato il ponte ideale con il III Congresso, previsto per il 1972, il cui tema sarà" Sicilia e Africa ". LUCIA VAGNETTI Tardo Bronzo a L. eoo. Eleona e Langada: sepolcreti della Tarda Età del Bronzo a Coo, estratto da " Annuario della Scuola archeologica di Atene ", voI. XLIII-XLIV, N. S. XXVIIXXVIII (1965-66), Roma 1967, pp. 311, figg. 339 nel testo. MORRICONE, Sono pubblicati i corredi della necropoli di tombe a camera scoperte tra il 1934 e 1935 nei terreni localmente denominati Eleona e Langada a circa m 300 a sud-ovest della città di Coo, entro il cui ambito, sull'altura del" Serraglio ", furono anche rilevati i resti di un abitato della tarda Età del Bronzo, nel settembre 1940 - gennaio 1941. La struttura delle tombe appare del tipo a camera con deposizioni plurime. Le dimensioni degli elementi (camera, eventuale dromos, porta) non sono precisabili a causa del pessimo stato di rinvenimento. Anche lo stato delle deposizioni non si potè identificare con certezza perché erano estremamente consunte. Si è riconosciuto un solo caso di tyxU't"pLajJ.6ç in dolio, nella tomba 58, e di incinerazione con residui nella brocca, nella tomba 44 del sepo1creto di Langada. Il dolio della tomba 58 era collocato nel dromos di accesso alla camera non scavata e perciò non databile. Per il tipo e per gli oggetti enei rinvenuti questa sepoltura risale alla tarda Età del Bronzo e - osserva l'A. - " non è da escludere che il dolio sepo1crale sia stato interrato da chi ignorava l'esistenza di una tomba a camera più antica in quel sito L'olIa con resti umani combusti della tomba 44 di Langada è un caso isolato in un sepo1creto di tombe a camera, che trova riscontro in analoghi casi della necropoli di Ialiso, a Praisos (Creta orientale), a Prosymna e a Perati nella Grecia peninsulare: risale alla tarda Età del H. 9 130 Notiziario Bronzo. Manca una regola costante nell'orientazione delle inumazioni, che sono risultate quasi sempre in posizione contratta. La datazione del sepo1creto resta affidata alle ceramiche rappresentatevi largamente. L'A. preferisce usare il termine Tardo Bronzo III (TBIII) anziché quello di Miceneo o di Elladico, in quanto nelle Sporadi i precedenti non sono micenei o elladici come lo sono invece nella Grecia peninsulare. Il criterio distintivo dei vasi importati da quelli di produzione locale è fondato sul tipo di argilla e della lavorazione. Le ceramiche indigene rozze del TBIII A presentano l'impasto non sempre depurato e la superficie rivestita di un sottile strato della medesima argilla ottenuto con un bagno nell'argilla. I vasi dipinti indigeni hanno una superficie che si sfalda facilmente, di colore gialliccio con ornati dipinti in rosso o in bruno opaco. I cosiddetti " buccheri", cioè quei vasi in impasto e superficie grigia nera molto simili a quelli di Troia V e VI sono rappresentati in dodici esemplari. Durante il TBIII A si importano ceramiche di fattura caratteristica dell'Argolide e di altre regioni del mondo miceneo, come Rodi, Creta, Cipro. Questi si distinguono nei due gruppi ad impasto compatto di colore "roseo o giallo rossiccio, talora verdolino " dipinti rispettivamente in rosso lucente o opaco e in bruno castagno; e nell'altro gruppo caratterizzato da argilla incoerente con superficie dipinta in colori sbiaditi. Il centro di fabbricazione di questi vasi è difficilmente individuabile, per cui non possono offrire indicazioni sulle regioni con le quali Coo stabili relazioni commerciali durante questo periodo. Tranne che per una larga varietà di argille i vasi del TBIII B non presentano altri caratteri che li differenziano notevolmente dai due gruppi di ceramiche importate del TBIII A. Tra questi è argolico il calice della tomba 52 di Langada (fig. 258: inv. 210) e sono importati da Creta la tazzina della tomba 21 di Eleona (fig. 53: inv. 390) e la brocca a staffa della tomba 33 di Langada (fig. 164: inv. 98). I vasi locali del TBIII B sono monocromi e con ornati per lo più lineari. Le ceramiche del TBIII C, corrispondente al Miceneo IIIC del Furumark, si distinguono sia per le forme diverse da quelle dei periodi precedenti che per il tipo di argilla. Tra i vasi di incerta fabbricazione locale vanno ricordate le brocche a staffa con decorazione a polipo di tipo rodiota. Per quanto i dati fomiti dallo scavo di una necropoli siano limitati, servono tuttavia a indicare i periodi di un aspetto culturale che a Coo viene ad essere parzialmente integrato dai risultati degli scavi nell'abitato della media e tarda età del Bronzo del " Serraglio ". Qui il livello recenziore appartiene al TBIII C con tracce di abbandono, probabilmente del periodo Protogeometrico. I sepo1creti di Eleona e Langada furono usati a partire dal TBIII A 1. Poiché l'uso si intensificò durante il TBIII C, se ne deve dedurre un aumento di popolazione. La tomba a camera è sostituita dalle inumazioni in fossa per gli adulti e in cisti di pietra o in olle o in dolio per i bambini nel periodo Protogeometrico. Identica successione stratigrafica si ha al " Serraglio " che dura dalla media Età del Bronzo per tutto il TBIII A-C. Coo, dunque, presenta l'identica successione di Rodi dove le tombe a camera di tutta l'isola sono usate per i tre periodi del Tardo Bronzo III. In base a queste constatazioni si deve ritenere che nessun elemento nuovo ha mutato la fisionomia culturale per i periodi del TBIII ed anche anteriori. Nel vasellame confluiscono le esperienze artigianali di età precedente, la cui facies è attestata negli strati della media Età del Bronzo dell'abitato del" Serraglio ", corrispondenti al Medio Minoico III in quanto si è rinvenuta ceramica del tipo" Camares rustico" (Medio Minoico II) e, comunque, di ispirazione minoica. Analoga constatazionE' si è fatta a Mileto, a Calino e a Trianda in Rodi. Per cui si possono individuare i punti fondamentali della via di "penetrazione commerciale" minoica verso l'Asia Minore nella media Età del Bronzo. A Coo peraltro compaiono prodotti vascolari di " origine anatolica e si ricollegano - sia pure attra- Bibliografia 131 verso una lacuna cronologica di qualche secolo - con la ceramica trovata nelle quattro tombe di Asklupis che risalgono alla fine - crede l'A. - della prima Età del Bronzo. Delle tombe di Asklupis tre sono a pithos, una a inumazione circondata da pietre; il tipo di sepoltura è perciò anatolico come è di tipo anatolico la ceramica: ciò rivela il primitivo fondo culturale sul quale si è innestato il filone cretese" (p. 306). Il Morricone riesce a precisare che nel TBI la ceramica domestica del " Serraglio " è ancora del tipo tradizionale e " accanto a essa compare il tipo di ceramica ancora di ispirazione cretese, ma con ornati bruni su fondo chiaro, originati nel repertorio del Tardo Minoico I " con la presenza di frammenti di vasi importati da fabbriche minoiche del Tardo Minoico I e più raramente del Tardo Minoico II ". Nel Tardo Minoico III " si può riconoscere l'esistenza di una fabbrica locale di vasi di imitazione cretese" di stile provinciale ed a questo periodo risalgono le più antiche tombe a camera di Eleona e Langada. I vasi importati del TBIII A costituiscono nella gran massa oggetti pregevoli di corredo tombale o di ornamento delle case. Perciò la loro presenza indica " il grado di benessere o, in altri termini, del potenziale economico raggiunto dall'isola nel periodo IIIA della tarda Età del Bronzo". Per il periodo IIIB si può supporre una varietà di centri di origine della ceramica importata in considerazine delle diverse qualità delle argille. Tra la messe di vasellame del periodo IIIC si riconoscono i vasi col polipo che" attraverso Rodi riconducono a Creta ". È quindi ovvio dedurre che la ceramica del periodo III C delle tombe di Coo ha come quella di Rodi un suo sviluppo indipendente, poiché non esiste alcun legame genetico con quella della penisola greca (Attica e Argolide); ed essa non è nemmeno del tutto collimante con la ceramica di Creta, da cui però sono ben chiari gli impulsi e da cui non è possibile negare la discendenza (si vedano le figure di animali : polipi, anitre e pesci e i motivi vegetali)" (p. 310) . Anche lo " stile fitto" dell'Argolide si è formato" con elementi stilistici non derivati da periodo Tardo Elladico III B ma in definitiva dal Tardo Minoico III C" (p. 311) . In conclusione, dai confronti esaminati dal Morricone nell'analisi dei complessi vascolari di Eleona e Langada si profila un posto determinante nella storia dell'Egeo e del Mediterraneo sud-occidentale (ricerche dello Stucchi), durante la tarda Età del Bronzo, da assegnare alla Creta tardo minoica se - come lascia pensare il Morricone - ai vasi a staffa decorati col polipo e con elementi naturalistici si aggiungono altri gruppi sia pure di modesta entità che, in ultima istanza, rinviano a Creta. Che ciò sia, in concreto, la testimonianza indubitabile dell'elemento minoico verso la fine del Medio Minoico e inizi del Tardo Minoico alla base di fondaci che, poi, abbiano dato l'avvio ad una svolta culturale e anche economica dei centri di Coo e di Rodi, è quanto si può dedurre dalle osservazioni che l'A. formula su questo materiale entro l'ambito del metodo archeologico. Sicché all'orbita anatolica, entro la quale gravita almeno Coo (e anche Creta) nel primo Bronzo, succedono nella storia seguente di Coo interessi economici e direzioni culturali verso Creta e l'Occidente in genere. In termini storici questi concetti si inquadrano in un momento particolare della situazione economico-culturale dell'Oriente egeo-anatolico dei periodi III A-III C della tarda Età del Bronzo da comprendersi all'incirca tra i secoli XV-XII a . Cr. I fattori che hanno un peso nella valutazione storica della situazione dell'Asia anteriore e paesi viciniori durante questi secoli sono vari. L'avvento della potenza ittita, che certamente monopolizza i mercati anatolici, determina conseguentemente la spinta verso occidente dei minori centri delle Sporadi e, in generale, dell'Egeo; quindi Creta assume un ruolo decisivo in questo quadro di interrelazioni economiche e di trapianto di fermenti culturali minoici in Egeo. La situazione dei centri insulari egei è da considerarsi, da un punto di vista culturale, in posizione di accantonamento o di ricezione per lo meno in questo momento, e da un punto di vista commerciale aperta ai possibili traffici con l'Occidente. A questo punto c'è da domandarsi se dalle conclusioni del Morri- 132 I I Notiziario cone e dalle implicazioni storiche che esse comportano, non esca consolidata l'idea sulla presenza di quello stato di Ahhijawa, cui alludono i testi ittiti, da localizzarsi con centro in Rodi e da estendersi alla Sporadi e alla costa anatolica occidentale. Si sarebbe determinata una situazione di chiusura dei mercati ittiti a penetrazioni egee insulari, essendo !'impero eteo, durante i primi secoli del" nuovo regno ", impegnato con l'Egitto per il possesso dei regni minori della regione siro-palestinese. Per cui gli interessi delle Sporadi si rivolgono ad Occidente (Creta); da questi fermenti acquisiti si svilupperà durante il TBIII B-C a Coo e nelle Sporadi un periodo di benessere, al quale corrispondono i rapporti amichevoli tra il XIV e XIII sec. dello stato di Ahhijawa con i re ittiti. Con il regno di Tudhalija IV (1250-1220) scompare dai testi ittiti lo stato di Ahhijawa; da questa assenza si deduce che vien meno l'interesse di tenere buone relazioni con i centri delle Sporadi in declino commerciale. Anche questo può corrispondere al momento di contrazione che la documentazione archeologica del TBIII C di Coo attesta sulle relazioni economiche di Coo, e anche di Rodi, con i centri egei. Mileto resta l'avamposto minoico in Anatolia come più tardi costituirà la presenza greca occidentale nell' 'AaLIX. In ogni caso, lo sforzo di questa ricerca è quello di definire i caratteri del complesso vascolare miceneizzante di Coo. Il quale, tuttavia, è parte di quella koinè micenea entro la quale, sulla base esclusiva del vasellame e seguendo i principi del metodo archeologico, si riesce ad individuare varianti locali, che, tutto sommato, anche se indicateci dalla sola ceramica, forniscono qualche indicazione su quelle che dovettero essere le condizioni linguistiche e politiche della Grecia e dell'Oriente egeo-anatolico durante il Tardo Bronzo. Piuttosto, se un discorso su questo tema si ha da continuare, non bisogna prescindere da valutazioni di ordine geomorfologico quale elemento dell'ambiente entro cui vissero la loro vicenda storica le culture egee durante il Tardo Bronzo; né si potrà prescindere da tutto un complesso di indagini (topo-cartografiche, naturalistiche) che finora sono state trascurate; quelle sui vasellami micenei hanno dato risultati da valutarsi con estrema prudenza, come fa il Morricone. Certamente alla ricerca archeologica pura non si deve chiedere più di quello che essa può dare; a questa vanno aggiunte indagini collaterali, le quali certamente ci darebbero idee sulla densità degli insediamenti o città, sui tipi di abitazione, ecc. in età micenea. Contingenze ben note non hanno consentito di completare le indagini sulle Sporadi; lo scopo di questo studio tanto atteso è stato quello di presentarci l'analisi del materiale di Eleona e Langada, scopo pur modesto, ma encomiabile. FRANCO BIANCOFIORE Preistoria iberica. M. ALMAGRO, Las estelas decoradas del Suroeste peninsular, voI. VIII della " Biblioteca praehistorica hispana ", Madrid 1966, pp. 215, figg. 213 nel testo, tavv. L fuori testo. Si descrivono le stele funerarie dell'Iberia sud-occidentale, che costituiscono un documento di interesse storico per i sec. X-Va. Cr., ossia per l'epoca finale della preistoria iberica, o Bronzo III ispanico fino agli inizi dell'età del Ferro. Il tipo I diffuso nell'Alemtejo si distingue per le figure in forma di ascia a taglio quasi semicircolare, che erano confrontate con le analoghe ascie del Wessex, dove le più antiche si datano fino al 1500 a. Cr. L'Almagro respinge il confronto in quanto le figure " ad ascia" delle stele portoghesi presentano l'estremità inferiore terminante a bottone schiacciato a differenze delle ascie surrichiamate. Trattasi della rappresentazione dell'idolo dolmenico: tesi già proposta dal Breuil ed òra seguita in parte dall' A., che peraltro richiama anche gli oggetti ancoriformi noti a Lipari, Malta, Peloponneso ,