La Caritas Italiana nasce nel 1971, voluta da papa Paolo VI. È l

Transcript

La Caritas Italiana nasce nel 1971, voluta da papa Paolo VI. È l
 La Caritas Italiana nasce nel 1971, voluta da papa Paolo VI. È l’organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana che collega le 220 Caritas diocesane presenti in Italia. Promuove la testimonianza della carità, la solidarietà, l’attenzione agli ultimi. Con uno sguardo attento ai cambiamenti. Molti i fronti: pace e mondialità, giustizia, vecchie e nuove povertà, famiglia, volontariato, servizio civile, immigrazione, esclusione, politiche sociali, conflitti dimenticati, rapporto tra etica e economia, responsabilità verso l’ambiente e ogni creatura. Con prevalente funzione pedagogica e costante impegno formativo. È membro di Caritas Internationalis (165 organizzazioni, presenti in più di 200 paesi) e garantisce una progettualità continuativa in oltre 60 Paesi, accanto alle Chiese locali. Pubblicazioni periodiche: mensile Italia Caritas, Newsletter per gli offerenti, agenzia quindicinale InformaCaritas per le Caritas diocesane, oltre a quaderni, sussidi, strumenti di lavoro e collaborazioni varie con testate giornalistiche e case editrici. CARITAS E AIUTI ALIMENTARI IN ITALIA Oggi in Italia oltre 4.000.000 di persone sono sotto la soglia della povertà alimentare e il numero degli indigenti alimentari in Italia è in continuo aumento. Queste persone vengono sostenute nei loro bisogni primari da quasi 15.000 strutture caritative territoriali che attraverso i pacchi alimentari o le mense offrono aiuto a chi ne ha bisogno. (Fonte dati: Banco Alimentare) Accanto agli interventi in tutto il mondo a sostegno delle comunità locali, anche la Caritas in Italia offre aiuti alimentari sotto diverse forme. Secondo i dati del quarto censimento delle opere sanitarie e sociali ecclesiali in Italia (2010), sono presenti in Italia 111 mense socio‐assistenziali promosse e/o gestite direttamente dalla Caritas. In totale, tali strutture hanno erogato nel corso del 2009 circa 1 milione 500 mila pasti, corrispondenti ad una media di 4.110 pasti al giorno. Complessivamente, nel 2012, gli interventi di erogazione di beni alimentari registrati dai Centri di Ascolto Caritas sono stati pari al 44,7% di tutti gli interventi erogati dalla Caritas (nel 2006 erano pari al 24,3%). Dal 2006 al 2012 tale forma di intervento è aumentata del 100,9%. Nel corso del 2013, a causa della crisi, (vedi più avanti) c’è stato un sensibile ulteriore aumento di richieste di questo tipo, che hanno raggiunto quasi il 60% di tutti gli aiuti erogati.. www.caritas.it I centri di erogazione beni primari I centri di erogazione beni primari rispondono alle esigenze e ai bisogni primari delle famiglie in difficoltà (cibo, vestiario, igiene personale). In totale, i servizi che svolgono attività di distribuzione di beni sono 3.583. Di questi, 1.936 sono quelli che svolgono l’erogazione di beni come attività principale e 1.647 quelli che lo fanno come attività secondaria; in quest’ultimo caso ci troviamo di fronte soprattutto a Centri di ascolto che prevedono anche servizi di distribuzione. Si tratta di servizi legati, soprattutto, al mondo parrocchiale; analizzando, infatti, i dati sul soggetto promotore e sull’ente gestore si evidenzia come le parrocchie risultino protagoniste; il 53% dei centri di erogazione risulta promosso dalle parrocchie e il 62,7% gestito sempre da quest’ultime. A livello territoriale il numero più alto di centri di erogazione è stato censito nel Nord Italia (1.352), segue il Mezzogiorno con 1.227 servizi. Le regioni che registrano il maggior numero di centri di erogazione sono il Lazio (12,4%), l’Emilia Romagna (11,0%), la Puglia (10,4%), Toscana (9,9%) e la Sicilia (9,8%); quelle con il minor numero il Trentino Alto Adige (0,8%), la Valle d’Aosta (0,3%) e la Basilicata (0,7%). Le mense Accanto ai centri di distribuzione, un’altra modalità di risposta ai bisogni primari, com’è quello alimentare, è il servizio delle mense socio‐assistenziali. I dati del censimento riferiscono di 449 mense socio‐assistenziali; di queste, 320 sono segnalate dagli enti come attività prevalente del servizio, mentre in altri 129 casi si tratta di mense indicate come attività “secondarie” rispetto ad altre attività. In quest’ultimo caso, ci troviamo di fronte soprattutto a centri di ascolto che prevedono anche un servizio di mensa, a centri di distribuzione e a servizi residenziali per immigrati e per senza dimora. Delle mense presenti in Italia il 26,6% risulta promosso da parrocchie, seguono poi quelle promosse dalle Caritas diocesane (23,7%) e dagli Istituti di vita consacrata (22,3%). Alcune delle mense censite sono di antichissima fondazione: vi sono, infatti, 12 mense che hanno avviato la loro attività di aiuto ai poveri prime del 1900. Si tratta, dunque, di presenze storiche che confermano la forte attenzione alla carità che ha contraddistinto per secoli la Chiesa, nelle sue diverse espressioni e connotazioni locali. Rispetto alla responsabilità gestionale www.caritas.it si rileva un ventaglio maggiormente variegato; l’ente più coinvolto è la parrocchia (138 mense, pari al 30,7% del totale), seguono gli istituti di vita consacrata/società di vita apostolica (94 mense pari 20,9%). Ad una certa distanza, invece, si collocano le associazioni di volontariato e le Caritas diocesane che gestiscono rispettivamente il 12,2% e il 10,5%. Interessante notare la forte corrispondenza che caratterizza le parrocchie e gli istituti di vita consacrati: nel caso della prima realtà, su 119 mense promosse dalle parrocchie, 96 sono anche gestite da tali realtà (cioè l’80,7%); ancora più evidente la corrispondenza tra ruolo di promozione e gestione nel caso degli istituti di vita consacrata (83%). Le regioni dove si colloca il più alto numero di mense sono il Lazio (10,5%), la Toscana (10,2%), la Campania (10,2%). La crisi e l’aumento di richieste di beni alimentari Dai dati relativi ai centri di Ascolto Caritas riferiti al primo semestre 2013 (Fonte dati: 369 CdA, ubicati presso 53 diocesi, 24% del totale nazionale), in totale, le 4 tipologie di aiuto alimentare (“Alimenti e prodotti per neonati”, “Pacchi viveri”, “Buoni pasto” e “Mense”), hanno raggiunto un totale di 273.916 interventi. Si tratta del 58,91% del totale di tutti gli interventi erogati dalle Caritas nel primo semestre 2013. Nel 2012, come già ricordato, la quota di tali interventi era pari al 44,7%. L’incremento è di oltre 14 punti percentuali. No a un’economia dell’esclusione Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della iniquità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è iniquità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”. (n.53 Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium del Santo Padre Francesco, 24 novembre 2013) www.caritas.it