C`è un buon proposito nella mente di don Davide: portare qualche

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C`è un buon proposito nella mente di don Davide: portare qualche
C’è un buon proposito nella mente di don Davide: portare qualche giovane
a scalare il Rocciamelone. Così, con una ventata di umorismo, si è
conclusa una giornata emotivamente carica nella Bassa Modenese, a
Medolla. Ad un anno esatto dalla seconda, fortissima scossa di terremoto
che ha distrutto le chiese, diversi capannoni industriali, incrinato case
e ucciso alcune vite umane mercoledì 29 maggio la cittadina si è
ritrovata per ricordare e per ripartire. Lo ha fatto la mamma di una
delle vittime del crollo di un capannone industriale biomedicale nel cui
cortile alle 9.00 si è celebrata una affollatissima Messa. Parole
limpide, colme di dolore ma certe nel futuro da far ripartire ad ogni
costo. Nonostante le lacrime che rigavano tutti i volti. Lo ha ancora
fatto il sindaco alle 17 sulla piazza principale dove sta venendo giù
l’antico palazzo comunale. Forse 300 persone in piazza ad ascoltare il
ricordo della protezione civile, della Caritas, degli Scout, dei gruppi
spontanei, delle famiglie più colpite. Pochi passi più in la si vive il
dramma del post terremoto: ogni giorno una casa abbattuta, un magazzino
che non c’è più, il frutto di anni di lavoro che deve essere smantellato
perché non in grado di reggere oltre. Poi tutti si sono spostati sulla
statale 12 ad inaugurare il nuovo arredo di una rotatoria dove i
giardinieri del luogo hanno approntato 28 arbusti, segno delle vittime di
quel lungo tremito della terra che ha sconvolto quella fetta di Emilia. E
che è tornato, lieve, anche nella notte. «Giornata difficile, cominciata
nel dolore» ha detto il Sindaco, confermato dagli occhi lucidi di tutti,
compresi quelli del parroco. Che, però, ha cercato di far concludere
l’anniversario aprendo il cuore di tutti alla speranza. E lo ha fatto non
con i discorsi, ma con un’opera concreta: la nuova chiesa parrocchiale.
Quella storica, il cui restauro era terminato pochissimi anni addietro,
sarà inagibile a lungo, forse per sempre. E così, senza tentennamenti e
con quel tanto di incoscienza che serve per essere profetici, senza soldi
ma con molta determinazione, è iniziato il lavoro di costruzione di una
nuova Chiesa. Costruita in tempi da record. Il 29 maggio 2013 alla
presenza di alcune centinaia di fedeli, delle autorità e di tanti
giornalisti l’Arcivescovo di Modena ha potuto dedicarla al culto. Il 1
giugno si celebrerà il primo battesimo e il 2 il primo matrimonio. Un
applauso liberatorio, interminabile, generoso ha accompagnato la
commozione del parroco al momento del grazie. Sul piazzale antistante è
già in piena attività il centro di comunità costruito con i fondi della
colletta fatta nelle chiese del Piemonte e della Valle d’Aosta. Come in
piena attività è la tensostruttura che ospita le iniziative della sagra
per la festa patronale, la stessa che dodici mesi fa era riuscita ad
ospitare per i pasti oltre 600 persone. La nuova chiesa progettata
dall’architetto Marazzi, in legno e vetro, sarà autonoma per luce e
riscaldamento. Oltre 200 le persone che vi potranno trovare agevolmente
posto a sedere, su una superficie di 360 mq. Ma il 29 sera, durante la
celebrazione, oltre la metà era assiepata fuori. È la prima vera chiesa
ricostruita, e nessuno a Medolla nasconde l’orgoglio. Mons. Lanfranchi,
nella sua omelia, ha sottolineato due parole chiave: gioia e
consolazione. Ed è stato proprio così. Soprattutto nella consolazione
entrano anche le comunità cristiane di Piemonte e Valle d’Aosta,
gemellate attraverso la Caritas. Quasi una ventina le visite fatte. Due
già contraccambiate come sabato 25 maggio quando, sette amici di Caritas
Parrocchiale Medolla, hanno preso parte al Confronto Regionale delle
nostre Caritas Parrocchiali al Colle don Bosco. Nelle parole di Guglielma
e attraverso le foto di Mario è arrivato un segnale chiaro: il terremoto
ha messo in moto la bellezza delle relazioni. Sia sulle sponde del Panaro
che nei rapporti con la nostra regione. Adesso si tratta di continuare.
Una prima possibilità sarà il percorso di accompagnamento e formazione
che le diciassette Caritas piemontesi sosterranno in favore degli amici
medollesi. Poi, a metà giugno, un gruppetto di ragazzi sarà ospite a
Castelmagno per alcuni giorni di campo estivo. Ad ottobre un gruppo
artistico piemontese metterà in scena, proprio nella nuova chiesa, un
recital sulla resurrezione e si sta già pensando per l’autunno a qualche
piccola sessione di condivisione tra animatori, catechisti, operatori
della carità, seminaristi. Intanto, a fine maggio, arriverà il necessario
pulmino per poter raccogliere i generi alimentari utili a sostenere le
oltre 60 famiglie che fanno davvero tanta fatica. Ed è già arrivato un
sostegno per quei nuclei che non ce la fanno più a sostenere il costo
della retta per la scuola materna. Piccoli segni di fraternità. Che
null’altro sono se non un contraccambiare da parte sabauda la grande e
sincera amicizia che da quelle terre martoriate si sta costruendo ed
espandendo in ogni dove. C’è spazio per tutti: perché non inventare una
occasione? Basta parlarne con la rispettiva Caritas Diocesana. E chissà
se don Davide potrà davvero affrontare l’ascesa al Rocciamelone?
Pierluigi Dovis
Direttore Caritas Torino
Delegato Regionale Caritas Piemonte e Valle d’Aosta