FISTOLE E CISTI SACRO COCCIGEE - San Camillo
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FISTOLE E CISTI SACRO COCCIGEE - San Camillo
FISTOLE E CISTI SACRO COCCIGEE Le fistole e le cisti sacro coccigee costituiscono una patologia di frequente osservazione per il proctologo. Sono più frequenti nei maschi, nei soggetti irsuti con carnagione scura, nell’adolescenza anche le donne possono essere soggette a questa patologia in un rapporto di 1 a 3. Sembra ormai chiaro che la malattia derivi da una infiammazione dei follicoli piliferi della regione sacrale,a questa infiammazione segue la penetrazione dei peli circostanti in questi piccoli fori. La presenza di questi “corpi estranei” genera a sua volta dei fenomeni suppurativi fino alla creazione di un ascesso. I ripetuti microtraumi nella zona sacrale relativi alla sedentarietà costituiscono un ulteriore elemento nella genesi di questa patologia. Solo in alcuni rari casi se ne può riconoscere una origine congenita. I SINTOMI: La malattia esordisce generalmente con senso di fastidio nella regione sacrale localizzata prevalentemente nel solco intergluteo. Nella maggior parte dei casi si forma una piccola tumefazione che può andare incontro a frequenti episodi di regressione e di infiammazione specialmente nella stagione estiva: la CISTI SACROCOCCIGEA. Col progredire dell’infiammazione la sintomatologia si rende più evidente con una tumefazione dolente,talvolta febbre, rossore della regione, siamo ora nella fase dell’ASCESSO SACROCOCCIGEO (fig. 1). Figura 1 – l’ascesso sacro coccigeo Nella maggior parte dei casi l’ascesso si apre spontaneamente all’esterno con la fuoriuscita di pus e sangue, talvolta invece è necessaria una incisione chirurgica, ne residua quindi, un piccolo foro che continuerà ad emettere un liquido molto simile al pus. Siamo in presenza di una FISTOLA SACROCOCCIGEA (fig. 2). Figura 2 – la fistola sacro coccigea (* foto E. Fazioli) TRATTAMENTO: Il problema del trattamento delle cisti e delle fistole sacro coccigee è rappresentato dalla loro tendenza alla recidiva, cioè dalla capacità di ricomparire anche a breve distanza dal primo intervento. TECNICA MINI INVASIVA: Molto recentemente in alcuni ospedali specializzati in questo tipo di patologia è stata messa a punto una nuova tecnica mini invasiva che viene eseguita in regime ambulatoriale, necessita della sola anestesia locale (fig. 3) e non prevede drenaggi né punti di sutura. Figura 3 – anestesia locale (* foto E. Fazioli) Tale tecnica comporta l’utilizzo di piccole lame circolari (Trefine) che asportano il tessuto malato e consentono contemporaneamente l’asportazione del contenuto della cisti e della fistola (fig. 4). Figura 4 – asportazione del corpo estraneo (* foto E. Fazioli) Il risultato finale non sarà quindi di una grande cavità residua come nelle altre tecniche (figg. 5 – 6) ma solo la presenza di un numero variabile di piccoli forellini di diametro da 2 a 6 millimetri (fig. 7) che rapidamente giungeranno a guarigione (fig. 8) consentendo contemporaneamente il ritorno precoce all’attività lavorativa fino al giorno successivo all’intervento. Figura 5 – la zona tratteggiata indica l'area di escissione con le vecchie tecniche (*) Figura 6 – esito con le vecchie tecniche Figura 7 – esito con tecnica mini invasiva (* foto E. Fazioli) Figura 8 – guarigione a 15 giorni con tecnica mini invasiva (* foto E. Fazioli) L’incidenza di recidive con questa tecnica si aggira intorno al 10% con un miglioramento di circa il 15% rispetto alle altre tecniche. Il numero notevole di casi trattati anche in altri ospedali specializzati in questo tipo di patologie ci ha indotto ad adottare questa tecnica che oggi rappresenta l’avanguardia nel trattamento delle fistole e cisti sacro coccigee. Fino ad oggi la terapia più in uso era rappresentata dalla escissione del corpo estraneo con due modalità chirurgiche: TECNICA APERTA: Questa consiste in una ampia asportazione della cute e dei tessuti della regione sacrale fino all’osso. La cavità residua, aperta, viene trattata con medicazioni ed il tempo di guarigione può anche essere molto lungo (da uno a tre mesi). Le recidive con questa tecnica sono dal 15 al25% nella casistica internazionale. TECNICA CHIUSA: Questa prevede, al contrario della precedente, la chiusura della cavità residua con punti di sutura e l’applicazione di un drenaggio. La rimozione dei punti e del drenaggio avverrà dopo 7/10 giorni. Seppure più confortevole delle tecnica aperta è indubbio che questa tecnica espone ad un maggior numero di recidive che sono nell’ordine del 20/25%. VANTAGGI DELLA TECNICA MINI INVASIVA: Anestesia locale Minimo impatto chirurgico Terapia ambulatoriale Ripresa precoce dell’attività lavorativa Assenza di dolorose e lunghe medicazioni postoperatorie Assenza di vaste cavità residue Diminuzione delle recidive al 10%. Per contatti: UOC Chirurgia Generale e dei Trapianti d'Organo - tel. 0658705408 dottor Angelo Di Castro email: [email protected]