Foto: Artbrothers Kraxentrouga - Werkbank Lana

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Foto: Artbrothers Kraxentrouga - Werkbank Lana
Foto: Artbrothers Kraxentrouga
WERKBANK LANA
2012
WERKBANK LANA
KASMILCHBUTTE (Foto: Sonja Steger)
Törggelen (Foto: Peter Tribus)
Il concetto espositivo della Werkbank di Lana ruota intorno ad un concetto di esposizioni-evento, dunque di esposizioni a breve termine di carattere performativo. Questi eventi
durano dai due ai cinque giorni e vengono allestiti e organizzati dai curatori insieme agli
artista. L’incontro stesso viene concepito come “evento“ artistico articolato in colloqui
e artist talks, concerti e performances di natura installativa come pure eventi musicali o
bucolici. Ogni artista invitato è libero di sviluppare e realizzare l’esposizione insieme ai
curatori secondo la propria ispirazione pur mantenendo il carattere di Gesamtkunstwerk.
Le opere stesse vengono allestite ed esposte nei due spazi della Werkbank Lana (Werkbank e cortile) dove restano solamente per il breve periodo dell’evento. Il tutto diventa
quindi un’azione d’arte effimera ma fortmente concreta, che viene comunicata attraverso
una fitta rete di network e inviti.
Das Ausstellungskonzept der Werkbank Lana verleiht den Ausstellungen und Events
performativen Charakter, während sie zugleich zeitlich stark begrenzt werden. Für
gewöhnlich dauern die Werkbank Events zwei bis fünf Tage und werden von Künstlergesprächen, Konzerten, DJ- und VJ-Abenden sowie kulinarischen Happenings begleitet.
In diesem Sinne konzipieren die Kuratoren die Ausstellungen selbst als Ereignis und
Prozess. So versteht sich die Open-Air-Galerie der Werkbank am Gries nicht als Galerie,
sondern als Off-Space, in dem performative Aktionen stattfinden. Ein Ereignis zu schaffen
bedeutet in diesem Kontext, die interessierte Öffentlichkeit zusammenzuführen und die
Kommunikation und Vernetzung aller Beteiligten zu fördern.
Eröffnung / Inaugurazione David Cajthaml (Foto: Sonja Steger)
In altre parole, il concetto d’esposizione stesso viene concepito dai curatori della Werkbank Lana come evento, performance e Gesamtkunstwerk, trasformando le cosidette
attività concomittanti in elementi essenziali e costitutivi dell’esposizione. In tal modo
l’insieme costituito dalla Werkbank e il cortile, non può essere visto come una galleria
nel senso abituale del termine ma piuttosto come un laboratorio destinato a creare azioni artistiche, performances, eventi artistici e culturali che possono assumere sfumature
da festa popolare, coinvolgendo anche i passanti. Le espressioni artstiche non vengono
tematizzate o mediate, ma messe in scena per sviluppare meglio il loro carattere performativo. Con tale concezione, la Werkbank Lana riesce a rilanciare e promuovere una
piattaforma di comunicazione diretta a tutte le persone coinvolte.
L’approccio quasi monadico della Werkbank – con attenzione e riferimento ai discorsi
globali, ma in attuazione e allestimento locale, trattando i problemi globali rispetto alle
problematiche del territorio – si occupa degli attuali dispositivi sociali e delle contingenze politiche. Interrogandosi sul futuro dell’Europa e delle regioni europee, alla ricerca
di previsioni politiche e sociali, la Werkbank si dedica in primis alla propria regione
Trentino-Alto Adige, invitando a Lana artisti – con approcci simili – originari da altre
parti del paese e del mondo, spingendoli ad occuparsi della realta’ locale. Uno sguardo
dall’esterno è sempre diverso, nuovo e interessante, assumendo la funzione di specchio
in un mondo frammentato – tratta soggetti e discorsi artistici europei, quali il paesaggio,
disagio e spaesamento, ambiente e arte, lingua e linguaggi, filosofia e messinscena, norme estetiche e confini estetici e percettivi.
Im Gegensatz zum gewohnten Ausstellungskonzept werden die gezeigten Arbeiten nicht
über einen längeren Zeitraum mit Kommentaren versehen in einem Ausstellungsraum
sondern nur für die Dauer des Events zu sehen sein. Auf diese Weise wird der jeweilige
Ausstellungsverlauf samt Rahmenprogramm selbst zu einem konstitutiven Teil des Geschehens. Dabei entwirft der/die jeweilige KünstlerIn gemeinsam mit dem Kuratorenteam
das Gesamtkonzept der Ausstellung.
Die Werkbank Lana versucht sich somit nicht an einer literarischen Kunstvermittlung,
vielmehr betrachten und begehen die KünstlerInnen und Kuratoren im zweifachen Wortsinn gemeinsam mit den interessierten Besuchern die betreffenden Events. Die künstlerischen Schwerpunkte der Werkbank Lana werden nicht thematisiert sondern in Szene
gesetzt und damit performativ zur Geltung gebracht.
Der regionale und zugelich globale Zugang, der ein angedachtes Europa der Regionen,
aber auch die Autonomie unseres Landes auf ihren politischen Gehalt und ihre soziale
Konsistenz hin befragen möchte, setzt sich in diesem künstlerischen Kontext mit gesellschaftlichen Dispositiven auseinander, die zwar von universeller Bedeutung sein mögen,
jedoch in ihrer regionalen Wirklichkeit zelebriert werden. So konzentrieren sich die
Ausstellungen der Werkbank Lana auf binäre Sujets wie Philosophie und Inszenierung,
Landschaft und Ernährung, lokale Gegebenheiten und regionale Prägungen, Sprache und
Sprachgebrauch, Poesie und Kunst, Vernetzung und soziale Kompetenz, Tradition und
Innovation, schaffen und verantworten, ästhetische Grenzen aber auch Norm, Wert und
Funktion der Ästhetik.
Hannes Egger / Haimo Perkmann
Hannes Egger / Haimo Perkmann
WERKBANK MEETS FRANZ
Foto: Sonja Steger
30/03/12
Treffen des Franz Magazine-Teams und der Werkbank Lana auf der Mebo Süd Raststätte auf der Schnellstrasse in Richtung Bozen, beim gelben Container der Kandidatur des Nodostens für die Kulturhauptstadt 2019.
Bei dieser Gelegenheit zeigte die Werkbank am Parkplatz der Raststätte die „Fitnessbank“ des Künstlers
Lazar Lyutakov, welche er 2011 eigens für die Werkbank geschaffen hat. Musik: KASMILCHBUTTER
Incontro all’area di Mebo Sud, sulla Mebo in direzione di Bolzano, tra il container giallo della candidatura del Nordest per la capitale della cultura 2019, la banda di Franz Magazine e la Werkbank Lana. Per
l’occasione la Werkbank, ha portato alla stazione di servizio l’opera „Fitnessbank“ dell’artista Lazar Lyutakov creata proprio per la galleria Werkbank di Lana, nel 2011. Musica: KASMILCHBUTTER
SARA SCHWIENBACHER - PASS #2
18/03/12
Il collettivo artistico Meraner Gruppe ha attraversato nell‘ambito del progetto „PASS #2“
la zona attorno al Monte Stivo, dove ci furono gli scontri più volenti tra le truppe Italiane e Austroungariche tra il 1915 e 1918. Attraverso foto, video e installazioni, la mostra
„PASS #2“ parla dello scambio e della curiosità incontrati sulla strada del cammino.
L‘immedesimazione nello “straniero” e dunque “a caccia di avventure” come una possibile lettura di un territorio complesso. Il progetto è stato presentato per la seconda volta
alla KunStart 12 di Bolzano.
L’artista performer Sara Schwienbacher ha passeggiato nuda, dipinta di bianco e innocente per gli spazi della fiera rivivendo l’originaria escursione esplorativa sul Monte
Stivo. Ha camminato, si è bagnata, ha mangiato e bevuto, ha raggiunto la vetta, ha visto
il lago di Garda e Rovereto, tornando infine al rifugio Marchetti.
Performance Sara Schwienbacher (Foto: Damian Pertoll)
Die Meraner Gruppe hat für das Projekt „PASS #2“ die Gegend um den Monte Stivo im
Trentino erwandert, wo zwischen 1915 und 1918 erbitterte Kämpfe zwischen Italienischen und Österreichisch-Ungarischen Truppen stattgefunden haben. Anhand von Fotos,
Video und einer Installation erzählt die Ausstellung „PASS #2“ vom Austausch und der
Neugierde während der Wanderung, das sich Hineinfühlen in den “Anderen” und die
damit verbundene “Jagd nach Abenteuern” als mögliche Lesart des komplexen Territoriums. Auf der KunStart 12 in Bozen wurde das Projekt zum zweiten Mal gezeigt.
Die Performancekünstlerin Sara Schwienbacher spazierte nackt, weiß und unschuldig
durch das Messegelände, der ursprünglich exploartiven Wanderung am Monte Stivo
nachspürend. Sie wanderte, wurde nass, aß und trank, erreichte den Gipfel, sah den Gardasee und Rovereto, und kehrte am Rifugio Marchetti ein.
DAVID CAJTHAML
Forest drawings
17+18/05/12
Welt der Legenden und Mythen
Waldzeichnungen
In David Cajthamls Zyklus „Waldzeichnungen“ sind Christentum und antike Mythologie
auf merkwürdige Weise mit den Visionen und Träumen des Künstlers verwoben. So wird
das Martyrium der Heiligen Antonius, Barbara und Sebastian, aber auch die Geschichte der Salome, Tochter des Herodias, von dem Prager Künstler und Bühnenbildner neu
interpretiert und auf symbolische Weise, gleichsam einer hermetischen und doch univok
gültigen Traumdeutung, vor einer eng verzweigten Waldkulisse wie ein Bühnenbild inszeniert. Der dunkle, unzugängliche Wald bildet den Rahmen des Zyklus. Er symbolisiert
die Einsamkeit des Einzelnen, die schwer zugängliche Festung des Unbewussten, aus
dessen Inszenierung sich die Handlung, das Schauspiel des Ich auf der Bühne der Welt
entwickelt.
DekadentFabrik
18/05/12
David Cajthaml, Mikoláš Chadima, Ivan Bierhanzl, Dj Satan (Otto M. Urban)
Haimo Perkmann
Mondo di leggende e miti
Disegni silvestri
Nel ciclo di David Cajthaml “Disegni silvestri”, cristianesimo e mitologia antica
s’intessono in maniera singolare con le visioni e i sogni dell’autore. Così il martirio dei
santi Antonio, Barbara e Sebastiano, ma anche la storia di Salomè, figlia di Erodiade,
sono reinterpretati dall’artista e scenografo praghese, che li allestisce in maniera simbolica, quasi un’oniromanzia ermetica e pur univocamente valida, come una scenografia
su una quinta silvestre fittamente ramificata. La cornice del ciclo è il bosco, oscuro e
impervio. Esso simbolizza la solitudine del singolo, la fortificazione arduamente accessibile dell’inconscio, dalla cui messa in scena si sviluppa l’azione, lo spettacolo dell’Io
sulla scena del mondo.
DekadentFabrik (Foto: Demas Leonardi)
Haimo Perkmann
Hl. Sebastian
Im Wald. Ist dies die materialisierte Einsamkeit? Reicht es nicht, verlassen zu sein? Muss die Tötung durch jemanden aus der Nachbarschaft erfolgen? Es war so einfach, die Mörder mit meiner
Überzeugung dazu zu bingen, mich an einen Baum am Waldrand zu binden und zu töten. Aber
die Zeit meldete sich und wollte am Morden teilhaben. Die Zeit tötet unauffällig. Die Einschläge der Pfeile in den Körper werden zu kriechenden Schnecken, die langsam unter die Haut des
Einsamen dringen.
San Sebastiano
Nel bosco. È la solitudine materializzata, questa? Non basta essere abbandonati? Dev’essere
qualcuno di vicino ad uccidere? È stato così facile, con la mia convinzione, indurre gli assassini
a legarmi a un albero sul limitare del bosco e uccidermi. Ma si è fatto avanti il tempo, voleva
prender parte all’assassinio. Il tempo uccide senza dare nell’occhio. I punti d’impatto delle frecce
nel corpo diventano chiocciole striscianti che s’infilano lentamente sotto la pelle dell’uomo solo.
Salome
Versteinerte Gesichter, sie staunen mit offenen Mündern. Die Tänze werden immer seltsamer. Doch der Lebenssinn der tanzenden Frauen und Männer ist es, die Gesichter aus
Stein zu erheitern. Vor dem steinernen Torso des ewigen Todes empfinden sie die Freude
und Verwunderung des Lebens. Dies zu erfüllen ist ihre Aufgabe.
Salomè
Volti impietriti, la bocca aperta dallo stupore. Le danze si fanno sempre più strane. Ma
il senso vitale delle donne e degli uomini danzanti è nel rasserenare i volti di pietra.
Davanti al torso in pietra della morte eterna essi provano la gioia e il mistero della vita, il
cui adempimento è il loro compito.
Hl. Antonius
Die Vereinsamung des betenden Mannes verführt Mädchen dazu, ihn zu besuchen und
ihre Füße in seinen Gedanken zu baden. Es sind verstaubte Füßchen, die den Weg zur
Quelle suchten. Im Wasser will der Kopf des Mannes nicht mehr atmen, nicht hören und
nicht reden, so wird es umso verführerischer, die Füße in seine Gedanken zu versenken.
Sant’Antonio
La solitudine dell’uomo orante istiga fanciulle a fargli visita e a bagnare i loro piedi nei
suoi pensieri. Sono piedini polverosi, che cercavano la strada verso la fonte. Nell’acqua
la testa dell’uomo non vuole più respirare, non sentire e non parlare, così immergere i
piedi nei suoi pensieri diventa ancora più seducente.
Hl. Barbara
Im Wald ist eine Grube. Daneben steht ein Turm mit einem gefangenen Mädchen. Das
Gefängnis ist der Schädel des Vaters des Mädchens. Schädel sind Türme voller Leere, die
auf Gefangene warten. Am Ende bleiben nur Knochen und Zähne, nur das allernötigste
Gerüst. Der Baumeister des Schicksals sucht die Gestalt des Turmgefängniswärters nicht
in weiter Ferne, er findet sie in der nächsten Nachbarschaft des Mädchens.
Santa Barbara
Nel bosco c’è una fossa. Accanto ad essa, una torre con una fanciulla imprigionata. La
prigione è il cranio del padre della ragazza. I crani sono torri colme di vuoto in attesa
di prigionieri. Alla fine non restano che ossa e denti, la struttura minima indispensabile.
L’architetto del destino non cerca lontano la figura del guardiano della prigione, la trova
nelle immediate vicinanze della fanciulla.
Hl. Antonius 2
Das Blut aus dem Körper des Mannes entschwand in den Fuß der Schnecken, die sich
wie ein Zeitgitter um die leere Figur türmen und ihr nicht gestatten, in der Einsamkeit des
Waldes zu verschwinden. In Halluzinationen entströmt das mit Gedanken aufgeladene
Blut den Körpern der Menschen, und pulsiert fortan in den Schnecken, Pflanzen und
Sternen aus Stein. Das Blut kehrt mit der Zeit in den Körper zurück, die aufgetürmten
Schnecken erschlaffen, die Träume trocknen.
Sant’Antonio 2
Il sangue che esce dal corpo dell’uomo è dileguato nei piedi delle chiocciole che si ergono come un recinto temporale attorno alla figura vuota e non permettono di scomparire
nella solitudine del bosco. Il sangue carico di pensieri sgorga in allucinazioni dai corpi
delle persone, ma seguita a pulsare nelle chiocciole, nelle piante e nelle stelle di pietra.
Col tempo il sangue torna al corpo, le chiocciole erette si afflosciano, i sogni inaridiscono.
SISSI MAKOVEC
Laško
01 - 03/08/12
Kunstschwimmen in der Werkbank
Corso di nuoto artistico alla Werkbank
Vor wenigen Jahren machte die Wiener Künstlerin Sissi Makovec, damals noch Kunststudentin an der Akademie für bildende Kunst in Wien, erstmals mit ihren innovativen
Arbeiten und ihrem eigenwilligen Zugang zur Kunst und zum Prozess des Kunstschaffens
auf sich aufmerksam. So mussten die Professoren der Akademie zum Olympiabecken der
Stadthalle Wien folgen, um als Prüfungskommission ihre Diplomarbeit zu begutachten,
die in einem Schwimmstil bestand. Besonders amüsant fand Makovec an der Aktion,
dass die Prüfer wie alle anderen Badegäste „Schlapfen“ anziehen mussten und so von
ihrer funktionsbedingten Überautorität zumindest optisch ein wenig einbüßten. Da saßen sie nun, die honorigen Professoren, die Füße in Badelatschen, und beobachteten die
Künstlerin durch das Bullauge im Untergeschoß.
Den theoretischen Hintergrund des von Makovec entwickelten Schwimmstils, den sie
Laško benannt hat, bildet neben einer guten Portion Humor, die sich durch die gesamte
Arbeiten der gebürtigen Niederösterreicherin ziehen, vor allem die wahrnehmungstheoretische Fragestellung nach der Transposition der Disziplinen untereinander. In diesem
Sinne resultiert die Arbeit aus der Übertragung der Technik des Zeichnens auf Schwimmbewegungen.
Wir haben Sissi Makovec in Lana am 03. August zu ihrer Arbeit in einem Künstlergespräch befragt:
Qualche anno fa l’artista viennese Sissi Makovec, allora studentessa d’arte all’accademia
delle belle arti (Akademie der bildenden Künste) di Vienna, ebbe modo di farsi notare
per i suoi lavori innovativi e in particolare per il suo originale approccio all’arte e al
processo creativo. Accadde che professori e professoresse furono costretti a seguirla fin
nella vasca olimpica della Stadthalle di Vienna, dove la commissione d’esame si radunò
per valutare la sua tesi di laurea, che consisteva propriamente in uno stile di nuoto.
Nell’azione Makovec trovò particolarmente divertente il fatto che gli esaminatori, così
come tutti i convenuti nella piscina, dovessero indossare delle pantofole e in parte recedere, almeno da un punto di vista ottico, dalle canoniche funzioni dell’autorità superiore. E così, con le ciabatte da mare ai piedi, gli stimatissimi professori si accomodarono ai
loro posti e osservarono l’artista attraverso l’oblò del sotterraneo.
Lo sfondo teorico dello stile di nuoto sviluppato da Makovec, che lei stessa ha denominato “Laško”, oltre che da una buona dose di senso dell’umorismo – presente
peraltro nell’intera opera dell’artista originaria della Bassa Austria – è delimitato prima
di tutto dalla domanda, che chiama in causa la teoria della percezione, circa la trasposizione l’una nell’altra delle singole discipline. In questo senso l’opera è il risultato
dell’applicazione della tecnica del disegno al movimento natatorio.
Abbiamo parlato con Sissi Makovec nell‘ambito di un artist-talk il 03 agosto 2012 nella
Werkbank:
Haimo Perkmann: Wir haben in Lana deine Arbeit Laško gezeigt. Es war deine Diplomarbeit. Zu sehen ist ein Schwimmstil, den du erfunden hast.
Sissi Makovec: Einen Schwimmstil kann man ja im Grunde nicht ausstellen. Das war
auch die Intention damals, bei meiner Diplomarbeit. Ich wollte Kunst machen, ohne
etwas zu erzeugen; ich wollte als Diplomarbeit eine Arbeit machen, bei der nichts übrig
bleibt.
H.P.: Heißt das, die Aktion und ihr Regelwerk sind ein Konzept, ähnlich der Konzeptkunst, nur dass ein System statt eine Werkanleitung konzipiert wurde?
S.M: Sagen wir, es handelt sich bei Laško weder um ein Werk, also um eine fertige
Arbeit, noch um eine Performance, also um ein einmaliges Event. Es ist vielmehr eine
Anleitung. Die vorrangige Idee dahinter war aber zu sehen, ob man beim Schwimmen
selbst, durch das reine Tun, einen Schwimmstil entwickeln kann?
H.P.: Warum schwimmen?
S.M: Ich hab die Technik des Zeichnens auf Schwimmbewegungen übertragen. Das war
naheliegend, denn ich schwimme genauso lang wie ich zeichne. Dabei sind mir zunehmend Parallelen aufgefallen. Beim Zeichnen wird man besser, durch die Übung, ebenso
beim Schwimmen, bei jeder Tätigkeit. Es gibt keine Regeln, wie man automatisch besser
wird, man muss es tun. Diese Idee habe ich auf das Schwimmen übertragen. Viele Leute
mühen sich ab, Schwimmstile zu erlernen, aber kaum einer kommt auf die Idee, dass
man auch anders schwimmen könnte. Dabei gab es früher viele verschiedene Schwimmstile.
H.P.: Was ist gegen den Begriff Performance einzuwenden?
S.M: Performance hat oft einen Beginn und ein Ende, wie ein Theaterstück, das nur ein-
Haimo Perkmann: A Lana abbiamo presentato la tuo opera Laško. Ovvero il tuo diploma di laurea, che mostra uno stile di nuoto inventato da te.
Sissi Makovec: In principio uno stile di nuoto non si può esporre. Del resto era proprio
questa la mia intenzione di allora, quando ho concepito la tesi di laurea. Volevo fare arte
senza produrre alcunché. Come tesi di laurea volevo realizzare un lavoro di cui poi non
rimanesse nulla.
H.P. Significa che l’azione e i parametri entro cui è stata realizzata sono un concetto,
simili dunque all’arte concettuale, solo che in questo caso è stato concepito un sistema
anziché una serie di istruzioni alla fruizione dell’opera stessa?
S.M. Diciamo che nel caso di Laško non si tratta né di un’opera né di un lavoro compiuto, e nemmeno di una performance, dunque di un evento unico e singolare. È piuttosto
un’istruzione, una guida. L’idea principale che vi stava dietro era quella di vedere se
nuotando, quindi svolgendo una pura e semplice azione, era possibile sviluppare al
tempo stesso uno stile di nuoto.
H.P. Perché il nuoto?
S.M. Ho trasferito la tecnica del disegno nei movimenti natatori. È stata una conseguenza palese, visto che al nuoto dedicavo lo stesso tempo che al disegno. E così mi sono
venuti in mente alcuni parallelismi. Nel disegnare si migliora solo facendo, lo stesso vale
per il nuotare, per qualsiasi attività. Non ci sono regole in grado di stabilire come sia
possibile migliorare in automatico, bisogna semplicemente farlo. Questa idea l’ho appunto trasferita al nuoto. C’è tanta gente che si impegna a imparare precisi stili di nuoto,
ma a nessuno salta in testa che ci potrebbero benissimo essere modi diversi di nuotare.
Foto: Sonja Steger
mal aufgeführt wird. Ich wollte kein Werk oder einmaliges Ereignis schaffen, sondern die
Aufmerksamkeit auf den Prozess der Herstellung, auf die Arbeit als solche lenken.
H.P.: Was ist so spannend daran, den Prozess des Kunstschaffens zu thematisieren?
S.M: Die Leute sehen ja immer nur das Ergebnis. Wie lange man auch an einer Zeichnung zeichnet, an einem Bild malt, an einer Skulptur arbeitet, die Leute sehen sich ja
am Ende nur das fertige Werk an, nicht die Arbeit, die dahinter steckt. Man entkommt
dem Kreislauf des Werkes nicht, wie sehr man sich auch dreht und wendet. Aber für die
Künstler ist natürlich das Schaffen selbst ein wichtiger, vielleicht der wichtigste Teil, hier
geht es um die Gestaltung, nicht um den Verkauf oder die Verkaufsgespräche.
H.P.: Verstehst du deine Arbeit noch als Zeichnung?
S.M: Na ja, beim Zeichnen hat man viel mehr gestalterische Freiheit. Aber im Grunde
interessiert mich nicht das Verhältnis von Schwimmen und Zeichnen, sondern das Verhältnis von Prozess und Werk sowie das Verhältnis von Sprache und Kunst, das üblicherweise so vage formuliert wird ein uferloser Bereich.
H.P.: Es geht also um Maßverhältnisse?
S.M: Welches sind die Schwierigkeiten, Grenzen und Möglichkeiten, sich einem eigentlich verbal ungeeigneten Feld, dem künstlerischen Produktionsprozess, durch Sprache
anzunähern. Erstens, weil der Prozess des Kunstschaffens in der Besprechung von Kunst
so gut wie immer ausgeklammert bleibt; zweitens, weil er mit Begriffen wie „diffus“
„vage“ in Beziehung gesetzt wird; und drittens weil der Kunstdiskurs mit seltsam anmutenden heroischen Umschreibungen mystifiziert wird.
H.P.: Wie sollte denn deines Erachtens Kunst besprochen oder eben nicht besprochen
werden?
S.M: Gerade der Arbeitsprozess ist weder vage noch heroisch oder unnahbar, sondern
tägliche Arbeitspraxis und Hauptbestandteil und eigentliche Arbeit des Künstlers. Manchmal ist es auch Routine und intellektueller Mittelpunkt des Kunstschaffens. Gesprochen
wird aber immer noch über „die Idee“ oder den „Einfall“ oder noch schlimmer, „den
genialen Einfall“. Dies wird oft als Kern des kreativen Arbeitens verstanden. Aber Kreativität und Kunst sind nicht deckungsgleich. Kreativität ist der viel umfassendere Begriff:
kreativ sein kann man in fast allen Bereichen des Lebens: auch eine neue Art Blumen zu
pflanzen ist kreativ, ein abgewandeltes Kochrezept ist kreativ. Hier sprechen viele Leute
auch irrtümlich von Kunst, so wie Firmen von ihrer „Philosophie“ sprechen. Bei Laško
ginge es vor allem darum, den Produktionsprozess der Kunst in den Mittelpunkt der
Arbeit zu stellen.
Invece un tempo c’erano molti stili di nuoto differenti.
H.P. Che cosa non ti piace del concetto di “performance”?
S.M. Una performance ha spesso un inizio e una fine, come in un’opera teatrale che
viene messa in scena una volta sola. Io non volevo – al contrario di una performance –
realizzare un’opera o dar vita a un evento unico, ma piuttosto richiamare l’attenzione
sul processo di produzione, sul lavoro in quanto tale.
H.P. Cos’è che ti appassiona e coinvolge nel tematizzare il processo di produzione, di
creazione artistica?
S.M. La gente vede soltanto il risultato. Non importa quanto tempo richieda realizzare
un disegno, dipingere un quadro, modellare una scultura, alla fine la gente vede sempre
e soltanto l’opera compiuta, non il lavoro che ci sta dietro. Comunque la si metta, al
ciclo di un’opera non si sfugge. Per gli artisti la creazione in sé è naturalmente una parte
importante, spesso la più importante, la fase di creazione, non di vendita o di comunicazione commerciale.
H.P. Consideri ancora il tuo lavoro come una forma di disegno?
S.M. Be’, sì, nuotando diventa chiaro quanta più libertà creativa si ha quando si disegna.
Nuotando si deve semplicemente obbedire alle leggi fisiche, ad esempio per non andare
a fondo. In linea di principio non mi interessa tanto la relazione tra il nuotare e il disegnare, quanto la relazione tra il processo e l’opera, cui aggiungo quella tra il linguaggio e
l’arte, che solitamente viene formulata in modo così vago come un “ambito illimitato”.
H.P. Si tratta dunque di relazioni proporzionali?
S.M. A me interessano le difficoltà, i limiti e le possibilità nell’avvicinarsi con il linguaggio a quel terreno propriamente inadatto alla dimensione verbale che è il processo
produttivo artistico. Prima di tutto perché quando si parla di arte quasi mai viene preso
in considerazione il processo di creazione artistica; poi perché questo viene messo in
relazione a concetti quali “diffuso”, “vago”; infine perché il discorso sull’arte viene mistificato mediante circonlocuzioni che suonano curiosamente epiche.
H.P. A tuo avviso come si dovrebbe o non si dovrebbe parlare di arte?
S.M. Proprio quando si parla di “processo di lavoro” non siamo davanti né a un concetto vago, né epico, né tanto meno inaccessibile, ma a una pratica quotidiana e a
una componente fondamentale, insomma al lavoro proprio dell’artista. Talvolta si tratta
anche di una routine, o del nucleo intellettuale della creazione artistica. Tuttavia si parla
sempre di “spunto” o di “idea”, o ancor peggio di “idea geniale”, ciò che viene spesso
inteso come il fulcro del lavoro creativo. Ma creatività e arte non sono affatto elementi
congruenti. Quello di creatività è un concetto assai più ampio: si può essere creativi in
quasi tutti gli ambiti della vita: anche piantare una nuova specie di fiori è creativo, anche
variare una ricetta in cucina è creativo. Qui c’è tanta gente che parla erroneamente di
arte, allo stesso modo in cui certe aziende parlano della loro “filosofia”. Ma il punto cruciale di Laško era proprio quello di mettere a fuoco il processo di produzione in quanto
processo estetico.
TÖRGGELEN
Artbrothers Kraxentrouga, Karl Kilian, Meraner Gruppe
Artbrothers Kraxentrouga (Foto: Hannes Egger)
29/09/12
Törggelen, ursprünglich eine Eisacktaler Tradition, wurde zu einem wichtigen Attraktionspunkt der Tourismuswirtschaft im Burggrafenamt. Sobald die Kastanien reif sind und
der neue Wein halbwegs trinkbar ist, stürmen Einheimische und Gäste die Buschenschänke. Die Werkbank lud zum Auftakt der Törggelesaison zu einem Abend mit Performance-Kunst.
Karl Kilian servierte Kebab-Kunst. Gekleidet als Kebab-Mann kredenzte er dem Publikum, was dieses bestellte. Im Angebot standen „Geilo-x“, „Geilo-+“, „Super- Geilo“ und
„Mega Gailo“. Jeder Gast konnten die Dimension des Kunstwerks, Farbe und Zusammensetzung selbst bestimmen. Karl Kilian bereitete die Kebab-Kunst sofort und „frisch“
zu. Die fertigen Bilder nahmen die Besucher mit nach Hause - eine Fast-Food-Reflexion
auf den Kunstmarkt. Karl Kilian: „Sammler wollen eh immer bestimmen, wie groß die
Werke sind und wie sie auszusehen haben“.
Die Artbrothers Kraxentrouga (Armin Mutschlechner und Luis Seiwald) bauten eine
Schießbude auf. Geworfen wurde mit Kastanienigel auf Blechdosen, die mit dem Konterfeis der Südtiroler Landtagsabgeordneten geschmückt waren. Das Publikum konnte seine
eigene Dosenpyramide aufbauen und hatte drei Versuche, diese mit den leicht schmerzhaften Wurfgeschossen umzuwerfen. Die Performance konnte als Omen zur nächsten
Landtagswahl gelesen werden. (Aktion LXII - Wir schießen - Sie fliegen - Ein basisdemokratisches Kunsthappening)
Blutwurst, Knödel und Kraut servierte die Meraner Gruppe (Sabine Auer, Franziska Egger,
Hannes Egger, Sara Schwienbacher und Peter Tribus) in einer kollektiven Performance
und vervollständigte damit den Törggele-Abend. Gekocht wurde in einem Bretterverschlag, der mit einem Förderband einer Obstgenossenschaft versehen war. Servicepersonal war nicht zugegen, diese Aufgabe übernahm das Förderband als „Running Törggelen“. Begleitet wurden die Teller aus der Küche mit Ziehorgelklängen und pfeifenden
Geräuschen eines gespenstischen Volksmusikanten.
Il Törggelen, originariamente una tradizione della Valle Isarco, è diventato ormai un
importante punto di attrazione per l’economia turistica del Burgraviato. Non appena le
castagne sono mature e il vino novello è già pronto per essere consumato, gente del luogo e visitatori ospiti prendono d’assalto le tipiche taverne locali. In occasione del via alla
stagione del Törggelen la Werkbank ha organizzato un’iniziativa di Performance art.
L’artista viennese Karl Kilian ha messo in tavola un kebab d’arte, ovvero una riflessione
sul mercato dell’arte fast-food. Vestito da venditore di kebab ha servito al pubblico tutto
ciò questi ordinava. L’offerta prevedeva „Geilo x“, „Geilo +“, „Supergeilo“ e „Megagailo“. Ciascuno poteva scegliere secondo i propri gusti la dimensione dell’opera d’arte,
il colore e la composizione. Karl Kilian ha preparato così all’istante ed “espressa” la
Kebab-Kunst, ovvero l’“arte in formato kebab”. Alla fine i visitatori si sono portati a casa
dei veri e propri quadri. «I collezionisti vogliono appunto stabilire quanto grandi devono
essere le opere e come devono apparire» questo il commento di Karl Kilian.
Gli Artbrothers Kraxentrouga (Armin Mutschlechner e Luis Seiwald) hanno allestito un
baraccone del tiro a segno. Si trattava di lanciare ricci di castagne contro delle lattine
decorate con ritratti di consiglieri provinciali altoatesini. Ciascuno tra il pubblico poteva
costruire la propria piramide di latta, quindi aveva a disposizione tre tentativi per buttarla giù. La performance poteva essere letta come buono o cattivo auspicio per le prossime
elezioni provinciali. (Azone LXII - Noi lanciamo - Loro volano - Un evento artistico di
democrazia diretta)
Slow food sudtirolese è stato invece servito dal collettivo artistico meraner gruppe (Sabine Auer, Franziska Egger, Hannes Egger, Sara Schwienbacher und Peter Tribus) in una
performance collettiva che ha completato il programma della serata. Le pietanze sono
state cucinate in una capanna di assi di legno separata da tutto il resto e munita di un
nastro trasportatore offerto da una cooperativa di frutta. Non era presente alcun personale di servizio: al suo posto, appunto, il nastro trasportatore. I piatti che uscivano dalla
cucina sono stati accompagnati da fischi e suoni inquietanti di fisarmonica.
Hannes Egger
Hannes Egger
Karl Kilian, Kebab-Kunst (Foto: Sonja Steger)
Meraner Gruppe, Törggelen (Foto: Sonja Steger)
WERKBANK LANA
Am.Via Gries 20
39011 Lana (BZ)
ITALY
http://werkbanklana.wordpress.com