Telos, Fine Xaris Vlavianos, Traduzione di Marina Pizzo
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Telos, Fine Xaris Vlavianos, Traduzione di Marina Pizzo
Telos, Fine Xaris Vlavianos, Traduzione di Marina Pizzo Fine This sad vicissitude of things LAURENCE STERNE, Sermons I Cadde la notte e cadde la voce che parlava si è andata affievolendo finchè non si è spenta del tutto. Hanno dunque continuato le linee ad esistere? Le linee (che aveva scritto per lei) fuori dalla voce? II “Non ancora, eppure sì”, rispose. Sogno egli stesso dentro un sogno. Lo splendore della luccicante trasparenza non ricordava più i singhiozzi della realtà di un tempo. L’assenza si era mutata in pura forma impenetrabile nudità di forma. III Era questa la calma ultima? Niente lo chiamava più. Niente poteva chiamarlo. Tuttavia la voce del sogno… Il già compiuto… (Una volta, un tempo, la sentì, dovrebbe averla sentita, la passione per la poesia il desiderio di esprimere questo invisibile alito.) IV …perché l’amore è preparazione, attesa angosciosa, prontezza creativa: “non ancora, eppure sì”. Allora. Sicuramente. Dentro il primo bagliore quando la necessità di dare uno schema alla sua forma più profonda aveva ancora un senso. Ma ora? “…una vita di ripudi sbagliati, di addi intempestivi, una vita zavorrata con la paura dell’inevitabile disperazione”. Ora che è giunto al confine, dove il giubilo dei giovani - spaventoso giubilo dell’ignoranza si è mutato in assenza condannata ad un fallimento certo? (Sereno si stendeva in quel momento davanti a lui il mare e il tempo segreto della vita scorreva nuovamente nelle sue vene.) V “Tienimi tieni me per tenere il tempo”. (Nell’oscurità avanzò la mano a coprire la bocca del primo…) VI L’amaro ammaliatore gioco con le parole a scolpire senza sosta ancora e ancora. Ah potesse cominciare di nuovo dall’inizio tornare indietro a quell’estate dell’80 quando la poesia si trovava ancora prima della conoscenza. VII “L’armonia deve necessariamente, malgrado tutte le cose che si compiono grazie alla bellezza, deve rimanere prigioniera del nulla, è condannata a servire il nulla perché la realtà vendica la vita, deve vendicarla per estinguere il suo debito attraverso la poesia che la canta”. (Lo sapeva, solo credeva che avrebbe potuto trovare nelle sue fessure una morte tradotta all’indicativo.) VIII Fine. Tutto è finito. Si è persa quell’innocenza (“così attraente in quegli anni”) che lo rendeva schiavo di un’ inutile conoscenza. Si è spento il suo smisurato canto. La voce ubbidirà alla volontà. (…erano distesi e guardavano silenziosi la luna attraverso la finestra scivolare sulla superficie nera. Conoscevano…) (E d’altra parte la notte.)