I Veggenti - associazione pitagorica
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I Veggenti - associazione pitagorica
Torino, 31 Agosto 1950 Bollettino n° 3-4 anno II DELLA MEDIANITÀ I VEGGENTI Nell’era Atomica gli uomini hanno messo a riposo Manzoni; nulla di male per il Manzoni, ma indiscutibile e incalcolabile male per gli uomini che l’hanno così sbrigativamente liquidato. Manzoni, non è il Genio raro, il Cantore della Stirpe, il Vate iniziato e iniziatore; nulla con Manzoni finisce, nulla con lui comincia, non dà il suo nome ad un’epoca, non rivela cose nuove, né dissotterra cose vecchie. Manzoni fa’ assolutamente nulla di tutto ciò, eppure, lo ripetiamo, gli uomini dell’era atomica hanno gravemente sbagliato a dimenticarlo e, questa dimenticanza, non può che procurar loro un incalcolabile male. Il Manzoni è il Cantore del buon senso, del senso comune, di quel buon senso comune che non è grettezza, vigliaccheria, o compromesso, bensì prudenza consapevole, coraggio ragionato e privo di retoriche, senza rigonfiamento apologetico, quindi, il buon senso della gente normale, che può far giungere anche all’eroismo, senza però che si creda di aver fatto cosa eroica, perché in fondo, il buon senso è eroico. Il buon senso è il sedimento calcareo della morale sopra il quale si costruisce l’ossatura delle coscienze umane. Ora la morale non è cosa da prendersi a gabbo, essa rispecchia la Tradizione che si fonda sull’esperienza della sofferenza patita dai popoli. La morale di un Popolo è quanto esso ha espresso di meglio da sé, e che si può sublimare nella santità, ma non avvilire nell’egoismo. Perciò il buon senso è lo specchio semplice che illumina e riflette bonariamente le cose, senza confondersi con il lusso di una cornice dorata, ma che forse è migliore di quello che fa’ inutile sfoggio di sé sopra un caminetto d’onice ove nessuno però pensa di rispecchiarsi. Manzoni è stato cantore di questo buon senso e le sue figure vivono, ancora oggi, con umana carne ed umano sangue. Ognuno di voi conosce e, a volte si riconosce in un Don Abbondio bonario, egoista e pauroso, un Don Rodrigo stupido e prepotente, un Griso subdolo ossequioso e traditore, un Innominato torturato dalle crisi di coscienza, un Fra' Cristoforo battagliero e deciso; una Monaca di Monza tradita (più che dagli altri, da se stessa), una Perpetua chiacchierona, pettegola, ma generosa. In ognuno vi è un po’ di monatto, un po’ di sbirro; un po’ d’azzeccagarbugli; un po’ d’arruffapopoli e, soprattutto, in ognuno vi è una dose abbondante (e veniamo al nostro assunto) dell’indimenticabile Donna Prassede, il personaggio che c’interessa. Nel delicatissimo ed intricatissimo campo della Medianità, le Donne Prassede, purtroppo, abbondano e non vi è peste che le porti via. Voi la ricordate vero? Donna Prassede aveva la mania di fare del bene e voleva in tutto e per tutto obbedire ai comandi del Cielo; il male era che spesso e volentieri prendeva per Cielo il proprio cervello ed a lui obbediva scrupolosamente, senza che minimamente la turbasse il pensiero di essere fuori strada. Nella vita, le Donne Prassede pullulano e, lo ripetiamo, nella Medianità imperversano addirittura. (nota del Maestro all’assemblea) Abbiamo seguito un po’ i nostri lettori dell’articolo precedente, intitolato “Gli Ispirati” e ne abbiamo appunto tratto la dolorosa conclusione che ben pochi ne hanno capito qualcosa. I Più, di colpo sono divenuti ispirati (con quanto pro per la pace domestica, lo lascio dire a voi). Ah! Donna Prassede, Donna Prassede! Sia detto una volta per sempre che fra l’ispirazione e l’esaltazione corre quel divario che c’è tra lo scarabocchio dello scolaretto e le tele di Leonardo da Vinci, tra il trillo dell’usignolo ed il chiocciare della gallina. L’ispirazione procede da Dio e l’esaltazione dal “baco” della personalità che rode quei cervelli che non vengono soccorsi dal buon senso e da un certo dosato umorismo. Gli Ispirati non abbondano, perché all’ispirazione non si giunge gratuitamente, bensì mediante un estenuante sforzo di ascesa, una cosciente, consapevole, volontaria rinunzia a sé stessi, un’ardente carità d’amore che bruci dentro senza consumare e, tutto ciò, non è per le varie donne Prassede... L’Ispirato prima di esigere dagli altri esige da sé e, in qualunque campo la sua ispirazione agisca o a qualunque mèta lo conduca, certo non ha per scopo e per mira alcun bene terreno, od alcuna soddisfazione materiale. Per non citare stucchevolmente i Santi, mi piace ricordare la nobile figura dell’ispirato Maometto che, acceso dal fuoco interiore, non per questo riteneva di esonerarsi dai compiti della tribù e, di sua mano, si rattoppava il mantello, si racconciava le scarpe e viveva, combatteva, soffriva come l’ultimo uomo dell’Islam, nessun altro vantaggio per sé chiedendo e volendo se non che le tribù riconoscessero Allah e credessero al misterioso Annunziatore, “L’Arcangelo Gabriele” che spronava lui, Maometto, alla grande predicazione. Bisogna credere, eccezionalmente, alla propria ispirazione per sacrificare tutto a lei, mentre le varie donne Prassede, alla loro ispirazione sacrificano proprio nulla. Non è facendo il bene comodo che si giunge al connubio con lo Spirito; non esiste alcun decreto legge che proibisca di esaltarsi, ma non ne esistono pure che impongano ad altri di prendervi sul serio. (Inutile specificare che vi sono donne Prassede d’ambo i sessi). Non ripeteremo mai abbastanza come un cervello equilibrato, un animo forte e gentile, una squisita educazione del cuore non solo siano ampiamente superiori ad ogni manifestazione medianica, ma meritino senz’altro la stima e la fiducia degli uomini onesti ed offrano campo accepibile alle più alte speculazioni del pensiero e dell’intuizione. Augurandoci di non avere un’inflazione di veggenti come l’avemmo di ispirati, entriamo adesso in un campo che sarà forzatamente ostico per la troppa tecnica che contiene. Per capire, almeno approssimativamente, il meccanismo della Veggenza è necessario iniziare dalla costituzione iperfisica dell’uomo. Nell’uomo fisico (o microcosmo), abbiamo un riassunto di tutti gli stati fisici e animici della terra. Cioè, abbiamo tre corpi chimici: liquido, solido e gassoso; tre dimensioni: altezza, lunghezza e profondità, tre regni dinamici: regno minerale, regno vegetale, regno animale, tre linee evolutive facenti tutte capo alla biopsiche. Ognuno di questi stati confluisce nell’altro, interferisce e ne è interferito, ma la Legge biopsichica provvede affinché l’armonia non sia rotta. In questo microcosmo vive, pullula e vegeta tutta una flora ed una fauna, dominata e diretta, contenuta e sfruttata da quegli esseri superiori che sono i globuli rossi e bianchi del sangue. Nella vita del corpo fisico l’intelligenza e la volontà dell’uomo hanno ben poco a che fare. Il corpo, come la terra, vive per conto proprio generando in se stesso il calore vitale, disponendosi nella legge alterna che trasforma per mantenere; nel microcosmo avviene tutto ciò che avviene sulla terra; lotta senza quartiere fra esseri che vogliono vivere ed esseri che non vogliono morire. E qui cade acconcio aprire una piccola parentesi. L’uomo ha mai pensato che, ogni giorno, nel suo corpo milioni di esseri viventi sono uccisi da altri esseri viventi? Quindi, prima di invocare Iddio ad immischiarsi nelle guerre degli uomini, non sarebbe bene che almeno capisse la legge di guerra che porta in sé?” Il microcosmo è uguale al macrocosmo; così in alto come in basso; e questo deve essere ben chiaro perché, quando lo avrete capito, capirete anche perché abbiamo affermato che la vita è sacra, ma non è importante, poiché, la vita, come Spirito è ascesa, come materia è trasformazione e, mentre l’ascesa ha, come fine, d’azione l’eternità, la trasformazione si attua nel Tempo e l’importanza del Tempo è quanto vi è di più relativo. L’uomo è un microcosmo, ma è anche un microtheos e, come nel suo corpo ripete la terra che l’originò, così nel suo Spirito serba l’impronta del Dio dal quale proviene. La terra però, non è solo una fredda, pulsante massa di rocce e di zolle, intorno a lei unendola e separandola dallo spazio universo, un solido involucro di radiazioni la circonda e la protegge, isolandola dalle radiazioni solari e dal gelo sidereo distruttori di vita. Così, l’uomo non è solo materia fisica o raggiante entità spirituale, ma è anche una potenza radiante di materia iperfisica, o eterica (l’eterico sta all’uomo come la stratosfera sta alla terra; noi vediamo la stratosfera come un’emanazione eterica della terra stessa e, allo stesso modo, presentiamo l’eterico dell’uomo come un’emanazione radiante della sua materia fisica, che fa parte del suo corpo terrestre e della sua vita umana). Approfondire ora la natura dell’eterico ci porterebbe dall’argomento, ne faremo, quindi, solo un breve accenno. troppo lontani Come la terra è circondata dalla sua stratosfera, così la soma umana (il corpo) è circondata dal suo ovoide eterico, che si irradia, verso l’esterno con raggi flessibili e, verso l’interno con raggi rigidi. Graficamente, questo ovoide si potrebbe rappresentare con un cerchio ovale, esternamente avvolto da una vera rete di morbidi raggi fluenti come capelli e internamente irto di aculei luminosi, come una gigantesca spazzola. Se in questo ovoide vi collochiamo una figura di uomo in piedi con le braccia nella posizione dell’Ipsilon di Pitagora, noi vedremmo i raggi interni convergere perpendicolarmente verso il midollo spinale e seguire, punteggiandolo di aculei luminosi, tutto il ramificarsi del sistema nervoso. Vedremmo anche che, a seconda dello stato di salute del soggetto, questi raggi perdono verticalità e si flettono in quei punti dell’albero cerebro spinale, ove si verificano delle affezioni patologiche. Contemporaneamente, dall’occipite dalla fronte, dalla gola, dal cuore, dall’ombelico, dal pube, dalle surrenali si sprigionano i raggi molli a guisa di filamenti sottili che passano fra gli aculei interni dell’ovoide, escono alla superficie, avviluppandola tutta come una soffice rete di seta di un blu elettrico, mentre gli aculei interni splendono di una fulgente gamma di colori che va dal giallo canarino all’arancione vivido. L’ovoide non ha organi veri e propri, però è come, l’Idea-forma, l’Archetipo degli organi fisici; esso è continuamente assoggettato, traverso gli aculei, alle variazioni d’onda (dal positivo al negativo) della carica energetica del soggetto, ma riceve debolmente le impressioni dei cambiamenti fisici. In altri termini, l’ovoide eterico non è soggetto alla vecchiaia ed alla malattia se non attraverso un’azione psicospirituale. Per l’ovoide, sono più esiziali le malattie immaginarie che non quelle fisiche, se ne ha una prova nel fatto che, qualunque eccitazione eterica (in qualunque modo avvenga), ha come risultato l’improvvisa ed, a volte, inspiegabile guarigione di fatti patologici interessanti il corpo, mentre, l’idea fissa di una malattia impiega un certo tempo a dare dei sintomi fisici corrispondenti alla stessa. Non avendo il corpo eterico che “idee” di organi, è chiaro che parlando di vista eterica, bisogna intendersi. Non esiste un vero e proprio organo della vista eterica, un occhio eterico capace di attrarre e di emanare fotoni e, traverso gli stessi, creare immagini. Le immagini sono nella materia grigia, non in quella bianca ed i cosiddetti sogni ad occhi aperti, non sono altro che una interiorizzazione cerebrale, mediante la quale l’uomo ri-penetra nel suo cervello e assiste al suo film immaginifico di cui è al contempo la macchina da presa, quella di trasmissione e lo schermo. Nella materia grigia le sensazioni si mutano, per acquisizione atavica, in immagini, quindi il semplice suono della parola “fuoco” crea in essa un luccicare di fiamme, mentre, nel cervello eterico (che ha il suo organo corrispondente nella materia bianca del midollo spinale), la stessa parola non suggerirà alcuna immagine; provocherà invece una radiazione che, proiettandosi traverso il ramificarsi dei gangli nervosi sino al cerebro e risvegliando al passaggio le memorie ataviche cellulari, genererà nella materia grigia l’immagine del camino acceso, del rogo sfavillante, del vulcano in eruzione. Perciò qualunque racconto riferito alla vista eterica, per esser vero, dovrebbe essere un racconto scevro di immagini, perché le radiazioni e le vibrazioni non hanno immagini. Non hanno immagini, però le suscitano, e il Radioestesista che riceve quelle vibrazioni ha, per associazione di vibrazioni similari, la visione introspettiva di quanto voleva conoscere. Questa visione non è ancora immagine, ma lo diverrà fatalmente per la necessità di comunicarla mediante parole ad altri uomini. Il veggente eterico se esteriorizza le sue sensazioni, non può farlo senza creare immagini e, creando immagini, non può impedirsi di interiorizzarle così che, esse, passando al cerebro gli diano l’illusione visiva di cose e di fatti che possano essere una esteriorizzazione dei suoi bisogni ed istinti più profondi, (avremo così le tentazioni ossessive di San Gerolamo, di Sant’Antonio con sensuali comparse di belle donne e diavoli orripilanti); oppure possono essere una rievocazione, una rielaborazione di stati psichici sublimati, allora si avrà la visione di cose trascendenti, di Idee-madri subliminali che, purtroppo, debbono pur sempre riespresse traverso la forma. Così l’Immacolata Concezione il più alto concetto della creazione Divina, la più folgorante intuizione che abbia fatto fremere di amore e di terrore lo spirito umano, si rielaborerà, per la veggente di Massabielle nella visione corporea della Bianca Signora, concetto creato dalla Mente di Dio e proiettato in un cervello umano che lo ha reso evidente in una forma compatibile. Al folgorare della prima intuizione altri stati seguirono, altre correnti eruppero per la piccola veggente, tra le quali la rabdomanzia e la veggente eterospirituale diviene una veggente psichica. Da lei promanò una formidabile carica di energia positiva che si comunicò all’acqua. Il dolore, il bisogno, fecero il resto e nacque la fede; il ciclo del “dolore-aiuto” si aprì per la sua carne dolorante ed inferma, mentre la sua mente sbalordita cercò di capire ciò che non si può, capire cosa volesse Iddio, proiettando nel mondo delle forme la più pura, la più astratta, la più antica e al contempo la più nuova, delle Idee. L’IMMACOLATA CONCEZIONE, è un dogma acquisito e sancito dalla Chiesa, e dogma significa “verità di fede” che noi non mettiamo affatto in dubbio, anzi confermiamo nel più assoluto dei modi, ma non basta credere, non basta accettar di credere. Cosa voleva la Bianca Signora dalla piccola Bernadette? Quali erano i malati che Ella voleva risanare? Qual è la lebbra peggiore d’ogni altra per guarire la quale lo stesso mondo degli Archetipi si commuove? Noi crediamo alla Bianca Signora, ci crediamo sì, ma non sappiamo cosa venne a chiederci, né se l’abbiamo obbedita! La vista eterica non è tanto diretta verso visioni fisiche, ma ad entrare in comunicazione mediante vibrazione sintonica con il mondo archetipo, traverso le grandi correnti di pensiero che precedettero e seguiranno l’epoca, attuale. Traverso la visione sintonica, il veggente eterico si colloca in un presente trascendentale e poggia, come un Giano bifronte, fra la conoscenza e l’intuizione, fra ieri e domani, allora, nella disamina delle Idee, intuisce gli eventi e vede, proiettato in un vuoto pneumatico, quanto avvenne come se stesse avvenendo, ma lo vede nell’essenzialità, cioè fuori dal Tempo-Spazio e fuori dalla forma, così da non essere, lui stesso, ben certo se vede o pensa, soprattutto se, quanto è in lui, è reale nelle tre dimensioni fisiche o è reale in una dimensione superiore, inarrivabile e inconcepibile alla coscienza umana. San Giovanni della Croce esprime bene questo stato quando dice: “Vedevo non vedendo e, non udendo udivo, in uno spasimo dell’Essere che non era neppur dolore, in una tensione che era abbandonato rilassamento, in un moto così veloce da sembrare l’immobilità piena” Nietzsche, Kant, Schopenhauer ebbero, in tal modo, le più folgoranti visioni del loro genio e giunsero a quel silenzio, pieno di tuoni, ove non si ha più coscienza e non si ha ancora indiamento. Definire le opere di questi pionieri come un risultato tecnico di contatti eterici, sarebbe fantasticare, ma le più vere ed incisive pagine dei loro volumi le concepirono e le elaborarono in uno degli stati eterici su descritti. Come certamente in quello stato si portarono tutti i grandi Alchimisti per adire ai segreti astrali (altissima ricerca spirituale), mascherata, solo per gli sciocchi con il mito della Pietra Filosofale. Così Alberto Magno, il Lullo, il Cardano, lo stesso Flamel realizzarono conoscenze di molto superiori alle possibilità dei loro tempi, proprio mediante la vista eterica che, trasformando per loro la coscienza del passato in consapevolezza presente, permise loro di adire ad ogni più alta speculazione matematica ed astrologica (Astrologica perché se negli Astri non è scritto il nostro avvenire, in essi certo è scritto il nostro passato). Ma questi libri della Biblioteca dei Cieli, non sono dati in lettura al primo venuto. L’astrologia non è competenza di maghi e maghette. “Vagliami il lungo studio e il grande Amore” dice il divino Poeta e, in questo verso, è racchiuso uno dei più noti segreti ermetici, cioè: umiliazione e fatica per il corpo, sottomissione e tormento per lo Spirito; ecco la moneta che si paga sulla soglia della conoscenza. Sofia si conquista e si acquista, ma non la si trova all’angolo della strada: voler giungere alla vista eterica senza Sofia, è così assurdo come il voler volare senz’ali. Da quanto abbiamo detto sin qui, vi sarete resi conto che la facoltà della veggenza sale dal profondo. Per essere ispirati bisogna essere Santi, ma per essere veggenti bisogna essere Saggi e Santi, soprattutto, insistiamo sul concetto che la Veggenza non riguarda tanto la forma quanto l’Idea. Idea che viene elaborata faticosamente in un vuoto psichico, ancor più profondo dell’anima. Ma ci sembra di sentirci domandare: “Come avviene questa comunicazione? Traverso quale meccanismo ciò accade in organismi viventi? Tutto quanto possediamo di descrittivo sui veggenti psichici, dobbiamo ritenerlo ciarpame? Cominciamo a rispondere alla prima domanda. Chi ha presente l’ovoide da noi descritto ha presente il suo duplice aspetto esterno e interno: blu il primo, arancione il secondo. Il primo costituito da sottili filamenti eterici che promanano dai sette grandi centri nervosi dell’uomo e avvolgono l’ovoide in una sorta di morbida rete. Questi sottili filamenti si espandono nell’oceano eterico (come i filamenti della Medusa si espandono sul mare) ed è qui che avvengono i contatti spirituali che, fluidamente, saranno poi trasmessi ai sette grandi centri nervosi e da questi si dirameranno, secondo la loro natura, alla materia bianca o alla materia grigia. E’ logico pensare e conseguentemente capire, che chi emette più filamenti eterici riceve di più ed emette più filamenti eterici chi vive una vita spirituale intensa, quindi poco rivolta alle cose materiali, per cui i Santi e gli Scienziati (puri), sono i più indicati per questa ricezione. Come un seme sbocciato, per sua sfortuna, in una buia cantina manda verso la luce, pallidi, esili e lunghissimi steli, così l’essere spirituale può tuffarsi nell’oceano della conoscenza eterica mediante i fili sottili che il suo desiderio emana spremendoli dal fuoco segreto che è in lui, cioè la vita fisica. In quest’argomento gli antichi cristiani ne sapevano assai e il simbolo del Pesce, da loro adottato, racchiudeva questa verità: come il pesce nuota nell’acqua, così l’Anima nuota nell’eterico. Esseri grossolani e materiali sono quasi del tutto privi di filamenti eterici, il che inibisce loro di addurre a qualunque sensazione non meramente corporea. L’ovoide pur essendo materia iperfisica, sottilissima, fluidissima, è pur sempre materia, per cui chi è dotato della vista psichica o animica può, in talune condizioni, vedere l’ovoide e conoscere, traverso una lunga pratica, lo stato spirituale di chi vi è racchiuso, proprio dall’abbondanza, dalla scarsezza o addirittura dall’assenza dei filamenti eterici blu; cosa importante da tener presente. I filamenti eterici blu, lo ricordiamo, sono materia in ascesa, mentre gli aculei arancione sono materia in discesa. Cerchiamo di spiegarci meglio: i filamenti eterici emanati dall’uomo sono la volontà di essere che, come primo impulso, generò l’energia e la concretò nella materia densa. Compiuta la sua traiettoria questa particella energetica ricomincia il viaggio di ritorno, quindi tende sempre più a raffinarsi per svincolarsi dalla materia densa e, ritornare energia, per ridivenire impulso primo e rientrare nell’unità assoluta (come un vortice, che dal mare sollevi una massa d’acqua per poi scaricarla sotto forma di pioggia sopra quegli stessi ghiacciai dai quali traverso i fiumi ritornerà al mare, la radiazione eterica trascina seco le più nobili passioni dell’uomo e pure le ignobili, purché non siano collegate, come scogli, alle leggi della materia). Paragonerei invece gli aculei arancione (diretti verso dall’esterno verso l’interno dell’uomo) a dei veri e propri raggi cosmici, infatti, come i raggi cosmici, essi perdono la positività e diventano negativi non appena sono posti a contatto con la materia fisica. Questi aculei sono energia in discesa, potenza in involuzione scagliata verso la materia densa e posta a contatto con la stessa mediante la presenza dell’uomo. Una fra le molteplici missioni dell’uomo (ben rappresentata dalla visione della scala di Giacobbe), è proprio quella di essere, contemporaneamente, un apparato di trasmissione e di ricezione fra la materia in ascesa e l’energia in discesa. Ecco perché sostenemmo che anche la più indifferente azione dell’uomo, è sacrale. Come l’essere spirituale ha un maggior numero di filamenti eterici il cui colore varia da un blu elettrico sino ad un bianco puro, così l’essere materiale, ha un maggior numero di aculei il cui colore varia dal giallo solare sino ad un arancione quasi purpureo che segna il più basso punto d’involuzione. Inoltre, l’essere spirituale sarà sempre più portato verso la speculazione filosofica, l’indagine scientifica, l’escatologia, la matematica, anelando all’astratto. L’essere materiale avrà invece molto buon gusto, senso pratico, avidità di vivere, piacere estetico, senso artistico e, nell’arte, preferirà tutto ciò che manifesta e concreta la forma (pittura e scultura), cioè cercherà di rendere solido, di condensare in linee, note e colore quanto colpisce i suoi sensi. Anche nel corpo fisico si possono notare delle differenze: l’essere spirituale sarà generalmente dolicocefalo del tipo biondo linfatico; l’Essere materiale sarà brachicefalo del tipo bruno sanguigno. E’ bene però avvertire che le eccezioni sono tante da costruire addirittura un terzo tipo fisico a sé, ossia il dolibrachicefalo castano, tipo che sta invadendo la terra e, quasi, ne viene a costituire la normalità. Questa specie è coniugabile vantaggiosamente sia con il tipo bruno che con il tipo biondo; non è molto longevo, ma è molto resistente alle malattie e possiede grandi facilità di acclimatazione, sia fisica che psichica. L’amore alla vita è temperato da un’ansia di ricerca che fa sì che non tema molto la morte; il suo sentimento mai diviene debolezza, come l’aggressività è difficilmente diventa crudeltà. In questo tipo fisico abbondano le facoltà iperfisiche, però sempre equilibrate dalla praticità scanzonata, propria del brachicefalo. Con queste nozioni vi sarà ormai facilitato il compito di discernere quanto può essere provocato da un anelito verso l’alto, o da una precipitosa spinta verso il basso, ma soprattutto vi sarà chiaro perché, in realtà, la vista eterica non abbia alcuna relazione con l’immagine, né possa in modo alcuno crearla, poiché le onde che vanno sono ormai spoglie di vibrazioni materiali e le onde che vengono non ne sono ancora rivestite. L’immagine, quale l’uomo concepisce e realizza, mediante la quale pensa non è un prodotto eterico, bensì un prodotto mentale. Abbiamo spiegato che nell’uomo vi è riunito il microcosmo e il microTheos. Il microcosmo lo abbiamo visto sia nel suo aspetto fisico che nel suo aspetto iperfisico, abbiamo anche visto come il corpo corrisponda alla terra e l’ovoide corrisponda all’involucro stratosferico e, come nel corpo si attui tutta la manifestazione condensata dell'energia, mentre nell’ovoide quest’energia è ancora allo stato quasi puro. Abbiamo ancora visto che, nella stratosfera, vi è tutto un intersecarsi di vibrazioni, irradiazioni, di diversa gamma d’onda che, per essere captate, debbono incontrare il mezzo sintonico di ricezione; (come la radio traduce, in suoni, le onde che vengono trasmesse) il cerebro dell’uomo traduce continuamente le sensazioni, che riceve, in immagini. Il microtheos invece, è il quid spirituale, il raggio primo che vive nell’uomo e, mediante il quale, l’uomo differenzia se stesso da ogni forma similare di vita per ergersi, fra il cielo e l’abisso, quale unico mediatore (ed attuatore) per la discesa agli inferi e per il ritorno al Padre. Questo “quid spirituale” che è la coscienza di essere (“Ego sum” io sono); si scinde in due grandi principi collegati fra di loro da un terzo principio di natura ancor più sottile di quella eterica che sono: “Il mentale concreto ed il mentale astratto” e fra i due (come una tensione di superficie che separa le masse Oceaniche dalle masse Atmosferiche), vi è il corpo animico o psiche (l’anima, in una parola), quella parte che sopravvive alla morte del corpo fisico e che spesso, alla morte del corpo fisico, si appropria dell’involucro eterico e, galvanizzandolo, lo mantiene non solo in vita ma, per il principio del mentale concreto che è pure in lui, lo condensa, tanto da renderlo quasi corporeo, sì da renderlo sensibile persino ai sensi fisici. E qui entriamo in un piano dove la veggenza, seppur abbia nulla a che fare con la ricezione eterica, diviene però più accessibile alla mente comune ed alla comune conoscenza. Qui è però giusto chiamare visionari e non veggenti coloro che comunicano mediante la luce astrale. La luce astrale (o luce mentale), è la vibrazione del corpo animico che si rende percettibile all’uomo mediante un’azione di eccitamento sulla glandola pineale, la quale invia al cervello delle sensazioni che possono essere ricevute e immediatamente tradotte come ideogrammi, per cui, si ha una sorta di visione interiore nella quale il visionario si affissa e si astrae. Per far questo è a lui necessario un mezzo di concentrazione qualsiasi, un bicchiere, uno specchio, un’immagine religiosa o anche un mazzo di carte da gioco, dopo di che egli “vede”, con una sorta di occhio interno, un susseguirsi di immagini. Questi Ideogrammi possono anche non venir elaborati dal cervello ma, come in una specie di sistema televisivo, proiettati, per mezzo dei fotoni che escono dagli occhi fisici, contro qualunque campo che possa fare da schermo, quindi contro qualunque superficie fortemente illuminata o molto scura (il visionario, in questo modo, percepisce l’immagine come fosse un qualunque oggetto materiale). E’ importante constatare come, in genere, tali visioni tradiscano la loro origine mentale o animica proprio per il lusso di particolari immaginifici che le accompagnano. Si ha una vera e propria condensazione del simbolo in una cristallizzazione schematica dell’idea. Queste visioni, interiori o esteriori che siano, sono sempre, lo ripeto, d’origine mentale, quindi, il visionario o vede la riproduzione cinematografica del suo pensiero, del suo concetto, o s’immagina di vedere quanto un’altra mente, incarnata o disincarnata che sia, vuole che egli veda, azione questa nettamente suggestiva, quindi sia nel primo come nell’altro caso, egli non può esser certo del vero. Egli vede ciò che vuole, o ciò che deve vedere; vede sempre suggestionato da un incubo che può essere il suo pensiero, oppure un pensiero animico che egli riceve e, inconsciamente, trasmette. Questo spiega l’enorme babele di racconti, tra loro contradditori di tutta una categoria di veggenti, visionari, estatici, eccetera, eccetera. Lettura noiosa, se pur proficua, è la narrazione delle visioni dei santi, creature più che in buona fede, ma che, dalle loro descrizioni, è assolutamente impossibile trarre la menoma concordanza. Per Caterina da Siena lo Sposo Divino è un’ascetica evanescente figura bionda, circondato da luce soffusa che vela i suoi lineamenti. Chiaro qui l’influsso dei pittori pre Raffaelliti, toscani e umbri, tipo Beato Angelico o Giotto. Per Santa Teresa d’Avila, Gesù è un bell’Uomo del tipo saraceno, biondo con magnifici occhi magnetici e mani nervose. Per Maria Margherita di Cortona, Gesù è il torturato del pretorio, sanguinante e quasi irriconoscibile. Per Maria Margherita Lacoque, Gesù è una figura imperiale dai capelli castani, dalla barba folta e nelle mani un cuore di fuoco. Insomma, c’è chi vede Gesù sbarbato, chi con il pizzo, chi con la barba intera, chi con barba e baffi, chi giovanissimo, chi virile; per l’una è biondo, per altre è bruno, per altre ancora castano, per non parlare poi degli attributi, dei tipi d’abito e dei colori degli stessi che variano sino all’inverosimile. Sulle visioni riguardanti la Madonna, le discordanze non si contano più, addirittura, esistono tanti tipi di visione della Madonna quanti sono i quadri usciti dalla fantasia e dal pennello dei pittori. Sulle figure spirituali angeliche e diaboliche, il caos ha libero sfogo. La rappresentazione scomoda pazzamente tutta la flora e tutta la fauna, per dare ali, code, grinfie, corna, volti, colori, attributi: ogni cellula da’ il suo ricordo atavico ossessivo, per far, di tutto ciò, un vero calderone delle streghe. A tutta questa brava gente, lanciata nella più frenetica “avventura visiva”, non passa assolutamente per la mente d’essere vittima di un gioco di illusioni che essa stessa fa’ ai suoi danni, anzi, più le visioni sono strambe, più si convince di vedere il vero, ritenendo impossibile anche solo immaginare ciò che “vedono”: Ingenui; ma come si può asserire, con tanta calma e sicurezza, l’assurdo, quando basta un’approssimativa conoscenza della realtà spirituale per far cadere tutte le visioni come un castello di carta? E qui mi viene acconcio una bella leggenda Buddista: “Una volta uno scolaro del Buddha fu in visione trasportato nel regno degli Dèi, e vide Sakko, il re degli Dèi, che stava istruendo un coro di cinquecento Dèità in un salone fantasmagorico ove erano riunite ogni sorta di dovizie e di splendori ma, non appena l’allievo pronunciò la sacra sillaba “Ohm!”, Sakko, i suoi Dei e tutte le magnificenze fantasmagoriche svanirono nel nulla”. Richiesto poi spiegazioni al Maestro, sentì rispondersi dal Perfetto Svegliato: “Ciò che non è reale svanisce sempre innanzi a ciò che è reale. Se in te non è volontà di essere ingannato, nessuno potrà ingannarti. Sakko e i suoi Dèi esistono certo, ma ciò che è Spirito non ha materia e ciò che è materia non ha Spirito. Impara, allievo, che il desiderio crea la fantasmagoria per compiacerti e la conoscenza l’annulla per liberarsi”. Chi si compiace in visioni non è mai un veggente eterospirituale, al massimo giunge ad essere un veggente psichico o animico, quindi cade in tutte le trappole della creazione mentale concreta. Ma, fra i veggenti eterospirituali e i veggenti animici, esiste una specie intermedia molto interessante; sono i lettori delle cronache dell’AKASHA. Chi sono costoro? Una digressione è necessaria: “Nulla si perde tutto si ripete”, suona la parola della legge. La luce siderea è un’insaziabile fotografia e, lo spazio curvo, è un vero deposito di fotografie. Nel mondo delle radiazioni esistono raggi assai più veloci della luce, ma ne esistono altri di una lentezza incredibile; raggi che impiegano millenni per percorrere il periplo della terra, milioni di millenni a colmare il tragitto fra la terra e il Sole, miliardi di millenni per raggiungere la più vicina stella fissa. Questi raggi portano inciso nei loro elettroni, come su minuscole lastre fotografiche, tutto quello che avvenne. Perciò chi riesce a porsi in sintonia con questi raggi, vede scene accadute miliardi di millenni or sono, come se accadessero in quel momento, e può, in tal modo, divenire un vero storico astrale. Per questo tipo di veggenza, ieri e domani, non sono che un unico oggi, e lo storico astrale potrà, senza stupirsi, assistere alle più fantastiche novità terrestri con la calma di chi già vi assistette. In questo senso, si può anche credere a taluni che affermano di essere stati contemporanei di Alessandro Magno o di Gesù Cristo. Indipendentemente da qualunque reminiscenza di vite antecedenti, costoro possono essere invece degli storici astrali e non mentono affermandosi contemporanei di questi personaggi poiché tutto conoscono di loro come se realmente avessero vissuto, non solo nella stessa epoca ma, addirittura insieme. Il Conte di San Germano, Cagliostro, la Blavatsky, il Vescovo presbiteriano Leadbeater e da ultimo il più serio, il più equilibrato, il più degno di fede di tutti, Steiner, furono storici astrali Dopo quanto abbiamo detto crediamo sia ormai chiaro tutto il bene e tutto il male della veggenza, la molteplicità delle sue manifestazioni, ciò che è oro e ciò che è orpello. Veggenti non si nasce, si diviene, e si diviene con il lungo studio ed il grande amore. Ma attenti alle visioni esaltanti del cervello in ebollizione, attenti a credere a chi dice di vedere, ma anche a chi, in effetti, vede, perché se la visione è materiale ed è rivolta alla materia, essa null’altro è se non un inganno animico (cosciente o incosciente che sia). “Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Iddio” dice Gesù. Questa è, fra le beatitudini, la più impegnativa in senso spirituale. Purezza di cuore è comunione con Dio, purezza di cuore è visione del vero, purezza di cuore è liberazione dalla forma, ma chi è puro di cuore? E’ puro di cuore colui che ha rinnegato se stesso, abbracciata la sua croce ha seguito il Maestro. Puro di cuore è colui che, scevro dall’egoismo, libero dalle personalità, arso dalla carità, s’invola verso la vetta più impervia per poter come l’Aquila giovannea, fissare il sole del nuovo dì. I.S. *************