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Paesaggio agrario di risaia di Giampaolo Bonora, dicembre 2010 1. La risaia è un tipo di paesaggio agrario. Per la pianura bolognese e ravennate - e per l'economia dei rispettivi capoluoghi - è stata tanto importante che non sono certo mancati studi approfonditi. E' già stato detto tutto il possibile? Conosciamo già ogni documento? Possiamo affidarci tranquillamente alla storia già scritta e passare ad altro? A Bologna molti sanno che cinquant'anni fa Renato Zangheri aveva studiato proprio cos'era successo nelle campagne bolognesi tra la rivoluzione francese e il Risorgimento; circa un anno fa abbiamo già ricordato in questo blog che proprio alle risaie aveva dedicato uno studio specifico, Il dibattito sulle risaie bolognesi agli inizi della Restaurazione, pubblicato nel Bollettino del Museo del Risorgimento nel 1960. Poco prima di lui, Luigi dal Pane aveva per così dire indirizzato i suoi più giovani collaboratori pubblicando un breve contributo su un analoghe vicende nel ravennate. Di che dibattito si trattava? Per restare ai nostri dintorni e farla molto breve, con l'arrivo dei francesi gli uomini nuovi, i borghesi innovatori di cui era il prototipo l'avvocato Antonio Aldini, erano saliti ai vertici del potere economico e politico bolognese, lanciandosi in speculazioni tra le quali una delle più redditizie era la conversione a risaia delle coltivazioni asciutte, che precedenti legislazioni spesso vietavano o limitavano. La speculazione personale di Aldini a Galliera non gli riuscì altrettanto bene di altre sue e altrui, ma nel complesso Zangheri nello studio citato ricordava che in pochi anni: Nel Bolognese, durante l' "età d'oro delle risaie", l'età dell'occupazione francese e del regno napoleonico, spezzati i vincoli proibitivi, la coltura del riso si estende da 5.000 a circa 28.000 tornature sostenuta da attese di una rendita pari a sei volte quella tradizionale di canapa e grano: a patto di disporre dei capitali necessari e delle competenze di gestione per la necessaria regimazione idraulica. In una pianura storicamente assilata dal problema dello scolo delle acque, dove ancora restavano valli naturali, sembrava un progresso ragionevole, anche se osteggiato dalla maggioranza dei proprietari. Era tuttavia una trasformazione tutt'altro che indolore, sia perché "i miasmi" erano ritenuti portatori di malaria ed infezioni (non si sapeva ancora della zanzara anofele, in ogni caso la mortalità effettivamente aumentava), sia perchè le diverse esigenze di coltivazione mutavano l'assetto sociale delle campagne aumentando il bracciantato e il precariato e riducendo gli spazi delle famiglie contadine. Zangheri analizzò in particolare un episodio del dibattito condotto a suon di opuscoli anonimi (uno dei quali attribuibile all'Aldini stesso), tra i vecchi proprietari conservatori, critici della "risomanìa" e i nuovi borghesi arricchiti, alle prime difficoltà con il tramonto della stella francese. Concludeva il suo studio del 1960 indicando il motivo immediato di quel dibattito: 1 Le risaie hanno introdotto un elemento di turbamento nella vecchia agricoltura, sovvertendo il tradizionale regolamento delle acque. E la classe dei proprietari fondiari si è divisa secondo gli interessi favorevoli o contrari. Ma altri motivi più generali e profonde inquietudini battono alle porte. La risicoltura ha portato nelle campagne bolognesi all'aprirsi del secolo i primi fantasmi di una sovversione dell'antico assetto produttivo e della fine della mezzadria, del diffondersi del bracciantato. Negli anni della Restaurazione si cercherà di evitare che quei fantasmi vengano sia pur timidamente evocati. E' il modello di storiografia a cui la generazione oggi non più giovane è stata abituata: studiare gli alberi con la mente alla foresta (ci si passi la metafora vegetale), cercare la forma locale delle grandi trasformazioni. Non di rado in polemica con gli eruditi locali, gli storici cominciarono allora a usare regolarmente strumenti analitici non immediatamente familiari ai cultori delle lettere classiche: la statistica, le testimonianze della storia orale e della cultura materiale, la cartografia. Zangheri stesso, nel 5° volume della "Storia d'Italia" Einaudi, che ha per oggetto "I documenti", redasse l'articolo su I catasti nel 1973. Da allora sono passati pur sempre più di trent'anni, in cui gli storici sono aumentati, le pubblicazioni e le esposizioni sono proliferate, le tecnologie sono progredite. E ovviamente, il dibattito degli specialisti sulla storiografia si è enormemente arricchito: oggi, solo per fare un esempio, non possiamo non aver presente il dibattito che c'è stato sulla microstoria; d'altra parte, ci sono stati anche sviluppi discutibili, come valorizzazioni abbastanza casuali che hanno fatto tornare alla mente il tempo degli eruditi locali. Quel breve saggio di Zangheri di cinquant'anni fa (che poi era il suo contributo a un convegno dell'anno precedente su Bologna e l'età del Risorgimento) poneva il problema della relazione fra un tipo di paesaggio agrario e la grande storia, se vogliamo chiamarla così: quella delle rivoluzioni, degli eserciti, dei potenti, delle classi dirigenti. Scendendo di scala, e scendendo dal tipo di paesaggio al paesaggio concreto (dalle risaje bolognesi ad uno specifico paesaggio di risaia) quella relazione diventa ancora più ricca e complessa. Il materiale non manca, la storia si fa interessante. 2. Recentemente in un archivio privato ci è capitato per le mani un opuscoletto a stampa di inizio Ottocento dal titolo Raccolta di alcune disposizioni governative in materia di risaje, valli e derivazioni d'acque stampato a Bologna dalla Tipografia Compositori nel 1817. Comincia con un Decreto sulle risaie del 3 febbraio 1809 firmato da Napoleone, applicativo di uno precedente del 5 settembre 1806 che all'articolo 78 diceva sarà fatto un regolamento per istabilire le distanze minime delle risaie dai centri abitati, ché evidentemente le proteste avevano cominciato a preoccupare anche l'Amministrazione del Regno d'Italia. Seguono due documenti, del 1809 e del 1812, del Prefetto del Dipartimento del Reno. 2 Partiti i francesi e a Bologna restaurato il potere temporale della Chiesa, non è più tempo per la difesa delle risaie o i temporeggiamenti: così abbiamo la Notificazione di Giacomo dei Principi Giustiniani, Prelato domestico di N.S. Referendario ... Delegato Apostolico ... , del 5 febbraio 1816, che dice: Egli è a nostra cognizione, che molti proprietari di terreni hanno attivato arbitrariamente delle Risaje e valli Artificiali senza le debite concessioni e chiede loro di esibire il diritto di derivar l'acque. A partire da qui le disposizioni governative si fanno serrate: il 29 marzo 1816 si ordina che venga istituita una Commissione apposita il cui ufficio sarà quello di sorvegliare con tutto il rigore l'osservazione delle leggi; il 21 maggio dello stesso anno si notifica l'intenzione di frenare le troppo estese coltivazioni delle Risaje e si dà un termine per raccogliere reclami. Infine il 16 agosto 1816: ... si dichiara e si ordina: I. Tutte le risaje e valli artificiali nell'attuale loro estensione sono divise in tre classi. La prima di quelle , che per ragioni urgenti di salute pubblica sono immediatamente soppresse dopo il raccolto pendente del 1816. La seconda di quelle , che ... dovranno nello spazio di tre anni dalla pubblicazione della presente Notificazione , essere convertite in altro genere di coltivazione. La terza di quelle, che per la loro situazione idraulica non sono peranche in istato di esser poste a buona coltura, e vengono perciò mantenute sino a che non cambj tale situazione. (...) III. Oltre le risaje e valli artificiali comprese nella prima classe del detto elenco, vengono ancora soppresse, dopo il raccolto pendente, tutte quelle che non potendo essere irrigate da acque perenni sono munite di cassa, ricettacolo o valle artificiale destinata a contenere le acque de'torrenti e degli scoli per supplire alla mancanza di acque perenni. IV. Inoltre sono soppresse dopo il raccolto pendente tutte quelle risaje e valli artificiali , che derivano acqua da scoli e fossi non perenni, e quelle che si alimentano di acque scolatizie di altre risaje o valli artificiali, quand'anche queste acque fossero perenni. (...) XII. Per l'avvenire non si permettono risaje e valli artificiali nelle terre di scolo felice, atte all'arboratura con viti, o alla coltura di cereali, legumi, canape, ed erbaggi. I 27 articoli della Notificazione comprendono anche la sospensione per un anno di ogni concessione di risaia o valle artificiale per dar tempo ai periti ingegneri di rilevare la pianta delle terre soggette all'espansione delle acque; ci sono inoltre diverse prescrizioni idrauliche e perfino di edilizia rurale, e infine una minuziosa classificazione delle risaie, dettagliatamente individuate, generalmente con riferimento ai corsi d'acqua e agli scoli che le alimentano, all'orgine accompagnata da cartografia a colori. 3 Aggiungiamo che si tratta di vicende abbastanza note, tanto che perfino Piero Bevilacqua nel suo libro del 1996 Tra natura e storia: Ambiente, economia, risorse in Italia, parlando dell' "ecosistema" della risaia cita in nota gli Atti di una Commissione Speciale per le risaie bolognesi del 1816 (vedremo poi che non è precisamente questa ma una sua evoluzione, diciamo cosi). Ovviamente la storia poi prosegue, le risaie sia pure ridotte continuano ad essere importanti, come mostra anche la Carta Topografica Austriaca stampata nel 1851 ; la borghesia cittadina continua a investire, al Bentivoglio arriveranno i Pizzardi, Luigi sarà il primo sindaco di Bologna nell'Italia unita. Nel 1866 il nuovo stato italiano si preoccuperà di fare la propria legge per disciplinare la lotta che da secoli si combatte fra igienisti e risicoltori, lasciandola però a lungo inapplicata, come ebbe a scrivere nel 1905 il Dottor G. Ercolani, autore di un Manuale Hoepli su La malaria e le risaie in Italia, che la definì imperfetta e manchevole. Le risaie troveranno una nuova età dell'oro, almeno nel bolognese, passando dai 5.082 ettari del 1841 (misura di poco inferiore alle citate 28.000 tornature citate da Zangheri) a 8.575 ha. all'inizio degli anni Settanta dell'Ottocento, come ci dice la tabella a pag. 65 della Storia delle campagne padane dall'Ottocento a oggi di Franco Cazzola. Ma non è la storia della risaia che qui vogliamo fare, anche se sta sullo sfondo del pezzo di terra a cui dedichiamo le nostre attenzioni. Al di là di rinvenimenti più o meno fortuiti di documenti all'insegna di quella che gli inglesi chiamano serendipity (la propensione a fare fortunate scoperte cercando qualcos'altro), ci sembra che cinquant'anni fa Dal Pane e Zangheri avessero impostato una linea di storia del territorio che ci è utile ancora oggi. Zangheri approfondì allora l'aspetto dei conflitti fra i gruppi dominanti della città, e tra questi e la popolazione rurale, in stretta connessione con la storia del potere locale e con le esigenze "autoritative" di regimazione idraulica. Su quei conflitti si innestarono atti molto precisi di governo del territorio, e scelte produttive condizionate da quegli atti: episodi, cioè, che hanno una attinenza diretta con le forme che vediamo. Certo, da quegli studi sono passati cinquant'anni; oltretutto da una almeno una decina d'anni impazza la tecnologia: in giro per l'Italia non si contano i progetti di georeferenziare le cartografie storiche, di mettere i catasti antichi nei database, chi fa la storia del territorio senza usare il GIS fra poco sarà considerato un eccentrico un po' snob. Però, anche volendo limitarci alle fonti più tradizionali della ricerca storica, gli archivi sono ancora pieni di documenti utili a fare micro e macrostorie, e crediamo di aver dimostrato che qualche volta non sarebbe male rileggere gli studi di qualche decennio fa. Rispetto ad allora, abbiamo forse un po' perso la capacità di tirare le fila del discorso, nel senso di collegarlo al presente in modo non banale, di vedere la foresta e non solo l'albero della ricerca finanziata al momento. La foresta è un po' cambiata, ma non ci sembra quello il problema. Restiamo dell'avviso che se ci sono stati difetti, è perché di storia e cultura se ne è parlato troppo poco, non troppo. 4 3. La Parrocchia di S. Maria in Duno aveva nel decennio anteriore alle risaje una popolazione complessiva di 10470.; e nel decennio posteriore questa si trova ridotta a 9808. Ebbe 421. morti nel primo decennio, e n'ebbe nel secondo 392.; mentre in proporzione della diminuzione della sua popolazione non avrebbe dovuto averne che 377. Questa Parrocchia non era affatto scevra da qualche valle naturale ; ma per la massima parte il suo territorio era secco, e salubre . Per lo contrario Rubizzano , Parrocchia , che si trova nell'orlo di valli naturali , ha risentito minor danno nella introduzione delle risaje nel suo territorio ... Gli Atti della Commissione Speciale destinata dalla Santità di Nostro Signore Papa Pio VII per le Risaje della Provincia Bolognese ed altre l'anno 1816 sono una miniera di informazioni di grande dettaglio territoriale, oltre che un documento rilevante per la storia politica e amministrativa. Qui le consideriamo soprattutto per il primo aspetto, riportandone alcuni estratti che riguardano l'attuale comune di Bentivoglio, ma dobbiamo fare almeno qualche cenno al contesto, cioè alle modalità della resa dei conti tra vecchi proprietari e autorità ecclesiastiche da un lato, e uomini nuovi dall'altro, quelli cioè che della incapacità di rinnovamento dei primi (che avevano fatto naufragare anche i tentativi riformatori del cardinal legato Boncompagni) se ne erano approfittati un po' troppo. La Commissione istituita alla fine di marzo 1816 dal prelato domestico principe Giustiniani per affrontare la questione in termini di rientro dall'abusivismo nella derivazione delle acque non è che la premessa: oltre ad un Commissario pontificio ne facevano parte solo notabili bolognesi: il marchese Angelelli, il marchese Bevilacqua, l'avvocato Bersani, i professori Venturoli e Contri, il dottor Santagata. Gli Atti da cui riportiamo le citazioni sono invece il prodotto di una rapidissima evoluzione tutta romana, una Commissione speciale presieduta da Monsignor Frosini, Chierico di Camera, e formata da tre soli componenti, due Periti Medico-Fisici (Domenico Morichini e Giuseppe Oddi) e un Ingegnere (Girolamo Scaccia), che saranno inviati sul posto e lavoreranno percorrendo tutta la pianura del Bolognese in poco più di due mesi (eccetto l'imolese, perché là, si argomenta, non ci sono reclami contro le risaie). Presenteranno due Memorie, l'una delle quali riguarda i rapporti sanitarj, e l'altra quelli dell'agricoltura, e situazione idraulica del paese. E' soprattutto la prima a fare da traccia della Notificazione dispositiva soppressiva delle risaie, approvata da Monsignor Frosini ma firmata anche dagli altri componenti, che sono in pratica dei Commissari ad acta. Gli argomenti giuridici, economici, e in certa misura perfino idraulici passano in secondo piano di fronte alla impostazione igienico-sanitaria, che poteva appoggiarsi ad una lunga tradizione. L'accurata rassegna della legislazione, allegata agli Atti, comincia con la Proibitione di seminar risi del 1595, ne riporta di analoghe del 1599, 1655, 1736 e così via (vuol dire che comunque il problema si poneva già), fino ai documenti che testimoniano di come il governo degli anni napoleonici avesse già individuato la soluzione descritta in premessa della Notificazione Frosini: 5 ammettere le risaje in luoghi di scolo difficile, di aria umida e non sottoposti nè atti a coltivazioni secche: massima però, che non fu sanzionata con alcuna legge dal Governo superiore. In effetti gli allegati agli atti testimoniano una notevole continuità amministrativa nonostante i tempi turbolenti: le istanze locali di governo in età napoleonica (Consiglio Dipartimentale e Consiglio di Prefettura) avevano le idee molto chiare sul da farsi, tanto da preparare una vera e propria pianificazione territoriale. Il Consiglio Dipartimentale aveva classificato i Comuni seguendo essenzialmente il criterio della salubrità dell'aria, funzione diretta della efficienza dello scolo delle acque. Vietate le risaie in collina (prima classe), pedecollina e pianura "alta" (seconda classe), non sottoposte a regole le terre dove già ci sono acquitrini e paludi (quarta classe), ci si concentrava sulla terza classe, cioè quei Comuni, o frazioni di essi, che non sono totalmente felici di coltura, e di scolo, né totalmente palustri. In questa classe, oltre ad applicarsi il decreto del 1809 sulle distanze dai centri abitati e un regime di autorizzazione, il Consiglio di Prefettura (Savini, Bettini, Zanelli, Salina) produceva una pianificazione particolareggiata arrivando a circoscrivere ... tassativamente li comprensorj, ne' quali si possono permettere le risaie senza nuocere alla pubblica salubrità, per esempio con questa perimetrazione: VI CIRCONDARIO Fra il Canale Naviglio, ed il fiume Reno, diviso in due parti Prima parte aderente al Canale Naviglio Questa comincia dal Canale Naviglio al molino del Bentivoglio, ed andando verso ponente per la strada del Bentivoglio giunge alla strada, che conduce alla chiesa di S. Maria in Duno ; si rivolge verso tramontana, e procede per questa strada sino al confine di S. Maria in Duno con Rubizzano ; si rivolge verso ponente, e procede dietro questo confine sino alla strada, che conduce alla Chiesa di Rubizzano ; poscia si rivolge verso tramontana , e cammina per questa strada , passa davanti alla Chiesa di Rubizzano , ed arriva fino allo scolo Raveda ; e piegandosi verso levante procede per detto scolo fino allo scolo Calcaratella, e piegandosi verso tramontana prosegue per questo scolo Calcaratella sino all'incontro della strada, che conduce alla Chiesa delle tombe ; e voltandosi verso ponente scorre per questa strada sino alla strada corriera, che va a S. Prospero , poscia rivolgendosi verso tramontana procede per questa strada sino al fiune Reno, poscia voltandosi verso levante prosegue per detto fiume sino allo sbocco in esso del Canal Volta, ossia Naviglio , rivolgendosi verso mezzogiorno scorre per queto Canale sino al molino detto del Bentivoglio. Questo primo circondario contiene porzione delle infrascritte Comuni , cioè , S.Maria in Duno , Rubizzano , Gavaseto , Pegola , Maccaretolo , S. Vincenzo, e Malalbergo. Questa regolamentazione era rimasta però sulla carta mentre continuava il dibattito, tanto che alla caduta di Napoleone, e conseguente indebolimento dell'Aldini, fu subito istituita la prima Commissione, quella "bolognese"; ma il principio operativo era stabilito da qualche anno. Così, 6 allo stesso scopo di sopprimere le risaje nocive e mantenere le innocue, sua Em.za Rma il Sig. Card. Consalvi Segretario di Stato di NOSTRO SIGNORE ha disposto, che mirasse la Commissione speciale per le risaje bolognesi da Lui creata con Decreto dei 24 maggio 1816. Che sia chiaro chi comanda: non per niente questo periodo si chiama Restaurazione. Bisogna però ascoltare il territorio: lo si fa attraverso i Parroci, ai quali vengono rivolte domande molto precise sulla situazione avanti e dopo le risaje: popolazione, nati e morti, Rapporto della mortalità avanti, e dopo le risaje; già questo avrà messo in crisi qualche buon curato di campagna: le tabelle di riepilogo prevedono perfino una colonna per il Rapporto della mortalità avanti, e dopo le risaje supposto costantemente 1000. il numero di quella anteriore. Però c'è spazio per Osservazioni in formato libero, che vengono anch'esse minuziosamente riepilogate in tabelle e in un apposito capitolo del Rapporto. 4. Attraverso le Osservazioni dei parroci ai quesiti posti dalla Commissione Frosini nel 1816 apprendiamo cose interessanti relative alle risaie di Saletto: Quanto più favorevoli erano in questa Parrocchia le condizioni di aria , di scolo , e di coltivazione ; tanto più grandi sono i funesti effetti della introduzione delle risaje nella medesima . Questa accadde nel 1795., e si è sempre più dilatata in appresso . Manca nello specchio esibito la colonna dell'annua popolazione ; ed invece vi sono notati i soli due estremi , cioè la popolazione del 1795., ch'era di 914. anime; e quella del 1815. di sole 787. A questo risultato di scemata popolazione conduce ancora il rapporto dei nati , e morti nel decennio posteriore alle risaje . Nel primo i nati furono 489., ed i morti 129. Nel secondo i nati furono 306. ; ed i morti, con la correzione per gli anni del contagio petecchiale, 374. Nelle osservazioni annesse a questo specchio è degna di attenzione una circostanza. Venticinque famiglie coloniche si sono disperse per la distruzione de'loro poderi ; e ne sono subentrate altrettante , e più di braccianti ; e contuttociò la popolazione è scemata . Ciò dipende dallo stato più prospero , e per conseguenza sempre più numeroso delle famiglie coloniche in paragone di quelle di semplici giornalieri . Quando poi si trova un parroco particolarmente zelante ed abile nell'impiego della statistica per documentare il danno delle risaie, le sue considerazioni si riportano per esteso nella Relazione: Verso la parte superiore, e per conseguenza più sana di questo distretto siegue la Parrocchia di S. Marino, nella quale cominciarono ad introdursi le risaje nel 1798. Lo specchio esibito dal Parroco è completo e diligentemente illustrato con opportune riflessioni . Eccone un estratto . Dal 1790. al 1797., cioè per un ottennio antecedente le risaje , morti 162.; nell'ottennio seguente, all'avvicinarsi delle risaje di Saletto alla parte boreale della Parrocchia, ed introdotta in essa la risaja Ungarelli, morti 244. (con la correzione). Nel terzo dilatandosi le risaje, morti 183.; cioè in maggior numero, che nel primo ottennio anteriore alle risaje , ma minore che nel secondo ; quello cioè della loro introduzione . Inoltre si avverte , che la Parrocchia si stende per cinque miglia dal sud al nord con la Chiesa parrocchiale nel 7 mezzo; e che le risaje non sono che nella parte inferiore, e boreale della medesima ; e che appunto in questa parte si è avuto il numero maggiore de' morti nei due ottennii posteriori alle risaje . Dei 427. morti avuti in questo periodo, due terzi all'incirca provenivano dalla porzione della Parrocchia occupata dalle risaje . Anche questa Parrocchia è dunque da riguardarsi come una delle più malmenate dalle risaje ; mentre per lo addietro era una delle più sane di territorio, e di atmosfera. Contuttociò paragonando fra loro due decennj, l'uno dal 1795. al 1804, parte anteriore alle risaje , e parte contemporaneo alla risaja Ungarelli in Parrocchia; e l'altro dal 1805. al 1814.; si trova la popolazione in aumento nel rapporto di 8813. a 9863.: locché è dovuto alle immigrazioni : e nel tempo stesso ribassa il rapporto di mortalità del punto, che nell'ultimo ottennio si ravvicinano a quello del primo anteriore alle risaje. Espulsione di popolazione rurale a Saletto, immigrazione a San Marino: non sono solo gli eserciti in città e gli eventi politici a rendere turbolento il volgere del secolo. Visti i tempi che corrono, bisogna anche dar voce agli uomini di scienza; la Commissione Speciale interroga quindi i Medici più riputati della campagne bolognesi ... benchè ciò possa sembrare inutile dopo tanti pareri dei Medici e Fisici i più rinomati di Bologna; pure si vedrà, che queste ricerche non sono state inutili ; e che più chiara, e più completa n'è risultata la storia delle malattie osservate dopo l'introduzione della valli, e risaje nel Bolognese. E' un quadro epidemiologico di notevole interesse, testimonianza delle condizioni di lavoro del tempo, a cui si aggiungono altre informazioni indirette sui movimenti di popolazione indotti dall'estendersi delle risaie: Per ultimo ciò , ch'è più affliggente , due dei Medici consultati per iscritto, riferiscono, di essersi introdotta in paese la pellagra; malattia non conosciuta in queste contrade prima che la coltivazione dei risi si rendesse così universale. Il sig.D. Calori, Medico di S. Pietro in Casale , ha dato alla Commissione una breve, e giudiziosa Memoria sopra questa malattia , dalla quale risulta , ch'essa sia venuta nel Bolognese con i lavoranti delle risaje , che vi accorrono dall'Oltrepò ... Per amor di completezza, benchè una tale discussione non entri essenziamente nel Piano della Commissione si fa anche un Esame di alcune altre imputazioni, fatte alle risaje del Bolognese, oltre a quella d'insalubrità: si parla di cambiamenti climatici come nebbie e temporali estivi, malattie delle piante e degli animali, inquinamento dei pozzi. Non sono questi i problemi, dicono i professori: Noi comincieremo dall'opporre , che nei mesi di giugno, luglio e metà di agosto, tempo che abbiamo passato in Bologna, non abbiamo veduto , che le nebbie fossero più frequenti in questi luoghi, che altrove ... ... eh già, il clima bolognese non prevede la nebbia d'estate, e il confronto con le Paludi Pontine e l'Agro Romano fa un po' sorridere ... in ogni caso non si dà troppo peso a queste obiezioni: dopo tutto, in che cosa sono diverse, sotto questi aspetti, le risaie dagli altri terreni paludosi? Giunti al dunque , cioè all'Epilogo e Conclusioni, L'abolizione delle risaje , che sonosi trovate più, o meno nocive alla salute degli uomini, deve farsi in 8 modo, che ne risulti il minor danno possibile ai possessori. Dove il felice scolo, e la buona qualità del terreno comportano subito un altro sistema di coltura secca, si può adottare l'abolizione delle risaje senza riserva . Nè si creda , che questo caso sarà molto raro ; perchè la Commissione ha sovente osservato buoni campi di frumento, dove l'anno precedente fu risaja ; o ha trovato seminagioni di biade nei terreni contigui , e frapposti alle risaje. La risaja Gozzadini a Saletto, e quella di Ungarelli erano nel primo caso; quella di Sala, di Galiera, e moltissime altre nel secondo. Il Rapporto è datato 10 agosto 1816, e finisce con la esortazione a mettersi a lavorare per la bonificazione giacché non v'è altro mezzo di rinsanicare l'aria di un paese palustre, che quello di diminuire la quantità del terreno inondato . La Notificazione Frosini di soli sei giorni dopo elenca una per una le risaie esistenti e, per esempio, cita tra quelle che dovranno essere soppresse interamente dopo la raccolta del 1816: 32. Aggregati fra lo scolo Stagno e la Savena abbandonata superiormente alla via delle Barche nella comune di S.Marino 33. Idem fra il Navile, e la fossa Quadra adiacenti alla via delle Barche, e quella degli Asenari fino a cinquecento metri di distanza al disotto di questa nelle Comuni di S. Marino , e Saletto. Si dà più tempo (fin dopo la raccolta del 1819) agli 39. Aggregati fra il Naviglio e la via bassa del Tedo al di sopra di quelli da descriversi al n. 41., e fino alle terre lavorative vicine alla Cura di Saletto, lasciata intorno a questa la prescritta distanza. Sono nelle Comuni di Saletto, e Tedo. Possono restare invece finchè non cambi la loro sistemazione idraulica gli 41. Aggregati di risaje e valli fra il Navile, e la Lorgana al di sopra della via postale di Ferrara confinante colle terre lavorative del Tedo adiacenti alle valli Mellara, colla via Bassa del Tedo fino alla voltata della fossa di Castel Vecchio, quindi con una linea diretta da questo punto alla voltata della fossa quadra, e con questa fossa fino al palazzo detto il Guidotti, ed al Navile. Sono nelle Comuni di Pegola, Tedo e Saletto. Non è difficile immaginare che quei primi mesi del 1816 siano stati molto "caldi", soprattutto per i proprietari terrieri (e forse anche per i parroci, che furono di fatto i consiglieri locali dei Commissari soppressori). E' significativa la pubblicazione nel 1818 degli Atti: la Commissione Speciale aveva il compito di mettere d'autorità la parola fine ai dibattiti, perciò la Notificazione non doveva riguardare solo i proprietari interessati, aveva bisogno di pubblicità. Pubblicare un intero libro a stampa, a quei tempi non era impresa da poco, ma lo si fece: i due rapporti dei Commissari e la documentazione allegata vennero a evidenziare il percorso decisionale e motivare le scelte. Era il nuovo piano territoriale, insomma, con tanto di norme di attuazione nella forma di Massime da seguire illustrate nella Relazione dell'Ingegner Scaccia. L'editore volle premettere: 9 Molte combinazioni hanno ritardato il Deposito nell'Ufficio del Censo della Città di Bologna, e quindi la pubblicazione delle Memorie promesso dalla Notificazione Frosini del 16 agosto 1816. Esse ... somministrano all'uomo colto, come all'idiota l'argomento ragionato delle risoluzioni adottate in appresso dal Governo in oggetto così contrastato dai diversi Partiti, perchè combattuto da diversi interessi. 5. La vicenda di cui abbiamo dato qualche cenno riguarda l'intera pianura bolognese: la Notificazione Frosini tratta con altrettanta precisione di territori che vanno dal confine modenese alla pianura imolese, ne è interessata tutta la "bassa", cioè la pianura a minore pendenza e scolo più problematico, prossima alle valli naturali. La mappa di Andrea Chiesa del 1742 mostrava una barchetta più o meno dov'è oggi il Casone del Partigiano (che era, appunto, un casone di valle): ma vedete anche che la valle copre un angolo di strade certamente preesistenti (le attuali via Santa Maria in Duno e via Castello), e che ci sono casine al limitare della valle, e perfino la Chiesa dell'Olmo: a ribadire che le valli, proprio così naturali non erano, anche senza voler risalire indietro fino alla centuriazione di epoca romana. In una storia secolare il dibattito e il provvedimento sulle risaie dell'inizio Ottocento non è che un episodio, che testimonia però di una robusta accelerazione degli eventi, che prelude alla bonifica come soluzione definitiva, già intravista: sarà messa in opera non appena la macchina a vapore potrà trovare applicazione pratica, e ancor più quando si scoprirà la vera causa delle febbri intermittenti genericamente attribuita alla mal'aria delle valli. I documenti sono sempre ricchi di testimonianze indirette, talvolta involontarie. Da questo punto di vista questi Atti della Commissione ... sono particolarmente significativi, anche oltre la prospettiva della storia del lavoro che era propria di Luigi Dal Pane (e in modo non poi troppo diverso, di Amintore Fanfani). Oggi si potrebbero riprendere e collegare i tanti spunti che sono venuti, non solo dagli storici, negli anni successivi, per passare finalmente dalla storia delle malattie di cui già parlavano i periti Commissari, ad una storia della salute (spunti mai messi veramente a sistema, ci pare). Nel documento che stiamo esaminando si può intravvedere forse anche qualcos'altro ancora, per esempio spunti per una storia del pregiudizio e della disuguaglianza. E' da avvertirsi per ultimo, che le apparenze di salute infievolita, e di degradazione nella costituzione fisica dei contadini , ci sono sembrate più comuni nelle vicinanze di risaje , e valli artificiali, poste in luoghi altre volte sani ; che vicino ai luoghi bassi, umidi , e precedentemente occupati dalle valli naturali : ed è ben ragionevole , che ciò sia così; perchè gli abitanti di questi luoghi assuefatti a vivere in un'aria palustre , umida , debbono essere stati meno sensibili alla influenza delle risaje, e valli artificiali; quando però non si fosse per esse di molto aumentata l'estensione del territorio palustre, com'è avvenuto dovunque si sono stabilite risaje a cassa, o a valle artificiale. Gli abitanti assuefatti a vivere in luoghi reputati malsani avevano, diremmo in linguaggio scientifico di 10 oggi, sviluppato gli anticorpi, si può immaginare a quale prezzo. Questi Commissari che arrivano dopo che i princìpi di uguaglianza della rivoluzione francese erano circolati, stanno ben attenti a trovare formulazioni più garbate di quelle proprie di documenti precedenti, in cui il danno alla salute è preso in considerazione per la popolazione rurale della pianura produttiva, ma considerato ineluttabile per quella prossima alle valli, "nati sfortunati" per così dire, e considerati minorati, più o meno apertamente. Se a partire da qui si vuol tentare una lettura in chiave antropologica dei rapporti inviati da funzionari o esploratori collegati a vario titolo con i governi, c'è un materiale ricchissimo, che ha radici profonde e certamente declinazioni locali; successivamente al periodo che qui consideriamo pervade ampiamente la letteratura geografica dell'Ottocento e del Novecento, si interseca con le guerre coloniali e giunge fino ai nostri giorni. Ancora. La relazione dell'Ingegner Scaccia con le sue Massime si fa manuale delle buone tecniche idrauliche e di sistemazione agraria, a cui storicamente corrispondono da sempre divieti e provvedimenti delle autorità. Particolarmente dettagliato, anche nel richiamo alla legislazione precedente, è quello del Prefetto del Dipartimento del Reno del 9 gennaio 1809, che si apre constatando che: Quanto le prescrizioni e le discipline in materia d'acque interessano l'ordine pubblico, ed il comune bene; altrettanto per le vicende de'tempi, e per le sopravvenute mutazioni si veggono assai di frequente o neglette , o violate. e prosegue elencando Proibizioni generali, e assolute e Proibizioni speciali, e condizionate; e infine Provvidenze, e misure di rigore per l'osservanza di tutte le premesse cose, tra le quali troviamo addirittura: Qualora il taglio di un argine avvenga in tempo di piena, ha luogo la pena di morte stabilita dall'articolo 58. della Legge 20 Aprile 1804. E si potrebbe proseguire nel trovare spunti e letture di questo documento, e confronti con altri documenti simili. Ci basta sottolineare che quello che tutto abbiamo raccontato sta dietro al nostro paesaggio agrario di (ex-)risaia; più in generale problematiche come queste che abbiamo citato, e molte altre, stanno dietro ad ogni paesaggio agrario. Non stiamo dicendo che studi del genere non sono mai stati fatti; anzi, bisogna certamente partire dal lavoro degli storici attuali e da quelli precedenti, e forse anche recuperare delle linee di ricerca che si sono perse senza validi motivi, semplicemente per mancanza di applicazione. La novità, semmai, è che per queste ricerche si può oggi partire dai luoghi in modo sostanzialmente diverso da cinquant'anni fa. Nota: Questo testo è stato pubblicato online in cinque parti, tra il 7 e il 21 dicembre 2010, sul blog http://parco.ex-risaia.info/ 11 Pubblicazioni citate nel testo: Zangheri, Renato, Il dibattito sulle risaie bolognesi agli inizi della Restaurazione, in Bollettino del Museo del Risorgimento, V (1960), parte seconda Dal Pane, Luigi, L'introduzione delle risaie in Romagna, in Economia e storia, A. 6, n. 3 (1959) Zangheri, Renato, I catasti, in Storia d'Italia Einaudi, 5: I documenti. t. 1°, Einaudi 1973 Bevilacqua, Piero, Tra natura e storia: Ambiente, economia, risorse in Italia, Donzelli 1996 Raccolta di alcune disposizioni governative in materia di risaje, valli e derivazioni d'acque, Bologna, Tipografia Compositori 1817 Atti della Commissione speciale destinata dalla santità di nostro Signore papa Pio 7. per le risaje della provincia bolognese, ed altre l'anno 1816. - Roma : presso Vincenzo Poggioli stampatore camerale, 1818 Ercolani, G., La malaria e le risaie in Italia, Hoepli 1905 Cazzola, Franco, Storia delle campagne padane dall'Ottocento a oggi, Bruno Mondadori 1996 Illustrazioni nel testo: Carta topografica austriaca in scala 1:86.400, 1851: http://parco.ex-risaia.info/public/docs/CatastoAustriaco.jpg Particolare della grande carta della pianura bolognese di Andrea Chiesa, 1742: http://parco.ex-risaia.info/public/docs/MappaChiesa.jpg 12