ENI Collemaggio - Giornale dell`Ingegnere

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ENI Collemaggio - Giornale dell`Ingegnere
Ripartire
da Collemaggio
Supplemento al n. 11 / Novembre 2013
de
dal 1952 periodico di informazione
per Ingegneri e Architetti
Recupero della basilica e riqualificazione del Parco del Sole
Accordo di sponsorizzazione tecnica tra il Comune dell’Aquila ed Eni
» ANGELO CARIDI
Responsabile Eni del progetto
Lo scorso 29 agosto, in occasione
della Festa della Perdonanza, il Comune dell’Aquila ed eni hanno stipulato un accordo di sponsorizzazione tecnica per il recupero della
basilica di Santa Maria di Collemaggio e la riqualificazione dell’adiacente
Parco del Sole. Nell’ambito di questo
accordo, eni finanzierà e realizzerà
tutti gli interventi necessari. Questa
collaborazione nasce essenzialmente
da tre motivi. Prima di tutto, eni è
un’azienda italiana e, nonostante la
sua solida ed articolata presenza internazionale, in Italia mantiene la testa e il cuore. Eni, quindi, non poteva
restare indifferente alle ferite dell’Aquila e, oltre agli altri contributi
già messi in campo, offre ora questo
supporto al recupero di uno dei simboli più rappresentativi dell’identità
cittadina. Un altro spunto che ha favorito l’accordo è la capacità di eni
di dialogare col territorio, mediante
il coinvolgimento diretto della Città,
delle sue scuole, della sua gente. Infine, un importante fattore di successo è stato la concretezza tipica
del modo di essere di eni, che si è
manifestata con la stretta collaborazione instaurata con i principali stakeholders (Comune, Arcidiocesi,
Università, MiBAC, Direzione regionale Beni Culturali, Soprintendenza).
Le attività su questo tema sono partite esattamente un anno prima, con
la decisione di Comune ed eni di verificare la fattibilità dell’intervento effettuando una ricognizione approfondita del quadro progettuale.
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La collaborazione tra le Istituzioni
Le capacità tecniche e metodologiche della Soprintendenza rafforzate da quelle organizzative e finanziarie di Eni
» ARCH. ANTONIA PASQUA RECCHIA
Segretario Generale del Ministero dei beni
e delle attività culturali e del turismo
LA DIOCESI
» DOTT. FABRIZIO MAGANI
Il giubileo annuale della Perdonanza,
preziosa eredità spirituale di papa Celestino V
Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo
a basilica di Santa Maria
di Collemaggio, oltre ad
essere forse il monumento più conosciuto di
L’Aquila, occupa indubbiamente una parte centrale
della riflessione sul passato
e sul presente legati al terremoto. E’ il luogo più suggestivo e il più ricco di implicazioni simboliche sia perché, anno dopo anno, una
vera folla sente pronunciare
le parole della Bolla del Perdono di Celestino V, sia perché non si può dimenticare
l’immagine della messa di
Natale – qualche mese dopo
il sisma di aprile 2009 – con
la chiesa già messa in sicurezza e agibile. “Ripartire da
Collemaggio”, oltre a descrivere le motivazioni di un
complesso programma di restauro, pare trasformarsi in
uno strumento dialettico al
servizio della conoscenza,
riassumendo in sé una preoccupazione primaria che interessa le priorità e i bisogni
dell’intero patrimonio culturale coinvolto dagli effetti del
terremoto.
E’ un aspetto centrale che fissa immediatamente un’esperienza che oggi, con la fine
dell’emergenza generale, riserva all’Amministrazione dei
Beni Culturali un ruolo centrale e individua nella Direzione Regionale il soggetto
titolato a guidare, con gestione ordinaria pur garantendo velocità nell’azione, il
processo di progettazione e
L
» MONSIGNOR GIUSEPPE PETROCCHI
Arcivescovo
l terremoto del 6 aprile 2009, che ha ferito mortalmente
l’Aquila, ha provocato danni a tutto il patrimonio artistico della Città. Fra le molte chiese totalmente rese
inagibili, c’è anche la Basilica di Collemaggio, rimasta colpita in modo gravissimo. E’ crollata la volta nell'area della
crociera e del transetto, causando la distruzione della
parte terminale della navata centrale con l'antico organo
a canne, come pure della volta a crociera della prima
campata dell’abside.
Durante il crollo è stato inoltre danneggiato il mausoleo
di Celestino V, anche se miracolosamente le spoglie del
Santo, integre, sono state recuperate nei giorni successivi.
Dovette essere davvero desolante lo spettacolo della Basilica che, il 28 aprile del 2009, si presentò al papa Benedetto XVI, quando entrò e sostò in preghiera davanti all’urna del suo Predecessore, deponendo poi il suo pallio
sulla teca che ne conteneva i resti mortali. Qualcuno ha
visto in quel gesto un segno premonitore dell’atto di rinuncia che papa Ratzinger avrebbe pronunciato, quattro
anni dopo, l’11 febbraio del 2013: infatti, alcuni tratti di
quel testo sembrano addirittura quasi simili all’analogo
documento di Celestino V.
La Basilica è stata riaperta la Notte di Natale del 2009,
a otto mesi dal tragico sisma, con una solenne celebrazione, che vide accorrere e stringersi attorno all’Arcivescovo, Mons. Giuseppe Molinari e all’Ausiliare, Mons.
Giovanni D’Ercole, appena giunto in Diocesi, un’incalcolabile folla di fedeli.
Si disse allora che si era voluto riconsegnarla alla comunità
ecclesiale e civile a tempo di record perché la chiesa di
Santa Maria di Collemaggio rappresentasse un segno di
speranza non solo per la ricostruzione degli edifici gravemente danneggiati dal terremoto, bensì anche e specialmente per la ripresa spirituale, sociale e umana dell’intera comunità aquilana. Dall’agosto scorso è stata nuovamente chiusa, per ragioni di sicurezza, in attesa che
se ne avvii la ricostruzione secondo il protocollo stilato
il 30 agosto tra il Comune, proprietario della chiesa, e
l’Eni che ne curerà il restauro completo.
I
UNIVERSITÀ LA SAPIENZA DI ROMA
Note storiche
sulla basilica
» PROF. GIOVANNI CARBONARA
Direttore della Scuola di specializzazione
in restauro dei monumenti dell’Università
La Sapienza di Roma
a basilica di S. Maria di
Collemaggio è una delle
chiese più importanti
del capoluogo abruzzese. La
sua costruzione fu avviata,
per volere di Pietro Angelerio (nel 1294 papa col nome
di Celestino V), in un intervallo di tempo compreso fra
il 1275 e il 1287, quando la
L
«nuova chiesa» veniva esentata dalla giurisdizione episcopale. Probabilmente in
quell’anno essa era già costruita per una porzione
consistente, se il 25 agosto
del 1288 ebbe luogo la consacrazione della basilica. Ma
non era certamente terminata se pochi mesi prima il
vescovo aquilano aveva promesso indulgenze a chi avesse favorito la costruzione
della chiesa.
Due sono oggi le ipotesi più
accreditate sulla configurazione della prima basilica celestiniana. Una, proposta da
Fabio Redi, immagina l’impianto planimetrico originario cruciforme e con l’asse
centrale spostato di circa sei
metri verso nord. Tale ipotesi è stata confutata da
mons. Orlando Antonini cui
l’idea di uno spostamento
dell’asse longitudinale della
basilica non sembra coerente con i risultati stessi dell’indagine archeologica compiuta da F. Redi. Secondo
Antonini la prima chiesa sarebbe stata più corta di quella attuale, a tre navate e con
tre absidi. È probabile che
tale prima chiesa non sia stata mai conclusa e che il cantiere ancora continuasse sino
a quando, nel 1327, si scelse
di realizzare un progetto più
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UNIVERSITÀ DELL’AQUILA
POLITECNICO DI MILANO
La conoscenza della costruzione storica
Il restauro come atto di costruzione del futuro
e indagini svolte sulla basilica di Collemaggio hanno avuto lo scopo di accertare con
particolare attenzione lo stato di danneggiamento del monumento, nonché le caratteristiche
costruttive degli elementi che ne costituiscono l’organismo resistente e quelle del terreno
sul quale essa si fonda a maggior ragione perché sono stati innumerevoli gli interventi che si
sono susseguiti dalla prima costruzione della basilica ad oggi, anche a seguito di altri terremoti.
n edificio è una risorsa culturale che viene attivata di volta in volta, quando incontra il mondo
interiore del visitatore, ma anche quando un tecnico lo studia e vi opera. Intendere il restauro
non solo come atto tecnico teso a un risultato predeterminato, ad esempio la restituzione
del bene danneggiato ad un ben noto stato precedente, ma come un processo che produce
valore, anzi nuovi valori, significa consolidare le sinergie tra conservazione e valorizzazione.
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L
U
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Ripartire
da Collemaggio
Recupero della basilica
e riqualificazione
del Parco del Sole
da pag. 1
E’ stato costituito un apposito
comitato scientifico di cui
hanno fatto parte il Segretario
Generale del MIBAC, Arch.
Recchia, l’allora Arcivescovo
dell’Aquila Mons. Molinari ed
in seguito il suo successore
Mons. Petrocchi, il Prof. Carbonara della Sapienza di Roma, il Prof. Della Torre del Politecnico di Milano e il Prof.
Galeota dell’Università dell’Aquila.
Ai lavori del Comitato hanno
partecipato anche il Dott. Magani, Direttore regionale MiBAC per l’Abruzzo, e la Soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici dell’Aquila, arch. Vittorini.
Si è provveduto ad una definizione del quadro conoscitivo
la più approfondita possibile,
con particolare riguardo ai temi della sicurezza e della prevenzione. Sono stati quindi acquisiti:
- approfondimenti geognostici
per una effettiva microzonazione sismica;
- indagini sulle strutture finalizzate alla migliore comprensione del loro comportamento
in particolare sotto sollecitazioni dinamiche;
- una ampia raccolta di conoscenze storico-critiche;
- una base di rilievo tridimensionale con metodologie BIM.
Una peculiarità del processo
è stata senza dubbio il coinvolgimento dei soggetti istituzionali interessati, oltre all’adozione di tecniche avanzate sia
di indagine che di project management.
In particolare, oltre al rilievo,
tutto il progetto sarà gestito
con metodologie BIM (Building Information Modeling),
che valorizzeranno rilievo e
modellazione durante le fasi
progettuali più delicate, consentiranno una più agevole gestione del controllo di progetto e favoriranno a fine lavori
la restituzione di un accurato
consuntivo scientifico e di un
fedele modello a supporto del
piano di monitoraggio e conservazione.
Allo scopo di cogliere le opportunità derivanti dalla mole
di conoscenze possedute e
dalla sua partecipazione alla
definizione del quadro progettuale, è stato chiesto alla Soprintendenza dell’Aquila di assumere il ruolo di progettista
dell’intervento.
A questo riguardo, gli indirizzi
metodologici e progettuali
condivisi dal Comitato Scientifico sono confluiti in un Documento Preliminare alla Progettazione (DPP) che costituisce uno degli allegati al contratto di sponsorizzazione. In
estrema sintesi, si è inteso nel
DPP evidenziare che il progetto di ricostruzione e miglioramento sismico, finalizzato al raggiungimento di adeguati livelli di sicurezza, è comunque parte integrante di un
più generale progetto di conservazione del monumento.
L’obiettivo è quindi realizzare
opere di consolidamento contenute all’essenziale, secondo
il principio del “ minimo intervento” e della “non invasività”.
La pianificazione attuale prevede il completamento del restauro entro dicembre 2016
con un budget complessivo di
14 milioni di euro oltre iva di
legge.
UNIVERSITÀ DELL’AQUILA
Indagini tecniche
ed esiti preliminari
» A CURA DEL DIPARTIMENTO
DI INGEGNERIA CIVILE, EDILE
- ARCHITETTURA, AMBIENTALE
DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
DE L’AQUILA
Prof. D. Galeota (coordinatore), prof. F. Benedettini, prof.ssa D. Dominici, prof. R. Quaresima,
prof. M. Tallini, prof. G. Totani, ing. E. Antonacci,
E. Ciuffetelli, M. Emiliani, ing. A. Filippone, arch.
F. Fusco, A. Peditto, R. Sacchetti, P. Emiliani, ing.
L. Fanale, V. Peditto, ing. D. Ranalli, ing. A. Romagnoli, ing. E. Rosciano, ing.D. Tohme.
e indagini svolte sulla
basilica di Collemaggio
hanno avuto lo scopo
di accertare con particolare
attenzione lo stato di danneggiamento del monumento, nonché le caratteristiche
costruttive degli elementi
che ne costituiscono l’organismo resistente e quelle del
terreno sul quale essa si fonda. Questo perché “La conoscenza della costruzione
storica in muratura è un presupposto fondamentale sia
ai fini di una attendibile valutazione della sicurezza sismica attuale sia per la scelta
di un efficace intervento di
miglioramento”(1).
Poiché nella basilica sono
stati innumerevoli gli interventi che si sono susseguiti
dalla sua prima costruzione
ad oggi, le murature che attualmente ne costituiscono
la struttura sono il risultato
di sovrapposizioni ed inserimenti di non facile catalogazione. Ciononostante si è
pervenuti ad una valutazione
critica della qualità muraria
e delle caratteristiche meccaniche dei materiali.
I diversi tipi di indagine hanno consentito di individuare
completamente l’organismo
resistente della fabbrica e di
stimare la qualità e le condizioni di materiali ed elementi costitutivi. Le più diffuse sono state quelle non
distruttive di tipo indiretto,
quali termografie (Figura 1a),
georadar (Figura 1b), tomo-
L
Figura 1. La facciata: risultati delle termografie a); risultati di indagini georadar b)
Figura 2. Una delle colonne di navata a); risultati delle tomografie in una sezione della colonna b)
grafie soniche (Figura 2),
nonché quelle dirette parzialmente distruttive, ovvero
endoscopie, carotaggi e piccoli scassi, eseguite sulle mu-
doppi per la caratterizzazione meccanica dei materiali,
condotte nelle zone della basilica ritenute di maggior interesse in virtù delle ipotesi
rature dei muri d’ambito,
sulle colonne e sulla pregevole facciata.
Si è passati poi alle sperimentazioni con martinetti
Figura 3. Caratterizzazione geologica, geotecnica e geofisica del sottosuolo della Basilica
Figura 4. Analisi di vulnerabilità sui macroelementi: facciata a); parete porta Santa b); parete con colonnato c);
abside d)
LA DIOCESI
Il giubileo annuale della Perdonanza
da pag. 1
E’ tuttavia innegabile che s’avverte
un vuoto. L’assenza di un luogo spazioso e accogliente per le celebrazioni liturgiche, come questo storico
tempio intimamente legato alla memoria di san Celestino V, rappresenta una non lieve difficoltà per un’Arcidiocesi, che vede fuori uso tutte le
sue chiese tradizionali, a iniziare dalla
Cattedrale. Pur lesionata, e con i segni tangibili del disastroso evento
dell’aprile di quattro anni fa, la Basilica di Collemaggio conserva un
innegabile fascino e un forte richiamo evangelico. E’ stata nel trascorrere dei secoli - e si auspica che torni
presto a esserlo di nuovo - il principale simbolo religioso della Città; un
luogo di culto fra i più carichi di interiorità e di arte, di tradizione e di
cultura. La sua storia è connessa intimamente a quella dell’Aquila stessa.
Nel cuore della secolare tradizione
aquilana, si situano le vicende della
Basilica di Santa Maria di Collemaggio, che ha conosciuto nel tempo un
lungo susseguirsi di crolli e restauri,
effettuate sullo stato tensionale in esercizio e delle considerazioni in merito alle differenti tipologie murarie che
è stato possibile riconoscere,
aggiunte e mutamenti di gusto, con
il risultato di una complessa sintesi
tra l'architettura romanica, l'ispirazione gotica e le forme barocche.
Ecco perché può essere considerata,
a giusto titolo, emblema dell’Aquila,
delle sue alterne vicende di cui è stata
silente testimone, e delle sue rinascite
successive ai terremoti succedutisi
nel corso dei secoli. E’ riconosciuta
soprattutto come emblema della fede
e della sensibilità ecclesiale degli
aquilani.
A essi, infatti, il papa Celestino V che la fece costruire quando ancora
era monaco e il 29 agosto del 1294
vi volle essere incoronato sommo
pontefice - lasciò come preziosa eredità spirituale la Perdonanza, giubileo
annuale, da celebrarsi in Collemaggio
dalla sera del 28 agosto alla sera del
giorno seguente.
Il legame inscindibile tra questo Papa
e l’Aquila aiuta a capire l’eloquente
significato di questa Basilica. Se all’origine della Città ci fu l’idea di farne un Centro della Cristianità, fu proprio Pietro del Morrone a interpretarne al meglio lo spirito. Costruì
l’attuale Basilica nell’area di Collemaggio, dove un tempo sorgeva la
chiesa di Santa Maria dell'Assunzione, all’interno della quale trovò rifugio nel 1275. Lì, secondo la tradizione, incontrò in sogno la Vergine e
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con la stima della resistenza
a compressione e del modulo di elasticità normale.
E’ stato affrontato anche il
tema della definizione dell’Indice di Qualità Muraria
(IQM), calcolato secondo il
metodo dei punteggi. In ultimo è stata effettuata una
correlazione fra IQM e resistenza media a compressione della muratura.
Le indagini geologiche e
geotecniche (Figura 3), condotte fino ad una profondità
di 270 m, hanno consentito
di caratterizzare il sottosuolo
del sito e permetteranno di
effettuare delle simulazioni
numeriche per la valutazione della risposta sismica locale.
Sono state inoltre effettuate
indagini dinamiche volte alla
individuazione del comportamento dinamico della basilica che andrà confrontato
con quello che caratterizzava la stessa prima del sisma
del 2009 e che sarà elemento di valutazione per gli interventi da effettuare in sede
di ricostruzione. Si è fatto
riferimento a registrazioni
accelerometriche ottenute
sia da rumore ambientale
che da azioni impresse da
un martello strumentato.
Basandosi sui risultati evidenziati dalle indagini sperimentali e sulle analisi del
danno della Chiesa, è stato
possibile elaborare un’analisi
di vulnerabilità per macroelementi estesa a tutti i cinematismi di collasso attivati.
In particolare è stato applicato il metodo di analisi statica lineare e non lineare relativamente ai seguenti macroelementi: facciata, parete
Porta Santa; pareti di navata
con colonnato; abside (Figura 4). Per tutti i macrolementi sono stati studiati i
meccanismi di ribaltamento
fuori piano considerando la
singola parete nel suo intero
spessore o a paramenti murari non efficacemente collegati e le conclusioni alle
quali si è potuti giungere
danno conforto delle evidenze sperimentali.
UNIVERSITÀ LA SAPIENZA DI ROMA
Note storiche sulla basilica
da pag. 1
ambizioso. Tuttavia il terremoto del 1349 provocò l’interruzione del programma
edilizio d’ingrandimento della fabbrica né risulta possibile
sapere con certezza che cosa
fosse già stato eseguito. Nel
1374 i lavori dovevano certamente essere ancora in
corso, visto che sono documentate vendite di beni a favore della chiesa. Gli affreschi eseguiti fra il 1397 e il
1402 datano, all’incirca, l’ultimazione dei lavori. Il XV
secolo è un periodo d’intenso sviluppo per la basilica,
ma è anche segnato da eventi importanti quali i terremoti
del 1456 e del 1461, che furono tra le ragioni principali
degli interventi eseguiti. Agli
anni fra il 1471 e il 1476 risalgono altri restauri alla
chiesa e, in particolare, alla cappella maggiore.
Solo dopo il 1424,
anno della vittoria degli aquilani
sul Braccio da
Montone e proprio per celebrare
l’evento, prese avvio la realizzazione o, per altri studiosi, come Carla Bartolomucci, il completamento
del monumentale prospetto
attuale bicromo, uno dei più
evoluti esempi di facciata
abruzzese a coronamento
sulle testate. Fra il 1659 e il
1669, come in molti altri edifici religiosi aquilani, si avviò
la riconfigurazione dell’interno della chiesa con l’intento
di ridefinirne i caratteri formali e spaziali.
Il secolo successivo si aprì
con un nuovo e devastante
terremoto che sconvolse la
città nel 1703. Le navate longitudinali, riconfigurate nel
Seicento, resistettero al sisma,
mentre tutta l’area del transetto fu interessata da ampi
crolli. Fra il 1705 e il 1706, le
case celestine di tutta
Europa e la pronta
reazione dei monaci
favorirono l’immediato avvio dei lavori di ricostruzione.
Al secolo XIX, dopo altri terremoti
LA SQUADRA
l progetto “Ripartire da Collemaggio” è certamente complesso. Complesso tecnicamente perché si tratta di intervenire
su un fabbricato plurisecolare,
che ha subito numerosi interventi
nella sua vita e che insiste su un
sito a forte rischio sismico. Complesso culturalmente perché si
tratta di un luogo che è tuttora
testimonianza di una lunga storia
non solamente religiosa, ma che,
nella situazione particolare della
ricostruzione del l’Aquila, è diventato un simbolo. Naturalmente, tanta complessità richiede una
squadra d’eccezione.
I
» ING. ANGELO CARIDI
Responsabile Eni del progetto
» ARCH. ANTONIA PASQUA RECCHIA
Segretario Generale del Ministero
dei beni e delle attività culturali
e del turismo
» DOTT. FABRIZIO MAGANI
Direttore Regionale per i beni culturali
e paesaggistici dell’Abruzzo
» MONSIGNOR GIUSEPPE PETROCCHI
S.E.R. Mons.
NOTE
(1) Linee guida per la valutazione e
la riduzione del rischio sismico del
patrimonio culturale con riferimento
alle Norme tecniche per le costruzioni
di cui al decreto del Ministero delle
Infrastrutture e dei trasporti del 14
gennaio 2008
da Lei ricevette l’invito a
costruire nel medesimo luogo una nuova maestosa basilica. Progetto che prese vita, e il 25 agosto 1288 fu
consacrata con una solenne
concelebrazione di otto vescovi. Da allora l’austera e
solenne Basilica celestiniana
custodisce una preziosa eredità spirituale. La sua stessa
struttura architettonica suggerisce un clima di contemplazione, di preghiera e di
riflessione. Carica ormai di
secoli di vita, più volte ferita
dalle intemperie e soprattutto dai diversi sismi, ma
sempre nuovamente riedificata, continua a essere richiamo al primato di Dio
nella vita secondo lo stile
del Monaco del Morrone,
e invito alla speranza, quanto mai necessaria in questa
non facile fase della ricostruzione post-sismica. Speranza che è frutto della fede
nella provvidenza divina,
ma al tempo stesso, impe-
orizzontale.
Del 1517 è la realizzazione
del Mausoleo di Celestino V,
con fondi messi a disposizione dai lanari dell’Aquila. A
parte alcuni lavori minori, in
età barocca si cominciò ad
arricchire il transetto con la costruzione, nel
1650, dei
due grandi altari
nella seconda metà del Settecento, si devono alcune limitate opere di riparazione
mentre, nel 1873, prese l’avvio il lungo processo che
portò all’esecuzione di importanti lavori di restauro
della monumentale facciata.
L’evento più importante che
segnò l’inizio del XX secolo
fu certamente il sisma che, il
13 gennaio 1915, colpì il territorio della Marsica e inflisse gravi guasti alla città dell’Aquila. Rimase danneggiato
il lato sinistro della chiesa, in
specie nella parte sommitale
della facciata. Una nuova
scossa nel 1933 e le vicende
della Seconda Guerra Mondiale continuarono a danneggiare il monumento che,
nel 1956, versava ancora in
pessimo stato. Il terremoto
del 1958 danneggiò la maggior parte degli edifici monumentali aquilani. In particolare la basilica fu interessata da una grave lesione alla
cupola e da una generale accentuazione di lesioni preesistenti. Per i restauri si stabilì
che della cupola si sarebbe
interessato direttamente il
Genio Civile che, fra il 1960
e il 1962, la demolì per ricostruirla in cemento armato.
Il soprintendente Mario Moretti definì la nuova struttura
«infelice e anacronistica» ma,
nel corso dei suoi restauri
(1969-1972), la conservò anche se procedette alla discussa eliminazione della fastosa
veste che, fra Seicento e Settecento, aveva occultato l’interno dell’edificio medievale
due-trecentesco.
gno condiviso di promuovere una società animata dai
valori evangelici della fraternità, nella costante ricerca
della giustizia e della pace.
Tutto questo è ribadito ogni
anno, in occasione delle celebrazioni della Perdonanza:
appuntamento religioso e
culturale al quale nessun
aquilano vuol mancare e
che si auspica possa diventare fra qualche anno patrimonio immateriale dell’Unesco. Per questo l’Aquila non può fare a meno di
questa Basilica, e non posso
non rinnovare l’auspicio di
tempi brevi per la sua ricostruzione, anche per impedire che la perdurante “apnea aggregativa” - da cui
questa Diocesi è afflitta, per
mancanza di spazi liturgici
adeguati - finisca per provocare “asfissie comunitarie”, con gravi ricadute non
solo sul piano ecclesiale, ma
anche nell’ambito sociale e
culturale.
» PROF. GIOVANNI CARBONARA
Direttore della Scuola
di specializzazione in restauro
dei monumenti dell’Università
La Sapienza di Roma
» PROF. D. GALEOTA
Coordinatore Dipartimento
di Ingegneria Civile, Edile - Architettura,
Ambientale dell’Università
degli Studi de L’Aquila
» PROF. STEFANO DELLA TORRE
Direttore del Dipartimento
di architettura, ingegneria
delle costruzioni e ambiente costruito
(ABC) del Politecnico di Milano
PAG. 4
Ripartire
da Collemaggio
POLITECNICO DI MILANO
Un nuovo concetto di restauro
» PROF. STEFANO DELLA TORRE
Direttore del Dipartimento di architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito (ABC)
del Politecnico di Milano
hiuso per restauri” è
la proverbiale frase
che descrive la delusione del turista in un’Italia
incapace di valorizzare i propri beni culturali. L’insinuazione è che spesso dietro le
porte chiuse nulla si muova.
Questa provocazione si è
tradotta in una duplice sfida
per la ricerca: ragionare sulla
ottimizzazione dei tempi per
i restauri, e dimostrare che
un “monumento” non smette di produrre cultura, e valore, anche quando i ponteggi ne precludono la vista.
La riflessione diviene ancor
più stringente, e drammatica,
davanti a una intera città
chiusa per terremoto.
Un edificio è una risorsa culturale che viene attivata di
volta in volta, quando incontra il mondo interiore del visitatore, ma anche quando
un tecnico lo studia e vi opera. Intendere il restauro non
solo come atto tecnico teso
a un risultato predeterminato, ad esempio la restituzione del bene danneggiato ad
un ben noto stato precedente, ma come un processo
che produce valore, anzi
nuovi valori, significa consolidare le sinergie tra conservazione e valorizzazione.
La consapevolezza di questi
temi si sta diffondendo, e si
traduce in nuove modalità
di comunicazione: visite sui
ponteggi per una irripetibile
fruizione ravvicinata, rapporti quotidiani che sul web informano sull’andamento dei
lavori, programmi di divulgazione in cui si sottolinea
il ruolo del cantiere e dell’impresa…
Il punto è che questa visione
comporta la stessa attitudine
alla programmazione, di cui
lungamente si è lamentata
la mancanza, che consente
anche di ridurre i costi e i
tempi “to delivery”, cioè nel
nostro caso di restituzione
del bene alla fruizione piena.
Gli strumenti applicati per
il restauro della basilica concattedrale de L’Aquila consentono anche di gestire il
processo in modo che già
fin d’ora si restituisca valore
alla città, così che questo restauro sia davvero una ripartenza, un atto di costruzione
del futuro e non di ricostruzione del passato.
Un punto qualificante sta
proprio nella applicazione
di cultura manageriale al restauro di un bene monumentale di immenso valore
in condizioni estremamente
critiche.
Su questo tema si è molto
“C
investito, e il Dipartimento
ABC del Politecnico di Milano ha messo a disposizione
specifiche competenze: per
la parte strutturale (Alberto
Franchi e Paola Ronca con
diversi giovani), per il rilievo
acquisito con laser scanner
e restituito in un modello 3D
orientato agli oggetti (Raffaella Brumana, Daniela Oreni
e una folta squadra di colla-
boratori nelle diverse fasi);
per i temi della sicurezza e
del progetto del cantiere
(Marco L. Trani). In tutti i
CAPIPROGETTO
La collaborazione tra le Istituzioni e il tema della sponsorizzazione
da pag. 1
di esecuzione dei lavori su gran parte
del patrimonio culturale dei centri storici monumentali danneggiati dal sisma.
Non è da sottovalutare che attraverso
la consueta organizzazione sia stato
possibile accelerare le procedure e le
complesse attività post emergenziali, in
un contesto caratterizzato da certa pressione emotiva e da forti aspettative dei
cittadini.
Ciò è stato possibile perché si è scelta
una strategia di per sé molto articolata,
basata sul metodo della concertazione,
che ha permesso di incrementare l’attività della conservazione grazie all’orientamento condiviso con gli attori
pubblici proprietari di beni culturali; un
metodo che di per sé si qualifica quale
strumento strategico e di regia delle diffuse necessità in gioco, ed espressione
delle priorità basate su fonti di finanziamento complementari e, non da ultimo, inquadra il valore economico, materiale e immateriale, dei beni culturali,
quale strumento di potenziale sviluppo,
in grado cioè di riattivare il circolo virtuoso tra conoscenza, ricerca, tutela e
occupazione qualificata.
Si tratta di una conferma del paradigma,
che si sta rafforzando negli ultimi tempi,
dello sviluppo economico del Paese ancorato alla cultura e al patrimonio culturale. In questo contesto si colloca anche la recentissima presentazione all’UNESCO della candidatura della
“Perdonanza celestiniana” per l’iscrizione nella lista del “Patrimonio culturale
immateriale”, dossier a cui il Ministero
ha dato un notevole contributo in termini di indirizzo e supporto organizzativo nonché di sostegno. E’ un riconoscimento complementare all’azione
volta al recupero del patrimonio “materiale” della basilica, testimonianza permanente della “Perdonanza”. Valori sim-
Ripartire
da Collemaggio
supplemento al n. 11 - Novembre 2013 de
Testata registrata presso il Tribunale di Milano al n. 229 in data 18/05/2012.
bolici e valori materici si fondono in
un’unica realtà culturale tanto profondamente radicata nella comunità locale,
ma ben nota e apprezzata a livello nazionale e nel prossimo futuro anche oltre i nostri confini.
Questa disciplina – si potrebbe definire
così – resterebbe espressione astratta
se non si traducesse in opere concrete,
ed è così che nell’andare all’intento originario degli scopi che ci prefiguriamo,
il recupero di Collemaggio, mese dopo
mese si è data la miglior prova del rapporto fecondo tra figure e istituzioni interessate alla tutela, dimostrando la piena sinergia tra pubblico e privato. Si è
data sostanza attuativa ad un rapporto
che costituisce senza dubbio un mo-
dello esemplare di cooperazione pubblico-privato, in cui la componente finanziaria, pure notevole, è arricchita e
rafforzata dalle capacità tecniche e organizzative di primissimo ordine messe
a disposizione da Eni, capacità che hanno permesso di raggiungere subito risultati eccellenti.
Circa un anno fa, difatti, su impulso di
Eni si è dato corso alla preparazione di
uno studio di fattibilità e pianificazione
degli interventi di restauro della Basilica
curando alcuni aspetti tecnici e metodologici già affrontati dalla Soprinten-
denza per i beni architettonici. Si è progressivamente affinata, grazie ai lavori
del Comitato Scientifico composto dal
Comune, dalla Diocesi Aquilana, dal
Politecnico di Milano, dall’Università
di L’Aquila, dall’Università La Sapienza
di Roma, da Eni, dal Segretariato Generale e dalla Direzione Regionale del
MiBAC, la definizione dei criteri che
dovranno guidare le fasi progettuali in
vista dell’apertura del nuovo cantiere.
Un’attività altamente qualificata dedicata alla conoscenza, con significative
indagini storiche, rilievi tridimensionali,
approfondimenti geognostici e indagini
sulle strutture fortemente compromesse
dai crolli, dalle deformazione e lesioni
dell’apparato murario. L’obiettivo è
quello di portare la struttura al compimento di una buona redistribuzione
delle masse e delle rigidezze del sistema,
limitando le sollecitazioni indotte da
azioni sismiche, all’interno di un piano
generale di conservazione che riproponga l’immagine di cui la comunità
attende la restituzione.
Eni ha accolto, peraltro declinando perfettamente le recenti linee guida in materia di sponsorizzazioni di beni culturali, il forte significato di un coordinamento progettuale che nasce dalla piena
compatibilità e dalla prossimità sostanziale tra istituti – la Soprintendenza, le
Università – offrendo un fortunato e
indispensabile ambito di ricerca che approderà al concreto recupero di un monumento assolutamente centrale per la
complessità delle scelte del restauro, i
cui risultati diverranno fondamentali
per la storia della conservazione architettonica. Un’apertura di credito che
rende più riconoscibile le potenzialità
di Amministrazioni pubbliche che assommano le competenze e le conoscenze necessarie a fronteggiare un simile programma d’interventi.
DIRETTORE RESPONSABILE
COMITATO DI REDAZIONE
AMMINISTRAZIONE E REDAZIONE
Bruno Finzi
Sandra Banfi, Davide Canevari,
Roberto Di Sanzo,
Pierfrancesco Gallizzi, Franco
Ligonzo
Palazzo Montedoria
via G.B. Pergolesi, 25
20124 Milano
settori, il caso applicativo è
stato affrontato ponendosi
sulla frontiera della ricerca,
sotto lo stretto vincolo di
contribuire ad un lavoro interistituzionale e comune
con le altre Università. Le
tecnologie innovative da noi
applicate in tutte le fasi, infatti, hanno l’obiettivo di migliorare soprattutto un processo pensato come tale, invece di focalizzarsi sulla propria competenza.
Così il rilievo tridimensionale non ha l’obiettivo di restituire immagini spettacolari
per l’alta definizione, o effetti
speciali da cinematografia
didattica, ma di fornire dati
a tutti gli attori coinvolti, declinandosi nei linguaggi opportuni (a vantaggio dei decisori i rendering sulle alternative per la ricostruzione
delle grandi lacune create
dal sisma; a vantaggio degli
strutturisti informazioni a diversa grana sugli spessori, le
fessure, i fuori piombo; a
vantaggio del progettista del
cantiere, il modello semplificato su cui rappresentare
in 3D (o 4D) le strutture ausiliarie e le fasi di costruzione, montaggio e smontaggio
dei diversi elementi; a vantaggio delle lavorazioni, la
possibilità di un progetto
esecutivo che già comprende gli strumenti informatici
per il governo in tempo reale delle lavorazioni più delicate come il cuci-scuci delle
colonne…).
Le tradizionali tavole grafiche vengono sostituite da un
archivio digitale in cui gli oggetti, opportunamente individuati, si portano dietro dati
storici, caratteristiche tecniche, osservazioni diagnostiche.
Si stanno quindi applicando
al massimo livello molte delle proposte metodologiche
che andiamo “predicando”
sotto lo slogan “conservazione programmata”, e non
soltanto perché finalmente
a uno sponsor è parso giusto
e ovvio che si esca dai lavori
con uno strumento di monitoraggio e pianificazione
della manutenzione. L’aspetto più stimolante del lavoro
è proprio poter applicare,
davvero sulla frontiera della
ricerca, la Modellazione e
gestione delle informazioni
per il patrimonio edilizio esistente: è il titolo di un nostro
progetto di ricerca, che si lega al tema caldissimo di diffondere anche in Italia, tenendo conto delle particolari
caratteristiche del patrimonio costruito e del mercato,
i nuovi strumenti BIM che
stanno avendo in tutto il
mondo una decisiva evoluzione.
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