volumecogal-23-settembre-69-136
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Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare prodotti agroalimentare della Germania sono i Paesi Bassi, mentre l’Italia occupa la terza posizione. PRINCIPALI PAESI DI IMPORTAZIONI AGROALIMENTARI DELLA GERMANIA (2012) Fig. 5.1 33% 19,4% 7,6% Da Al tr i A 2,8% US ar 3,5% Au st ria 4,5% ca sil e 4,6% Br a io 5% ni m 5,1% Po lo ni a na Sp ag Ita lia nc ia Fr a Pa es iB as si 5,3% Be lg 8,8% Fonte: elaborazione su dati ICE Se si dovesse scegliere la Germania come paese estero di riferimento per la proposta dell’attività di commercializzazione di prodotti agroalimentari, bisognerà tenere conto della presenza e dell’importanza dei prodotti degli altri paesi nel mercato tedesco, valutandone eventuali strategie e tipologia di prodotti. 5.3 Export dei prodotti di interesse nei mercati di riferimento Le esportazioni generali devono dare indicazioni sulle potenzialità di ciascun paese per effettuare una prima selezione orientativa di quelli più interessanti per la propria azienda ed i propri prodotti. Dalla scheda sopra esposta, relativa alla valutazione esportazioni generali, emergeranno i paesi che rivelano un maggiore potenziale di acquisto, un maggiore interscambio con l’Italia e le varie regioni, così da poter attuare una scelta più pertinente e di maggiore interesse. Per coloro che per la prima volta iniziano a sviluppare rapporti con i mercati esteri, si tende a scegliere quei paesi con i quali le aziende italiane hanno già un rapporto commerciale, questo per facilità di ingresso, poiché si tratta di paesi che sono più abituati ad un 69 69 rapporto commerciale con la nostra nazione, un mercato in cui i prodotti italiani sono già presenti e conosciuti. Questo non esclude, ovviamente, la possibilità di scelta di paesi ancora non molto frequentati dalle aziende italiane e che presentano buone possibilità di realizzare delle quote di mercato per i prodotti delle nostre aziende. Il passo successivo sarà quello di individuare la presenza e lo sbocco dei prodotti che interessano di più alla nostra azienda, quei prodotti del nostro settore produttivo e che abbiamo intenzione di proporre nei mercati di riferimento. In tale caso l’analisi sarà indirizzata nei confronti di quei paesi in cui si pensa di poter proporre i nostri prodotti, senza dover analizzare i dati di paesi nei confronti dei quali non si ha intenzione, almeno per il momento, di vendere i propri prodotti o instaurare rapporti commerciali. Bisogna considerare che per i prodotti alimentari e bevande, ad esempio, i primi sei paesi di destinazione, assorbono circa il 75% delle esportazioni italiane, di cui cinque sono in Europa, mentre l’altro paese non europeo sono gli USA. Nel primo capitolo sono riportati, in modo dettagliato, i volumi di esportazioni ed importazioni dei prodotti delle varie nazioni ed i volumi realizzati dell’Italia nei principali paesi. 14 E’ chiaro che una scelta fatta nei confronti di tali paesi sarebbe in qualche modo facilitata, dato che si tratta di mercati già abituati al consumo dei nostri prodotti, così come alle informazioni su di essi, importante per avere un giudizio più approfondito sulle caratteristiche immateriali dei prodotti italiani. In modo specifico, le informazioni utili per la programmazione di attività di internazionalizzazione e commercio estero da approfondire in questo caso sono: - Individuazione dei paesi di interesse per la proposta dei propri prodotti; - Individuazione della tipologia di prodotti di interesse importatati dai paesi individuati; - Volumi di vendita dei prodotti di interesse nei paesi individuati. Pertanto, in base all’analisi precedente, alle valutazioni di importazioni generali dei vari paesi, in particolare agli scambi con la nostra nazione ed al potenziale potere di acquisto, saranno scelti quelli di maggiore interesse, nei confronti dei quali si pensa di poter sviluppare la strategia commerciale e proposta dei prodotti.15 E’ chiaro che ciascun paese scelto potrebbe avere esigenze di programmazione diversa dall’altro, per le modalità di utilizzo e consumo dei prodotti, per i canali di vendita utilizzati, l’aspetto sociale e culturale del mercato di riferimento. Quello che è necessario in questa fase è l’individuazione del o dei paesi di interesse ed analizzare il potenziale 14 Tali dati possono essere continuamente aggiornati controllando il sito dell’ISTAT e del Ministero dello sviluppo economico, i quali trimestralmente, propongono i dati di esportazione ed importazione dell’Italia e della maggior parte dei paesi al mondo. Tali dati possono essere riportati nelle tabelle esposte in questo capitolo, in modo che sia costantemente aggiornato e riferito al periodo di interesse. 15 Nel capito sei sarà proposta una metodologia più dettagliata per l’individuazione e la scelta dei paesi di interesse per lo sviluppo dell’attività di commercio estero. 70 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare di mercato. Per le piccole imprese, con contenute possibilità di investimento in attività di internazionalizzazione, sarà necessario iniziare ad operare con un solo paese, questo per non disperdere risorse e concentrare il tempo e l’attenzione del personale su di un unico mercato. In seguito, si può pensare di proporsi ad altri paesi, avendo acquisito, nel frattempo, una esperienza che le aiuterà ad operare meglio nelle iniziative successive, soprattutto per le imprese che iniziano per la prima volta a rivolgersi a mercati esteri. Successivamente, si valuterà la tipologia di prodotti che interessano maggiormente alla attività di programmazione dei mercati esteri, valutandone le esportazioni nazionali nel o nei paesi selezionati e la quantità di importazioni di prodotti che tali paesi individuati normalmente attuano. Questi dati serviranno anche a capire l’eventuale livello di conoscenza della categoria di prodotti di interesse nel paese estero e lo sviluppo e la crescita del mercato in tale area da parte delle imprese italiane di settore. Queste informazioni aiuteranno l’impresa che dovrà attuare il piano di internazionalizzazione, determinando il grado di conoscenza della tipologia di prodotti di interesse, l’inserimento nei canali commerciali e la comunicazione pubblicitaria che dovrà essere attuata. Dalla quantità di prodotti commercializzati nel o nei mercati di interesse, si potrà anche determinare la possibile quota di mercato che l’impresa potrà raggiungere e gli investimenti necessari per poter attuare i risultati di vendita attesi. Come si può intuire, ogni fase deve essere analizzata in relazione ai dati attenuti, alle caratteristiche del paese e mercato di riferimento, alla tipologia di prodotti trattati, della loro presenza nell’area individuata ed alle potenzialità dell’impresa di poter proporre i propri prodotti. La scheda sottostante, aiuterà ad individuare, in modo programmato, i paesi di interesse ed i volumi di vendita attuali dei prodotti che si intende proporre nell’area selezionata, in modo che possa essere facilitato il programma di internazionalizzazione dell’impresa, riducendo i margini di errore ed eventuali sprechi di risorse, che per le piccole imprese possono essere estremamente importanti. Tale forma di programmazione, più schematica e dettagliata, dovrà ridurre gli sprechi e consentire maggiori possibilità di raggiungimento dei propri obiettivi nel tempo. Ci sono alcuni paesi che importano dall’Italia prodotti del settore agroalimentare già da molti anni. Sono storicamente clienti di alcune categorie alimentari, soprattutto di prodotti di eccellenza, che si sono costituiti sia per la presenza di popolazione di origine italiana, che ha diffuso negli anni l’uso ed il consumo di tali prodotti, insieme alle loro caratteristiche tradizionali e culturali, sia per la presenza di turisti stranieri nel nostro paese, di provenienza dai paesi in cui tali prodotti si sono diffusi, assaggiando il prodotto nel nostro territorio e ricercandolo in seguito, avendone apprezzate le caratteristiche, una volta rientrati nella loro nazione. 71 71 Tab. 5.3 VALUTAZIONE ESPORTAZIONI PRODOTTI DI INTERESSE Descrizione Individuazione del paese o paesi di interesse Individuazione tipologia di prodotti di interesse Valutazione quantità di importazione dei prodotti di interesse nei paesi selezionati Eventuale certificazione per l’export richiesta dai paesi individuati Per quanto riguarda l’olio di oliva, ad esempio, alcuni paesi sono storicamente clienti dell’Italia, ne conoscono le caratteristiche e le qualità, apprezzandolo da anni rispetto ad altri prodotti simili concorrenti provenienti da altre nazioni. Come si può notare dalla figura, i primi sei paesi assorbono circa il 70% di tutto l’olio di oliva italiano esportato. Un’azienda che intende pianificare un’attività di commercializzazione del proprio prodotto all’estero, deve tenere conto di questo aspetto per valutare le procedure e le eventuali modalità di ingresso da adottare se decide di rivolgersi in altri paesi e mercati. PRINCIPALI PAESI DI DESTINAZIONE DI OLIO DI OLIVA VERGINE ITALIANO (2012) Fig. 5.2 30,8% 18,1% 15,6% Fonte: elaborazione su dati ICE 72 1,5% sil e Br a io 1,7% Al tr ip ae si 2,6% Ci na izz er a 3,8% Be lg no na da Re g Ca 4,4% Un ito 5,9% Sv 6,6% Gi ap po ne nc ia Fr a an ia Ge rm US A 9,1% Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Ci sono paesi non presenti nell’elenco della figura esposta ma che rivelano delle potenzialità di acquisto di tale prodotto, per caratteristiche economiche, culturali e sociali, con particolare interesse per tale prodotto caratteristico è rappresentativo del territorio italiano. In questo caso, notiamo come oltre il 30% dell’olio di oliva è esportato negli Stati Uniti, mentre il 15,6% è diretto in Germania, che rappresenta oltre il 75% dell’olio di oliva vergine importato da tale paese. Altri paesi concorrenti sono la Grecia con l’11% e la Spagna con il 10%.16 La distanza geografica, come possiamo notare, non ha impedito a creare oltre oceano il primo mercato per esportazione di tale prodotto. Da questi dati emerge la forte predilezione del mercato tedesco per il prodotto italiano, che lo preferisce di gran lunga al prodotto proveniente da altri paesi. 5.4 Concorrenza ed importazioni da altri paesi dei prodotti di interesse I paesi più industrializzati, grandi importatori, acquistano ovviamente prodotti oltre che dall’Italia, anche da altri paesi, spesso con caratteristiche organolettiche diverse, gusto differente e prezzi diversi. Nei paesi in cui l’Italia realizza i volumi di vendita più consistenti, sono anche presenti prodotti importati da altri paesi, dovuto anche alla presenza di stranieri della stessa origine di provenienza dei prodotti importati. In Germania, così come in Inghilterra o negli Stati Uniti, c’è la presenza di popolazione proveniente da diversi paesi esteri, la quale si è spostata, in molti casi, per lo stesso motivo della popolazione di origine italiana. E’ chiaro che la presenza di alcune tipologie di prodotti in alcuni mercati esteri non è solo dovuta alla presenza della popolazione proveniente dalla stessa area geografica dalla quale proviene il prodotto. Ci sono dei prodotti che rientrano, ormai, nel sistema di vita della popolazione del paese estero, integrandosi, spesso, con il suo sistema di alimentazione, per quanto riguarda il prodotto alimentare, o stile di vita per quanto riguarda altre tipologie di prodotti, come l’abbigliamento, l’arredamento ed anche la meccanica. Nei paesi individuati, ci sarà sicuramente la presenza di altri prodotti simili o complementari, provenienti sia dalla stessa nazione, sia da altri paesi. Tale analisi deve essere effettuata per capire anche i margini di inserimento possibile della nostra categoria di prodotti e l’eventuale modalità di inserimento nel mercato scelto. La considerazione che deve essere fatta al tal punto è la seguente: - Individuazione di prodotti nazionali ed internazionali concorrenti o complementari del settore di interesse ed il livello di concentrazione; - Individuazione dei paesi di provenienza dei prodotti concorrenti; 16 I dati forniti dall’ICE Germania si riferiscono all’anno 2012. 73 73 - Valutazione quantitativa, qualitativa, di prezzo dei prodotti concorrenti. Anche in questo caso può esserci di aiuto il capitolo primo, in cui è indicato, ad esempio, la quantità di prodotti importati da alcuni paesi. La Germania, ad esempio, importa il 7,2% di prodotti alimentari dall’Italia, il resto dei prodotti proviene da altri paesi.17 Analizzare la tipologia specifica di prodotti e la loro provenienza aiuterà le aziende ad evitare sovrapposizioni di presentazione e modalità di utilizzo del prodotto, considerando, comunque, che i nostri prodotti sono dotati di una loro unicità e caratteristiche distintive che li rende altamente competitivi e distinguibili nei diversi mercati mondiali. E’ necessario, però, valutare il livello di informazione che il mercato di riferimento ha dei prodotti italiani, e della categoria che si ha intenzione di proporre al paese scelto. Nel momento in cui si è scelto il paese o i paesi in cui si ha intenzione di sviluppare l’attività di internazionalizzazione e proposta dei propri prodotti, si individuerà la presenza, nel segmento di mercato di interesse, di prodotti concorrenti ed eventualmente complementari provenienti sia dall’Italia sia da altri paesi. La presenza di prodotti direttamente concorrenti, soprattutto per quanto riguarda il settore agroalimentare, sarà importata nella maggior parte dei casi dall’Italia e, spesso, anche dalla stessa area regionale, dato che tali categorie di prodotti sono generalmente specifiche e caratteristiche del territorio, difficilmente realizzati uguali in altre aree geografiche non nazionali o regionali. Comunque, la presenza di prodotti concorrenti evidenzia un atteggiamento favorevole del mercato nei confronti di tale categoria merceologia, un’attenzione al consumo di prodotti di qualità che riscontrano i gusti, desideri ed esigenze di un mercato nel paese individuato. Valutare la quantità e la loro diffusione è un altro fattore importante, per determinare le possibilità di inserimento, i possibili volumi di vendita realizzabili e la strategia di proposta dei prodotti. L’uso di prodotti complementari potrebbe garantire una possibilità di inserimento con prodotti sostitutivi italiani con la stessa funzione d’uso ma di qualità e sapore superiori. Si pensi, ad esempio, all’uso di salse come maionese e ketch up per condire, certamente sostituibili con salse vegetali all’olio di oliva italiano, hanno un gusto superiore e sono notevolmente più salutari. La tipologia di prodotti deve essere individuata ogni volta si analizzano un paese ed un mercato di riferimenti per i propri prodotti. La scheda sottostante, servirà a fare una descrizione più dettagliata di tali informazioni, della presenza dei prodotti concorrenti nel paese e nell’area di mercato estero. 17 Le schede paese proposte nel capitolo otto, danno un riferimento generale sulla caratteristiche dei diversi paesi più importanti come mercati di sbocco e le loro tipologie di importazioni. 74 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Tab. 5.4 PRESENZA E PROVENIENZA PRODOTTI CONCORRENTI DI INTERESSE Descrizione Individuazione prodotti concorrenti italiani Individuazione prodotti concorrenti esteri Individuazione prodotti complementari locali ed esteri Volume e valore dei prodotti concorrenti presenti nel paese e mercato Deve essere comunque specificato che i prodotti italiani di qualità, soprattutto quelli agroalimentari, sono fortemente connotati con il luogo di produzione, per cui è necessario che il potenziale consumatore abbia una conoscenza ed informazione sul paese di provenienza e le sue caratteristiche storiche e culturali, poiché, come ribadito, i prodotti non possono essere modificati, ma può essere proposta una modalità d’uso e di utilizzo diversa, maggiormente corrispondente ai gusti ed al sistema alimentare del consumatore del paese estero individuato. Va anche considerato, che in molti paesi, soprattutto europei, c’è la presenza di prodotti agroalimentari certificati, tipici e caratteristici del loro territorio e della loro tradizione, così come in Italia. Pensare ad una possibile integrazione ed abbinamento di consumo potrebbe essere un’idea per facilitare l’inserimento dei prodotti ed il loro utilizzo e consumo.18 Le informazioni specifiche sui prodotti e le marche presenti nel paese di interesse, se non disponibili attraverso documenti primari, già redatti da associazioni ed istituti, dovranno essere reperite con apposite attività di ricerca, specificatamente realizzate per le esigenze dell’azienda o ente. Si dovranno interpellare, in questi casi, associazioni o istituti situati nel paese selezionato, specificando le informazioni di cui si ha bisogno, relative, appunto, ai prodotti, alle eventuali marche, i canali commerciali utilizzati ed i volumi di vendita realizzati. Un livello alto di concentrazione e di presenza dei prodotti e delle marche dei vari paesi, evidenzia che il mercato è molto competitivo, che il consumatore ha un’ampia possibilità di scelta. Questo determinerà una programmazione più definita della proposta commerciale, con una strategia di differenziazione specifica e dettagliata tenendo conto della concorrenza presente. 18 Nel Regno Unito, ci sono diversi prodotti agroalimentari Dop (Pdo in inglese), come ad esempio il formaggio “Beacon Fell” del Lancashire, oppure il “Blue Stilton Cheese”, prodotto nel Leicestershire e Derbyshire, oppure la birra Igp “Kentish strong Ale” della zona del Kent, molto noti nella popolazione inglese. 75 75 QUOTE DI MERCATO DEGLI ALCOLICI NEL REGNO UNITO CANALE OFF-TRADE (2011) Fig. 5.3 Flavoured alcoholic beverages 2% Vino liquoroso 2% Champagne 2% Vino frizzante 2% Sidro 6% 24% Superalcolici e liquori 37% Vino 25% Birra Fonte: elaborazione su dati WSTA (Wine & Spirit Trade Association) Se si dovesse analizzare il mercato del vino nel Regno Unito, prodotto esclusivamente importato, il consumo annuo è di circa 1,1 miliardi di bottiglie l’anno,19 nello specifico 686 milioni venduti nel canale Off-Trade (attraverso i rivenditori) e 423 milioni nel canale On-Trade (somministrazione diretta al consumatore), con un consumo pro-capite di 29,7 litri l’anno. Come si può notare dalla figura esposta sopra, relativa alle quote di mercato degli alcolici nel Regno Unito nel canale off-trade, il vino ha una quota del 37%, seguito dalla birra e dai superalcolici. Le varietà di vino più vendute sono: - Vini bianchi: Chardonnay, Sauvignon Blanc, Pinot Grigio, Chenin Blanc, Riesling, Semillon, Colombard, Viognier e Gewurztraminer; - Vini rossi: Merlot, Cabernet Sauvignon, Shiraz/Syrah, Pinot Noir, Zinfandel, Grenache, Termpranillo, Pinotage, Malbec, Sangiovese, Camenère e Gamay. Secondo la WSTA inglese, la spesa totale per il consumo nel Regno Unito di alcolici è di 17 miliardi di sterline per la birra, 11 miliardi di sterline per il vino e circa 8 miliardi per i superalcolici. Per quanto riguarda la provenienza dei vini nel Regno Unito, il 59,4% è importato dal Cile, Stati Uniti, Australia, Sud Africa, Nuova Zelanda, mentre il 34,1% è importato dall’Italia, Francia e Spagna. Nello specifico, la quota di mercato nel 2011 dell’Italia è del 17% per un valore di circa 400 milioni di sterline, mentre 19 Dato fornito dall’ICE per l’anno 2012. 76 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare quella della Francia è del 16% per un valore di circa 698 milioni di sterline.20 In definitiva, l’Italia è il secondo paese fornitore di vino in valore del Regno Unito. Il prezzo medio per bottiglia sul canale Off-Trade nel 2011 è stato di 4,71 sterline per il bianco, 4,85 sterline per i rossi e 4,53 per i rosè. Come si può notare, le aziende italiane devono competere nel mercato inglese con altre marche e prodotti provenienti da diversi paesi del mondo, con caratteristiche e qualità differenti. Se prendiamo in considerazione la Germania, come si può notare nella figura, l’Italia costituisce il maggiore fornitore di vini rossi e rosè Dop e Igt nel 2013 con il 35,2%, corrispondente a 325 milioni di euro su un totale importato dal mercato tedesco di tale categoria di 923 milioni di euro. Insieme alla Francia ed alla Spagna si raggiunge circa l’83% della fornitura realizzata. Questo dato rivela l’importanza dell’Italia nel settore dei vini nel mercato tedesco ed il livello di apprezzamento di tale popolazione dei nostri prodotti, aspetti che devono essere considerati nel momento in cui si deciderà di affrontare tale mercato estero. IMPORTAZIONI DELLA GERMANIA DAI PRINCIPALI PAESI DI VINI ROSSI E ROSE’ DOP E IGT 2013 Fig. 5.4 35,2% 32,7% 19,8% 77 0,7% Al tr i 0,4% Au st ra lia 0,8% US A 1,1% Gr ec ia 1,9% Su da fri ca 2,2% Au st ria 2,5% Ci le na al lo Po rto g Sp ag nc ia Fr a Ita lia 2,7% Fonte: elaborazione su dati ICE Germania Si deve cercare di sfruttare quanto più possibile l’immagine positiva della popolazione tedesca nei confronti dei prodotti agroalimentari italiani, senza dover deludere però le loro aspettative. 20 I dati sono forniti dall’Italian Trade Commission di Londra. 77 MARCHE DI OLIO DI OLIVA EXTRA VERGINE IMPORTATO DALLA GERMANIA E DAL REGNO UNITO E RELATIVI PAESI DI PROVENIENZA Tab. 5.5 GERMANIA Italia Bertolli Minerva Sant’Agata Manfredi Barbera Ursini Grecia Niove Nikos Taris Bertolli Carapelli Filippo Berio Frantoia Colonna Iliada Karyatis Greek Artisans Spagna La Espanola Carbonell Francia Mazola Chateau Virant REGNO UNITO Nunez da Prado Carbonell Marquez Valdeza Vea Nicolas Arziari Chateau Virant Fonte: elaborazione su dati ICE Germania e Londra Nella tabella esposta sopra sono indicate alcune delle principali marche di olio di oliva extra vergine presenti nel mercato tedesco ed il paese di provenienza. Nel caso del prodotto italiano, ricordiamo che la Germania importa oltre il 70% di olio di oliva dall’Italia, per cui la competitività, in questo caso, per chi decidesse di proporre tale categoria di prodotto nel mercato tedesco, sarebbe più tra marche italiane che nei confronti di quello di marche estere, che comunque bisognerà tenere conto. Mentre per il mercato del Regno Unito l’olio di oliva extra vergine italiano ha una quota del 56%, seguito dalle importazioni del prodotto spagnolo con una quota del 29%. In questo caso, una competizione con le atre marche provenienti dagli altri paesi esteri è più sentita, anche se la quota italiana rivela che il prodotto “Made in Italy” è molto apprezzato per qualità e genuinità. 5.5 Caratteristiche economiche e sociali dei paesi e del segmento di mercato individuati Per i prodotti agroalimentari italiani, caratterizzati da alta qualità e riferimento al territorio, aspetti che li distinguono da tutti gli altri prodotti della stessa categoria di altri paesi, la scelta del potenziale cliente è importante, per non veder svanire tentativi di offerta e proposte dei prodotti fatte in modo casuale, senza considerare la tipologia dei potenziali consumatori. Effettuare delle analisi e ricerche approfondite sulle caratteristiche del cliente dei prodotti agroalimentari italiani, potrebbe essere oneroso, soprattutto se il volume di affari che si pensa di poter 78 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare ottenere è inizialmente contenuto. In ogni modo, è necessario avere un’idea sulla tipologia di consumatore dei prodotti agroalimentari di qualità, considerando che si tratta di una categoria di prodotti non rivolta a consumatori sensibili al prezzo e che non hanno sufficiente conoscenza della gastronomia e qualità italiana. Il fatto che i paesi più industrializzati, economicamente e culturalmente più evoluti al mondo sono tra i primi importatori e quelli che assorbono la maggiore quantità dell’export di prodotti agroalimentari italiani non è casuale. Questa tipologia di paesi sono quelli che meglio hanno imparato a conoscere le caratteristiche qualitative, culturali e tradizionali dei prodotti della nostra nazione, non solo per la presenza di popolazione di origine italiana, ma perché hanno le possibilità economiche e culturali per acquisire categorie di prodotti di alto valore, unici al mondo, di cui il loro consumo rappresenta anche una forma di appartenenza sociale e culturale. Non sono da escludere paesi emergenti che stanno conoscendo un’importante evoluzione economica e sociale come la Cina, il Brasile e la Russia, nei confronti dei quali stanno rivolgendo le proprie attenzioni e i propri prodotti non solo aziende italiane ma anche degli altri paesi economicamente e industrialmente più avanzati. L’impresa che intende internazionalizzarsi, non necessariamente deve decidere la scelta del paese in base allo sviluppo economico di tale paese o del reddito procapite. La scelta può scaturire per un particolare interesse che il mercato del paese individuato potrebbe avere per i prodotti dell’impresa e dalla possibilità di generare mercato e profitti dallo sviluppo di attività commerciali con tale paese. In ogni modo, dopo aver individuato e selezionato il paese o i paesi di interesse, ritenuti idonei e potenzialmente interessanti per instaurare una attività di internazionalizzazione o commercializzazione dei propri prodotti, si dovranno analizzare le caratteristiche dei segmenti di mercato presenti, analizzare le potenzialità di consumo dei prodotti proposti, il loro livello culturale, potere di acquisto ed eventuale modalità di utilizzo e consumo. Nel caso dei prodotti agroalimentari di qualità italiani, come già affermato, visto le loro caratteristiche evolute, tendono ad essere più apprezzati e valutati positivamente da un segmento di consumatore che riesce o è riuscito ad avere maggiori informazioni e conoscenze inerente tale tipologia di prodotti. Questo non esclude la possibilità di poter offrire i prodotti a segmenti di mercato differenti. Ogni attività e proposta deve essere studiata e valutata specificatamente, basandosi, chiaramente, su schemi predefiniti, per orientare meglio le proprie scelte, proponendosi attraverso un piano strategico elaborato e ben definito, adatto e coerente alle caratteristiche dell’impresa e dei suoi prodotti. Una prima distinzione da fare e quella relativa ai due principali segmenti di mercato: - Mercato dei beni di largo consumo; - Mercato industriale. Nel primo caso ci si riferisce ad un mercato che utilizza i prodotti per il proprio uso e consumo, acquistato direttamente dall’azienda oppure attraverso canali 79 79 commerciali come i punti vendita, la ristorazione riforniti da intermediari, come grossisti ed agenti i quali hanno una loro funzione specifica nel far giungere il prodotto al consumatore finale e nei confronti dei quali l’azienda sviluppa delle politiche di marketing specifiche. Il mercato industriale è costituito da imprese o società che acquistano beni industriali da utilizzare nel proprio processo produttivo per produrre altri beni o servizi. Rientrano in tale categoria le materie prime, attrezzature e macchinari, semilavorati non destinati, pertanto, al consumo finale. In relazione alla tipologia di prodotti trattati dall’impresa, si determinerà il segmento di mercato al quale farà riferimento per la proposta dei propri prodotti, determinandone, ovviamente i programmi e strategie di proposta commerciale. Per quanto riguarda l’analisi dei paesi e dello specifico segmento di mercato estero, devono essere maggiormente presi in considerazioni, in relazione alla tipologia di mercato, principalmente i seguenti aspetti: - Reddito pro-capite, per valutare l’eventuale potere di acquisto; - Aspetti culturali, sociali e legali dei paesi e dei mercati individuati; - Stili di vita e di consumo del mercato individuato per attinenza alla tipologia di prodotti proposti;21 21 “Le abitudini degli inglesi, ad esempio, per quanto riguarda l'alimentazione sono molto cambiate negli ultimi 20 anni. La dieta mediterranea è oggi nota e raccomandata in tutto il mondo ed il governo inglese sta combattendo da anni una battaglia sui media e nelle scuola contro le abitudini sbagliate e per mettere in guardia i cittadini dai rischi della tradizionale dieta iperproteica che l'Inghilterra, come molti altri paesi nordici del resto, ha elaborato in accordo con il clima rigido e la relativa scarsezza di frutta e verdura fresca. Oggi sulla tavola degli inglesi fanno capolino sempre più spesso i carboidrati (pasta e pane) e i cibi freschi, autoctoni o di importazione. Ciò che soprattutto noterete perciò è la differente scansione del cibo durante la giornata, che riflette un'organizzazione differente, molto più centrata dal punto di vista lavorativo sulle ore della mattina rispetto alle ore della sera. La giornata inizia presto: molti inglesi sono già in ufficio alle 8.00. Per questo la colazione all'inglese (uova, pancetta e fagioli) viene servita normalmente solo nei week end, mentre nei giorni feriali la pur abbondante colazione si limita a tè o caffè, latte, yogurt, pane tostato con burro e marmellata ("continental breakfast"). Il pranzo, è sovente poco più di uno spuntino e prevede un piccolo sandwich al prosciutto o formaggio, patatine in sacchetto o una barretta di cioccolato. Alle volte il frutto fresco viene sostituito con frutta secca, normalmente ottima (uva passa o albicocche seccate). Raramente gli inglesi "si fermano" per mangiare, e ancora più raramente il pranzo viene cucinato: si tratta perlopiù di cibi freddi, a parte la tradizionale zuppa invernale. La cena è il vero pasto cucinato e consumato tutti insieme. Carne o pesce vengono serviti con un contorno di patate o verdura, oppure in torte salate. Non di rado vengono cucinati gli spaghetti con la carne, una versione locale della nostra pasta al ragù. Il piatto unico è più diffuso del primo e secondo. La cena si consuma presto, tra le 18 e le 19.30 a seconda delle famiglie e delle necessità” (Tratto da: Guida all’Inghilterra: il cibo e le abitudini alimentari). 80 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare - Individuazione e scelta del segmento di mercato più idoneo alla tipologia di prodotti offerti. Le metodologie di individuazione delle caratteristiche del segmento di mercato di interesse del paese estero, sono simili a quelle attuate per il mercato nazionale, quello che deve essere individuato ed evidenziato è il rapporto che i vari segmenti di mercato hanno con la tipologia di prodotti proposti. I consumatori tedeschi o inglesi hanno, ad esempio, un rapporto diverso con l’olio di oliva, il vino, la pasta ed altri prodotti, rispetto al rapporto che con tali prodotti hanno i consumatori italiani. Questo perché sono diverse le modalità di alimentazione e consumo dei prodotti agroalimentari dei vari paesi esteri, così come la loro conoscenza storica, culturale e produttiva riguardo ai prodotti italiani. Alcuni aspetti culturali, religiosi e di comportamento sociale possono costituire delle barriere all’ingresso dei prodotti italiani nei mercati esteri, caratteristiche di cui bisognerà tenerne conto in un processo di pianificazione e proposta dei propri prodotti. Gli aspetti legali del paese estero devono anche essere analizzati. Tariffe doganali, leggi antitrust, regolamenti di importazione ed imposte. Tab. 5.6 ASPETTI ECONOMICI E SOCIALI DEL PAESE E SEGMENTO DI MERCATO Descrizione Reddito pro-capite del paese e del segmento di mercato Aspetti culturali, sociali, legali e religione Livello di istruzione, età e stili di vita del segmento di mercato di interesse Individuazione dei segmenti di mercato di interesse per la proposta dei propri prodotti Valutazione dell’attrattività e del valore dei segmenti individuati 81 La tabella esposta sopra, facilita la procedura di segmentazione e selezione del segmento di mercato di interesse per la proposta dei propri prodotti. Nel caso ci si rivolga ad un paese in cui è sufficientemente presente la tipologia di prodotto proposto, si potrà individuare un segmento di mercato caratterizzato per stile di vita22 e modalità di utilizzo del prodotto, per fascia di età o per il potere di acquisto, 22 In Italia, ad esempio, la Eurisko, società di ricerche economiche e sociologiche, ha individuato 14 stili di vita, ognuno dei quali ha caratteristiche proprie di fruizione dei media, 81 nel caso si vuole proporre un prodotto dalle caratteristiche elevate con un premium price. L’aspetto culturale e sociale sono anche utilizzati per eseguire una micro segmentazione, l’individuazione, tra i diversi paesi, dei segmenti caratterizzati da uguali stili di vita e che possono essere trasversalmente simili.23 Le modalità ed i criteri utilizzati per la micro segmentazione, sono del tutto simili a quelli impiegati per la segmentazione del mercato del proprio paese. E’ necessario effettuare una valutazione dei segmenti individuati, se costituiscono dei mercati sufficienti per creare i volumi di vendita dei prodotti dell’impresa. Deve essere quantificato il potenziale volume delle vendite realizzabile da parte dell’impresa nel segmento di mercato individuato. Se il paese estero di riferimento realizza già delle importazioni della stessa tipologia di prodotti trattati, si hanno ha disposizione dei dati quantitativi sul volume e valore attuale della tipologia di interesse, sui quali si può ipotizzare la realizzazione di una quota di mercato. Se il paese individuato non importa ancora la tipologia di prodotti offerti, il volume delle potenziali vendite deve essere sviluppato sulla quantità dei potenziali clienti esistenti nel paese e segmento individuato, quantificando i potenziali acquirenti e consumatori dei prodotti, valutando il loro livello di interesse. Nella fase iniziale di analisi del segmento di mercato prescelto, gli aspetti e gli elementi che debbono essere maggiormente presi in considerazione sono soprattutto il reddito pro-capite, per individuare l’eventuale potere di acquisto, il livello di istruzione e cultura, la fascia di età del segmento di mercato, il livello di conoscenze e del consumo del prodotto proposto ed il potenziale valore del mercato scelto. Sarà necessario quantificare la domanda, individuare volumi di vendita realizzabili e realizzati, se è un mercato di nicchia oppure di ampie dimensioni, così come riportato nello schema sottostante. reddito, età, consumi, comportamenti sociali e di acquisto. In modo specifico, gli stili di vita individuati possono essere raggruppati in cinque categorie principali: Stili Giovanili 20,5% (Liceali, delfini, spettatori); Stili Superiori 11,5% (Arrivati, impegnati); Stili Centrali Maschili 12,8% (Organizzatori, esecutori); Stili Centrali Femminili 22% (Colleghe, commesse, raffinate, massaie); Stili Marginali 31,5% (Avventati, accorti, appartate). 23 Uno studio anglosassone, invece, divide i consumatori in quattro tipologie: i “Gourmless” che rappresentano il 46%, non attenti alla qualità di prodotti ed ingredienti non interessati alla relazione alimentazione equilibrata/salute, con acquisti spesso determinati da esigenze di praticità, comodità e velocità; gli “Unconvenience” che rappresentano il 24%, acquistano prodotti freschi di qualità nei supermercati; i “Locals” che rappresentano il 16% acquistano prodotti alimentari freschi e naturali, preferibilmente da piccoli punti vendita, anche in base a comodità e praticità di acquisto; i “Puristi” che rappresentano il 14% (2/3 donne) acquistano solamente prodotti alimentari di elevata qualità, freschi e biologici. ICE Londra. 82 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Tab. 5.7 CARATTERISTICHE DEL SEGMENTO DI INTERESSE Alto Medio Basso Reddito pro-capite Istruzione e livello culturale Grado di conoscenza e consumo del prodotto proposto Potenziale valore del mercato Tale scheda servirà ad avere un quadro immediato della tipologia di segmento al quale ci si vuole rivolgere per proporre in modo più preciso i propri prodotti. Si sceglieranno quei paesi e qui segmenti di mercato i cui potenziali consumatori hanno, quanto più possibile, caratteristiche simili, per evitare di avere un mercato di riferimento frammentato, con esigenze ed abitudini diverse e non dover attuare differenti azioni e strategie. L’analisi delle caratteristiche del paese scelto e del segmento di mercato ha la funzione di aiutare l’impresa nella proposta dei propri prodotti, nello sviluppo dell’attività di marketing e commercializzazione ottimale secondo le caratteristiche dei propri prodotti e come si ha intenzione di proporli, dopo aver effettuato le ricerche ed analisi appropriate ed aver scelto le modalità di offerta più adatte alle strategie e caratteristiche dell’impresa. Bisogna rilevare, che per quanto riguarda i prodotti Made in Italy, con un forte legame al territorio, soprattutto per quanto riguarda i prodotti certificati (Dop, Igp), non esiste una innovazione o modifica di prodotto, specificatamente riferita al prodotto, tranne che non riguardi il packaging, le modalità di consumo o aspetti che non si riferiscono alla modifica produttiva, di ingredienti e modalità di conservazione. In questo caso, l’innovazione dovrà esclusivamente riferirsi alle diverse forme di utilizzo e consumo, presentazione, abbinamento gastronomico, segmento potenziale di mercato. L’innovazione deve essere soprattutto una innovazione e sviluppo di marketing. Deve così riguardare: - La ricerca di nuovi mercati e segmenti di mercato; - Modalità diverse di utilizzo, in relazione al mercato e segmento; - Scelta dei canali distributivi innovativi; - Promozione del prodotto: degustazioni, comunicazione sulle origini del prodotto, abbinamenti con altri prodotti del paese estero, presenza sui media del paese estero. La scelta del potenziale consumatore verso prodotti Made in Italy, con un particolare legame al territorio di origine produttiva, deve essere una scelta principalmente qualitativa e non quantitativa, una scelta basata sulla soddisfazione di esigenze che vanno oltre a quelle di “nutrizione”, ma di soddisfazione personale di gusto e qualità nella scelta, per esprimere all’esterno la propria personalità ed attenzione a ciò che può soddisfare nel migliore dei modi la propria persona. 83 83 La crescita dei paesi in via di sviluppo, soprattutto della Cina e dei paesi orientali in generale, ha determinato un aumento della domanda soprattutto di prodotti agroalimentari a prezzi più contenuti e di modesta qualità, questo per il relativo potere d’acquisto della popolazione di tali paesi. Rispetto a tale domanda, l’Italia ha meno possibilità di competere con altri paesi capaci di fornire prodotti a prezzi più competitivi, questo per la caratteristica dell’offerta dell’Italia, con prodotti di qualità, di alta gastronomia e caratterizzati spesso da unicità, che hanno come potenziale cliente un segmento di mercato dalle caratteristiche più evolute e dotato di una maggiore possibilità economica, aspetti che spesso in tali paesi, sono ancora più contenuti, salvo in alcuni casi. E’ chiaro che l’evoluzione futura, sarà probabilmente di una scelta di qualità da parte di un più ampio segmento di mercato della popolazione dei paesi in via di sviluppo. Bisogna considerare che i nostri prodotti agroalimentari più rappresentativi, come il vino, la pasta, olio di oliva, conserve vegetali, formaggi e salumi, frutta fresca hanno come riferimento un determinato segmento di mercato. Mentre i paesi in via di sviluppo, che sono quelli che hanno aumentato la domanda di prodotti agroalimentari, hanno richiesto più prodotti come olio di semi, prodotti zootecnici a base di proteaginose, zucchero, salse e condimenti, per i quali il nostro paese è meno competitivo (Anna Carbone, L’agroalimentare italiano nel commercio mondiale, 2013). Questo non vuol dire che l’Italia ha perso competitività rispetto agli altri paesi. La nostra nazione ha mantenuto ed accresciuto le esportazioni, soprattutto quelle del Made in Italy, senza, pertanto, perdere la specificità e la specializzazione dei suoi prodotti, identificativi e non sostitutivi. 5.6 Il sistema distributivo nella categoria di prodotti di interesse L’individuazione e l’analisi dei canali commerciali e le modalità con le quali essi operano, costituiscono un aspetto importante per la proposta dei prodotti dell’impresa, per capire come sono distribuiti i prodotti e come il potenziale acquirente può reperirli, acquistarli e consumarli. E’ importante, pertanto, definire i canali commerciali attraverso i quali i prodotti concorrenti sono proposti nei paesi individuati. Quanti concorrenti utilizzano la grande distribuzione organizzata, oppure quanti fanno ricorso a grossisti ed agenti o hanno sviluppato una propria rete di vendita con un proprio ufficio vendite. Tali informazioni saranno utilizzate per programmare nel modo migliore possibile la proposta dei prodotti, evitando di creare sovrapposizioni con altri prodotti concorrenti e delle presentazioni non coerenti con la strategia aziendale e le caratteristiche qualitative dei propri prodotti. Per quanto riguarda i prodotti agroalimentari di qualità, soprattutto quelli certificati, non è possibile o non sarebbe conveniente internazionalizzarsi mediante la costituzione di un’unità produttiva all’estero, aspetto che, tra l’altro, richiede un 84 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare alto impegno economico e di programmazione. La maggior parte dell’attività di proposta dei prodotti agroalimentari riguarda l’esportazione, anche attraverso l’apertura di unità operative estere, come uffici di rappresentanza e di magazzinaggio, la costituzione di una rete di vendita e lo sviluppo delle attività promozionali di supporto ai prodotti. L’analisi dei canali commerciali utilizzati nel paese individuato determina le modalità di accesso e presentazione dei propri prodotti, tenendo conto dei diversi intermediari che ne fanno parte. Nella figura sottostante sono indicati i canali di distribuzione maggiormente utilizzati nel Regno Unito, quelli attraverso i quali sono venduti i prodotti agroalimentari. Il canale catering e ristorazione copre una importante fetta di mercato, aspetto che non deve essere trascurato nel programmare una attività di esportazione in tale paese, così come le catene di negozi ed i Delicatesen. In relazione alla tipologia di prodotti trattati, alle caratteristiche qualitative ed al segmento di consumatore al quale ci si vuole riferire, si individuano i canali più interessanti per realizzare le proprie proposte commerciali. L’azienda dovrà decidere se contattare tali canali commerciali direttamente, con proprie unità operative, oppure attraverso delle figure intermediarie locate nel paese estero. CANALE DI DISTRIBUZIONE PERCENTUALE NEL REGNO UNITO Fig. 5.5 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 85 in eg ed i N eg oz oz i ls H al Ca te n ic a D el Fonte: elaborazione su dati ICE Fo od te ss en ti er ca rm Su pe & sh Ca Ri sto ra nt Ca rry i B B& Ca te r in g 85 In definitiva, i canali commerciali che devono essere individuati ed analizzati sono i seguenti: - Ristorazione, catering; - Grande distribuzione organizzata; - Negozi specializzati; - Grossisti, distributori; - Agenti, rappresentanti. Nell’analisi che si andrà a programmare e realizzare, si individueranno, se presenti, la quantità di prodotti concorrenti trattati dai canali commerciali individuati, per valutare la possibilità di inserimento dei prodotti che si vogliono proporre. I principali retailers presenti nel Regno Unito, ad esempio, quelli che determinano il maggiore volume di vendite agroalimentari, sono la Tesco, con una quota di mercato del 30%, l’Asda con una quota del 17%, Sainsbury’s con il 16% e la Morrison con il 12%, che nell’insieme realizzano il 75% delle vendite del settore, cosi come è indicato nella figura.24 PRINCIPALI RETAILERS AGROALIMENTARE NEL REGNO UNITO (2011) Fig. 5.6 35% 30% 30% 25% 20% 17% 15% 16% 12% 10% 8% 6% 3% 5% 2% 4% 2% ns bu ry 's M or ris on Co op er at iv e W ai tro se Sa i A sd a Te sc o i A ltr nd el a Ic Li dl A ld i 0% Fonte: elaborazione su dati ICE 24 “Negli ultimi anni è emersa una corrente in controtendenza rispetto alle vendite low-cost dei grandi magazzini. Una quota sempre più consistente di consumatori è diventata più sensibile a tematiche quali la sostenibilità della produzione e del trasporto del cibo, la provenienza del prodotto, il supporto ai produttori locali. Una delle catene maggiormente orientate su tali tematiche è la Co-operative Group, la più grande struttura di distribuzione mutualistica in Gran Bretagna.” Italian Trade Agency, Londra. 86 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Le grandi catene di distribuzione 25 sembrano essere meno competitive, ho comunque meno attente, per quanto riguarda i prodotti di nicchia, proposti invece con più attenzione da piccoli distributori che non adottano politiche competitive basate esclusivamente sul prezzo. La tabella esposta di seguito, riassume in modo più chiaro e comprensibile le varie categorie di canali commerciali da individuare ed analizzare, a seconda le proprie esigenze e la propria tipologia di prodotti. Tab. 5.8 CANALI COMMERCIALI NEI PAESI SELEZIONATI Descrizione Importatori e distributori Agenti e rappresentanti Il sistema della grande distribuzione organizzata I negozi di prodotti specializzati Il canale Ho.re.ca. Importatori e distributori specializzati nella commercializzazione dei prodotti agroalimentari italiani sono presenti quasi in tutti i paesi esteri, i quali acquistano e distribuiscono i prodotti presso i negozi specializzati, GDO e la ristorazione. Gli importatori acquistano e poi rivendono i prodotti dell’impresa, assumendosene per la maggior parte il carico della distribuzione e lo sviluppo della vendita. In questo caso, molte volte l’impresa produttrice non conosce la destinazione ed i clienti finali. Gli agenti ed i rappresentanti intermediano i prodotti dell’impresa e possono rivolgersi sia a grossisti sia alla Grande distribuzione organizzata. La loro remunerazione è a percentuale sulle vendite, salvo altri accordi stabiliti con l’impresa. In ogni paese esistono le grandi catene di distribuzione organizzata, le cui metodologie di acquisto e reclutamento dei prodotti sono molto simili a quelli 25 Nel pianificare le proprie strategie di penetrazione nel mercato USA, come specifica l’ICE di New York ad esempio, va considerato che i responsabili degli uffici acquisti sono costantemente pressati dalla richiesta di appuntamenti da parte di fornitori. Indipendentemente dal valore dei prodotti, la possibilità di poter raggiungere un accordo commerciale richiede spesso tempo e costanza, anche perché le metodologie di selezione e reclutamento dei grandi gruppi sono laboriosi, visto la concorrenza di prodotti complementari. 87 87 esistenti in Italia. L’impresa può pensare di contattarli direttamente oppure tramite un agente situato nel paese estero. La negoziazione con tali strutture, proprio per le loro caratteristiche gestionali, è più elaborata ed articolata e richiede solitamente dei tempi più lunghi. Per quanto riguarda i negozi specializzati ed i canali ho.re.ca., anche in questo caso possono essere contattati direttamente o tramite agenti. Il rapporto con tali strutture e meno articolato e trattano spesso prodotti di alta qualità, rivolgendosi ad una fascia di clientela che ricerca prodotti di fascia alta, legati al territorio di produzione. Il canale della ristorazione può avere delle esigenze di formato per alcune categorie di prodotti, confezioni più grandi per un utilizzo e consumo quantitativamente maggiore. 5.7 L’asimmetria informativa nei prodotti agroalimentari Il modello dell’informazione asimmetrica è dovuto all’economista Akerlof 26, il quale elaborò tale definizione sulla base delle diverse informazioni esistenti tra venditori e compratori. La mancata conoscenza delle caratteristiche del prodotto da parte dell’acquirente porta al non saper scegliere e distinguere tra i prodotti di qualità e più efficienti rispetto a quelli caratterizzati da qualità e caratteristiche inferiori, di conseguenza, a non sapere attribuire il prezzo giusto, non essendo sufficientemente informato sul prodotto. Tale carenza informativa porta a delle incertezze di acquisto che possono influire sulle vendite del prodotto, con un potenziale consumatore che potrebbe non essere disponibile a pagare un prezzo superiore per un prodotto di cui non conosce bene le caratteristiche.27 Questo aspetto pone una rilavante attenzione ed importanza sulla comunicazione, informazione ed acquisizione delle conoscenze specifiche intorno al prodotto, senza le quali il potenziale consumatore non sa scegliere e valutare e compiere, probabilmente, degli acquisti sbagliati. In definitiva, la mancanza di informazioni appropriate può generare delle perdite dovute all’impossibilità di fare delle scelte corrette. A volte, tali perdite, non sono immediatamente percepite dal consumatore. La trasmissione esatta delle informazioni inerente al prodotto serve a far in modo che il potenziale consumatore possa fare le scelte giuste per il suo acquisto. Secondo alcuni studi condotti sull’olio di oliva (Van der Lans, Van Ittersum, De Cicco e Loseby, 2001) i consumatori urbani non sono spesso in grado di valutare la differenza tra un prodotto a denominazione di origine ed un altro prodotto simile industriale senza denominazione di origine, questo perché non ha imparato a 26 L’economista Akerlof per tale definizione è stato insignito del premio Nobel per l’economia nel 2001. 27 Il consumatore non è in grado di valutare i parametri qualitativi del prodotto a causa di una “asimmetria informativa”, e finisce con il premiare prodotti di qualità inferiore e prezzo minore (adverse selection). Marketing collettivo dei prodotti agroalimentari, UNIPROM. 88 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare distinguere le due differenze, avendo sempre avuto il prodotto industriale come prodotto di riferimento. L’acquisizione delle differenze deve effettuarsi mediante un confronto tra prodotti con una informazione specifica sulle differenze produttive ed utilizzo delle materie prime. Del resto, bisogna anche prendere in considerazione che alcuni consumatori possono non essere disposti ad acquisire informazioni approfondite sui prodotti tipici, potrebbero non avere la disponibilità ad esporsi alla comunicazione approfondita riguardo ai prodotti, sia per una questione di tempo, sia perchè non ne avrebbero la necessita. In questo caso, il potenziale consumatore, perderà una quantità di conoscenze sui prodotti, che lo porterebbero invece a compiere una più netta e migliore differenza rispetto agli altri prodotti. I prodotti agroalimentari, in modo particolare quelli di qualità, come lo sono la maggior parte dei prodotti italiani, rivelano il loro livello qualitativo soprattutto dopo che sono stati consumati, mediante una esperienza diretta con il prodotto, elaborata attraverso le informazioni precedentemente acquisite intorno al prodotto. Sono, pertanto, considerati prodotti di esperienza (experience goods, Gabriele Canali, L’agroalimentare italiano nel commercio mondiale 2013). Le informazioni aggiuntive e specifiche sul prodotto sono in ogni modo indispensabili, perché molte conoscenze e caratteristiche non sono rilevate da parte del consumatore, nemmeno dopo il suo consumo. Per quanto riguarda i prodotti agroalimentari, l’asimmetria informativa, la distanza di informazioni e conoscenze da parte del potenziale cliente riguardo al prodotto, può spesso portare a scelte ed acquisti errati da parte del consumatore, confondendo il prodotto originale con altri similari o contraffatti, che fanno forte richiamo all’Italian Sounding. Questa differenza informativa, appunto, ha contribuito e contribuisce sicuramente al fenomeno della contraffazione agroalimentare, che secondo il CENSIS, il volume di affari dei prodotti contraffati del settore agroalimentare sarebbe di circa 1,1 miliardi di euro. Questo determina sicuramente due aspetti fondamentali: la perdita di possibili introiti da parte delle aziende che propongono i prodotti originali; una possibile sottostima del consumatore che acquista prodotti contraffatti, dato che non hanno le caratteristiche qualitative dei prodotti originali, con una conseguente delusione delle aspettative ed una eventuale perdita di interesse dei prodotti che desiderava acquistare. A questo punto, sembra evidente quanto sia importante sviluppare quanto più possibile un’adeguata e corretta informazione inerente ai prodotti originali Made in Italy. La trasmissione di informazioni 28 è importante anche perché la sua acquisizione in alcuni mercati ha un prezzo delle volte anche alto, questo dipende dal tempo di 28 “Le attività classificabili come servizio, acquistano crescente importanza rispetto a quelle di produzioni di beni, così come le risorse immateriali (conoscenza, reputazione, relazioni) diventano la chiave per la competitività dell’azienda agricola, così come del territorio rurale. Gianluca Brunori”. 89 89 esposizione alle informazioni e dalle modalità di erogazione necessarie per farle giungere a destinazione. Più informazioni il produttore o il detentore del bene riesce a dare all’utilizzatore, consumatore o pubblico di riferimento riguardo al bene, minore sarà l’asimmetria informativa, la conoscenza del prodotto e, di conseguenza, maggiore sarà il valore attribuito. Il consumatore o potenziale acquirente deve percepire, nel momento di decisione di acquisto del prodotto, che la sua qualità deriva da una specifica attività produttiva, caratteristica del sistema produttivo e geografico di appartenenza, sviluppatasi nel tempo che non ha altri riferimenti in altre aree geografiche. Che acquista o utilizza, pertanto, non solo una funzione d’uso del prodotto, ma una serie di altre caratteristiche immateriali che lo rendono unico nel suo genere. Affinché il consumatore o potenziale utilizzatore abbia tali considerazioni riguardo al prodotto, è necessario che sia esposto per un certo periodo a delle informazioni specifiche inerenti al prodotto come forma di utilizzo ed a ciò che esso rappresenta all’interno del mercato. VALORE PERCEPITO DEL PRODOTTO AGROALIMENTARE MADE IN ITALY IN UNA DISLOCAZIONE GEOGRAFICA-CULTURALE Fig. 5.7 Origine del prodotto 100 Linea di percezione del valore valore Distanza geografica e culturale dal luogo di origine Fonte: elaborazione Agropromotion Più ci si allontana dal centro generatore del prodotto e della diffusione delle conoscenze inerente al prodotto, minori saranno le informazioni immateriali e materiali riguardo al prodotto stesso e, di conseguenza, la possibilità di attribuire valore ad esso. La distanza geografica, così come quella culturale, sociale ed informativa determinano una perdita del valore percepito intorno ad un prodotto. 90 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare In questo caso si considera con il numero “100” il valore massimo percepito del prodotto corrispondente all’area di produzione e diffusione culturale ed utilizzo tradizionale del prodotto stesso in uno specifico periodo temporale. Il valore “100” coincide, in questo caso, con il centro dell’area in cui il prodotto è tradizionalmente e culturalmente nato, realizzato, consumato e diffuso. Da tale area geografica si trasferisce nelle altre aree geografiche vicine fino a quelle più distanti. Per far in modo che l’andamento della linea di percezione del valore possa essere quanto più orizzontale possibile, bisogna agire su almeno uno degli elementi. Se aumenta la distanza geografica, con una conseguente diminuzione dell’informazione intorno al prodotto, si può intervenire aumentando il flusso delle informazioni e conoscenze e migliorare l’aspetto culturale. Potrebbe anche accadere che il pubblico di riferimento in un’area geografica distante, abbia acquisito le dovute conoscenze ed informazioni sul prodotto ma avere difficoltà al suo reperimento sul mercato per una scarsa diffusione territoriale del prodotto stesso. La distanza culturale ed informativa può anche verificarsi in distanze geografiche non eccessive, questo e spesso dovuto alle caratteristiche del potenziale consumatore del prodotto, generalmente esposto, per le sue condizioni socioeconomiche, ad altre tipologie di prodotti, con una scarsa attenzione ed acquisizione di informazioni inerenti alla tipologia di prodotti indicati nel nostro caso. Non bisogna dimenticare, e deve sempre essere ricordato, che il prodotto Made in Italy, con un forte legame al territorio, appartiene al territorio ed all’area geografica che lo ha generato, alle istituzioni pubbliche e private ed ai singoli cittadini e non ad una singola impresa o ad un singolo gruppo di imprese. Fa parte del territorio, della collettività e della sua storia e tradizione tramandata a volte da generazioni. Le certificazioni di qualità costituiscono dei segnali importanti di trasmissione delle informazioni riguardo alle qualità e caratteristiche dei prodotti, proprio perché garantiscono il loro valore qualitativo sulla base di conoscenze acquisite in precedenza sulla funzione di tali certificazioni. Un prodotto a denominazione di origine protetta, ad esempio, in funzione delle garanzie che l’etichetta può dare, per la particolarità necessaria al produttore ad attenere la certificazione, garantisce il consumatore sulle caratteristiche qualitative del prodotto, prima ancora che esso sia degustato ed utilizzato. In tal caso il marchio della certificazione fa richiamare al consumatore tutte le informazioni che ha acquisito in precedenza sul sistema di attribuzione di tali simboli ai prodotti. 91 91 5.8 Marketing delle esperienze Il consumo del prodotto deve essere interpretato non come singolo atto ma come un processo, costituito da più fasi: dalla ricerca delle informazioni, scelta del luogo d’acquisto, scelta del prodotto, l’uso ed utilizzo del prodotto, da analizzare nelle loro specificità e nelle loro connessioni ed interdipendenza.29 Secondo questa considerazione la percezione del consumatore riguardo al prodotto, della qualità e caratteristiche, non si riferirà solo ad una funzione ma ad una serie di funzioni. In questo caso saranno considerati anche il luogo di acquisto e consumo, il tempo di acquisto ed il P.V. dove acquistare. Un acquisto che coinvolge indirettamente anche altri soggetti intorno al potenziale acquirente, persone che possono influenzare l’acquisto e possibili fruitori indiretti del prodotto attraverso le loro opinioni, cultura e condizione sociale. Molti comportamenti di acquisto, soprattutto quelli inerenti prodotti status, sono attuati come formula emulativa e di appartenenza sociale, riguardano maggiormente una sfera socio-emotiva, come affermazione e posizione all’interno della sfera sociale in cui l’acquirente vive. E’ chiaro che ogni consumatore acquista i prodotti secondo una propria scala di esigenze e programmi, comunque influenzate dall’ambiente esterno che possono suggerire delle modalità di acquisto, possesso ed utilizzo che prima, non conoscendo il prodotto o non essendo ancora in commercio, non aveva e che si rifanno ad uno schema comune anche agli altri potenziali acquirenti e consumatori. Più alto è il coinvolgimento richiesto al potenziale acquirente, di maggiori informazioni avrà bisogno nella fase di pre-acquisto. Secondo la definizione di Pine e Gilmore, 2000, l’evoluzione economica o piramide del valore economico, va da un prodotto commodity, quindi dalle materie prime, fino ai beni e servizi per arrivare a forme più evolute di offerte considerate come “esperienze”, in cui il potenziale consumatore-utilizzatore acquista la possibilità di vivere delle esperienze personalizzate30 e “trasformazioni”, in cui l’acquisto del prodotto o servizio genera nel potenziale consumatore-utilizzatore delle trasformazioni, come ad esempio un taglio di capelli, un abbonamento ad una palestra o ad un corso di ballo. Alla fine dell’utilizzo del servizio il consumatore subirà delle trasformazioni, dei miglioramenti del suo aspetto fisico e psicologico. Tali autori non considerano più sufficiente la semplice distinzione dei prodotti in materie prime, beni e servizi. Questo porta a considerare un prodotto non solo dal suo punto di vista funzionale e di utilità, ma anche dalle sensazioni e dalle trasformazioni e cambiamenti che riesce ad ottenere sul consumatore. Gli autori, pertanto, ipotizzano un processo simile, di evoluzione economica, per quanto riguarda i prodotti tipici, proporli e 29 P. Kotler 1976. Per David Shing "il destino dei brand, e il loro stesso successo, dipende da quanto e come sapranno creare esperienze, non advertising. E questo significa che dovremo fare pubblicità in un modo completamente diverso”. 30 92 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare viverli come prodotti che generano esperienza e trasformazione sul consumatore, per la serie di implicazioni che possono generare con il loro utilizzo e per ciò che rappresentano, l’insieme di elementi tangibili ed intangibili. I due autori sostengono che le imprese possono aumentare la loro competitività incrementando il loro valore con una offerta economica superiore, differenziare l’offerta di beni e servizi esperienzandola, aggiungendo servizi che portano a creare esperienze intorno al prodotto che aggiungono valore all’atto dell’uso, così da essere ricordati con maggiore enfasi ed entusiasmo. E’ chiaro che tali aspetti si raggiungono se al consumatore si da la possibilità di dotarsi di informazioni e conoscenze specifiche riguardo al prodotto per elaborare in seguito le esperienze inerenti ai prodotti ed i servizi annessi proposti. Queste caratteristiche aumentano, di conseguenza, gli aspetti di unicità e differenziazione, soddisfacendo meglio delle esigenze specifiche. Da questo punto di vista, i prodotti agroalimentari Made in Italy, quelli con un legame specifico al territorio, offrono, in effetti, la possibilità di vivere delle esperienze ed anche, nel tempo, delle trasformazioni, per il concetto di salutismo al quale si possono collegare tali prodotti, per la superiore qualità e genuinità, “vivere un’esperienza di degustazione enogastronomica (Pine-Gilmore)”. E’ chiaro che tali aspetti, per essere maggiormente trasmessi e percepiti dal pubblico di riferimento, devono essere elaborati e specificati dalle aziende ed istituzioni che li propongono. Il consumatore rivive, attraverso il consumo del prodotto, tutti i significati (oltre a quelli materiali) ad esso attribuiti e generati e costruiti nel tempo. Il fatto è che molte delle imprese produttrici di prodotti tipici o con un particolare legame con il territorio, sono generalmente di piccole dimensioni, con una debole propensione o attuazione di politiche di marketing o aziendali atti alla diffusione del prodotto. Questi aspetti sono proprio nella natura produttiva del prodotto tipico legato al territorio, proprio perché non include processi di massificazione che altererebbero le caratteristiche specifiche e peculiari del prodotto. Sarebbe necessaria una grande organizzazione e gestione per arrivare ai risultati del Parmigiano Reggiano o del prosciutto di Parma, prodotti caratteristici ed identificativi di un territorio che hanno raggiunto volumi produttivi e di consumo internazionale senza modificare le loro caratteristiche di tipicità. Si tratta di “fare marketing delle esperienze e delle trasformazioni” (Forlani, 2005). Nel caso l’offerta del prodotto tipico legato al territorio comprenda anche la proposta di esperienze e trasformazione, così come inteso da Pile e Gilmore, la sua proposta dovrebbe essere fatta nello stesso luogo di produzione, nel contesto geografico con cui il prodotto si identifica e dal quale può trarre i riferimenti storici culturali. Quest’ aspetto è attuabile in una logica di proposta turisticaenogastronimica, in cui il potenziale fruitore sarà inserito in un contesto completo di utilizzo del prodotto e di partecipazione ad esperienze e trasformazioni. Si passerebbe dalla proposta e distribuzione del prodotto all’attrazione del cliente verso il luogo di origine del prodotto, con l’offerta di nuovi modi di consumo, più 93 93 evoluti e più corrispondenti a specifiche esigenze dei consumatori. Questo comporterebbe una maggiore fidelizzazione del consumatore con possibilità di riutilizzo del prodotto fuori dal contesto originario, in cui ha vissuto le esperienze. Il punto debole di tale proposta è di convincere le persone a tali iniziative e comunque valutare quanti hanno la possibilità, il tempo e il desiderio di affrontare e partecipare a tali esperienze e trasformazioni, quali sarebbero i costi per essere realizzati. Inoltre, l’azienda può considerare il suo profitto solo su attività che comprendono prevalentemente l’offerta di prodotti basata sulle esperienze e le trasformazioni nel loro complesso. Si potrebbe pensare di riprodurre le stesse esperienze e trasformazioni in luoghi differenti da quelli di origine in modo che il possibile utilizzatore possa immedesimarsi nel contesto originario. In questo caso il prodotto ha la funzione di nutrire non solo il corpo ma anche l’anima, ha una funzione non solo materiale ma anche spirituale, di conseguenza non sostituibile con altri che non hanno le stesse caratteristiche. 5.9 Il marketing delle esperienze applicato all’area del Monte Poro Per avere un’idea più precisa e dettagliata su come può essere utilizzato il marketing delle esperienze in un determinato territorio a vocazione agroalimentare e rurale, si può analizzare l’operato di alcune associazioni nel territorio del Monte Poro, nella provincia di Vibo Valentia, in particolare le azioni ed attività svolte dal Cogal Monteporo Serre vibonesi31 dal momento della sua costituzione, impegnato in diverse iniziative di valorizzazione, promozione e divulgazione delle produzioni agroalimentari locali, alcune delle quali con un riflesso internazionale, poiché sono conosciute in molti paesi esteri, con un forte riferimento al territorio di appartenenza e caratterizzate da una storia e tradizione gastronomica secolare. Il territorio ha una forte vocazione al turismo rurale e all’agriturismo, le tradizioni folkloristiche, la gastronomia tipica con le sue antiche tradizioni culturali, i beni monumentali fanno dell’intero territorio un ricco patrimonio di itinerari turistici. Prima di tutto, vediamo, in particolare l’ambito delle attività nel quale si sono sviluppate le operazioni del Cogal Monteporo. Tale associazione, tra le diverse misure da portare avanti, ha avuto anche come obiettivo lo svolgimento delle seguenti attività nel campo agroalimentare: - Innovazione qualitativa delle produzioni agricole; 31 Il Cogal Monteporo è stato costituito nel 1994 per la realizzazione di un progetto di sviluppo nell’ambito del Leader II ed interessa diversi comuni della provincia di Vibo Valentia. Il gruppo aderisce alla rete transnazionale del turismo rurale e dell’agriturismo. 94 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare - Integrazione delle filiere produttive e attivazione del settore artigianale, turistico, della piccola e media industria; - Miglioramento della capacità di offerta sui mercati locali ed extra locali tramite fiere; - Promozione di forme associative; - Supporti innovativi per la commercializzazione dei prodotti e la creazione di marchi di qualità; - Studi e ricerche sulle aziende agricole, sui settori tipici, sulle tecniche colturali, sulle tecniche di lavorazione e conservazione dei prodotti; - Azioni e campi dimostrativi; - Promozione extra regionale; - Studi e ricerche per la riqualificazione del paesaggio agrario; - Valorizzazione e salvaguardia delle testimonianze Storico-architettoniche e ambientali; - Sensibilizzazione della popolazione, degli enti locali e dei soggetti economici ai temi della difesa dell’ambiente e del proprio habitat. Nello specifico, le attività sulle quali ha puntato maggiormente per il sistema di valorizzazione del territorio e dei prodotti agroalimentari sono: - Progetto "Promozione strategie di marketing" collocato all’interno dell’iniziativa Comunitaria Leader II, mira ad ampliare la conoscenza dei prodotti agroalimentari tipici della provincia di Vibo Valentia e più in particolare dell’area Co.G.A.L. Monte Poro, con l’obiettivo di valorizzarli e di promuoverne la commercializzazione soprattutto attraverso tecniche innovative di marketing in rete. COMPARTI AGROALIMENTARI: catalogo telematico delle aziende raggruppate per categorie di prodotti tipici. ITINERARI ENOGASTRONOMICI IN PROVINCIA DI VIBO VALENTIA: percorsi caratterizzati da tappe presso aziende produttrici di tipicità locali e collocate in suggestivi contesti ambientali. VETRINA AZIENDE: contenitore espositivo permanente: presentazione delle aziende con i relativi prodotti. L’insieme di queste attività applicate alle produzioni locali, hanno adottato e messo in atto il sistema di marketing delle esperienze, secondo la definizione di PileGilmore, considerando il prodotto non solo nel suo aspetto funzionale ed alimentare, ma come un insieme di valori e significati storici e culturali con le quali il potenziale consumatore ed utilizzatore si trova a vivere delle esperienze legate al territorio, caratteristiche ed esclusive di quell’ambiente. Tali esperienze coinvolgono il consumatore in modo attivo consentendo così di distinguere e valorizzare il prodotto rispetto a tutti gli altri e considerarlo un elemento di un insieme di esperienze. Le attività sviluppate dal CoGal rispecchiano la “progressione del valore” formando una piramide o una scala di attività orientate alla personalizzazione, 95 95 considerando il consumatore ed il prodotto allo stesso livello, con un interscambio di esperienze e trasformazioni. LA PIRAMIDE ECONOMICA DEL VALORE Fig. 5.8 Determinare e guidare Trasformazioni Descrivere e inscenare Esperienze Individuare e prestare Servizi Sviluppare e produrre Beni Scoprire ed estrarre Materie prime Fonte: Pine e Gilmore, 2000. I due autori statunitensi, Pine e Gilmore, riassumono la piramide in questo modo: - Le materie prime sono materie fungibili estratti dal mondo naturale; - I beni sono manufatti tangibili standardizzati ed immagazzinabili; - I servizi sono attività intangibili personalizzate in base alle richieste individuali di clienti; - Le esperienze sono eventi memorabili che coinvolgono gli individui sul piano personale. L’offerta delle esperienze si verifica ogni qualvolta un’impresa utilizzi intenzionalmente i servizi come palcoscenico ed i beni come supporto per coinvolgere un individuo. Coloro che acquistano un’esperienza attribuiscono valore al fatto di essere coinvolti in qualcosa che l’impresa svela loro nel tempo; - Le trasformazioni sono cambiamenti individuali ed efficaci prodotti sull’individuo. L’offerta di trasformazioni consiste nel guidare l’individuo in una serie di esperienze che modificheranno l’essenza stessa dell’aspirante verso l’obiettivo prefisso. La figura piramidale esposta sopra, descrive abbastanza bene il processo delle attività svolte nell’area considerata, un processo in cui i prodotti sono vissuti come forma di esperienza ed in grado di trasformare il comportamento ed atteggiamento dei consumatori, attraverso una serie di servizi ed attività che portano il 96 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare consumatore ad acquisire delle esperienze e delle trasformazioni attraverso l’uso del prodotto. Questo sistema si lega ottimamente alla tipologia di prodotti del territorio preso in considerazione, soprattutto per i prodotti maggiormente rappresentativi, come la cipolla rossa di Tropea (prodotto certificato Igp), la Nduja di Spilinga, il pecorino di Monteporo, i torroni ed i mostaccioli di Soriano Calabro. Sono categorie di prodotti rappresentativi del territorio che il Cogal Monteporo, attraverso le sue attività, li ha collocati in una sfera di esperienze e trasformazioni che il consumatore può attuare attraverso il loro utilizzo e consumo, caratteristiche che potrà riscontrare solo nel territorio di produzione, in cui ha potuto vivere le esperienze. Il percorso dell’attività del Gal Monteporo è stato, pertanto, quello di attivare valore attraverso la realizzazione di esperienze e trasformazioni nel potenziale consumatore ed utilizzatore dei prodotti, unendo il prodotto al territorio in modo indivisibile e ripercorrendo le stesse esperienze solo attraverso una nuova riutilizzazione del prodotto stesso, il quale rievocherà le esperienze vissute. Il prodotto non è più visto come “materia prima”, ma come elemento per vivere delle esperienze e trasformazioni. L’impresa, pertanto, va aiutata a produrre non più prodotti come materie prime, ma prodotti per guidare e determinare trasformazioni. E’ chiaro che, più si sale nella piramide, maggiore sarà il ricorso alle attività e risorse intangibili, inseparabili dal prodotto e dal contesto geografico che li produce e realizza. Secondo Tonino Pancarelli (Università di Urbino), “il concetto di prodotto tipico si evolve, per cui si passa dal “che cosa” connesso ai beni materiali, al “che cosa e come” dei servizi, al “cosa, come, dove, quando e chi” delle esperienze, per arrivare alla centralità del “per chi” emblematico delle trasformazioni, in cui è lo stesso cliente a diventare il prodotto o output dell’offerta”. 97 5.10 Il Marketing emozionale Nel marketing tradizionale (secondo la definizione di P. Kotler), il consumatore è al centro dell’interesse dell’azienda e si programmano le varie attività in relazione alla soddisfazione del potenziale cliente. Nel marketing dei prodotti agroalimentari di qualità, prodotto e consumatore sono allo stesso livello di interesse. Il prodotto non può essere modificato, ma bisogna fare in modo che il consumatore, potenziale acquirente sia posto nella condizione di acquisire le informazioni specifiche del prodotto e di tutti i suoi significati. Lo sviluppo di attività inerenti alla proposta del prodotto può riguardare le sue modalità d’uso e di utilizzo, una ricerca sul sistema alimentare del potenziale consumatore, relativa al suo sistema gastronomico, trovare delle possibilità di inserimento del prodotto di qualità nell’alimentazione tradizionale e quotidiana dei consumatori dei paesi esteri. Costruire, intorno al prodotto, una serie di significati 97 emozionali che siano in grado di soddisfare il consumatore non solo dal punto di vista del gusto e delle sue funzioni, ma anche dei significati emozionali che possono essere trasmessi, attraverso la sua appartenenza storica, culturale e tradizionale acquisita nel tempo, caratteristica unica con capacità di distinzione e differenziazione rispetto agli altri prodotti sostitutivi e complementari. Affinchè il “marketing emozionale” possa attivarsi, sono necessari due elementi fondamentali, che costituiranno la base del suo processo: - La qualità del prodotto, spesso unica e distinguibile dai prodotti concorrenti; - L’acquisizione, da parte del consumatore, delle informazioni inerenti al prodotto, materiali ed immateriali, ma soprattutto del coinvolgimento emotivo, immaginario, sensoriale e di status che il prodotto può e deve suscitare. Il prodotto, in questo caso, è posto allo stesso livello del consumatore, il quale instaura, con il prodotto, un rapporto particolare di “dialogo emotivo”, che lo porta a migliorare il suo atteggiamento ed aspetto rispetto all’esterno. Per definire meglio l’aspetto del marketing emozionale, è opportuno individuare ed analizzare le fasi che portano il consumatore alle sue decisioni di acquisto, per far scaturire ed attivare le funzioni e le formule che determinano la creazione e lo sviluppo di sensazioni ed emozioni nella sua mente dal momento in cui ha a che fare con il prodotto fino al suo utilizzo. Il processo di acquisto specificatamente riferito alla nostra categoria di prodotti, può fare riferimento ad alcuni atteggiamenti, comportamenti ed esperienze del potenziale cliente, nonché del suo livello culturale, stile di vita e grado di conoscenza del contesto di riferimento del prodotto, da un lato, e da caratteristiche specifiche e peculiari del prodotto, dalla sua storia, alle funzioni d’uso ed utilizzo del prodotto, dall’altro. L’insieme di questi elementi, costruiti nel tempo, saranno utilizzati dal cliente consumatore nel momento in cui si trova davanti al prodotto. Nella sua fase di valutazione ed acquisto elaborerà così alcuni degli aspetti indicati, acquisiti nel tempo da parte del potenziale acquirente, e applicati e comunque ripercorsi mentalmente, nella fase dell’atto di acquisto del prodotto. 98 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Fig. 5.9 DECISIONE DI ACQUISTO Funzioni di riferimento al prodotto Funzioni di riferimento al cliente consumatore Fonte: elaborazione Agropromotion Alcuni elementi non funzionali, appartenenti alla sfera del valore del prodotto, a quell’insieme di connotazioni richiamate e determinate dai significati del prodotto, sono importanti nella scelta finale di acquisto e, spesso, possono attribuire al prodotto differenze sostanziali in termini di prezzo. Un esempio può essere la differenza tra un vino non certificato ed un altro certificato di alta fascia. Dal punto di vista organolettico la differenza non può essere distinta facilmente da chiunque, nonostante la diversità di sapore che li caratterizza. Dal punto di vista funzionale, cioè della funzione d’uso, potrebbe essere riconducibile allo stesso aspetto. Mentre la differenza può importante si verifica se l’uso fa riferimento ad aspetti più legati ai significati e caratteristiche non materiali, al valore stesso del prodotto, ad esempio l’appartenenza sociale o riferimenti storici e culturali del prodotto. La vera differenza nei due prodotti è da riferirsi propriamente alle evocazioni storiche, di tradizione modalità di produzione, dall’appartenenza ad uno specifico territorio, dall’unicità produttiva di cui è caratterizzato il secondo prodotto, che ne fanno acquisire dei significati e caratteristiche che lo differenziano in maniera decisiva rispetto all’altro, creando, di conseguenza, un divario di prezzo tra i due prodotti. I prodotti di nostro interesse più che riferirsi ai bisogni reali dei consumatori, soprattutto quelli dei paesi esteri, tendono a soddisfare dei desideri, creati, nati e stimolati attraverso una informazione e comunicazione che il potenziale cliente può aver acquisito o acquisisce nell’arco della sua vita, nell’ambito dei prodotti stessi, al di là di quelli che rientrano nella stretta necessità di utilizzo e consumo. Trattandosi di desideri, possono essere così influenzati dal marketing, consentendo o determinando la non sostituibilità, perché appartenenti alla categoria del Made in Italy. Facendo riferimento alla teoria del marketing, la scelta del consumatore sarà effettuata in base alle informazioni che ha del prodotto e se riesce, di conseguenza, a risolvere il suo desiderio stimolato, quindi a soddisfarlo attraverso il ricorso a prodotti unici e non sostituibili, proprio per le caratteristiche endogene ed esogene da loro possedute. 99 99 Tab. 5.9 FUNZIONI DI RIFERIMENTO AL PRODOTTO Elementi endogeni Funzione d’uso del prodotto Valore e qualità del prodotto Caratteristiche organolettiche del prodotto Prezzo del prodotto Elementi esogeni Storia e tradizione del prodotto Unicità del prodotto Status simbolico del prodotto Territori di appartenenza Fonte: elaborazione Agropromotion Nello specifico, la funzione di riferimento al prodotto sarà così suddivisa, come già indicato, in elementi endogeni, caratteristici del prodotto stesso, ai suoi aspetti fisici, ed esogeni, che fanno riferimento a ciò che ruota intorno al prodotto, ciò che si crea e si sviluppa riguardo al prodotto, dalle informazioni e conoscenze che lo connotano. I primi elementi, quelli endogeni, tendono ad essere più materiali, poiché si riferiscono per la maggior parte agli aspetti funzionali del prodotto e riguardano, in questo caso, la funzione d’uso del prodotto, le modalità d’impiego, come può essere consumato il prodotto, il valore qualitativo che possiede rispetto ad altri, l’essere distinguibile nel suo aspetto, sapore e prezzo. La versatilità di utilizzo può essere un valore in più rispetto ai prodotti concorrenti. Soprattutto il consumatore deve avere ben chiara la modalità principale di utilizzo del prodotto. Per alcuni prodotti base, come vino, olio e pasta la loro funzione è abbastanza conosciuta, per altri un po’ meno, ma informazioni aggiuntive sulle possibilità di impiego dei prodotti potrebbero essere utili per far aumentare il consumo. Per quanto riguarda gli elementi endogeni, possiamo evidenziare in questo caso quattro aspetti principali. Il primo fa riferimento alla funzione d’uso del prodotto, l’utilizzo principale e tradizionale che il prodotto ha, come normalmente è impiegato nel processo alimentare del consumatore. Alle funzioni d’uso principali possono aggiungersi degli utilizzi anche personali creati dal consumatore stesso per esigenze e gusti propri. In ogni modo, il prodotto nasce originariamente per soddisfare ed avere tali funzioni d’uso principali. Il secondo aspetto riguarda il valore e la qualità del prodotto. Sono elementi determinati fondamentalmente dal produttore, dalla scelta delle materie prime, alla lavorazione, trasformazione e conservazione qualitativa che riesce ad ottenere, rispettando quelli che sono le procedure tradizionali di realizzazione del prodotto stesso. Il valore e la qualità sono elementi di differenziazione e di identificazione al Made in Italy, determinati rispettando il sistema produttivo caratteristico di quello specifico prodotto. La realizzazione di un formaggio, ad esempio, di un vino, di un insaccato, caratteristici di una determinata area geografica e di identificazione ad un territorio specifico, richiede il rispetto di procedure produttive e scelte di 100 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare materie prime necessarie per mantenere il livello qualitativo richiesto per l’identificazione del prodotto al territorio al quale si vuole farlo aderire. Nel terzo aspetto, la qualità delle materie prime e la loro pertinenza al territorio ed al prodotto, la qualità di realizzazione, secondo quelle che sono le procedure richieste dall’area di riferimento, determineranno le sue caratteristiche organolettiche, elementi che saranno distintivi del suo gusto e del sapore, dovuti all’insieme degli elementi materiali e delle procedure utilizzate. Anche tali aspetti costituiscono forte funzioni di differenziazione, proprio perché difficilmente se non impossibile da imitare, dato che sono legati in modo particolare al territorio e spesso anche alla sua morfologia. Il quarto aspetto, il prezzo del prodotto, determinerà il suo valore effettivo. Un prezzo eccessivamente basso per un prodotto che ritiene di avere dei riferimenti territoriali ben precisi, può far emergere il sospetto che alcune procedure e formule produttive non siano state rispettate, anche perché il raggiungimento di determinati standard qualitativi richiede dei costi produttivi che si rifletteranno sul prezzo finale del prodotto. In definitiva, un prodotto di qualità con specifici riferimenti al territorio produttivo, con una definizione Made in Italy, deve necessariamente avere un prezzo superiore alla media dei prodotti appartenenti alla stessa categoria proveniente da altri paesi o aree con nessuna identificazione al territorio. Anche il consumatore dovrebbe insospettirsi nel momento in cui trova un prodotto ad un prezzo più basso rispetto a quello normalmente adottato per quella categoria di prodotto. Gli elementi esogeni, come indicato, riguardano tutto ciò che si crea e si sviluppa intorno al prodotto, nella maggior parte costituite da informazioni, conoscenze, immagine, tradizione, folklore che nel tempo rivestono il prodotto. Sono, in massima parte, elementi immateriali che determinano valore al prodotto e lo caratterizzano e distinguono dalla concorrenza. In particolare, il primo aspetto citato, storia e tradizione del prodotto, riguarda le sue origini, il contesto sociale e periodo storico in cui è nato, le tradizioni gastronomiche in cui era utilizzato e continua ed essere utilizzato, anche se molti ormai fanno parte dell’alimentazione abituale del consumatore. L’attribuzione di tali caratteristiche al prodotto richiede del tempo, non possono improvvisarsi. La sua storia, riferimento culturale e tradizione si sono sviluppati nel tempo, acquisendo negli anni tali valori che determineranno in modo netto la differenza rispetto a tutti gli altri prodotti non appartenenti alla stessa sfera tradizionale e storica. I prodotti con produzione e consumo secolare, con una storia e tradizione produttiva tramandata da anni, da generazioni, avranno un valore di differenziazione con una limitata possibilità di imitazione. Un prodotto con tutti questi riferimenti acquisirà, così come indicato nel secondo aspetto, sicuramente una sua unicità e particolarità, al di la di quella materiale, una unicità immateriale, un valore acquisito dai riferimenti storici e culturali di 101 101 appartenenza, dall’immagine sviluppata nei confronti dei consumatori. L’unicità è un elemento di differenziazione e creazione di valore del prodotto. Il valore acquisito costituirà e determinerà anche lo status simbolico del prodotto. Il suo possesso ed il suo utilizzo trasferirà parte dei significati agli utilizzatori, capaci di scelte qualitative e distintive, scelte dovute alle maggiori conoscenze del prodotto e delle peculiarità materiali ed immateriali possedute. Un prodotto con caratteristiche di unicità, qualità e valore determineranno una differenziazione qualitativa anche nel suo utilizzatore, che soddisferà così le sue esigenze di status e identificazione sociale. Queste caratteristiche sono maggiormente evidenti in prodotti con forte identificazione al Made in Italy e allo specifico territorio di appartenenza. Basti pensare all’uso di un vino come il Brunello di Montalcino o la mozzarella di bufala in un contesto estero, nella maggior parte dei casi avrà sicuramente un valore di status per l’utilizzatore che nell’insieme determineranno il suo atteggiamento e decisione di acquisto. Il territorio di appartenenza e provenienza attribuirà al prodotto altri valori e caratteristiche distintive dalle quali si evidenzieranno anche la sua storia e tradizione. Nel pensare ai vini, l’intero territorio italiano è caratterizzato da produzioni specifiche, ciascuno con un riferimento alla propria area di produzione, con caratteristiche qualitative, di gusto e sapore distintivo, con una propria tradizione produttiva, una storia gastronomica e identità differente l’uno dall’altro. Il territorio di riferimento e appartenenza determinerà una identificazione più precisa, garantendone le caratteristiche e le specificità attribuite a quell’area di produzione. L’insieme di queste funzioni ed elementi orienterà il potenziale acquirente nelle sue scelte e dipenderanno dall’insieme di conoscenze ed informazioni che avrà e riuscirà ad avere del prodotto, dai suoi elementi endogeni ed esogeni. Più elevate saranno le informazioni e la conoscenza del prodotto da parte del potenziale acquirente, più efficace sarà la sua scelta e maggiormente aderente alle sue reali esigenze, con una più alta possibilità di acquisto e consumo. La decisione di acquisto dipenderà però, oltre che dalle funzioni di riferimento del prodotto, anche dalle funzioni di riferimento al cliente consumatore. Non tutti i consumatori possiedono le stesse caratteristiche e si trovano nelle stesse condizioni nel momento in cui si interfacciano con il prodotto, nel momento in cui è proposto. Il primo aspetto, il livello di conoscenza che il potenziale consumatore ha del prodotto, può far aumentare o diminuire le possibilità d’uso e di consumo, in che modo può inserirlo nel suo sistema di alimentazione quotidiano o anche occasionale, per un particolare evento. Maggiore sarà la conoscenza del prodotto da parte del potenziale acquirente, maggiori saranno le possibilità di scelta e modalità di consumo. In questo caso le conoscenze e le informazioni riguarderanno le possibilità di utilizzo e le modalità di consumo del prodotto, la sua storia e tradizione, il territorio di riferimento ed il valore che ad esso sono attribuiti dal consumatore potenziale. Le informazioni e le conoscenze investono un po’ tutti i 102 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare livelli di riferimento al prodotto. La capacità di acquisizione delle informazioni dipende anche dal livello culturale e di istruzione del potenziale acquirente, aspetto che potrebbe determinare la quantità di informazioni accumulabili. Lo stile di vita alimentare al quale il potenziale acquirente è abituato è un aspetto che può determinare la valutazione e l’opportunità di scelta del prodotto. Se trova possibilità di connessione e di inserimento nel suo sistema abituale di alimentazione, al di la degli acquisti prova, potrebbe sorgere la possibilità di consumo e la frequenza di utilizzo potrebbe crescere. La cucina italiana è ormai diffusa in tutto il mondo con la presenza di ristoranti nelle principali città di quasi tutti i paesi, i quali hanno anche consentito la diffusione di prodotti italiani di qualità. Potrebbe essere più semplice o far in modo, in questi casi, che un prodotto italiano possa combinarsi con il sistema di alimentazione quotidiana locale. Tab. 5.10 FUNZIONI DI Livello di RIFERIMENTO conoscenza ed uso del AL CLIENTE prodotto Stile di vita Classe alimentare sociale di al quale è appartenenza abituato Potere di acquisto Professione ed istruzione Fonte: elaborazione Agropromotion Lo stile di vita alimentare del consumatore dipenderà, oltre che dalle sue origini, dalle abitudini del paese in cui si trova e dal suo livello culturale, anche dalla classe sociale di appartenenza, che influenzerà, in qualche modo, le sue abitudini di vita sociale ed anche quelle alimentari, le modalità di fruizione del prodotto. In questo caso, i prodotti status simbol saranno scelti da potenziali consumatori appartenenti ad una classe sociale più elevata o caratterizzata da un determinato stile di vita. Tali consumatori sentiranno di più la necessita di ricorrere a prodotti con più alte o specifiche caratteristiche di differenziazione, di unicità e distinguibilità, per soddisfare un loro desiderio, bisogno edonistico, oltre a quello di valore qualitativo del prodotto stesso. Anche tra gruppi appartenenti alla stessa classe sociale potranno esserci però esigenze e desideri diversi, in tal caso non accomunati dal loro livello sociale ma dal modo con cui si rapportano con il mondo esterno. In tal caso alcune esigenze e desideri possono essere trasversali, appartenere a gruppi appartenenti a diverse classi sociali. Il potere di acquisto del potenziale consumatore, quarto aspetto indicato, incide maggiormente ed orientativamente, nell’acquisto di prodotti a prezzi più alti, in cui non è richiesto un particolare coinvolgimento ed analisi del prodotto, ma destinare una parte della spesa in prodotti alimentari per alcuni che hanno in molti casi un prezzo più alto della media, poiché si tratta di prodotti Made in Italy, ad alto valore 103 103 aggiunto e di particolare differenziazione. E’ chiaro che, in ogni modo, più alto è il potere di acquisto del potenziale acquirente, maggiori sono le possibilità che il prodotto possa essere acquistato. Il quinto aspetto menzionato riguarda il livello di istruzione e la professione del potenziale acquirente del prodotto. Queste due condizioni possono influenzare nell’insieme le capacità di acquisizione ed elaborazione delle informazioni concernenti il prodotto ed alla sua storia e tradizione culturale di riferimento, nonché le modalità di utilizzo e di combinazione con il sistema alimentare di cui è abituato. Il livello d’istruzione del potenziale consumatore può influire ad orientare la scelta su determinati prodotti, oppure indicare anche la strategia di comunicazione migliore, affinché il prodotto possa essere recepito e considerato quanto più aderente alle proprie esigenze. L’insieme degli elementi presentati, possono dare un’idea del come potrebbe determinarsi una decisione di acquisto del potenziale consumatore riguardo ai prodotti agroalimentari. Sono elementi non esaustivi, utilizzati spesso nelle pianificazioni e politiche di marketing aziendali, in questo caso adattate al possibile consumatore potenziale. Individuate le modalità che portano il consumatore alla scelta ed al consumo del prodotto ed agli aspetti che determinano una evoluzione emotiva, si possono attuare quelle procedure per suscitare nel consumatore tali sensazioni e vivere il prodotto nel pieno dei suoi valori. In questo caso, per attuare un marketing emozionale, bisogna pertanto agire su seguenti aspetti: - Funzioni di riferimento al prodotto (aspetti endogeni ed esogeni); - Funzioni di riferimento al potenziale consumatore. Il prodotto come elemento per elevare lo status del consumatore e nel migliorare il rapporto con l’ambiente esterno, come espressione del proprio essere e di ciò che si vuole apparire e dimostrare di essere. 104 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Fig. 5.10 PRODOTTO CONSUMATORE Qualità Storia Tradizione Modi d’uso Innovazione Presentazione Diffusione Cultura Istruzione Status sociale Alimentazione Reddito Età Stile di vita AREA DI CONNESSIONE ED INTERSCAMBIO DEL VALORE E DELLE EMOZIONI Fonte: elaborazione Agropromotion Il consumatore, utilizzando le caratteristiche possedute, dalla sua cultura, istruzione, stile di vita acquisisce le caratteristiche del prodotto attraverso le informazioni alle quali è stato ed è esposto, la sua degustazione ed utilizzo, elaborandole, per sviluppare e creare uno stato ed un complesso di emozioni che esaltano il suo status ed il suo rapporto con il mondo esterno secondo le proprie esigenze e le sue aspettative. La connessione tra il consumatore ed il prodotto, attraverso l’interscambio delle proprie caratteristiche, crea un campo di valori ed emozioni che saranno uniche per l’utilizzatore, di appartenenza esclusiva al processo di interscambio realizzato, mediante, appunto l’uso del prodotto. In tal caso non è un uso esclusivamente materiale e funzionale, ma il prodotto diventa uno strumento per l’espressione delle proprie emozioni e sensazioni e come vuole trasmetterle all’esterno, nel rapporto con gli altri. Il prodotto diventa così un “media” ed una espressione del proprio modo di essere, di come vuole che sia considerato. Nel momento in cui un acquirente e consumatore acquista ed utilizza un prodotto di qualità con riferimento al territorio, così come lo sono i prodotti Made in Italy, come ad esempio un abito firmato, un’auto prestigiosa appartenente ad una famosa scuderia, un prodotto alimentare dalle caratteristiche storiche e gastronomiche elevate, non acquista e consuma solo un prodotto, ma un insieme di valori, di 105 105 significati e di emozioni scaturite dall’interscambio che l’acquirente-consumatore ha con il prodotto. Il prodotto diventa espressione dei propri valori e del modo con cui cerca di rapportarsi con il mondo esterno. 106 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare 6. INDIVIDUAZIONE DEI PAESI ESTERI E METODI DI INGRESSO 6.1 Scelta dei paesi di ingresso L’orientamento dell’impresa nei confronti del mercato estero, la scelta, la selezione del paese, del mercato e quella del prodotto da adottare, sono influenzate da diversi aspetti, alcuni interni all’azienda rilevabili, appunto, attraverso la sua analisi, altri esterni, non determinati dall’azienda, ma che devono senz’altro essere appresi e considerati per lo sviluppo dei propri piani internazionali. L’analisi degli elementi che contribuiscono ad identificare le opportunità e gli ostacoli di un paese estero, è definita con il termine di “Country Specific Advantages”, cioè l’identificazione dei vantaggi o svantaggi che può presentare un paese in cui si vuole entrare. Individuare i vantaggi e svantaggi significa però analizzare quelli che sono i fattori che ostacolano l’internazionalizzazione, le barriere all’ingresso del mercato estero, sia di tipo naturale, sia di tipo artificiale, la specificità del macro ambiente e la struttura competitiva. In modo specifico, essi sono: aspetti normativi e legislativi; caratteristiche del paese mercato e del consumatore; distanza; concorrenza; infrastrutture di marketing. Per quanto riguarda le barriere all’ingresso di tipo normativo e legislativo, ci si riferisce a tutti quegli ostacoli artificiali emanati dal governo del paese estero a protezione del proprio commercio. Queste barriere possono essere dei provvedimenti tariffari, imposizioni monetarie stabilite dal paese sulla merce che transita nel proprio territorio. Altre barriere non tariffarie possono essere le quote o limiti imposti per una determinata categoria merceologica, boicottaggio o embarghi, standard tecnici e commerciali imposti su determinati prodotti. Un esempio specifico è il tipo di indicazioni ed informazioni che devono riportare le etichetti dei prodotti, come i valori nutrizionali e l’indicazione di provenienza del prodotto e delle materie prime. Una barriera naturale è comunque costituita dalla distanza del paese estero, la difficoltà ad essere raggiunto ed il più alto costo di trasporto per la merce. Il successo dell’impresa nel riuscire ad entrare nel modo più profittevole in un mercato estero, dipende così anche dalla sua capacità di analizzare ed interpretare quello che è il macro ambiente del paese in cui si vuole commercializzare i propri prodotti. Se la distanza culturale e socio-politica del paese estero differisce molto da quella del paese dell’impresa, i processi ed i programmi di adeguamento al 107 107 mercato possono essere più elaborati e complessi, studiando più dettagliatamente gli ostacoli e le opportunità che si presentano. ASPETTI CHE DETERMINANO LE BARRIERE DI INGRESSO DELL’IMPRESA NEL MERCATO ESTERO Fig. 6.1 IMPRESA MERCATO DI ORIGINE Mercato Estero Distanza Concorrenza Infrastrutture di marketing Caratteristiche del consumatore Aspetti normativi e legislativi 6.2 Metodologia di selezione dei paesi esteri di interesse Informazioni specifiche e dettagliate sui paesi esteri potenziali mercato per le aziende, si possono agevolmente recuperare su internet, attraverso vari motori di ricerca, strumento che consente di acquisire informazioni di tipo secondario sui paesi esteri di interesse. L’Assocamerestero, associazione delle camere di commercio italiane all’estero, e l’ICE (Istituto italiano commercio estero), possono comunicare informazioni sui paesi e mercati esteri, soprattutto quelli in cui sono presenti le sedi di tali associazioni. 108 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare SCHEMA SELEZIONE PAESE Fig. 6.2 SELEZIONE IN BASE ALL’ATTINENZA CON IL PRODOTTO SELEZIONE IN BASE ALLE AFFINITA’ CULTURALI E GASTRONOMICHE SELEZIONE IN BASE ALLA PRESENZA DELLA CATEGORIA DI PRODOTTI SELEZIONE IN BASE ALLE POTENZIALITA’ DI ACQUISTO DEL MERCATO SELEZIONE IN BASE AGLI SCAMBI COMMERCIALI DI SETTORE CON IL PAESE DI ORIGINE Fonte: elaborazione Agropromotion Nel capitolo otto, abbiamo estratto alcune schede paese, relative ai mercati che sembrano essere più interessanti, fornendo informazione di base su ciascun paese e sulle eventuali possibilità di mercato che possono offrire. Da qui poi si dovrà procedere per un successivo approfondimento, a seconda le esigenze che si hanno e le opportunità che si ricercano. La selezione e l’individuazione del o dei paesi di interesse per ciascuna impresa sono, in ogni modo, anche molto individuali. Sono molto importanti i confronti con le attività svolte da altre strutture, però poi il percorso dovrà essere specifico per ciascuna struttura che intraprende un processo di internazionalizzazione. Pertanto, abbiamo voluto elaborato uno schema indicativo ed orientativo, con delle fasi 109 109 specifiche per determinare in modo pratico, la selezione e la scelta del o dei paesi di maggior interesse ed opportunità, riferite al settore agroalimentare, soprattutto per lo sviluppo di una attività di commercializzazione, che è quella, tra l’altro, di maggior interesse per le piccole e medie imprese di tale settore (fig. 6.2 ). Si tratta di una griglia in base alla quale si può selezionare il paese di maggior interesse, per il riferimento a determinate attinenze, affinità, presenza di prodotti, potenzialità di mercato e scambi di settore presenti con il mercato estero. Chiaramente, è una opportunità e forma di selezione abbastanza comprensibile, che permette di acquisire elementi di interesse per lo sviluppo commerciale nei confronti dei mercati esteri. Gli elementi ai quali maggiormente si può ricorrere nella selezione ed individuazione di un paese e mercato estero di interesse, possono essere le seguenti: - le attinenze con i propri prodotti; - affinità culturali e gastronomiche; - presenza della categoria di prodotti nel mercato di riferimento; - potenzialità di acquisto del mercato; - scambi commerciali di settore con il paese di origine. L’ordine così espresso è ovviamente indicativo, si può procedere decidendo di applicare o utilizzare la funzione della quale si hanno già delle informazioni e procedere, in seguito, all’acquisizione delle altre attraverso gli strumenti che si ritiene più opportuno ed adatti allo scopo. Fig. 6.3 SELEZIONE IN BASE ALL’ATTINENZA CON IL PRODOTTO Presenza di prodotti attinenti provenienti da altri paesi esteri Presenza di prodotti complementari locali Fonte: elaborazione Agropromotion Procedendo per ciascuna definizione, nel primo caso, la selezione in base all’attinenza con il prodotto, sarà analizzata la presenza, nel mercato estero, di prodotti locali complementari a quello o quelli proposti dall’azienda, oppure, la 110 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare presenza di prodotti attinenti provenienti da altri paesi esteri. Si basa, più che altro, su attinenze con riferimento alle modalità di consumo e d’uso dei prodotti. Possono esserci, nel primo punto, dei prodotti già caratteristici del mercato di riferimento, realizzati localmente, che potrebbero essere simili nelle modalità di consumo a quelli che si vogliono proporre. Un esempio può essere l’uso di salse per insaporire secondi e contorni i quali potrebbero essere sostituiti da altri condimenti simili, come ad esempio creme vegetali prodotte in Italia, alle olive, ai carciofi o alla cipolla. Nel secondo punto, possono però essere presenti sul mercato di riferimento, prodotti simili a quelli dell’azienda, già utilizzati dal consumatore locale, ma provenienti da altri paesi esteri. Come, ad esempio, l’utilizzo di creme Sud Americane negli Stati Uniti, per guarnire sandwich o secondi, sostituibili da prodotti con le stesse funzioni d’uso ma con un sapore diverso e caratteristico del nostro paese, quindi completamente Made in Italy, con un valore aggiunto in termini qualitativi e di status superiori a quelli della concorrenza estera. Fig. 6.4 SELEZIONE IN BASE ALLE AFFINITA’ CULTURALI E GASTRONOMICHE Usi alimentari attuali del paese estero Tradizioni e culture gastronomiche del paese estero Presenza popolazione di origine italiana nel paese estero Possibilità di integrare i prodotti italiani nel sistema alimentare del paese estero Fonte: elaborazione Agropromotion Per quanto riguarda la seconda definizione, la selezione in base alle affinità culturali e gastronomiche, possiamo distinguere un primo punto che riguarda gli usi alimentari della popolazione del paese estero, ed un secondo punto inerente alle tradizioni gastronomiche e culinarie del paese estero di riferimento. 111 111 Nel primo punto, si individuano le modalità di alimentazione delle categorie di popolazioni presenti, il modo con cui normalmente preparano il loro pranzo, la cena, la colazione. Si individuerà anche la presenza di popolazione di origine italiana, in pratica presente in molti paesi del mondo, di cui la tipologia di alimentazione è già nota, salvo influenze acquisite nel paese in cui si trovano. Quest’analisi serve ad individuare eventuali possibilità di inserimento dei prodotti di interesse delle aziende, come possono entrare a far parte del sistema di alimentazione della popolazione del paese estero. Per quella di origine italiana l’individuazione può essere più semplice, poiché in molti casi conservano le tradizioni gastronomiche del paese di origine. Per il secondo punto, è bene individuare le tradizioni culturali e gastronomiche del paese estero di riferimento e come eventualmente possono integrarsi in tale sistema i prodotti dell’azienda interessata ad entrare in tale mercato. Ogni paese estero ha delle proprie tradizioni gastronomiche spesso con riferimento alla cultura del paese stesso, come in Francia, in Inghilterra, in Germania, con la presenza di prodotti alimentari legati alla loro cultura e tradizione gastronomica. Sarebbe interessante riuscire ad inserire alcuni prodotti delle nostre aziende nel sistema alimentare della popolazione del paese estero, come ad esempio l’abbinamento di prodotti italiani o calabresi, con alcuni prodotti dei paesi esteri caratteristici della loro tradizione gastronomica. Fig. 6.5 SELEZIONE IN BASE ALLA PRESENZA DELLA CATEGORIA DI PRODOTTI Presenza di prodotti della stessa categoria di altre aziende nazionali Presenza di prodotti complementari di aziende nazionali Fonte: elaborazione Agropromotion Nella terza definizione, si cerca di individuare l’eventuale presenza di prodotti della stessa categoria di quelli proposti dalle aziende di nostro interesse. In modo specifico, si individueranno sia prodotti concorrenti appartenenti alla stessa categoria, realizzati da altre aziende italiane, sia prodotti complementari, provenienti sempre dal nostro paese. Nel caso si voglia proporre pasta artigianale, 112 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare si cercherà di individuare la presenza di prodotti appartenenti alla stessa categoria, ad esempio pasta artigianale pugliese o pasta artigianale campana, così come la presenza di prodotti complementari, come i condimenti, altro tipo di pasta non artigianale e olio di oliva. La presenza di prodotti della stessa categoria di altre aziende nazionali nel paese estero può facilitare l’inserimento del prodotto, poiché il consumatore è già abituato all’uso di quel prodotto, ma nello stesso tempo determina la presenza di una concorrenza da eludere con una strategia di marketing differenziata. As esempio, se si vuole proporre un formaggio particolare in un mercato estero in cui c’è già la presenza della stessa categoria di prodotti, la proposta di un'altra marca necessiterebbe una differenziazione rispetto agli altri. La quarta definizione prevede una valutazione più economica del mercato o segmento di mercato estero di riferimento, con l’analisi della loro potenzialità di acquisto. Il reddito pro-capite del mercato potenziale estero al quale si vogliono proporre i nostri prodotti, nonché la loro capacità di acquisto e consumo dei prodotti sono importanti ai fini di una valutazione delle possibili quote di vendita realizzabili in quell’area geografica. Fig. 6.6 SELEZIONE IN BASE ALLE POTENZIALITA’ DI ACQUISTO DEL MERCATO 113 Capacità di acquisto e consumo del segmento della categoria di prodotti di interesse Reddito pro-capite del mercato estero di riferimento Fonte: elaborazione Agropromotion Si può verificare il caso in cui in un paese estero c’è la presenza di prodotti complementari a quelli della nostra azienda i quali potrebbero integrarsi nella loro alimentazione e consumo, ma i prezzi dei nostri prodotti potrebbero essere più alti di quelli già presenti e non accessibili al potere di acquisto del segmento di mercato estero di riferimento. Potrebbe esserci un segmento di mercato con un reddito procapite adatto all’acquisto dei nostri prodotti ma non costituire una quantità sufficiente per realizzare un’adeguata quota di mercato per la nostra azienda, 113 quindi potrebbe non esserci la capacità quantitativa di consumo del segmento di mercato individuato, utile a costituire del business per l’azienda. Anche nella quinta definizione sono prese in considerazioni valutazioni di tipo economiche. In particolare, si considerano gli scambi commerciali esistenti tra il paese di origine, in questo caso l’Italia o la regione Calabria, ed il paese estero di riferimento. Nello specifico, i rapporti commerciali esistenti tra il nostro paese e quello estero, la quantità di importazioni, la tipologia di importazioni e, in modo particolare, quella dei nostri prodotti di interesse, se esistono importazioni di prodotti concorrenti a quelli che si desidera esportare nell’area di riferimento. Uno scambio consolidato tra il nostro paese e quello estero può facilitare l’eventuale proposta dei prodotti dell’azienda di nostro interesse, per la presenza già esistente di canali commerciali, rete di vendita, servizi complementari, conoscenza dei gusti e abitudini alimentari del potenziale consumatore, che possono aiutare l’inserimento dei prodotti nel mercato del paese estero. Sapere come funziona o come è articolato il processo di commercializzazione del paese estero è importante per garantire un miglior inserimento, una migliore distribuzione e vendita dei prodotti. La valutazione degli scambi commerciali inerente alla categoria di prodotti di nostro interesse è importante per valutare la possibilità, riguardo al potenziale mercato, della quota di vendita realizzabile e dell’eventuale posizionamento nei confronti del segmento di interesse. Aziende di settore che operano già nel o nei mercati dei paesi ai quali siamo interessati, potrebbero costituire una fonte di informazioni utili per sviluppare una attività di commercializzazione in tali paesi, pianificare in modo migliore la strategia di ingresso. La concorrenza potrebbe essere un ostacolo ma anche un esempio di garanzia sulla possibile accettazione del prodotto e sui desideri del mercato. Dai dati indicati in precedenza sugli scambi commerciali dell’Italia e della Calabria all’estero in generale e nel settore agroalimentare, è emerso come il 60-70% delle esportazioni sono realizzate nei confronti dei paesi appartenenti all’Unione Europea. Questo dato può essere un indicatore per le aziende che vogliono sviluppare una attività di internazionalizzazione. Potrebbero iniziare con i mercati già consolidati e, in seguito, espandersi verso altri mercati ritenuti interessanti. Iniziare con paesi in cui è più facile l’accesso, consente all’impresa di acquisire l’esperienza e la conoscenza per affrontare in seguito altri mercati che richiedono, magari, una maggiore elaborazione e coinvolgimento economico e strategico. 114 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Fig. 6.7 SELEZIONE IN BASE AGLI SCAMBI COMMERCIALI CON IL PAESE DI ORIGINE Volume di importazioni dall’Italia dei prodotti di settore di nostro interesse Volume di importazioni dall’Italia del paese estero di riferimento Fonte: elaborazione Agropromotion 6.3 L’Esportazione Indiretta Si tratta di una modalità di ingresso molto semplice. E' la formula più semplice e meno rischiosa, quella della esportazione indiretta, formula che tendenzialmente fa perdere il controllo effettivo della performance dei prodotti dell'azienda nel mercato estero. Le transazioni con esportazioni indirette, sono generalmente gestite da intermediari spesso locati nel paese di origine dell'impresa produttrice. Quest'ultima quindi non svolge un ruolo attivo nel processo di esportazione, poiché vende a costoro i suoi prodotti, essendo di conseguenza marginale il suo ruolo nell'assicurare un supporto commerciale all'estero ai prodotti venduti. Tale forma indiretta riduce molto i rischi dell'operazione ma, nello stesso tempo, isola ed esclude il produttore da ogni contatto diretto e dall'accumulo di esperienze con il mercato estero. L'impresa non dispone di una propria organizzazione di vendita per operare all'estero, e si limita a vendere i suoi prodotti a degli intermediari commerciali, i quali a loro volta trasferiscono all'estero i prodotti di più imprese, senza nessuna modalità di presentazione e valorizzazione, come ad esempio gli importatori distributori o le società di Trading, preoccupate più dei margini che possono spuntare che delle risorse qualitative dei prodotti. È evidente che tale formula adottata è competitivamente debole, non riuscendo così a sfruttare in pieno le reali potenzialità e vantaggi delle risorse possedute. 115 115 Fig. 6.8 PAESE NAZIONALE ESPORTAZIONE INDIRETTA IMPRESA -Trade Company -Esportatori -Ufficio Acquisti PAESE ESTERO -Grandi Compratori -Importatori -Distributori -Trade Company CLIENTE 116 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare 6.4 L’Esportazione Diretta L'orientamento successivo per un’impresa, sarà quello di una più evoluta modalità di ingresso, di tipo diretto, mediante la pianificazione di un’attività che le consente di avere un rapporto più ravvicinato al mercato, con formule che tendono a valorizzare maggiormente i suoi prodotti, con un contatto continuo e con una eventuale presenza nel paese estero, una o più figure che, sotto il proprio controllo e coordinamento, potranno svolgere l'attività programmata nel processo di pianificazione di marketing, assicurando il contatto con i potenziali acquirenti dei prodotti, nonché lo sviluppo di un sistema informativo utile e di un eventuale monitoraggio di tutte le attività che si andranno a realizzare. Un esempio, potrebbe essere quello di stabilire dei contatti con degli importatori o degli agenti nel paese estero i quali, sulla base di accordi specifici regolati eventualmente da un contratto, avranno il compito di realizzare quell’attività di negoziazione prevista dal piano di marketing. Se tale piano lo prevede, in funzione di quelle che sono le esigenze e le opportunità delle imprese, si selezioneranno quelle figure ed organizzazioni che dovranno assolvere alle funzioni previste, cioè di proposta dei prodotti delle imprese secondo le modalità programmate. Il canale diretto di esportazione, come illustrato nella figura, rappresenta la catena che collega l'impresa produttrice all'acquirente estero attraverso delle agenzie commerciali. Tali agenzie si occupano naturalmente dell'organizzazione e negoziazione delle transazioni, dell'immagazzinamento e trasferimento dei prodotti e partecipano al supporto commerciale e assistenziale dei prodotti dell'impresa e alla definizione delle strategie di marketing. L'esportazione diretta si avvale di tre diverse modalità: - Usufruendo dei servizi di un agente distributore - Impiantando una propria unità operativa - Contattando direttamente l’acquirente estero, dal paese di origine, con la propria rete vendite Ci sono ovviamente anche altre modalità di ingresso, questa potrà essere quella che più si avvicina alle reali esigenze ed opportunità delle imprese da noi prese in considerazione. In seguito, potranno decidere se affrontare procedimenti più 117 117 evoluti, se creare degli accordi più specifici con strutture dei paesi esteri o altre forme di coalizioni ed investimenti più coinvolgenti. L’impresa può adottare diversi metodi per affrontare il mercato estero, da quelli meno coinvolgenti, a quelli che richiedono un impegno più consistente, ed un investimento in risorse economiche che le possono garantire un consolidamento maggiore nel paese estero. Molte imprese, come abbiamo già evidenziato, adottano il sistema più semplice di ingresso nei mercati esteri, cioè quello delle esportazioni indirette. E’, senz’altro, la formula meno rischiosa, che tendenzialmente annulla alcune potenziali risorse delle imprese. È evidente che tale formula è competitivamente debole, non riuscendo così a sfruttare in pieno le reali potenzialità e vantaggi delle risorse possedute. Normalmente è l’attività sviluppata nella fase iniziale dell’impresa, quando ancora non ha attivato una specifica programmazione aziendale che le consente di affrontare direttamente il mercato estero. L’orientamento sarà così verso una più elevata modalità di ingresso, di tipo diretto, mediante la pianificazione di una attività che consente alle imprese di avere un rapporto più ravvicinato al mercato, con formule che tendono a valorizzare i loro prodotti, con un contatto continuativo e con una eventuale presenza nel paese estero, di una o più figure che sotto il controllo e coordinamento di una eventuale struttura del paese di origine, potrà sviluppare l’attività programmata nel processo di pianificazione di marketing, assicurando il contatto con i potenziali acquirenti dei prodotti, nonchè lo sviluppo di un sistema informativo utile e di un eventuale controllo o monitoraggio di tutte le attività che si andranno a realizzare. Scegliendo una modalità diretta, l’impresa dovrà programmare le sue attività, affrontando direttamente i paesi esteri nei quali decide di proporre i propri prodotti. La raccolta di informazioni preliminari sui paesi di riferimento, lo ribadiamo, costituisce il primo passo, individuare le potenzialità presenti, caratteristiche, eventuali barriere, tipologia della concorrenza, modalità distributive, formule promozionali adottate. Esistono diversi modi per acquisire informazioni sui paesi di interesse, attraverso siti internet specifici, ad esempio, si può attingere ad informazioni preliminari generali, ed avere un’idea orientativa sulle caratteristiche del paese di interesse. La successiva visita in loco costituirà un passaggio decisivo, perché consentirà di costatare personalmente la realtà del paese di riferimento, di interagire con i potenziali clienti e distributori dei prodotti o eventuali partner e collaboratori con i quali si deciderà di lavorare. Un esempio importante può essere la visita a fiere di settore. Un evento tale può consentire, in modo pianificato, di osservare i concorrenti diretti, individuare possibili partner commerciali con i quali prendere contatti per la distribuzione. La raccolta di una copia del catalogo degli espositori partecipanti alla fiera può consentire di selezionare e visitare successivamente quelli di interesse. 118 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Fig. 6.9 PAESE NAZIONALE ESPORTAZIONE DIRETTA IMPRESA 119 PAESE ESTERO -Filiali di Vendita -Venditori -Agenti-Distributori -Importatori CLIENTE 119 120 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare 7. ATTUAZIONE PIANO DI MARKETING PER I MERCATI ESTERI 7.1 Definire obiettivi Lo sviluppo del piano di marketing prevede, una volta analizzata la situazione dell’impresa, della concorrenza e del contesto estero di riferimento, la definizione e la realizzazione di alcune fasi necessarie per una ottimale performance dell’attività di commercio estero dell’impresa. DEFINIRE GLI OBIETTIVI QUANTITATIVI E QUALITATIVI CHE SI INTENDONO RAGGIUNGERE: Che volume di vendita intendo realizzare Che immagine devono avere e come devono essere percepiti i miei prodotti 121 E’ necessario determinare in modo realistico gli obiettivi che l’impresa intende raggiungere o pensa di poter realizzare nello sviluppo dell’attività con il paese estero, in relazione alle proprie potenzialità ed opportunità che possono presentarsi. Gli obiettivi possono essere di tipo quantitativo, cioè determinare i volumi di vendita realizzabili e che si intende realizzare nel mercato di riferimento, e di tipo qualitativo, in questo caso sarà determinata l’immagine, le caratteristiche immateriali, il posizionamento, la visione dei potenziali clienti del prodotto e come possa essere utilizzato. 121 7.2 Individuare investimento La definizione degli obiettivi richiede anche la determinazione dell’investimento necessario per raggiungere ed ottenere i risultati attesi. L’azienda ovviamente determinerà gli obiettivi sopra indicati in relazione alle potenzialità di investimento che può attuare, sia attraverso proprie risorse, sia attingendo a risorse esterne, finanziamenti pubblici o privati. Queste due definizioni sono chiaramente legate alla capacità produttiva dell’impresa, quella attuale, oppure quella che pensa di poter raggiungere attraverso ampliamenti strutturali. DEFINIRE L’INVESTIMENTO NECESSARIO PER L’ATTUAZIONE DEL PIANO: Ho la disponibilità economica per la realizzazione del piano Posso attingere a finanziamenti esterni all’impresa Sarebbe utile, prima di affrontare particolari investimenti, potersi recare nel paese estero di riferimento per avere una visione più chiara sulle metodologie che meglio possono essere eventualmente adottate. Le informazioni raccolte da imprenditori che hanno già intrapreso attività di commercio estero saranno anche utili per sviluppare in modo ottimale il proprio piano, considerando che l’impresa ha comunque un suo specifico posizionamento. 7.3 Indicazione del paese e segmento del mercato estero L’impresa deve anche individuare i paesi ai quali proporre i propri prodotti e realizzare la propria attività. Deve analizzare bene le opportunità che possono presentarsi e svilupparsi nei paesi e mercati esteri. Un’analisi dei dati commerciali esistenti tra l’Italia con i paesi esteri e la tipologia di prodotti venduti è indispensabile per avere una visione più dettagliata sui paesi in cui sono maggiormente presenti le tipologie di prodotti che si vuole proporre. 122 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare INDIVIDUARE IL PAESE ED IL SEGMENTO DI MERCATO: In quale paese estero ho più possibilità di vendere e desidero proporre i prodotti A quale tipologia di consumatore posso proporre i prodotti Esistono prodotti concorrenti Successivamente, si può attuare un’analisi più specifica in relazione alle proprie conoscenze, i propri contatti e le proprie possibilità di commercializzare i prodotti in specifici paesi, le opportunità individuate e la possibilità di sfruttare propri vantaggi competitivi. L’impresa deve anche tener conto delle caratteristiche del potenziale consumatore esistente nel paese estero e come può eventualmente utilizzare i prodotti adeguandoli al proprio utilizzo e consumo, così come delle normative vigenti in alcuni paesi esteri per adeguarvi le presentazioni e le caratteristiche del prodotto. 7.4 Sviluppo del programma promozionale La preparazione del programma promozionale è molto importante per l’impresa per proporre nel modo migliore i propri prodotti sia ai potenziali trader, intermediari della propria linea, sia per i consumatori finali. Gli intermediari, grossisti, GDO ed importatori devono essere muniti di strumenti adeguati per la proposta dei prodotti dell’impresa con il supporto degli strumenti di comunicazione necessari per commercializzare i prodotti nel modo più idoneo, secondo la tipologia dei prodotti dell’impresa, le loro caratteristiche e delle loro modalità d’uso, come dovrebbe essere eventualmente utilizzato il prodotto. 123 123 SVILUPPARE IL PROGRAMMA PROMOZIONALE ADATTO ALL’IMPRESA: Adeguare le etichette, cataloghi, la pubblicità e promozioni al paese estero Scegliere le fiere ed eventi più adatti e preparare gli incontri L’adeguamento delle etichette e degli strumenti di presentazione è la prima fase da affrontare, preparandoli secondo la lingua del paese estero e secondo le normative richieste, rispettando la dicitura e la classificazione prevista dal paese in cui si vuole proporre i propri prodotti. La scelta delle manifestazioni, workshop ed altri eventi di presentazione dei prodotti, deve essere fatta in relazione al paese o paesi scelti, alla tipologia di prodotti dell’impresa ed alla tipologia di evento al quale si intende prendere parte, se presentano opportunità per la proposta dell’impresa e se si rivolge alla stessa tipologia di potenziale consumatore. Tali eventi sono occasioni non solo per far conoscere i propri prodotti, ma anche per stabilire contatti con potenziali importatori e grossisti con i quali poter programmare l’attività di commercializzazione. La pianificazione pubblicitaria e promozionale dovrà essere in linea con la strategia di marketing che l’impresa avrà programmato per l’ingresso nel mercato estero. 7.5 Individuazione dei canali commerciali esteri La scelta dei canali commerciali da utilizzare è importante perché determinerà anche la tipologia di strumenti promozionali da adottare, la scontistica da applicare e l’eventuale esclusiva che si intende concedere agli intermediari. Secondo la tipologia commerciale che sarà scelta, varierà il livello di coinvolgimento dell’impresa sia in termini di investimenti, sia per le figure ed operatori eventualmente coinvolti. Il ricorso ad importatori e grossisti comporta un coinvolgimento più contenuto rispetto alla scelta di creare una propria filiale o rete di vendita. 124 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare SPECIFICARE I CANALI COMMERCIALI DA UTILIZZARE: Rivolgersi direttamente a grossisti, importatori o GDO creare una propria rete di vendita ed un proprio ufficio Nel primo caso, l’importatore ed il grossista acquistano i prodotti occupandosi loro stessi della distribuzione e della vendita. In questo caso l’impresa non controlla il collocamento finale dei propri prodotti. Nel momento in cui l’impresa decidesse di creare un proprio ufficio ed una propria rete di vendita, dovrà pensare allo stoccaggio dei prodotti ed alla vendita diretta che può essere fatta presso punti vendita, ristorazione, grande distribuzione organizzata ed anche eventuali grossisti. 7.6 Programmazione dei tempi di attuazione I tempi di attuazione delle attività dell’impresa, così come i tempi per il raggiungimento degli obiettivi definiti devono essere presi in considerazione per consentire di attuare tutto il programma previsto. E’ chiaro che per avere dei ritorni delle proprie attività è necessario che operi nel mercato estero per un minimo di 3-5 anni. 125 125 DETERMINARE I TEMPI NECESSARI PER LO SVILUPPO DELLE ATTIVITÀ: Entro quanto tempo intendo realizzare le mie attività Quanto tempo è necessario per raggiungere i risultati attesi Tale periodo dipende anche dalla tipologia di prodotti proposti e dagli obiettivi che ci si prefigge. Bisogna considerare pertanto il periodo necessario per la realizzazione delle proprie attività, come l’adeguamento delle etichette, l’eventuale pubblicità che si intende realizzare, le partecipazioni a fiere ed eventi di settore, ed il ritorno in termini di volumi di vendita e di percezione dell’immagine dell’impresa da parte dei pubblici di riferimento. 7.7 Controllo, consolidamento e sviluppo della propria posizione Una volta attuate le attività previste nel piano di marketing per i mercati esteri, sarebbe utile programmare una attività di controllo dei risultati, per verificare se si sta procedendo nella giusta direzione e se si stanno raggiungendo gli obiettivi prefissati. Sarebbe utile fare una verifica anche durante la realizzazione del piano per poter eventualmente attuare delle modifiche ed adeguamenti a cambiamenti esterni non previsti in precedenza. 126 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare CONTROLLARE I RISULTATI QUANTITATIVI E QUALITATIVI PREVISTI: Si stanno realizzando le vendite previste nel piano Il marchio ed il prodotto sono percepiti nel modo previsto Si stanno utilizzando nel modo idoneo gli strumenti promozionali realizzati Le verifiche principali sono sul volume delle vendite dell’impresa, se si stanno raggiungendo quelle previste dal piano, sulla percezione che il pubblico di riferimento ha del prodotto, se è utilizzato nel modo giusto e se l’immagine percepita è quella prevista dall’impresa. E’ bene verificare anche l’impiego corretto degli strumenti promozionali, un uso diverso o non previsto potrebbe portare a risultati inferiori a quelli previsti dal programma. CONSOLIDARE LA PROPRIA POSIZIONE DI MERCATO NELL’AREA DI INTERESSE: Cercare di risolvere eventuali problematiche che si presentano Sviluppare azioni di marketing mirate per il mantenimento della propria posizione Nel momento in cui saranno realizzate le attività previste nel programma di commercializzazione dell’impresa, sarà necessario cercare di mantenere e consolidare la posizione raggiunta, in relazione all’eventuale azione della concorrenza o altri eventi che potrebbero erodere la quota di mercato conquistata. 127 127 L’individuazione di problematiche presenti a qualsiasi livello e la loro risoluzione è indispensabile per non vedersi diminuire le proprie vendite o posizione raggiunta, così come il ricorso ad attività specifiche di marketing attuate per mantenere l’interesse del pubblico di riferimento nei confronti del prodotto e dell’azienda. SVILUPPARE LA PROPRIA POSIZIONE : Aumentare l’area geografica ed il segmento di mercato di riferimento Sviluppare nuovi prodotti per lo stesso mercato Quando l’impresa avrà consolidato la propria posizione in relazione agli obiettivi definiti nel suo piano, potrà decidere di incrementare la sua posizione e presenza all’estero, definendo nuovi obiettivi quantitativi e qualitativi, sviluppando ulteriormente la sua posizione nel paese estero. L’impresa può decidere di aumentare l’area geografica di destinazione dei suoi prodotti, rivolgendosi ad altre regioni, aree di mercato più ampie, oppure a nuovi segmenti di mercato o consumatori. Può decidere di ampliare l’offerta dei prodotti, inserendo nuovi prodotti al mercato attuale di riferimento. E’ chiaro che entrambe le attività comportano nuovi investimenti per l’impresa, in questo caso, saranno più mirate, dato che l’impresa avrà acquisito una esperienza e conoscenza del mercato e dell’attività di commercio estero sviluppata in precedenza. 128 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare 8. SCHEDE DATI ALCUNI PAESI (FONTE: BUSINESS ATLAS ASSOCAMERESTERO 2012) Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Mld € Importazioni dall’Italia Principali prodotti importati dall’Italia Mld € Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Mld € Importazioni dall’Italia Principali prodotti importazioni dall’Italia Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Principali prodotti importati dall’Italia GERMANIA 82.210.000 520.159 32.042 € 909 Mld € Cina 77,3; Francia 64,8; Olanda 86 ; Italia 49,2; USA 50,6; Regno Unito 43,5, Russia 42,5 49,2 Mld € macchine ed apparecchi meccanici 10,2; metalli e prodotti in metallo 8,4;autoveicoli e mezzi di trasporto 5,7; prodotti chimici e fibre sintetiche ed artificiali 3,9; prodotti alimentari, bevande e tabacco 4,4; sostanze e prodotti chimici 3,9; prodotti farmaceutici 2; agricoltura, pesca, silvicoltura 1,5 FRANCIA 64.876.618 540.000 27.864 € 518,30 Mld € Germania 89,4; Cina 42,1; Belgio 39,2; Italia 36,9; Spagna 31; USA 33; Regno Unito 22,8; Olanda 22,5; Russia 12; Svizzera 11,9. 36,9 Mld € Moda 14,8%; arredamento 14,3%; meccanica 9,8%; agroalimentare 8,1%; auto motive 6,6% OLANDA 16.774.231 41.376 32.750 € 376,5 Mld € Germania 16,6%; Belgio 10,8%; Cina8,5%; USA 7,8%; Regno Unito 6,4%; Francia 4,9%; Russia 3,4%; Italia 2%. 7,9 Mld € Macchinari ed apparecchi meccanici ed elettrici 28%; tessile e abbigliamento inclusi pelli ed accessori 17%; sostanze e prodotti chimici 15%. 129 129 Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia SPAGNA 47.265.822 80.000 24.700 € 248 Mld € Germania 11,2%; Francia 10,9%; Italia 6,3%; Cina 5,9%; Regno Unito 3,9%; Portogallo (3,4%). 15,7 Mld € prodotti chimici 14,%; combustibili e lubrificanti 9,6%; componenti e accessori dell’industria automobilistica 6,4%; prodotti siderurgici 7,3%; abbigliamento 4,3%; prodotti ortofrutticoli 3,6%; combustibili e lubrificanti 3,4%. SVIZZERA 7.870.700 520.000 61.629 € 153,57 Mld Germania 44,9 mld €; Italia 15,2 mld €; Francia 12,4 mld€; Cina 8,5 mld€. 15,20 Mld € Prodotti chimico-farmaceutici 3,4 mld €; macchine industriali, agricolo, ufficio, uso domestico, industria elettrica/elettronica, tecnologie di difesa 2 mld €; metalli e articoli in metallo 1,5 mld €; prodotti agricoli, silvicoltura 1,5 mld €; gioielleria, oreficeria, bigiotteria 1,1 mld € AUSTRIA 8.199.783 14.000 21.960 € 114,25 Mld € 2007 Germania (mld/€ 24,4); Italia (mld/€ 4,1); Cina (mld/€ 2,3); Svizzera (mld/€ 2,2); Francia e Rep. Ceca (mld/€ 1,9); USA (mld/€ 1,8); Olanda e Ungheria (mld/€ 1,6); Slovacchia (mld/€ 1,2). 7,90 Mld € 2007 macchinari (24,1%); semilavorati in ferro e acciaio (10,2%); forniture di legno e sughero semilavorati (9,8%); prodotti chimici (9,2%). 130 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia REGNO UNITO 63.181.153 217.458 21.818 € 496,20 Mld € Germania, Olanda, Francia, Belgio, Italia, Irlanda 50%; Asia e Oceania 19%; America del Nord 9%; Europa occidentale-non UE 9,9%; Medio oriente ed Africa del Nord 4%. 18,96 Mld € Macchine e apparecchi 2,6 mld €; mezzi di trasporto 2,5 mld €; prodotti alimentari, bevande e tabacco 2,3 mld €. STATI UNITI 315.492.000 19 milioni di persone di origine italiana 38.761 € 1.834,79 Mld € 2008 Cina 18,7%; Canada 14,3%; Messico 12,2%; Giappone 6,4%; Germania 4,8%. 26,6 Mld € Macchine ed apparecchi meccanici 5,2 mld €; mezzi di trasporto 4,5 mld €; prodotti tessili ed abbigliamento 2,9 mld €; prodotti alimentari 2,6 mld €. CANADA 34.238.000 1.445.330 (comunità italiana) 28.270 € 359,67 Mld € USA 50,6%, Cina 10,9%, Messico 5,5%, Giappone 3,2%, Germania 3,1%, Italia 1,1%. 4,05 Mld € Macchinari industriali 24,2%, bibite 9,3%, prodotti farmaceutici 8,5%, veicoli e mezzi meccanici 5,3%, strumentazione tecnica 3,8%. 131 131 Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia GIAPPONE 127.368.088 2.500 28.176 € 666,96 Mld € Cina 21,2%, UE27 9,3%, USA 8,6% Australia 6,4%, Arabia Saudita 6,2%. 5,64 Mld € Prodotti farmaceutici14,2%, reattori nucleari, caldaie, macchine e componentistica 11,1%, indumenti ed accessori non a maglia 9,2%, autoveicoli e parti 7,2%. AUSTRALIA 22.913.000 Oltre 810.000 38.216 € 200,90 Mld € Cina 18,1%, USA 12,8%, Giappone 8,5%, Germania 5%, Regno Unito 2,9%, l’Italia è il terzo fornitore europeo e il dodicesimo mondiale. 3,71 Mld € Macchinari ed apparecchi 1,29 mld €, prodotti alimentari, bevande e tabacco 0,37 mld €, apparecchi elettrici 0,33 mld €. RUSSIA 143.213.095 1.370 15.388 € 243,23 Mln € Cina 16%, Germania 12,6%, Ucraina 6,7%, Giappone 5%, USA 4,9%, Bielorussia 4,5%, Italia 4,5%, Francia 4,4%. 9,99 Mld € Macchinari ed apparecchi 2,6 mld €, Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori 2,2 mld €, metalli di base e prodotti in metallo 0,7 mld €. 132 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia BRASILE 193.946.886 30.000.000 (oriundi) 8.921 € 173,68 Mld € Cina 15,4%, USA 14,5%, Argentina 7,4%, Germania 6,4%, Corea del Sud 4,1%, Nigeria 3,6%, Giappone 3,5%, Italia (2,8%), Messico 2,7%, Francia 2,7%. 4,83 Mld € Combustibili 3,7%, accessori e carrozzerie per auto 1,8%, accessori per trattori e veicoli 1,7%, macchine ed attrezzature per imballaggio 1,3%, oli lubrificanti 1,3%. CINA 1.354.040.000 (di cui circa il 41% risiede in zone urbane) 4.220 2.052 € 1.389,70 Mld € UE27 14,2%, Giappone 11,8%, USA 8,3%, ASEAN 8,1%, Corea 7,5%, India 1,1%, Hong Kong 0,5%. 9,00 Mld € Macchinari ed apparecchi 3,49 mld €, prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori 1,29 mld €, mezzi di trasporto 0,6 mld €. BELGIO 11.116.243 248.388 31.716 € 247,60 Mld € Germania, Francia, Olanda, Regno Unito, USA, Italia. 3,21 Mld € macchinari mld € 1,35, auto e accessori mld € 1, tessile e calzature mld/€ 0,82), cibi e bevande mld € 0,6, prodotti chimici di base mld € 0,38, gioielli mld € 0,04. 133 133 Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia SVEZIA 9.555.893 10.000 44.900 € 130,40 Mld € Norvegia 10,3%, Germania 9,9%, Regno Unito 7,7%, USA 6,4%, Danimarca 6,3%, Olanda 5,2%, Finlandia 6,3%, Belgio 4,7%, Francia 4,6%, Cina 3,2%, Polonia 2,6%, Italia 2,2%, Russia 2%. 3,70 Mld € Macchinari ed attrezzature 25,7%, attrezzature elettriche 9,3%, veicoli a motore e rimorchi 8,1%, metalli 7,1%, prodotti alimentari 7,7%, prodotti chimici 4,9%, prodotti plastici 4,2%, abbigliamento 3,7%. EMIRATI ARABI UNITI 8.190.000 4.000 iscritti all’AIRE, più 3.000 residenti non iscritti all’AIRE Reddito pro-capite 38.138 € Totale importazioni 171,47 Mld € Paesi fornitori India 19,8%, Cina 13,7%, USA 8,1%, Germania 4,6% Importazioni dall’Italia 5,51 Mld € Macchinari 23,9%, oreficeria 17,5%, metalli e Tipologia importazioni dall’Italia lavorati in metallo 11%, prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio 9,1%, apparecchiature elettriche e non per uso domestico 6,6%, abbigliamento ed accessori 5,6%. Popolazione Popolazione di origine italiana Popolazione Popolazione di origine italiana Reddito pro-capite Totale importazioni Paesi fornitori Importazioni dall’Italia Tipologia importazioni dall’Italia HONG KONG 7.173.900 3.000 28.010 € 404,32 Mld € Cina 44,5%, Giappone 8%, Taiwan 6,8%, USA 5,5%, Corea del Sud 4,9% 5,56 Mld € (Classifica per valore) Abbigliamento in pelle, abbigliamento, prodotti alimentari e vini, artigianato, gioielleria, macchinari elettrici, pelli e pellami, calzature, tessuti e filati, prodotti chimici e materie grezze. 134 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Bibliografia AA. VV. : Il commercio internazionale, Il Sole 24 Ore; BRIOSCHI EDOARDO: Elementi di economia e tecnica della pubblicità, VITA E PENSIERO; GIACOMO BECATTINI, "Il distretto industriale. Un nuovo modo di interpretare il cambiamento economico", Torino, Rosenberg & Sellier, 2000; BELLANTE F.. Il processo di internazionalizzazione delle imprese, GIUFFRE’; BELLETTI G., BRUNORI G., MARESCOTTI A., Guida per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici, ARSIA FIRENZE; BURSI T. – MESTURINI M.: Imprese cooperative e internazionalizzazione, FRANCO ANGELI; CANCELLIERI G., FABBRI G., PRETELLI A., Marketing dei prodotti tipici, Università degli studi di Urbini; CESAD: La comunicazione nella strategia dell’impresa, EGEA; CLAUSER O.: Piccole e medie imprese esportatrici in mercati imperfetti, FRANCO ANGELI; CODA V. : L’orientamento strategico dell’impresa, UTET; DE FILIPPIS FABRIZIO, L’agroalimentare italiano nel commercio mondiale, EDIZIONI TELLUS; DEPPERU D. : L’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, EGEA; FALZONI A. – VIESTI G.: I trasferimenti di tecnologia da parte delle PMI verso i paesi in via di sviluppo, CESPRI; FIOCCA RENATO: Evoluzione dei consumi e politiche di marketing, EGEA; FOGLIO A. : Marketing globale e mercato 2000, Franco Angeli; GUATRI LUIGI; Costi e prezzi, GIUFFRE’ EDITORE; HIBBERT E.P. : Mercati senza frontiere, Franco Angeli;, J. JALLAIS, J. ORSONI, A. 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